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Teatro, Giulia Guastella: il mondo deve sapere che la mia vita è un film. L'intervista di Fattitaliani

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Giulia Guastella sarà in scena dal 10 al 13 ottobre al Teatro L'aura di Roma in un vero e proprio One Woman Show. Diretta da Vittorio Bonaccorso, l'attrice racconta le rocambolesche vicende di una ventenne di oggi alle prese con le proprie aspirazioni artistiche. Ne parla a Fattitaliani: l'intervista.
Ci hai messo molto a concepire uno spettacolo con la tua vita dentro e metterlo in scena?
L’eziologia di questo spettacolo è avvenuta quasi per caso, due anni fa iniziai a capire che avevo la necessità di raccontare quello che mi accadeva, perché vedevo che lo facevo naturalmente ad ogni occasione, con i miei amici, con le persone conosciute appena e con chi mi conosceva da sempre; anzi erano proprio loro a chiedermi di raccontargli qualche nuova avventura che mi era capitata e che li avrebbe fatti ridere. Inoltre i miei insegnanti di teatro Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, conoscendo le mie “doti” comiche sul palco e accidentalmente nella vita, mi spronavano già tre anni fa a scrivere un monologo che raccontasse ciò che mi accadeva ammettendo che “Ti succedono delle cose davvero assurde, la tua vita è un film, il mondo deve saperlo!”. Dunque due anni fa ho iniziato ad appuntarmi le cose più assurde che mi accadevano e a scrivere questo diario di bordo della mia vita, a poco a poco vedevo che il testo prendeva forma ed un anno dopo ho mostrato a Federica quello che avevo scritto che onestamente era molto lontano da ciò che poteva essere lo spettacolo; dunque insieme all’aiuto e ai consigli di Federica, ho ricucito il testo, modificandolo e aggiungendo avvenimenti che nel mentre mi accadevano, fin quando qualche mese dopo abbiamo iniziato a provarlo e riprovarlo, ho continuato a cancellare e riscrivere e finalmente è nato lo scheletro dello show. Dunque potrei dire che in tutto ci sono voluti due anni.
Ci sono momenti e aspetti della tua vita che - rivissuti in funzione dello show - hai capito ed elaborato meglio a livello personale?
Sì assolutamente, soprattutto il rapporto con la mia famiglia, non avevo mai capito, prima di scriverlo, quanto potesse essere asfissiante un tipo di protezione che io stessa avevo ricercato nel corso della mia vita e quanto le cose dovessero cambiare. Anche loro, vedendosi messi in scena, ovviamente in maniera caricaturale, hanno capito che dovevano rispettare la mia “indipendenza”. Inoltre, grazie al testo, ho capito che a livello professionale, non tutto bisogna per forza essere fatto, ma che è necessario darsi un valore e non mettere nel calderone qualsiasi esperienza pur di “fare”, ma la cosa che ho superato maggiormente è il “tradimento” effettivo che ho ricevuto nella mia relazione. Oltra a prendere la mia rivincita smascherandolo davanti a tutti, ho anche metabolizzato l’accaduto che è diventato un pezzo dello spettacolo e della mia vita su cui ridere. Ho capito che a volte la fragilità porta l’uomo o la donna, ma maggiormente l’uomo a lasciarsi tentare, ma che tutti possono sbagliare è che il perdono è il più grande atto di coraggio.
"Idonea ma non ammessa" sembrerebbe il motto di più generazioni di un'Italia dai tanti concorsi, molti annunciati e mai realizzati, tanti banditi e poi annullati, parecchi mal organizzati. Ti sei confrontata con qualcuno sul tema delle aspirazioni strozzate e difficili da praticare?
Sì, a dire il vero, grazie allo spettacolo ho avuto modo di parlare con molte persone che si sono rispecchiate nel mio show, come ad esempio un ragazzo che da anni prova ad entrare nei carabinieri ma per qualche misterioso motivo, nonostante abbia tutte le carte in regola è sempre idoneo ma non ammesso, oppure con la situazioni di tanti aspiranti medici che non superano i benedetti esami di medicina per lo 0,000002 per cento del punteggio che non li rende ammessi, ma soprattutto tanti giovani attori con cui mi sono confrontata e con cui ho avuto il coraggio di andare avanti insieme; perché devo dire che questo spettacolo essendo poi una dimostrazione del contrario (in quanto alla fine sono sul palco nonostante tutto) dà anche un grande messaggio di speranza.
La famiglia per te ha giocato un ruolo limitante o liberatorio? o entrambe le cose?
La mia famiglia, per quanto è molto asfissiante, non è però mai stata limitante, se non all’inizio per paura che prendessi un percorso sbagliato; ma da quando io ho dimostrato loro che non farei nient’altro se non l’attrice, loro sono stati i primi a sostenermi e, se non lo fanno, non se ne rendono conto, perché ciò traspare solo attraverso un consiglio su un eventuale secondo impiego, cosa che comunque devo dire è normale fare per tutti gli attori.
Se tu dovessi scegliere un momento preciso del percorso in cui hai avuto chiaro a te stessa il cammino da intraprendere, quale sarebbe?
Ho in mente una scena precisa in cui il mio primo maestro di teatro Davide Migliorisi mi portò in scena con “Per una goccia di miele” a Modica  all’età di 7 anni e quando eravamo in macchina e lui mi stava portando con sé verso Modica per la prova generale, io dal nulla gli dissi “Davide io voglio fare questo per sempre” e lui mi disse “si tu hai talento”. Ovviamente dopo quel giorno ho avuto alcuni ripensamenti, soprattutto all’Ula fine del liceo quando i miei genitori mi dicevano di fare l’UNIVERSITA e quando non mi hanno presa per il mio primo provino all’Accademia, però dopo un anno che frequentavo l’università, non ne potevo più di stare lontano dal teatro, era una necessità fisiologica, così mi sono messa nuovamente in moto ed ho capito che non dovevo smettere di provarci.
Illustri colleghe a teatro si sono raccontate in "one woman show": nei hai visto qualcuno? hai qualche esempio che segui o a cui ti ispiri?
Devo dire che il mio grande mito e il mio modello è Anna Marchesini, mi ispiro a lei per ogni cosa e anche per alcuni monologhi messi in scena come “l’occasione d’oro” di Alan Bennett. Inoltre la mia stessa insegnante di teatro Federica Bisegna aveva messo in scena “L’attrice”, un monologo molto diverso ma con un file rouge che unisce le due donne e che mi incuriosì fin dalla prima volta ed a cui mi sono ispirata. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO
Uno strampalato copione scritto in collaborazione con Federica Bisegna e la stessa protagonista che vestirà i panni di una giovane ragazza talentuosa, sbadata, con l’unico sogno di diventare un’attrice. Un atto unico che ripercorre le vicissitudini di un’aspirante attrice tra provini, sogni e sogni infranti, il tutto condito dalla morbosa presenza di una famiglia tipicamente siciliana, che cerca di tutelare il futuro della figlia.
Giulia però ha l’occasione per dimostrare a tutti il suo talento, mettendo in scena un One woman show ammaliante, divertente e pronto e rapire metaforicamente il pubblico, che tra una risata e un applauso, si ritroverà a commuoversi davanti al coraggio e all’energia di questa esplosione di vitalità e speranza. Lo show è formidabile e segue il copione unico della stessa vita della protagonista, fin quando tra in inconvenienti e colpi di scena si rivelerà a poco a poco l’amara realtà dei fatti. 
Giulia deve combattere ogni giorno con gli ostacoli che le si pongono davanti: aspettative da parte della famiglia che sogna per la figlia un percorso universitario; aspettative da parte dei suoi insegnanti di teatro che la indirizzano nel seguire un percorso attoriale; aspettative di provini che si rivelano inutili; o quelle per i progetti che lei stessa si è prefissata. Insomma, aspettative su aspettative. In questa corsa ansiosa nel realizzarsi, nel seguire la strada giusta e nell’ avverare i propri sogni, la dote che più contraddistingue il personaggio è l’ingenuità, che la porta quasi sempre a “non prendere il treno giusto”. Sognante, innamorata dell’idea dell’amore, sbadata, bella, talentuosa, ha tutte le carte in tavola; è idonea per il progetto di vita che ha in mente, ma alla fine non ammessa alla crudele realtà. Ma c’è un momento forse per Giulia di assaporare la libertà, di concretizzare finalmente i suoi sogni, riuscirà a sfruttarlo? In una frenetica concatenazione di gag “Idonea ma non ammessa” è uno è un misto tra avan-spettacolo e cabaret, tra risate, balli e canzoni strampalate che non perderà mai il contatto con il pubblico, protagonista assoluto delle sorti dello spettacolo. 

Idonea ma non ammessa
di e con Giulia Guastella
scritto in collaborazione con Federica Bisegna
regia Vittorio Bonaccorso
Teatro L'Aura
via Pietro Blaserna 37
Biglietti: 13€ Ridotto 10€
Info 06.83777148 - 3464703690

Oscar 2020, candidato "Il Traditore" di Bellocchio

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di Riccardo Bramante

“Il traditore”, già presentato con successo al recente Festival del Cinema di Cannes, è stato indicato dall’ANICA a rappresentare l’Italia per concorrere all’Oscar 2020 nella sezione International Feature Film che raccoglierà i migliori cinque film stranieri alla prossima manifestazione che si terrà come ogni anno a Los Angeles.

La designazione non è giunta inattesa, anche se ha dovuto concorrere con altri quattro film italiani di grande rilievo (“Martin Eden” di Pietro Marcello, “La paranza dei bambini” di Claudio Giovannesi, “Il primo re” di Matteo Rovere e “Il vizio della speranza” di Edoardo De Angelis); ora bisognerà attendere il 13 gennaio quando verrà resa nota la cinquina finale dei candidati all’Oscar che sarà assegnato nel corso della cerimonia prevista per il 9 febbraio prossimo.

Come è noto, il film ha vinto il “Nastro d’argento” 2019 ed è uscito nelle sale italiane il 23 maggio, proprio in coincidenza con il 27° anniversario della strage di Capaci in cui trovò la morte, tra gli altri, anche il giudice Giovanni Falcone che è, appunto, uno dei personaggi principali del film insieme a Tommaso Buscetta che ne è il protagonista impersonato da uno strepitoso Pierfrancesco Favino, da molti critici paragonato a Marlon Brando ed Al Pacino dei vari “Il padrino”.
La pellicola narra le tormentate vicende del mafioso Tommaso Buscetta e delle guerre per bande delle cosche siciliane dei corleonesi e dei palermitani negli anni ’80 che culminarono nella uccisione dei figli rimasti a Palermo dopo la sua fuga in Brasile, nel suo successivo arresto ed estradizione in Italia dove iniziò a collaborare con Giovanni Falcone fino al Maxiprocesso e alla sua testimonianza contro Giulio Andreotti che però gli si rivolse contro per cui fu nuovamente trasferito sotto copertura negli Stati Uniti dove morì nel 2000.

Merito di Marco Bellocchio è quello di aver raccontato i fatti senza retorica né spettacolarità, con una tecnica di  straniamento” dalle vicende descritte che ricorda il miglior Bertold Brecht di alcune sue opere, superando la stessa cronaca con una concretezza che confonde finzione e realtà, in ciò coadiuvato da un eccellente Piefrancesco Favino che, oltre ad essersi calato in una straordinaria mimesi fisica con Buscetta, ne evidenzia perfettamente il dualismo tra afflato umano ed istinto criminale, tra amore e rimorso paterno, tra cinismo e solidarietà.

E’, in definitiva, un film altamente civile che ricorda quasi le tragedie greche in cui il fato incombe sui personaggi resi impotenti di fronte alle vicende che li vedono attori e vittime allo stesso tempo. Da non dimenticare anche il valido supporto della colonna sonora opera del maestro Nicola Piovani e la citazione del sempreverde “Va pensiero” emozionante e calzante.

DISCO ZODIAC, "VINO" il nuovo singolo della band

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Da venerdì 4 ottobre è in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme streaming “VINO” (Rumore di zona / The Orchard), il nuovo singolo della band romana DISCO ZODIAC.
Il brano, che anticipa l’uscita del nuovo album prevista per il 2020, parla di una fuga d’amore spericolata, alimentata dal troppo vino o dal troppo fumo, frutto di un rimorso mai dichiarato. “Vino” suona come una canzone del 1980 ma in chiave moderna, grazie anche alla produzione di Marta Venturini (Calcutta, Viito e molti altri).
In merito al nuovo singolo, registrato allo Studio Nero di Roma, i Disco Zodiac hanno dichiarato:«Stiamo vivendo questa release con estrema serenità ma non vediamo l’ora che sia fuori. Lo abbiamo scelto come primo singolo dell’album perché ti rapisce da subito. Già dai primi secondi lo percepisci come qualcosa che ti arriva addosso e difficilmente riusciresti a cambiare traccia».

Il videoclip del brano, diretto da Vincenzo Zeno, ha forti richiami agli anni ‘50 e ‘70 e parla di un viaggio in macchina all’interno di un set cinematografico dove i due protagonisti al volante di una cadillac si mischiano tra realtà e cinema: «Inizialmente volevamo realizzare una specie di grande screensaver più che un videoclip, siamo partiti da una tecnica di ripresa obsoleta per poi dare al video un’identità particolare».

Biografia
I Disco Zodiac si formano ufficialmente a Roma all’inizio del 2012. Nati come cover band degli Arctic Monkeys, in breve tempo iniziano a lavorare ai propri brani inediti e a conquistarsi l’interesse del litorale romano.
Il primo singolo “Astratte deduzioni” (2014) rimane in vetta alle classifiche della categoria “indie” di ReverbNation per più di 4 settimane e, nell’estate dello stesso anno, partecipano al contest Postepay Rock in Roma Factory aggiudicandosi il premio della giuria che gli consente di salire sul palco di Rock in Roma l’anno successivo come unica band d’apertura per il concerto degli Alt-J. Dopo numerosi concerti in tutti i principali Live Club della capitale i Disco Zodiac hanno pubblicato nell’estate 2018 il singolo “Della Città” e stanno lavorando al loro primo progetto discografico, in uscita nel 2020, con la produzione artistica di Marta Venturini.Sarà un disco carico di elementi distintivi della generazione dei ventenni di oggi. Confusi, inconsciamente nostalgici e con l’irrequietezza e il disagio di un futuro incerto nato dall’esigenza di un gruppo di ragazzi della periferia romana di unire le loro diversità e creare con la musica una miscela unica, ricca di elementi del passato ma con un sapore contemporaneo. Il sound trova la sua dimensione in quello che si potrebbe definire “retrò-pop” con sonorità un po’ vintage che spaziano dagli anni ‘60 ai ‘90 con fluidità e naturalezza, ma che strizzano l’occhio al nuovo indie pop di matrice tutta italiana. Il 4 ottobre 2019 esce in radio e sulle piattaforme digitali il singolo “Vino”, accompagnato da un videoclip diretto da Vincenzo Zeno. La band è composta da: Alessio Modica (voce e chitarra), Lorenzo Lambusta (chitarra), Marco Pula (batteria), Jacopo Pisu (basso), Michele Tortora (tastiere).

Simone Baldelli e il 1° singolo "Tu sai perché"

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Tu sai perché”, nella versione spagnola “Ahora lo sé”, è il singolo di esordio di Simone Baldelli
Il brano, in rotazione radiofonica e nei digital store da venerdì 4 ottobre, racconta sensazioni e ricordi di un amore nascosto tra le pieghe del tempo, e propone al pubblico un originale tema musicale romantico  legato al mondo latino, ispirato a melodie e ritmi classici del bolero messicano e della bossanova, con un arrangiamento in chiave pop italiana, nel quale la chitarra classica richiama l'elemento tradizionale, insieme alla ritmica di basso, batteria e pianoforte, mentre archi e synth moderni donano freschezza e leggerezza al brano.  La canzone è stata scritta da Simone Baldelli con Stefano Paviani e Filadelfo Castro.  
Il videoclip di “Tu sai perché”, è diretto da Andrea Basile, che nel panorama musicale italiano ha firmato la regia di artisti quali Tiziano Ferro e Ligabue.  


Biografia
Simone Baldelli (1972) ha due vite pubbliche: quella politica e quella artistica. In quella politica, è un deputato che ha ricoperto importanti incarichi istituzionali, espertodi procedure parlamentari e protagonista di numerose battaglie per la difesa dei diritti di automobilisti e consumatori, che gli sono valse premi e riconoscimenti a livello nazionale. Sull’altro fronte, è un artista poliedrico, che ha ottenuto, negli anni, grande visibilità mediatica, in particolare come autore di satira, realizzando performance, anche televisive, con imitazioni e parodie di noti personaggi politici, come Giuseppe Conte, Roberto Fico, Laura Boldrini, Giulio Tremonti, Fabrizio Cicchitto e Sandro Bondi. Nel 2015 ha pubblicato una raccolta di vignette dal titolo "Stai sereno! Mica tanto...", la cui presentazione, in sale e teatri, in giro per l’Italia, è divenuto uno spettacolo satirico itinerante. Dal 2017ha iniziato a realizzare, come cantante, insieme alla band 'Padri di Figlie Femmine', una serie di concerti musicali a scopo benefico, che, nel corso del tempo, hanno preso la forma di live show musicale con un repertorio che spazia dalla bossanova al bolero messicano, passando per autori ed interpreti internazionali ed italiani da (Tom Jobim a Luis Miguel, da Fabio Concato a Pino Daniele).


Twitter: @SimoneBaldelli
Instagram: @SimoneBaldelliReal
Facebook: @SimoneBaldelliArtist

Teatro, Ariele Vincenti: importante raccontare storie di cui senti l'esigenza. L'intervista di Fattitaliani

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Abnegazione fa rima con fascinazione ed è quest’ultima che si prova ad ogni spettacolo di Ariele Vincenti. Il motivo? Non racconta storie inventate ma racconta quelle di vita vissuta. Storie Bastarde insieme a Fabio Avaro, Marocchinate insieme a Simone Cristicchi e per ultimo “Ago: Capitano silenzioso”. La storia vera di Agostino Di Bartolomei che Ariele ha scritto, diretto e interpretato. In scena al Teatro Ghione fino al sei ottobre. 

C’era una volta… il calcio vero! Quello senza scommesse, fatto con pochi soldi, senza partite truccate, senza donne e senza gossip e soprattutto fatto con grande rispetto per gli avversari.
Il calcio giocato dai bambini negli oratori, nella piazza di qualsiasi periferia, con le porte sul muro tracciate con due gessetti. 
Ariele con la sua bravura è riuscito a fare goal a Teatro!
Chi era AgostinoDi Bartolomei? 
Era un ragazzo semplice, taciturno, educato, timido ma nascondeva un fuoco dentro. Un carattere introverso ma con un grande carisma. Era un po’ un personaggio contraddittorio. Cresciuto in un quartiere un po’ ai margini (Tor Marancia) la sua dedizione al lavoro, con umiltà e abnegazione è riuscito a scalare il mondo del Calcio e diventare Capitano della sua squadra del cuore. 
E’ riuscito ad emergere, qual è stato il suo percorso? 
Da ragazzo giocava con l’OMI una delle squadre satellite della Roma, una squadra del calcio popolare che adesso non esiste più. C’era stato per due anni. Sono andato a fare delle ricerche nel quartiere per cercare delle notizie su Agostino quando era ragazzo. 
Poi ha iniziato a giocare nelle giovanili della Roma, un anno a Vicenza per farsi le ossa e poi è tornato alla Roma fino al 1984. Dopo Roma Liverpool, la famosa sconfitta della Roma, è stato venduto al Milan contro la sua volontà. E’ iniziato il distaccamento da Roma. Dopo è andato a Cesena e poi alla Salernitana dove ha chiuso la carriera in serie C.
Era portatore di grandi valori come la solidarietà. I valori esistono ancora nel mondo del Calcio o esiste solo il Dio denaro? 
Non è che adesso è tutto brutto e una volta era tutto bello. Sicuramente oggi sono cambiate molte cose. Le rivalità sportive ci sono sempre state. La storia di Agostino ha fatto da spartiacque tra un mondo e l’altro. Erano quelli gli anni che il calcio stava andando in un’altra direzione in cui conta di più un rapporto interpersonale piuttosto che una parola data. Spero che anche oggi ci sia qualcosa di buono nel mondo del calcio. Un mondo che non è molto diverso dagli altri. 
E’ anche vero che allora non c’era Internet e quindi le notizie non galoppavano molto velocemente e si potevano coprire facilmente. Un tempo ed un calcio che non esistono più. Il cambiamento è dovuto al progresso o è solo la nostalgia di voler rivivere quei tempi? 
È un processo inevitabile. 
Si sentiva quasi il Capitano di una nave… 
Usava un linguaggio molto forbito! Dietro ogni cosa che raccontava c’era un pensiero! Non era mai scontato, banale. Era un uomo d’altri tempi.
Aveva studiato? 
Certo! Si era iscritto anche all’Università ma per ragioni calcistiche non ha potuto continuare. Gli piaceva leggere, amava l’Arte.
Perché ha compiuto il gesto estremo? 
Quando ha finito di giocare, è stato abbandonato un po’ da tutti. Il Suo sogno era quello di continuare in altri ruoli sempre nella Roma che è stata la squadra per la quale ha dato la vita.
I giovani sono venuti a Teatro?  
Sì e vedere i padri con i figli è stato bellissimo. 
A te chi l’ha trasmessa la passione per il calcio?  
Da ragazzino giocavo a pallone per strada con tutti gli amici. Dove sono cresciuto eravamo tutti romanisti. 
Dal calcio come hobby alla Recitazione come mestiere della vita… 
Ho cominciato a fare recitazione presso una scuola che si chiamava Teatro Azione. Non frequentavo il Teatro ma mi sono innamorato di questo luogo meraviglioso e piano piano la passione si è trasformata in lavoro. 
Da sempre avevo in mente di raccontare una storia di calcio sulla Roma che ha fatto da tramite nella mia vita. E’ importante raccontare a Teatro delle storie di cui senti l’esigenza. 
La cosa bella di questo spettacolo è che viene un sacco di gente a cui non piace il calcio e rimane affascinato dallo spettacolo!

Elisabetta Ruffolo

Angela Turchini autrice di “OscuraMente” al Teatro Hamlet. L'intervista di Fattitaliani

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Fino al sei ottobre al Teatro Hamlet “Oscuramente” scritto da Angela TurchiniRegia e adattamento di Marzia Verdecchi. Con Carlotta Mancini, Riccardo Rendina e Italo Amerighi. Tecnico audio e luci: Emilio Caro
Una dinamica familiare che potrebbe appartenere ad ognuno di noi. Un gioco a tre che gioco non è! Un’atmosfera “Noir” ma non troppo. Distorsioni affettive e psicologiche, Manipolazioni e tant’altro! Fattitaliani ha intervistato Angela Turchini.

A cosa è dovuto il titolo “OscuraMente” e di cosa parla?
E’ un modo per richiamare quello che c’è di oscuro nella mente che di solito sfugge alla comprensione! 
Parla di una dinamica familiare: madre, padre e figlio che non avendo la capacità di relazionarsi nella loro quotidianità neanche affettivamente, nutrono delle distorsioni affettive e psicologiche e questa situazione li porta a manipolarsi. C’è un momento in cui parte questa situazione e diventa un gioco a tre. Ognuno di questi personaggi crede di essere lui a gestire il tutto. In realtà lo snodo è un altro E’ un’opera che parla anche dell’incapacità di manifestare i sentimenti e di affrontare i problemi. È una dinamica psicologica abbastanza frequente nella realtà. È un thriller, ci sono delle situazioni abbastanza paurose che ci richiamano cose che capitano nella realtà.
L’opera è partita da un’osservazione sulla realtà di essa. Di alcuni fenomeni noi vediamo soltanto il finale perché a volte quando si sentono i racconti ognuno la pensa in maniera diversa ed esprime dei commenti. In realtà, la volontà era quella di far accadere tutto davanti agli occhi. È un modo di proporre una dinamica manifesta ma giocata in tante situazioni.
La regia l’ha messa in scena con giochi di luce e ombre e con un gioco di schermi di luce richiamando quindi il fatto che la mente in qualche modo si trova o nella luce o nell’ombra. 
Ti sei ispirata ad un fatto realmente accaduto? 
Non c’è un evento specifico! Mi sono un po’ ispirata alla realtà. Mi piacciono molto i thriller. Ho scelto questo argomento perché mi colpisce come in una mente normale possano manifestarsi comunque alcuni fenomeni. 
Da lì ho cominciato a pensare ad una dinamica, a costruire questa storia e a vederci un epilogo. Mi piacciono le atmosfere alla Edgar Allan Poe. Mi piacciono i gialli classici. Questo non è un giallo alla Agatha Christie perché si sviluppa diversamente ma mi piace questa sospensione-emozione che nasce da qualcosa che deve accadere e il pubblico si chiede cosa sia. Volevo avvicinarmi a questo mood.
Qual è il tuo film preferito? 
A parte i noir tipo “Angoscia” con Ingrid Bergman, diretto da George Cukor. È un film del 1944. Mi piacciono molto i film un po’ vecchia maniera. Oggi dello stesso genere non mi attrae quasi nulla. In Angoscia c’era questa persona che veniva indotta a credere che fosse folle. In realtà c’era una macchinazione, una manipolazione da parte di altri. “La casa delle finestra che ridono” di Pupi Avati era molto particolare, strutturata e surreale in alcune cose. E’ la storia di Stefano chiamato a restaurare un affresco in una casa di campagna, terrificante opera di un folle morto suicida. Gli abitanti del luogo manifestano comportamenti sempre più strani e il ragazzo comincia a temere per la sua incolumità. 
A cosa è dovuta la scelta di una Regista?
In questapièce anche il ruolo della donna è molto complesso, secondo me la presenza femminile ha dato quella chiave di lettura diversa e più profonda rispetto alla storia. C’è il gusto della ricerca del particolare e del bello anche nel movimento. Marzia Verdecchi è molto brava a creare dei movimenti molto artistici.   

Elisabetta Ruffolo

Emozioni e sorrisi a Women for Women against Violence - Premio Camomilla

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La violenza di genere e quella del tumore al seno, unite partendo dalle cicatrici e segni indelebili che lasciano nelle donne. Tra i premiati: Leyla Hussein, Francesco Samengo, Benedetta Rinaldi, Valeria Marini.

Emozioni e sorrisi hanno trascinato il pubblico della V edizione di “Women for Women against violence - PREMIO Camomilla”, evento unico che unisce due grandi temi del mondo femminile, la violenza di genere e quella del tumore al seno, partendo dalle cicatrici e dai segni indelebili che lasciano nel corpo e nell’anima di una donna, che si è tenuto ieri all’ A.Roma Lifestyle, Hotel.
Ideata e organizzata da Donatella Gimigliano, Presidente dell’Associazione Consorzio Umanitas la kermesse, gode Patrocinata dalla RaiRegione LazioComune di Roma CapitaleUnicefCroce Rossa ItalianaLILT (Lega Italiana Lotta contro i Tumori), FERPi e magistralmente presentata da Arianna Ciampoli e Livio Beshir, ha avuto l’obiettivo anche di sostenere il progetto "Valigia di Salvataggio" dell’associazione Salvamamme, pensato per rispondere alle richieste delle tante donne in fuga vittime di violenza"Da paziente oncologica ho pensato che violenza sul corpo di una donna non fosse solo quella di un uomo, ma anche quella di un tumore, che genera gli stessi effetti devastanti e che, comunque, finisce col segnarti in maniera indelebile, dentro e fuori ", spiega Donatella Gimigliano, che ha voluto intitolare il suo Premio col nome Camomilla, una creazione appositamente realizzata dal maestro orafo Michele Affidato, ispirandosi al fiore che in fitoterapia viene utilizzato per rinvigorire piante malate e che rappresenta quindi la solidarietà, la forza e il coraggio nei momenti difficili. Donne unite per le donne, quindi, anche per ricordare che il tumore al seno, nel nostro Paese, è il big killer più letale e più frequente del genere femminile e principale causa di mortalità oncologica. E per ricordare che ogni anno, in Italia, oltre 100 donne vengono uccise da uomini, quasi sempre quelli che sostengono di amarle. Violenza che, per una donna, non è soltanto una minaccia di morte, ma anche una ferita all’immagine di sé, alla sua femminilità, sessualità e maternità.  Dopo un welcome drink dedicato alle eccellenze di Calabria, l’evento, diretto da Antonio Centomani e aperto dal violino elettronico del magico Andrea Casta, ha raccontato storie di donne in rinascita che hanno saputo esorcizzare la terribile esperienza con la violenza mettendosi a disposizione delle altre donne e assegnato il prestigioso riconoscimento anche a personalità che si sono distinte per il loro impegno sui due temi. I premiati dell'edizione 2019 sono stati Francesco Samengo (Presidente Unicef), l’attivista mondiale Leyla HusseinAmministratore delegato di Hawa's Haven e Ambasciatrice globale di The Girl Generation, attualmente impegnata in 10 paesi africani contro le mutilazioni genitali femminiliBenedetta Rinaldi (membro della consulta nazionale femminile LILT), Valter D’Errico, per il corto “Il Giorno più Bello”, sul palco affiancato dai due interpreti Caterina Milicchio e Gianclaudio CarrettaManuel Finotti, autore della canzone “Ti ho creduto” di Giordana Angi, finalista ad Amici, che verrà interpretata con un passo di danza di Romina CaranciniFrancesco Spizzirri e la piccola Chiara Pietrangeli, e Valeria Marini (testimonial di campagne contro la Violenza sulle Donne). Con il contributo di interpreti straordinari sono state raccontate le storie Barbara Bartolotti (introdotta da una favolosa Maria Rosaria Omaggio), vittima di una brutale aggressione durante la quale ha perso il figlio che portava in grembo; di Elena Sorrentino (che è stata premiata da Paola Ferrari), autrice del libro “Io, il Cancro e la Maggica” introdotto da Anna Vinci; di Valeria Grasso, la cui storia è stata interpretata da Euridice Axen. Testimone di giustizia, ma “donna dello Stato” come ama definirsi, la Grasso con la sua coraggiosa denuncia ha fatto arrestare 25 persone del clan Madonia e ora si occupa di Beni Confiscati alla Mafia, ed è stata premiata dal Gen. B. Marco Minicucci, Comandante Legione Carabinieri Lazio. Grandi emozioni ha regalato il giovane Carmine Ammirati (premiato da Enrica Bonaccorti), orfano del Femminicidio, che ha dedicato alla mamma scomparsa, per voce di Vincenzo Bocciarelli, una toccante poesia e, affiancato da Antonio Balsamo e Alina Camisano, un passo di danza con le coreografie di Andrè de la Roche. Assieme a Carmine il riconoscimento, consegnato da Barbara Bouchet, è andato alla Presidente dell’Associazione EdelaRoberta Beolchi, impegnata ad assistere gli orfani del femminicidio. Non sono mancati momenti di intrattenimento con uno straordinario Antonio Mezzancella (vincitore di Tale e Quale Show 2018), e un esilarante Antonio Giuliani. Al termine dell’evento per tutti gli ospiti un dinner buffet con eccellenze a kilometro zero, un menù a base di antipasti con salumi  e formaggi e composte, lasagna con ragù di chianina, bocconcini di chianina con Funghi di bosco, curato da Coldiretti Federcuochi Lazio, capitanati da Alessandro Circiello e coordinati da Bruno Brunori e uno staff di 4 straordinari chefOrietta Di LietoEmanuela NanniDaniele PrioriCarlo Finucci, coordinati dagli chef dell’A.Roma Giuseppe RedaelliEmanuele Novelli, e dal manager F&B, Christian Barbarossa. Nel ricco parterre il produttore Nicola VizziniPatrizia MiriglianiBeatrice LuziFabrizio ApolloniGiovanna ReiMarco Brandizzi (Paradiso delle Signore), le sorelle Cristina e Maria Teresa BuccinoClaudia ConteFrancesco LeoneMaria Grazia NazzariAlma ManeraFrancesca CeciLuca Forlani (inviato Vita in diretta), Barbara BonanniGiada Somenzari. Ed ancora i manager, Carmen, Mara e Michele Pisano, owner di Acaia Medical CenterAngela Margherita Bellomo, Deals Partner PwC Advisory Spa, Barbara Casillo, Direttore Generale, Associazione Confindustria Alberghi, Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto, Ruggero Alcanterini, Presidente Comitato Nazionale Italiano Fair Play del CONI,  Alfredo Magrini e Andrea Petrangeli di Banca Generali, Sandro Luzi, Presidente PSIPOL (Associazione Psicologi Polizia di Stato), Fausto Lamparelli, Direttore del Servizio Centrale Operativo Direzione Centrale Anticrimine Polizia di Stato, Marco Grasselli, vicepresidente Softlab.
Charity Partners: Bulgari, A. Roma Lifestyle Hotel, LDC Luxury Dream Culture, Collistar, Bionike, Carpisa, John Paull Mitchell System, Enosis, Simone Belli, Land Rover, Acqua di Sperlonga Profumo, L.G.R., Industrie Grafiche Imprinting, Volocom Technology, Carlsberg, Casale del Giglio, Cioccolateria Origine, Ferrarelle, Vecchio Amaro del Capo, Borgo dei Vinci, L’Artefiori Fiori a Roma, Nduja San Donato, Caffè Gioia, Aran-c.
Partners Tecnici: Eco Comunicazione e Marketing, ATWC, Move, Roma Virtuale, Cooperativa Pronto Taxi 6645, Top Secret, Top Marketing Agency, Cavallucci Creative Design, Stefano Crialesi Celebrity Chef, Bruno Brunori. DONORS: Talarico Cravatte Sartoriali, Sala da Feltre, Open Art, Contacta, MARC, Metropolitan Architecture, Iembo Leccese. MEDIA PARTNERS: OK Salute, First Lady, LatteMiele, Lei settimanale.

DIROCCO, uscito il 2° singolo "Veleno"

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Cominciato nel giugno 2019 con l'uscita del primo singolo "Il Poster delle Porno", il progetto DIROCCO non è una rottura col passato o una sua continuazione in altre forme.

E’ la prossima tappa di un cammino dalla meta ignota, un viaggio iniziato con Luca Nobile, produttore, arrangiatore, compositore che condivide da anni palchi e studi di registrazione con Antonio e a cui parteciperanno tanti musicisti, professionisti e amici.

Un viaggio che inizia con una valigia piena di entusiasmo e con la sola certezza: c’è ancora tanto da dire, tanto da suonare e tanto da ascoltare.

Difficile riassumere il percorso artistico di Antonio Di Rocco, formatosi tra le aule della Scuola Civica di Jazz di Milano e sui palchi di tutta Italia.
Più di 1000 concerti all'attivo, fondatore e frontman dei Matrioska, cantautore, polistrumentista, compositore, arrangiatore.
La sua è una strada che lo ha portato a duettare persino con il grande Dario Fo in piazza del Duomo a Milano e a suonare per un tour intero con Roberto Vecchioni, con l'intento di trasformare luoghi e volti in parole e musica.

Matera, i Sassi d’Oro: impresa, doppiaggio e cinema. I vincitori della IV edizione

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Nel cuore del centro storico della città dei Sassi, all'interno della splendida cornice di "Casa Cava", Monica Marangoni ha condotto la serata di premiazione, assegnando i celebri “I Sassi d’Oro” a personalità del cinema e della Tv che si dono distinti per l’eccellenza nella loro professione. Ad affiancarla, una madrina d'eccezione, la bellissima e poliedrica attrice Roberta Giarrusso.

Una serata speciale che ha riunito molte eccellenze del cinema e della cultura, in un contesto unico al mondo, tra i Sassi di Matera, Città della Cultura 2019. 
Ecco i premi assegnati: Miglior Produttore Esecutivo a Enzo Sisti, Miglior Produttore italiano a Marco Belardi di Lotus Film, Miglior Regia Televisiva a Roberto Cenci, Premio Arte e Cinema a Ugo Nespolo, Premio Impresa e Cinema a Medusa Film con Giampaolo Letta, Premio Attrice Rivelazione alla giovanissima Ludovica Nasti per "L'amica geniale", Premio Miglior Attrice a Paola Minaccioni, Premio Miglior Voce a Benedetta Degli innocenti e Christian Iansante per "A Star is Born", Premio Miglior Attore e Sceneggiatore a Fabio Troiano. Premio alla Carriera come divulgatore scientifico, culturale e televisivo a Piero Angela, che non potendo essere presente a Matera, ha ringraziato con un video messaggio.
Ad attribuire i riconoscimenti, una giuria composta, tra gli altri, da Irene Bignardi, giornalista e critica cinematografica, l’attrice Roberta Mattei, il Presidente di Gattinoni e Presidente della Sezione Tessile e Moda di Unindustria Stefano Dominella , il giornalista e scrittore del Sole 24 Ore Damiano La Terza, il regista Carlo Fumo. 
Tra le novità di quest'anno, I Sassi d’Oro inizierà la prima fase di Internazionalizzazione consegnando un premio speciale  a New York il 19 novembre all’interno del Festival Italian Movie Awards.

Il tenore Marcello Giordani morto per infarto a 56 anni

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(intervista di Fattitaliani) È morto improvvisamente oggi pomeriggio Marcello Guagliardo, in arte Giordani, tenore augustano di fama internazionale. A stroncarlo, all’età di 56 anni, é stato un infarto.

Si è sentito male mentre si trovava nella sua abitazione del Monte Tauro dopo pranzo, subito soccorso dai familiari che erano in casa, ma a nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo messi in pratica per oltre un’ora dai medici di un’ambulanza anche con l’ausilio del defibrillatore e dell’elicosoccorso che è atterrato in una piazzola vicina nella zona della Cavalera. Lascia la moglie e due figli. Sono intervenuti anche gli agenti della Polizia municipale.
da Siracusanews.it: link.

Virginia Zullo: mai amato le strade predefinite, ho sempre solo inseguito attitudini e passioni. L'intervista

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Virginia Zullo, giornalista, autore, conduttore, regista. Intervista di Andrea Giostra.  «Non ho mai amato le strade predefinite, ho sempre solo inseguito le mie attitudini le mie passioni»

Ciao Virginia, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Qual è stato il tuo percorso artistico/professionale che ti ha condotto dove sei ora?
Non ho mai amato le strade predefinite, ho sempre solo inseguito le mie attitudini, le mie passioni. Da bambina mi piaceva la danza classica, volevo diventare una étoile... la danza mi ha insegnato la disciplina, la fatica, il senso dello spazio, del ritmo, dell’armonia della musica. Lasciai per ragioni famigliari, fu doloroso. Ho fatto poi un percorso molto classico, liceo scientifico, una laurea in Filosofia in Estetica su Jacques Lacan e Maurice Merleau-Ponty sulla questione dell’immagine. Studiavo nella biblioteca di Villa Mirafiori a Roma, persino nove ore al giorno, ero come una perfetta impiegata sveglia alle 7, biblioteca, pausa pranzo - si fa per dire, mangiavo poco o nulla - e di nuovo studio fino all’ora di chiusura della biblioteca. La filosofia è stato il primo grande amore dei miei vent’anni, seguivo poi contemporaneamente i corsi di storia e critica del cinema di Orio Caldiron nella mitica aula 1 della Sapienza, feci tre annualità ed una tesina su Cinema di Ingmar Bergman. Insomma, arte, cinema e filosofia erano il mio pane quotidiano e diciamo che oggi a quel pane ho aggiunto qualche ingrediente in più, ma il mio lavoro non è altro che la risultante di ciò che ho cominciato ad amare sin dall’adolescenza. Per esempio, dopo il liceo, mi iscrissi un anno all’accademia di belle arti perché amo dipingere...
Chi sono i tuoi modelli e chi sono stati i tuoi maestri che vuoi ricordare in questa intervista?
Emilio Garroni il mio professore di Estetica all’università, il mio professore di italiano alle medie, Guidacci. Poi l’incontro con il pensiero di Jacques Lacanun maestro assoluto... Per il cinema un grande maestro è stato per me Luciano Vincenzoni.
Chi sono secondo te i più bravi registi nel panorama internazionale e nazionale? E con chi di loro ti piacerebbe lavorare e perché?
Un grande regista italiano vivente è Dario Argento.
E gli autori/scrittori?
Sono tanti, troppi, sono una vorace lettrice, ho letto quasi tutti i classici della letteratura italiana e mondiale. Certo, ho una predilezione per Louis-Ferdinand Célinee per i poeti. Della letteratura italiana prediligo i poeti non i romanzieri dove eccelsi sono i francesi. Amo Montale, Ungaretti, Alda Merini, una voce femminile meravigliosa. Ho un amore imperituro poi per Carmelo Bene,sintesi suprema di una certa genialità irripetibile che è oltre il teatro, oltre la regia, oltre la mise-en-scène, insomma, un uomo che incarna L’opera d’arte totale....
«La sceneggiatura è il genere di scrittura meno comunicativo che sia mai stato concepito. È difficile trasmettere l’atmosfera ed è difficile trasmettere le immagini. Si può trasmettere il dialogo; se ci si attiene alle convenzioni di una sceneggiatura, la descrizione deve essere molto breve e telegrafica. Non si può creare un’atmosfera o niente del genere…»(Conversazione con Stanley Kubrick su 2001 di Maurice Rapf, 1969). Cosa ne pensi delle parole di Kubrik sulla sceneggiatura? Quanto è importante la sceneggiatura per la realizzazione di un’opera cinematografica, un corto, un documentario?
La scrittura, come insegnava Akira Kurosawa,è tutto in un film, Alfred Hitchcockriteneva che un film una volta scritto è finito… parliamo ovviamente di un cinema d’autore di grande qualità. Citi Stanley Kubrick, lo adoro, credo di aver visto Arancia meccanicaalmeno venti volte, un genio assoluto che ha saputo dominare lo spazio filmico in ogni sua componete, musica, fotografia, scrittura, regia... insuperato ....
«Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito».Sergio Leone (1929-1989). Cosa pensi di questa frase detta dal grande maestro Sergio Leone? Cosa deve essere il cinema, e oggi la TV in streaming, per chi lo crea e per chi ne gode da spettatore?
Sarebbe bello trasmettere e far comprendere queste parole di Sergio Leone ai cineasti di oggi, sono cresciuta con i suoi film da bambina, li guardavo con mio padre che ne andava matto. Amo il cinema di Leone e, dici molto bene, lui aveva accolto la dimensione del mito...
Perché secondo te oggi il cinema è importante? Qual è il suo valore culturale e sociale?
Il cinema, ma parliamo del cinema d’autore, come la grande letteratura, se ben scritto e ben fatto, ha un valore prima ancora che culturale, di emancipazione ed educazione. Dovrebbe diventare materia di studio sin dalla scuole medie.
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la mia città, c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea fondata sulla tecnologia e sulle comunicazioni social?
Diceva qualcuno, più autorevole di me, parlo di Fëdor Dostoevskij, che: la bellezza salverà il mondo. È una frase inflazionata, ma mi piace credere che il bello possa condurci al bene e all’armonia. Lui fu portato per il suo profondo ateismo a trovare nella bellezza una speranza... Mi piace citare Hegel: L’arte è la domenica della vita, che vuol dire quella sintesi dello spirito, la congiunzione delle antitesi in una sintesi superiore... un sogno forse, un Etica alternativa a quella proposta della religione. Datemi pure dell’esteta gelida ed edonista... non mi offenderò...!
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore, un vero autore? E perché proprio quelle qualità?
Prima di tutto il talento, o c’è l’hai o non c’è l’hai, poi, certo, serve un pizzico di follia e lo stile, puoi scrivere tomi interi, arrivare primo al premio strega, ma solo chi ha stile resta eterno. Mi piace spesso dire che leggo solo i morti perché solo i così detti classici hanno superato la morte e dunque sono eterni, e se devi passare del buon tempo, meglio passarlo con l’eternoche con l’effimeropresente...
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.»(Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa ne pensi di queste parole di Bukowski? In uno scritto, in una storia, in un romanzo, cos’è secondo te più importante, la storia (quello che si narra) o come è scritta (lo stile, la narrazione, la scrittura originale, l’armonia, etc.…)?
Ho letto molto Bukowski, ha una scrittura pungente, folgorante, isterica, uno stile trasgressivo e sofisticatissimo, una velocità nel descrivere il dettaglio, mi piace molto.
«Per scrivere bisogna avere immaginazione. L’immaginazione non si impara a scuola, te le regala mamma quando ti concepisce. Non ho fatto nessuna scuola per imparare a scrivere. Ho visto tanti film e letto tanti libri.» (Luciano Vicenzoni (Treviso 1926), intervista di Virginia Zullo, 12 aprile 2013, YouTube, https://www.youtube.com/channel/UCDiENZIA6YUcSdmSOC7JAtg). Cosa ne pensi delle parole di Vincenzoni, che hai intervistato qualche anno fa? Oggi proliferano le cosiddette scuole di scrittura creativache promettono agli appassionati di scrittura che hanno l’ambizione di diventare scrittori di successo, che possono diventarlo se seguiranno i loro consigli e i loro corsi di formazione. Ma è davvero così secondo te?
Penso esattamente ciò che pensava Luciano...
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da leggere entro la fine di quest’anno.
Louis-Ferdinand Céline,Gustave Flaubert, Fëdor Dostoevskij.
Immagina una convention all’americana, Virginia, tenuta in un teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di cinema e di storie da leggere. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per appassionarli al mondo della scrittura e della settima arte? Quali secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro sul tuo mestiere, sulla tua arte?
Andare al cinema, guardare i grandi capolavori del cinema e leggere i grandi classici. Con gente che non ha mai visto Truffaut, Bergman, Fellini, Bertolucci, Lynch, Kubrik, e tanti altri, non mi metto nemmeno a parlare...

Virginia Zullo

Andrea Giostra

Francesca Maccani: un ottimo scrittore deve essere anche un grande lettore. L'intervista

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Francesca Maccani, scrittrice e Book Blogger su “Francesca Leggo veloce”. Intervista di Andrea Giostra: «Un ottimo scrittore deve essere anche un grande lettore e soprattutto deve mantenersi umile e saper collaborare»

Ciao Francesca, benvenuta e grazie per avere accettato il nostro invito. Sei una nota Book Blogger, fondatore e gestore di “Francesca Leggo veloce”. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Salve a tutti, sono una lettrice compulsiva ma prima di tutto sono un’insegnantee da qualche tempo pure una scrittrice anche se uso questo appellativo con le pinze. Il mio primo romanzo Fiori senza Destinoè uscito a marzo 2019 con SEM edizioni di Milano e mi ha dato grandi soddisfazioni. Lavoro come docente di lettere in una scuola secondaria di Primo grado a Palermo, città dove vivo da 9 anni e proprio il mio primo incarico alla scuola del CEP, mi ha ispirato le storie dei miei Fiori. Per me che venivo dal Trentino non è stato facile abituarmi alla vita di una città grande e variegata come Palermo, ma col tempo ho imparato ad amarla profondamente.
Come nasce “Leggo veloce”? Ci racconti la genesi e la storia dei questo Blog molto seguito dai tuoi lettori? Quali erano i tuoi propositi quando hai pensato di realizzare questo progetto editoriale e di diffusione della lettura e della cultura? 
Semplicemente sono una persona che ha sempre amato leggere fin da piccola. Col tempo ho iniziato a scrivere le mie impressioni sui libri che acquisto nell’ottica non della recensione ma del passaparola. Il senso è quello di far sapere a chi mi segue e si fida dei miei gusti quali sono i libri che ho amato maggiormente e cosa sto leggendo di nuovo. Si tratta di una cosa che ho sempre fatto a voce, un giorno ho deciso di cominciare a mettere per iscritto queste mie impressioni e in poco tempo ho raggiunto quasi 2000 iscritti alla pagina, persone che partecipano attivamente commentando e scrivendomi soprattutto in privato per avere consigli personalizzati o idee regalo per amici e parenti. 
Chi è Francesca sui social e nel mondo virtuale dei lettori e degli appassionati dell’arte della scrittura e della lettura?
Francesca sui social è chiaramente un personaggio, una che ricorre spesso all’ironia e al sarcasmo per sopravvivere in entrambi i mondi in cui vive, quello reale e quello virtuale. Sulla pagina dei libri sono sempre piuttosto seria, sulla mia pagina personale racconto le rocambolesche avventure mie e di Marito Amish che altro non sono che i racconti della mia quotidianità accanto ad un marito che non ha il cellulare. Parlo anche di scuola e dei miei tre figli, dei luoghi dove vado, come se tenessi una sorta di diario di bordo filtrato. Uso Facebook come uno storage per foto e ricordi. Per lo più condivido eventi culturali e cose interessanti cui vale la pena partecipare, rassegne cittadine e incontri letterari, artistici o musicali. Spesso mi dicono con una punta di acredine che sono un po' troppo social. In realtà Facebook per me è stato l’inizio di tutto. Scrivevo post sulla scuola e grazie a Stefania Auci che faceva lo stesso, è arrivata la proposta da una casa editrice di pubblicare un saggio a quattro mani. Con Il saggio La cattiva scuola Stefania e io abbiamo vinto il premio Donna del Mediterraneo nel 2018 e da lì poi è nata l’idea del romanzo che ho scritto subito dopo e che è uscito la scorsa primavera. 
Da lettrice e da Book Blogger, quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle qualità? 
È una domanda alla quale non so rispondere perché oggi, in Italia, si può dire che ci siano più scrittori che lettori dato che specialmente negli ultimi anni moltissime persone ambiscono a pubblicare. Credo che il business delle case editrici a pagamento abbia contribuito a dare un po' a tutti la falsa illusione di saper scrivere. Io non sono una scrittrice professionista, me la cavo molto meglio con la lettura e con la correzione dei testi che ricevo. Mi mandano davvero moltissimi romanzi in lettura sperando che io possa valutarli e dare una mano a pubblicare. Il problema è che ogni libro ha il suo percorso e ogni autore ha la sua storia. Nel mio caso sono stata molto fortunata ma non sempre accade che scrittori anche molto talentuosi riescano a finire poi sugli scaffali. Non credo esista una ricetta o una qualità in particolare che spiani la strada. Ci vuole talento, si deve studiare e faticare molto, non ci si deve improvvisare e bisogna essere pronti a ricevere tante porte in faccia. Un ottimo scrittore deve essere secondo me anche un grande lettore e soprattutto deve mantenersi umile e saper collaborare. Se non si fa squadra, se non ci si aiuta reciprocamente, se non si lavora insieme personalmente la vedo dura riuscire a sopravvivere. I cani sciolti corrono e distanziano tutti ma alla lunga restano soli e col fiatone. 
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.»(Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa ne pensi di queste parole di Bukowski? In uno scritto, in una storia, in un romanzo, cos’è secondo te più importante, la storia (quello che si narra) o come è scritta (lo stile, la narrazione, la scrittura originale, l’armonia, etc.…)? 
Personalmente ritengo siano più importanti la scrittura e lo stile rispetto al contenuto, poi devo ammettere che ho subito pensato agli esercizi di stile di Quenau appena ho letto la domanda. Adoro quel libro e credo che ogni aspirante scrittore dovrebbe leggerlo perché Quenau parte da un contenuto assolutamente banale e normale e riesce a giocare con gli stili stravolgendo di volta in volta lo stesso identico racconto. Ecco perché ritengo che sia la forma l’aspetto più importante. Quanto a Bukowski, ho letto recentemente una sua poesia d’amore e, a dispetto della sua fama di autore maledetto e assolutamente fuori dai canoni, l’ho trovata bellissima e delicata. Lo stesso discorso della forma rispetto al contenuto vale per alcuni testi che mi è capitato di leggere negli anni. Faccio un esempio. Decine di persone hanno scritto dopo l’uragano Katrina ma solo due romanzi mi hanno piegata in due leggendoli e sono Zeitoun di Dave Eggers e Salvare le ossa di Jesmyn Ward, due libri incredibili che consiglio a tutti di leggere. 
«Per scrivere bisogna avere immaginazione. L’immaginazione non si impara a scuola, te le regala mamma quando ti concepisce. Non ho fatto nessuna scuola per imparare a scrivere. Ho visto tanti film e letto tanti libri.» (Luciano Vicenzoni (Treviso 1926), intervista di Virginia Zullo, 12 aprile 2013, YouTube, https://www.youtube.com/channel/UCDiENZIA6YUcSdmSOC7JAtg). Cosa ne pensi delle parole di Vincenzoni, uno dei più grandi e geniali autori del Novecento italiano?
Non posso che trovarmi d’accordo, se non leggi, se non ti documenti, se non ti nutri di parole come puoi pensare di scrivere a tua volta? Questa cosa la dico sempre anche ai miei alunni. Tutti i più grandi autori hanno avuto dei modelli cui ispirarsi, hanno letto a loro volta dei libri. Oggi come oggi poi, visto il grande successo delle serie tv credo sia necessario conoscerne almeno qualcuna per potersi confrontare con i temi più in auge e per poter dialogare con ogni tipo di interlocutore, specie coi ragazzi. Leggere è uno dei mezzi più potenti che ognuno di noi ha per crescere, per allargare i propri orizzonti, per potenziare l’immaginazione, per imparare a stare soli senza mai sentirsi soli. Ho sempre visto i libri come una grande risorsa personale, li considero parte di me, li vedo come degli amici silenziosi pronti a donarmi sempre una parola. La cosa incredibile è che spesso non sono io a scegliere i libri ma ho la sensazione che siano loro a scegliere me. Capita che io compri cinque o sei romanzi e solo uno attiri la mia attenzione. Gli altri li lascio sul comodino e magari, solo dopo diverse settimane, l’occhio mi cade su un titolo e mi viene voglia di leggerlo. Beh in genere proprio quel libro ha un legame con quello che sto vivendo in quel preciso momento. Chiamo questa cosa, Magia dei libri.

Oggi proliferano le cosiddette scuole di scrittura creativa che promettono agli appassionati di scrittura che hanno l’ambizione di diventare scrittori di successo, che possono diventarlo se seguiranno i loro consigli e i loro corsi di formazione. Ma è davvero così secondo te?

Qualcuno ve la fa, le scuole di scrittura davvero serie hanno sfornato autori di tutto rispetto. Certo non tutti ce la fanno, non tutti hanno il talento e la caparbietà di inseguire il proprio sogno ma trovo che i corsi di scrittura siano utili per apprendere i trucchi del mestiere e soprattutto per rompere il ghiaccio e confrontarsi con dei maestri che sanno dare consigli utili. Bisogna però saper individuare con oculatezza quali siano i corsi migliori, con docenti accreditati e gestiti in modo serio. In Italia ci sono molte scuole di scrittura. Io devo essere onesta non ne ho mai frequentata nessuna. Ho fatto solamente un corso di due giorni. Avevo però partecipato a corsi di giornalismo e per un periodo ho scritto su dei periodici quindi posso dire di avere sempre scribacchiato. Agli aspiranti scrittori consiglio comunque di affidarsi sempre a un mentore, che può essere pure un amico che legge e esprime il suo parere, perché lo sguardo di un occhio esterno aiuta a non essere troppo autoreferenziali e soprattutto spinge sempre a migliorarsi.
Quali sono gli autori che ami di più, che hai letto da ragazza, che ti hanno formata e che leggi ancora oggi? 
Che bella domanda! Verga e Faulkner in primis, sono stata una lettrice onnivora e fino a qualche anno fa leggevo da Wilbur Smith a Ibsen, da Gurdjieff a Coelho. Ho letto davvero di tutto per amore di saperne parlare, perfino la trilogia delle sfumature. Oggi ho molto meno tempo quindi sono diventata davvero selettiva, leggo molti autori italiani e moltissima letteratura americana contemporanea, che trovo pionieristica e affascinante rispetto alla nostra, ancora un po' troppo “tradizionale”. Del resto la nostra tradizione letteraria è davvero di tutto rispetto e la classicità ha influenzato molto gli scrittori europei rispetto a quelli di oltreoceano. Uno dei libri cardine della mia infanzia è stato La storia infinita di Ende, insieme a La collina dei conigli di Adams. In età adulta considero Mentre morivo di Faulkner il mio romanzo di riferimento, ma amo moltissimo anche i racconti, Carver in primis. Negli anni ho letto la maggior parte dei grandi classici della letteratura e molta poesia. Pavese e Calvino, Pirandello e Svevo, Morante e Ginzburg, Coleridge e Shelley, Steinbeck, Ezra Pound, Montale e Saba sono stati i miei pilastri, così come l’epica greca classica e i poemi epici come Gilgamesh. Ho studiato anche molta storia dell’arte, che è sempre stata la mia passione, dai fiamminghi a Dürer, dagli impressionisti agli espressionisti e oltre. Mi ha sempre affascinata l’impatto degli Ismi sulla cultura contemporanea e trovo che scrittura, arte, cinema e teatro siano intrinsecamente legati. 
Vuoi segnalare ai nostri lettori qualcuno degli autori contemporanei che vale la pena di leggere? 
Certamente. Fra le autrici italiane io ho un debole per la straordinaria Nadia Terranova, per Stefania Auci, che è una cara amica e che coi suoi Leoni di Sicilia ha scalato le classifiche, amo molto anche Laura Pugno, Simona Vinci, Claudia Durastanti, la Postorino. Vorrei nominare tutte le mie colleghe e amiche scrittrici ma sono davvero troppe e rischio di fare torto a tutte. Fra le straniere amo molto Tiffany Mc Daniels, la Hempel, la Lacey per citarne solo alcune. Volodine, DeLillo, D.F. Wallace, la Oates e la Didion sono per me autori imprescindibili, ma pure la Atwood e la LeGuin meritano di essere conosciute.
Chi sono secondo te tre autori ancora sconosciuti al grande pubblico di cui sentiremo parlare nei prossimi anni? 
Antonio Vena in primis, un autore geniale ma ancora in fase di pubblicazione. A mesi dovrebbe uscire un suo romanzo scritto a quattro mani con Emanuela Cocco, una straordinaria scrittrice della quale si parla ancora troppo poco. Altri nomi non te ne so dare perché gli altri autori talentuosi che conosco hanno già pubblicato con grande successo, vedi Stefania Auci che tutti attendiamo col secondo volume della saga dei Florio e che farà parlare di sé ancora per molto. Terrei d’occhio le scrittrici in generale comunque perché riservano davvero ottime sorprese e scrivono romanzi di grande qualità. 
Ti va di consigliare ai nostri lettori tra autori e tre libri da leggere assolutamente entro la fine di quest’anno? E perché suggerisci proprio questi? Cosa hanno di particolare da incuriosire i nostri lettori affinché li comprino e li leggano? 
Il caos da cui veniamo di Tiffany Mc Daniels, Atlantide Ed. Quel che si vede da qui di Mariana Leki, Keller ed. Il racconto dell’ancella della Atwood, Ponte alle grazie. Sono tre romanzi imprescindibili, forti, originali, dirompenti e scritti in modo magistrale. Scritture asciutte e taglienti come rasoi. Sono libri forti, dolorosi, libri che ti restano dentro a lungo perché ti colpiscono come pugni in pancia, provocano rabbia. Cito pure L’educazione della Westover perché è una storia vera che annichilisce e lascia a bocca aperta, un romanzo che lascia il segno.
L’arte e la bellezza salveranno il mondo. Lo credo fermamente. Educare all’arte, al bello penso sia l’unico antidoto verso il generale depauperamento culturale e morale. Da docente posso dire che non mi stanco mai di educare i miei ragazzi alla grazia delle belle parole, al silenzio, alla capacità di stupirsi e al senso critico. Imparare a conoscere e apprezzare il bello credo sia pure una forma di prevenzione tout court, così come una seria educazione affettiva. La decodifica delle emozioni andrebbe insegnata e incoraggiata a scuola come forma di benessere personale e di protezione. Mi rendo conto che possa apparire utopistica come idea ma se non si comincia dai nostri bambini trovo difficile pensare a un possibile cambiamento generale. 
A cosa stai lavorando in questo momento che puoi raccontarci? 
Lavoro a due racconti che compariranno uno in un’antologia i cui proventi saranno devoluti in beneficienza all’ospedale Bambin Gesù di Roma e l’altro farà parte di un romanzo collettivo sull’antropocene e parla del disastro della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera off shore che ha causato il disastro ecologico nel Golfo del Messico. Ho iniziato tempo fa un nuovo romanzo un po' sui generis e sto lavorando anche ad un alto romanzo sempre basato su una storia vera, come i miei Fiori senza destino, ma questa volta non è ambientato in una scuola. Per scaramanzia non voglio dire di più. 
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?
In autunno avrò diverse presentazioni dei miei Fiori senza Destinoin giro per l’Italia e incontrerò diversi studenti nelle scuole. Ho in programma di finire i miei romanzi e continuerò a presentare i miei amici con i loro, nelle librerie di Palermo. A tal proposito vorrei dire che se qualcuno avesse piacere di invitarmi per una presentazione, io sono sempre disponibile, specie se nel territorio di Palermo e dintorni e in particolar modo nelle scuole. Non chiedo alcun compenso, solo di avere la pazienza di trovare l’incastro giusto in agenda. 
Dove potremo seguirti?
Sulla mia pagina Francesca Leggo Veloce e sul mio profilo Instagram sempre sotto il nome di Francesca leggo veloce.
Un’ultima domanda Francesca. Immaginiamo che tu sia stata inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano tutti gli alunni di quella scuola. Lo scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura? 
Beh qui dovrei scrivere un trattato intero. In genere sulla lettura e la scrittura io ci lavoro in classe in assetto laboratoriale. Leggendo io alcune storie e proponendo dei piccoli giochi anche usando il cooperative learning, i ragazzi si appassionano ai libri, alle storie e capiscono di poter diventare degli ottimi scrittori. Io quest’anno ho una prima e già dopo due lezioni sull’incipit, sono stati in grado di scrivere delle cose davvero interessanti. È una fatica enorme ma dà soddisfazioni grandi a me e ai ragazzi soprattutto. Ai ragazzi direi semplicemente di leggere, leggere e ancora leggere perché solo leggendo si possono esplorare mondi e dimensioni infinite. Lo stesso vale per la scrittura, se qualcuno sente il desiderio di esprimersi scrivendo, non smetta mai, lo faccia quando e come può. Le vere passioni vanno assecondate e coltivate a dispetto di tutto. Io spesso dico ai ragazzi che i migliori scrittori e poeti non sono coloro che sentono più e meglio, a ma coloro che hanno trovato un modo efficace per raccontarlo tanto da far sentire nostre le loro stesse parole. Quando arrivano a comprendere questo e a non percepire i grandi della letteratura come distanti e inarrivabili, il primo grande passo per avvicinarli alla parola è compiuto.

Francesca Maccani

Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it

https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/


Paola Tuè, nuova Client Department Director di Blogmeter

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Blogmeter, dal 2007 leader nella social intelligence e nelle ricerche di mercato, annuncia la nomina di Paola Tuè a nuovo Client Department Director.
Tuè, milanese di nascita, ma siciliana di sangue, mamma di 3 figli e sociologa, ha diretto per 8 anni il Dipartimento per gli Studi Qualitativi di ISPO. Da sempre si occupa di progettualità, attualità e ricerca, credendo profondamente nella necessità di dati di qualità e nell'integrazione tra dati di provenienza diversa.

“In Blogmeter sono arrivata con l’obiettivo di far conoscere tutte le potenzialità della ricerca e del supporto data-driven per le aziende”, spiega Paola Tuè. “Sono molto orgogliosa di poter ulteriormente contribuire alla mission dell’azienda, alla guida del team di analisti, ricercatori e account che compongono il dipartimento clienti di Blogmeter.”

Dichiara Sacha Monotti Graziadei, fondatore e CEO di Blogmeter: “Il mondo social e digital è in costante evoluzione, così come la nostra azienda. La nomina di Paola Tuè si inserisce nel processo iniziato lo scorso anno di riposizionamento di Blogmeter, con la strutturazione in 3 business units: Blogmeter Suite (la nostra piattaforma integrata di ascolto e analisi del web), Blogmeter Research (l’istituto di ricerca social tool-based certificato ASSIRM) e Blogmeter Analysis and Consulting (il servizio di consulenza e supporto per un’efficace comprensione delle dinamiche dei social). Paola Tuè porta all’azienda una profondissima conoscenza delle ricerche tool-based e forte expertise manageriale e consulenziale che sposano perfettamente il nuovo corso di Blogmeter”.

NORMAL, uscito il nuovo singolo della cantautrice veronese "HELIUM"

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disponibile in radio, negli store e sulle piattaforme digitali  HELIUM, il nuovo singolo e video di NORMAL, brano che parla della voglia di emergere e di spiccare il volo, che deriva dalla sensazione di claustrofobia che si prova quando la tua routine, la tua città e la tua casa iniziano a starti strette.
"Racconto - dice NORMAL - della contrapposizione tra la consapevolezza razionale che siamo solo un minuscolo e insignificante puntino nel mondo, e la voglia di sentirsi potenti e importanti. Helium esprime il desiderio di essere liberi e felici. Parla del bisogno di stravolgere la propria vita e di sentirsi realizzati. Helium è un grido di speranza e un incitamento a non mollare."
Come nel testo vi è la contrapposizione tra la rassegnazione della prima strofa e la ferrea promessa di riscatto nel ritornello, nello stesso modo il cantato segue una lenta e malinconica linea melodica, per poi aumentare d’intensità, fino ad esplodere. Nell’inciso la scala ascendente delle armonizzazioni sottolinea l’idea di salita che si esplicita anche con la frase “I will rise”, ripetuta in maniera incessante e ostinata, come se fosse un auto incitamento o un processo che ormai non si può arrestare.

NORMAL è Jessica Passilongo, classe 1992. Si appassiona alla musica fin da piccola. Inizia infatti a 10 anni un lungo percorso di formazione approcciandosi inizialmente alla chitarra, per poi orientarsi definitivamente al canto e alla tecnica vocale conseguendo la certificazione all'insegnamento presso l'Accademia Superiore di Canto di Verona diretta da Karin Mensah. Durante il lungo e intenso percorso di studi, che sostiene parallelamente a quelli che la porteranno nel 2016 al conseguimento della laurea magistrale in Neuroscienze e Riabilitazione Neuropsicologica, consolida la propensione alla composizione dando vita, fin dagli inizi, ad alcuni brani originali in italiano e in inglese. Da sempre alla ricerca della propria personale espressione musicale, in veste di turnista e di compositrice svolge frequenti sessioni di registrazione a servizio di djs e produttori, unitamente a numerose esperienze live che la vedono sia in qualità di protagonista con un proprio progetto orientato al pubblico dei clubs e di molte manifestazioni locali, sia in veste di corista in un bellissimo tour della cantante inglese Teni Tinks, al fianco di  alcuni musicisti di eccellenza del panorama italiano (Phil Mer, Gianluca Mosole, Mattia Dalla Pozza, Sam Lorenzini). Sentendo il bisogno di esprimere, sempre di più, la propria e matura personalità artistica, in cui la sonorità della propria voce solista si intreccia spesso e volentieri alla pari con le armonizzazioni e gli arrangiamenti vocali che lei stessa sovraincide, dà vita a NORMAL, realizzando alcuni inediti fra cui Uranio, che è il singolo d'esordio del suo progetto pubblicato lo scorso 10 maggio. Lo pseudonimo NORMAL vuole rappresentare la naturalezza di un percorso musicale che arriva a contaminare la canzone in lingua italiana con le sonorità del panorama pop internazionale.




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Obesity Day, 10 consigli dell'esperta per controllare il peso

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Il 10 ottobre, in vista della Giornata Nazionale di sensibilizzazione nei confronti dell’Obesità promossa da ADI (Associazione Dietetica Italiana), l’ASST Gaetano Pini-CTO aderisce alla campagna “Obesity Day”.
Per l’occasione sarà allestito un punto informativo al Presidio Pini (ingresso da via Pini, 3), dalle 9.30 alle 13, dove le nutrizioniste e dietiste della Nutrizione Clinica effettueranno gratuitamente la misurazione dell’altezza e dalla circonferenza e calcoleranno l’indice di massa corporea (BMI). Sulla base dei dati raccolti le dietriste daranno consigli e distribuiranno materiale informativo.

“È necessario informare gli utenti e fare prevenzione sul tema dell’obesità e del sovrappeso visto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la diffusione di tali condizioni come un’epidemia globale. L’accumulo eccessivo di grasso corporeo, infatti, è un fattore di rischio per lo sviluppo di numerose patologie quali diabete mellito tipo 2, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, steatosi epatica, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, sindrome delle apnee notturne e osteoartrosi”, sottolinea la dott.ssa Michela Barichella, Responsabile della Nutrizione Clinica dell’ASST Gaetano Pini-CTO. 

Ecco allora 10 consigli della nutrizionista per controllare il peso.

1.Fare movimento 
Molto spesso la pigrizia ha la meglio sulla scelta di iscriversi in palestra o fare altre attività. Per ovviare a questa mancanza bisogna prediligere esercizi che siano fattibili in qualsiasi momento e che non richiedano attrezzature particolari, come per esempio camminare a passo svelto almeno 45 minuti, un paio di volta alla settimana. 

2.Attenzione ai condimenti
Il nostro olio d’oliva è ottimo, ma ne basta un cucchiaio a pasto. Ogni tanto si può scegliere anche il burro, ma un panetto non più grande di una zolletta di zucchero. 

3.Non saltare i pasti 
Primo pasto della giornata a cui non bisogna rinunciare è la colazione. Diversi studi dimostrano che il consumo regolare di una prima colazione è associato a una riduzione del rischio di sviluppare obesità, eventi cardiovascolari e diabete. Proseguire poi la giornata aggiungendo altri due pasti e due spuntini. Mangiare quindi poco e spesso, cercando di masticare con calma e sezionando il cibo in pezzi piccoli. 

4.Verdure a volontà e sì alla pasta, attenzione però alla frutta
Porzioni di pasta, pane o patate non eccessive e condite con moderazione aiutano il corpo a percepire la sensazione di sazietà, per questo non devono essere eliminati dalla dieta. Stesso discorso per la verdure: con poco condimento o senza se ne può mangiare fino a saziarsi. Lo stesso non vale invece per la frutta: non bisogna mangiare meno di due frutti al giorno, ma non più di 3 o 4. La frutta deve essere ben lavata e masticata. Può essere assunta anche con la buccia in modo da aumentare le fibre in circolo che aiutano a evacuare. 

5.Ridurre l’alcool
Un bicchiere di vino o di birra ogni tanto non fa male. L’eccessivo consumo di alcool, invece, non aiuta il nostro corpo a eliminare i grassi. Ricordarsi invece di bere almeno due litri di acqua al giorno. 

6.Introdurre il pesce nella dieta
Bisogna mangiare pesce almeno due volte alla settimana. È consigliabile assumere pesce fresco, ma per chi è impossibilitato ad acquistarne va bene anche il pesce surgelato, purché di qualità.  

7.Porsi degli obiettivi raggiungibili
Il dimagrimento eccessivo e rapido è nocivo per la salute, tanto quanto l’essere in sovrappeso. L’ideale è perdere circa 500 grammi alla settimana. Ricordandosi che dieta, letteralmente, significa “regime di vita”, quindi è necessario non solo controllare i pasti e quindi il peso, ma anche non eccedere con le proibizioni e non vivere il momento della dieta come un periodo tragico, bensì come una sfida con se stessi per migliorare il proprio benessere. 

8.Mantenere il dimagrimento
Un volta raggiunto lo scopo è importante mantenere il dimagrimento e quindi evitate le oscillazioni del peso (sindrome dello yoyo). È meglio, infatti, un lieve soprappeso costante che delle fluttuazioni. 

9.Sì alla dieta, ma con gusto
Ricordarsi che mangiare è un piacere e deve esserlo anche durante la dita, per questo è consigliabile variare cibi e ricette e, quando possibile, sperimentare. 

10.Rivolgersi sempre a uno specialista
Le diete fai da te possono essere molto dannose per la salute. Bisogna sempre farsi seguire da uno specialista che va scelto con attenzione, valutando se l’approccio del professionista alla dieta tiene conto delle specificità di ogni persona. 

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L’Azienda Socio Sanitaria Pini-CTO, punto di riferimento per l’ortopedia, la riabilitazione specialistica, la reumatologia e la neurologia, a livello nazionale, comprende a Milano tre presidi ospedalieri: il Gaetano Pini, il CTO e il Polo Riabilitativo Fanny Finzi Ottolenghi. L’ASST Gaetano Pini-CTO - evoluzione della Scuola Ortopedica milanese nata nel 1874 - è specializzata in patologie e traumi dell’apparato muscolo-scheletrico, reumatologia e fisiatria. L'Azienda accoglie ogni anno 823mila utenti e i suoi specialisti lavorano con le più sofisticate tecniche di imaging, attraverso sale operatorie sia convenzionali sia dotate di robotica, l’ASST Gaetano Pini-CTO è centro erogatore per la presa in carico dei pazienti cronici nell'ambito delle patologie reumatiche e della Malattia di Parkinson. 

Lina Wertmüller a Los Angeles: non solo Oscar ma anche un grande programma di eventi

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Lina Wertmüller emozionata e felicissima per i festeggiamenti che l’attendono oltre oceano ha dichiarato: “Sono entusiasta di partecipare a tanti eventi in mio onore, in particolare al meraviglioso programma costruito dalla Genoma Films e dal suo direttore, Paolo Rossi Pisu, che celebra la mia carriera e allo stesso tempo mette in vetrina il nostro Cinema e il nostro Paese attraverso i vari eventi che compongono il progetto costruito con molta cura.
Ringrazio dunque Paolo e ringrazio anche la Cineteca Nazionale che ha scelto di restaurare e presentare a Cannes, grazie anche al contributo di Genoma Films, proprio Pasqualino Settebellezze, il fim che mi ha regalato 4 nomination agli Oscar nel 1977 tra cui quella, per la prima volta nella storia dell’Academy, per la miglior regia a una donna. Conto i giorni che mancano all’inizio di questa meravigliosa avventura”.

Così la grande regista si appresta a vivere le celebrazioni organizzate in collaborazione con la Sardegna Film Commission a Los Angeles da Genoma Films del Produttore Paolo Rossi Pisu per il suo Honorary Award. Il restauro di Pasqualino Settebellezze, a cura della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, presentato con grande successo al Festival di Cannes, ha portato con sé questo tributo da parte dell’Academy of Motion Picture e con la proiezione dei principali successi della regista si concretizza il desiderio di creare un vero evento internazionale per il cinema italiano.

Per quasi una settimana l’Italia sarà protagonista a Hollywood (dove la Camera di Commercio della città le assegnerà anche la stella sulla Walk of Fame), grazie ad una serie di importanti manifestazioni ideate da Genoma Films in accordo con la Cineteca Nazionale presente nella persona del suo Direttore Generale, Marcello Foti in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission.

Si parte giovedì 24 ottobre con un cocktail in onore di Lina Wertmüller, dalla Console Silvia Chiave presso l’Istituto Italiano di Cultura a Westwood. Sarà presentato il film “Travolti da un insolito destino...” girato in Sardegna insieme al documentario “Dietro gli Occhiali Bianchi“. Venerdì 25 si terrà l’attesa proiezione di Pasqualino Settebellezze a cura di American Cinematheque, presso lo storico Aero Theatre di Santa Monica. Nello stesso giorno, inoltre, si svolgerà la Oral History Interview, a cura dell’Academy. Un’approfondita intervista, condotta dalla docente di UCLA, Lucia Re, in cui la regista ripercorrerà la sua carriera, che andrà a far parte del prestigioso Academy Film Archive.

Tra gli eventi più attesi c’è “Hollywood per Lina”, il pranzo privato organizzato a casa di Martha De Laurentiis. L’appuntamento sarà targato Sardegna e per festeggiare la grande regista italiana sono attesi Steven Soderbergh, Leonardo Di Caprio, Matthew Modine, Sharon Stone, Alessandro Del Piero, Jo Champa, John Travolta, Morgan Freeman, Andy Garcia, Spike Lee, Paolo Sorrentino, Sylvester Stallone, Sacha Baron Cohen, Harrison Ford, Quentin Tarantino, Helen Mirren e tanti altri. Un omaggio della Hollywood che conta a una regista, prima donna in assoluto ad avere avuto una nomination, nel 1977, come miglior regista proprio per il film Pasqualino Settebellezze.  

Domenica 27 ottobre sarà il giorno tanto atteso in cui Lina Wertmüller riceverà l’Oscar alla carriera presso il Ray Dolby Ballroom all’Hollywood and Highland complex. A ritirare insieme a lei l’Honorary Oscar anche David Lynch, Geena Davis e Wes Studi. A seguire si terrà il party esclusivo e riservato organizzato dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

Le celebrazioni per la cineasta proseguiranno il 28 e il 29 ottobre con due appuntamenti Industry. La Camera di Commercio Italia – USA West (IACCW) in collaborazione con Genoma Films organizza Le imprese per Lina presso il ristorante “N.10” di Alessandro Del Piero con i principali esponenti del mondo imprenditoriale italiano che investono nel mercato USA, star del cinema ed istituzioni italiane ed americane. Un incontro di valore, organizzato nel ristorante di un grande campione, che vuole portare alla ribalta la nostra forte tradizione di ospitalità e di qualità del nostro cibo e della nostra cucina.

Per il 29 ottobre il convegno “Italia da girare”, è promosso da American Cinemathe que insieme a PGA (Producers Guild of America), con la collaborazione di diverse istituzioni italiane coinvolte nei festeggiamenti, inclusa IFC Italian Film Commission con rappresentanti di Sardegna Film Commission,  Roma-Lazio Film Commission ed Emilia Romagna Film Commission. Un incontro che conferma l’importante connessione tra produttori americani e le regioni italiane che hanno ospitato i principali set della Wertmuller.

MARCO CONSOLI FA CENTRO CON VARTALENT, X FESTIVAL CANORO D'ITALIA

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Si è concluso sabato 28 settembre il Festival “Vartalent” che raccoglie i migliori talenti italiani in una kermesse che quest’anno ha celebrato la 10ma edizione.
Organizzata dalla Marco Consoli Produzioni, la manifestazione ha scoperto durante il suo percorso tanti giovani artisti che oggi hanno carriere in tutto il mondo.
Giulia Toschi, cantante faentina di 19 anni, si è aggiudicata il primo posto in questa edizione speciale – “Sono emozionata e contentissima di questo risultato” ha commentato “riuscire a convincere gli esperti giurati ed emergere su 16 concorrenti tutti assolutamente bravi e diversi per stile e sonorità è stata una grande soddisfazione personale, che mi motiva a seguire il percorso artistico che ho intrapreso oramai da 10 anni con il mio maestro Gabriele Bertozzi. Sono grata a Marco Consoli ed a tutto lo staff per l’organizzazione meravigliosa e per l’accoglienza”.
Proprio Marco Consoli, ideatore e patron della manifestazione, è riuscito a rendere questa edizione un evento da incorniciare: due serate di gala allo storico e prezioso Teatro Sociale di Trento, giochi di luci e ledwall - curati da Iiriti - che dominavano una scenografia curata da esperti floral designer quali floricoltura Nadalini e incredibili contenuti video a cura di Wasabi. Niente è stato lasciato al caso.
In giuria, a fianco di Marco Consoli, Sabrina Modena, Luca Sala, Josip Grabovac e assistente di giuria Katia Ciurletti.
Altra grande vincitrice di VARTALENT X la conduttrice Monica Barreca. Le sue trasformazioni sul palco - 5 cambi d’abito per serata e 10 parrucche - grazie alla collaborazione con The Serendipity – hanno incantato il pubblico e hanno consacrato una presentatrice di spessore nazionale. Fra i tanti commenti ricevuti: “Monica è stata apocalittica, istintiva, genuina, comunicativa, intelligente, ironica, colta”.
Le sue serate:
27 settembre VARTALENT X – TRIDENTUM AUTO
La grande festa per i dieci anni di “Vartalent” è stato il primo grande evento glamour in Trentino e il pubblico si è reso protagonista al pari dei protagonisti sul palco.
Proprio sul palco una band, i “The giggers”, ha entusiasmato e animato lo spettacolo coinvolgendo il pubblico e gestito brillantemente e live tutti i momenti di raccordo dello show. 
Le esibizioni dei 16 concorrenti in gara sono state di altissimo livello tecnico ed emozionale ed hanno consacrato il progetto Vartalent quale concorso fra i più importanti e prestigiosi d’Italia. Alla fine della serata un colpo di scena. Il patron Marco Consoli ammette tutti alla finale senza nessuna eliminazione.
Monica Barreca e Marco Consoli hanno ripercorso, con i protagonisti, le nove edizioni precedenti commentando fotografie e video proiettati sui maxi schermi. 
6 i vincitori delle edizioni precedenti presenti: Maire Busco 2010, Federica Monterosso 2014, Joey 2015, Giulia Pellegrini 2016, Andrea Verde 2017 e Sara Geier 2018. I vincitori, con le loro esibizioni, hanno dato il senso al progetto dimostrando il valore dell’idea fina dalla prima edizione.
Tre i momenti moda della serata, Due dedicati al marchio “La Cles -  fahion” di Margherita de Cles con le modelle OVER 40 e uno dedicato alle proposte di Modaclub con una delle grandi novità della decima edizione: gli urban boys and girls.

28 settembre VARTALENT X – ITAS 
Una serata di gran classe durante la quale si sono esibiti tutti e 16 in concorrenti con brani e look differenti rispetto alla prima serata.
L’emozione del primo giorno ha dato spazio alla consapevolezza di poter dare il massimo su quel palco e ci sono riusciti tutti. Tutti i protagonisti dello spettacolo erano impeccabili nel look grazie anche alla collaborazione con Mytho parrucchieri ed estetica.
Come da tradizione il nome del vincitore è stato annunciato da Luiz Henrique Belmiro, presentatore di Vartalent per 8 edizione e concorrente della prima edizione, in collegamento skype dal Brasile.
Sara Geier passa il testimone a Giulia Toschi che entra nell’olimpo dei vincitori di Vartalent.
Partner istituzionali della decima edizione: Provincia Autonoma di Trento e Comune di Trento, Centro Musica Trento, Centro Servizi culturali Santa Chiara. 
Media partner: Trentino TV e Trentino mese.

Foto di Enrico Pretto

Nicola Timpone tra i premiati della quarta edizione del Premio Prestige per le arti

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Numerosi personaggi illustri hanno caratterizzato la IV edizione del Premio Prestige per le Arti, che viene conferito a chi ha saputo distinguersi per motivi artistici e sociali, ideato e curato da Sabina Fattibene, art-director dell’associazione culturale Il Trittico Arte Contemporanea.
La rassegna si è svolta lunedì 30 settembre nell’incantevole cornice della Vigna de Cardinali. A ricevere il prestigioso riconoscimento, tra gli altri, per la categoria “Cinema”, è stato Nicola Timpone, Responsabile marketing della Lucana film commission, per aver saputo promuovere la Regione Basilicata attraverso giovani filmaker lucani e per aver fatto sì che “Le Giornate del Cinema Lucano - Premio internazionale Basilicata”, manifestazione da lui portata al successo, continui di anno in anno a coinvolgere produttori e attori di tutto il mondo. “Sono davvero felice di aver ricevuto questo premio, che mi spinge ad andare avanti nel mio percorso professionali, in vista dei nuovi progetti, con nuovi stimoli e rinnovato entusiasmo” ha dichiarato Timpone. A condurre la manifestazione è stato il Mago Heldin mentre a vestire i panni di madrina della serata è stata la giornalista Rai Camilla Nata. Tra gli altri premiati, spiccano i nomi di Claudio Bucci, Amedeo Goria, Dario Ballantini, Gianni Mazza, Enrico Flamini, Luca Barletta, Andrea Perroni, Chiara Sani e Marco Falaguasta.

L’attore Mario Acampa è "ExtraVergine" su FoxLife. Tra Cinema, fiction e musical. L'intervista

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Mario Acampa, classe 1987 è ufficialmente uno degli attori e conduttori emergenti più quotati del momento. Una stagione incredibile per il giovane artista che spazia dal cinema, alla tv e persino il musical.

Protagonista nel film Press - storie di false verità al cinema e in tv su Rai5, lo abbiamo incontrato alla conferenza stampa di Extravergine, la serie tv in onda su Fox e FoxLife dal 9 ottobre prodotta da Publispei (Verdiana Bixio) che lo vede spiccare nel cast accanto a Lodovica Comelloe la regia di Roberta Torre. 
Dopo gli studi in Italia e soprattutto ad Hollywoodè tornato in patria per due progetti importanti, firmando tra le altre cose la regia di tre opera show per avvicinare il pubblico alla lirica e un programma tv su Sky Classica, Tutti All’opera! che ha vinto il premio Moige per innovazione e qualità.
Protagonista sui palchi di tutta Italia con “Balliamo sul Mondo” (a Milano fino al 27 ottobre - teatro Nazionale), il musical firmato da Chiara Noschese con le musiche di Luciano Ligabue, adesso si gode anche il debutto nel cast principale di una serie dalle tinte pop e spumeggianti. 
Mario, dal 9 ottobre va in onda la serie Extravergine su FoxLife prodotto da Publispei. Come ti senti?
Sono extra…felice! Extravergine è una serie nuova, iconica, attuale e unica nel suo genere. Si parla di sesso senza tabù, ma soprattutto di amore, lavoro, paure e sogni. Sono onorato di far parte di questo progetto.
Una stagione di 10 puntate e un personaggio scoppiettante sin dalle prime scene, come ti sei preparato?
Affronto ogni sceneggiatura con la stessa curiosità e lo stesso entusiasmo. In questo caso l’onda travolgente di Roberta Torre è stata fondamentale. Mi ha portato nel suo mondo magico fatto di fantasia e profondità allo sesso tempo. Mi sono fidato e mi sono lasciato trasportare. 
Il risultato è sorprendente.
È stato come vivere nel paese dei balocchi. Ogni scena è diventata l’occasione per liberare la fantasia e scatenare le mie emozioni. Roberta sa tirare fuori il meglio da un attore e si crea un clima di gioco-professionale che vorresti vivere per sempre. In più la curiosità aiuta ad approfondire i personaggi ed è affascinante trovare ogni giorno nuove interpretazioni e sfumature. 
Che tipo è Edoardo, il food blogger che interpreti?
Edo è un esperto di enograstronomia, lavora con Ludovica Comello nella redazione della rivista Audrey e proprio lì trova l’amore. E’ un tipo eccentrico e super concentrato sul suo lavoro. 
Sei in formissima, che rapporto hai col cibo?
Devo dire che a me la passione per il cibo non è mai mancata,  anche se non si direbbe, fino al secondo anno di liceo pesavo più di cento chili e di sicuro sono rimasto una buona forchetta… Poi ho scoperto la gioia dello sport e cerco di recuperare i peccati di gola.  
Incredibile! E poi che succede a Edo?
Non voglio anticipare troppo, ma diciamo che dopo anni di relazione con Violante, Edo scopre che la passione si è affievolita, ma siccome l’amore c’è, tentano nuove strade per risvegliare il loro rapporto…
Sesso, ma anche problemi di coppia e riflessioni importanti…
Il sesso è chiaramente una parte importantissima nella vita di ognuno di noi e in una coppia. Riuscire a mantenere la fiamma accesa anche col passare degli anni e nonostante i problemi che ci riempiono le giornate è spesso difficile. In questa serie io e Violante siamo un pò l’emblema di molte altre coppie che tentano quotidianamente di trovare un’equilibrio tra istinto e razionalità.
Cosa ti accomuna con Edo?
La leggerezza, di sicuro. Edo guarda la vita con un filtro spensierato che a volte uso anche io. E poi il mio personaggio nel suo essere naif non capisce cosa pensa la sua donna, non riesce a interpretare i segnali, come spesso succede agli uomini… Chissà che qualcuno non riesca a risolvere qualche problemino proprio guardando cosa accade a me… 
E in cosa ti senti diverso?
Beh, io, a differenza del mio personaggio, sono un passionale. Sognatore, ma passionale. In amore mi piace dedicarmi pienamente e trovo piacere nel far stare bene chi sta con me.
Lodovica Comello invece ha una rubrica erotica, com’è stato condividere lo stesso set?
Lodovica è una delle persone più generose, disponibili e instancabili che abbia mai conosciuto. E’ sempre concentrata e allo stesso tempo pronta a far scoppiare le risate sul set. Devo dire che è stato un piacere professionale e ancor prima umano, cosa che raramente si trova.
Non finisce qui, fino al 27 ottobre sarai al Teatro Nazionale con Balliamo sul Mondo in cui interpreti Fausto, un personaggio diametralmente opposto a Edo. Come fai?
Eh…ho qualche crisi di identità talvolta, però cerco di mettere un pò di me in tutti i ruoli che faccio. Fausto vive una realtà particolare, negli anni 90 in una periferia del nord Italia e si trova ad affrontare problemi più grossi di lui. Il suo modo di affrontare il dramma con forza e coraggio in fondo ha qualcosa in comune con Edo, però direi che Fausto ha molto da insegnare.
Nel musical firmato da Chiara Noschese hai 20 anni nel primo tempo e 30 nel secondo. Come si riesce nel lasso di un intervallo a crescere così velocemente e in cosa si cambia?
Devo dire che l’idea geniale di Chiara di mettere all’interno dello spettacolo un salto temporale è tra le cose più stimolanti che ci possa essere per un attore. Ho dovuto ricollegarmi con il mio “bambino interiore” e guardare la realtà con gli occhi dei bambini riserva sempre grandi emozioni. Chiara Noschese è una regista all’ennesima potenza, che scrive e dirige in modo lungimirante. Quando lavori con lei capisci che puoi essere un artista migliore, che c’è un mondo dietro le parole, che il teatro è vita.

Sono cambiati i tempi dagli anni 90…
Il primo tempo è come tornare tra i banchi di scuola di un tempo, senza telefoni, senza social. Solo tu e i tuoi amici e i tuoi piccoli grandi problemi da adolescente. Un sogno e un’esperienza unica.

Le musiche di Luciano Ligabue e il suo intervento nei dialoghi ti ha portato a lavorare a stretto contatto con lui. Come l’hai vissuta?
Sembrerà una frase di circostanza, ma Luciano è davvero un artista umile e disponibile. Ha assistito alle prove e mi ha dato nuovi punti di vista su cui riflettere senza mai imporsi in modo dispotico. E’ davvero un uomo straordinario e un poeta contemporaneo.

La prima volta che hai cantato le sue canzoni davanti a lui?
Alle prove, ho guardato dritto davanti a me e ho iniziato senza pensarci. Quando ho finito mi sono detto “L’ho fatto davvero?”. Lui era così felice di sentire le sue parole cantate da un personaggio nuovo… Mi ha detto “Bravo! Ci stai dentro!” Ci siamo stretti la mano e per qualche ora ho sorriso senza riuscire smettere.

La tua performance in scena spazia dal dramma alla comicità ed è stata acclamata da pubblico e critica già dalla prima. Come ti sei sentito?
Sono sempre in ricerca. Di nuovi punti di vista, di nuove sfumature. Non ti nego che ero e sono felicissimo, eppure continuo a provare, provare e provare… Quando ero più piccolo era una cosa che odiavo, adesso mi diverto a scavare nel personaggio e quindi un pò anche dentro di me. E’ un viaggio sempre unico.

Da novembre sarai in tour ma prima…o meglio nel frattempo, torni anche alla conduzione!
Esatto! Sulla mia amata Rai Gulp dove ho esordito tanti anni fa, avrò due nuovi speciali da condurre in giro per l’Italia e non vedo l’ora! Prima tappa…Lucca Comics!

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