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La democrazia liberale e il fantasma di Rousseau

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di Giuseppe LalliIn Italia c’è un movimento politico che ha riportato in auge Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). ‘Rousseau’ è il nome di una piattaforma virtuale attraverso la quale i militanti di questo movimento si esprimono su questo o quel tema politico o propongono l’approvazione di una determinata legge.
Sono i propugnatori di forme sempre più accentuate di democrazia diretta. Il filosofo ginevrino proponeva infatti, tra l’altro, forme di democrazia diretta che scavalcassero la rappresentanza politica mediata dalle assemblee parlamentari. Forse pensava alla prassi politica vigente nelle antiche città-stato greche. Un esempio per tutte: l’Atene di Socrate e di Pericle.

Ma – ci si chiede – è realistica oggi una siffatta prassi politica? Sarebbe mai possibile governare le nostre società complesse e composte da milioni di persone con forme di democrazia diretta, ancorché lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa abbia trasformato il mondo in un villaggio globale? E quand’anche fosse tecnicamente possibile, sarebbe politicamente auspicabile? Giova rammentare che la differenza tra «la libertà presso gli antichi», come si esprimeva BenjaminConstant (1767-1830) pensando all’Atene di Pericle, e «la libertà presso i moderni» è di tipo qualitativo, cioè sostanziale.

La moderna democrazia liberale, che è da considerare una irrinunciabile conquista dello spirito umano e non una forma transuente legata ad un determinato periodo storico, prevede necessariamente la rappresentanza politica mediata da istituzioni, ancorché elettive sulla base di una libera competizione tra una pluralità di soggetti politici, giacché, con buona pace di Rousseau e dei suoi remoti discepoli, il governo delle complesse società moderne richiede un personale specializzato e competenze particolari. Rispetto e decisioni articolate su materie complesse, come ci si può illudere di pronunciarsi con un semplice ‘sì’ o con un semplice ‘no’?

È pur vero che la nostra Costituzione prevede una forma di democrazia diretta quale il referendum abrogativo, ma gli conferisce una funzione integrativa e marginale, limitando le materie che ne possono essere oggetto, e subordinando la validità del pronunciamento popolare ad un giudizio preventivo della Corte Costituzionale e a una soglia di partecipazione minima degli aventi diritto. Insomma: la moderna democrazia liberale, vale a dire la migliore forma di governo che si conosca, o è democrazia mediata, o, semplicemente, non è. Le derive plebiscitarie precedono o sanciscono le svolte illiberali.

C’è poi da aggiungere che la democrazia liberale, per poter funzionare bene, ha bisogno che, accanto alle istituzioni giuridiche, agisca in via permanente una sorta di camera di decompressione delle passioni, a formare una cittadinanza cosciente e informata, affinché gli elettori non si lascino incantare dalle ricorrenti sirene del populismo e della demagogia. Siffatta camera di decompressione delle passioni non può essere, evidentemente, un organo costituzionale. Deve essere il risultato di una continua opera di educazione i cui soggetti non possono che essere la scuola, la famiglia, la chiesa, gli intellettuali, una stampa e una televisione responsabili, che formino e non deformino. Al maturo esercizio della democrazia non ci sono scorciatoie, non ci sono piattaforme virtuali che tengano.

La democrazia liberale implica partecipazione matura dei cittadini alla cosa pubblica, una partecipazione delle menti prima ancora che dei cuori che non si può esaurire nel pigiare un tastino. La sovranità, poi, come sancisce la nostra Costituzione, ancorché appartenga al popolo, la si esercita nelle forme stabilite dalla Costituzione stessa. Per il resto, mi sento di dire che Jean-Jacques Rousseau, che molti citano e pochi hanno veramente letto, è un cattivo maestro, padre intellettuale di tanti errori commessi nel Novecento. Molta della fortuna che ha trovato presso i posteri è da ascrivere al fatto che i suoi scritti, in un momento storico propizio, fecero vibrare corde assai sensibili, ma non profonde, dell’animo umano. Sul suo pensiero, Deo adiuvante, conto di scrivere in un prossimo futuro un articolato ed argomentato saggio, per quel poco che potrà contare.

Raiuno, Lorella Cuccarini: non sono l'ultima starlettina raccomandata

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Lorella Cuccarini torna su Raiuno e inaugura un nuovo percorso professionale: da lunedì con Alberto Matano condurrà "La vita in diretta".
Alla conferenza stampa di presentazione ha colto l'occasione di rispondere a curiosità e critiche.
A cominciare dal suo rientro televisivo: "Non ho mai rinnegato quello che ho detto in passato e non lo farò certo ora anche se le mie dichiarazioni sono state strumentalizzate. La cosa più assurda è che sento l’indignazione per il fatto che sia rientrata in Rai, quasi fossi l'ultima starlettina raccomandata e non una professionista con una storia alle spalle”.
Sull'accusa reiterata di essere "sovranista" dice: "Chiedo un po' di onestà intellettuale, di fare un passo avanti, "credo di aver sempre avuto rispetto per le storie di tutti, spero che sia reciproco. Qualche anno fa Domenica in - Così è la vita, batteva sempre la concorrenza. Alla fine è stato cancellato. Io ero la conduttrice. In quel momento non mi pare di aver sentito l'indignazione. Allora mi sono dedicata al palcoscenico e grazie a Dio ho è andata benissimo. Avrei continuato a fare teatro se non avessi incontrato un direttore (Teresa De Santis di Rai 1 ndr) che mi avesse chiesto di entrare a far parte della sua squadra. Ho superato i 50 anni e lavoro da quando ne ho 18 con la stessa passione, determinazione e umiltà. Adesso voglio pensare a quello che faremo a La vita in diretta".

Andrea Perroni a "Il mito e il sogno" venerdì 6 settembre al Teatro Romano di Ostia Antica

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Dopoavertravoltoedivertitoleplateetelevisivedelleprincipaliretiitalianeconlasuacomicità, AndreaPerroni,l’ecletticoartistaromanoclasse1980,sipreparaaintrattenereancoraunavoltail suopubblicocon“DALVIVO”,lospettacoloteatralecheporteràinscenaalTeatroRomanodiOstiaAntica venerdì6settembre2019, data conclusiva della quarta edizione della rassegna “Il Mito e il Sogno”.

Bigliettidisponibilisuwww.ticketone.ite,dalleore11.00digiovedì25luglio,intuttiipuntivendita Ticketoneenelleprevenditeautorizzate.


In “DAL VIVO” sketch, imitazioni, improvvisazioni, estemporaneità, musica, duetti surreali si avvicendanoinunoshowdalritmoserratochevedeanchel’accompagnamentodiunabanddi cinqueelementi.AndreaPerronivesteipannidelloshowmantrasformandosidacantanteadattore, dacomedianapurocomunicatore.Siridedituttoetuttisoprattuttodelleproprievicendepersonali, masempreconunvelodiindulgenzaesenzalaricercaspasmodicadellabattutaatuttiicosti.Si scherzaanchesutematichespessotabùdellanostrasocietà,riuscendoalcontempoadribblare qualsiasitipodivolgaritàerendendolospettacoloappetibile,allegroedivertenteperqualsiasifascia dietà.

LadimensioneteatraleèquellapiùadattaaquestatipologiadishowperchépermetteadAndrea Perronidivalorizzarelepropriecaratteristichechesonoquelleditrascinareilpubblicosenzaseguire unpercorsogiàtracciato,passandodaregistripopolariadaltripiùraffinatieproponendoilteatro- canzoneinsiemealgeneredelvarietà.Autoredell'operaèlostessoAndreaPerroniche,ovviamente, metteràinscenaancheisuoicavallidibattagliacome“iconcerti”,gagdisuccessoindiverseedizioni diZelig.

L’artistainizialasuacarrieramuovendoiprimipassinelmondotelevisivo,aColoradoCafèLivenel 2005conl’imitazionechediventeràprestountormentone,quelladelconduttoresportivoSandro Piccinini.IlsuccessoottenutoduranteilprogrammadiItalia1glivarràl’ingressocomeconduttore comicodi“Guidaalcampionato”finoal2009.
L’annosuccessivoapprodaaRadio2,all’internodelprogrammacondottodaLucaBarbarossa,“Radio 2SocialClub”,cheancoraoggivedelasuapartecipazioneeche,neglianni,glihapermessodi collaborareconVirginiaRaffaele,PaolaMinaccioni,LuciaOconeeNeriMarcorè.Nel2013cominciala suaesperienzaaZeligOffe,successivamente,aZeligCircusnellaprimaseratadiCanale5.Durantela trasmissione,riesceadistinguersiperilsuodivertentesketch“Haicapitochiè?”,all’internodelquale racconta in maniera originale le dinamiche dei concerti romani dei più grandi musicisti delpop italiano.
Nel2015portainscenaalTeatroSistinadiRomalospettacolo“Sietetuttiinvitati”,mentrel’anno successivo scrive la sceneggiatura di “Live”. Nel 2017 interpreta il ruolo di “Er Pomata” nello spettacolo“FebbredaCavallo”conlaregiadiClaudioInsegno,alTeatroSistinadiRoma,perpoi tornarealmondotelevisivoallaguidadelprogrammadiRai2“FanCar-aoke”(2018).

Prevendite:
Biglietti disponibili su Ticketone.it
Disponibili in tutti i punti vendita Ticketone e nelle prevendite autorizzate dalle ore 11 di giovedì 25 luglio

Per informazioni: www.the-base.it
Tel. 06.54220870 - Info diversamente abili: Tel. 06.54220870

Agnese Fallongo e Tiziano Caputo "Fino alle stelle" per tramutare i sogni in realtà. L'intervista di Fattitaliani

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Tiziano Caputo e Agnese Fallongo parlano con Fattitaliani di "Fino alle stelle - scalata in musica lungo lo stivale" diretto da Raffaele Latagliata, lo spettacolo della serata conclusiva della rassegna "Primavalle… mica l’ultima" giunta all'ottava edizione. L'intervista di Fattitaliani.

Quanto c'è di voi in Tonino e Maria e/o viceversa?
Agnese Fallongo: Per quanto Tonino e Maria siano parecchio distanti da noi per tempo, luogo di nascita ed estrazione sociale - parliamo di due persone estremamente "semplici" (nell'accezione più genuina del termine) che vivono in un piccolo paesino della Sicilia nei primi anni '50 - hanno la nostra stessa fame di conoscenza, o forse sarebbe più corretto dire che io e Tiziano condividiamo il loro stesso desiderio: quello di arrivare "...Fino alle Stelle!", che poi è anche il titolo dello spettacolo. D'altronde l'etimologia della parola desiderio racchiude in sé un significato davvero affascinante: deriva dal latino de- che ha sempre un'accezione negativa e dal termine sidus che, letteralmente, vuol dire Stella. Desiderare significa quindi "mancanza delle stelle" e, di conseguenza, è strettamente connesso ad un sentimento di ricerca appassionata.
Ecco, è proprio questa ricerca appassionata e questo "desiderio" di tramutare i nostri sogni in realtà che ci lega indissolubilmente a Tonino e Maria, al di là di tutte le dovute differenze. 
Tiziano Caputo: Tantissimo. Ma penso seriamente che in ognuno di noi c’è un po’ di Tonino e un po’ di Maria. Loro rappresentano tutti i nostri sogni e le nostre paure, le nostre speranze e i momenti di sconforto, il nostro coraggio nel guardare avanti e la voglia di tornare indietro verso strade più sicure. Ma soprattutto rappresentano entrambi la voglia di vivere e, come si suol dire, di lasciare il segno!
Avete già raccontato cantando diverse Italie: come nascono i vostri spettacoli?
Agnese FallongoNascono dall'esigenza di raccontare delle storie che, almeno dal nostro punto di vista, valgono la pena di essere ascoltate. In tutto questo la musica gioca un ruolo fondamentale, portando con sé atmosfere e suggestioni anche molto diverse fra loro a seconda delle circostanze che desideriamo narrare. 
In particolare in questo spettacolo le canzoni popolari sono il vero collante della nostra 'scalata lungo lo stivale', permettendoci di alternare ritmi concitati a momenti più poetici. 
Non saprei definire con precisione il processo creativo dei nostri testi i quali, pur avendo un comune denominatore nel teatro popolare e di narrazione, hanno ciascuno una storia a sé. "Letizia va alla Guerra" per esempio nasce dall'esigenza di raccontare le storie dei "piccoli/grandi eroi del quotidiano" a cavallo fra le due guerre mondiali, mentre "Fino alle stelle"è il viaggio musicale e scanzonato di due artisti che desiderano emanciparsi dalla realtà in cui vivono attraverso la realizzazione di un desiderio, in un'Italia in cui la frammentazione regionale viene messa in luce nella sua veste più ilare. Sicuramente, in qualità di autrice, mi sento molto incuriosita dal concetto di "identità": cosa vuol dire oggi essere italiani? Quanto incide nelle nostre vite l'appartenenza ad una terra, ad una regione, ad un piccolo paese? Sentiamo spesso di faide che nascono addirittura tra un rione e un altro... come porsi di fronte a tutto questo nell'epoca della globalizzazione? 
È proprio la ricerca di una risposta a queste domande che tende a generare in me la voglia di intraprendere di volta in volta un nuovo processo creativo che possa aiutarmi e aiutare a riflettere su queste tematiche attraverso quella catarsi che il teatro rende possibile. 
Tiziano Caputo: Nascono innanzi tutto da una forte intesa artistica e da passioni comuni. Io ed Agnese, pur essendo molto diversi, siamo spesso attratti dalle stesse cose: i dialetti e ciò che ogni singola inflessione ci racconta dei personaggi, la musica o più precisamente la musica popolare italiana. Poi entrambi abbiamo una parte della nostra anima che appartiene ad un’altra epoca, siamo un po’ retrò...o forse no...chissà...a volte pescando dalla storia troviamo nuovi spunti per andare avanti.
Quanto e come incide nella resa teatrale l'interazione e la reciproca immediata comprensione tra voi?
Agnese FallongoMoltissimo. La nostra intesa in scena è qualcosa di tangibile e, come il buon vino, migliora sempre di più col passare del tempo. 
È stata una fortuna aver incontrato Tiziano, la nostra compatibilità artistica è stata lampante fin da subito, ma sicuramente ci attribuiamo il merito di essere riusciti a custodire questo rapporto lavorativo e umano con grande rispetto e stima reciproca. 
Caratterialmente siamo completamente opposti, ma abbiamo imparato a riderci su e anzi a fare della nostra diversità un punto di forza: insomma dove non arriva l'uno c'è l'altro pronto a sostenerlo. 
Tiziano Caputo: È la parte fondamentale. Siamo complementari. Oramai ci capiamo con uno sguardo.
Perseguite o avete perseguito un sogno apparentemente o realmente folle?
Agnese FallongoBeh! Diciamo che fare gli attori teatrali in questo momento storico in Italia credendo di riuscire a viverne dignitosamente sia un sogno apparentemente folle; ma pensare di poter scrivere dei testi propri, recitarli, arrangiarli musicalmente, costruirseli e distribuirseli (che poi non è altro che quello che cerchiamo di fare con Tiziano) sia un sogno veramente folle. 
Non so dire a che punto ci troviamo rispetto al perseguimento del nostro "folle sogno", ma sicuramente, fino ad ora, è la strada che ci ha regalato più soddisfazioni in assoluto. 
Avere qualcosa da dire e sentire che il pubblico è interessato ad ascoltarti genera un'emozione impagabile, oltre al fatto di avere il sentore di costruire un percorso più a lungo termine rispetto all'instabilità del nostro settore.
Tiziano Caputo: Una domanda così fatta ad un attore come si può dire...”si risponde da sola”.
Un viaggio che ricordate particolarmente?
Agnese FallongoSicuramente, per quel che mi riguarda, il viaggio che mi ha portato a Parigi nell'anno a cavallo tra il 2014 e il 2015 è stato di fondamentale importanza sia per la mia crescita professionale che umana. 
Più che un viaggio è stata un'esperienza di vita che è durata all'incirca 9 mesi. Tramite una borsa di studio rilasciatami dall'Académie Internationale des Arts di Spectacle di Versailles mi sono ritrovata ad approfondire lo stile della commedia dell'arte in in una lingua che non conoscevo: il francese. 
Ebbene, il fatto di ritrovarmi completamente sola in un paese straniero senza conoscerne la lingua inizialmente mi ha spaventato un bel po', ma allo stesso tempo mi ha galvanizzato e mi ha permesso di tirar fuori una forza d'animo e una forza di volontà sconosciute persino a me stessa. Diciamo che mi sono riscoperta nella fragilità di una solitudine palpabile ma soprattutto nella necessità di riuscire a cavarmela contando solo sulle mie gambe.
Tiziano Caputo: Marocco... ho capito quanto è importante interessarsi alle culture diverse dalla nostra.
Scalando in musica l'Italia coi vostri spettacoli, che Paese vedete?
È una domanda delicata, alla quale è complesso rispondere in maniera esaustiva. 
Scalando l'Italia vedo un paese stanco e pieno di contraddizioni, le sue bellezze sono direttamente proporzionali all'inciviltà delle persone che la vivono e che non si premurano di custodirle, ma anzi molti degli aspetti positivi che ci invidiano in tutto il mondo, come degli ossimori, hanno il loro "contrappeso" in dei veri e propri buchi neri quali mentalità mafiosa e ignoranza.
Nonostante questo, però, mi rendo conto di amare moltissimo il mio paese e, dopo la mia esperienza esterofila, ho scelto consapevolmente di restare nella mia bella penisola con tutte le difficoltà del caso.
La nostra è la generazione del "fai da te", quella in cui una vasta possibilità di scelta presuppone un grande senso di responsabilità e di consapevolezza, altrimenti avere tutto equivale un po' a non avere niente. Bisogna quindi farsi carico della libertà che ci è stata regalata come il frutto di tante battaglie e sfruttarla appieno per cercare di migliorare le cose, partendo da noi stessi e dalle piccole grandi scelte del quotidiano. E poi basta lamentarsi! Rimbocchiamoci le maniche e vento in poppa! 
Tiziano Caputo: Un paese fiero ma anche schiavo dei suoi clichè. Trattati sempre in chiave comica ed ironica. Noi cerchiamo di rendere la scalata più omogenea possibile. Forse ogni sera riusciamo in qualche modo ad unire un paese che, purtroppo, unito non lo è mai stato davvero. Giovanni Zambito.

SETTIMO PALAZZO ATTORE INNAMORATO DELLA RECITAZIONE. L'intervista

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Attore poliedrico tra cinema, fiction, teatro, web series, Settimo Palazzo, nel cast de Le tre rose di Eva , sarà sul grande schermo con Brave ragazze e Burraco fatale e in TV con la nuova fiction Vite in fuga. L'intervista.

Quando è cominciata la tua carriera di attore? 
Ricordo di aver frequentato il mio primo corso di recitazione a 18 anni,  era tanta la voglia di imparare questo mestiere che un’estate decisi di trovarmi un lavoretto per potermi pagare il mio primo corso e da lì non ho più smesso di studiare.
Quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso? 
Ho iniziato a recitare a Palermo facendo parte di compagnie professioniste che organizzavano tournée presso le principali piazze palermitane lavoravo anche parecchio. Ma ad un certo punto ho avuto l’esigenza di spostarmi a Roma, era il 2009 quando decidevo di frequentare la scuola di recitazione di Beatrice Bracco, quella sicuramente stata una delle tappe più importanti non soltanto per la mia carriera di attore. Beatrice infatti, più che una bravissima insegnante di recitazione, era una straordinaria insegnante di vita. Un’altra tappa fondamentale è stato l’incontro con Stefano Rabbolini, un noto casting director nel panorama delle serie tv italiane, un vero talent scout, lui è stato il primo a credere in me dandomi la possibilità di misurarmi col mio primo ruolo in una serie tv. È a lui che devo l’inizio della mia carriera. 
Cosa preferisci tra cinema tv e teatro? 
Io credo che la Recitazione sia una e che non esista l'attore teatrale, l’attore cinematografico o l'attore televisivo ma esista l’attore e basta. Come detto prima ho cominciato col teatro a Palermo, il teatro è veramente la base di tutto. Lo amo per una miriade di motivi, tutto è magico persino l’odore della polvere che si annida nel tendone lo è, e poi in teatro non puoi sbagliare, lì non ci sono i ciak, al contrario è sempre buona la prima. Invece fiction e cinema sono affascinanti per mille altri motivi, le inquadrature strettissime, i primi piani, il gioco di luci e ombre, al cinema poi, più che nella fiction la cura del dettaglio è pazzesca: ogni immagine rimanda ad una fotografia, quindi non saprei dirti, spero di poter continuare a fare tutto.  
Hai idoli o modelli a cui ti ispiri? 
Un attore italiano che stimo molto per la sua bravura è Lino Guanciale perché è straordinaria la sua capacità di trasformarsi ogni volta, risulta credibile in qualsiasi cosa lui faccia, non è mai scontato, gli auguro tutto il meglio e un attore internazionale che amo è Leonardo di Caprio , un altro straordinario talento, dai tempi di Titanic la sua è stata una scalata al successo: fenomenale. 
Sogni nel cassetto? 
Tutti vorremmo una villa a Porto Cervo ma in questo momento il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire a pagarmi le bollette facendo il mio lavoro..
Il tuo motto? 
Il mio motto è se puoi immaginarlo puoi farlo. 
Hai amuleti o portafortuna che ti accompagnano? 
Non ho portafortuna, non sono particolarmente scaramantico anche se evito di passare sotto le scale, oppure cerco di non incrociare gatti neri

JOHNNY PONTA, in anteprima su FATTITALIANI il nuovo singolo "IO NON SONO COSÌ" estratto dall'album PROVACI

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Video Dal 6 settembre arriva in radio e sulle piattaforme  IO NON SONO COSI' il singolo di lancio dell'album di Johnny Ponta. L'amore vero lo incontriamo tutti che sia di un'ora o per tutta la vita. Dobbiamo solo riconoscerlo.
Questa canzone autobiografica - dice Johnny - ho iniziato a scriverla circa 20 anni fa, completandola lo scorso anno. L’ipocrisia incontrata nella vita di sicuro è stata la chiave di tutto accompagnata dall’amore per le persone, per gli animali e per le cose che mi circondano. 

L’amore vero che descrivo è l’amore universale che ci fa vivere in mondo migliore.
Gianni Pontarelli, in arte Johnny Ponta, nasce a Pontecorvo in provincia di Frosinone e cresce a Vallemaio, altro meraviglioso comune della stessa provincia. A soli 6 anni, Johnny impugna la matita per scrivere la sua prima poesia e a 10 anni, dopo aver riparato una vecchia chitarra Eko, compone la sua prima canzone. La musica, sua grande passione, lo accompagna durante gli anni dell’adolescenza e anche in quelli successivi nei quali si dedica agli studi e agli esami universitari per laurearsi in medicina. Il cantautore trova però anche il tempo per scrivere nuove poesie e nuove canzoni tanto da riuscire a partecipare a concerti e al concorso Paolo Pavanello di Trento. Dopo essere diventato tecnico federale della Fise per l’equitazione americana e dopo essersi guadagnato il titolo di campione regionale di Reining, fonda e costruisce un centro di ippoterapia a Salorno (BZ) dove, nel frattempo, si è trasferito a vivere con la sua famiglia, i suoi cavalli e i suoi cani.
Nel 2016 Johnny Ponta registra il suo primo CD dal titolo “Maval” e si esibisce in concerto al teatro Gries di Bolzano per la Onlus AIAS per poi replicare nel 2017 nel comune di Vallemaio, ritornando alle sue origini. Nel 2018, sempre nel teatro di Gries a Bolzano, lancia –accompagnato dalla sua band- il suo secondo CD “Provaci” in gran parte registrato a Nashville dove svilupperà collaborazioni importanti come quella con Charlie Morgan, ex batterista di Elton John.



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Opera, Enea Scala interpreta "Otello" raggiungimento di un apice. L'intervista di Fattitaliani

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Il tenore Enea Scalaè stato più volte ospite delle pagine di Fattitaliani per i diversi ruoli che ha interpretato nei vari teatri lirici del Belgio: oggi lo abbiamo interpellato sul personaggio di "Otello" di Rossini che da sabato 8 settembre interpreterà all'Opera di Francoforte sul Meno. La regia è di Damiano Michieletto, la direzione musicale del M° Sesto Quatrini, le scenografie di Paolo Fantin, mentre Desdemona e Jago saranno interpretati da Nino Machaidze e Theo Lebow. L'intervista.

Che cosa rappresenta per te prestare la voce a Otello e vestirne i panni? 
Per me dare la mia voce al personaggio Otello rappresenta una sorta di raggiungimento di un apice e un punto di arrivo della carriera all’interno dell’esecuzione rossiniana che prosegue e si protrae verso i ruoli da baritenore  Nozzari ormai avviata qualche anno fa con Armida, Ermione e suffragata da La Donna del lago
Sia come attore che come cantante occorre al personaggio una maturità non indifferente dal punto di vista scenico e vocale, ragione per la quale non nego che tra 5 anni e forse anche 10 se la vocalità si mantiene su questo repertorio potrei apportare al ruolo tutte le sue sfumature psicologiche da uomo vissuto con più naturalezza e phisique du role... ma non mi lamento dei risultati raggiunti già in questa "prima volta".
Otello porta con sé tradizione, memoria, illustri precedenti: come si sta preparando all’allestimento del regista Damiano Michieletto? che scelte avete fatto?
Essendo questa una ripresa fatta per la prima volta a Vienna (An der Wien) qualche anno fa, non si sono operati dei cambiamenti importanti sulla regia, Otello non è un uomo Nero ma un uomo che viene dal mondo arabo e come tale è musulmano. La sua diversità sta in questo: importante è dimostrare il rapporto tra la società moderna con chi arriva da fuori di essa, in questo caso Damiano ha cercato di analizzare il rapporto tra la società occidentale con i paesi del Medio Oriente. 
Manteniamo i rapporti tra i nostri mercati approfittando delle ricchezze che ci arrivano, ma non accettiamo i costumi del mondo arabo. Damiano ha cercato, anche attraverso i personaggi del Doge e di Elmiro, di rappresentare una società ricca chiusa e non aperta ai cambiamenti. L’interpretazione di Damiano mette a fuoco il fallimento del dialogo e della comunicazione. Si pone il problema del presunto ‘saper tutto’. Damiano analizza il rapporto tra ciò che sappiamo e ciò che pensiamo di sapere e anche con la realtà oggettiva. In questo modo quest’opera diventa davvero una tragedia familiare e permette al pubblico di seguire meglio tutti gli intrighi e di concentrarsi sui temi e problemi importanti d’oggi giorno, per l'appunto: la società moderna, il rapporto tra le generazioni, ‘il diverso’, le vie della comunicazione tra i popoli che sono meno facili da percorrere rispetto a quelle dell’economia e del profitto .. 
Come trovare un equilibrio fra il rispetto del personaggio e il giusto desiderio di apportare qualcosa di sé, un'impronta personale?
L’equilibrio sta nell’essere piu reali e meno costruiti possibili ... sentire davvero cosa prova il personaggio, la sua fragilità e la sua sicurezza, la rabbia o la gioia nei vari momenti del dramma. Immedesimarsi il più possibile e immaginarsi nella stessa situazione, ponendosi sempre la domanda: io come reagirei al suo posto nella stessa  situazione? E poi con la voce e i colori rendere tutte queste differenze .. e a questo punto la voce fa il resto del lavoro completando questa ricerca interiore a livello estetico e in modo del tutto personale.
Il debutto in un nuovo Teatro dell'Opera è un'emozione diversa perché non si conosce il pubblico oppure -secondo la tua esperienza- non c'è molta differenza fra le diverse città?
Assolutamente il debutto in un nuovo teatro comporta sempre una grande responsabilità poiché specialmente in un teatro che ha una tradizione importante come Francoforte per esempio non si può dare nulla per scontato, il pubblico è abituato a sentire ottimi cantanti internazionali e a conoscere un vasto repertorio. Le differenze nei gusti sulle voci ci sono eccome, e variano da paese a paese, io per esempio parlando di aree geografiche: sono molto apprezzato in ambito francese, belga, italiano, solo di recente in quello tedesco e meno in quello britannico dove purtoppo per loro si preferiscono spesso voci indefinite ..  senza personalità, meno corpose, sonore e metalliche della mia e meno eroiche dal punto interpretativo, questa cosa non la capirò mai purtroppo .. peggio per loro che si perdono questa fase della mia carriera con tutte le cose interessanti che sto facendo .. 
Andando in giro per il tuo lavoro, c'è una città o una tradizione che ti ha particolarmente sorpreso in positivo?
Ogni posto in cui vai ti colpisce per qualcosa, e io grazie a Dio ho uno spirito di adattamento enorme .. la Nuova Zelanda mi ha colpito per la sua natura stupenda, l’Oman anche, mare e deserto, così come la popolazione Omanita aperta e ospitale .. spero vivamente di tornare in questi due paesi.
Il fatto di lavorare nell'opera ti ha dato la possibilità di guardare le cose, le persone, i luoghi in una maniera differente?
Certo il teatro in sé apre la mente di chi lo fa e di chi ne è spettatore, poi questo  lavoro mette in contatto con tantissime persone sia colleghi del cast sia dipendenti dei teatri e sia pubblico ... e considerando che più o meno ogni mese cambiamo teatro e città a seconda delle produzioni che si fanno questo permette di conoscere tantissima gente nuova ogni anno.. e anche di visitare tanti posti anche bellissimi. Ovviamente si fanno molti paragoni tra come siamo noi in Italia e negli altri paesi e anche tra modi di vivere diversi tra paese e paese, da questo trovo sempre spunto per analizzare meglio le abitudini di vita di città e comunità differenti e ciò è sempre molto interessante ..
Qual è stato il tuo primo approccio all'opera? Racconta...
A 17 anni con la scuola andammo a vedere il Rigoletto al Bellini di Catania .. fu un'esperienza magnifica, lì ebbi una sorta di illuminazione ma sarebbero passati ancora 3-4 anni prima di capire che volevo fare questo nella vita.
Tornando a Otello, quale commento ti piacerebbe ricevere alla fine della tua performance?
A parte quello che tutti noi cantanti speriamo e cioè di avere cantato bene il ruolo dall’inizio alla fine, vorrei sentirmi dire che ho espresso vocalmente e scenicamente l’animo travagliato e incoerente di uomo passionale che ama, e come tale, poiché tradito in questo amore perde la ragione e arriva alla violenza .. non giustifico il comportamento di Otello ma la storia è questa ed è un argomento molto attuale anche in Italia .. il famoso raptus di follia omicida o omicidio premeditato che sia verso la moglie o la fidanzata, giustificato dalla gelosia, e che ha origine nel delitto d’onore .. credo che sia fondamentale immedesimarsi nella “psicologia malata” di questi uomini di oggi per capire una tragedia umana che è stata scritta molti secoli fa .. L’uomo si comporta sempre allo stesso modo nel bene e nel male... purtroppo.
Ci anticipi qualcosa dei tuoi prossimi impegni?
Certo allora dopo Otello avrò uno Stabat mater all’Auditori di Barcellona, e poi una serie di debutti tra cui Hoffman a Bruxelles, Norma a Vienna, Devereux alla Fenice e poi Ermione a Wilbad e Rigoletto ad Hamburg ... per il momento mi fermo qui ma in futuro ancora tanto Rossini e qualche sorpresa che non tarderò troppo ad annunciare ... Giovanni Zambito.

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Letino protagonista del 1° Festival Internazionale della Cultura

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Il primo "Festival della Cultura - Letino 2019", dal 12 al 14 settembre, vedrà la partecipazione di personaggi della cultura in Campania, in Italia e nel mondo, ai quali verranno conferiti Riconoscimenti per la loro attività


CASERTA - La cultura è ancora protagonista a Letino, grazie al Festival Internazionale della Cultura, prima edizione. Il suggestivo borgo altomatesino fungerà da location dell’evento che si svolgerà dal 12 al 14 settembre e che vedrà protagonista l’arte nel suo senso più lato. Dalla pittura alla poesia, dal teatro alla musica: la creatività sarà il motivo portante della manifestazione.

Alla kermesse parteciperanno personaggi contemporanei, promotori di cultura in Campania, in Italia e nel mondo. Il primo Festival della Cultura – Letino 2019 è ideato e organizzato dai poetiGino Iorio e Anna Cappella, e da Carlo Roberto Sciascia, critico d’arte, grazie al contributo del comune di Letino, rappresentato dal sindaco Pasquale Orsi.

La presentazione sarà affidata ai giornalisti Ilva Primavera, Antonio Miele, Vincenzo Pietropinto, mentre gli arrangiamenti musicali che fungeranno da cornice all’evento saranno a cura di Fabio Andreotti, Venovan, Antonio Lieto e Vincenzo Tagliaferri. La regia è di Ciro Iannone.

Venerdì 13, alle 15.00, verrà svelata lastele in pietra lavica che porta incisa la lirica Letino, composta dal poeta Gino Iorio che ha ricevuto la medaglia di bronzo dal Presidente del Senato nell’ambito del Concorso Nazionale di Poesia “Vittorio Alfieri” di Asti. A seguire, si procederà al conferimento delle onorificenze a ben74 talenti della cultura mondiale.
Tra le Personalità che saranno insignite il prof. HafezHaidar,candidato al Nobel per la Pace nel 2017 e nel 2018 e nel 2019 candidato al Nobel per la Letteratura; il prof. Cbohou Toudie Roger, vice Presidente dell’Università Popolare delle Nazioni, responsabile delle relazioni internazionali presso l’Università Popolare di Milano, fondatore del Consiglio Economico Internazionale della nascente Diaspora Africana; Sua Maestà Tchiffi Zie Jean Cervais, Segretario Generale del Forum dei Sovrani e dei leader tradizionali dell’Africa riconosciuto a livello internazionale come attivista umanitario e portavoce dello Sviluppo africano; prof. Vladimiro Ariano, rettore della libera Università di Scienze Sociali e del Turismo di Napoli e segretario generale del neonato organismo internazionale rivolto al miglioramento sociale e culturale dei Paesi africani; prof. Giovanni Brandi Cordasco Salmena di San Quirico, giurista e ricercatore storico e sociale del Diritto nella sua continua aderenza alla realtà quotidiana; prof. Adolfo Giuliani, fondatore del movimento pittorico “Esasperatismo” nato a Napoli intorno agli anni 2000; dr. Fabio Andreotti, tenore e musicista famoso a livello mondiale per le sue accattivanti performance; prof. Luca Filippone, presidente di Spoleto Festival; prof. Marcello Gentile, primario di Urologia, professionista molto accreditato; Sua Maestà don Marcello Maria I, re e sovrano del Regno dei Santi Pietro e Paolo; Goffredo Palmerini, giornalista di testate internazionali, più volte assessore e vice sindaco della città dell’Aquila.
 Giovanna Corsaleclarusonline.it


Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe a Palazzo Ducale, VENEZIA

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Mostra a cura di Ben van Beneden, Direttore del Rubenshuis, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia.

Mostra organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con la Comunità fiamminga, la Città di Anversa e VisitFlanders.
Nella ricca Venezia fiorivano le arti e i commerci del più importante porto verso Oriente, mentre sulla riva destra della Schelda nella popolosa e florida città di Anversa ferveva il commercio del più importante porto verso Nord. Nel Cinquecento sulle strade che le uniscono viaggiavano le merci di tutto il mondo, e con loro le culture e le arti. Nell'opulenza fiorirono botteghe e studi, il mercato produceva ricchezza e innovazione, si moltiplicarono gli stili e le tecniche si andarono contaminando. L'ambizione di Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe è riuscire a restituire il fermento culturale e economico che ha attraversato l'Europa tra il XVI e il XVII secolo, con il suo carico di storie e stili, opere e collezioni.
Tiziano, Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI
Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) © Royal Museum of Fine Arts Antwerp www.lukasweb.be – Art in Flanders. Foto Hugo Maertens

La produzione artistica di Anversa nel XVI secolo sfoggiava una straordinaria varietà tematica e stilistica, non è quindi facile definire il suo carattere, che arrivò ad avere maggiore omogeneità nel XVII secolo ma senza mai sviluppare uno stile peculiare vero e proprio. Con oltre 140 pezzi che comprendono opere assenti da secoli in laguna dove pure furono prodotte, o mai esposte fino a oggi al pubblico, provenienti dalle più prestigiose collezioni pubbliche e private di Anversa e delle Fiandre e da altri Musei e collezioni italiane e internazionali, la mostra vuole narrare la ricchezza, la complessità, le specificità e le relazioni di un territorio a cavallo di due secoli.
Molti artisti nel corso del XVI e XVII secolo partirono da Anversa per viaggi di studio in Italia, contribuendo a diffondere la conoscenza del Rinascimento nell'Europa settentrionale e riportandone suggestioni compositive e tecniche pittoriche ma anche spunti organizzativi, si pensi a come fosse strutturato il già allora celebre studio di Peter Paul Rubens [1577-1640], su esempio veneziano, e alla sua acquisita abitudine di dipingere a olio bozzetti e studi preparatori. Dodici opere di Rubens sono in mostra, tra le quali il 'Ritratto di giovane donna con una catena', elegante e forte, rinvenuto solo una decina di anni fa e per la prima volta esposto al pubblico, e il monumentale San Francesco d’Assisi riceve le stimmate. Di Anthony van Dyck [1599-1641], che di Rubens fu talentuoso erede, le opere in mostra sono sette, con i suoi ritratti vividi e immediati dalla forte caratterizzazione e abile pennellata, quali lo Studio per un ritratto di un alto funzionario di Bruxelles e il 'Ritratto di Johannes Malderus', anche questa opera di recente riscoperta qui esposta per la prima volta.

A Venezia sia Rubens che van Dyck devono avere visto il quadro che raffigurava la composizione Tobia e l'arcangelo Raffaele, opera che oggi si è rivelata come 'Ritratto di dama con la figlia'. Il quadro incompiuto, che si ipotizza ritragga la donna amata Milia con la loro figlia, era nel suo studio quando Tiziano Vecellio [1488/90-1576] morì per un'epidemia di peste. Qualche apprendista di bottega poi ci dipinse sopra la scena religiosa, che ha attraversato i secoli. Nel 1948 il quadro è stato radiografato nel Courtauld Institute e diverso tempo dopo ripulito, in un lungo restauro durato oltre 20 anni, e ora dopo quasi mezzo secolo torna a Venezia. Il Tobia faceva parte della superba collezione Barbarigo, che sicuramente Rubens e van Dyck visitarono e che conteneva dipinti di tutte le fasi della carriera del maestro veneziano, di cui in mostra si può ammirare anche il magnifico 'Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI'.
Michaelina Wautier, Ritratto di due fanciulle come Sant'Agnese e Santa Dorotea
Olio su tela, Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) © Royal Museum of Fine Arts Antwerpn

Negli anni in cui Anversa fu capitale commerciale la notevole concentrazione di studi, botteghe e artisti produsse da subito una forte concorrenza e il proliferare di stili e maniere, con una certa tendenza alla specializzazione da un lato e alla versatilità degli artisti dall'altro. Maerten de Vos [1532-1603] dopo aver trascorso lunghi periodi a Roma e Venezia si costruì una solida fama come pittore di soggetti storici e ideatore di stampe, è qui presente con un importante nucleo di opere che comprende un tronie detto 'Studio di testa di uomo con la barba' e il dipinto 'La calunnia di Apelle'. Maestro di de Vos fu Frans Floris [1519-1570] esponente di successo della pittura storica, tra i primi a produrre in maniera sistematica studi di teste, o appunto tronies come vennero poi chiamati, oli su
tavola dipinti velocemente e talvolta dal vivo, che entravano a far parte di repertori di teste che venivano poi usate in composizioni più studiate. I suoi contemporanei Willem Key [1520ca-1568] e Adriaen Thomasz Key [1545ca-1589ca] pur formatisi nel solco della pittura storica si dedicarono poi alla produzione di ritratti di grande qualità. Nel lavoro degli artisti non mancarono gli esempi di commissioni eseguite da artisti diversi, come nel caso del Martirio di Sant'Apollonia realizzato nel 1628 da Jacques Jordeans [1593-1678], che aveva disegno sopraffino e passione per le scene storiche e mitologiche ed è qui presente con anche 'Amore e Psiche', considerato uno dei massimi capolavori dell'arte fiamminga. Jordeans dipinse il 'Martirio' per uno degli altari laterali della Chiesa degli Agostiniani di Anversa, l'altro fu eseguito da van Dyck e Rubens fece la pala per l’altare maggiore. La commessa vide riuniti i tre grandi capofila del Barocco anversese, probabilmente guidati da Rubens, che di van Dick e Jordeans fu maestro e che non raramente ha prodotto opere a più mani coinvolgendo altri artisti.
Anthony van Dyck 1599–1641
Il compianto sul Cristo morto / The Lamentation of Christ (1634 – 1635)
Olio su tela / Oil on canvas, cm 115,00 x 208,00
Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten – KMSKA
Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) © Royal Museum of Fine Arts Antwerp

Rubens eccelleva in tutte le categorie, scene bibliche e mitologiche e ritratti, paesaggi e nature morte, disegnava progetti per frontespizi, arazzi, sculture, ed era un artista erudito che spaziava dalla cultura antica all’arte contemporanea, ancorando il passato al presente. Dirigeva uno studio ampio e indaffarato la cui struttura organizzativa seguiva il modello delle botteghe italiane, dove una mole enorme di lavoro veniva sbrigata con l’aiuto di numerosi assistenti. Ad Anversa lo studio di Rubens aveva un ruolo di spicco, e il suo predominio artistico e sociale nei Paesi Bassi meridionali superò abbondantemente quello di Rembrandt, il suo pari olandese.
Jacopo Tintoretto 1519 – 1594
L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria / Angel foretelling the Martyrdom of
Saint Catherine of Alexandria (1560–1570)
Olio su tela / Oil on canvas, cm 177,10 x 99,30
Collezione privata / Private collection, on loan to the Rubenshuis, Antwerp © Collectie Stad Antwerpe

Anversa era l'epicentro della pittura fiamminga, ma anche in altre città la produzione artistica era di valore. A Bruges, a Gent con i caravaggisti, e soprattutto a Bruxelles. La pittura dell'intera regione fiamminga mostra una sorprendente varietà e qualità di stili e temi a opera di artisti cosmopoliti. Theodoor van Loon [1582ca-1649] aveva a lungo soggiornato a Roma, e morì poi a Maastricht, ma a Bruxelles divenne uno dei primi caravaggisti nel sud dei Paesi Bassi. In esposizione, circondate da molti esempi della vitalità della produzione artistica fiamminga, a sua firma si trovano una splendida 'Pietà' e una 'Sacra Famiglia' di pari livello. A Bruxelles operava anche Michaelina Wautier [1617-1689] una delle artiste donne degli inizi dell'età moderna. In mostra il suo particolare 'Ritratto di due fanciulle come Sant'Agnese e Santa Dorotea', con due ragazze in posa nei panni di giovani martiri. Altra mano femminile è quella di Clara Peeters, con una 'Natura morta con formaggi e burro, aragoste, gamberi, pane e vino' e una 'Natura morta con pesce, aragoste, gamberi e ostriche'. Di lei poco si sa, se non che dipingeva ad Anversa ed era specializzata in tale genere. La natura morta era con i paesaggi realistici, le scene storiche, mitologiche e religiose e le scene di vita quotidiana uno dei generi più diffusi. Nei trionfi di carni e nelle tavole imbandite compaiono a volte dei vetri, testimoni del virtuosismo degli artisti e della presenza anche nei floridi mercati di Anversa dei famosi vetri di Murano. Agli inizi del Cinquecento avevano aperto le prime botteghe maestri vetrai veneziani che in città producevano l'arte appresa in laguna, bicchieri, bottiglie e vasi in stile veneziano, vetri à la façon de Venise. In mostra alcuni dipinti che li ritraggono, tra i quali il raffinato 'Natura morta di fiori in un vaso' di Daniel Seghers [1590-19661] e la sontuosa 'Natura morta di frutta con un calice à la façon de Venise' di Jan Davidsz De Heem [1606-1684] e oltre 30 pregiatissimi pezzi del XVI e XVII secolo provenienti dalle collezioni del Museo del Vetro di Murano.
Jan Davidsz de Heem 1606 - 1684, Natura morta con un calice à la façon de Venise 
olio su tavola, Collezione privata | Courtesy Musée national d'histoire et d'art, Luxembourg

© Foto: MNHA | Tom Lucas

Un capitolo a parte merita il ritorno a Venezia dopo quasi 200 anni della pala d'altare che Tintoretto dipinse per la chiesa di San Geminiano, edificata nel 1557 nel cuore di Venezia, di fronte alla basilica di San Marco. Demolita nel 1807 la chiesa per volere di Napoleone, il dipinto 'L'angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d'Alessandria' passò in mani private, negli anni Ottanta fu acquistato dalla rockstar David Bowie e alla sua morte da un collezionista che lo ha affidato in prestito alla Rubenhuis, il museo della Casa di Rubens di Anversa. Oggi torna dove è stato creato, accompagnato da documenti storici sulla Chiesa di San Geminiano, opera dell'architetto Jacopo Sansovino.
Anthony van Dyck, Studio per il ritratto di un alto funzionario di Bruxelles, collezione privata, in prestito dal Rubenshuis, Antwerp © Collectie Stad Antwerpen, Foto: KIK-IRPA, Brussels

Nella sua età dell'oro Anversa ha visto nascere una élite commerciale e politica che amava esibire il proprio status, con lusso e raffinatezza. Artisti, mobilieri, ceramisti, vetrai, tessitori, stampatori di libri e costruttori di strumenti musicali potevano contare su un fiorente mercato. Nelle case delle famiglie più benestanti si trovavano clavicembali e virginali prodotti nelle botteghe di Anversa. La più famosa e produttiva fu quella della famiglia Ruckers-Couchet, che introdusse importanti elementi innovativi e la standardizzazione nella produzione degli strumenti, che raggiungevano ogni angolo d'Europa.
Tiziano Vecellio 1488–1576
Ritratto di dama con la figlia / Portrait of a Lady and her Daughter (1550 ca./c.)
Olio su tela / Oil on canvas, cm 88,30 x 80,70
Collezione privata / Private collection
A questo riguardo, una sezione speciale della mostra sarà dedicata al grande compositore fiammingo Adriaan Willaert che si stabilì permanentemente nella Serenissima diventando Maestro della Cappella della Basilica di San Marco nel 1527. Fu Willaert che fondò la celeberrima Scuola veneziana di Musica che formò, tra gli altri, Giovanni Gabrieli e Claudio Monteverdi.
Peter Paul Rubens, Ritratto di giovane donna con catena © Collezione privata

Anversa ricoprì, inoltre, un ruolo di spicco anche nella stampa dei libri, favorito dallo sviluppo in città di un settore finanziario in grado di sostenere gli investimenti dell'industria libraria e dalla presenza
e disponibilità di un gran numero di artisti, e gli editori di libri, mappe, stampe avevano un mercato internazionale

In copertina:  Tiziano, Ritratto di dama con la figlia, particolare
Collezione privata, in prestito dal Rubenshuis, Antwerp © Collectie Stad Antwerpen

C'era una volta un'Italia... Cenerentola e Teresa

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Gli ingredienti ci sono tutti per fare della storia di Teresa Bellanova una favola moderna. Da bracciante a Ministro della Repubblica.
Nel mezzo una storia di sudore e fatica. Una donna che lavora nei campi pugliesi, che conosce lo sfruttamento, che si ribella ai “caporali” e li sfida diventando sindacalista.
Una carriera costruita sull’impegno quotidiano, lottando per i diritti degli ultimi, con tenacia e determinazione. Se la sua storia fosse un film, la sua vita sarebbe una bella sceneggiatura. Di quelle in cui lo spettatore rimane incollato allo schermo e tifa affinché una “vinta” riesca a vincere. Un finale con lacrimoni di commozione. Invece no.
In quest’Italia non si ha voglia di sognare. Non si ha tempo. Non si perdona che Teresa ha soltanto la terza media! In un paese dove si perdona tutto. Con un Parlamento pieno di gente incompetente e miracolata che non conosce il lavoro e il sudore. Un mondo politico sempre meno concreto e sempre più retorico e parolaio.
Diventa il bersaglio sui social con una sequenza di battute sul suo vestito blu! Così appariscente da spezzare la tranquilla monotonia del palazzo, diventando facile bersaglio al centro della foto di rito.
Nel film di Teresa una delle più belle scene è quando si prepara per recarsi dal Presidente a giurare da ministro. Si prepara con cura. Sceglie dopo tante incertezze il vestito da indossare. Si sente una principessa e come tale non vuole passare inosservata. Mentre lo indossa ripercorre la sua vita e decide che non è il momento di nascondersi. È il gran finale e non vuole deludere.
Non ha fatto i conti con un popolo senza favole, un’Italia sessista e impaurita.
Già, dietro a questo attacco alla ministra Bellanova c’è la paura. Una paura strisciante che ha messo gli ultimi contro gli ultimi, e non gli ultimi contro i primi. Dove la fatica di Cenerentola non conta più, viene vista con sospetto e il principe è un coglione che non ha capito un cazzo!
I sette nani poveri disgraziati, emarginati dalla società, e Biancaneve una povera sprovveduta che “se l’è andata a cercare”!
C’era una volta un’Italia dove Teresa Bellanova sarebbe diventata l’esempio, soprattutto per i giovani, di chi vince la sfida della vita con il proprio lavoro, con le proprie idee, con la determinazione di chi non si arrende.
Eppure, forse non tutto è perso se Teresa oggi è Ministro della Repubblica e sfodera fiera il sorriso della vittoria.

Zeus



Damiano Azzizia, a Casa Vuota dal 13 settembre "Polvere" la prima personale in assoluto del giovane artista

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Un’ode al tempo che trascorre dentro stanze spoglie, dove gli oggetti se ne stanno sospesi in un’attesa piena di mistero e sono testimoni muti del passaggio delle ore e dei giorni. È uno scenario rarefatto quello evocato dalla mostra “Polvere”, la prima personale del ventiseienne Damiano Azzizia, che Casa Vuota ospita negli spazi di via Maia 12 a Roma. A cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, la mostra si inaugura venerdì 13 settembre 2019 alle ore 18:30 ed è visitabile fino al 13 ottobre su appuntamento.

“Quello di ‘Polvere’ – scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – è un universo in cui è avvenuta una grande fuga. Una migrazione improvvisa ha costretto gli abitanti a lasciare le loro case intatte, senza poter portare con sè niente. Damiano Azzizia è un osservatore delicato dei ritmi dilatati del silenzio e dell’abbandono. Dipinge scene di interni di piccolissimi formati, a volte raggruppate in sequenze di vago sapore cinematografico, che eleggono a loro protagonisti porzioni di oggetti, lacerti di muri, prospettive vuote. Più che lo spazio in se stesso, a interessare l’artista è il tempo e precisamente una sospensione temporale. I visitatori sono invitati a focalizzare la loro attenzione su alcuni elementi del paesaggio domestico che restano apparentemente immutati. Piccole isole di una quotidianità presente eppure remota sfidano la consunzione nell’esercizio di un’attesa perenne, gravida di storie. La misura di questa intimità, che coinvolge direttamente gli osservatori per la sua dimestichezza, è la polvere che si accumula. Come una specie di dichiarazione di appartenenza, se è vero che orazianamente ‘siamo polvere e ombra’”.

“Una costante del lavoro dell’artista – proseguono i curatori – è l’osservazione di ambienti intimi e consueti, domestici come déjà vu, caratterizzata dall’unione di un convincente realismo della descrizione con un senso lirico accentuato dai peculiari tagli di inquadratura scelti e dalla totale assenza della figura umana. Non c’è enfasi nelle stanze della solitudine e dell’abbandono. Un’impressione generale di precarietà è accentuata dall’impiego da parte di Azzizia di ritagli di cartone da imballaggio come supporto per i suoi dipinti. I bordi delle opere sono incerti, lacerati, sfaldati, in cerca di ricomposizioni e contrastano con la pulizia del dettato pittorico e con le sue cromie prive di eccessi”.

Per un’intima vocazione degli ambienti che la ospitano e della loro storia, la ricerca curatoriale di Casa Vuota predilige percorsi artistici che abbraccino una dimensione narrativa, capace di popolare di storie, miraggi, proiezioni e ricordi gli ambienti dismessi dell’appartamento del Quadraro. In questo senso, la ricerca di Damiano Azzizia si intona naturalmente con il sentimento profondo della casa. A una selezione di dipinti recenti, in mostra si affiancano dei lavori concepiti appositamente per lo spazio. Da una parte è Casa Vuota stessa a entrare nelle opere di Azzizia e dall’altra sono i dipinti a ricercare un dialogo con i segni e le cicatrici della vita consumata all’interno delle stanze.

Damiano Azzizia (1993) nasce a Martina Franca (TA) e studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Bari. Tra le mostre collettive recenti in cui ha presentato i suoi lavori si segnalano nel 2019 “The Night Watch” al Muzeul de Arta di Cluj-Napoca in Romania, “Exibhition” presso la UBB Galeria Paoul Sima nella medesima città e “Trullo 227_Relazioni” a Martina Franca a cura di Graziella Melania Geraci. Nel 2018 partecipa alle collettive “Accademia In e Out” al MAAC Museo Archeologico Arte Contemporanea di Cisternino (BR) e “Ovunque” alla Sala dei Templari di Molfetta (BA) e nel 2017 “Non contate sul mio passaggio” presso l’Ex Manifattura Tabacchi di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara. Nel 2017 ha vinto il Premio Nocivelli di Brescia nella sezione di pittura. “Polvere” a Casa Vuota a Roma è la sua prima mostra personale.

In copertina: The sad story of a chair, acrilico su cartone, 19x15cm, 2019

INFORMAZIONI TECNICHE:

TITOLO DELLA MOSTRA: POLVERE

AUTORE: Damiano Azzizia

A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo

LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A

QUANDO: dal 13 settembre al 13 ottobre 2019

ORARI: visitabile su appuntamento

VERNISSAGE: venerdì 13 settembre 2019, ore 18:30

INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 | email vuotacasa@gmail.com | INGRESSO GRATUITO

Venezia76: tutto pronto per il premio “Sorriso Diverso Venezia” 2019

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Tutto pronto per l’edizione 2019 del Premio collaterale di critica sociale "Sorriso Diverso Venezia” che rinnova la collaborazione tra la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e il Festival Internazionale di cortometraggi a tema dedicato al cinema sociale Tulipani di Seta Nera.

Il riconoscimento, che quest’anno vede la collaborazione di Paranormaltv e L'Oro di Bacco Piacere di perle dorate, verrà consegnato oggi 6 settembre, alle ore 15, al Venice Production Bridge (terzo piano dell'Hotel Excelsior del Lido di Venezia) all’opera cinematografica presentata a Venezia 76 che meglio valorizza i temi sociali e umani.

La Giuria che decreterà il vincitore, presieduta da Catello Masullo, critico cinematografico e presidente Cinecircolo Romano, è composta da: Paola Dei, psicologa dell’arte e giornalista critico cinematografico; Ira Fronten, attrice, direttrice dell’Italian Black Movie Awards (IBMA) e presidente della Associazione delle donne Latinoamericane in Itala (ASDLI); Stefano Giussani, Associazione Amici del Poldi Pezzoli; Armando Lostaglio, critico cinematografico, vicepresidente Cinit Cineforum Italiano e fondatore CineCLub “V. De Sica”; Franco Mariotti, regista, giornalista, saggista e critico cinematografico; Massimo Nardin, docente universitario, regista, sceneggiatore e critico cinematografico; Rossella Pozza, critico cinematografico e direttore responsabile della rivista QUI CINEMA Cinecircolo Romano; Roberta Rabino, Associazioneamica arte e cultura; Marcello Zeppi, presidente e direttore artistico del MISFF Montecatini e presidente giuria Bridge of Art.

19 le opere in lizza per il premio "Sorriso Diverso Venezia", selezionate dall’organizzazione del Festival Tulipani di Seta Nera insieme alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia:

CONCORSO

Perfect Candidate, di Haifaa Al Mansour, con Mila Alzahrani, Dhay, Nourah Al Awad, Khalid Abdulrhim.
Babyteeth, di Shannon Murphy, con Eliza Scanlen, Toby Wallace, Emily Barclay, Eugene Gilfedder, Essie Davis, Ben Mendelsohn.
Gloria Mundi, di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Anaïs Demoustier, Robinson Stévenin, Lola Naymark

J’accuse, di Roman Polanski, con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois

ORIZZONTI

Verdict, di Raymund Ribay Gutierrez, con Max Eigenmann, Kristoffer King, Jorden Suan, Rene Durian
Chola, di Sanal Kumar Sasidharan, con Joju George, Nimisha Sajayan, Akhil Viswanath
Hava, Maryam, Ayesha, di Sahraa Karimi, con Arezoo Ariapoor, Fereshta Afshar, Hasiba Ebrahimi
Pelikanblut, di Katrin Gebbe, con Nina Hoss, Katerina Lipovska, Adelia-Constance Giovanni Ocleppo

Nevia, di Nunzia De Stefano, con Virginia Apicella, Pietra Montecorvino, Rosi Franzese, Pietro Ragusa, Franca Abategiovanni, Simone Borelli, Gianfranco Gallo

FUORI CONCORSO

Woman, di Yann Arthus-Bertrand, Anastasia Mikova
Il pianeta in mare, di Andrea Segre
45 seconds of laughter, di Tim Robbins
Colectiv, di Alexander Nanau

Tutto il mio folle amore, di Gabriele Salvatores, con Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono, Giulio Pranno

GIORNATE DEGLI AUTORI

Mio fratello rincorre i dinosauri, di Stefano Cipani, con Alessandro Gassmann, Isabella Ragonese, Rossy de Palma, Francesco Gheghi, Gea Dall'Orto, Maria Vittoria Dallasta, Lorenzo Sisto, Roberto Nocchi. 

SETTIMANA DELLA CRITICA

Bombay Rose, di Gitanjali Rao.
Amateur, corto di Simone Bozzelli, con Aurora Di Modugno, Claudio Larena.
Il nostro tempo, corto di Veronica Spedicati, con Emanuela Minno, Franco Ferrante, Celeste Casciaro.

Scales, di Shahad Ameen, con Basima Hajjar, Ashraf Barhoum, Yagoub Alfarhan.

Il premio si inserisce nell'ambito della 'mission' del Festival Tulipani di Seta Nera - manifestazione istituita da L’Università Cerca Lavoro con il sostegno di Regione Lazio e Roma Lazio Film Commission - che vede in prima linea il Presidente Diego Righini, il Direttore artistico Paola Tassone, il produttore Leonardo Jannitti Piromallo e la presidente UCL Ilaria Battistelli: la kermesse da anni si occupa di utilizzare lo strumento cinema come valorizzatore di tematiche sociali, portando all’attenzione del pubblico prodotti cinematografici interessanti con messaggi di vita vera che forniscano grandi momenti di riflessione, speranza, rispetto e capacità di ascolto.


Theodor Rawyler, l'addio del mondo della danza

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L’intero mondo della danza, quello associativo in AGIS e al di fuori dell’AGIS, con gli artisti, gli operatori, i tecnici, si stringe, commosso, in un pianto comune per l’improvvisa e prematura scomparsa di Theodor Rawyler, per tutti Teo, co direttore artistico e Presidente dell’Associazione culturale Excursus.

Lo ricordano coloro che hanno avuto il piacere di conoscerlo ma è una perdita anche per chi non ha avuto la fortuna di incontrarlo lungo questo suo passaggio di vita, fugace e incompleto.

Viene a mancare un serio e preparato professionista, appassionato e profondo conoscitore della danza, nazionale e internazionale.

Attento ad ogni problematica del settore, ha sempre seguito l’attività dell’AIDAP con costante, convinta partecipazione ed intelligente impegno.

Anche per chi non l’ha mai conosciuto, resteranno a disposizione di tutti, come piume sospese e danzanti nell’aria, a disegnare la più bella coreografia di questa tragedia, i tratti educati, signorili e pacati della sua persona, la sua cultura che si apriva agli altri, la sua elegante sensibilità, la sua generosità, la sua operosa e discreta solidarietà per i più fragili.

Oggi, in un società in cui sono in tanti a gridare e ad alzare la voce per imporre il proprio IO, cercheremo di tendere l’orecchio al cielo per ascoltare quello che Teo vorrà ancora sussurrarci e le sue parole saranno delicate carezze al nostro cuore affranto.

SCIACCA, DOMENICA 8 SETTEMBRE “IN… CHIOSTRO” ANTONELLA BISCARDI PRESENTA "PEZZI DI NOI"

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Domenica 8 settembre 2019 alle ore 19.00 a Sciacca (AG), presso il Chiostro Sup. Palazzo Gesuiti, nell'ambito della manifestazione “IN… chiostro”, organizzata dal Comune di Sciacca in collaborazione con il Festival dell’Editoria Siciliana, l'autrice Antonella Biscardi presenterà il suo libro "Pezzi di noi" edito da Morrone Editore 

L’evento culturale “IN… chiostro”, dal chiostro del Palazzo comunale con i nuovi editori indipendenti siciliani, vede tre giorni – 6 7 8 settembre 2019 - fra libri, incontri con gli autori, novità editoriali, letture, presentazioni, con la partecipazione di diversi autori ed editori dell’isola che hanno ideato e promosso il Festival dell’Editoria Siciliana, tra i quali: Aulino Editore (Sciacca), Giambra Editori(Terme Vigliatore ME), Libridine (Mazara del Vallo TP), Medinova (Favara AG), Melqart (Sciacca AG), Morrone Editore(Siracusa), Navarra Editore (Palermo), Carlo Saladino Editore (Palermo), Studi storici siciliani (Agrigento).  
Il libro di Antonella Biscardi"Pezzi di noi", raccoglie racconti di verità e di fantasia. È il modo, per l’autrice, di parlare di ciò che accade, stupisce, amareggia, rallegra. È denuncia, confronto, stare insieme, entrare con il lettore nelle tradizioni, nelle forti emozioni, nella bellezza della vita “pezzi di noi” appunto. E’ un invito a fare un grande respiro, rallentare, assaporare il nostro vivere. E’ fare una passeggiata in bicicletta in una bella giornata di sole osservando il mondo che scorre intorno. Il libro raccoglie trentadue racconti, in ognuno dei quali il lettore può ritrovare una propria esperienza, un pezzo di sé, uno spunto per vedere i singoli eventi da un altro punto di vista, perché quello che siamo è il frutto di quello che siamo stati, ma è anche la conseguenza di quanto abbiamo seminato… perché chi non conosce la propria storia - come diceva Montanelli - non può avere, né avrà mai, un futuro. Sono racconti in ordine sparso, e chi legge può costruire la propria storia, il proprio libro. 
BIOGRAFIA
Antonella Biscardi nata a Napoli, vive a Roma dove si è laureata in Architettura. Dal 1993 svolge la sua attività nel settore della comunicazione televisiva, ideazioni di programmi e attività di giornalista e scrittrice, coniugando la sua passione per l’arte e la scrittura. Per anni ha curato e prodotto la trasmissione Guinness dei Primati “Il Processo di Biscardi”, contribuendo al suo grande successo.
Nel 2012 ha pubblicato il suo primo libro “Tutto (o quasi) su mio padre”. 
SCHEDA TECNICA
Titolo: Pezzi di noi
Autore: Antonella Biscardi
Illustratore: Francesco Barnabei
Editore: Morrone Editore
Pagine: 160
Dimensioni: cm 15 x 21
Prezzo di copertina: 16,00 euro  
Antonella Biscardi
Morrone Editore
Info

Eva Schubert, cantante e compositrice jazz

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Foto di Tiziano Mammana
«Definirei il mio stile come "sensuale". Alcuni cantanti sono dolci, alcuni cantano alto, altri sono giocosi e altri sono ghiaiosi.»

di Andrea Giostra

Eva Schubert, benvenuta e grazie per aver accettato il mio invito. Sei un cantante jazz molto famosa in Canada e negli Stati Uniti. Come vuoi presentarti ai nostri lettori italiani? Chi è Eva Schubert, cantante e compositrice jazz?

Sono una cantautrice ispirata al jazz classico dell'era di Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald. Quella è stata la musica che mi ha fatto innamorare del jazz, e rimane il genere di musica che mi piace ascoltare maggiormente. Quando scrivo canzoni, provo a catturare lo stesso senso di melodia, di strumentazione e di testi memorabili.

Quando hai capito di possedere il tuo talento come cantante jazz e compositrice? Qual è la tua storia artistica che vorresti raccontare ai nostri lettori italiani?

La cosa divertente è che ho iniziato a fare musica inaspettatamente. Sono cresciuta con la musica e il canto, ma ho fatto pochissimo studio accademico. Sono andata all'università per imparare qualcosa di sensato che mi avrebbe portato ad un lavoro affidabile. Tuttavia, il fascino della musica mi ha sempre chiamato. Avrei potuto scrivere testi ma non pensavo di poter fare musica. Ho letto la biografia di un poeta e cantautore che avevo sempre ammirato: Leonard Cohen. Come me, aveva iniziato con un'educazione sobria e pratica, ha scritto poesie e poi ha iniziato a fare musica. La sua musica è ciò per cui la gente lo ricorda maggiormente. Mi ha ispirato. Poi una mattina stavo pensando ad alcuni testi mentre mescolavo una pentola di farina d'avena, e improvvisamente ho cominciato a sentire la musica per quelle parole che avevo in mente. Mi sono precipitata sul mio computer per registrare la melodia prima che svanisse, e da quel momento in poi è stato come se nella mia testa mi fosse stato attivato un rubinetto. Da quel momento potevo sentire la musica ogni volta che componevo dei testi. La cosa che è successa dopo, naturalmente, è stata convincermi che avrei potuto cantare ed essere abbastanza audace da farlo in pubblico. Le mie prime volte sono state terribili, ma più l'ho fatto, più è diventato facile. Ho continuato a lavorarci da allora.

Qual è stata la tua formazione artistica e professionale? Come sei diventata un’importante cantante jazz?

Una volta che ho iniziato a scrivere canzoni, sapevo che dovevo imparare di più sul canto. Ho preso lezioni con Kate Hammett-Vaughan, che è un cantante jazz di Vancouver. Mi ha insegnato molto sulla respirazione e l'intonazione e su come offrire musica vocalmente. Naturalmente, i cantanti continuano a esercitarsi e ad imparare per sempre.

Chi sono stati i tuoi maestri? Gli artisti da cui hai imparato di più.

Ascoltare Ella Fitzgerald mi ha insegnato molto sullo stile del canto jazz. La chiarezza della sua voce, il modo in cui puoi sentire il suo calore e sorridere nel suono che produce, e le sue armonie, gli scatti, mi hanno insegnato la maggior parte di ciò che so della voce jazz. Canto ancora insieme alle sue registrazioni. Ho anche imparato da Billie Holiday e ho trascorso molto tempo ad ascoltare Natalie Cole. Etta Jamesè anche una delle mie preferite. La sua voce blues ringhiante e sexy è indimenticabile.

Come definiresti il tuo stile di interprete? C'è qualche cantante che ti ispira?


Quali sono le canzoni che ami di più e cosa suoni durante i tuoi concerti?

Molte sono canzoni di jazz classico che per me sono senza tempo. Dipende se devo tenere un concerto in cui le persone vogliono ballare o semplicemente sedersi e ascoltare. "Autumn Leaves" e "Summertime"sono due delle mie canzoni preferite di tutti i tempi. Adoro anche "Misty"e “They Can’t Take That Away From Me”.

Vuoi parlare del tuo ultimo lavoro? Quali sono i tuoi dischi che ami di più?

Sto per lanciare un nuovo Album che uscirà a settembre. Si chiama "Hot Damn Romance": una raccolta di 5 nuove canzoni che ho registrato con alcuni musicisti eccellenti all'inizio di giugno. Sono tutte canzoni originali che vedono protagonisti strumenti quali la tromba, la chitarra, il basso e un incredibile batterista.

Chi sono secondo te i migliori cantanti jazz con cui vorresti lavorare? E perché loro?

Oggi ci sono molti cantanti jazz fantastici. In Canada abbiamo Michael Buble, con il quale mi piacerebbe lavorare. Anche Mario Biondi ha uno stile scintillante. Il cantante lirico italiano Andrea Bocelli mi ha ispirato da quando ho conosciuto per la prima volta la sua musica. Fa anche collaborazioni al di fuori dell'opera. Sarebbe un sogno.

E i compositori? Chi sono secondo te i migliori a livello internazionale in questo momento?

Amo le colonne sonore di Ennio Morricone, in particolare "C'era una volta in America". Ludovico Einaudiè anche molto noto qui.

Conosci importanti e buoni musicisti e compositori jazz italiani? Se sì, chi sono e cosa apprezzi di loro?

Mi piace l'approccio ai classici del jazz che musicisti come Enrico Intra e il Trio di Guido Manusardi hanno mostrato. Anche Renato Sellani e Franco Ambrosetti sono fantastici. La chitarra jazz di Dario Chiazzolino e il contrabbasso di Silvia Bolognesi che recentemente hanno suonato in Canada.

Cosa ti piace della musica italiana?

Il romanticismo! Conosco il suo cliché, ma il tema della colonna sonora “Il Padrino” di Nino Rota mi ha affascinato dalla prima volta che l'ho sentito. E poi le voci dei Rat Pack, Dean Martin, Frank Sinatra, che a volte hanno preso delle canzoni italiane o hanno dato loro quel sapore con il quale hanno creato il loro jazz.

Nel grande frontale del "Teatro Massimo" di Palermo, la mia città, c'è un'iscrizione, che recita così: «L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano della scene il diletto ove non miri a preparar l'avvenire». Cosa ne pensi di questa frase? L'arte e la bellezza servono davvero a qualcosa nella nostra società contemporanea? E se sì, a cosa serve l'arte della musica?

Penso che sia una bella citazione, e anche molto vera. Il miglior piacere viene dalle cose che durano più a lungo dal momento in cui si verificano. La bella musica, la poesia e la letteratura sono così. Fanno fermare e meravigliare il loro pubblico e vivono nella loro mente per molto tempo dopo che sono stati vissuti per la prima volta. Arte e bellezza sono ancora oggi così. Sono più difficili da trovare in un mondo di emozioni istantanee e di scorrimento infinito sui nostri smartphone, ma quando incontri qualcosa di veramente sostanziale e bello, ti fa fermare e riflettere - e forse anche ricordare. Ti spinge più a fondo nel vero significato della vita.

A Palermo, la mia città, abbiamo un'antica e importante tradizione jazz con molti musicisti e compositori di talento. Dagli anni Settanta l'Orchestra Jazz Siciliana porta avanti la musica e la cultura jazz con grandi successi nazionali e internazionali. Ti piacerebbe fare un concerto con loro? Conosci quest'orchestra e la sua storia?

Mi piacerebbe assolutamente fare un concerto con loro. Non so molto della loro storia, ma le orchestre semplificano la profondità musicale, e i suoni delle grandi band creano il miglior jazz classico. Cantare jazz con un'orchestra sarebbe incredibile.

Quando verrai in Italia per un tour di concerti? Se sì, quando e dove farai i tuoi concerti in modo che i nostri lettori possano venire ad ascoltare le tue bellissime canzoni?

Sono stata in Italia - a Milano e Pavia - la scorsa estate. Ho conosciuto alcuni musicisti italiani fantastici con i quali ho suonato e mi sono divertita moltissimo. Sarebbe un piacere tornare in Italia e cantare per dei concerti. Ho semplicemente bisogno di partner musicisti jazz italiani per realizzare un tour. Accolgo con favore i tuoi suggerimenti!

Un'ultima domanda Eva, cosa vuoi dire ai nostri lettori per terminare questa intervista?

Una cosa che ho imparato è che bisogna sempre trovare il tempo per fare le cose che ami. La musica è decisamente così per me e mi riempie di gioia. Trova le cose che ti fanno sentire così e costruiscile nella tua vita con regolarità.

Eva Schubert

Credit Ph:
Tiziano Mammana | http://www.tizianomammana.com 

Andrea Giostra



Venezia76: ecco i vincitori del premio “Sorriso Diverso Venezia” 2019

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Ad aggiudicarsi il riconoscimento, istituito dal Festival dei Tulipani di Seta Nera, “Mio fratello rincorre i dinosauri” e “J’accuse”.

Grande successo per la cerimonia di premiazione del premio collaterale di critica sociale "Sorriso Diverso Venezia” tenutasi questa mattina all’Hotel Excelsior nell’ambito della 76. edizione della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Il Premio, che quest’anno vede la collaborazione di Paranormal e L'Oro di Bacco Piacere di perle dorate, è istituito dal Festival dei Tulipani di Seta Nera e ogni viene consegnatoall’opera cinematografica presentata al Festival di Venezia che meglio valorizza i temi sociali e umani.

I vincitori dell’edizione 2019 sono:

PREMIO MIGLIOR FILM ITALIANO
“MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI” di Stefano Cipani
MOTIVAZIONE :
Per aver saputo raccontare con un “sorriso diverso” che saper comunicare non significa solo esprimere pensieri e sentimenti attraverso messaggi verbali o scritti ma anche attraverso gesti, espressioni, comportamenti e con il linguaggio universale della musica. E per aver indicato che la vera accettazione e la vera integrazione si ottengono attraverso un percorso fatto di accettazione, comprensione e amore. Opera prima di Stefano Cipani, che, con una efficace regia istintiva ed una eccellente direzione di attori in gran forma, ha il merito di far conoscere al grande pubblico una bella storia di integrazione sociale, edificante, meritevole e meritoria. Un inno alla diversità, vissuta dal protagonista prima come condanna poi come meravigliosa occasione di arricchimento interiore e integrazione sociale.
Hanno ritirato il premio Stefano Cipani, Giacomo Mazzariol e una rappresentanza del cast.

MENZIONE SPECIALE per Lorenzo Sisto, attore con sindrome di down del film “MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI”: Alla bravura e alla spontaneità di Lorenzo, che attraverso il cinema si è fatto voce e volto della diversità. Il suo sorriso è un dono prezioso, di quelli che fanno bene al cuore, e che desideriamo ricambiare con il nostro. 

PREMIO MIGLIOR FILM STRANIERO
J’ACCUSE (L’UFFICIALE E LA SPIA) di Roman Polanski
MOTIVAZIONE :
Per aver evidenziato, in un mondo ormai privo di valori, che la lealtà, l’onestà intellettuale, la sincerità sono virtù attive e non passive che si perseguono giorno dopo giorno sostenendo anche momenti di ingiustizia. 
Dujardin tra le righe ci dice:”Siate onesti con voi stessi. Abbiate il coraggio di interrogarvi da soli sulle scelte che state per fare”. 
Capolavoro d’arte cinematografica di altissima qualità che tiene gli spettatori incollati alle poltrone per oltre due ore. Con atmosfere da thriller, l’incalzare incessante nello sviluppo della storia. Con colpi di scena a ripetizione, sapientemente dosati. Con un impianto scenografico portentoso ed una ricostruzione storica minuziosa della discriminazione sociale di Dreyfus in quanto ebreo, e della lunga e faticosa lotta per la reintegrazione sociale dello stesso. 
Hanno ritirato il premio Luca Barbareschi e Paolo Del Brocco.

Per me si tratta della quarta volta qui alla Mostra del Cinema di Venezia ed è sempre una grande emozione. In passato avevo già preso parte a questa rassegna talvolta vincendo. Sono tante le persone che devo ringraziare per avermi consentito di raccogliere riconoscimenti e consensi anche per “J’accuse” che considero un grande film, grazie allo straordinario impegno di Roman Polanski ma anche di ogni singolo professionista che ha contribuito a rendere eccezionale questa mia nuova avventura professionale” racconta entusiasta Luca Barbareschi.

La Giuria che ha decretato il vincitore è presieduta da Catello Masullo, critico cinematografico e presidente Cinecircolo Romano, ed è composta da: Paola Dei, psicologa dell’arte e giornalista critico cinematografico; Ira Fronten, attrice, direttrice dell’Italian Black Movie Awards (IBMA) e presidente della Associazione delle donne Latinoamericane in Itala (ASDLI); Stefano Giussani, Associazione Amici del Poldi Pezzoli; Armando Lostaglio, critico cinematografico, vicepresidente Cinit Cineforum Italiano e fondatore CineCLub “V. De Sica”; Franco Mariotti, regista, giornalista, saggista e critico cinematografico; Massimo Nardin, docente universitario, regista, sceneggiatore e critico cinematografico; Rossella Pozza, critico cinematografico e direttore responsabile della rivista QUI CINEMA Cinecircolo Romano; Roberta Rabino, Associazioneamica arte e cultura; Marcello Zeppi, presidente e direttore artistico del MISFF Montecatini e presidente giuria Bridge of Art.

Alla cerimonia di premiazione, condotta da Giorgia Boccardelli, hanno partecipato tanti giornalisti, critici cinematografici e personalità del mondo della cultura: Diego Righini (presidente di Tulipani di Seta Nera), Leonardo Jannitti Piromallo (produttore di Tulipani di Seta Nera),Alessandro De Benedetto (sponsor e produttore di Paranormal), Luca La Bella (co-produttore Paranormal), Alessia Di Fiore (archeologa), Angelica Bianca, Christian Carapezza, Katya Cimmino (staff di Paranormal), Ilaria Mallardi (Premio Sorriso Diverso Venezia 2019 e assistente di produzione).

Il premio“Sorriso Diverso Venezia” 2019 si inserisce nell'ambito della 'mission' del Festival Tulipani di Seta Nera - manifestazione istituita da L’Università Cerca Lavoro con il sostegno di Regione Lazio e Roma Lazio Film Commission - che vede in prima linea il Presidente Diego Righini, il Direttore artistico Paola Tassone, il produttore Leonardo Jannitti Piromallo e la presidente UCL Ilaria Battistelli: la kermesse da anni si occupa di utilizzare lo strumento cinema come valorizzatore di tematiche sociali, portando all’attenzione del pubblico prodotti cinematografici interessanti con messaggi di vita vera che forniscano grandi momenti di riflessione, speranza, rispetto e capacità di ascolto.

La nuova "Miss Italia" ha un talent scout: Alex Pacifico

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Miss Italia ha un talent-scout. E mica uno qualunque. Carolina Stramare, la neoeletta reginetta di bellezza nazionale, è stata tenuta a battesimo dal manager Alex Pacifico, che, durante la selezione di Miss Lombardia, che alla Stramare ha dato la possibilità di accedere alla finalissima del concorso, è stata incoronata proprio da lui.

“Qui stasera abbiamo la nuova Miss Italia”, aveva dichiarato Pacifico durante la premiazione. E Carolina, felicissima, forse un po’ se lo sentiva. Quando a dare un parere del genere è un vero scopritore di talenti come il famoso agente, che oggi rappresenta tanti volti famosi come Giulia Salemi, Massimiliano Varrese, Giovanni Ciacci, Jane Alexander, Benedetta Mazza, Sara Facciolini, Pamela Camassa, Tommaso Zorzi e tanti altri, è quasi come avere la vittoria in tasca.
Potrà essere felice, dunque, Carolina, bellissima ragazza di Vigevano ma con natali liguri, che in un certo senso porta la fascia in Lombardia ma anche nella Riviera. Ci sarà una collaborazione tra Miss Italia e la Alex Pacifico Management? Per ora dall’agenzia di celebrities bocche cucite. Ma non sarebbe una novità, visto che il concorso potrebbe davvero avvalersi della grande capacità di Pacifico di formare artisticamente e mediaticamente la vincitrice in carica, giudicata una delle più belle Miss degli ultimi anni.

Amsterdam, grande successo per Pagliacci - Cavalleria Rusticana di Robert Carsen-Lorenzo Viotti. La recensione

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Il dittico Pagliacci e Cavalleria Rusticana per tradizione oramai viene proposto congiuntamente ed è oramai comune anche la scelta dei registi di metterle in connessione nella narrazione.
Alla Dutch National Opera di Amsterdam all'inizio della seconda rappresentazione, ritroviamo fissi come ritratti in una foto o in un quadro Canio (Brandon Jovanovich) e le due vittime, circondati dal pubblico che è accorso a vedere da vicino come la resa teatrale si sia trasformata in tragica realtà.
Brandon Jovanovich
Oltre a ciò, di questa bella e applauditissima produzione sono parecchi gli elementi che resteranno nella mente e nel cuore degli spettatori grazie alla concezione meta-teatrale del regista canadese Robert Carsen, il quale è partito dalla scelta di evitare i cliché che accompagnano sovente le due opere: né commedia dell'arte in Pagliacci, né coloritura locale in Cavalleria Rusticana, decisioni suffagrate dalla scenografia di Radu Boruzescu.
A cominciare dalla musica: la direzione del M° Lorenzo Viotti (foto sopra) non ha rivelato per l'intera durata un solo labile segno di cedimento o stanchezza. I vari momenti, drammatici, sentimentali, vivaci, riflessivi sono stati eseguiti e donati al pubblico in maniera impeccabile, anche e soprattutto laddove la scena appare semivuota e lo svolgimento dei fatti rallentato.
Il coro di una bravura disarmante, di una flessibilità encomiabile: si è prestato con generosità a fare da pubblico, attore e persino da elemento scenografico. Il Maestro Ching-Lien Wu in una scena lo pure ha diretto sul palco e con un cenno ha ribadito alla povera Santuzza la sua condizione di disonorata e scomunicata.
Brian Jagde (Turiddu)
Gli artisti hanno gareggiato in bravura e immedesimazione: sin dal Prologo (Gevorg Hakobyan, Alfio in Cavalleria) si è subito intuito il livello delle interpretazioni.
Mai visto una resa così sensuale nel camerino di Pagliacci fra Nedda (Ailyn Pérez) e Silvio (Mattia Olivieri), grazie a una voce chiara e limpida e una fisicità notevole. Roman Burdenko ha dato vita a un Tonio splendido e spregevole. Divertentissima e ben giocata la scena fra Colombina/Nedda e un palestrato Arlecchino/Peppe (il fantastico Marco Ciaponi).
Anita Rachvelishvili (Santuzza)
Memorabile in Cavalleria, dopo "hanno ammazzato compare Turiddu", l'effetto del sipario che veniva giù col suo rosso intenso a ritmo della musica drammatica del finale. Così pure la trovata della parete specchio sullo sfondo che raddoppiava l'effetto della scenografia e delle presenze in scena, dando poi anche al pubblico di vedersi riflesso.
Una messa in scena premiata dal coinvolgimento e dai tanti tantissimi applausi riservati a tutti gli artisti, meritatamente. Giovanni Zambito.
Foto scena: © De Nationale Opera / foto BAUS

Don Giovanni di Mozart martedì 8 ottobre in diretta da Londra nei cinema di tutto il mondo

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(trailer) Martedì 8 Ottobre alle 19.45, il Don Giovanni di Mozart incanterà il pubblico e verrà trasmesso in diretta via satellite dalla Royal Opera House di Londra nei cinema di tutto il mondo (elenco delle sale italiane a breve su www.nexodigital.it).
Questa meravigliosa opera buffa dedicata al celebre seduttore presenta personaggi complessi, un dramma avvincente e melodie gloriose, da “Aria dello champagne”, intonata dallo stesso Don Giovanni, alla tenera espressione d’amore “Dalla sua pace” di Don Ottavio.
L’anti-eroe Don Giovanni è interpretato da Erwin Schrott. Nel cast anche Roberto Tagliavini nei panni di Leporello, Malin Byström come Donna Anna, Daniel Behle in Don Ottavio, Christine Rice in Donna Elvira, Louise Alder in Zerlina, Leon Košavić in Masetto e Peter Magoulas nel ruolo del Commendatore. Dirige l’orchestra Hartmut Haenchen.
Le dirette al cinema della Royal Opera House offrono al pubblico un’esperienza esclusiva, arricchita da filmati e interviste dietro le quinte.
Don Giovanni sarà trasmesso in diretta via satellite Giovedì 8 Ottobre alle 19.45. L’opera dura 3 ore e 30 minuti, incluso un intervallo. L’hashtag ufficiale dell’evento è #ROHdongiovanni.
Il prossimo appuntamento al cinema con la Royal Opera House sarà con Don Pasquale il 24 Ottobre. Tutti i dettagli su https://www.roh.org.uk/cinemas www.nexodigital.it.

In Italia la stagione 2019-2020 della Royal Opera House è distribuita nei cinema italiani da Nexo Digital in collaborazione con la Repubblica, MYmovies.it, Classica HD, Danza&Danza e Danzadove, Sipario-La Rivista dello Spettacolo, British Council e il progetto UK Italy Partners for Culture.

 Foto: Don Giovanni, Atto I ©2018 ROH. Photographed by Bill Cooper

Royal Opera House
Stagione 2019/2020
Royal Opera
Don Giovanni
martedì, 8 ottobre

Royal Opera
Don Pasquale
giovedì, 24 ottobre
Nuova produzione Royal Opera House e Opéra national di Parigi e Teatro Massimo di Palermo

Royal Ballet
Concerto/Enigma Variations/Raymonda Act III
martedì, 5 novembre

Royal Ballet
Coppelia
martedì, 10 dicembre


Royal Ballet
Lo Schiaccianoci
martedì, 17 dicembre

Royal Ballet
La Bella Addormentata
giovedì, 16 gennaio

Royal Opera
La Bohème
mercoledì, 29 gennaio 2020

Royal Ballet
Marston/Scarlett
martedì, 25 febbraio 2020
world premiere

Royal Opera
Fidelio
martedì, 17 marzo 2020

Royal Ballet
Il lago dei cigni
mercoledì, 1 aprile 2020

Royal Opera
Cavalleria Rusticana / Pagliacci
martedì, 21 aprile 2020

Royal Ballet
The Dante Project
giovedì, 28 maggio 2020
world premiere

Royal Opera
Elektra
giovedì, 18 giugno 2020

Pietro Mennea "Corri come il vento", l'omaggio musicale di Alberto Lagomarsini. La recensione

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(videointervista di Fattitaliani a Pietro Mennea) "Corri come il vento", il  nuovo singolo di Alberto Lagomarsini, è un omaggio al grande Campione e al grande uomo Pietro Mennea.
Attraverso un testo lineare, la canzone ribadisce l'affetto e accoglie l'abbraccio di tutti gli italiani verso Pietro Mennea "un uomo, un mito da noi tutti amati". Uno sportivo che ha fatto del rispetto delle regole e della leale concorrenza il credo di una vita: ecco perché continua "a farci sognare".
Riferendosi direttamente all'indimenticato e indimenticabile campione, Lagormarsini fa espliciti e commoventi riferimenti alla carriera sportiva, ai record, alla velocità, al pubblico che s'infiamma al suo passaggio, alle vittorie conquistate con fatica e costante impegno, "gocce di sudore e coraggio".

Il brano, già presentato in anteprima su Radio Rai 1 nella trasmissione "Zona Cesarini" condotto da Maurizio Ruggeri e Savino Zaba, è accompagnato da un video clip diretto da Angelovideoreporter. Tutto il ricavato dalle vendite  dai download, streaming e quant'altro sarà devoluto alla Fondazione Pietro Mennea Onlus della moglie Sig.ra Manuela Olivieri.

Mennea Day, un'impresa lunga quarant'anni
A quarant’anni dall’impresa di Città del Messico, tutta Italia corre nel ricordo di Pietro Mennea. Giovedì 12 settembre la Freccia del Sud sarà celebrata con il Mennea Day e con i tradizionali 200 metri aperti a tutti, stavolta ancora più importanti perché ricorre la “cifra tonda” dell’indimenticabile 19.72 di Città del Messico datato 12 settembre 1979. Un risultato scolpito nella memoria di tutti gli sportivi, tutt’ora record europeo e a lungo record del mondo. Come accade da sei anni, sarà una giornata dedicata ai valori che il campione olimpico di Mosca 1980 ha saputo incarnare e trasmettere dentro e fuori le piste: onestà, abnegazione, rispetto per se stesso e per gli avversari. Valori che dopo il ritiro dall’attività agonistica portarono alla nascita della Fondazione Pietro Mennea Onlus, organizzazione votata alle iniziative di solidarietà sociale.
MATERA CAPITALE - Il Mennea Day sarà celebrato nell’ambito delle manifestazioni per Matera 2019, Capitale europea della cultura. Nel centro della città, in piazza Vittorio Veneto, sarà posizionata una pista d’atletica sulla quale correranno i giovani atleti della Puglia e della Basilicata. Nel giorno in cui a Matera si riunirà anche il Consiglio Federale, sarà anche inaugurata alle 19, nella città dei Sassi, la Biblioteca della Cultura Sportiva intitolata a Pietro Mennea, un nuovo archivio di libri sportivi, tesi di laurea, progetti di ricerca, per promuovere tra i più giovani le grandi storie d’atletica e di sport, con un totem multimediale che permetterà ai visitatori di conoscere le imprese del campione di Barletta, scomparso nel 2013. La festa proseguirà quindi in serata al campo scuola Raffaele Duni con l’evento riservato alle categorie assolute. In occasione del Mennea Day, sono state realizzate in collaborazione con Poste Italiane mille cartoline commemorative su cui verrà apposto il francobollo del centenario del CONI con un particolare annullo filatelico dedicato alla Freccia del Sud.
SOCIAL NETWORK - Partecipate e raccontateci il vostro "Mennea Day" anche attraverso Facebook, Twitter e Instagram. Hashtag ufficiale: #MenneaDay 
LE SEDI DEL MENNEA DAY 2019 (in aggiornamento)

Basilicata: Matera; Emilia Romagna: Forlì; Friuli Venezia Giulia: Mereto di Tomba (Udine); Lazio: Roma (19 settembre), Viterbo; Liguria: La Spezia; Lombardia: Cairate (Varese), Casalmaggiore (Cremona), Pavia; Molise: Campobasso; Piemonte: Asti; Sardegna: Bolotana (Nuoro), Oristano; Sicilia: Mazzarino (Caltanissetta); Toscana: Grosseto, Pistoia; Trentino: Cles (Trento, 13-14 settembre); Veneto: Cassola (Vicenza), Rovigo.


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