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Monica Guerritore e il Teatro che porta in scena la Politica vera. L'intervista di Fattitaliani

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Al Festival Teatrale di Borgio Verezzi l’11, 12 e 13 luglio in Prima Nazionale “L’anima buona di Sezuan” di Bertolt Brecht. Traduzione di Roberto Menin.
Con Monica Guerritore che ne cura anche la Regia e sette attori della Compagnia. 

La vicenda della prostituta Shen Te che è costretta ad inventarsi un alter ego, il crudele cugino Shui Ta per tenere a bada i creditori e non disperdere il capitale donatole da tre Dei, con il quale ha acquistato una tabaccheria. Il Testo riprende alcuni dei temi centrali di Brecht. Primo fra tutti quello del doloroso rapporto tra io e società.
Shen Te all’inizio occupa il livello più basso perché si prostituisce per vivere.
Grazie alla Tabaccheria diventerà una piccola borghese ma capirà ben presto che la sua bontà la manderà in rovina.
Quando indossa la maschera ed i panni del cugino, abbraccia i principi del capitalismo più bieco: imbroglia i fornitori, non si fa scrupoli a sfruttare i suoi operai e quindi si trasforma in borghese.
Quando la donna svelerà la sua doppia identità   e dice “Com’è difficile essere cattivi”, emerge la sua consapevolezza. E’ meglio essere buoni e condividere quel poco che si ha. I tre Dei si convincono che Sezuan sia l’anima buona che cercavano (era lo scopo per cui erano scesi sulla terra), le consentono una volta al mese di vestire i panni del cugino ma le contraddizioni non vengono risolte. Sarà l’epilogo a farlo…
Il primo allestimento italiano fu al Piccolo Teatro di Milano per la Regia di Giorgio Strehler, nel 1958. Brecht non riuscì a vederlo perché morì il 14 agosto del 1956.

Per fattitaliani.it abbiamo intervistato Monica Guerritore
In Conferenza stampa ha dichiarato che è una grossa responsabilità portare a Teatro questo testo. Perché vista la sua grande esperienza? Intanto visto il giro immenso che fanno alcuni amori, mi ritrovo fianco a fianco con Strehler che mi ha fatto nascere e crescere. Dal ’74 al ’77 ho avuto la sua presenza costante con “Il giardino dei ciliegi” e subito dopo sono andata via dal “Piccolo Teatro di Milano” e ho proseguito nella mia carriera sentendolo sempre accanto. Quando vidi per la prima volta “L’anima buona di Sezuan” avevo già ventidue anni e quindi lì ho capito la reale portata dell’insegnamento che avevo avuto facendo le prove con Strehler di quello che voleva dire quando mi diceva “Ricordati che il Teatro è il racconto di un uomo che diventa il racconto di tutta l’umanità” oppure “Il Teatro è una missione civile, politica e di poesia, nient’altro”! 
Mi resi conto con il suo allestimento, con la sua versione scenica, di quanto le persone se messe di fronte al bisogno del mangiare, della fame, debbano scoprire in loro, l’aspetto cattivo, ringhioso. Chi non ce l’ha lo deve inventare. Il testo narra di un’anima buona che deve diventare cattiva per difendere l’amore, i propri figli e se stessa. Grazie alla coproduzione di La Contrada Teatro Stabile di Trieste e ABC Produzione Catania e grazie anche a Borgio Verezzi che in qualche modo sostiene questo allestimento, ho avuto la possibilità di mettere in scena uno spettacolo ricco, con tanti personaggi e con tanto impegno, ho pensato a questo testo perché è proprio la spiegazione di quello che stiamo passando in questo momento.
E’ un testo molto attuale, ha anticipato la mia domanda… Rifacendomi a quello che diceva Strehler “Il Teatro è il racconto di un uomo che diventa il racconto di tutta l’umanità” e questa gente che ci avvolge ma che viene respinta e non sono d’accordo perché sono per l’accoglienza….
Certo! Noi siamo buoni e poi scopriamo che molti di noi diventano freddi, duri, cattivi, chiusi. Perché? “Non hanno da mangiare “…
E’ la povertà! “Questa è la mia scodella di riso, non te la posso dare. Si diventa cattivi quando si è messi in una condizione di lottare uno contro l’altro, per i bisogni primari. Siamo attoniti e ci chiediamo perché l’Italia è così cattiva?
Me lo chiedo anch’io pensando all’emigrazione da parte di noi italiani verso altri luoghi! 
E’ proprio per questo che ho messo in scena questo testo e di nuovo vedo Strehler accanto a me. Noi riusciremo a capire cosa ci fa diventare così e forse a guarire!
Che cosa l’ha colpita maggiormente del Testo di Brecht? Quando Shen Te ha messo la maschera del cattivo cugino Shei Ta e dice “Com’è difficile essere cattivi”. C’è la consapevolezza che è faticoso, essere cattivi. E’ meglio essere buoni. Si ha poco ma è meglio dividerselo.
Si aspetta un pubblico giovane? Credo di sì, ci sono già moltissime richieste di scuole, di insegnanti e credo che questa sia la cosa più bella, il Teatro che porta in scena la Politica vera e non quella partitica in mezzo ai giovani.  Brecht è molto amato. Io l’ho già avuto accanto in “Giovanna D’Arco” c’era una bellissima poesia in cui diceva che le nostre parole d’ordine sono diventate confuse. Il momento le ha stravolte per non farle diventare riconoscibili. Anche per noi, la parola accoglienza è diventata un’altra cosa, è diventata insicurezza. Solidarietà è diventata pacchia. Brecht invece nel ’39 andava nelle fabbriche per insegnare agli operai, l’arte dell’osservazione per cercare di contrastare la propaganda. Per non farsi sorprendere impreparati.
Credo che chi ci governa adesso non sappia nulla del Teatro, della Cultura… Sì sono talmente divorati dall’affermazione del proprio dovere, non c’è radicamento. Conto molto nell’Europa e soprattutto nei giovani!   


Fabio Bacà e il 1° romanzo “Benevolenza cosmica”. La recensione di Fattitaliani

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Fabio Bacà, “Benevolenza cosmica”, Adelphi Ed., 2019, Milano - RECENSIONE di Andrea Giostra.

Ho appena finito di leggere questo romanzo d’esordio di Fabio Bacà pubblicato a marzo di quest’anno, 2019, dalla prestigiosissima casa editrice milanese Adelphi. L’ho comprato e letto perché qualche settimana fa ho visto un post dello scrittore torinese Enrico Remmert - che stimo e ammiro come narratore italiano originale e di indiscutibile spessore culturale e artistico - che nel suo profilo Facebook, dopo averlo letto, lo commentava così: «La cosa più intelligente e divertente che ho letto nel 2019. Chapeau!».Ebbene, dopo averlo letto anch’io, quasi d’un fiato, mi sono accorto di avere emozioni e sensazioni contrastanti, doppieper certi versi, che ho deciso di scrivere di getto seguendo pedissequamente il doppiodelle mie due pulsionidi lettore dilettante. Qual è a questo punto la mia vera recensione delle due a seguire? Per saperlo, bisogna affidarsi alla statisticadel lancio della monetina testa/croce… dove le probabilità sono perfettamente suddivise metà testa e metà croce… anche se poi, sempre la statistica ci avverte che nella realtà, è possibile che lanciando la nostra monetina in aria dieci volte, possa risultare che su dieci lanci venga sempre testa anziché croce… ma la probabilità che statisticamente ciò si avveri è di poco meno di 1 su 1000… quindi possibile nella realtà, ma molto improbabile per la scienzastatistica! Ma detto questo, per sapere qual è la mia recensione “vera”, basta prendere la nostra monetina, lanciarla in aria, aspettare che cada per terra, e il lato che vi apparirà sarà quello giusto… anche l’altro, a dire il vero, è quello giusto, ma riguarda il “lato verso”, la versione del mio doppiodirebbe Dostoevskij, o Gogol’, o Stevenson, o Oscar Wilde, o Pirandello, o Schnitzler… o forse Franz Kafka…? Boh? Confusissimo sono! Comunque sia… le due versioni della recensione che leggerete a seguire, da sorteggiare con la vostra monetina, sono queste:

Recensione “Testa”:
Un bell’esempio di ingegneria letteraria (bariccosa?) di stampo kafkiano verso… si potrebbe sintetizzare in questa frase il romanzo d’esordio di Fabio Bacàche sta facendo discutere animatamente schiere di critici e lettori appassionati di belle e finalmente originalistorie da leggere sotto l’ombrellone di questa rovente estate italiana. Franz Kafka che l’autore ci propone (p. 96) somigliate all’ispettore indagatore benevolo nella narrazione de quo che vorrebbe riempire il protagonista di decine di migliaia di sterline per un imprevedibile errore di Stato… e questo richiamo narrativo è come voler subliminalmente suggerire (?) la parentela narrativa del suo scritto con l’opera esistenzialista - La metamorfosi - più nota del grande genio letterario cecoslovacco… (O austriaco? O ungarico? O austroungarico … oppure, forse, tedesco d’Austria…? Boh? …) che qui assume le vesti di una Metamorfosi cosmicabenevolache investe - come già e per altro versoall’inizio del Novecento il Gregor Samsa del genio praghese - inesorabile il protagonista, un certo Kurt O’Reilly, di improbabili avventure metropolitane tutte a lieto fine nella Londra virtuale di Google Maps e Street View!
E poi ci sono due interessanti psicologi, o psicoterapeuti, o psicoanalisti … (?) … che nel rispetto della parità di genere – un uomo, il dottor Leone, e una donna, la dottoressa Dos Santo, entrambi latini e non anglosassoni - utilizzano approcci terapeutici brevissimi, anzi, fulminei, inverosimili, molto distanti dalla realtà terapeutica attuale, pur richiamando l’ortodossia freudiana, ma che dico?, junghiana, ma che dico?, della Scuola di Palo Alto watzlawickiana (Ma si può dire? Boh?), ma che dico?, ... o forse è un futuristico approccio olistico-psicodinamico che li comprende tutti e nessuno, e che viene utilizzato nel racconto con un settingtanto originale quanto efficace: in una piscina sospesa nel vuoto collocata in un attico lussuoso di un grattacielo il primo, in un affollato pub londinese alla moda la seconda. Ed entrambi, con geniale maestria clinica, in un'unica bizzarra “seduta”, riescono a comprendere l’inverosimile problema del nostro eroe, come se fossero dei veri psico-veggenti!
La scrittura di Bacà è ricercata e studiata a tavolino– ovviamente si fa per dire “a tavolino” in quanto oggi tutti gli scrittori, o quasi, per ricercare sinonimi e contrari che conoscono poco o ricordano a malapena dagli studi umanistici o scientifico/matematici/statistici liceali, utilizzano i dizionari online, quindi più opportunamente sarebbe meglio dire on the desk - in modo ossessivo, con un susseguirsi narrativo composto da significatie significantipioneristici e presi a prestito da altre discipline, frutto di una incontrollata e narcisistica coazione a ripetere letteraria che impressiona e sorprende a piè sospinto il lettore. L’ostentare termini non sempre necessari alla narrazione rallenta la lettura, la rende claudicante, incerta, a tratti la devia quasi algo-ritmicamente dall’originale storia di Kurt O’Reilly all’ammirazione per la sagacia e l’imponente spessore culturale dell’autore, al talvolta fastidio epidermico che proietta ob torto collo il lettore nelle fredde discipline statistiche e matematiche spoglie di qualsiasi forma di pathosnarrativo.
Detto questo, il romanzo è da leggere. Compratelo!

Recensione “Croce”:
Finalmente un bel romanzo italiano, originale, schietto, diretto, divertente, con un linguaggio nuovo, ricercato, non omogeneizzato, quasi gesualdobufalinianoper lo spessore “letterario” che l’autore riesce ad esprimere tra le righe della narrazione, sempre con un’armonia leggera, spiritosa, coinvolgente che cattura il lettore. Una storia statisticamente improbabile, è vero!, ma che contiene pillole di saggezza, di karma orientale, di sano neo-realismo virtuale contemporaneo, socialdirebbero i lettori Millennialche certamente, più dei nati nel Novecento, sapranno apprezzare questa avventura – Benevolenza cosmica– metropolitana oltremanica dei nostri giorni dove i ricchi ricchi mantengono sane distanze di sicurezza dai poveri poveri. Una storia raccontata con una scrittura narrativa al passo coi tempi dell’uomo technologicusdel Ventunesimo secolo e quindi fuori dagli schemi tradizionali e rassicuranti “promossi” dai più importanti editori italiani che mai s’avventurano nel lanciare autori originali - e quindi pericolosi commercialmente! – che in quanto “originali” risultano (per gli editori nostrani, appunto) incapaci di produrre opere letterarie omogeneizzate da pascere al lettore fedele (Il follower? Il fan? Il cliente che acquista come sonnambulolibri che non leggerà mai?) che non aspetta altro che il nuovo suggerimento della sua casa editrice di fiducia. Adelphiin questo caso ha avuto questo grandissimo e nobile merito e coraggio imprenditoriale: aver pubblicato un autore esordiente che senza dubbio alcuno è fuori dagli schemi rassicuranti e pedanti dei maggiori “scrittori”di successo italici, “maestri”nel creare confezioni di omogeneizzatiartigianali, scremati, insipidi e pedissequamente ispirati al taylorismo… o al fordismo? O al metodo tayloristico? O a tutti insieme allegramente? (Boh?) Confusissimo sono! Comunque sia, questo rimane senza dubbio alcuno un grande e ammirevole – almeno per me! - reciproco merito, di Adelphie di Fabio Bacà. Speriamo che su questa luminosa e pionieristica scia altre case editrici, altrettanto prestigiose e importanti quale Adelphi - oltre alle piccole case editrici indipendenti che lo fanno già da anni con gravoso e ardito rischio d’impresa! - inizino ad investire e a ricercare autori nuovi con scritture originali e moderne, e la smettano una volta per tutte di proporre e ri-proporre ossessivamente i soliti stereotipi déjà-vue i soliti omogenizzati (Mi ripeto? lo so! Ma mi diceva sempre mia nonna che repetita iuvant… chissà se nella fattispecie funzionerà!) che hanno nauseato sino al vomito la maggior parte dei lettori cacciatori di belle emozioni e di storie originali… lettori veri costretti, ahiloro, per non morire di noia intellettuale, a rifugiarsi nei classici dell’Ottocento e del Novecento!
C’è una domanda ricorrente che subliminalmente ritroviamo nella narrazione di Bacà: «Siamo vittime del fatoo padroni di noi stessi col nostro libero arbitrio?» Forse la statisticapuò aiutarci a capire? O forse no? Chi leggerà, vedrà…
Comunque sia, dal mio punto di vista Benevolenza cosmica va acquistato di corsa e letto con gusto che sarà fresco e intelligente (su questo non c’è alcun dubbio!) e stimolerà la voracità del lettore per altre e nuove storie che saprà offrici il nostro bravissimo Fabio Bacà.
Detto questo, il romanzo è da leggere. Compratelo!

Post scriptum:
In una bella intervista del 1987, Stanley Kubrick, lettore vorace e attento che spaziava dai classici alle letture dei più disparati romanzieri del suo tempo e autori spesso sconosciuti al grande pubblico, disse:«Tutti i film che ho realizzato sono partiti dalla lettura di un libro. I libri che ho trasformato in film avevano quasi sempre un aspetto che a una prima lettura mi portava a domandarmi: “È una storia fantastica; ma se ne potrà fare un film?” Ho sempre dei sospetti quando un libro sembra prestarsi troppo bene alla trasposizione cinematografica. Di solito significa che è troppo simile ad altre storie già raccontate e la mente salta troppo presto alle conclusioni, capendo subito come lo si potrebbe trasformare in film. La cosa più difficile per me è trovare la storia. È molto più difficile che trovare i finanziamenti, scrivere il copione, girare il film, montarlo e così via. Mi ci sono voluti cinque anni per ciascuno degli ultimi tre film perché è difficilissimo trovare qualcosa che secondo me valga la pena di realizzare. (…) Le buone storie adatte a essere trasformate in un film sono talmente rare che l’argomento è secondario. Mi sono semplicemente messo a leggere di tutto. Quando cerco una storia leggo per una media di cinque ore al giorno, basandomi sulle segnalazioni delle riviste e anche su lettura casuali.» (tratto da “Candidamente Kubrick”, di Gene Siskel, pubblicato sul Chicago Tribune, 21 giugno 1987).
Ebbene, finita la mia lettura di questo interessante romanzo, ho immaginato Kubrik seduto nella sua stanza di Londra dove si rinchiudeva spesso a leggere per ore ed ore alla ricerca di una storia da trasformare in uno dei suo film, che terminato Benevolenza cosmica dice a sé stesso ad alta voce:
Versione “Testa”: «What a fuck story written in a fuck way is this!?»
Versione “Croce”: «What a marvelous story written in an amazing way is this!?»

Anche in questo caso dobbiamo fare uso della monetina testa/croce per sapere quale espressione avrebbe usato alla fine della sua lettura il nostro Kubrick immaginato … perché le due eureka kubrickiane, come le due versioni della recensione, continuano a frullare nella mia testa di lettore curioso – ma certamente dilettante e incompetente - in modo ossessivo e con una coazione a ripetere irrefrenabile, anche se insignificante statisticamente!

SINOSSI TRATTA DAL SITO UFFICIALE DI ADLEPHI EDITORE:
«A Kurt O'Reilly non ne va bene una. Ma una, eh? Il medico cui si rivolge per un piccolo fastidio gli spiega, esterrefatto, che in tutti i casi conosciuti quel problema ha un esito nefasto – tranne che nel suo. Sul lettino di un tatuatore, una sensazionale pornostar gli lascia intravedere un paradiso a portata di mano. I soldi investiti distrattamente non fanno che moltiplicarsi. Persino il tassista che lo scorrazza in una Londra appena spostata nel futuro insiste per pagargli lui la corsa. No, decisamente qualcuno trama alle sue spalle, e a Kurt non resta che tentare di capire chi, e perché. Un po' alla volta una macchinazione verrà fuori, in effetti, ma non possiamo dire altro: perché la macchinazione è questo singolare, trascinante, divertentissimo romanzo.»

Link:

Andrea Giostra


Betty Scaglione Cimò, gli Istituti di Sciacca “Don Michele Arena” e “Mariano Rossi” adottano i romanzi della scrittrice

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di Alice Titone e Giusy Perrone

I progetti “Maggio dei Libri” e “Lettura ad alta voce”
di Alice Titone dell’Istituto “Don Michele Arena”di Sciacca
L’Istituto di istruzione secondaria superiore statale “Don Michele Arena”di Sciaccaè sempre stato in prima linea per la promozione della lettura e da sempre partecipa al “Maggio dei Libri”. La classe V B SIA dell’Istituto tecnico (ITET), sita in via Giotto, (la scuola ha molti indirizzi e molte sedi) coordinati da me hanno acquistato il libro della scrittrice Betty Scaglione Cimò – anche lei di Sciacca - che è stato letto dal mese di febbraio al mese di aprile, abbiamo dedicato alla lettura un’ora a settimana. I ragazzi hanno letto il libro interamente in classe, ad alta voce e ad ogni lezione un alunno diverso. Curo molto la lettura ad alta voce, lo scorso anno una parte dei ragazzi di questa classe ha partecipato ad un progetto PON “Lettura ad alta voce”da me condotto come esperta e aperto a tutti gli studenti dell’istituto. Hanno prodotto alla lavagna e poi ognuno ricopiato sull’ultima pagina del libro, un albero genealogico della famiglia in modo da avere sempre chiara l’evoluzione del libro e completarlo man mano che la storia seguitava. Frattanto la classe in quell’arco di tempo scolastico stava già studiando la fine della Prima guerra mondiale, il fascismo, il nazismo, ed era quasi alle porte della Seconda guerra mondiale. Lo studio della Seconda guerra mondiale è stato affrontato con metodologia laboratoriale. I ragazzi divisi in numero di due hanno prodotto dei PowerPoint evidenziando cause, effetti, fasi ed esiti finali della guerra (che oltre ad essere programma ministeriale della quinta classe è stato fondamentale per la comprensione delle fasi del libro) Finita la lettura del romanzo ho diviso i compiti in vista dell’incontro con l’autore. Una parte dei ragazzi ha scelto i brani da leggere, una parte ha cercato notizie sull’autrice, altri hanno prodotto un elaborato digitale sulla presentazione del libro, con sottogruppi che hanno avuto il compito di cercare immagini, di approfondire tematiche (ad esempio, il ruolo del Brasile durante la guerra); c’è stato un relatore, chi ha seguito al pc la presentazione per fare andare tutto per il verso giusto, chi ha illustrato il lavoro svolto, chi ha ringraziato e chi ha fatto diverse domande sia all’autrice che all’editore. L’incontro è stato condotto interamente dai ragazzi.
La manifestazione si è svolta nella sede di Via Giotto a Sciacca il 22 maggio, all’’interno della biblioteca dell’Istituto inaugurata il 15 maggio dopo un grande lavoro di ripristino di una biblioteca in disuso da oltre 10 anni. Per la realizzazione della biblioteca dell’istituto è stato realizzato un progetto che ha visto protagoniste tutte le biblioteche dei vari plessi.
Il desiderio di portare il libro di Betty Scaglione Cimò nella mia scuola nasce dalla mia consapevolezza, quale insegnante di storia e italiano di un istituto tecnico, di portare tra i banchi fatti di storia realmente accaduti per non essere solo fatti narrati nei libri. I ragazzi si sono ritrovati nella loro storia di Sciacca, un microcosmo che fronteggiava le problematiche nazionali ed internazionali. Si sono più volte illuminati i loro volti quando il racconto si inerpicava tra le vie, le piazze e le campagne conosciute. La scuola vive un grande cambiamento epocale ed è necessario fare amare ai ragazzi la storia e la letteratura con strumenti nuovi, con storiografia, con nuove metodologie. È stato un gran successo. Un successo contenuto anche nelle “fatidiche buste”del nuovo Esame di Stato.
(di Alice Titone)

Breve introduzione alla lettura del romanzo di Betty Scaglione Cimò “Con tutto il nostro amore”.
di Giusy Perrone dell’Istituto Comprensivo “Mariano Rossi”di Sciacca
Angelina e Iolanda, due donne, due storie narrate con molta semplicità, in modo dolce, quasi delicato. Il racconto di un periodo storico difficile, reso piacevole “dalla penna delicata”della scrittrice. Coinvolgente ed appassionante, oserei dire, trascinante… Ti fa rivivere il racconto come se fossi uno di loro, e soprattutto ti fa affezionare ai protagonisti ed alle loro vicissitudini. La scelta di questo libro per i ragazzi di terza media non è stata casuale, anche se occasionale è stato l’incontro con Betty Scaglione Cimò, della quale sono stata fortemente attratta per la sua capacità di comunicare con molta naturalezza eventi tragici… La lettura di questo libro, a mio parere, consentirà di apprendere un periodo storico non molto gradito ai ragazzi, proprio per la complessità degli avvenimenti, e di conoscere la “storia” e “luoghi” della propria città senza mai annoiarsi.
(di Giusy Perrone)

Alice Titone

Giusy Perrone

Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Statale “Don Michele Arena” di Sciacca

Istituto Comprensivo “Mariano Rossi” di Sciacca

Betty Scaglione Cimò

I libri dei Betty Scaglione Cimò

Aulino editore


SAGRA DELLA PECORA di Fabrica di Roma VIII edizione, 12-13-14-19-20-21 luglio

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Ottava edizione, e per sei giorni nei due fine settimana di metà luglio, per la Sagra della Pecora di Fabrica di Roma, la manifestazione incentrata su uno dei sapori della tradizione autoctona rielaborato in mille sfaccettature.
Nel cuore della Tuscia Viterbese anche quest’anno, e precisamente il 12,13,14, 19, 20 e 21 luglio si potranno condividere giorni di gusto e di festa all’insegna delle proposte più variate e ricette originali dedicate all’ovino. A partire dalle 19,30 in piazza Madre Teresa di Calcutta, il Comitato dei Festeggiamenti dei SS. Matteo e Giustino, ente organizzatore dell’iniziativa insieme all’assessorato alla cultura del comune di Fabrica di Roma, accoglierà centinaia di persone ogni sera in un vero e proprio ristorante a cielo aperto, con servizio ai tavoli.
Molteplici le proposte sul piatto, dalla porchetta di pecora agli gnocchi al castrato, dallo spezzatino di pecora ai celebri arrosticini preparati e cucinati in tempo reale (60mila quelli sfornati nell’edizione 2018, con un record assoluto di affluenza di 1000 persone a sera). E, ancora, il celebre piatto del luogo: la Pecora alla callara, che conta un mélange di 20 odori e che prevede una cottura di tantissime ore, ma anche la pecora alla brace e le salsicce di pecora (oltre a quelle di maiale), preceduti dal maxi antipasto con oltre 20 ingredienti tra cui un particolarissimo lonzino di pecora. Alla cena, accompagnata da vini del territorio (e non solo), seguiranno varie performance musicali. E’ prevista anche, come di consueto, una dimostrazione dell’arte della lavorazione del formaggio e della ricotta di pecora da parte del Mastro Casaro. Menu senza glutine disponibile su richiesta.
Fabrica di Roma (VT)
Piazza Madre Teresa di Calcutta Loc. Vallette (Piazza Mercato)

Ore 19,30
Apertura stand gastronomici

Dopo la cena:
Dimostrazione del Mastro formaggiaio sull’arte della lavorazione di formaggi e ricotta

A seguire: musica dal vivo
GRUPPI MUSICALI:
12 ramiccia
13 zerofobika
14 amazing place
19 stranavoglia
20 ombre dure
21 ukus in fabula

Menu
Maxi antipasto del pastore - Gnocchi al castrato e all’amatriciana - Pecora alla callara - Pecora alla brace - Salsicce di pecora e salsicce di maiale – Arrosticini - Porchetta di pecora - Cicoria e patatine fritte – Dolci - Cocomero

Infoline e prenotazioni: + 39 366 2356728 - scaren_78@yahoo.it
Pagina FB: https://www.facebook.com/SagradellapecoraFabricadiRoma/

Concorso Esteri, Miur blocca convocazioni colloqui per i ricorrenti.

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CONCORSO ESTERO BLOCCATA DAL MIUR LA PUBBLICAZIONE DELLE CONVOCAZIONI PER  I COLLOQUI PER I RICORRENTI AMMESSI ALLA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE

IMMEDIATA PROTESTA AL CONSIGLIO DI STATO  DA PARTE DELL’ UFFICIO LEGALE DELLA UIL SCUOLA RUA E  DELLE ALTRE  OO.SS.
FISSATA AL 30 LUGLIO PROSSIMO  L’UDIENZA DAL CONSIGLIO DI STATO
La nota del Miur
In riferimento ai decreti in oggetto: decreto del Presidente del Consiglio di Stato– sezione VI- n. 2448/2019 e decreto del Presidente del Consiglio di Stato– sezione VI- n. 2449/2019 si fa presente che l’Avvocatura Generale dello Stato rappresentato quanto segue. Ai sensi dell’art. 56, comma 4 c.p.a. “il decreto [monocratico] perde efficacia se il collegio non provvede sulla domanda cautelare nella camera di consiglio di cui al periodo precedente”, ovvero la camera di consiglio ex art. 55, comkma 5 c.p.a. Pertanto “avendo il collegio alla camera di consiglio del 13.06.2019, rinviato la trattazione della causa al 26.09.2019, in applicazione della disposizione sopra richiamata i decreti monocratici di cui alla richiesta riscontrata hanno allo stato perso efficacia”. 

Memorabile Carmen di De Ana/Oren all'Arena di Verona. Grandi Dudnikova e Muehle. La recensione di Fattitaliani

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Emblema della libertà femminile in un mondo maschile per cui una donna è necessaria laddove "si tratti di compiere frodi e furti", Carmen di Bizet è un personaggio sempre atteso nelle stagioni liriche.

All'Arena di Verona ieri sera la bella sigaraia aveva il volto di Ksenia Dudnikova, che già al primo atto ha sedotto José e il pubblico nella scena in cui, legata, riesce a convincere il brigadiere del suo amore e dunque a lasciarla libera.
Aiutata da scenografie e da un ensemble veramente suggestivo di cui il regista Hugo De Ana tiene efficacemente le fila, Carmen vola leggera e al di sopra di tutti, com'è giusto che sia. Martin Muehle si mostra intenso interprete specialmente quando le dichiara il suo amore senza riserve e per l'intera rappresentazione rivela una straordinaria capacità di attore nel rendere lo struggimento continuo causatogli dall'amore che prova per Carmen.
Il secondo atto si connota piacevolmente subito per l'effetto delle proiezioni a cura di Sergio Metalli, per il bel quintetto Nous avons en tête une affaire,  che Carmen esegue con Mercédès, Frasquita, Carmen, il Remendado e il Dancairo,(interpretati da Clarissa Leonardi, Karen Gardeazabal, Roberto Covatta e Nicolò Ceriani) e l'entrata di Escamillo, Alberto Gazale.
Ottimo l'allestimento scenico del rifugio dei contrabbandieri nella terza parte: qui in un'atmosfera buia e sinistra, presagio del finale, spiccano il terzetto delle carte Mêlons!, Coupons! di Frasquita, Mercedes, Carmen contenente l'arioso di Carmen En vain pour éviter les réponses amères, la gelosia di José che inizia a trasformarsi in furia e la bellissima aria di Micaela Je dis que rien ne m'épouvante grazie alla struggente interpretazione che ne dà Ruth Iniesta.
Il quarto atto continua a stupire l'Arena con coriandoli e giochi d'artificio: il pubblico applaude con generosità, sottolinea il grande lavoro dell'Orchestra diretta dal M° Daniel Oren.
Uno spettacolo riuscitissimo: striscioni inneggianti alla libertà delle donne campeggiano nella terza parte di una versione ambientata negli anni Trenta del Novecento, periodo storico significativo per sottolineare la ricerca incessante della protagonista verso la sua indipendenza e libertà. Giovanni Zambito.
Per il Festival 2019 torna Carmen, capolavoro di Georges Bizet nell'allestimento a firma del famoso regista argentino Hugo de Ana, che cura regia, scene e costumi.
Il regista argentino vuole affrancare la Siviglia di Carmen dal cliché variopinto e folkloristico immaginato da molti artisti di fine Ottocento e dalla tradizione. Per andare al cuore delle passioni e del mondo gitano in cui la protagonista si muove, de Ana traspone la vicenda un secolo dopo rispetto al libretto, negli anni Trenta del Novecento, periodo storico significativo per sottolineare la ricerca incessante della protagonista verso la sua indipendenza e libertà, che la porterà come un torero nella Plaza de Toros, un’arena nell’Arena, ad affrontare fino alla morte la prepotenza maschile e una società ostile al suo essere zingara quindi diversa.

RETTORE al COPACABANA SUITE il 2 agosto in THE SHOW a Margherita di Savoia

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Splendida splendente l’estate al Copacabana suite con Donatella Rettore in concerto il 2 agosto

Evento di punta dell’estate griffata Copacabana suite, Donatella Rettore e la sua band in concerto a Margherita di Savoia (BT) il 2 agosto nel suo The Show “Ti voglio bene, sì, ti voglio tanto bene…” con la direzione artistica di Carlo Gallo.
Artista sopra le righe, trasgressiva e ironica, anticipatrice di mode, ma anche straordinaria cantautrice italiana, Rettore, o semplicemente Donatella, resta ancora oggi un’icona degli anni ’80. Tantissimi i suoi successi da “Splendido Splendente” (il pezzo ha 41 anni ma non li dimostra) a “Kobra”, da “Donatella”, con il quale vince il Festival bar nel 1981, a “Lamette (dammi una lametta)”. Gli album pubblicati dalla Rettore di quegli anni ottengono un grande successo anche in molti Paesi europei, diventando così una delle cantautrici italiane più amate anche all’estero e attirando l’attenzione di famosi artisti stranieri che scriveranno per lei.

Il “fenomeno Donatella Rettore”, supportato da un look coloratissimo e trasgressivo, che vira verso il punk, anticipa di almeno una decina d’anni tematiche ora di portata popolare.

Nel 1982, ad accompagnare l’uscita del concept album “Kamizaze Rock ‘n’ Roll Suicide”, fu pubblicato il fortunato 45 giri “Lamette”, una canzone elettro-pop che riesce a rendere popolare un tema non esattamente “da classifica” come quella della chirurgia plastica.

Il titolo del suo Show è ispirato proprio ad un verso del testo della canzone “Lamette”: “ti voglio si, ti voglio tanto bene ma, ma, ma dammi una lametta che mi schioppo le vene!”. Ascoltata oggi, in pieno clima revivalistico anni ‘80, il pezzo ha ancora una grande forza espressiva e coinvolgente.

C’è grande fermento oltre che attesa per una stella del panorama musicale che illuminerà la sera di venerdì 2 agosto al Copacabana e la cui voce riecheggerà in riva al mare dirompente e trascinante come solo quella della Rettore sa fare. A seguire un after show di sicuro appeal con dj che saranno straordinari music designer della serata.

L’estate 2019 è entrata nel vivo, siamo pronti per berla tutta d’un sorso a tempo di musica al Copacabana suite, decisa a riscrivere le emozioni cui ci ha abituati da sempre.

Evento clou venerdì 2 agosto Donatella Rettore in concerto, venerdì 14 agosto, aspettando il giorno più caldo dell’anno, un dinner show coinvolgente con Orlando Johnson & Barrio Band, a seguire un incredibile after party con special guest dj.

Start h 21,00. Infoline Copacabana suite: 346 2169979 // copacabanasuite@libero.it
I biglietti sono in vendita sia presso il Copacabana Suite, Lungomare Amerigo Vespucci, a Margherita di Savoia (BT) sia sul sito ciaotickets al seguente link:

Biglietti disponibili anche a Bisceglie presso:
Bar San Giuseppe
Via Giovanni Bovio 189 (di fronte ingresso Basilica San Giuseppe - DON UVA) 76011 BISCEGLIE BT
Info 347.5095220 - 392.3402218

LATIN AMERICAN FASHION, DUE GIORNI CHE HANNO INCANTATO LA MODA A ROMA: LA CREATIVITÀ NON HA FRONTIERE

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Grande attenzione verso gli stilisti Latino Americani da parte del mondo della moda italiana. Giornalisti e buyers, presenti a Roma per la sessione estiva della fashion week, hanno affollato Palazzo Ferrajoli per la sfilata del 3 luglio e per lo shoowroom del 4 luglio, nel calendario di AltaRoma.  

Piazza Colonna, cuore pulsante della vita della Capitale, è diventata, per due giorni, una piccola enclave Latino Americana, grazie al grande lavoro di Elsy Aparicio, autentica ambasciatrice della moda Latino Americana in Italia, che vi ha magistralmente mandato in scena l’evento Latin American Fashion, un format di evento unico e registrato, articolato su diversi momenti espositivi. Una sfilata, uno showroom, uno shooting fotografico nei luoghi simbolo della Città Eterna, per valorizzare il turismo attraverso la moda, e un Fashion Tour finale che ha portato i designer a visitare Palazzo Fendi e le principali attrattive storiche ed artistiche della Capitale.

Un progetto di Elsy Aparicio e Barbara Gutierrez, dal respiro decisamente internazionale, patrocinato da CNA Federmoda, di Iila, del Prodi e dalle diverse Ambasciate dei Paesi coinvolti, che hanno premiato i loro stilisti con importanti riconoscimenti. Palazzo Ferrajoli, una delle più prestigiose dimore storiche di Roma, è stato scenario di due di questi momenti, che hanno colorato il calendario dell’Alta Moda Capitolina, attraverso una sfilata collettiva di stilisti provenienti da Brasile, Cuba, Ecuador e Messico, ai quali, il giorno successivo, si sono uniti stilisti provenienti da altri Paesi per una ulteriore giornata dedicata a buyers e stampa con uno showroom che ha evidenziato le grandi potenzialità commerciali di questi giovani e talentuosi stilisti, sottolineando l’importanza di questi eventi per l’internazionalizzazione della moda.

Due giornate ricche dei sapori, dei ritmi e dei colori della moda Latino Americana per i numerosissimi ospiti che hanno gremito le eleganti sale del Palazzo, accolti dalle maestose e scenografiche costruzioni floreali in cartapesta realizzate dagli artisti di Floredecor Sepa. Coloratissime peonie, romantiche rose e poetici girasoli, simbolo floreale di quell’America Latina che ha mostrato al mondo le proprie potenzialità nel campo della moda, in una sfilata animata da ritmi sudamericani che ha visto in passerella le creazioni ed il talento latino americano, in un ideale abbraccio di culture e stili diversi. 

Dal Messico Manuel Rodriguez, couturier delle star del suo Paese, ha incantato il prestigioso parterre con un’antologia delle sue più importanti creazioni e Sara Garcia Meza, con la sua linea Tirza ispirata alle tele dei pittori, una vera e propria miscela di trame messicane e ricami, con un tocco di dolcezza e freschezza.

Napoleao Cesar ha rappresentato a Roma la vitalità e la natura del Brasile, nella sua nuova collezione che gioca con colori fluorescenti e intriganti sfumature che richiamano quelli del suo meraviglioso Paese.

Un mix di creatività capace di  fondere, idealmente, la cultura caraibica degli stilisti Cubani Jacqueline Fumero, che ha portato in passerella la sua ultima collezione couture accompagnata dai gioielli di Ismael De la Caridad, creando quadri moda ispirati ad una donna moderna e sofisticata, che vive una profonda spiritualità, con richiami cromatici ispirati al calore ed al colore del sole e Yosmany Larrea – ispirato interprete di una una donna attenta ai dettagli ed alle sfumature, sofisticata, elegante, raffinata in ogni occasione della giornata - con quella dell’Ecuador, rappresentata nello showroom dalla capsule collection della Fashion Designer Belen Jacome e da Gabriela Guasgua, che ha portato a Roma il frutto della collaborazione con gli artigiani di Otavalo nella sua linea GiBAG - Handbags and Accessories, in un tripudio di estro, energia, colori e vitalità al quale ha contribuito, rappresentando degnamente il Vecchio Continente, la Stilista Croata Sladana Krstic, con la sua prima coloratissima collezione prêt-à-porter in raffinatissima nappa e con una capsule collection di gonne svasate, le sue  iconiche “Pantalozze”, gonne e pantaloni palazzo che rappresentano la sua cifra stilistica distintiva. A Roma ha voluto omaggiare l’America Latina con scenografici e coloratissimi copricapo, caratterizzati da motivi floreali, realizzando un ideale abbraccio tra la creatività di due Continenti così lontani ma vicini per la voglia di crescere e di stupire. Anche il cocktail, che ha fatto seguito alla sfilata, ha portato a Roma i sapori dell’America Latina con succhi tropicali, frutta esotica ed una scenografica torta dai colori e dai sapori Latino Americani. 

Riteniamo di aver raggiunto un grande risultato, frutto di un intenso lavoro diplomatico e di una grande ispirazione - afferma Elsy Aparicio, responsabile del progetto Latin American Fashion -  dimostrando quanto sia importante realizzare interazione tra le diverse culture, in particolare tra l’America Latina e l’Italia, creando un flusso creativo che coinvolge stilisti provenienti da ogni parte del mondo, in un proficuo scambio culturale che valorizza le singole culture e le arricchisca con l’incontro, il confronto e il mash up creativo. La motivazione con cui abbiamo perseguito questo obiettivo ci ha portato ad operare instancabilmente alla ricerca di proficue relazioni istituzionali, per far emergere le più interessanti professionalità dell’America Latina, Continente ricco di storia, cultura e tradizioni e di quel fermento creativo che è stato l’autentico protagonista nella due giorni di Palazzo Ferrajoli, collaborando con tanti interlocutori istituzionali, primo fra tutti Antonio Franceschini, Responsabile Nazionale di CNA Federmoda, attiva nella collaborazione internazionale per favorire l’incontro e lo scambio di esperienze tra giovani designer, preparando il terreno ad importanti sviluppi che porteranno alle future, entusiasmanti edizioni di Latin American Fashion. Un progetto nato dal bisogno di mostrare al mondo le potenzialità nella moda dell'America Latina, per favorire, attraverso la moda, uno scambio tra le diverse culture, per l'internazionalizzazione dei Paesi, per l'inclusione, per combattere la chiusura delle frontiere e dimostrate come l'Italia sia un Paese dalle molte opportunità, aperto e creativo. Un progetto che vuole includere la moda Latino Americana in Italia ma anche portare le proposte creative dei giovani talenti Italiani in America Latina. A Palazzo Ferrajoli, con grande emozione, abbiamo visto il coronamento di un lungo lavoro, della realizzazione di un sogno da molto tempo chiuso nel cassetto. Ma non ci fermiamo qui, siamo già concentrati sulla Fashion Week di Milano di settembre per l’International Showroom Fashion Art - ISFA19 e sulla raccolta delle richieste di adesione di tanti designer latino americani che vogliono partecipare alla prossima, attesissima edizione di Latin American Fashion, frutto di un grande lavoro di scouting internazionale, che proseguirà al Conglomerato Tessile della Bolivia (COTEXBO) e nel Primo Concorso di Fashion Design “Marca Llama” organizzato da COTEXBO”.

Latin American Fashion ha mirabilmente dimostrato come la creatività non abbia confini e come possa esprimersi compiutamente quando è supportata da organismi internazionali ed istituzioni di settore, testimoniando, attraverso l’eleganza degli abiti e degli accessori, la forte connotazione culturale e la profondità del sentimento Latino Americano che ha contagiato Roma con il suo calore ed i suoi colori.

Per la realizzazione dell’evento si ringraziano:

Sponsor:
Iberoamerica Viaggi, Gruppo Di Rienzo - Luxury Suite

Partner e Media Partner:
Accademia Altieri Make Up, Rivista Renacer (Puerto Rico), Leonardo Angelo - Becool Magazine (Italia), Woman & Bride

Patrocini:
Ambasciate dell’Ecuador in Italia, Ambasciata del Messico in Italia
CNA FEDERMODA
PRODI - Cámara Paraguaya de Diseño e Innovación
IILA - Organizzazione Internazionale Italo Latinoamericana
Cámara Argentina de Empresarios Culturales (CAEC)
Red Cultural Mercosur
Camera di Commercio Italo Boliviana
Conglomerado Textil Bolivia COTEXBO

Fotografi ufficiali:
Giacomo Prestigiacomo, Claudio Martone
Collaborazione di Stefania Sammarro e Gabriel Munari

Fashion Consulting:
Bolivia: ROBERTO ARANIBAR  
Brasile e Paraguay: LORENA MARIN
Colombia: VANESSA TIRADO
Cuba: YOSMANY LARREA
Ecuador: PAULA ARGUELLO
Rep. Dominicana: LUCA GAMMELLA
Messico: FLOR OCEGUEDA
Direttore Amministrativo: BARBARA GUTIERREZ
Direttore Organizzativo: ELSY APARICIO
Coordinatore Make up: SAFIRA ALVAREZ


Organizzazione:
Elsy Aparicio
info@latinamericanfashion.com

 Ph. Marco Serri

LA STORIA AL MICROSCOPIO, Recensione a “L’ozio coatto” di Giuseppe Lorentini

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Solo un esperto di ricerca scientifica a livello di informatizzazione digitale poteva presentare la diagnosi d’un micro-campo di concentramento come quello di Casoli. Uno dei quattordici campi di internamento, in Abruzzo, delineati nel libro “I campi del duce” di Carlo Spartaco Capogreco, che affronta per la prima volta e con particolare attenzione l’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943). Giuseppe Lorentini, sia perché nativo di Casoli e, soprattutto, storico affermato per i suoi studi, offre una panoramica rigorosa del campo, in tutti i suoi aspetti, come un piccolo mondo. Perfino, in appendice, con l’elenco dei singoli personaggi, per conservarne la memoria. Certamente sulla base dello slogan di storici alla Lucien Febvre, Fernand Braudel o Marc Bloch, “La storia è l’uomo”. In linea con quanto ha affermato Jacques Le Goff di quest’ultimo: “Marc Bloch è un affamato, un affamato di storia, un affamato di uomini nella storia. Lo storico deve avere un buon appetito. Egli è un mangiatore di uomini”.  

Lorentini sostiene, giustamente, che la storia dei campi di internamento in Italia è nata da poco, una ventina d’anni, sull’esempio delle ricerche di Carlo Spartaco Capogreco sul campo di Ferramonti, Costantino Di Sante, Gianni Orecchioni, Anna Pizzuti, ecc. C’era stato un libro autobiografico, sul campo di Lanciano, di Maria Eisenstein, dal titolo “L’internata numero 6”, pubblicato a Roma nell’ottobre del 1944, rimasto sconosciuto, oggi a cura di Capogreco, che meriterebbe di essere un testo scolastico, non meno di “Se questo è un uomo” di Primo Levi.

Il libro di Lorentini si apre con una Introduzione che tende a specificare il concetto e la terminologia di campo di concentramento e di universo concentrazionario, per poi trattare della storia sociale di un campo di concentramento fascista tra teoria e documenti. Il campo di Casoli fu adibito per due tipi di internati, in due periodi diversi: ebrei internati e internati politici jugoslavi. L’esposizione dei dati e delle formalità burocratiche viene riportata con una documentazione d’archivio che impressiona, per la solerzia e l’acribia che caratterizza l’autore. Anche solo i numeri sono tali da rimanerne sotto choc: 4500 documenti in 215 fascicoli. Numeri che comunque potrebbero restare tali, senza una necessaria e corretta interpretazione storica. Un lavoro emblematico per successive ricerche sui vari e numerosi campi per internati, creati durante il fascismo.

Al contrario, la storia dei campi di concentramento per i prigionieri di guerra (POW) ha una sua specificità, a motivo del numero dei prigionieri che in Abruzzo, con tre grandi campi di prigionia, raggiungeva il numero di oltre diecimila, secondo lo storico inglese Roger Absalom (L’alleanza inattesa: mondo contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia 1943-1945, Uguccione Ranieridi Sorbello Foundation, ed. Pendragon, Bologna 2011). Una storia che ha trovato in particolare le testimonianze scritte dagli stessi prigionieri, come avvenuto per il Campo 78 di Fonte d’Amore a Sulmona. Se nei campi di concentramento per ebrei e civili mancava il filo spinato, per i campi di concentramento il filo spinato era l’elemento caratterizzante. Per questo una delle testimonianze di un ex prigioniero, John Fox, ha per titolo “Spaghetti and barbed wire” (“Spaghetti e filo spinato”). Due trattamenti notevolmente diversi tra le due specie di campi se lo stesso Fox, ricordando la vita del campo, scrive: «What a miracle it would be if such camaraderie, esprit de corps, call it what you will, prevailed in everyday life. The world would then indeed be a step nearer the ultimate Utopia of our cherished dreams (Che miracolo sarebbe se un simile cameratismo o spirito di corpo, chiamatelo come volete, prevalesse nella vita quotidiana. Il mondo allora davvero sarebbe un passo più vicino all' ultima Utopia dei nostri sogni più cari)».

Se la storia è lo studio dell’uomo, nelle sue diverse sfaccettature, non può che aiutarci a conoscerlo. Una scienza in cammino, anche se ancora nell’infanzia, come rilevava Marc Bloch, che affermava: «La storia deve rinunciare alle false arie di arcangelo, aiutandoci a guarire da questo difetto. Essa è una vasta esperienza delle varietà umane, un lungo incontro fra gli uomini». Proprio il caso Casoli, il paese come tale, è simbolo di questo incontro tra uomini, perché non è stato solo luogo del campo di concentramento per internati, ma anche punto d’arrivo dei prigionieri di guerra che fuggivano dai campi di concentramento per raggiungere il comando alleato, che aveva conquistato il paese nell’autunno del 1943. Migliaia di persone, dal settembre 1943 al giugno 1944, affrontarono il sentiero della Libertà, partendo da Sulmona e giungendo a Casoli. Scrive Fox: «Del gruppo di cento uomini che si erano messi in marcia, alle quattro di pomeriggio del 13 gennaio, arrivarono a Casoli alle 11 del mattino del 15 gennaio, dopo un cammino di 36 ore, 47 uomini e 22 di essi furono ricoverati in ospedale per congelamento o per spossatezza. Non sono mai stato in grado di sapere che cosa accadde agli altri».

E, come lui, Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica Italiana, partito il 24 marzo 1944 e che raggiunge Casoli il 26 marzo: «Dopo una notte insonne seguita ad una fatica eccezionale, alle dodici siamo portati a Casoli, dove al castello esiste un accantonamento per i “refugee from enemy territory” costituito da una specie di largo corridoio coperto ai due lati da uno strato di paglia. Là donne e uomini, giovani e vecchi: quando arriviamo noi hanno da poco portato via un morto. Lì possiamo finalmente dormire, se pure al meglio» (cfr. “Terra di Libertà, storie di uomini e donne nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale”, a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta). I prigionieri di guerra nei campi non subivano “l’ozio coatto”, come il titolo del libro di Lorentini. Tra l’altro, termine usato spesso dagli stessi internati. Nei campi Pow era possibile leggere libri, studiare l’Italiano, frequentare lezioni, divertirsi in diversi giochi, scrivere e ricevere lettere, comunicare notizie (cfr. “The Sulmona Sun”, giornalino di campo), ecc. La coazione dell’ozio era la forma più grave per distruggere la persona, dal momento che l’otium, nell’antichità, era il tempo libero, il tempo di studio per elevare la propria dignità.

Una ricerca storica a largo raggio, di genere macroscopica, potrebbe trovare documenti o testimonianze sul rapporto tra i vari personaggi che in quei tre-quattro anni furono a Casoli. Nel libro sulla vita di Rita Rosani, “Non era una donna, era un bandito”, Livio Isaak Sirovich scrive: «L’8 settembre 1943 si sparge la notizia dell’armistizio. Ma la situazione degli ebrei internati resta inalterabile. Il 2 novembre 1943 Salo, Eige, Kubi e gli altri internati di Castelfrentano “si lasciano prendere docilmente”. La mattina del 3 novembre trasferiti alla fornace Crocetta. Poi al campo dei prigionieri di guerra di Chieti Scalo. Vi rimangono fino al 20 novembre, affermando che “i soldati tedeschi ci trattavano veramente bene”. Trasportati da Chieti a L’Aquila. Da L’Aquila a Bagno a Ripoli vicino Firenze. A San Vittore. Infine ad Auschwitz». Un calvario. Avrebbero potuto evitarlo, ma nessuno sembra sia stato capace di salvarli. Per i prigionieri di guerra si è parlato e si parla di “Resistenza Umanitaria”. Un fenomeno tipico abruzzese, che lascia un segno di ottimismo umanitario nella storia della seconda guerra mondiale.

Per l’Associazione “Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail”
Maria Rosaria La Morgia, Presidente
Mario Setta, storico

ROBERTA BONANNO e la sua indole da guerriera nel nuovo singolo “OSA” dall’album “IO E BONNIE”

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"OSA è la sintesi perfetta di ciò che mi ha portato a non mollare mai - dice Roberta - Non lascio mai nulla al caso e questo brano racconta per filo e per segno la mia indole da guerriera.
Non mi arrendo facilmente e non trovo pace finché non ci sbatto la testa, rompendomela a volte. Nella mia vita ho scelto di portare con me nella valigia delle mie esperienze i rimorsi senza lasciare mai spazio ai rimpianti!"

Tornata ad esibirsi in tutta Italia con il suo tour per presentare IO E BONNIE, dopo aver vinto la 24°edizione del Premio Mia Martini, e aver partecipato all’edizione 2018 di Tale e quale show su Rai1, dove è stata ritenuta la migliore rivelazione per le sue eccellenti interpretazioni di Aretha FranklinAmy WinehouseMina Katy Perry, eccola con un nuovo brano dal suo album.

Anticipato dal singolo “CONTROTENDENZA”, il disco è arrivato dopo due anni di lavoro in studio con la produzione di Carlo Delor e Alberto Boi per Advice Music e rappresenta il lavoro più intimo e personale della cantante. Le 9 tracce che compongono IO E BONNIE” sono il racconto personale e sincero di tutte le esperienze vissute negli ultimi anni, nella vita personale e nella carriera artistica. Roberta e il suo alter-ego Bonnie si raccontano in canzoni piene di positività, ironia e con l’autoconsapevolezza di una ragazza che, avendo alle spalle un’esperienza ormai decennale nel mondo della musica, si può prendere la libertà di esprimere sé stessa in tutte le sue sfaccettature, compiendo scelte e decisioni spesso in “controtendenza”.
Roberta Bonanno, ha partecipato alla settima edizione di “Amici di Maria De Filippi” nella stagione 2007-2008, arrivando seconda. L’anno successivo ha esordito nel mercato discografico con l’EP “Non ho più paura”, piazzandosi alla decima posizione della classifica FIMI e al primo posto nella classifica ITunes. Nel 2010 ha pubblicato l’album omonimo “Roberta Bonanno”, all’interno del quale si trovano singoli di successo come “Sorelle d’Italia”, “Mat3matico” “A Natale puoi”,contenuto nella riedizione natalizia “Roberta Bonanno – Christmas Edition”. Gli importanti risultati di vendita online le valgono il Premio "Miglior Artista Zimbalam dell'anno", che le viene conferito in occasione del MEI (Meeting degli Indipendenti) nel novembre 2010. Gli anni successivi vedono la pubblicazione in digitale di diversi singoli: “Per un attimo”, Devi dirmi di sì” e “It’s oh so quiet”, brano che nel 2013 le vale il Premio FIM (Fiera Internazionale della Musica) “Miglior Interpretazione”. Nel 2018 Roberta è stata tra i protagonisti indiscussi di “Tale e Quale Show”, il varietà di Rai1 condotto da Carlo Conti, arrivando terza nella classifica generale.

Attualmente è in tour in tutta Italia.

Promozione e Comunicazione by REC media

Bruxelles, ad Acqua Egeria anche quest’anno il Superior Taste Award

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Terzo riconoscimento consecutivo per l'Acqua di Roma che si aggiudica anche il Crystal Award per la qualità e gusto

Acqua Egeria, per il terzo anno consecutivo, vince il prestigioso premio dell’International Taste Institute di Bruxelles, leader nella valutazione e certificazione Taste di prodotti alimentari e bevande di consumo provenienti da circa cento Paesi. È stato riconosciuto, inoltre, il Crystal Award per l’acqua effervescente naturale.
La qualità di Acqua Egeria si distingue a livello nazionale e internazionale. Il premio, conseguito con tre stelle d’oro, certifica il suo “gusto eccezionale”, mentre il Crystal Award rappresenta il riconoscimento per aver ottenuto, per tre anni consecutivi, il Superior Taste Award con tre stelle d’oro.

“Per noi questo premio rappresenta una conferma dell’aspetto qualitativo della nostra acqua, costante e consolidato nel tempo – ha dichiarato Luis Tonet, Direttore Generale di Acqua Egeria – Acqua Santa di Roma – Il forte legame con il territorio di Roma ci contraddistingue perché la sorgente, insieme al mito di Egeria, nascono ai tempi del re Numa Pompilio, ben 2400 anni fa. I romani da sempre apprezzano la nostra acqua, ma confrontandoci con una giuria internazionale ci siamo accorti che le sue caratteristiche organolettiche piacciono anche al resto del mondo. Per questo, dopo il primo premio vinto tre anni fa, abbiamo attivato un ufficio export e oggi, in molti mercati esteri, stiamo avendo dei buoni risultati, come in Canada, Messico, Cina, paesi scandinavi e Germania”.

Il riconoscimento della qualità indiscussa e costante nel tempo di Acqua Egeria, è molto importante: “Nel mondo dell’enogastronomia – ha continuato Tonet – questo premio è tra i più prestigiosi. Nonostante tre giurie diverse in tre anni, abbiamo sempre avuto il massimo riconoscimento, fra cui il Crystal, che sarà permanente. Questo attesta che Acqua Egeria ha delle qualità superiori rispetto alle altre acque minerali”.

Nel corso degli anni l’International Taste Institute di Bruxelles ha testato oltre 15mila prodotti, solo nel 2019 ben 1885. In 21 hanno ricevuto il Diamond Award e 79 il Crystal Award. Come accade con le stelle Michelin per la gastronomia, il Superior Taste Award viene assegnato con una, due o tre stelle, a seconda dei punteggi dell’analisi sensoriale svolta sui prodotti esaminati.

I prodotti sono analizzati e valutati seguendo una metodologia rigorosa e neutrale. Sono degustati alla cieca da un nutrito gruppo di professionisti indipendenti di alimenti e bevande che non conoscono il marchio del prodotto e la sua origine quando lo assaggiano. Oltre ai punteggi, gli Chef e i Sommelier forniscono commenti e suggerimenti per un ulteriore miglioramento del prodotto.

“Circa 200 prestigiosi Chef e Sommelier si sono riuniti per dare ai produttori un feedback oggettivo e professionale sul gusto dei loro prodotti - ha dichiarato Laurent van Wassenhove, Managing Director dell'International Taste Institute - Chef in famose istituzioni, Chef stellati Michelin, i migliori Sommelier premiati, tutti assaggiano alla cieca i prodotti registrati dai produttori: quelli che ottengono alti punteggi gustativi ricevono il "Superior Taste Award".

Per tutte le INFO: acquaegeria.it

Antonio Cabrini alle Giornate del Cinema Lucano a Maratea

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Non solo cinema, spettacolo e cultura all’undicesima edizione delle “Giornate del Cinema Lucano a Maratea - Premio Internazionale Basilicata”, che si terranno dal 23 al 27 luglio nella suggestiva Perla del Tirreno.

Durante la serata del 24 sarà premiato l’allenatore ed ex calciatore Antonio Cabrini, Campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982. Cabrini, uno dei più grandi talenti italiani di ogni tempo, si è saputo distinguere grazie alle sue caratteristiche di terzino d’attacco con una buona propensione al goal unita a un’invidiabile solidità difensiva.

Una lunga carriera fatta di grandi soddisfazioni, vittorie e trionfi che lo hanno fatto diventare il simbolo di un calcio pulito a cui viene riconosciuto uno straordinario valore non solo come sportivo ma, soprattutto, come uomo.

“E’ davvero un onore per la nostra manifestazione premiare Antonio Cabrini che, con i suoi successi sportivi, ha saputo regalare al nostro Paese un motivo di orgoglio in più – dichiara Nicola Timpone, organizzatore artistico delle Giornate del Cinema Lucano a Maratea – Sarà un’ottima occasione per trasmettere un forte messaggio anche alle nuove generazioni".

Al Marconi prima nazionale di "Tutto in Famiglia": Fattitaliani intervista Francesca Nunzi

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Al Teatro Marconi in Prima Nazionale “Tutto in Famiglia” tratto dal celebre Tootsie di Murray Schisgal con Francesca Nunzi, Marco Della Vecchia e Felice Della Corte che cura anche la Regia. Lo spettacolo ha la durata di un'ora e mezza. Per fattitaliani.it  l'intervista a Francesca Nunzi.



Tutto in famiglia… che storia è? 
Quella di un uomo che decide di cambiare totalmente la propria vita e diventare gay, coinvolgendo anche i suoi quattro amici. Si chiama Ugo ed è interpretato da Felice della Corte. Rispetto al testo originale, abbiamo fatto qualche cambiamento anche nei nomi dei personaggi. Lui si chiama Ugo! Marco Simeoli è Ciro, il primo amico che viene coinvolto e poi c’è Marco Maria Della Vecchia che è Massimiliano e poi ci sono io che interpreto la moglie di Ciro e  ho il compito di tirare le fila del gioco. Siamo tutti amici di vecchia data! Altro non posso dire perché altrimenti svelo il finale.
L'amore è al centro della Commedia? 
No! È solo un gioco che viene preso dagli amici in un certo modo!
Che adattamento è stato fatto, rispetto all’originale? 
Abbiamo semplicemente italianizzato la Commedia perché era molto lontana dai nostri modi di fare! Abbiamo cambiato i nomi delle città, dei protagonisti! L'abbiamo resa un po’ più partenopea, avendo tre napoletani in scena e soprattutto per avvicinarla al nostro pubblico. La trama è la stessa!
Stasera sarà il pubblico a decidere se è più o meno divertente dell'originale… Noi ci divertiamo molto a farla!
Avete già una tournée? Ancora no!
                                                                                                     Elisabetta Ruffolo

PREMIO NAPOLI C’È 2019 Edizione straordinaria estate “Sotto le Stelle” 15 LUGLIO | ORE 20.00

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In occasione della sua XV edizione, il Premio Napoli c’è, ideato da Rosario Bianco, patron di Rogiosi editore, e assegnato dalla rivista l’Espresso napoletano, si propone in versione estiva con il titolo “Sotto le stelle”.
La serata di gala sarà ospitata, lunedì 15 luglio, alle 20, al Bagno Elena, fiore all’occhiello della costa posillipina, accanto allo storico e meraviglioso Palazzo Donn’Anna. A presentare la manifestazione sarà come di consueto Gino Rivieccio, accompagnato in questa versione estiva da Noemi De Falco. Sul palcoscenico, ad allietare gli ospiti, la musica dei NeaCo’ – Neapolitan Contamination.

“Il Premio Napoli c’è nasce nel 2005, in risposta alla copertina dell’Espresso NAPOLI ADDIO – racconta Rosario Bianco–. Napoli non è una città facile ma, senza temere di peccare di campanilismo, è davvero la città più bella del mondo. È un posto in cui tante persone laboriose si danno da fare, per migliorare la città e aiutare chi ne ha bisogno, con abnegazione, impegno quotidiano e generosità. In diversi ambiti: giustizia, medicina, associazionismo, sociale, giornalismo. Nel 2005 ci fu un solo premiato: Napoli”.

“Le stelle sono tutti i napoletani, che, con il loro impegno quotidiano, diventano faro e guida per le giovani generazioni; diventano veicolo dei valori della legalità, solidarietà e accoglienza – continua Bianco –. Napoletani, ma anche campani, che mostrano saggezza, impegno e equilibrio nel racconto e si adoperano concretamente per valorizzare e promuovere il territorio. E sono tutti coloro che vegliano sulla nostra città, garantendo l’affermazione della legalità e della civiltà, e contribuendo a rendere Napoli più brillante”.

 Il Premio Napoli c’è viene assegnato ogni anno a coloro che si siano adoperati, a Napoli e più in generale in Campania, attraverso il loro impegno personale o associativo, nella promozione dei valori di cultura, legalità, solidarietà, valori che la rivista si impegna ogni mese a diffondere.

“L’Espresso napoletano, da sempre, si propone come rivista che racconta le tradizioni del nostro popolo, le sue radici, promuovendone la conoscenza tra i lettori attraverso i suoi articoli, e in questo modo cercando di contribuire alla loro salvaguardia e valorizzazione – conclude Bianco –. Il suo impegno si rivolge in maniera particolare alle giovani generazioni, alle quali cerca di trasferire quei valori che gli uomini e le donne di domani potranno affermare saldamente”.

In quindici anni, il Premio Napoli c’è, rivolto alla Napoli positiva, alla Napoli che costruisce, alla Napoli che c’è, è diventato un appuntamento fisso e molto atteso per tanti. Ai premiati va una scultura del Maestro Lello Esposito, creata per l’occasione, e un box benessere Pausylia Therme.

Quest’anno, il Premio Napoli c’è sarà assegnato a Gino Aveta, ideatore e curatore dell’Archivio RAI della canzone napoletana; Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale Antimafia; Luigi Carbone, consigliere di Stato; Fabia D’Andrea, vice capo di gabinetto del Ministero del Lavoro; Ubaldo Del Monaco, comandante provinciale Arma dei Carabinieri; Antonino Della Notte, imprenditore della ristorazione; Luigi Esposito e Rosario Morra (in arte Gigi e Ross), attori e autori; Ettore Ferrara, già Presidente del Tribunale di Napoli; Ignazio Gibilaro, generale di corpo d’armata, comandante interregionale dell’Italia meridionale della Guardia di Finanza; Domenico Napolitano, Comandante del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli; Antonio Parlati, vice direttore del centro produzione RAI di Napoli e presidente della sezione Editoria, Cultura e Spettacolo dell’Unione Industriali di Napoli; Pier Paolo Petino, giornalista founder e direttore responsabile dell’agenzia Videoinformazioni; Sergio Siano, fotoreporter; Guido Trombetti, già rettore dell’Università “Federico II” di Napoli.


Albo d’oro premiati Napoli c’è

Il Premio Napoli c’è, in quattordici anni, ha accolto sul suo palcoscenico eccellenze campane, esponenti del mondo istituzionale, imprenditoriale e artistico, esempi di solidarietà e di impegno quotidiano per la legalità. Ognuno di loro, con il suo lavoro e il suo impegno sul territorio, ha dato lustro alla nostra regione e alla nostra città. Questi i premiati anno per anno.

2005
Napoli.

2006
Biagio Izzo, attore.

2007
Gennaro Ferrara -Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”;  Alberto Bottino – Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania; Crescenzio Sepe - Arcivescovo Metropolita di Napoli; Ciro Paone - Amministratore Unico della Maison Kiton; Giacomo Rizzo – Attore; Eduardo De Crescenzo – Musicista

2008
Giandomenico Lepore - Procuratore della Repubblica di Napoli; Donatella Trotta – Giornalista; Jean Noel Schifano – Scrittore; Paolo Sorrentino – Regista; Gino Rivieccio – Attore; Angela Luce –Cantante e Attrice

2009
Bud Spencer – Attore; Aldo Masullo – Filosofo; Gaetano Cola - Presidente della Camera di Commercio di Napoli; Gennaro D’Amato - Primario  Divisione di Malattie Respiratorie e Allergiche dell’Azienda Ospedaliera ad Alta Specialità di Rilievo Nazionale "A. Cardarelli" di Napoli; Claudio Mazzarese Fardella Mungivera- Tenente Colonello dell’Arma dei Carabinieri

2010
Antonio Giordano - Medico e Ricercatore scientifico; Marco Salvatore - Medico e Ricercatore scientifico; Pasquale Scialò – Musicologo; Peppe Barra - Cantante e attore; Mario Morra – Imprenditore; Alfonso Ruffo – Giornalista; Osvaldo Martorano – Imprenditore; Danilo Iervolino – Imprenditore – Lello Esposito – Artista

2011
Andrea De Martino - Prefetto di Napoli; Vincenzo Cafarelli – Imprenditore; Francesca Simonelli –Ricercatrice; Francesca Aulisio - Direttore responsabile Videocomunicazioni; Antonio e Arturo Sergio - Proprietari del Gran Caffè Gambrinus; Sal Da Vinci – Cantautore.

2012
Lida Viganoni Sciarelli - Magnifico rettore dell’Università Orientale di Napoli; Carlo Alemi - Presidente del Tribunale di Napoli; Angelo Tranfaglia - Prefetto di Bologna; Antonio Schiano – Imprenditore; Pasquale Esposito – Imprenditore; Carla Vidiri Varano - Poetessa e giornalista; Gigi Finizio – Cantautore 

2013
Franco Roberti – Procuratore nazionale Antimafia; Antonio Marfella – Dottore e Ricercatore Terra dei Fuochi; Dorotea Liguori – Presidentessa italiana dell’associazione internazionale Feed The Children; Giovanni Maddaloni – Maestro di judo; Amedeo Manzo – Fondatore dellaBCC; Monica Sarnelli – Artista

2014
Rosanna Purchia – Sovrintendente del Teatro San Carlo; Antonio Buonajuto – Presidente della Corte d’Appello; Giustino Gatti – Capo della sezione Gip; Franco Mottola – Comandante interregionale dell’Arma dei Carabinieri;  Pier Paolo Di Fiore, Medico esperto di oncologia molecolare e biologia cellulare; Francesco Pinto – Direttore del Centro di Produzione Rai di Napoli; Antonello Perillo – Redattore capo del TGR Campania; Gerardo Marotta – Fondatore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici; Luca Ferrara – Imprenditore; Antonio Mennella – Imprenditore

2015
Catello Maresca – Magistrato; Graziella Arlomede – Pubblico Ministero; Francesca Ferri – Giudice; Gianmaria Fabrizio Ferrazzano – Medico; Mario Fabbrocini – Medico; Vincenzo Bianco – Imprenditore; Teresa Tufano – Imprenditrice; Antonio Caggiano – Imprenditore; Marco Abbamondi – Artista; Stefano Ciannella – Artista; Gianni Ambrosino – Giornalista – Alessandro Siani - Attore

2016
Enzo De Paola – Presidente Orchestra Sinfonica dei Quartieri Spagnoli; Elpidio Iorio – Giornalista, responsabile della rassegna PulciNellaMente; Enrico Zazzaro – Coordinatore dell’Area riabilitativa e sportiva dell’IFLHAN; Pio Caso – Cardiologo; Carlo Vosa – Cardiochirurgo pediatrico; Annarita e Giovanni Migliaccio – Ricercatori in ambito medico-scientifico; Raffaele Cantone – Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione; Luigi Carrino – Professore e ricercatore in ambito aerospaziale; Maurizio de Giovanni – Scrittore; Amedeo Giurazza – Docente di Finanza; ‘Mbarka Ben Taleb – Cantante e attrice

2017
Paolo Giulierini –  Direttore del MANN; Gabriel Zuchtriegel – Direttore Parco Archeologico di Paestum; Pierpaolo Forte – Presidente Fondazione Donna Regina; Gennaro Rispoli  - Direttore del Complesso degli Incurabili e del Museo delle Arti Sanitarie; Salvatore Naldi – Imprenditore;  Lina Sastri – Cantante, attrice e regista;  Lorenzo Mazzeo – Avvocato; Gianni Pignatelli – Patron Ristorante “Le Arcate”; Anna Maria Minicucci – Direttore Generale Azienda Ospedaliera Santo Bono pausilipon; Vincenzo Staiano – Pizzaiolo del Papa; Andrea Viliani – Direttore del MADRE.

2018
L’Arma dei Carabinieri, il Corpo della Polizia di Stato e il Corpo della Guardia di Finanza; Vittorio Del Tufo, giornalista e scrittore;Francesco Fimmanò, vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti;Nicola Graziano, magistrato, giornalista e scrittore, giudice delegato per il fallimento dell’Edenlandia e dello Zoo che si è impegnato a restituire alla città;Luigi Riello, Procuratore generale della Repubblica;Francesco Paolo Casavola, Presidente emerito della Corte Costituzionale;Bianca Iengo, coordinatrice del progetto “Un farmaco per tutti”; Antonio Fresa, compositore e pianista;Alessandra D’Antonio, imprenditrice.

XDRAKE, Lo youtuber rivelazione 2019 . L'intervista

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Tra i tantissimi canali aperti su Youtube, solamente i più creativi riescono a trovare la notorietà, senza esclusione di età, infatti la passione parte sin dall’adolescenza e, se resa continuativa, può diventare un vero e proprio lavoro per il futuro. Tra i molti talent emersi in questo nuovo anno, Cristiano Cannavò (xDrake) è sicuramente la rivelazione del 2019. Si tratta di un giovane youtuber di Catania,  talent di Greater Fool Media, seguito da oltre 400.000 iscritti.


 Come nasce la tua passione per il web?
Mi sono avvicinato al mondo dell’editing con i video fatti con i miei amici. Ho unito l’intrattenimento, creando contenuti che ancora oggi porto sul mio canale. Migliorando sempre, di giorno in giorno.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Grazie a mio padre. Lui insegna musica, ed è stato lui la mia guida. Ho deciso di “buttarmi” e provare anche io. Oggi posso dire di essere contento e soddisfatto di quello che ho fatto, dei brani che ho realizzato. Chiaramente voglio ancora studiare e migliorare.

Dopo "Gin Lemon" il tuo brano "Caliente"è già un successo sul web, come nasce il brano?
Caliente nasce da due generi che ho unito: il raggaeton e la Trap. Ho cercato un testo e un genere che entrasse subito nella testa di chi l’ascolta. Il testo e le parole usate sono importanti; un brano lo devi sentire tuo, deve descriverti e parlare del tuo presente, di quello che sei stato e di quello che speri nel tuo futuro. Così è “caliente”!!!

Il video "Ho passato la notte ad Ikea" ha raggiunto i 3 milioni di visualizzazioni. Come hai avuto l'idea di questo video e ti aspettavi così tanto clamore?
Non mi aspettavo tutto l’immensa attenzione che mi è stata riservata, logicamente però, ne sono veramente contento. Mi sono ispirato a dei canali americani che realizzano video veramente folli. Così ho deciso di realizzarlo anche io. A creare tutto questo clamore sono state le persone che commentavano il video: c’era chi era divertito e chi lo ha criticato.  Ancora oggi spesso vengo definito da tanti come “quello che ha passato la notte dentro l’Ikea”.

Parlaci dell’ultimo video che hai realizzato
Il mio ultimo video è stato anche il più divertente che abbia mai realizzato. “Passare 24 ore ammanettato con la mia ragazza”. E’ stato veramente divertente. Abbiamo cucinato, giocato, dormito praticamente attaccati. E’ stato infinitamente bello registrarlo.

Con quali altri talent hai collaborato?
Su Youtube non ho avuto moltissime collaborazioni. Posso citare ZFenix (che grazie al web è diventato uno dei miei migliori amici), MadCrazy, Sergix e Sespo!

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Non posso spoilerare nulla. Vi posso solo dire che sono molto determinato a portare avanti il mio progetto musicale e pubblicherò nuovi contenuti su Youtube. I fan sono la mia seconda famiglia quindi sto preparando un mio tour per incontrarli tutti.


Sabbioneta, il sindaco Marco Pasquali e un programma politico fatto di attaccamento al territorio. L'intervista di Fattitaliani

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Costruita secondo canoni rinascimentali dai Gonzaga, Sabbionetaè una città da visitare assolutamente: un gioiello, patrimonio dell'umanità, reso dalle teorie Cinquecentesche che ne hanno guidato la progettazione un borgo dall’incredibile pregio architettonico e artistico: nelle sue vie, nei suoi scorci e nei suoi palazzi si possono riconoscere le teorie prospettiche e le teorie delle proporzioni che conferiscono alla cittadina armonia ed eleganza. A guidare la città - a circa trenta km da Mantova - c'è un sindaco giovanissimo, Marco Pasquali, che Fattitaliani ha intervistato.

Signor Sindaco, Lei è molto giovane: da quando milita in politica?
Ho 26 anni e milito dal 2014 m'interesso di politica, dalle scorse elezioni amministrative di Sabbioneta. Milito in un partito, sono appassionato di politica locale.
Con quale partito si è presentato?
Mi sono presentato con la lista civica "Sabbioneta Davvero", perché l'importante per i nostri paesi - Sabbioneta ha 4.200 abitanti - è l'attaccamento al territorio, al luogo dove si è nati, si vive.
"Davvero" perché? a differenza delle proposte di altri partiti o rispetto al passato?
Rispetto a una proposta diversa che non tiene conto del bene del paese ma di altre logiche.
I Sabbionetani hanno votato Lei perché La conoscevano, per le promesse fatte...
Hanno votato noi perché ci siamo presentati come squadra compatta, coesa, locale, territoriale con un programma fatto di concretezza, fatto di attaccamento al territorio e con persone credibili che vivono quotidianamente il paese e tutte le sue frazioni.
Per mettere in atto questa credibilità portata avanti durante la campagna, quale primo provvedimento avete preso appena dopo la vittoria?
Abbiamo dovuto gestire alcune situazioni complicate come la chiusura del traffico in relazione ai diversi cantieri partiti il 27 maggio, il giorno dopo le elezioni: ci siamo trovati una situazione da gestire e lo abbiamo fatto cercando di creare meno disagi possibili. Un'azione sulla quale crediamo  e punteremo molto è la comunicazione: comunicare ai nostri cittadini quello che viene fatto, perché tante volte le cose si fanno ma la gente non lo sa e questo è un problema.
Lei è giovane, Sabbioneta è un gioiello: vuol dire che anche le amministrazioni precedenti hanno lavorato bene...
Tutti hanno fatto qualcosa di buono per portare avanti il progetto di Sabbioneta: le proposte possono essere diverse, a livello politico e amministrativo le strade da prendere possono essere le più ampie, quindi sì, c'è chi ha fatto bene, chi ha fatto meno, chi aveva priorità, chi ne aveva altre.
Che cosa è successo con la Lega? l'hanno sconfessata?
È successo che a livello provinciale si è creduto di più a un progetto che non era il nostro.
Adesso i rapporti sono più distesi?
I rapporti non sono più distesi, sono... di attesa: vediamo cosa succede. È una questione abbastanza curiosa quello che è accaduto, la viviamo con questa curiosità e sappiamo di non avere sbagliato a livello di regolamenti, strategie e comunicazione. La nostra non mai è stata una campagna contro la Lega, ma sempre una campagna per Sabbioneta e questo la gente ce l'ha riconosciuto.
Quindi non siete contro ma fermi sulla vostra posizione...
Siamo fermi su una posizione che ci ha visti aver ragione alla fine a livello locale, perché fare una campagna per dire "sono di questo partito piuttosto che di un altro" non va nell'interesse di Sabbioneta, che era quello che interessava a noi ed è quello che abbiamo fatto discretamente e adesso è quello per cui lavoriamo.
A proposito di Sabbioneta, patrimonio dell'umanità, e della sua vocazione turistica, c'è un problema di collegamenti per arrivare qui...
Verissimo.
Mi sembra contradditorio: è più Mantova che non vuole mandare persone qui o è Sabbioneta che non ne vuole?
Sabbioneta vuole tanta gente, lo vogliamo noi, lo vogliono i nostri monumenti bellissimi, lo vogliono i commercianti. I problemi sono relativi ai rapporti fra le due città che in passato non si sono mai trovate forse sulla stessa lunghezza d'onda, sebbene lo fossero a livello politico. Quindi, anche questo è curioso: noi stiamo cercando di avere dei rapporti più stretti possibili con tutti, stiamo stringendo collaborazioni, ci stiamo incontrando per capire che strada prendere. Mantova è una città, ma siamo molto vicini anche a Parma e quindi anche questo è un canale privilegiato da sfruttare. Però arriviamo adesso in una situazione in cui di fatto è difficile arrivare a Sabbioneta: bisogna venirci apposta con i mezzi che ci sono.
Ogni Sindaco di posti così turisticamente attrattivi dà una definizione del proprio paese dicendo che è "il più bello" o "il più felice". Sabbioneta per lei è...?
Sabbioneta non è la più felice, è sicuramente il centro di questo territorio fatto di natura, storia, piccoli paesi che devono iniziare a fare rete e lo stanno facendo in parte, perché promuovendosi in maniera coesa è chiaro che i benefici possono esserci per tutti. E Sabbioneta deve essere il centro di questo territorio perché lo merita per storia, per interesse, per il nome che ha e per i collegamenti - forse non fisici però sicuramente culturali e di associazioni e organizzazioni; insomma, è uno dei borghi più belli d'Italia, bandiera arancione del Touring Club, è patrimonio Unesco, non può essere come un altro paese.

Immagino che gli abitanti siano molto orgogliosi...
Sono molto orgogliosi e per scendere nello specifico le diverse frazioni di Sabbioneta sono a loro volta orgogliose di esserlo, quindi è un sano campanilismo che promuove molte iniziative locali, molto locali: ho qui l'invito a partecipare a una festa di via di case che da dieci anni si ritrova per fare una pizzata d'estate, con musica e karaoke. Sono tutte quelle iniziative positive che fanno capire l'orgoglio di appartenere a Sabbioneta ma anche alle singole vie.
Come definirebbe il carattere dei Sabbionetani?
Sono molto pretenziosi, orgogliosi e degni di quello che li ci circonda. Giovanni Zambito.

FIUGGI, IL 13 LUGLIO LA GRANDE FESTA DELLO SPETTACOLO ITALIANO

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Sabato 13 luglio, alle ore 21:30, presso il Giardino Excelsior di Fiuggi Città, di scena una serata dedicata al teatro, al cinema, alla musica, alla scenografia, alla regìa lirica e alla danza con la consegna del 'Premio Fiuggi per lo Spettacolo-Europa alle Fonti'.
L'ambito riconoscimento di questa edizione va a Mariano Rigillo e Lisa Ferlazzo Natoli per il teatro, a Marco Carniti per la regìa lirica, ad Elena Cotta per il cinema, a Rachele Buriassi e Gerardo Porcelluzzi per la danza, ad Eva Coen per le scene e i costumi, al Coro ebraico del Tempio Maggiore di Roma per la musica. Un riconoscimento speciale offerto dalla Municipalità di Fiuggi ai ragazzi del Cinema America di Roma.

La manifestazione, nata e voluta negli anni '90 da Pino Pelloni e da Ugo Ronfani nell'ambito del Festival Internazionale FiuggiPlateaEuropa, e che ha visto protagonisti tra i tanti Alberto Lionello, Joao Cesar Monteiro, Franca Nuti e Giancarlo Dettori, Lindsay Kemp, Andrea Camilleri, è stata recuperata e riproposta oggi da Pino Pelloni, sotto l'egida della Fondazione Levi Pelloni, con l'intento di rilanciare l'immagine della Fiuggi turistica e termale.

Il nobile intento di creare una vetrina per il mondo dello spettacolo, da proporre anche negli anni a venire, non gode di alcun finanziamento pubblico ma dell'apporto della Fondazione Levi Pelloni, della Federalberghi di Fiuggi, dell'Associazione Art and Passion e dell'ausilio tecnico di MediaEventi. Soprattutto dell'adesione e dell'affetto del pubblico termale. “In questi nostri desolati anni- ha detto Pino Pelloni – recuperare una doverosa attenzione nei riguardi del mondo della scena italiana è un dovere civile. Questo annuale appuntamento nella cittadina termale di Fiuggi serve a far conoscere i personaggi e le proposte che artisti di fama collaudata e giovani pionieri della sperimentazione offrono ad un pubblico che va riconquistato nel segno della civiltà del nostro Paese”.

Arena di Verona, ne "La Traviata" il grande lascito di Franco Zeffirelli. La recensione di Fattitaliani

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Ogni opera ha dentro di sé una sua linea essenziale, un suo filo conduttore fondamentale, un suo codice genetico: tutto è possibile nel rappresentarla ma  rispettando questo codice. Per esempio, come il Gattopardo trasformato in film da Visconti ne mantiene l'essenza, così La Traviata - che cita il capolavoro viscontiano nel corteo funebre iniziale - nella flamboyant ricostruzione storico-teatrale di Zeffirelli incarna e rispetta lo spirito dell'opera verdiana, senza intellettualismi e sovrastrutture inutili.
Il racconto, melodramma poco verosimile ma intimamente vero nella sua realtà letteraria, ci porta in una sorta di meta-realtà che la vita e il mistero dell'amore sintetizza e spiega.
Il  "realismo teatrale"  della messa in scena di Zeffirelli ci immerge in una magnifica "casa di bambole" che fa da sfondo alla rappresentazione, risvegliando in noi spettatori il piacere di lasciarsi andare alla narrazione in un melodramma che ci cattura e avvolge ma il cui spessore è dato dalla straordinaria verità dell'immortale musica di Verdi.
Lo spettatore, abbandonandosi al fluire del racconto, grazie alla bacchetta leggera del M° Andrea Battistoni, viene immerso e trasportato nella profondità della musica senza avvertirne il peso.
Le scene dello stesso Zeffirelli, le coreografie di Giuseppe Picone, i meravigliosi costumi di Maurizio Millenotti, le luci di Paolo Mazzon concorrono alla perfetta riuscita dell'ultimo lavoro del regista fiorentino che ci lascia così un'eredità di genio e classe.
Il pubblico abbraccia gli interpreti e osanna Irina Lungu, una Violetta perfetta, e l'immenso Simone Piazzola nel ruolo di Giorgio Germont.
La Traviata è l'Opera! La messa in scena All'Arena di Verona ne rispetta e ne esprime il cuore narrativo e musicale permettendo anche a chi è meno preparato di godere delle meraviglie di questo capolavoro immortale, lasciandogli il ricordo prezioso di un sera carica di magia.

Estate, come prevenire le scottature e avere un'abbronzatura perfetta

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Dalle giuste creme ad una corretta idratazione, i consigli di esperti e dermatologi per evitare eritemi solari e avere una tintarella da urlo

Una bella abbronzatura in estate è l’obiettivo di ogni amante della spiaggia e del mareche ogni anno è in cerca di segreti efficaci per una tintarella bronzea, duratura e brillante. Per raggiungere tale obiettivo e al tempo stesso evitare problematiche cutanee, ecco i consigli di esperti e dermatologi su cosa occorre conoscere prima di esporsi ai raggi solari e per sapere quali sono le regole principali per un’abbronzatura senza rischi.
E’ quanto emerge da uno studio di In a Bottle (www.inabottle.it) condotto su un panel di oltre 30 esperti tra dermatologi e medici per sondare quali siano i consigli per un’abbronzatura perfetta.

Esistono due diverse tipologie di raggi ultravioletti legati alle problematiche cutanee. La prima riguarda i raggi ultravioletti B, responsabili dell’eritema e della scottatura, presenti nel nostro clima continentale soprattutto nelle ore centrali della giornata, maggiormente in estate, e che non passano attraverso il vetro.  I raggi ultravioletti A, invece, non sono schermati dal vetro e sono responsabili della pigmentazione, quindi sia dell’abbronzatura che del fotoinvecchiamento e delle lesioni che possono diventare precancerose per quanto riguarda la componente epidermica dei cheratinociti. Questi sono presenti nell’arco di tutta la giornata e anche in inverno. I danni causati da eritemi e scottature sono dovuti all’esposizione di una pelle, esposta in modo aggressivo e senza protezione alla radiazione solare.

Quali sono i sintomi principali di una scottatura? “L’eritema solare si manifesta attraverso la comparsa di micro papulettearrossate, soprattutto sul petto e sul dorso, per poi diventare scottature di primo grado con un arrossamento o di secondo grado con la comparsa di vesciche e bolle che vanno a seccarsi ed a formare un’escoriazione - afferma Magda Belmontesi, medico chirurgo specializzato in Dermatologia - Le scottature solari ripetute da un lato accelerano i processi d’invecchiamento, dall’altro favoriscono la comparsa di lesioni precancerose della pelle.”
Occorre precisare che l’azione del sole non riguarda solo lo stare al mare o in montagna, ma è legata a tutto l’arco dell’anno, in particolare durante il periodo estivo. A livello preventivo è possibile lavorare su due fronti: da un lato attraverso l’utilizzo di una protezione solare inizialmente alta, per poi scalarla gradualmente nell’arco del tempo, che consente alla pelle di adattarsi al sole; dall’altro grazie all’uso di integratori fotoprotettivi, prescritti dal medico di famiglia e iniziando l’applicazione tre settimane prima dell’esposizione solare, qualora si siano già riscontrate problematiche di tipo cutaneo o si abbia una pelle particolarmente chiarao irritabile.
La prevenzione è facile e non mette a rischio l’abbronzatura: essa sarà graduale per cui la pelle non sarà ustionata, non compariranno macchie, verrà favorita la creazione progressiva di melanina, il nostro pigmento nonché prima fotoprotezione naturale della pelle, e si avrà un’abbronzatura più marcata, uniforme e prematura. L’idratazione è importantissima, sia a livello cutaneo sia legato all’assunzione sistemica, anche per prevenire i cosiddetti colpi di sole o di calore, quest’ultimi dovuti all’eccessiva esposizione di infrarossi in ambienti surriscaldati anche se all’ombra a cui i bambini, con un sistema di termo regolamentazione ancora molto labile, sono maggiormente esposti. “Per questo è consigliato bere molto, possibilmente bevande non gasate e zuccherate come spremute di frutta, the freddo e soprattutto acqua, in particolare quelle integrate con sali minerali” Afferma la dott.ssa Belmontesi. Inoltre coloro che trascorrono la maggior parte della giornata all’aperto e mangiano fuori, non devono dimenticarsi che con temperature elevate è importante consumare cibi leggeri come insalata, frutta, pesce leggero, yogurt. Tutto ciò consente il giusto apporto di sali minerali e antiossidanti, non affatica l’apparato digestivo e non accentua le problematiche dovute al calore.

LE 5 REGOLE PER UN’ABBRONZATURA SENZA RISCHI
Assumere integratori fotoprotettivi per tutto il periodo estivo, non solo in vacanza o poco prima di iniziare ad andare in spiaggia.
Utilizzare creme con protezioni alte anche se si ha una pelle particolarmente scura, per poi scalare lentamente. Per una buona abbronzatura è consigliabile non scendere mai al di sotto della protezione 30 o 15, a seconda dell’unità di misura.
Ripetere l’applicazione della crema solare durante tutto l’arco della giornata, non solo all’inizio ma ogni 4-5 ore. Esistono creme solari che durano anche mentre si sta in acqua, tuttavia è opportuno, durante la giornata, fare una doccia con acqua dolce per poi riapplicare la protezione solare con la pelle asciutta.
Evitare l’esposizione solare nelle ore più calde e non sostare in luoghi troppo riscaldati.
Utilizzare sempre il doposole: non è un optional, ma è indispensabile per un effetto idratante, decongestionante, lenitivo, rinfrescante. Una pelle che ha subito le cosiddette “botte di sole” ha bisogno di ricompensare subito l’azione protettiva. Inoltre più la pelle viene tenuta idratata, più l’abbronzatura sarà duratura e luminosa.

Serena De Bari e il singolo "Mare e batucada": la musica unisce i popoli

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Da oggi è online il videoclip di “MARE E BATUCADA” (Ontheset/Artist First), il nuovo singolo della cantante pugliese SERENA DE BARI, che vede la partecipazione del cantante brasiliano Elias Santos De Souza. Il brano è prodotto da Luca Venturi, arrangiato da Franco Muggeo e registrato presso il Metropolis Studio di Milano.

«Attraverso il mio nuovo singolo "Mare e batucada" - dichiara Serena De Bari - voglio far emergere quanto l’unione dei popoli attraverso la musica trasmetta amore, felicità e colori. Siamo tutti uniti nello stesso ritmo, il ritmo del mondo e della fratellanza».
Alla fine del videoclip, diretto dal regista Marco D’Andragora, compare la frase "Juntos num só ritmo" che letteralmente vuol dire "Tutti allo stesso ritmo", ovvero lo slogan di Brasile 2014. Poche parole che testimoniano la volontà di remare nella stessa direzione, quasi a passo di samba. Ma ancora di più tutti uniti contro il razzismo, tema caro a Serena.

Biografia
Serena De Bari, 18 anni, di Molfetta, si fa conoscere al grande pubblico quando entra nella scuola di AMICI di Maria de Filippi (edizione Amici 2017), conquistando il banco durante una Sfida. Amici le dà modo di far conoscere le sue canzoni e di mettere in mostra le sue innate capacità artistiche. Serena ama cantare dal vivo e durante i suoi live riesce a creare atmosfere coinvolgenti grazie alla grande padronanza scenica e alla sua capacità interpretativa. A questo proposito afferma:”io vivo la musica perché se non la vivessi non trasmetterei emozioni”. A novembre 2018 esce “Serena De Bari”, il suo album d’esordio dal quale vengono estratti i singoli “Urlo sul Mondo” “Invadi l’anima”. Di recente Serena è stata ospite a Gulp Music, il programma in onda su Rai Gulp. Dal 28 giugno è in radio e disponibile su tutte le piattaforme streaming il nuovo singolo “Mare e batucada”.


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