Quantcast
Channel: Fattitaliani.it
Viewing all 38628 articles
Browse latest View live

NIKS, esce il 18 giugno il nuovo singolo dal titolo "BACIAMI ANCORA"

$
0
0
BACIAMI ANCORA” è il singolo di Nicholas Sambuco, in arte NIKS. 
Il brano è dedicato all’amore di due giovani ragazzi contrastato da un padre che non permette a sua figlia di uscire la sera. Il testo, inizialmente ispiratosi all’amore nella sua forma più assoluta, si è successivamente trasformato in un amore molto più fisico, ricco di sentimento e di baci. “BACIAMI ANCORA”, che rappresenta una fusion tra rap e raggaeton, scritto a 6 mani da NIKS con Alessandro Cecconi ed Ennio Rastelli, fonde una serie di stili molto contemporanei ma si riconosce principalmente nel Trap. Le sonorità di “BACIAMI ANCORA”, infatti, sono molto vicine al mondo dell’elettronica, il testo è minimale con un fraseggio ripetitivo supportato dell’autotune che rende la voce di NIKS un mix tra rap e canto. Il brano contiene elementi tipici della musica Trap ma si distingue per l’originalità del mix di ritmi hip hop e rap.

“Ho scritto questo brano pensando ai baci che fanno innamorare, alla tenerezza che scaturisce dai sentimenti più puri, dal calore e l’energia che ci avvolgono quando siamo coinvolti in una relazione. Il tutto contrastato da un genitore che non permette alla propria figlia di uscire la sera con il suo ragazzo” 
dichiara Niks per poi aggiungere “Ho voluto esprimere il malessere di un giovane sopraffatto dalla rabbia e dall’impossibilità di vivere la sua storia d’amore per colpa di un adulto ma che riesce comunque a sognare grazie alla purezza dei suoi sentimenti”.

NIKS, nato a Spoleto nel 2001, è un giovane cantante che a soli 17 anni ha un passato talmente sofferto da renderlo già un uomo maturo e con le idee ben precise. L’amore per la musica è iniziato quando NIKS aveva solo 11 anni come sfogo del suo disagio e come ancora di salvezza per la sua vita. La musica è stata la sua grande alleata e la sua compagna di mille avventure: alcune tristi, alcune meno.
Fin da piccolo è stato abbandonato dal padre e sua mamma, trovandosi in gravi difficoltà economiche, lo ha dovuto affidare a una casa famiglia. A 14 anni, dopo non aver fatto altro che girare di città in città, di casa famiglia in casa famiglia, ha potuto riabbracciare sua madre che, nel frattempo, essendo riuscita a migliorare le sue condizioni si è potuta permettere di riportarlo a casa.
Cantare, scrivere e suonare sono state le uniche cose che gli hanno permesso a Niks, negli anni fuori casa, di restare a galla e di non lasciarsi coinvolgere da brutte compagnie. Il suo sogno oggi è quello di poter continuare a scrivere i testi delle sue canzoni e cantare davanti a migliaia di persone.

 Comunicazione e promozione

Fano, la città gioiello da scoprire nel cuore delle Marche

$
0
0
Dalla grande ricchezza del patrimonio italiano affiorano talvolta tesori da scoprire, come chiese,  palazzi, musei e capolavori, conservati in centri minori capaci di custodire bellezze straordinarie e un po’ segrete.
La città di Fano è uno di questi tesori nazionali: un gioiello nel cuore delle Marche ricco di storia e cultura che sa come stupire i suoi visitatori. Tra i luoghi da scoprire di quest’antica città, la Fanum Fortunae di vitruviana memoria, ci sono le suggestive vie del centro e i caratteristici vicoli del porto, l’originario quartiere dei pescatori, le splendide colline lungo la valle del Metauro e i tanti capolavori custoditi nella Pinacoteca del Museo del Palazzo Malatestiano, come la mirabile pala di Giovanni Santi, il padre di Raffaello.

Il destino di Fano è da sempre legato al mare, ed è proprio sulle antiche vie del porto che sorge uno dei quartieri più belli della città: El Gugul. Il rione è il luogo simbolo dei pescatori fanesi (chiamati i purtulòt), nonché la parte più autentica della città. Il pittoresco quartiere, caratterizzato dalle piccole case dei pescatori, è dominato da un’esplosione di colori vivaci che arricchiscono le facciate delle varie abitazioni: immagini e colori legati alla storia e che rispecchiano l’antica tradizione marinara. Autonomo e indipendente dal resto della città, El Gugul, è un emozionante quartiere dove tuttora vive una comunità orgogliosa con un proprio dialetto e una tradizione culturale unica. El Gugul prende il nome dal cogollo (gugul in dialetto marchigiano), una rete da pesca usata per intrappolare le anguille.


Lasciato alle spalle il porto, ci si inoltra nel cuore della città alla scoperta delle case torri: dimore delle nobili famiglie ed emblema della loro potenza e ricchezza. Queste architetture, risalenti all’età medievale, si trovano disseminate in tutto il centro storico, protette dalle mura cittadine. Le “case torri” sono costruzioni fortificate, sviluppate prevalentemente in altezza, che venivano utilizzate come abitazioni private ma che, in virtù della loro struttura solida ed elevata, all’occorrenza venivano utilizzate come strutture difensive militari o private. La bellezza senza tempo di questi edifici li rende ancora oggi abitazioni ambite e ricercate.


Nello spazio del centro storico, che custodisce i fasti architettonici del passato, Fano racchiude  imperdibili capolavori dell’arte italiana. La Pinacoteca del Palazzo Malatestiano conserva al suo interno importanti opere a tema sacro come la Pala Madonna col Bambino in trono fra i Santi Elena, Zaccaria, Sebastiano e Rocco di Giovanni Santi, il padre del divino Raffaello, l’Angelo custode del Guercino, il San Nicola di Bari portato in gloria dagli angeli di Mattia Preti e l’Annunciazione di Guido Reni, riportata al suo splendore originale dal recente restauro. Opere che valgono davvero il viaggio di scoperta.


A pochi chilometri dal centro storico cittadino, sulle splendide colline fanesi, sorge in posizione isolata, come una vera e propria oasi di pace, uno degli edifici più suggestivi delle Marche: l’Eremo di Monte Giove. L’Eremo è uno delle eccellenze paesaggistiche del territorio, un vero gioiello incastonato nelle colline che regala una vista mozzafiato sulla valle del Metauro. Si narra che nell’antichità questo eremo fosse dedicato a Giove, ma non ci sono testimonianze certe. Il complesso architettonico oggi visitabile fu costruito nel 1609 per volontà dei monaci Camaldolesi ed eretto a oltre duecento metri sopra il livello del mare, questo luogo di silenzio e incanto fa bene agli occhi e allo spirito. Completa l’eremo una ricca biblioteca che ospita un nucleo di mille libri pregiati risalenti al XVI secolo.

Per conoscere a fondo la vasta offerta turistica di Fano una guida imprescindibile, in italiano e inglese, completa di tutto è il sito ufficiale del Turismo della città https://www.turismofano.com/.

Fano è presente sui social media e il suo hashtag è #visitfano
è presente su Facebook: https://www.facebook.com/visitfano/

Come arrivare a Fano:
In auto: Autostrada A14, uscita Fano, uscita Marotta
In treno: da Milano – Bologna – Taranto –> stazioni Fano e Marotta
In aereo: aeroporti Ancona – Falconara (km 46); Rimini – Miramare (km 48)
Via mare: Stazione Marittima di Ancona, Porto Turistico di Fano

Gallagher Gabriele Magi, uscito il 1° album R1Q17

$
0
0
R1Q17 è il titolo del primo album di GALLAGHER (Gabriele Magi) classe 1994, giovanissimo Trapper che ha catturato l'attenzione dell'utenza Trap con i suoi singoli d'esordio, primo tra tutti Magma Vulcano, che ha totalizzato milioni di view e streaming.
R1Q17 è un titolo che contiene l'evocazione di luoghi come il Rione Monti e Corso Trieste a Roma, scenari di tante esperienze vissute in comune con l'amico Traffik (Gianmarco Fagà), un vissuto spesso al limite, fatto di eccessi e talvolta di sbagli che, sia Gabriele che Gianmarco stanno pagando...

Da questo vissuto scaturiscono molte delle tematiche racchiuse in questo album che rappresenta tutto il BENE e il MALE che contraddistinguono la vita di GALLAGHER.

In molte tracce di R1Q17 c'è la presa di coscienza di alcuni errori commessi e di quanto la “strada” ti conduca su percorsi difficili e sbagliati, li percorri e ad un certo punto arrivi al capolinea ... ti viene presentato il conto, e da lì in poi decidi di crescere e tutti gli errori diventano la base per migliorare e avere una nuova prospettiva, DA VIVERE E DA METTERE IN MUSICA.

Il nuovo GALLAGHER avrà qualcosa di profondo da trasmettere perché sta vivendo giornalmente un nuovo percorso.......R1Q17 è solo l'inizio.

R1Q17 esce su etichetta BATTITORUMORE con distribuzione BELIEVE DIGITAL

Social : https://www.instagram.com/gallagherflexboy/?hl=i

digital marketing @dominanzadigitale

Beppe Convertini: “A Vita in diretta Estate sarò il vostro amico, fratello, figlio e nipote”

$
0
0
La prima puntata di Vita in diretta Estate è appena andata in onda su Raiuno e Beppe Convertini è riuscito a convincere, in tempi record, il pubblico grazie a educazione e competenza. Fattitaliani lo ha intervistato sul suo nuovo impegno professionale, che per lui rappresenta la meritata grande occasione.

 Beppe, come ti stai trovando nei panni di inviato di Vita in diretta Estate?
Questa è stata una bella sorpresa che mi rende felice: entrare nelle case degli italiani e far compagnia tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì su Rai 1  è un grande privilegio e ne sono onorato! Vorrei essere il
che vi farà compagnia tutta l’estate direi il ragazzo della porta accanto!

Emozionato?
Sto provando grande emozione ed adrenalina!

Quali temi continuerete a trattare?
Cronaca, attualità, fatti del giorno e notizie dal mondo oltre che collegamenti dai posti più belli d’Italia quindi usi tradizioni e costumi..

Una notizia che ti piacerebbe annunciare?
Mi piacerebbe che finisse definitivamente la guerra civile siriana.

A chi dedichi questo traguardo professionale?
A mia madre, la persona più importante della mia vita!

Sogni nel cassetto?
Non bisogna mai smettere di sognare perché i sogni possono diventare realtà con tanta perseveranza, sacrificio, lavoro e impegno! Mai arrendersi davanti alle tante porte in faccia e ai tanti no ma farne tesoro per migliorarsi e crescere come uomo e come professionista!

Prossimi traguardi che ti piacerebbe raggiungere?
Una missione umanitaria in Mauritania!



Resy Kisha, anima camaleontica: “Quando dipingo mi perdo nella scelta dei colori". L'intervista di Fattitaliani

$
0
0
di Laura Gorini - È una donna decisamente vulcanica Resy Kisha: modella, attrice, ballerina, rivela ora la sua immensa passione per la Pittura che in realtà è nata diversi anni fa.

Resy, come ti sei avvicinata alla pittura?
In realtà la pittura non è assolutamente una passione recente, dal momento che fin da quando sono poco più che una ragazzina amo acquistare delle tele, e imprimere su di esse i miei stati d'animo, i miei sentimenti, le mie emozioni e le mie passioni. Diciamo che dipingere è per me – come hai certamente intuito – una forma di sfogo molto valida ed efficace, oltre che un vero piacere. E ti dirò di più, molte opere che ho venduto o donato in passato, o in tempi più recenti, erano come dei pezzi di me che lasciavo andare via dalla mia persona e dalla mia anima e che trasmettevano quindi a chi li riceveva un'immensa energia positiva che io credo di possedere.
Con quali parole descriveresti il tuo stile pittorico?
Beh, direi che i miei quadri sono certamente opere d'arte contemporanea. Sono dipinti a mano su tela. La mia pittura poi è acrilico e astratto.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti e a chi o a che cosa ti ispiri quando dipingi?
Io amo Frida Kahlo, tuttavia apprezzo molto anche Gustav Klimt per il modo tutto suo di utilizzare i colori.
Il colore - per l'appunto - quanto è importante per la realizzazione di una tua tela?
Quando dipingo mi perdo nella scelta dei colori. Il bello di tutto ciò è che non sai mai fino alla fine cosa verrà fuori.
Tu quando capisci che è quello giusto?
L'abbinamento giusto dei colori racconta i miei strati d'animo. Diciamo che tale scelta rappresenta anche - a mio avviso - una mia sorta di marchio artistico e pittorico.
Hai dichiarato poco fa che scegli il colore da utilizzare in base ai tuoi stati d'animo, ma se dovessi scegliere quelli che rappresentano meglio la Resy odierna, quali sceglieresti e perché?
I colori chi mi rappresentano maggiormente oggigiorno sono il rosso, simbolo della passione e in qualche maniera del cuore... L'oro, che racchiude la mia natura solare e calorosa, e infine il nero, che rappresenta l'eleganza per antonomasia.

Foto di Michele Simolo

Le prelibatezze degli chef internazionali arrivano nei ristoranti aziendali con il progetto "Global Chef" con un cuoco spagnolo

$
0
0
Valorizzare la food experience del collaboratore nel ristorante aziendale e condividere le conoscenze e l’esperienza di Sodexo in ambito culinario.
Sono questi gli obiettivi di “Global Chef”, innovativa iniziativa lanciata dall’azienda leader nei servizi della Qualità della Vita che permetterà a 7 aziende servite da Sodexo di uscire dalla routine quotidiana e godere di un’esperienza del tutto originale, gustando pietanze autentiche e vivendo atmosfere internazionali, di altri paesi e culture. Protagonista di questo primo chef tour lo spagnolo José Carlos Madrid Córdoba, chef di Sodexo Iberia, che per l’occasione potrà servire e preparare ai commensali piatti tipici della tradizione gastronomica della sua terra. José Carlos lavora in Sodexo dal 2015 e durante la sua esperienza ha avuto modo di confrontarsi con numerose realtà, arrivando a soddisfare i palati di oltre 1500 clienti spagnoli al giorno, con pietanze originali e salutari. È per queste particolari caratteristiche che Global Chef si presenta come un progetto del tutto originale, che Sodexo ha scelto di implementare nel suo programma per sostenere concretamente gli obiettivi di employer engagement delle aziende clienti, oltre che condividere l’esperienza dei propri chef con chi usufruisce servizio di ristorazione. Ma non è tutto, perché grazie al suo ampio know-how nel campo della ristorazione collettiva, Sodexo sviluppa e soluzioni per soddisfare un’ampia varietà di palati e influenzare le abitudini alimentari di oltre 75 milioni di persone in tutto il mondo, prestando particolare attenzione alla diversità delle abitudini, di gusti e stili alimentari che coesistono in uno stesso ambiente di lavoro. 

Marsala, mostra "Consagra. Architettura" a cura di Sergio Troisi dal 6 luglio e fino al 20 ottobre.

$
0
0
Scultura e spazio urbano. Scultura e dimensione ambientale. Ma anche scultura come confine tra materia e tempo, come movimento e trasformazione delle cose che pervade anche l’architettura e la sua percezione logica e spaziale. Scultura come “divertimento del vivere”.

A distanza di cinquant’anni dalla pubblicazione de “La città frontale”, volume in cui lo scultore Pietro Consagra – l’autore della monumentale “Stella”, icona di Gibellina e dell’utopica rinascita del Belìce nel segno dell’arte – espone ed articola la sua profonda riflessione teorica sull’architettura e sul suo personale e felice percorso di ricerca, il Convento del Carmine di Marsala dedica al maestro una grande mostra dal titolo “Consagra. Architettura”, in programma dal 6 luglio e fino al 20 ottobre 2019. A cura di Sergio Troisi, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Pietro Consagra di Milano ed organizzata dall’Ente Mostra di Pittura “Città di Marsala”. Inaugurazione sabato 6 luglio, ore 18.30.

Una cinquantina le opere oggetto dell’allestimento e impaginate fra le sale dell’antico convento e alcune incursioni nel paesaggio: a cielo aperto, nella luce inflessibile del Sud e tra le essenze mediterranee dell’antico chiostro dei padri carmelitani. Selezionate dal curatore, sono il paradigma della poetica di Consagra (Mazara del Vallo 1920 – Milano 2005) e del legame dell’autore fra la propria scultura e l’architettura, enunciato proprio ne “La città frontale”, dove scrive: “Quando ho pensato ad una scultura, la città era presente come umore e come istigazione formale, come classe estetica e come creatura sensibile, come emozione politica e come sentimento”. Lo stesso Consagra che, per l’opera prospiciente il mare, in Piazza Mokarta a Mazara del Vallo (1964), introduce il tema del “confine conturbante fra materia e tempo” e quel concetto di “divertimento del vivere” che è quasi un manifesto programmatico della nuova imminente e florida fase creativa: la scoperta del colore, lo sciogliersi della forma, l’andamento curvilineo, la conquista della leggerezza dei cicli Piani Sospesi, dei Ferri trasparenti e dei Giardini.  

Spiega il curatore, Sergio Troisi: “Proporremo i modelli, i colorati progetti di facciate, la serie delle “Porte del Cremlino” e un nucleo di dipinti, ordinati in un percorso che vuole evidenziare come, nella visione dell’architettura, confluiscano alcuni temi centrali della ricerca di Consagra, quali il colore e la trasparenza, indagati durante gli anni Sessanta anche con i “Piani appesi” in faesite e le “Sottilissime” in acciaio”.

E non è casuale la scelta di allestire a Marsala una mostra dedicata a questo aspetto dell’opera di Consagra. “E’ qui, infatti, nella provincia di Trapani – continua Troisi - che l’artista ebbe modo di elaborare in forma compiuta i suoi progetti: con le architetture di Gibellina - il “Meeting”, il cui restauro è in fase conclusiva, il Teatro rimasto incompiuto e la grande Stella divenuta simbolo del Belìce (presenti i modelli) - e per Mazara del Vallo, la sua città natale, con il progetto di facciata per il Palazzo del Comune con cui voleva rimediare allo scempio edilizio che dagli anni Settanta oltraggia una delle più belle piazze siciliane. L’interesse di Consagra per l’architettura, cui ha dedicato numerosi scritti e interventi, muove infatti da una posizione innanzitutto morale: riscattare, attraverso la libertà e l’immaginazione dell’arte, la città da quel destino di puro strumento economico a cui le pratiche urbanistiche del dopoguerra l’hanno consegnata”. Alla mostra è dedicato un catalogo (Edizioni Caracol, Palermo). Visite dal martedì alla domenica 10-13, 19-21, lunedì chiusi, ingresso 3 euro. INFO http://www.pinacotecamarsala.it/

L’immagine guida della mostra è “Ghibli città frontale. Facciata bianca con pilastri”. Legno dipinto, elementi tagliati, assemblati e dipinti (1995). 185-150-14,5 cm





SCHEDA TECNICA

“Consagra. Architettura”

A cura di Sergio Troisi

Marsala, Convento del Carmine

Dal 6 luglio al 20 ottobre 2019



ORGANIZZAZIONE

Ente Mostra di Pittura “Città di Marsala” | Convento del Carmine



IN COLLABORAZIONE CON

Archivio Pietro Consagra | Milano



CATALOGO

Edizioni Caracol | Palermo



UFFICIO STAMPA

Melamedia | Carmela Grasso



VISITE

Dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13, dalle 19 alle 21. Lunedì chiusi

Ingresso 3 euro

INFO http://www.pinacotecamarsala.it/

Le dieci regole di Gianluca Mech per un’estate perfetta

$
0
0
L’estate è arrivata e per molte persone è arrivato il momento delle tanto meritate vacanze. Altre, invece, cercheranno di godersi il sole, il mare e tutto il bello che porta con sè la calda stagione.
Tuttavia, per poter affrontare uno dei periodi più attesi è fondamentale seguire alcune regole per proteggersi e stare bene. Le abbiamo chieste a Gianluca Mech, il guru delle diete che con Tisanoreica sta ottenendo un grande successo in tutto il mondo e che stiamo vedendo su Rete4 nel cast di “Ricette all’italiana”, accanto a Davide Mengacci e ad Anna Moroni.

Buongiorno amici miei, nel corso della calda stagione che quest’anno è arrivata con un po’ di ritardo, vi regalerò alcuni consigli per vivere al meglio il sole, il mare e tutto il bello che caratterizza l’estate. Undici regole semplici e pratiche. Vedrete che seguendo una dieta rinfrescante, all’insegna di alimenti ricchi di acqua e di sostanze antiossidanti, riceverete notevoli benefici per l’estetica e per la salute del vostro corpo!

1 - Innanzitutto, non dimenticate che è fondamentale bere almeno due litri di acqua al giorno. Devono bere di più, specialmente, gli anziani e i bambini.

2 È necessario limitare il consumo di vino e birra. Da evitare del tutto, invece, i superalcolici.

3 Per mantenersi in forma, in estate, è necessario rispettare ogni giorno il numero e gli orari dei pasti. A colazione mangia come un principe, pranza come un borghese e cena come un pulcino.

4 Frutta, verdura di stagione e yogurt, specialmente in estate, devono essere i grandi protagonisti della vostra tavola. Mangiate, ma senza esagerare, mandorle e noci, che sono ricche di grassi “buoni”, minerali e fibre.

5 Il colore degli alimenti è dato dalle sostanze ad azione antiossidante come vitamine, polifenoli ecc. Più si variano i colori, più completa sarà la loro assunzione!

6 Durante i pranzi, le cene o gli aperitivi, cercate di privilegiare cibi cotti, poco calorici ma ricchi minerali e vitamine. E non dimenticate di diminuire la quantità di sale da aggiungere e condite con olio extravergine d’oliva a crudo. 

7 Spesso ci ritroviamo a mangiare a sacco. Per questo non posso che consigliarvi, per i vostri pic-nic, di optare per cibi freschi, facilmente digeribili e ricchi di acqua. Per poi completare il pasto con la frutta.

8 Probabilmente, molti di voi non sanno che consumare un gelato o un frullato, al latte, può rappresentare una valida alternativa al pasto di metà giornata. 

9 Ecco due degli abbinamenti che vi consiglio di privilegiare a pranzo o a cena: pasta con legumi e/o verdure; carne/pesce/uova con verdure. Vedrete, si rivelerà una scelta comoda e salutare!

10 È importante consumare sale iodato. La carenza di iodio nel nostro organismo, infatti, è un problema, visto che la tiroide condiziona molte funzioni dell’organismo ed ha bisogno del giusto introito giornaliero.

Roma, tassa per i pullman turistici

$
0
0
L’Assessorato alla Mobilità del Comune di Roma tarpa le ali alle uscite scolastiche, istituendo una tassa per i pullman turistici che circolano in città. Roma è stata suddivisa in quattro aree e la tassa, varia dai 45 ai 180 euro. Non è stata fatta nessuna distinzione tra le attività turistiche e quelle scolastiche o didattiche. Se ne è parlato durante la presentazione del Teatro per ragazzi del Brancaccio.

Le scolaresche si sono viste aumentare notevolmente il costo del pullman che era già molto alto, il tutto sommato al costo del biglietto del Teatro, del Museo, della fattoria didattica e di altre attività formative extra scolastiche.  Ciò ha costretto le scuole a ridurre se non ad eliminare le uscite. Maggiormente penalizzati sono i Teatri e altre attività formative extra scolastiche e gli insegnanti non hanno più la possibilità di fare “lezioni dal vivo” nei luoghi d’arte o di far vedere un classico a Teatro, prima di farlo studiare. 
La situazione dei trasporti a Roma è totalmente insufficiente  e non si può pretendere che bambini piccoli  o delle elementari usino le metropolitane che arrivano alla fermata stracolme di persone, sono privi di aria condizionata e spesso saltano le corse. Stessa cosa per quelli di superficie. 
In sei mesi sono stati chiesti incontri e tavoli di confronto per arrivare a soluzioni condivise, possibili e graduali come avviene per qualsiasi problema complicato. 
Un danno enorme per i Teatri che hanno una programmazione per bambini e ragazzi con conseguente annullamento di spettacoli, stagioni ridotte e contratti che non potranno essere rispettati. 
Visto che l’unione fa la forza, il Teatro Sala Umberto, Brancaccio, Brancaccino, Verde, Le Maschere, Villa Pamphili, Tor Bella Monaca, Mongiovino, San Carlino; i Musei, le Scuole, il Bioparco e la Casina Raffaello si sono mobilitati per ottenere attenzione da chi governa la città. 
Purtroppo c’è stato un disinteresse totale anche da altre Istituzioni. 
La stampa ha l’onere di supportare queste iniziative e di continuare a scrivere e parlare di Teatro, altrimenti la linfa e l’interesse che lo circondano, si spegneranno lentamente. 
Come diceva il Sommo Poeta “Tre cose sono rimaste del Paradiso, le stelle, i fiori e i bambini”. In esse è scritto il ciclo della vita. Il Teatro deve essere insegnato nelle scuole e gli alunni devono avere la possibilità di frequentarlo. 
Elisabetta Ruffolo   

Milano al CnC HUB il 20 giugno Live Performance di Angelo Orazio Pregoni Installazione di Marco Ventura con Leandra Tartaglia

$
0
0
Il primo lavoro di “antropomorfismo olfattivo” della storia

Presso il CnC HUB, nella suggestiva Milano dei Navigli, il 20 giugno alle 20.30 l’artista sinestetico e perfume maker Angelo Orazio Pregoni propone una performance carnale, provocante e rivelatoria in cui l’olfatto indaga la natura autentica della figura femminile in aperto contrasto con una società che ne ignora il ruolo e ne calpesta i diritti. 
In forma sacra e all’unisono profana, la donna è unico soggetto d’arte mentre il pubblico è oggetto d’indagine artistica.

Una live performance che sancisce la maturità artistica di Angelo Orazio Pregoni, capace di riassumere la lezione fluxus con la body art scenica di Urs Lüthi e il nuovo realismo di Yves Klein.
Pregoni affronta per la prima volta il tema di un’opera pittorica, sancendo definitivamente la sua sinestesia, e calibrando i valori estetici del lavoro artistico con l’odore.

La performance è resa ancor più potente e significativa dalle installazioni metropolitane dello scultore e designer Marco Ventura: queste, evocativamente steampunk, rendono integrale l’esperienza dei fortunati partecipanti all’epifania multisensoriale.

Profumiere, scrittore, art maker, Angelo Orazio Pregoni promuove la sua A.O.P. – Arte Olfattoria Percettiva – dissacrando, ma tentando anche di guarire un mondo pervenuto al punto più basso della ruota.
Primo perfume maker al mondo che abbia osato trasformare i profumi in opere d’arte, si è affermato sul mercato italiano con la prima vera sperimentazione trans-olfattiva, mietendo critiche e consensi con le sue linee O’DRIÙ e la recente BEPOLAR.

Marco Ventura è scultore, designer, scenografo: Metallico Vissuto, rivitalizza elementi di recupero siderurgici e legni esotici imprimendo in essi forme di derivazione onirica per creare opere e installazioni funzionali protagoniste dell’interior design. Trasforma ricercati elementi di archeologia industriale amputati dal proprio contesto in pezzi unici di arredo d’arte.

Leandra Tartaglia, Libera Tentatrice, modella e performer, è protagonista dell’opera pittorica.
Qui sublime soggetto artistico e fascinosa personificazione del genere femminile, nella vita è artista e fotografa e non solo soggetto d’arte.

Ingresso gratuito
Conferma a staff@pleasurefactory.it


Location: CnC HUB  Alzaia Naviglio Grande 108 - 20144 Milano

XI Premio Biagio Agnes, fra i giurati Dario Edoardo Viganò. L'intervista

$
0
0
A Sorrento dal 21 al 23 giugno, XI edizione del PREMIO BIAGIO AGNES 2019, Premio Internazionale dell’Informazione dedicato alla memoria dello storico Direttore Generale della Rai  e grande giornalista organizzato dalla Fondazione Biagio Agnes e in partnership con Confindustria.

La cerimonia di premiazione si terrà il 22 giugno a Marina Grande. Un evento televisivo prestigioso condotto da Mara Venier e da Alberto Matano. Il 29 giugno sarà trasmesso in seconda serata su Rai 1.
Il Premio Giornalista per l’Europa andrà alla memoria di Antonio Megalizzi.
Tra i giurati Monsignor Dario Edoardo Viganò, presbitero, accademico e scrittore italiano. Professore ordinario presso la Pontificia Università Lateranense e docente incaricato presso la LUISS “Guido Carli” di Roma.
Com’è nata l’idea di un Film su Papa Bergoglio, diretto da Wim Wenders?  Il concetto di Wenders nasce perché c’erano state moltissime richieste dopo l’elezione di Bergoglio di fare sul modello del Pastore Angelicus di una giornata con il Papa sul modello di Giovanni XXIII. Il Papa continuava a ripetere che non faceva l’attore. Era forte il desiderio di poter conoscere meglio il Papa. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio farlo noi, coinvolgendo il Vaticano nella produzione e abbiamo chiesto a Wenders perché avevo visto “Il sale della terra”, Ci voleva un documentarista che sapesse dare un respiro intimo senza essere troppo invadente.  Mi sembrava la persona giusta come Regista e poi ho parlato con il Papa che l’idea era quella di approfondire alcuni temi che lui accenna durante i viaggi ma che dovevano essere approfonditi.  Sono state realizzate quattro sessioni di interviste per otto ore. Considerando il numero delle camere abbiamo più di venti ore di girato e il Film dura 96 minuti. È stato girato con la tecnica del doppio gobbo. Il Papa aveva di fronte a sé lo schermo dove vedeva un primissimo piano con lo sguardo di Wenders e viceversa il regista che era in un’altra stanza. Quando si vede il Film dà l’idea di uno sguardo in profondità dello spettatore, per cui riesce a riprendere anche alcune tematiche che il Papa affronta con il respiro del ragionamento ed una modalità di empatia tipica di uno sguardo in camera così da vicino.
Il film ha tre livelli: Le immagini che il Centro di produzione del Vaticano registra quando il Papa è in viaggio, cioè tutte quelle situazioni che in genere noi non vediamo perché sono tenute come documentazioni. Una serie di interviste come quelle sul problema ecologico e in più un’inserzione che ha voluto Wenders, sulla figura di San Francesco come parallelismo con Bergoglio. “Vai e ripara la mia Chiesa”. Lo studioso Marco Ivan Rupnik ha scritto che quando il Papa dopo l’elezione si è affacciato al balcone ci ha riportato a quando   la Chiesa diventasse teodosiana prima e costantiniana dopo. Abbiamo abbandonato il trono di Costantino prediligendo la cattedra di Pietro. Wenders ha girato con la camera a mano, ed è uscito questo film che ha girato tutto il mondo (Stati Uniti, Germania, Spagna). 
Ad ottobre uscirà un mio libro, in occasione  dei sessant’anni dell’ Istituzione da parte di Giovanni XXIII° della Filmoteca Vaticana. Speriamo di consegnare agli storici del Cinema, un documento che può affrontare varie tematiche. 
Il Papa non sarà un attore ma sicuramente è un grande comunicatore...  
Beh certamente perché ha una grande empatia. Le parole non hanno la leggerezza della retorica convenzionale ma hanno un radicamento nella storia personale dei protagonisti della comunicazione, questo è veramente affascinante. 
In generale, quanto è cambiata la comunicazione oggi? 
Moltissimo non solo con l’avvento ma con la crescita esponenziale dei media digitali, la prima cosa che dobbiamo notare è che in fondo non ci sono più i media di fronte alla società ma siamo noi stessi i Media. Tant’è che è difficilissimo distinguere la situazione mediale da una non mediale. Quando faccio la spesa e consegno una Fidelity Card, sto consegnando degli elementi della mia Privacy di consumo ed è difficile distinguere in quale situazione mi trovo.  I Media siamo noi stessi e s’instaura da un lato per i nativi digitali, l’accezione naturale in cui l’offline e l’ online si compenetrano. Noi siamo sempre in affanno perché non lo siamo e rimaniamo sempre un po’ indietro. Ci sono grossi problemi sia per i genitori che per la scuola entrambi ancorati in situazioni anagrafiche molto diverse. In tutto questo, oggi è difficile individuare uno spazio di privacy perché chiunque con uno smartphone in una situazione in cui non c’è la ripresa diretta o il consenso dall’altra parte e come abbia disintermediato molto la politica che prima si svolgeva nei territori, nei quartieri, nelle piazze e invece oggi tutto avviene in questa Agorà pubblica del digitale.
Elisabetta Ruffolo

Giornata Mondiale del Cane in Ufficio, le regole per portare il proprio amico a 4 zampe a lavoro

$
0
0
Un compagno fedele da avere con sé anche durante le ore lavorative. Il 21 giugno si celebra la Giornata mondiale del cane in ufficio. È ormai confermato da molti studi internazionali che lavorare con Fido sia un efficace antidoto contro stress, nervosismo e tensioni. Da diversi sondaggi è emerso, inoltre, che i lavoratori sono entusiasti di avere questa possibilità e ritengono che questa possa migliorare anche la performance lavorativa, rendendo l’atmosfera in ufficio più rilassata e allegra.

Negli Stati Uniti la possibilità di portare gli animali a lavoro è diffusa da tempo: per un’azienda su cinque è prassi consolidata quella di consentire la presenza dei cani in ufficio. Lo fanno i grandi big del tech come Google e Amazon ma anche aziende di minori dimensioni. In Italia secondo il Rapporto Assalco-Zoomark 2019 ci sono 7 milioni di cani. Secondo il sondaggio “Insieme è meglio…anche in ufficio” condotto da Petpassion.tv di Purina, il 34,5% degli intervistati ha dichiarato di andare al lavoro con il proprio amico a quattro zampe e di questi il 26% lo fa spesso, con la metà di loro che ammette di lavorare meglio e con maggiore serenità sapendo che il proprio pet non rimane a casa da solo.
Ma quali sono i giusti accorgimenti per portare il cane in ufficio? A fare chiarezza sul tema è Marco Maggi, coordinatore dei servizi sanitari di Ca’ Zampa, il primo gruppo di centri che offrono servizi veterinari e, in strutture adiacenti, tutti i servizi complementari per il benessere a tuttotondo degli animali da compagnia: dalla toelettatura, all’educazione, dall’asilo alla parafarmacia.
“In Italia non esiste una normativa che regolamenti la presenza del proprio animale da compagnia sul posto di lavoro – afferma Marco Maggi - Tuttavia, sono vigenti due disposizioni di legge riguardanti la permanenza degli animali nei luoghi chiusi: nelle aree comuni il proprietario deve sempre avere una museruola a disposizione e un guinzaglio non più lungo di un metro e mezzo. In termini di cultura sanitaria, esistono delle linee guida fornite dal board scientifico globale WSAVA (World Small Animal Veterinary Association), con precise indicazioni sulle vaccinazioni consigliate. E’ inoltre importante che il cane sia in regola anche con i trattamenti antiparassitari interni ed esterni”.
Quali requisiti comportamentali deve osservare il proprio cane per trascorrere le ore lavorative in ufficio? “Il buon senso – prosegue Maggi - suggerisce che il cane debba essere educato nel non abbaiare e agitarsi in caso di rumori esterni e che sia socievole con le altre persone. L’addestramento del cane è dunque fondamentale affinché esso non diventi fonte di disturbo nell’edificio stesso. E’ buon senso, inoltre, che il cane presente sul luogo di lavoro sia pulito e spazzolato. Attenzione ai momenti di calore e di muta del mantello poiché possono creare situazioni di disagio.”
Anche le abitudini del dipendente di lavoro cambiano con la presenza del proprio pet in ufficio. La classica “pausa caffè” dovrà essere dedicata ad una lunga passeggiata in compagnia del proprio cane. In ultimo, ma non in ordine di importanza, è necessario accertarsi che l’ambiente che ospiterà il cane sia idoneo. “All’interno degli spazi – conclude Maggi - occorre prevenire le contaminazioni allergiche in caso di individui con particolari allergie, attraverso zone identificate o specifiche aree asilo.”
I CONSIGLI DELL’ESPERTO    
per portare il proprio cane in ufficio tutelandolo e nel rispetto di colleghi e ambiente lavorativo.

1.      SEGUI LA LEGGE. Secondo l’Ordinanza Martini del 13 luglio 2016 si stabilisce che nelle aree comuni il proprietario deve sempre avere una museruola a disposizione e un guinzaglio non più lungo di un metro e mezzo.

2.      CANE SANO E VACCINATO. Una regola che vale sempre, in primis per il benessere del proprio cane, e a maggior ragione quando lo si introduce all’interno di luoghi pubblici: è fondamentale che il proprio cane sia in regola con i trattamenti antiparassitari e le vaccinazioni.

3.      IL GALATEO IN UFFICIO. Il cane non deve abbaiare e agitarsi o creare disturbo ai colleghi. È importante che sia rispettoso e socievole con le altre persone.

4.      “FIDO” SEMPRE ORDINATO E PULITO. Prima di portare il proprio cane sul luogo di lavoro è buon senso assicurarsi che esso sia pulito e spazzolato. Bisogna invece evitare di portarlo con sé nel periodo di muta o di calore.

5.       LA PAUSA CAFFE’. E’ importante dedicare ogni momento di pausa ad una lunga passeggiata in compagnia del proprio cane.

6.      RICREARE UN AMBIENTE IDONEO. Per il benessere di tutti, non solo degli amici a quattro zampe, gli ambienti devono essere organizzati per prevenire eventuali contaminazioni allergiche attraverso zone suddivise ed identificate da cartelli o specifiche aree asilo per ospitare i cani.

MIUR, APERTURA DELLE ISTANZE ON LINE DAL 24 AL 30 GIUGNO PER I RICORRENTI PER CONCORSO INSEGNAMENTO ESTERO

$
0
0
Sulla base delle comunicazioni del Miur dal 24 al 30 GIUGNO  sarà possibile  l’accesso  su Istanze On Line per  i ricorrenti, che sono invitati ad munirsi delle relative password per compilare la domanda di partecipazione al concorso nella  Sezione on line seguendo le indicazioni del bando estero in allegato e degli allegati relativi alla valutazione dei titoli posseduti per la compilazione della domanda.

Dopo la  scadenza dei termini di presentazione  prevista per il 30 giugno, le Commissioni valuteranno i requisiti di partecipazione  al concorso previsti dal D.I. MIUR MAECI in allegato  e il punteggio di almeno 25 punti dei  titoli posseduti per la pubblicazione degli elenchi degli ammessi al Colloquio, del relativo punteggio assegnato e delle date di convocazione a Roma presso il M IUR per lo svolgimento della prova, PRESUMIBILMENTE A PARTIRE DALLA SECONDA META’ DI LUGLIO.

Armenia: natura e cucina

$
0
0

Viaggiare in auto in Armenia può essere pericoloso! Lo stato delle strade non è ottimale e tratti ben tenuti improvvisamente s’interrompono con grossi buchi nell’asfalto che possono risultare fatali all’auto.
Proprio mentre mi trasferivo a Tbilisi (Georgia) una buca ci ha distrutto uno pneumatico con conseguente ritardo sul viaggio. Per questo motivo distanze non particolarmente eccessive richiedono una quantità di tempo non indifferente e, soprattutto, una costante attenzione alla strada e agli strani percorsi che le altre auto fanno per evitare le buche. A ciò va aggiunto un particolare di colore, economicamente interessante: non è infrequente incontrare sulle strade grosse greggi di pecore o mandrie di bovini che occupano la via; nulla di eclatante, ma per un viaggiatore abituato alle strade europee l’incontro è simpaticamente ansiogeno. Ma, a parte queste difficoltà, il paesaggio armeno è profondamente diverso da quelli a cui siamo abituati in Italia e quindi è di grande interesse per la varietà di panorami, l’impressionante velocità con cui le prospettive si aprono e si chiudono, la profondità delle vallate e le improvvise barriere che si frappongono tra il nostro occhio e l’orizzonte.
L’Armenia è una piccola nazione che copre un’area pari a quella del Piemonte e della Liguria messe insieme e in questa piccola area, priva di sbocchi al mare, l’elemento dominante è senz’altro l’Ararat (che si trova in Turchia). E’ rinfrancante percorrere la verdissima pianura a sud di Jerevan dominata da questo colossale vulcano spento e tutta coltivata a frutteti (soprattutto pesche) e vigneti, i vini locali sono ottimi. Molto caratteristici sono anche i tanti nidi di cicogna appollaiati sui pali e che si susseguono quasi a perdita d’occhio. Questa pianura, stretta tra il confine turco e i monti, va via via restringendosi proseguendo verso sud e la montagna diventa la caratteristica principale di un paesaggio che dai circa mille metri dell’altopiano dove si trova Jerevan s’innalza rapidamente, giungendo ai quasi duemila metri del lago Sevan, per raggiungere e superare i quattromila del monte Arragatsche, posto di fronte all’Araratquasi incornicia l’altopiano armeno. Ma ciò che colpisce in questa cavalcata verso l’alto è il terreno.
Monti e colline sono infatti di origine vulcanica e in molti tratti si vede uno strano scintillio a terra: è l’ossidiana, una pietra vulcanica che, riflettendo come un vetro i raggi del sole, brilla con forza. Impressionanti poi sono le profondissime, strette vallate, veri e propri canyon che spesso interrompono improvvisamente il paesaggio; non so se di origine tettonica o vulcanica questi strani e affascinanti ambienti sembrano narrarci di sconvolgimenti e cataclismi colossali avvenuti nella notte dei tempi. Così, spesso, appena dietro una curva o una bella collina, si aprono abissi profondi in cui lo sguardo resta quasi affascinatamente catturato come succede a Garni,luogo famoso per la presenza di un tempio ellenistico e di terme di epoca romana. Qui la strada che conduce al tempio si snoda senza difficoltà apparenti tra le colline, si giunge al tempio poi, camminando a piedi e girandogli intorno si scopre improvvisamente che siamo sulla sommità di un orrido profondissimo di cui era impossibile immaginarne l’esistenza fino a quando non si è aggirata la costruzione.
Lo stesso succede a Saghmosawank dove dietro le chiese del monastero si apre, inaspettato e perturbante un lungo e, di nuovo, profondissimo canyon. L’orografia del territorio è quindi completamente diversa da quelle delle nostre pianure alluvionali o dalle strette, lunghe vallate alpine di origine glaciale o dalle ampie vallate appenniniche che un tempo erano il fondo di un mare basso e caldo. Questa terra ci appare come modellata da forze titaniche che col fuoco delle eruzioni e con le scosse di devastanti terremoti hanno creato un paesaggio di una bellezza selvaggia. Circa cinque millenni fa un antichissimo e affascinante poema narra del viaggio di un re di Uruk in Mesopotamia verso il nord, verso l’Armenia. Gilgamesh, questo è il nome dell’eroe, vuole impadronirsi del legno di quelle terre e a un certo punto sogna quella che alcuni commentatori hanno interpretato come un’eruzione vulcanica: queste terre già al sorgere della civiltà erano caratterizzate, per i loro vicini, dalla violenza dello scontro tra placche geologiche!
Tra questi alti monti il lago Sevan appare all’improvviso circondato dalle vette e con un’imponenza sbalorditiva. Per dare un’idea, questo lago è lungo 90 chilometri e largo 30 nel punto massimo, si estende quindi su una superficie grande più di tre volte il lago di Garda ed è pescosissimo. La trota che popola queste acque ha un’ottima carne e, cucinata impanata, è in grado di soddisfare i palati più esigenti. Particolarmente suggestiva è la penisola che si protende nel lago su cui è stato costruito il monastero di Sevanawank. Se si raggiunge il punto più alto in una bella giornata il panorama appare di una ricchezza sconfinata e comunica uno stato di tranquillo benessere da cui è difficile congedarsi. Lo sguardo spazia dal blu profondo del lago al verde del collinoso altopiano, dall’azzurro chiaro del cielo al bianco delle cime innevate e delle nuvole; vi è qualcosa di insaziabile nell’osservare come il verde e il blu si contendano gli spazi e come la neve in lontananza incornici l’orizzonte; i rumori giungono attutiti e una sensazione di calma pervade l’intera penisola. Questo angolo d’Armenia è di un fascino che merita una lunga sosta contemplativa.
Si è accennato prima all’ottimo vino e alla superba trota di lago ma almeno un paio di altre indicazioni gastronomiche vale la pena ricordare. La prima è la ricchissima quantità di zuppe che è possibile assaggiare. Personalmente ho trovato ottima la Spas, una zuppa di yogurt e orzo dal sapore delicatamente squisito, ma ne esistono per tutti i gusti e con gli ingredienti più disparati con carne (di tutti i tipi), patate, verdure e così via. E poi la carne alla brace. La cottura della carne avviene all’interno di forni circolari scavati nel pavimento (i Tonir), sul fondo c’è la brace ardente e su di essa sono posizionati dei grossi spiedi alti almeno un metro con la carne e le patate infilzate, questi spiedi posseggono a un capo un gancio che si attacca a sbarre di ferro messe trasversalmente sull’apertura del forno debitamente coperta durante la cottura. La carne acquista un gusto ottimo ed è da mangiarsi avvolta nel Lawasch, un tipo di pane azzimo senza lievito, cotto in appositi forni sul tipo di quello per la carne. Ma il Lawasch, peraltro comune a tutta un’ampia area asiatica comprendente anche Turchia, Iran e Azerbaijan, risulta adatto non solo con la carne ma anche con le tantissime verdure, i peperoni piccanti, i pomodori che possono essere avvolti al suo interno.
Queste brevi annotazioni al mio viaggio in Armeniasi concludono qui. Ma non posso non ringraziare le persone che mi hanno accompagnato e fatto conoscere un bellissimo paese. Roberto Graziotto, il mio amico teologo con cui è sempre bello confrontarsi e la cui profonda umanità è basata su un autentico spirito evangelico, le professoresse armene Nune Minasyan, Rusanna Arakelyan e la tedesca Johanna Butting sempre disponibili e cortesissime, l’amico Tobias Jacobs, il cantante d’opera poliglotta Armen Karapetyan (con cui era bello parlare in italiano), il professore Vahran Soghomonyan (figura di spicco dell’intellighenzia armena) e l’amica ungherese, profonda conoscitrice dell’Armenia, Ilkei Eniko.
Nicola F. Pomponio


Il cantautore Seby Mangiameli: la world music è innanzi tutto un incontro tra popoli. L'intervista

$
0
0
di Ester M. Campese - Abbiamo incontrato per l’intervista di oggi il cantautore siciliano Seby Mangiameli, che è tra l’altro il fondatore, insieme al pianista jazz Piergiorgio Monaco, dei Tedranura.
Nelle risonanze acustiche di questo musicista possiamo senz’altro apprezzare la sua radice mediterranea accompagnata significativamente da testi impegnati ed intensi che trasportano l’ascoltatore in un affascinante viaggio, proprio quello che Seby Mangiameli ci propone, anche discograficamente. Prossima infatti l’uscita del suo ultimo CD “Il Viaggio”, ma non anticipiamo troppo e conosciamo più da vicino questo artista.
Ben trovato Seby, grazie per la tua disponibilità per questa intervista. Tu sei un musicista che fa la world musicin italiano musica del mondoche cos'è per te?
Grazie a Voi per l’invito. Che dire, per risponderti devo ammettere che per me la world music è innanzi tutto un incontro tra popoli. Un modo per “ritrovare” anche terre dove non sono mai stato, ma che immagino ed in cui riesco ad immedesimarmi perfettamente. Probabilmente abitando in una terra che è stata dominata da una moltitudine di popoli, dagli arabi agli spagnoli, noi siciliani in particolare, abbiamo nel sangue questa lunga storia che ci viene da molto lontano. Per noi artisti poi risulta ancor più facile “leggere” e percepire queste atmosfere ataviche e dunque comporre brani con influenze che la musica mediterranea ha in sé. Poi c’è qualcosa che reputo ancora più importante della tecnica ed è l’ascolto ed il cosiddetto orecchio. Basta un fraseggio sbagliato, a volte, per rovinare un brano. Molti dei pezzi che ho composto hanno anche influenze di musiche argentine o balcaniche, luoghi che effettivamente non ho mai visitato, ma amando anche questo genere musicale l’ho lungamente ascoltato, il che mi ha portato a comporre brani con tali influenze.
Ci racconti come hai iniziato a suonare?
Ho iniziato nell’età dell’adolescenza e verso i 14 anni ho cominciato a provare i primi accordi poi sono passati degli anni ho avuto il primo maestro davvero per me importante che mi ha influenzato con il genere musicale della “bossa nova” con quei magnifici sound del sud America, che trae origine dal samba, ma mi ha anche introdotto alla musica andalusa quella nata nella Spagna Islamica ma che ha molte commistioni moresche associate alle musiche marocchine, dell’Algeria, della Tunisia. Già da piccolo intrapresi dunque questo magnifico viaggio tra le sonorità e attraverso la musica. Successivamente feci un incontra altrettanto importante, con Claudio Cusmano, che mi ha tramesso non solo insegnamenti inerenti la musica, ma anche di vita. Rammento che fu proprio lui ad indirizzarmi verso quella che poi è stata la mia vera scelta e non solo a fare lo strumentista, mia prima preferenza, che prevede profonda conoscenza e molta tecnica. Come strumentista provavo e provavo, anche dieci ore consecutive, per studiare ed acquisire la tecnica. Poi su suggerimento di Claudio iniziai anche a scrivere testi e musica per cui intrapresi la strada del cantautore scoprendola più congeniale per me.  
Ti ricordi l’emozione di quando hai scritto la prima canzone?
Assolutamente sì. È stato un momento ed un’emozione meravigliosa, grande ed indelebile, che ricordo con gioia. Il primo brano che scrissi era in dialetto siciliano in un momento non troppo bello, ma già il titolo racconta un po’ di me. Il brano è “Tuttu passa” e scriverlo mi aiutò anche a superare quel momento. Quando poi realizzai la musica e la cantai era come sentire di aver creato qualcosa di bello per davvero. Questo mi regalò un’emozione quasi come l’avere un figlio che poi lasci andare per farlo vivere di vita propria. Ancora oggi quando compongo una canzone e poi la canto non so descrivere, e non ha prezzo, l’emozione grande che provo talvolta fino quasi a commuovermi. E’ allora che sento che può arrivare anche agli altri e la propongo al pubblico.
C’è una tua canzone che ti rappresenta più di altre?
Si certo c’è, quella a cui sono molto legato e che mi rappresenta è proprio “il viaggio” un brano che da anche il titolo all’ultimo mio CD in prossima uscita. Per ogni artista, ma in fondo per tutti, vale la regola che più tempo passa e più si matura diventando maggiormente consapevoli. Così siamo anche in grado di trasferire qualcosa di più anche agli altri. Nel testo de “il viaggio” e nella musica, ritrovo molto di me stesso, ci sono diverse tracce autobiografiche.
E invece ci dici un verso di una tua canzone che più ti racconta?
Te ne voglio dire due. Il primo è incluso ne “il viaggio” e dice “Per cento terre ho camminato senza mai toccare il suolo”. Questo perché sono un idealista, un sognatore/razionale. Il secondo verso che mi racconta è incluso nel pezzo “Con gli occhi da bambino”  che ho scritto molti anni fa, ed in cui non parlo non solo di me, ma anche di persone che vogliono, che credono ed hanno speranza in un mondo diverso e migliore di quello di oggi che spesso invece ci fa male. Questo è il verso che amo di più “Con gli occhi da bambino, guardare la luna da bambino e poi credere che camminando lei ti corra dietro”, e ancora nel ritornello “ma vorrei gli occhi da bambino per non vedere anziani scalzi scappare da strade infuocate, donne con addosso bambini morire ogni giorno in mare, bombe per aria sfiorare celi stellati” …
Seby se avessi a tua disposizione una sola parola per descriverti, come ti definiresti?
Sono un compositore di testi e musica, come faccio con una sola parola? Vediamo, ti posso dire che sono un artista molto sensibile ma uso molto anche la ragione e medio tra sensibilità e razionalità per cui ne uso tre: esistenzialista, umanista, illuminista. Questo mio essere lo traduco in musica e brani. Amo molto il contatto con il pubblico e desidero invitarlo a proseguire “il viaggio” offrendo, nei miei concerti o a chi mi ascolta, anche spunti di riflessione attraverso le storie che con la musica racconto, narrando della nostra società.
Appuntamento dunque con Seby Mangiameli a luglio con il CD “Il Viaggio”.
Desidero solo rammentare che il CD “Il viaggio” è stato realizzato con il mio amico Giuseppe Matarazzo e che dopo l’uscita di luglio saremo impegnati in un tour nazionale con diversi concerti che toccheranno molte città italiane.

Nunzio Bellino protagonista in tv

$
0
0
Oltre la recitazione, il cinema e il palcoscenico nella vita dell'attore internazionale  Nunzio Bellino, c'è anche la televisione. 
Dopo lo stratosferico  successo del cortometraggio " Elastic Heart"  diretto da Giuseppe Cossentino che lo ha visto protagonista assoluto dove racconta la storia della sua vita e la sua rara patologia che lo rende agli occhi di tutti " l'uomo elastico",  che gli ha permesso di essere conosciuto da un grande pubblico e la partecipazione ad alcuni corti e  programmi come guest star  è stato ingaggiato come opinionista per la trasmissione ‘Mezzanotte di fuoco’, un talk registrato a Napoli nei nuovissimi studi di GT Channel di Tony Florio e mandata in onda dalla stessa emittente oltre che inserito nella programmazione di "Italian television", la piattaforma che trasmette su 140 canali del digitale e su Sky, e "Cibor Tv" ideate da Roberto Onofri.
"Mezzanotte di fuoco"è ideata e condotta da Emanuela Tittocchia, attrice e conduttrice, e da Deianira Marzano, attrice ed influencer. E' un talk show in cui i sei opinionisti, tra cui Bellino, divisi in due squadre da tre, si confrontano su un tema diverso in ogni puntata. A tutti gli ospiti viene chiesto di raccontarsi in modo schietto ed esprimere le proprie idee in modo onesto e vero.   Bellino, è stato tra i protagonisti della puntata sulla chirurgia  plastica, argomento delicato e diffuso che l'attore e personaggio ha affrontato in modo divertente e scherzoso. 
La trasmissione va in onda a mezzanotte per permettere di parlare liberamente e di affrontare temi delicati senza alcuna censura. Anche in questa esperienza Bellino  ha messo tutto il suo entusiasmo e si è saputo ritagliare un ruolo da protagonista in tv.


Grunda e gli altri supereroi a Herocon festival del fumetto

$
0
0
Si è svolto l'annuale convention  sul fumetto ed il videogioco presso il Sgm di Roma. Ospite d'onore Daniel Pesina.

Esperto di arti marziali americane e un ex dipendente freelance di Midway,. è l'attore che ha interpretato Johnny Cage e i personaggi ninja Sub-Zero, Scorpion, Reptile, Smoke e Noob Saibot, oltre a contribuire alla creazione dei videogiochi Mortal Kombat e Mortal Kombat II.  Il fratello minore Carlos, con cui lavorò nei primi due titoli di Mortal Kombat, rimase con Midway fino alla chiusura della compagnia.

Nel 1994, Daniel Pesina ha promosso BloodStorm (un gioco di combattimento progettato dall'ex dipendente di Midway che ha contribuito alla realizzazione della serie di Mortal Kombat ) in una pubblicità, travestita da Johnny Cage. Si era già separato da Midway in questo momento, quindi i suoi personaggi furono interpretati da attori diversi nelle puntate seguenti: i ruoli dei ninja furono conquistati da John Turk in Mortal Kombat 3 e Ultimate Mortal Kombat 3 , mentre Johnny Cage sarebbe interpretato da Chris Alexander in Mortal Kombat Trilogy. Lui e suo fratello Carlos hanno anche lavorato segretamente a Tattoo Assassins, un altro gioco in competizione con Mortal Kombat.

Daniel Pesina è apparso come uno dei soldati di Shredder nel film del 1991 Teenage Mutant Ninja Turtles II: The Secret of the Ooze. Nel 2003, il film di arti marziali Book of Swords, con cui ha recitato anche gli altri attori MK Katalin Zamiar, Ho-Sung Pak e Richard Divizio, ha interpretato un sicario il cui compito era quello di eliminare il protagonista del film. Daniel e Carlos sono anche apparsi in un film commedia basato sul videogioco dal titolo Press Start, che è stato rilasciato in DVD il 25 settembre 2007. In esso, il personaggio di Daniel si chiama Sasori, che è giapponese per "Scorpion". A partire dal 2004, Daniel è un insegnante presso la Wushuguan School di Chicago.
Anche Grunda, l'angelo dalle ali rotte ha fatto la sua apparizione insieme agli altri supereroi alla convention per portare il suo messaggio contro la violenza sulle donne con il suo fumetto.

Teatro Brancaccio, presentata la stagione 2019-20

$
0
0
Longobardi, direttore del teatro capitolino ormai da 7 anni, ha tenuto a precisare tutte  le difficoltà che una produzione teatrale come quella del Brancaccio, che non riceve sussidi statali, incontra nel portare avanti le proprie attività.
In primis la necessità di ridurre l'organico del personale ed artistico a causa del Job Act venuto a mancare per scelte governative. Ma a rendere difficili le cose anche le scelte dell'amministrazione Comunale che evidentemente non pensa molto alla cultura e ai giovani: il comune di Roma ha deciso di alzare la tassazione  sui pullman che entrano in centro. Questo ha contribuito alla diminuzione di pubblico nei teatri che si sovvenzionano grazie alla vendita dei biglietti. Ma il teatro non è il solo a soffrire di questa mancanza di pubblico, perché anche i musei o le altre attività culturali della Capitale hanno risentito di questa scelta amministrativa. Parole forti da parte della direzione artistica del teatro  per i tagli alle scuole e alla cultura, ma soprattutto per mancanza di opportunità per i giovani studenti, per cui tanto il teatro Brancaccio si prodiga per la loro crescita culturale.
Il teatro Brancaccio ha infatti sempre affiancato alla sua programmazione di spettacoli, scuola e formazione sia per adulti che per i più piccoli. Da quest'anno è stato introdotto un campus estivo per la preparazione di giovani attori.
Presenti alla conferenza, Gianluca Guidi che ha sollecitato la stampa ed i mass media a seguire di più la cultura teatrale. Parlatene bene, parlatene male, ma parlatene... queste le sue parole che lamenta la mancanza da parte dei giornalisti, di quella critica che un tempo non vedevano l'ora di leggere dopo lo spettacolo andato in scena.
Anche quest'anno vedremo Aggiungi un posto a tavola con un frizzante Garinei che non ha ancora intenzione di andare in pensione.
Maurizio Colombi presenterà una nuova versione di Aladin, il musical Geniale.
Seguirà il debutto di 6 Tony Awards con le musiche di Cindy Lauper, Kinky Boots, e dopo Che Disastro di Commedia è la volta di Che disastro Peter Pan.
Ci saranno musical con le musiche dei Queen, WE WILL ROCK YOU e LA DIVINA COMMEDIA OPERA MUSICAL.

Altri grandi nomi, non presenti oggi alla conferenza ma che calcheranno le scene del Brancaccio in questa prossima stagione includono Roberto Vecchioni, Neri Marcorè, Giorgio Panariello, Leonardo Pieraccioni, Geppi Cucciari, Enrico Brignano, Angelo Pintus, Enrico Bertolino, Gabriele Cirilli e gli STOMP che celebreranno con questo nuovo spettacolo i loro 25 anni di carriera.

Goffredo Palmerini e “Grand Tour a volo d’Aquila” il 24 giugno ospiti della Federiciana Università

$
0
0
L'AQUILA - “Grand Tour a volo d’Aquila”, l’ultimo libro di Goffredo Palmerini edito da One Group, verrà presentato lunedì 24 giugno alle ore 16 a Roma - Via Tevere 20, 4° piano – nel corso della seduta del Consiglio Programmatico dell’Università Popolare Federiciana, su invito del Presidente prof. Salvatore Maria Mattia Giraldi.
Dopo i lavori del Consiglio, che saranno moderati dal giornalista Rai Fabrizio De Jorio, il volume dello scrittore aquilano sarà presentato con gli interventi delle scrittrici Annella Prisco (presidente del Centro Studi “Michele Prisco” di Napoli) e Regina Resta (presidente dell’associazione VerbumlandiArt di Lecce) e con un’intervista all’autore condotta da Fabrizio De Jorio per Rai News 24. L’evento, organizzato dalla Federiciana Università Popolare, con sedi a Roma e Cosenza, ha il patrocinio del Sindacato Libero Scrittori Italiani e della Confederazione Nazionale Università Popolari Italiane (CNUPI).

I lavori della Federiciana Università Popolare avranno inizio alle ore 16:00 con l’intervento di apertura della prof. Maria Pia Turiello (direttore dipartimento Criminologia), cui seguiranno le relazioni dell’avv. Carla Stancati (direttore generale Federiciana Università Popolare), del prof. Vincenzo Isabella Valenzi (direttore dipartimento Medicina integrata e Biofisica di Firenze), del prof. Giuseppe Trieste (direttore dipartimento Scienze della Diversità), del Gen. CA dr. Serafino Liberati (direttore dipartimento Scienze della Sicurezza e Intelligence), della prof. Simona De Francesco (direttore Scienze Urologiche e Biomediche di Chieti), dell’avv. Gianluca Fava (direttore dipartimento Politiche sociali e Disabilità di Napoli). Concluderà i lavori il prof. Salvatore Maria Mattia Giraldi, presidente della Federiciana Università Popolare. Seguirà l’intervista a Goffredo Palmerini del giornalista Fabrizio De Jorio di Rai News 24 e la presentazione del volume “Grand Tour a volo d’Aquila”.

Anche questo ottavo libro di Goffredo Palmerini, un vero ambasciatore della più bella Italia nel mondo, si apre con due straordinari contributi: la pagina di Presentazione è dello scrittore e poeta Hafez Haidar, insigne personalità impegnata nel mondo sui temi della Pace e del dialogo tra religioni, già candidato al Premio Nobel per la Pace ed attualmente al Premio Nobel per la Letteratura, e la Prefazione di Tiziana Grassi, giornalista e scrittrice, per molti anni autrice per la Rai di programmi culturali e di servizio. Su “Grand Tour a volo d’Aquila” ha recentemente scritto una recensione Franco Presicci, già autorevole firma del quotidiano Il Giorno ed ora attento critico letterario. “[…] I reportage - come quello dagli Stati Uniti - sono il tessuto di “Grand Tour” di Palmerini, uomo colto, sensibile, generoso; giornalista scrupoloso, rispettoso dei dettagli; scrittore delicato, che si fa leggere con molto piacere. Pensa in auto, scrive in aereo, nella camera di un albergo, abbozza mentre pranza o cena al ristorante, a Little Italy o altrove, ovunque vada per un congresso, per incontri con letterati, pittori, scultori, politici, gente comune, raccogliendo storie da snocciolare in riviste e giornali anche esteri, come “La Gazzetta” brasiliana, “La Voce” canadese, “America Oggi” di New York ed altri ancora. Ha contatti con direttori di quotidiani e settimanali, capi di governo, luoghi… E’ ricco di esperienze e competenze; ha una gran voglia di fotografare i paradisi terrestri in cui s’imbatte, mettendoli a disposizione degli amici e non solo. E’ abile come fotografo: usa l’obiettivo come un cacciatore d’immagini professionista […]”.

Goffredo Palmerini è nato a L’Aquila il 10 gennaio 1948. Della città capoluogo d’Abruzzo è stato consigliere, assessore e vicesindaco per quasi trent’anni. Scrive su numerose testate giornalistiche, in Italia e all’estero, e sulle agenzie internazionali. E’ peraltro in redazione per molti giornali e agenzie in Italia e, come collaboratore e corrispondente, su diverse testate all’estero: America Oggi (Usa), La Gazzetta (Brasile), i-Italy (Usa), La Voce (Canada), La Voce d’Italia (Venezuela), Mare nostrum (Spagna), L’altra Italia (Svizzera), La Voce alternativa (Gran Bretagna). Collabora, inoltre, con le Agenzie internazionali Aise, Inform, ComUnica. Ha pubblicato i volumi “Oltre confine” (2007), “Abruzzo gran Riserva” (2008), “L’Aquila nel mondo” (2010), “L’Altra Italia” (2012), “L’Italia dei sogni” (2014), “Le radici e le ali” (2016), “L’Italia nel cuore” (2017), “Grand Tour a volo d’Aquila” (2018). Tra i vari riconoscimenti ricevuti, per il Giornalismo gli sono stati conferiti nel 2007 il Premio internazionale Emigrazione, nel 2017 il Premio internazionale “Gaetano Scardocchia” e il Premio nazionale “Maria Grazia Cutuli”, infine nel 2018 il Premio internazionale “Fontane di Roma”.

Bruxelles, "Chez Miranda" sapori della tradizione rielaborati con eleganza. L'intervista di Fattitaliani

$
0
0
(video ricetta) Un'accoglienza nel segno della gentilezza e della misura: entriamo "Chez Miranda" (Miranda è il cognome) con curiosità e ancora più curiosi ci addentriamo nelle proposte del ristorante che si trova vicino a Place du Châtelain, quartiere molto vivo di Bruxelles. È inutile venire qui alla ricerca della solita pasta o della più popolare cucina italiana per turisti. Qui è la Basilicata a fare da protagonista, ma non solo, e i piatti dello chef Alessandro Miranda sono in perfetta coerenza con le intenzioni, ben chiare sin dall'apertura del locale.
È interessante constatare come anche in cucina si esprima la creatività di una persona attraverso uno stile, una maniera, un linguaggio che diventano riconoscibili e identificabili. Il nostro Alessandro lo fa attraverso i suoi piatti che sono legati da un filo conduttore comune che dall'antipasto ai dolci li rende il chiaro prodotto di un'unica mano. "Sono passato da una fase egocentrica -ammette - a una fase in cui per me conta soprattutto il lavoro di squadra e l'essenzialità degli elementi che compongono un piatto: devono essere pochi e ben equilibrati, deve essere il piatto a parlare!".
Alla sorella Maria Concetta Miranda, che gestisce la clientela con disinvoltura e professionalità, chiediamo: 
Come mai in questa zona?
Il ristorante è aperto da novembre 2016. Io abitavo già a Bruxelles e mio fratello mi ha raggiunto per aprirlo. Volevamo fare una cucina un po' gastronomica, secondo me Châtelain è una delle zone dove ci può essere più mercato per questa scelta. Inoltre, volevamo una zona dove ci fossero altri ristoranti in modo da avere un ambiente di passaggio continuo e poi ci siamo innamorati del posto appena lo abbiamo visto.
Fromages, saucisses, confitures, poivrons séchés et liqueurs de la Basilicate
Ci sono tanti ristoranti lucani a Bruxelles?
Lucani, no: che io sappia non ce ne sono altri.
La Basilicata sta vivendo un buon momento...
Quest'anno con Matera 2019 capitale della cultura molte persone conoscono appunto più Matera che Potenza, la nostra città. 
Le proposte di "Chez Miranda" rappresentano la vostra tradizione e i vostri gusti...
I gusti e i nostri ricordi. Soprattutto giochiamo molto con gli ingredienti. Per esempio, abbiamo le melanzane con il cioccolato, che non è una nostra invenzione in quanto la combinazione esisteva già in Campania però noi l'abbiamo voluta riproporre nella nostra versione come antipasto e non come dolce.
Lo chef Alessandro ha appreso in Basilicata a cucinare?
Certo, ma è stato anche in nord Italia, ha lavorato molto in Toscana.
Strascinati, poivrons séchés, crème de fromage cacioricotta

Qual è il gusto che sorprende maggiormente i vostri clienti?
Nel menù abbiamo sempre almeno due paste su quattro fresche, le facciamo noi. Gli "strascinati" (nella foto sopra) sono proprio tipici della Basilicata e "il peperone crusco" che qui non conoscono e nemmeno in Italia. Adesso anche molti chef del nord Italia hanno cominciato a utilizzarlo e lo chiamano "peperone di Senise", la zona IGP dov'è coltivato e crusco in italiano significa croccante.

Quindi è un peperone dolce essiccato al sole d'estate, a noi arriva già così, poi lo friggiamo per pochissimo tempo e lo mettiamo in frigo: con l'escursione termica si gonfia e diventa croccante. Pensavamo non potesse piacere e invece molte persone vengono e chiedono gli strascinati con peperoni cruschi. Apprezzano anche quando osiamo: per esempio i ravioli con il caciocavallo e la liquirizia (foto sotto), due gusti che stupiscono e sembrano non concordare e invece come combinazione funziona.
Per la Basilicata, la vicinanza di Campania e Puglia rappresenta un limite o una risorsa?
Una risorsa. Nel nostro menù ci sono molte influenze come le "alici innamorate" che sono campane, zucchine alla scapece, di origine campana, le orecchiette con la rapa, quindi influenza pugliese; della Calabria usiamo molto la 'nduja, per noi tutto questo è arricchente. Siamo della Basilicata e nella carta abbiamo molti vini della nostra regione (come l'Aglianico del Vulture, ndr) ma non volevamo chiuderci e fare solo cucina lucana. Abbiamo pure influenze toscane per le esperienze fatte da Alessandro. Il menù racconta la nostra storia.
Glace à la mangue, crème d'amandes, poivrons séchés
Bruxelles è internazionale: a quali nazionalità piacete di più?
Inaspettatamente abbiamo un nocciolo duro di italiani che non ci aspettavamo. Io personalmente non andavo negli altri ristoranti italiani, adesso la qualità della ristorazione italiana è aumentata parecchio a Bruxelles. Io pensavo che gli italiani non sarebbero mai venuti e invece il 40% di clientela fissa è italiana e questo rappresenta la forza. Ci sono persone che vengono quasi tutte le settimane a mangiare e sono quelle che mandano altre persone. E agli stranieri piace così tanto l'atmosfera che commentano che gli sembra di stare proprio in Italia. Quindi, molti italiani, francesi e molti del nord Europa (finlandesi, svedesi...) perché tanti parlano italiano, sono pazzamente innamorati dell'Italia e della sua cucina.
Alessandro et Maria Concetta Miranda

Miranda Cucina Italiana
Edelknaapstraat 38 / Rue du Page 38
1050 Elsene / 1050 Ixelles
België / Belgique
+32 2 544 00 08

Foto: ©Luc Viatour
Viewing all 38628 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>