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Ilaria Cusano, Life Coach Spirituale: l'amore richiede molto coraggio. L'intervista

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Ilaria Cusano si è formata come Sociologa e dal 1999 lavora nella formazione. È una delle primissime Life Coach in Italia. Approdata su Youtube, è una dei talent di Greater Fool Media, uno dei tre maggiori network YouTube italiani.  I suoi video sono un vero e proprio Life Coaching Spirituale con un’ampia sezione di Sex Coaching.
Quest’ultima catgoria riscontra un notevole successo perché a quanto pare sono molte le persone he vogliono scoprire o riscoprire i segreti dell’essere seducenti e soprattutto capaci sotto le lenzuola.
Ciao Ilaria, come ti presenteresti ai nostri lettori? 
Come Mercante d'Estasi: è questo il mio nome d'arte che racchiude il succo del mio lavoro con gli altri. È esattamente quello che faccio: grandi viaggi avventurosi ed esotici, nel corso dei quali traggo ed elaboro tecniche e metodi per trasmettere ai miei clienti l'esperienza dell'estasi. L'estasi è temporanea, per forza di cose, ma una volta che la si conosce la propria vita cambia radicalmente. Cambia il modo di lavorare, di interagire e anche di fare l'amore.
Come nasce il tuo lavoro da life coach? 
Il mio lavoro di Life Coach Spirituale nasce dal mix ad arte delle mie attitudini e competenze: artistiche e spirituali da un lato, sociologiche dall'altro. E, ovviamente, da un'analisi dei bisogni reali della comunitá a cui appartengo. Il banalissimo incrocio tra domanda e offerta, in fondo. In cuor mio, ho dovuto inventarmi una professione che unisse il mio istinto a salvare certe persone (che viene dalla mia storia personale e familiare) col mio bisogno di divertirmi, creare e fare una vita eccitante.
Quando hai deciso di aprire il tuo canale youtube? 
Una decina di anni fa. Mi piaceva moltissimo guardare conferenze, pezzi di workshops e interviste su Youtube; ed ero certa che un sacco di gente spendeva ore al giorno davanti alla tv. Mi è sembrato un ottimo modo per far conoscere la mia attivitá dando contenuti e creando valore aggiunto, invece che disturbando e invadendo.
In che modo aiuti i tuoi seguaci con la propria vita? 
Tenendoli sul pezzo nel fare ciò che detta loro la propria anima, e non i genitori, i partner, la società o la pubblicità; e nel perseguire i propri obiettivi reali. Molte persone hanno risultati pazzeschi in qualcosa che per loro non conta davvero e, quando chiedi loro cosa vogliono veramente, non lo sanno - sul lavoro come a letto. Sono educate ad assecondare, accontentare e compiacere altri, non ad avere una personalità e a scrivere una storia. Sono schiave di un dittatore introiettato perfettamente. Si sono perse. Spiritualmente. Siccome non per tutti il posto giusto è la chiesa, io sono un'alternativa ben piú simpatica e al passo coi tempi.
Nel tuo canale, ampio spazio viene dato al sex coaching. In che modo? 
La vitalità e soddisfazione sessuale, insieme alla ricchezza economica, sta alla base del benessere profondo. Ed è una delle sfere trattate da pochissimi. Ma, finché non ci si esercita lí, tutto ciò che vi si edifica sopra non dura. Esercita a cosa? A cercare e a dare piacere e non dolore, per esempio. A comunicare ciò che si desidera. A collaborare con l'altro nel dare anche a lui ciò di cui ha bisogno. A nutrirsi (e non privarsi), insieme. A fantasticare e creare, invece di lottare e distruggersi. Con l'allenamento, queste capacitá si acquisiscono e consolidano; una volta che le basi sono forti, anche rami e foglie possono prosperare. Il mio compagno ed io, come Sex Coach per uomini, donne e coppie, alleniamo in questo senso, con una riprogrammazione creativa del dialogo interiore e con un sacco di buffi esercizi che diamo ai clienti.
Come si trova l’anima gemella?
Facendo chiarezza su chi si è, qual è la storia che si è destinati a vivere e qual è, quindi, la storia d'amore che le si adatta, che la arricchisce e nutre. 
Poi, imparando anche a comunicarle, queste cose, con altrettanta chiarezza. Di conseguenza, dicendo anche più No che Sì, e superando le classiche paure: di rimanere soli, di avere qualcosa che non va, di essere fuori tempo massimo. 
L'amore richiede un sacco di coraggio: bisogna imparare a dire apertamente parecchie cose scomode, a salvarsi da situazioni tristissime, a salvare gli altri anche, e ad arrendersi a un'avventura e a un mistero molto più grandi di noi. Richiede tanto controllo sulla propria mente e comunicazione, emozioni incluse, e tanta perdita del controllo, una volta che la relazione giusta è partita.
Una regola semplice? Quando il desiderio è talmente forte che non attecchisce neanche un dubbio, quella è la via dell'anima gemella. Finché mette radici pure un solo dubbio, meglio dedicarsi alle passioni, al lavoro e agli amici.


Vasco Rossi, 29 VOLTE A SANSIRO IN 29 ANNI!

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(video) 29 VOLTE A SANSIRO IN 29 ANNI!

10 Luglio 1990 Fronte del Palco

7 Luglio 1995 Rock sotto l’assedio
8 Luglio 1995 Rock sotto l’assedio

15 Giugno 1996Nessun Pericolo per Te Tour

4 Luglio 2003Vasco @ San Siro
5 Luglio 2003Vasco @ San Siro
8Luglio 2003Vasco @ San Siro

12 Giugno 2004Buoni o Cattivi Tour ‘04
13 Giugno 2004Buoni o Cattivi tour ‘04

21 Giugno 2007Vasco Live 2007
22 Giugno 2007Vasco Live  2007

6 Giugno 2008Vasco ‘08 Live in Concert
7 Giugno 2008 Vasco ‘08 Live in Concert

16 Giugno 2011Vasco Live Kom ‘011
17 Giugno 2011Vasco Live Kom ‘011
21 Giugno 2011Vasco Live Kom ‘011
22 Giugno 2011Vasco Live Kom ‘011

04 Luglio 2014Vasco Live Kom ‘014
05 Luglio 2014Vasco Live Kom ‘014
09 Luglio 2014Vasco Live Kom ‘014
10 Luglio 2014Vasco Live Kom ‘014

17 Giugno 2015Live Kom ‘015
18 Giugno 2015 Live Kom ‘015

01 Giugno 2019VASCONONSTOP LIVE 2019
02 Giugno 2019VASCONONSTOP LIVE 2019
06 Giugno 2019VASCONONSTOP LIVE 2019
07 Giugno 2019VASCONONSTOP LIVE 2019
11 Giugno 2019VASCONONSTOP LIVE 2019
12 Giugno 2019VASCONONSTOP LIVE 2019

RENÈ, esce il 24 maggio "Mia madre è una milf" primo singolo della cantante romana

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Mia madre è una milf” è il singolo di esordio di Renè, la spumeggiante e poliedrica artista che, sicuramente, farà parlare molto di sé durante l’estate con questa simpatica canzone che darà ritmo alle giornate portando una ventata di allegria pur toccando un tema molto attuale. 

Al giorno d’oggi le nostre mamme sono, non solo molto affascinanti ma non dimostrano nemmeno la loro età tanto da poter essere delle rivali in amore per le loro figlie” dichiara Renè aggiungendo “vivo sulla mia pelle questa situazione quotidianamente avendo una mamma bellissima e non nascondo che mi è capitato di vedere qualche ragazzo più interessato a lei che a me. Questa cosa mi diverte tantissimo”.

“Mia madre è una Milf”, (BLF Records per The Black Fox Entertainment Ltd), scritto da Raffaele Viscuso, è stato arrangiato e mixato da Marco Sissa. Il video della canzone, diretto da Lorenzo Poniciappi e Antonio Zitiello è disponibile su YouTube. Tra i protagonisti della storia, Renè e, naturalmente, la sua bellissima mamma.

Renè Conti Visantainer, romana, nata nel 1993, è figlia di Nadia Visantainer nota soubrette degli anni d’oro della televisione commerciale (era una delle ragazze CIN CIN di Colpo Grosso). La giovane artista è una ragazza completa: laureanda in psicologia, parla correttamente inglese e spagnolo, suona la chitarra, studia recitazione e cinematografia, balla il reggaeton ed è già più volte salita sul palcoscenico.

Grazie alle sue doti, Renè si è esibita cantando nello spettacolo “Il paradiso può aspettare” al Teatro Brancaccio di Roma, al Teatro Manzoni di Milano e al Teatro della Corte di Genova. È stata la testimonial di una importante azienda italiana alla fiera internazionale di Norimberga nel 2016 e, nel 2017, ha interpretato il ruolo di diavolo in una commedia teatrale al Teatro Testaccio di Roma. Ha inoltre partecipato, nel ruolo di Wendy, nel musical “Peter Pan – l’eterna giovinezza”, spettacolo che è stato portato in tour in tutta Italia.



Siracusa, dal 23 maggio la mostra "Siamo liberi come le radici?"

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Da un’idea diSalvatore Mauro: 23 Maggio/ 28 Maggio 2019 . Inaugurazione 23 maggio 2019, h. 19.00 presso SPAZIOAmMARE via alagona n 39 Siracusa -
Siamo Liberi come le radici? È’ una domanda che lo spazio AmMare pone ai suoi artisti e al suo pubblico, dopo il progetto “Giardino Globale” che prendeva come metafora l’idea di “giardino”, che si precisa nell’idea di una città organica, che vive e respira sotto il flusso di una eredità culturale e di un sincretismo tra le culture che la animano. Questa mostra anticipa un cambiamento che lo spazio AmMare avrà nei prossimi mesi, non avrà uno spazio fisico ma diventerà un contenitore nomade con progetti collaterali con i suoi partner, per poi di nuovo radicare le sue radici in nuovo luogo. Oggi la visione dell’umano è cambiata, non ha più una sua fissa dimora è come una radice che cammina e si radica dove trova un terreno fertile. La mostra sarà una call agli artisti che hanno partecipato alle passate mostre, una ricognizione dei suoi autori che per l’occasione hanno creato dei progetti inediti. Il manifesto di questa mostra è anche un grido all’indipendenza che ha vinto un importante call indetta da NESXT(Torino) e SPAZIOY(Roma) per l’evento M/AAVV – Manifesti/Appunti per un’autonomia della visione con una grande mostra sotto forma di affissione pubblica nella città di Torino. Solo 10 esemplari numerati verranno messi in vendita presso la libreria Zaratan di Siracusa e pochi sparsi nella città prima e dopo la mostra. Per l’inaugurazione del 23 maggio ore 19:30 ci sarà una selezione musicale a cura di Giovanni Fiderio (musica indipendente e colonne sonore). Poi ci sarà l’opera inedita di Anna Milano Carè che dopo la sua passata esperienza per Giardino Globale torna con una grande tela 2x4 pensata per lo spazio. Titolo: Harmonices Mundi Space-Time 01( zero-uno) Dopo No space no Time, sarà presente Space Time, dove non c’è sospensione spazio-temporale, dove tutto è possibile, una dialettica degli opposti. Con “No-spaceNo-Time” ho parlato di una dimensione terrena, abissale e ora mi sposto su una dimensione senza limiti spazio-temporali, in questa dimensione tutto è possibile, non esiste il piccolo ed il grande, il passato ed il futuro…..tutto E’. A seguire lo street art Marco Bombaci (bom:-*) omaggerà l’iniziativa regalando un poster dal titolo Hand heART al quartiere giudecca che verrà affisso permanente esternamente. L’idea e di ringraziare attraverso l azione dello street artist il quartiere e l’ospitalità che ha trovato lo spazio AmMare in questi due anni di attività Lo spazio AmMare ospiterà una collettiva dove saranno presenti le opere di: Emanuele Vittorioso, Salvatore Mauro, Giuseppe Piccione, Saverio Magistri, Anna Milano Carè, canecapovolto, Filippo La Vaccara, MariaVittoria Trovato, LetteraVentidue, Davide Di Martino, Davide Lo Jacono , Walter Silvestrini, MADE Program. Lo spazio AmMare è dedicato alla ricerca dei nuovi linguaggi della contemporaneità e offre anche uno spazio per il coworking ad altri creativi. E’ un luogo di produzione culturale, con un suo Temporary shop e con una sua linea di autori: Salvatore Mauro, Giuseppe Piccione, Francesca Mirabile, Saverio Magistri, Anna Milano Carè, Francesco Lopes, Stefania Pennacchio, Danilo Torre, Carla Mura, Mariangela Savoia. Lo spazio AmMare si trova in uno dei quartieri più dinamici dell’isola di Ortigia, il ghetto ebraico, infatti accanto abbiamo i bagni ebraici, si pensa che siano fra i primi insediamenti in Europa del popolo ebraico. Lo spazio è di 80 mq disposto su strada accanto a una delle fortezze spagnole “Forte Vigliena” che si affaccia sul mare. Lo spazio AmMARE è all’interno del palazzo Corpaci sede del exmuseo del cinema.

Imma Pontecorvo, “Nico e il fantastico mondo del mare”. La recensione

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“Nico e il fantastico mondo del mare” di Imma Pontecorvoè una vera e propria favola, perché, oltre ad avere come protagonisti animali umanizzati, l’ambientazione è realistica e contiene insegnamenti etici e morali rivolti alle nuove generazioni.
Con esempi semplici e toccanti, l’autrice spiega ai bambini quanto sia importante il rispetto per il mare: la pesca indiscriminata sottrae troppi pesci all’ambiente marino e i pesci mangiano le meduse urticanti; l’inquinamento causa il surriscaldamento delle acque, contribuendo ulteriormente al loro proliferare; gettare lattine nei fondali provoca la morte di piccole innocenti creature come i cavallucci che vi rimangono intrappolati. Ma la favola di Imma Pontecorvo veicola un altro importanti messaggio: “l’unione fa la forza”, l’amicizia è un valore insostituibile. Infatti, il piccolo protagonista di questa storia, Nico, riesce a vincere la sua paura dell’acqua spinto dalla necessità di salvare il suo simpatico amico, il granchio Tobia, grazie alla collaborazione di altri deliziosi personaggi: Betty, la stella marina, Noè, il pesce, Biagio, il cavalluccio marino; Camilla, la sogliola. Un’allegra compagnia con la quale scopre il mare e le sue bellezze, perché al di là delle nostre irrazionali paure c’è un mondo intero da vivere. L’unione fa la forza non solo nel salvataggio di Tobia, ma torna utile anche nella lotta contro i rifiuti. Infatti Nico, dopo essere venuto a conoscenza dei danni dell’inquinamento, per proteggere i suoi amici marini, coinvolge altri bambini in questa nuova, ecologica impresa “contagiando” col suo esempio anche gli adulti. La favola insegna a grandi e piccoli un’inconfutabile verità: “A volte, per cambiare le cose basta solo iniziare”. “Nico e il fantastico mondo del mare” sarà sicuramente un successo, perché l’autrice, per parlare ai suoi piccoli lettori, è ricorsa a un linguaggio semplice e fresco e a uno stile scorrevole. Ha dato un’anima alle creature marine con le quali Nico stringe amicizia rendendole simpatiche, accattivanti e comunicative. Le ha antropomorfizzate attribuendo loro nomi di persona, facendole parlare come esseri umani, ma nel descriverle ha rispettato le peculiarità delle loro specie. Insomma, ha fatto un ottimo lavoro, istruttivo ed educativo, sottolineando anche l’importanza della raccolta differenziata alla quale i bimbi andrebbero abituati sin da piccolissimi. Molto consigliato. (Recensione a cura di Daisy Raisi)

Teatro, Roberta Federica Serrao: benvenuti i premi che danno luce ad artisti di qualità. L'intervista di Fattitaliani

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Il 30 maggio il Teatro Marconi dà appuntamento per la Finale del NUOVO “Premio Teatro Traiano”, Festival Nazionale di corti e monologhi teatrali giunto alla sua VII Edizione. Un appuntamento sempre più atteso dai giovani autori e attori che desiderano sperimentare e mettersi in gioco presentando i loro lavori inediti. Nella serata vedremo rappresentate le nove proposte che hanno superato le tre fasi di selezione su testo. Curatrice del premio Roberta Federica Serrao, intervistata da Fattitaliani.

Che cosa in particolare ha generato il desiderio di un altro premio? Ce ne sono tanti in giro...
Il Premio Teatro Traiano ha preso vita 8 anni fa, la prima edizione fu nel marzo 2012 ed è stato generato dal constatare quanti bravi attori e ottimi autori non avessero, per mancanza di produzioni e fondi, la possibilità di rappresentare le proprie opere e di farsi conoscere da un pubblico ampio mettendo in scena i propri lavori in Teatri professionali. 
La voglia di far emergere e dare visibilità ai talenti è stato il motore da cui prende vita il Premio. A quel tempo di Festival del genere ce ne erano molti meno e anzi proprio il Premio Teatro Traiano ha dato spunto a molti altri di prendere vita... non è mai abbastanza finché ti occupi di dar luce ad artisti di qualità.
Facile selezionare i titoli? Quali sono gli argomenti maggiormente trattati? 
Per nulla facile selezionare i titoli soprattutto per il numero e la qualità dei testi che ci vengono inviati. Gli argomenti sono divisi in due sezioni; una a tema libero dove possiamo trovare temi come l'amicizia, episodi di cronaca riflessioni e spaccati di vita quotidiana declinata nei vari generi, dal comico al drammatico e la seconda è la sezione a tematica sociale dove chiaramente rimbalzano temi anche di contenuto politico nell'accezione di denuncia. Interessante quando temi forti da cui ti aspetti una messa in scena drammatica, vengono trattati con ironia e leggerezza... da brivido!  
Che cosa emerge da questa nuova generazione di autori... quali tendenze? Quale umore? 
È molto interessante leggere i nuovi autori e ciò che li muove a partire da cosa scrivono. 
C'è stata un'edizione in particolare dove si è parlato molto di femminicidio, in un'altra di stalking e ancora di immigrazione con il dramma delle morti e dei barconi... oggi si riprende a parlare di guerra, di rapporti e relazioni. Le loro penne sono guidate dai fatti di cronaca che sentono il bisogno di rappresentare. Certamente salta agli occhi quanto, nel corso di questi otto anni, siano aumentati i testi su temi sociali dando l'idea che si sia fortemente risvegliata l'urgenza non solo di raccontare ma di denunciare.
I giudici stabiliscono a priori dei criteri in comune con cui giudicare? 
I Giudici che devono decretare i vincitori dell'edizione, hanno presente che nel giudizio finale il testo ha un peso maggiore sull'interpretazione e devono candidare dunque le proposte con i testi migliori. Se dopo aver visto tutti i Finalisti, riunendosi non hanno da subito idee convergenti, inizia il loro dibattito interno, a volte anche molto appassionato (sorride, ndr), fino a trovare i nuovi Vincitori. Giovanni Zambito.
Ecco i nomi dei finalisti! STEFANIA PATERNO’ presenta “AMAMI SENZA TRUCCO” (riduzione inedita), COMPAGNIA TORRE DEL DRAGO in “DIONISO CONTRO ORFEO”, MARCO MITTICA in “IL SEQUESTRO MORO”, ALESSANDRA NUTINIin “L’ASSOLO DI CALLISTO”, STEFANO D’OTTAVIO con “ER MONNO GRIGIO” (riadattamento inedito), RACHELE STUDER con “PAJATA DE SANGUE O TRAGEDIA IN ROMANESCO”, GIANLUCA VANNUCCI con “PURO”, COMPAGNIA LE BLUND con CRISTINA MUGNAINI e VALERIA MOCCIA in “VIETATO FUMARE”, ANDREA ZANACCHI e DANILO RAMONA GIANNINI con “DESTINATO PER L’INTERNO” 

Durante la serata verranno assegnati i seguenti premi; Vincitore sezione a tematica sociale, Vincitore sezione a tema libero e il riconoscimento più ambito vale a dire il “Premio Teatro Traiano Vincitore V edizione” e con esso l’opportunità di presentare un nuovo spettacolo, sempre inedito, nella stagione 2019/2020 presso il Teatro Marconi. Nella serata, gli spettatori in sala non saranno solo fruitori delle performance ma saranno anche giudici e assegneranno attraverso la loro votazione il “Premio del Pubblico”.

La Giuria di esperti, fiore all’occhiello del Premio, con il delicato compito di valutare le performance e decretare i vincitori, è composta da personaggi noti del mondo del teatro, del cinema e della TV: FELICE DELLA CORTE(Presidente di Giuria) – Attore e Direttore Artistico del Teatro Nino Manfredi di Ostia e del Teatro Marconi di Roma; STEFANO AMBROGI– Attore, CLAUDIO BOCCACCINI– Regista e attore; GIULIA FIUME – Attrice e autrice;ALESSANDRO GREGGIA– Musicista, compositore; PATTY OLGIATI– Autrice e attrice; MARCO SIMEOLI – Attore e regista; MASSIMILIANO VADO– Attore e regista.

Condurranno la serata ROBERTA FEDERICA SERRAO (curatrice del Premio) in compagnia dell’attrice RAMONA FIORINI.  
30 MAGGIO 2019 ore 21,00- TEATRO MARCONI – VIALE MARCONI 698 E – ROMA (Parcheggio interno)

Biglietto Intero € 17 - Ridotto € 12,00 - Amici, Gruppi e Enti Convenzionati.

PER INFO E PRENOTAZIONI 06.5943554 - 06.45667293info@teatromarconi.itwww.teatromarconi.it

Antonio Maggio e le sue canzoni accoglienti come il Salento. L'intervista di Fattitaliani: l’inquietudine è portatrice di ispirazione

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Due anni dopo “Amore Pop”, venerdì 17 maggio esce “Il maleducato” (Avarello Music srl), il singolo che segna il ritorno del cantautore Antonio Maggio scritto e composto dallo stesso Maggio e prodotto artisticamente da Alessandro Canini presso il “Martina’s Studio” di Anzio. Il brano è il manifesto di una generazione che troppe volte deve fare i conti con se stessa per cercare un raggio di futuro, che deve fare leva esclusivamente sulle proprie forze e sulla propria buona volontà per ritagliarsi il proprio spazio. È un incitamento, uno stimolo, un incoraggiamento. È una festa, una satira poetica. L'intervista di Fattitaliani.

«Spero che questo brano possa rappresentare, in forma di canzone, lo spirito di chi la ascolterà. Purtroppo alla festa del nostro futuro non siamo stati invitati da chi ci ha preceduto e quindi da chi l'ha organizzata - afferma l’artista a proposito del nuovo singolo - perciò credo che, in questi casi, l'unico modo per prenderci il futuro sia quello di auto-invitarci a questa festa, con la giusta sfrontatezza di chi sa cosa vuole, a muso duro e con le maniche rimboccate. Perché il futuro non è niente di più e niente di meno di qualcosa che ci spetta. Insomma che la festa abbia inizio, anche per chi non è stato invitato!».
Come stai vivendo questo ritorno? anche se mi pare tu non sia stato inattivo...
Il ritorno ha una regola ben precisa, in tutti gli ambiti: tornare sempre diversi e mai uguali a come si è partiti. Credo sia questo il segreto di un buon ritorno. Lo sto vivendo con grande entusiasmo e con grande voglia, in fondo ogni nuova uscita è come se ti riportasse a una verginità emotiva.
La fase creativa, per un cantautore, non può avere tempi preconfezionati; è invece un percorso tutto da scoprire, che risponde a delle esigenze personali. 
In questi due anni ho scritto tanto e mai troppo. Ma, come hai anteposto tu nella domanda, non sono stato per niente inattivo: ho alternato la scrittura con la dimensione più bella per chi fa questo mestiere, vale a dire il live. Insieme al mio amico Pierdavide Carone, per tutto il 2018, abbiamo portato in giro “diamoci del ToUr”, un momento artistico di confronto e crescita molto importante; e poi ho scritto anche per altri miei colleghi, esperienza quest’ultima che mi ha dapprima incuriosito e poi affascinato tanto: proprio in questi ultimi mesi ho avuto il privilegio e l’onore di poter ascoltare un mio brano cantato dalla signora della musica italiana, Patty Pravo.
"Mi piacerebbe sapere" se hai approfittato di questo periodo per ricaricarti in ispirazione ed energia? Hai un modo o un luogo speciale per farlo? 
È stato un periodo lungo e certamente travagliato. Non riesco a stare mai fermo, sono un inquieto cronico, e l’inquietudine è portatrice di ispirazione. Quindi va bene così. L’energia poi arriva in automatico quando tutto ciò che scrivo viene pubblicato: il confronto con chi ascolta, la critica, suonare dal vivo nuovi pezzi, sono tutte cose che mi danno una carica pazzesca.
Ad essere sincero non ho un luogo fisso dove scrivere, ne cambio tanti a seconda del momento: in questi ultimi mesi, ad esempio, mi sono rifugiato nelle campagne umbre, che conoscevo poco e delle quali mi sono innamorato.
"Il maleducato" della canzone quanto riflette le aspirazioni e aspettative della tua generazione? 
Le riflette tanto nella loro incompiutezza. La maleducazione alla quale aspiro nella canzone é certamente provocatoria, é uno sprone ad andare a prenderci da soli ciò che fondamentalmente ci spetta: il nostro futuro. La mia generazione, ma ancor di più quelle successive alla mia, devono comprendere che viviamo in una fase storica molto delicata; dobbiamo rimboccarci le maniche in maniera coscienziosa, con un senso di responsabilità profondo, che ci ricorda che su questa Terra facciamo tutti parte di una catena e che da noi e dalle nostre scelte dipenderà anche il futuro di chi ci seguirà.
Quanto dà la gratificazione di una vittoria, di un premio, di una collaborazione artistica? 
Tanto. Nella mia vita ho avuto non solo la fortuna di vivere tante belle opportunità, ma anche di saperle vivere al meglio, coronandole con premi, riconoscimenti e vittorie. Diciamo che la gratificazione più grande, tra i premi ricevuti, é la consapevolezza di fare le cose per bene, di sentirsi apprezzati e riconosciuti da parte di chi ti ascolta. 
Le collaborazioni artistiche invece ti permettono di crescere tanto in poco tempo, perché sono esperienze di confronto. E la musica é, per l’appunto, una delle più alte forme di confronto. 
Poi io non credo a quelli che dicono di fare musica per sé stessi, é una cazzata: gli artisti vivono di riconoscimenti, sono il sale della loro creatività. E poi, se non fossero apprezzati, non sarebbero riconosciuti come tali.
Come autore delle tue canzoni, presumo che molte raccontino seppur trasversalmente di te. Ce n'è una in particolare che ti rivela al pubblico più di altre?  
Io ho due modi di rapportarmi alle canzoni che scrivo, che poi sono i due lati che mi rappresentano nel mio quotidiano: quello ironico e quello più intimo, più introspettivo. Sicuramente fino ad oggi il pubblico ha avuto modo di conoscere meglio il primo, adesso invece mi piacerebbe che imparasse a conoscere e magari ad apprezzare  anche l’altro. Nelle nuove cose che ho scritto (Maleducato a parte), c’è tanto del mio secondo lato. 
Le prossime che usciranno saranno altamente rivelatrici. 
Quanto e cosa di salentino c’è nelle tue composizioni?
Il Salento è una terra storicamente accogliente, quindi mi piace immaginare che lo siano anche le mie canzoni. Giovanni Zambito.

Biografia
Antonio Maggio, cantautore salentino, vince nel 2013 il Festival di Sanremo nella sezione "Giovani" con il brano “Mi servirebbe sapere”, che in poche settimane raggiunge la certificazione di Disco d’Oro, per le oltre 25mila copie vendute. Il singolo anticipa la pubblicazione dell'album d’esordio “Nonostante tutto” e un lungo tour estivo di oltre 40 date. Al Festival di Sanremo viene anche insignito del Premio della Sala Stampa Radio e Tv “Lucio Dalla”, del Premio “Emanuele Luzzati” e del Premio AFI come miglior progetto discografico dell’anno. Nella stessa estate partecipa alla prima edizione del Coca Cola Summer Festival, che lo vede vincitore della seconda tappa, con il brano “Anche il tempo può aspettare”, scelto come singolo estivo. A settembre viene pubblicato il singolo “Santo Lunedì”, che diventa sigla del programma sportivo Il Processo del Lunedì, in onda su Rai Sport 1 per due stagioni televisive. Nel 2014 viene pubblicato il secondo album in studio, “L’Equazione”, anticipato dal singolo omonimo; a seguire il singolo Stanco, in featuring con il rapper Clementino, che fa da colonna sonora a un nuovo e lungo tour estivo. Nello stesso periodo viene scelto come rappresentante dell’Italia al festival internazionale “New Wave”, svoltosi nella città di Jurmala, in Lettonia. Il suo percorso all’estero si arricchisce anche con date in Canada, Russia, Lettonia, Belgio e Albania. Il 4 novembre 2016 esce “Amore Pop”, brano che gli permetterà di ricevere il prestigioso Premio Giorgio Faletti per la musica, con menzione speciale al valore letterario. Amante da sempre, tra le altre cose, del grande cantautorato italiano, il suo spettacolo MAGGIOcantaDALLA in Jazz gli vale l’invito a esibirsi il 4 marzo 2017 in casa di Lucio Dalla, in occasione del compleanno del compianto artista bolognese. Nell’aprile dello stesso anno, comincia un lungo tour nei club italiani, L’Odore delle parole, in una dimensione acustica raffinata che racconta la genesi delle sue canzoni. Il 2018 è l’anno di un’intensa collaborazione live assieme all’amico cantautore Pierdavide Carone: i due danno infatti vita al “diamoci del ToUr”, dapprima in chiave acustica nei club e successivamente in elettrico durante l’estate. Precedentemente (nel 2008), vinceva la 1° edizione di X-Factor con gli Aram Quartet, pubblicando successivamente 2 album: chiARAMente (2008) e Il pericolo di essere liberi (2009).


Antonio Carluccio, nel disco di Fiorella Mannoia "Creature", la canzone sospesa

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CREATURE di ANTONIO CARLUCCIO, cantautore e attore classe ‘80, è il brano inserito come bonus track nel nuovo album di Fiorella Mannoia e verrà presentato live in due tappe del “Personale Tour”, il 23 maggio a Roma all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 27 maggio a Napoli al Teatro Augusteo.

Parafrasando “il caffè sospeso” - l’antica tradizione napoletana che consiste nel pagare al bar due caffè, uno per sé, lasciandone uno “sospeso” per qualcuno che non se lo potrebbe permettere - Fiorella Mannoia ha individuato in un gesto così semplice, ma al tempo stesso così significativo, lo spunto per un’importante iniziativa, quella de “la canzone sospesa” decidendo di ospitare nel suo disco un giovane autore per offrirgli la possibilità di farsi ascoltare da un grande pubblico.

"L'incontro con Fiorella Mannoia lo ricorderò per sempre. Lei è sempre stata uno dei miei punti di riferimento musicali,       soprattutto la sua capacità di far arrivare le parole dritte al cuore come sentenze. Mai avrei pensato che un giorno quella voce e quel suono sposassero una mia composizione arricchendola di significato. Fiorella Mannoia è diventata così la Madre di tutte le CREATURE dimenticate dallo Stato." Antonio Carluccio.


CREATURE (link Spotify: https://open.spotify.com/track/22e59uCgVDAg0mwzsnJdoZ ) è un brano intenso, che pone l’attenzione, in maniera cruda e sincera, sulla prospettiva di vita di alcuni bambini, ai quali non viene concessa la possibilità di usufruire di strumenti di emancipazione e crescita personale. A Napoli così come in altre zone del mondo, lo Stato a volte è talmente assente da lasciare i suoi giovani nelle mani dalla criminalità organizzata. Nascono così baby gang senza controllo né regole morali, che si aggirano per le città come mine vaganti, prive di speranza nel futuro e dal destino già segnato.

" Creature "è per me una denuncia alle istituzioni, che con la loro assenza fanno si che i ragazzi crescano privi di speranza nel futuro, facilmente adescabili dalla malavita”. Spiega Antonio Carluccio

Attualmente Antonio Carluccio sta lavorando al suo primo disco, che rimette al centro l’importanza della registrazione in presa diretta, quasi come fosse un vero e proprio live. La poetica di questo album cerca di sottolineare il valore delle parole, che in questo momento storico subiscono un costante abuso: da qui il titolo, LA PAROLA (etichetta T-Recs Music).

Mostra “Alan Ford - 50 anni insieme” dal 25 maggio al WOW SPAZIO FUMETTO di Milano

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Nel maggio 1969 viene pubblicato il primo numero di Alan Ford, creato da Luciano Secchi (in arte Max Bunker) e Roberto Raviola (in arte Magnus). Alan Ford ha creato un nuovo modo di fare fumetto, mescolando ironia, umorismo, satira e un gusto surreale in una ricetta inedita che lo ha reso uno dei fumetti italiani più amati dagli anni Settanta ad oggi.

La mostra “Alan Ford – 50 anni insieme” racconta la straordinaria avventura editoriale che segna la nascita di Alan Ford: con grande spazio dedicato ai suoi protagonisti, il mitico gruppo TNT, ma anche ai nemici e ai comprimari attraverso una straordinaria raccolta di tavole originali e documenti mai esposti prima d’ora tutti assieme in un contesto così celebrativo.

Inaugurazione ufficiale sabato 25 maggio alle ore 16.00, alla presenza di Luciano Secchi (Max Bunker), Dario Perucca (attuale disegnatore di Alan Ford), Moreno Burattini (autore del volume “Max Bunker. Una vita da Numero Uno”), Luigi Bona (direttore di WOW Spazio Fumetto) e Filippo Mazzarella (direttore artistico di Cartoomics). L’esposizione è realizzata in collaborazione con Cartoomics e 1000voltemeglio Publishing.

25 maggio – 29 settembre 2019

WOW SPAZIO FUMETTO
Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano
Viale Campania, 12 – Milano

Info: 02 49524744/45 - www.museowow.it – Ingresso 5 euro intero, 3 euro ridotto
Orario: da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00; sabato e domenica, ore 15.00-20.00. Lunedì chiuso

IL SUCCESSO DELL'ATTORE DANIELE VICORITO

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Non si ferma il successo di Daniele Vicorito. Dopo il grande successo del film Due soldati andato in onda lo scorso anno su Rai 2, il giovane attore napoletano ha fatto parte del nuovo progetto di Liberato, recitando in uno dei nuovi cinque video, che si chiamano CAPRI RENDEZ-VOUS . 

<<il brano dove io recito si chiama  NUNN’A VOGLIO ‘NCUNTRA’  ...ed  e’ il terzo video della sequenza.  È uscito il 9 Maggio alle 23:59 perché lui (liberato) fa uscire sempre in questa data le sue canzoni>> racconta Daniele con entusiasmo e soddisfazione . E sappiamo bene che  l’artista in questione è famoso per le sue canzoni e soprattutto perché nessuno conosce la sua identità. MA nel futuro di Vicorito c'è ancora il cinema : ha girato  il film di Ginevra Elkann  “ Magari”. <<grande opportunità per me ,  in questa occasione ho condiviso il set  con BRETT GELMAN, RICCARDO SCAMARCIO E ALBA ROHRWACHER. E ringrazio sempre la mia agente Marianna De Martino e MASSMEDIA comunicazione che cura il mio ufficio stampa >> racconta l'attore . E il film uscirà prossimamente nelle sale italiane e non solo.

Emanuele De Francesco, il 24 maggio esce "Lettere al neon" nuovo album del cantautore milanese

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Emanuele De Francesco e la sua poesia in musica tornano con Lettere al neon (in uscita il 24 maggio per Sciopero Records / distribuzione Self), album ricco di suggestioni sia visive che emotive, come si può già intuire dal titolo.

“Incandescente, leggero, delicato, nobile: il neon è l’elemento chimico ideale per scrivere lettere ispirate da episodi e racconti di cronaca che risvegliano sensazioni offuscate dal tempo e che prendono forma e si affacciano nella realtà, creando una sorta di
mondo parallelo dove paure, riflessioni, amori e solitudini emergono restando però sempre distaccate e distanti, come avvolte da nubi e, per loro natura e complessità, mai definitivamente risolte” - spiega il cantautore milanese - “Una corrispondenza che celebra la magia del ricordo, l’irrazionalità del sogno, l’amore, ma anche la disperazione, l’abbandono e la confusione con le inevitabili domande che la vita porta a formulare e che ogni giorno tende a nascondere. È in questo scenario, che le canzoni diventano veri e propri segnali, lettere da inviare a un mondo  distratto, veloce e superficiale, appariscente e distante ben rappresentato dal neon, che  affascina e ammalia ma al tempo stesso abbaglia e allontana, marcando il senso di eterna separazione dalla realtà”.


Le canzoni di questo album sono cresciute adattandosi al mondo artistico di Emanuele De Francesco, aderendo con maggiore convinzione alla sua ricerca musicale.
Se il suo brillante esordio, In quieta mente, dimostrava la capacità di confrontarsi con la lunga e gloriosa tradizione del cantautorato italiano, Lettere al neon sposa una vocazione più coraggiosa nel mescolare chitarre vintage e soluzioni elettroniche.
Queste nuove canzoni contengono tutte le sfumature di un universo palpitante, con le sue ombre, le sue scintille e le sue domande.

La produzione artistica di Lettere al neon è stata affidata a Evasio Muraro e LeLe Battista, la masterizzazione finale a Paolo Iafelice.
Tracklist:
“Vivo”
“Semplice passeggero” “ In silenzio”
“Irene nel vuoto” “Chiaroscuro” “Televisione”
“Tutto ha un nome?” “Nei percorsi della notte”

Hanno suonato:
Emanuele de Francesco: voce, cori, chitarra acustica, effetti LeLe Battista: cori, pianoforte, synth
Maurizio Gaggianesi: batteria e percussioni
Evasio Muraro: basso e chitarre (acustica ed elettrica) Moreno Zaghi: chitarra elettrica su tracce 4 e 7

Registrato c/o Le ombre studio di LeLe Battista a Milano.
Mixato e masterizzato c/o Adesiva Discografica di Paolo Iafelice a Milano Produzione artistica: Evasio Muraro e LeLe Battista

Musica, Francesco Cafiso: Vittoria e il sassofono contralto. L'intervista di Fattitaliani: Sono sempre stato coccolato dalla mia città

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L'Italia, paese di grandi talenti, spesso oscurato dal proprio masochismo di pubblicizzare solo eventi e figure che ci mortificano, ha tanti suoi figli sparsi nel mondo che continuano con orgoglio e competenza a tenere alto il nostro tricolore. È il caso, per esempio, di Francesco Cafiso, famosissimo sassofonista, che a giugno sarà nella sua natale Vittoria per il Jazz Festival di cui è anche il direttore. Fattitaliani lo ha intervistato.
A giugno sarà a Vittoria per il Jazz Festival: tornare nel luogo natio come professionista Le procura delle sensazioni particolari?
In realtà fra un concerto e l'altro e i vari posti come New York e Torino, Vittoria rimane sempre una base dove tornare trovare fondamentalmente le cose di sempre: c'è la mia famiglia, ci sono i miei amici. Quando ricerco tranquillità Vittoria rappresenta il luogo ideale da cui riprendere poi i concerti altrove.
Quindi, Le viene facile coltivare il rapporto con la tua città...
È così: e il Vittoria Jazz Festival è un pretesto per coltivare il legame con la città e donare qualcosa, condividere il jazz con la comunità. Il festival è arrivato alla sua dodicesima edizione ed è quindi una bella scusa per ritornare e trovare un contesto musicale di alto livello, condividere e anche restituire un po' di quello che crescendo Vittoria mi ha dato.
Ha cominciato giovanissimo: Vittoria ha subito riconosciuto il suo talento?
Devo dire di sì, mi reputo fortunato: per me non vale il motto "Nemo propheta in patria". Sono sempre stato coccolato dalla mia città e ne percepisco affetto calore e stima: è uno dei motivi per cui ho accettato di dirigere il Vittoria Jazz Festival. Mi dà carica, belle sensazioni che ti servono per continuare.
Qual è stato il suo primo assoluto approccio alla musica? Racconti...
È stata una folgorazione la mia: appena ho ascoltato il suono del sassofono contralto sono stato immediatamente rapito dalle sue frequenze. Diciamo che era nelle mie corde pur essendo uno strumento a fiato (ride, ndr). Ricordo di essermene subito innamorato e ho confessato a mio padre il desiderio di imparare a suonarlo: mio padre mi ha assecondato comprandomene uno proprio l'indomani. Mio papà è sempre stato un grande appassionato di musica, quindi ho sfondato una porta aperta.
Tutti i premi sono importanti: ma ce n'è uno che lo ha sorpreso e lusingato più degli altri?
Ce ne sono due. Il primo mi è stato consegnato da Umbria Jazz come ambasciatore della musica jazz nel mondo. L'altro a New York nel 2014 legato alla Sicilia, come rappresentante dei musicisti che portano avanti la visione siciliana lungo la storia del jazz, per aver contribuito a dare qualcosa a questo genere sulla scia di Nick La Rocca e altri.
Nel 2016 ha creato la sua propria etichetta discografica "EFLAT records": che cosa Le permette? il mercato Le sembra restrittivo e limitante?
È un obiettivo che permette di essere autonomi, indipendenti. Mi piaceva l'idea di un'etichetta discografica, è sempre stata una delle azioni che mi prefiggevo di realizzare: mi dà libertà, mi consente di produrre i miei lavori ma anche quelli di altri musicisti, dandomi l'occasione di scoprire e incoraggiare nuovi talenti.
La collaborazione nel jazz con altri musicisti è frequente, flessibile, aperta?
Secondo me, è di vitale importanza. È importante lavorare ai propri progetti e allo stesso tempo tenere un atteggiamento di apertura non solo verso altri generi di musica, ma anche verso altri musicisti per non porre limiti alla propria esperienza di musicista e di uomo. La musica cambia, si evolve, cresce: un atteggiamento curioso è importante per non smettere di esplorare e di esprimersi come musicisti.
Nel suo ultimo album "We Play For Tips" che cosa troviamo rispetto ai precedenti in termini di affinità e divergenze?
Il titolo nasce dalle scritte sui cappellini che a New Orléans avevano i musicisti che suonavano per strada "Suoniamo per la mancia": il nome ironico è collegato al mio precedente disco "20 Cents per Note" e ho utilizzato questo titolo per farlo capire. È stata una cosa nata del tutto spontaneamente: sulla scia del disco ho continuato a scrivere altra musica molto coerente. E, anzi, posso anticipare che ci sarà una continuazione perché fondamentalmente in questa musica ci sono gli ingredienti che caratterizzano il jazz: swing, energia, linguaggio tipico. 
Come già detto, è stato nominato “ambasciatore della musica jazz italiana nel mondo": ci sono degli stereotipi musicali associati all'Italia che durano a morire?
Direi di no: secondo la mia personale esperienza non mi è mai capitato di percepire tali stereotipi. Ci sono i soliti cliché legati all'Italia, le solite sciocchezze legate alla stupidità di chi le dice e pensa sempre le solite cose.
Che rapporto ha con il suo sassofono: lo porta sempre con sé anche in vacanza? ci parla? teme di perderlo?
Ho un rapporto simbiotico come fosse parte di me. È un mezzo che mi permette di esprimermi in maniera diversa e profonda rispetto all'uso della parola, al di là di ogni spiegazione verbale. Sono molto geloso e ci sto attentissimo. Tendenzialmente è sempre con me. Giovanni Zambito.
www.francescocafisomusic.com
https://m.facebook.com/FrancescoCafisoOfficial
https://www.youtube.com/user/FCafisoFanClub
Foto 1 Oliver Kendl
Foto 2 Rosellina Garbo

Mostra retrospettiva a Venezia per Alberto Burri

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di Riccardo Bramante - Si è aperta a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, la grande retrospettiva antologica dedicata a “Burri la pittura, irriducibile presenza” su progetto della Fondazione Giorgio Cini e della Fondazione Burri, curata dal professore Bruno Corà, Presidente della stessa Fondazione Burri di Città di Castello.

La mostra raccoglie circa 50 opere provenienti da tutto il mondo che scandiscono i maggiori cicli dell’artista umbro in un arco temporale che inizia dal 1948 e arriva fino al 1994, un anno prima della sua morte. Si trovano esposte, perciò, i “Catrami”, le “Muffe”, i “Sacchi”, i “Creti” fino alle ultime “Plastiche” e “Combustioni”, in una parola tutto il suo repertorio linguistico più importante che ha profondamente influenzato tante generazioni di artisti e movimenti, dal New Dada al Nouveau realisme, dall’Arte Povera al Neo Minimalismo; e per meglio raccontare anche visivamente questo momento è stato addirittura ricostruito quello che fu lo studio di Burri a Via Margutta in cui il fotografo e pittore americano Robert Rauschenberg vide per la prima volta e fu folgorato dai primi “Sacchi”.

“Burri è stato un pittore totalizzante, radicale che ha bruciato la materia e ha costruito distruggendo per aprire una nuova finestra nell’arte italiana del ‘900”- afferma il prof. Corà – “sostituendo il concreto alla finzione”, così come, a suo tempo, Giotto sostituì nei suoi quadri il cielo stellato in luogo dei tradizionali sfondi dorati, passando da una rappresentazione evocativa ad una presentazione fisica della realtà.

“L’irriducibile presenza” di cui al titolo, sta a significare, appunto, che c’è un qualcosa avanti ai nostri occhi che non può essere sostituito dalla finzione, perché la pittura in Burri è una presenza tenace che a volte nemmeno le parole possono esprimere in quanto si spiega da sola, guardandola.

E’ questa continua ricerca dell’equilibrio da cogliere nell’imprevisto e nella casualità la caratteristica fondamentale dell’arte di Burri e, nello stesso tempo, lo sforzo di controllare e modellare la materia dominandone il caos; ed ecco, allora, le “Combustioni” dove dirige il fuoco soffiandolo perché non vuole che la materia bruci naturalmente, ecco le cromie dei grandi trittici di “Cellotex” in cui il colore disteso su superfici compresse di segatura e vinavil viene manipolato fino ad arrivare ai famosi “Neri” finali che chiudono il cerchio della sua parabola artistica.

In definitiva, è la continua ricerca della verità ciò che si trova sempre nelle tele di Burri, rendendo la sua arte sufficiente e totale allo stesso tempo senza narcisismo o autocompiacimenti.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 28 luglio prossimo.

Valentina Gullace fra disco, musical e "All together now": non saprei pensare alla mia vita senza la musica e il teatro. L'intervista di Fattitaliani

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Il 16 maggio Valentina Gullace ha debuttato in “All together now", il programma televisivo serale di Canale 5 condotto da Michelle Hunziker e J-Ax. L’artista infatti è parte integrante del “muro dei giudici”, un insieme di 100 esperti musicali tra cantanti, vocal coach, producer, Dj e musicisti pronti a cantare e ballare con i concorrenti che si presenteranno al loro cospetto. L'intervista di Fattitaliani.
Come sei arrivata a "All together now"?

Grazie al mio percorso professionale. Sono stata contattata per questo nuovo programma e, dopo alcuni colloqui, mi hanno comunicato che ero stata scelta per fare parte del Muro dei 100 giudici.
Com'è l'atmosfera in studio?
L’atmosfera è sempre molto giocosa e leggera, con una grande voglia di divertirsi tutti insieme e di condividere la passione per la musica.
Fra le tante esibizioni quale ti è rimasta impressa?
Nella prima puntata, andata in onda giovedì scorso, ho apprezzato moltissimo l’esibizione di Rosy Messina, che ho trovato potente, sicura, un vero animale da palcoscenico. Il livello dei concorrenti è davvero molto alto ma lei mi ha colpito particolarmente.
Foto di Massimo Cappelleri
In che modo questa partecipazione rappresenta una sorta di continuità e allo stesso tempo di riconoscimento con le altre tappe del tuo percorso?
Premetto che nonostante io sia uno dei “giudici”, non è stato sempre facile calarsi nel ruolo. Certo è che è bellissimo condividere questa esperienza, fatta di molti momenti di divertimento e di gioco, anche con i concorrenti. D’altronde, questo è All Toghether Now: un game show musicale. Mi ha fatto piacere essere stata scelta perché il Muro dei 100 giudici è composto da addetti ai lavori, tutti esperti del mondo della musica e dello spettacolo. Per me è stato dunque un onore essere riconosciuta come professionista ed esperta di musica, dopo un percorso di anni su tanti palcoscenici.
Foto di Domenico Scali
Puoi riassumere ai nostri lettori le esperienze che hai vissuto che ti hanno particolarmente temprato e formato?
Sono una cantautrice, musical performer e insegnante di canto. Mi sono formata inizialmente come danzatrice classica per poi proseguire gli studi come attrice/performer e come docente di canto. Il canto e la musica fanno parte di me da sempre. Avevo un pianoforte da piccola e ne sono sempre stata attratta, iniziando ben presto a cantare e accompagnarmi da sola. A 8 anni ho preso le prime lezioni di pianoforte e solfeggio ma per troppo tempo ho cantato di nascosto perché mi sentivo troppo esposta e fragile. La danza classica invece mi faceva sentire più “nascosta” e quindi al sicuro, per questo mi sono trasferita a Roma dalla Calabria per studiare all’Accademia Nazionale di Danza. Qualche anno dopo ho scoperto la passione per il musical theatre e così ho frequentato una accademia specializzata in questa arte: la MTA.
Negli anni successivi sono stata interprete di tanti celebri musical (come: Jesus Christ Superstar, Cabaret, Aladin, High School Musical, Frankenstein Junior, La febbre del sabato sera, A Bronx Tale...) e nel 2015 ho vinto il premio Oscar Italiano del Musical per la mia interpretazione del personaggio di Inga di Frankenstein Junior.
Fra una tournée e l’altra ho sempre continuato a studiare (mi sono laureata in Lettere e ho frequentato il Corso di Alta Formazione in Vocologia Artistica), senza mai smettere di comporre la mia musica, che scrivevo dall’età di 17 anni.
Il 24 maggio esce il mio primo singolo “La mia stanza segreta” (Filibusta Records) e in autunno pubblicherò l’intero album, che conterrà 11  brani scritti interamente da me. Non riesco a smettere di dedicarmi alle arti a 360 gradi! Quando mi chiedono se mi sento più cantante o attrice o danzatrice o insegnante mi innervosisco perché solo in Italia si sente questo bisogno di attaccare su ognuno di noi una etichetta che ci definisca. Preferisco definirmi “artista” e vorrei continuare a servirmi di differenti linguaggi per esprimermi.
Foto di Luca Vantusso
Secondo te, rispetto a prima sono cambiate le ragioni per cui tante persone vanno in tv per tentare la strada musicale?
Indubbiamente la tv continua ad essere il più potente mezzo per arrivare ad un pubblico più vasto, ma rispetto al passato anche i social hanno assunto una funzione determinante in tal senso.
Si pensi alle schiere di “influencers” che grazie ad Instagram hanno creato un vero impero. Ho la sensazione che i giovani di oggi non guardino più molto la tv e siano maggiormente attratti dai social.
Personalmente non mi sono mai sentita particolarmente adatta al mezzo televisivo, nonostante nella mia carriera mi sia capitato più volte di partecipare come ospite a moltissimi programmi (Festival di Sanremo, Striscia la Notizia, Unomattina e molti altri). Andare in tv ti espone in modo molto brusco a una infinità di critiche spesso gratuite e non sempre ti garantisce di restituire la tua vera essenza. Per questo, personalmente, continuo a preferire il teatro e i jazz club in cui potermi esprimere e raccontare senza filtri, fermo restando che non si può piacere a tutti. All Toghether Now è una bellissima esperienza che mi ha permesso di “riappacificarmi” col mezzo televisivo ma una cosa è certa: non avrei mai voluto partecipare come concorrente! Non è per niente facile esibirsi di fronte ad un muro di 100 addetti ai lavori!
Foto di Laura Sbarbori 
Tu ti ricordi il tuo primo assoluto approccio alla musica? Racconta...
Da quando ho memoria di me ho sempre cantato e ballato. La musica ha fatto parte della mia vita da sempre e il mio approccio al canto è stato naturale e spontaneo. Sono nata e cresciuta fino ai 18 anni in una cittadina della Calabria e nessuno mi ha mai spinta a dedicarmi alle arti, anche se i miei genitori dipingevano entrambi e amavano la buona musica. Mio padre collezionava vinili jazz e da ragazzo suonava la tromba. Mia madre suonava la chitarra e cantava le canzoni di De Andrè... mio zio mi ha fatto conoscere alcuni dei musicisti che amo maggiormente come: Stevie Wonder, Pat Metheny, i Led Zeppelin, Joni Mitchell, Ella Fitzgerald e molti altri.
Ho sempre saputo che avrei fatto l’artista e nemmeno per un istante ho avuto dubbi. Non saprei pensare alla mia vita senza la musica e senza il teatro.
E la tua prima esibizione?
Come cantante la mia prima esibizione è stata a 10 anni, ero alle medie e ho cantato “Why” di Annie Lennox durante una manifestazione scolastica. Ero agitatissima ma adoravo sentire la mia voce al microfono
Cosa speri ti possa portare come persona e artista l'esperienza di Canale 5?
Come si diceva prima, il mezzo televisivo ha ancora la potenza di farti arrivare nelle case di tante persone e in questa fase della mia carriera in cui mi sto proponendo come cantautrice, poter essere conosciuta da più gente possibile è una cosa che desidero e alla quale aspiro, per poter diffondere la mia musica.
"La mia stanza segreta"- recording session - Foto: Laura Sbarbori
Ci dici qualcosa di più sul tuo singolo?
“La mia stanza segreta” è un brano autobiografico. Ho scritto questo pezzo circa 7 anni fa, durante una fase di profondi cambiamenti e di emancipazione da vecchi schemi che mi portavano a limitarmi. La canzone è quasi una preghiera, ma la persona a cui mi rivolgo nell’inciso non è altro che il mio stesso giudice interiore, quello che in fondo ognuno di noi possiede e che tante volte ci impedisce di assecondare la nostra natura e le nostre più profonde esigenze. 
“La mia stanza segreta” è quindi un brano che celebra la libertà di fare il proprio percorso, di sbagliare in pace, di scoprire il suono della nostra vera voce (interiore), di sperimentare per capire che cosa davvero ci rappresenta, cosa realmente desideriamo, chi sinceramente siamo.
Fra tv, musical, docenza, disco... un periodo intenso, direi: qual è la tua fonte di tranquillità e di equilibrio, a chi o a cosa fai ricorso per vivere tutto senza farti travolgere?
Ho un carattere piuttosto emotivo e certamente questo mi fa vivere ogni cosa col doppio dell’ansia! Nello stesso tempo, l’ansia  e l’adrenalina mi permettono di essere sempre concentrata e attiva. Ho la fortuna di avere il sostegno della mia famiglia, senza la quale non avrei potuto fare nemmeno una di tutte queste cose. Sono loro la mia forza e il mio equilibrio. Giovanni Zambito.

Foto copertina: Laura Sbarbori Photographer

L'opera di Puccini “Gianni Schicchi” nella versione di Isabella Ambrosini

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Decisamente originale è questa edizione tratta dallo “Gianni Schicchi” pucciniano messa in scena al teatro Mongiovino di Roma dalla Associazione Culturale InCanto, il Coro Roma Tre e gli studenti dell’Istituto comprensivo Piazza Sauli, sotto la direzione artistica e musicale di Isabella Ambrosini.

È quasi superfluo ricordare qui chi è Isabella Ambrosini: uno dei pochissimi direttori d’orchestra donna italiani che si siano esibiti sia in Italia che all’estero in sedi prestigiose e avanti a eminenti personalità come il Papa Giovanni Paolo II ed il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi; ma in questa occasione si è presentata nelle vesti di insegnante musicale soprattutto per i giovani (non per nulla è la fondatrice del Festival “Nuove voci della lirica” per talenti emergenti).
L’originalità di questo spettacolo è, infatti, che i presentatori, i narratori e gli interpreti siano soprattutto giovanissimi tra gli 8 ed i 13 anni nelle parti dei singoli personaggi di questa “opera comica” che Giacomo Puccini compose nel 1918 ambientandola nella Firenze del 1200 in cui Gianni Schicchi dè Cavalcanti, uomo del popolo ma dotato di acume e furbizia, si sostituisce al ricchissimo Buoso Donati che, appena morto, si scopre aver lasciato tutti i suoi beni ad un convento con grande disappunto dei parenti più prossimi che attendevano con ansia di ereditare, tanto che uno di essi, Rinuccio, propone di rivolgersi a Gianni Schicchi per trovare una soluzione a loro favorevole. Quest’ultimo, dietro le insistenze della fidanzata Lauretta, si sostituisce al defunto ma, in presenza del notaio chiamato a redigere le ultime volontà, lascia tutti i beni …a sé stesso, beffando tutti gli avidi parenti.

Ma le “sostituzioni” in questo spettacolo sono multiple; infatti, negli snodi fondamentali della trama e nei più noti brani musicali i giovani interpreti sono “sostituiti” da veri cantanti lirici: ed ecco, allora, la soprano Emanuela Di Gregorio (Lauretta) eseguire l’aria “O mio babbino caro”, il baritono Alessio Quaresima Escobar (Gianni Schicchi) cantare l’arietta “Si corre dal notaio” e il tenore Daniele Centra (Rinuccio) intonare il recitativo-arioso “Avete torto! È fine..astuto”, il tutto accompagnato dai solisti del Coro Roma Tre con al piano Mehee Kim e con i “diavoletti” Lorenzo Cancia e Sergio Tirletti, cantante lirico nonché tanghero,  quest'ultimo nelle insolite vesti di "agitatore" ed animatore del gruppo che ha anche ballato il tango tra un tranello è l'altro delle scene.

Grande è stato il successo di pubblico che al termine dello spettacolo ha applaudito a lungo tutti i numerosissimi interpreti i quali, a loro volta, hanno ringraziato attraverso le parole della stessa Isabella Ambrosini che ha tenuto a sottolineare come lo spettacolo sia stato non solo un modo di avvicinare i giovani alla musica ma anche un esercizio di liberazione della loro creatività nel ballare, nel vestirsi dei giusti costumi e anche nel cantare pur se non avevano mai studiato canto fino a quel momento.

DIECI SPIE AL FEMMINILE, Domenico Vecchioni presenta il suo ultimo libro sulle protagoniste dello spionaggio internazionale

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di Generoso D’AgneseAppuntamento di assoluto prestigio, sabato 25 maggio allo stabilimento Nettuno di Pescara.
La conviviale di inizio estate dell’associazione Eremo Dannunziano sarà infatti anticipato dalla presentazione, alle ore 11.30, dell’ultima affascinante fatica editoriale di Domenico Vecchioni, dedicata allo spionaggio femminile, “Le dieci donne spia che hanno fatto la storia” (edizione del Capricorno). Interveranno Nicoletta Di Gregorio (Presidente Associazione Eremo Dannunziano), Dante Marianacci (critico letterario e poeta), Daniela Quieti (giornalista e scrittrice), i quali lasceranno poi spazio alla narrativa di Domenico Vecchioni, ambasciatore e straordinario biografo con all’attivo oltre 30 pubblicazioni saggistiche di pregio assoluto.
L’ambasciatore Domenico Vecchioni nel suo ultimo libro illustra le personalità e i percorsi biografici di nomi spesso ignoti al grande pubblico. Se infatti molti conoscono almeno il nome dell’olandese Mata Hari, danzatrice, avventuriera e spia, destinata a scivolare sul terreno del doppio gioco, in pochi sanno che l’archeologa britannica Gertude Bell, archeologa britannica operò in Medio Oriente e contribuì alla «creazione» dell’Iraq. Fraülein Doktor (al secolo Elsbeth Schragmüller) fu un’ implacabile istruttrice di spie nella Germania delle due guerre mondiali mentre la principessa indiana Noor Inayat Khan nella Francia occupata dai nazisti lavorò come operatore radio SOE in supporto alla Resistenza. La musica celebra la grandezza di Joséphine Baker, ma ignora spesso che allo scoppio della seconda guerra mondiale senza alcuna esitazione si mise al servizio della Francia, la sua patria di adozione. Virginia Hall, la «signora che zoppica», spia del SOE e poi dell’OSS divenne l’ossessione di Klaus Barbie (il famigerato boia di Lione), mentre Ana Belén Montes per anni dal suo ufficio nel cuore dell’intelligence statunitense svolse attività di spionaggio per Cuba e Anna Chapman, conosciuta come Anna la Rossa, spia negli USA per conto di Putin è ora una vera e propria star dei rotocalchi.
Dopo la laurea in Scienze Politiche, ha vinto il concorso di ingresso nella carriera diplomatica. Ha prestato servizio a Le Havre (consolato), a Buenos Aires (ambasciata), a Bruxelles (NATO) e a Strasburgo (Consiglio d’Europa). Alla Farnesina ha ricoperto gli incarichi di Capo segreteria della direzione generale delle relazioni culturali, Capo segreteria della direzione generale del personale, Capo ufficio “Ricerca, Studi e Programmazione”, Ispettore delle Ambasciate e dei Consolati italiani all’estero. È stato quindi Console generale d’Italia a Nizza e a Madrid. Dal 2005 al 2009 ha ricoperto l’incarico di Ambasciatore d’Italia a Cuba. Ha ricevuto diverse onorificenze, tra le quali quella di “Chevalier des Palmes  académiques” e di Commendatore al merito della Repubblica Italiana. Storico e saggista, ha collaborato a riviste di politica internazionale (Rivista di studi politici internazionali), di storia (Storia illustrata, Cronos, Rivista Marittima, Conoscere la Storia), di intelligence (Gnosis, Intelligence e Storia top secret). Collabora abitualmente con BBC History/Italia ed è autore di una trentina di saggi storico-politici. Si è inoltre interessato alle biografie di personaggi celebri, con particolare riferimento ai protagonisti dello spionaggio mondiale. Presso la Greco e Greco ha tra l’altro pubblicato: Richard Sorge, Kim Philby, Ana Belén Montes, Garbo, Storia degli agenti segreti dallo spionaggio all’Intelligence, XX destini straordinari del XX secolo. Presso Edizioni del Capricorno ha pubblicato “Le dieci operazioni che hanno cambiato la Seconda guerra mondiale” (2018) e “Le dieci spie donna che ha fatto la storia” (2019). sono iscritto all’albo nazionale analisti d’Intelligence (ANAI). Direttore editoriale delle collane, “Ingrandimenti”  e “Affari Esteri”, presso gli editori “Greco e Greco” di Milano. La sua bibliografia completa (libri, ebook, articoli) può essere consultata sul suo website: www.domenicovecchioni.it.

ODESSA: per chi crede ancora che ‘O sole mio sia stata scritta a Napoli

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In pochi forse sanno che ‘O sole mio, la canzone italiana più celebre al mondo, è stata composta proprio a Odessa. Nel 1898 Edoardo Di Capua, che si trovava nella città ucraina, scrisse la famosissima canzone, che ha fatto battere i cuori di tante generazioni, ispirato da un bellissimo sole caldo che nasceva sul Mar Nero.
Odessa è una delle mete turistiche più apprezzate in tutta l’Europa orientale e il motivo è molto semplice: la città, famosa per il clima soleggiato e le sue bellissime spiagge sabbiose che si estendono per chilometri, regala paesaggi mozzafiato con le sue numerose insenature naturali che ne fanno un luogo ideale per la villeggiatura. Ricchissima di arte e tradizioni, con i suoi lunghi viali alberati e intimi cortili, offre numerosi centri termali, alberghi lussuosi in riva al mare e rinomati ristoranti locali. Conosciuta come “la Perla del Mar Nero”, Odessa è una città cosmopolita la cui storia è fortemente legata all’Italia fin dalle sue origini: oltre a essere stata fondata nel 1794 dall’ufficiale napoletano Giuseppe de Ribas, l’intera architettura della città ucraina rappresenta un omaggio al neoclassico italiano. Nel 1834 fu proprio un architetto italiano, Francesco Carlo Boffo, a dar vita al simbolo della città: la monumentale Scalinata Potëmkin, una delle più celebri scalinate di sempre, lunga ben duecento gradini, porta di ingresso di Odessa per chi arriva dal mare. Passeggiare per la città è il modo ideale per apprezzare e ammirare gli edifici più eleganti e scoprire i deliziosi e romantici cortili che la caratterizzano. Tra le tante attrazioni in città da non perdere il magnifico Teatro dell’Opera e del Balletto che conserva il suo autentico splendore barocco, e il Museo d’Arte Occidentale e Orientale, qui è conservata una delle più belle e sorprendenti collezioni di arte straniera in Ucraina, al suo interno vi è dedicata anche una sezione all’arte italiana e vi sono esposte opere del Guercino e del Canaletto. Meritano una visita anche le catacombe, si tratta di una vera e propria città sotterranea che si estende su più livelli e lunga 2500 km. Scavate a partire dalla fine del XVIII secolo per volere di Caterina la Grande diventarono nascondiglio dei partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale. La variegata storia di Odessa ha creato una fusione culinaria unica, in cui i cibi ebraici si mescolano alle tradizioni culinarie ucraine. Il Mercato Pryvoz è il luogo ideale per assaporare le numerose prelibatezze locali. La città vanta numerosi ristoranti rinomati che la rendono un’ottima destinazione per il turismo gastronomico. Qui troverete numerosi ristoranti raffinati, tra cui il Terrace- Sea View, ristorante con una vista mare mozzafiato, ideale per una cena di lusso. La cucina si fonda con diverse tradizioni, il menu include piatti ucraini, europei e giapponesi. In alternativa il Bernardazzi, ottimo ristorante in pieno centro storico, famoso soprattutto per la sua ricca lista di vini e la deliziosa cucina mediterranea fatta di prodotti locali freschi. Tra le spiagge più amate dai turisti vi sono Arkadia e Lanzheron, qui si trovano anche i locali più rinomati della città e gli alberghi di lusso, come ad esempio il Frederic Koklen, uno degli hotel più antichi di Odessa, costruito nel 1852 da una delle famiglie più illustri della città: i Koklens. Durante i suoi 165 anni di storia, il Frederic Koklen ha visto molti famosi musicisti, architetti e scrittori passare attraverso le sue porte. Oppure l’Hotel de Paris Odessa MGallery by Sofitel, albergo di lusso con vista mare dotato di ogni comfort, dispone di un servizio noleggio biciclette per godere in piena libertà l’atmosfera romantica di Odessa. Per chi preferisce il centro storico al mare, il Bristol è la soluzione ideale, hotel cinque stelle inserito in un magnifico edificio del XIX secolo nel cuore della città, possiede un centro SPA con una gamma completa di trattamenti benessere per la cura del corpo.
 Odessa è una destinazione estiva molto conveniente e ideale per chi è alla ricerca di relax e di cultura all’insegna di mare, sole e buon umore! Benvenuti in Ucraina! 
I ristoranti suggeriti: 
 Terrace- Sea View: http://www.terraceodessa.com/ 
 Bernardazzi: http://bernardazzi.com/ 
 Gli hotel suggeriti: 
 Frederic Koklen: https://www.koklenhotel.com/ 
 Hotel de Paris Odessa MGallery by Sofitel: https://www.hoteldeparisodessa.com/ 
 Bristol: http://bristol-hotel.com.ua/ru/ 
 Come arrivare: La si raggiunge facilmente dall’Italia con voli diretti che partono da Venezia. Altrimenti si può raggiungere Kyiv con voli frequenti dall’Italia e da lì si arriva ad Odessa con il treno.

PAOLA T: UN NOME UNA SICUREZZA NEL MONDO DELLA MODA

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“Paola T.” è Paola Tienforti, donna impegnata ed affermata nel campo dell’abbigliamento e accessori fashion.

Negli anni ’80 diventa hostess di volo della compagnia di Bandiera ed ha l’opportunità di girare il mondo in lungo e in largo acquisendo esperienza e conoscenza nel mondo della moda femminile  anche in altri paesi: dagli USA all’India, Cina, Sudafrica, Giappone, etc.

Ma nel suo cuore rimane il mondo della moda e per questo motivo lascia la divisa da hostess per dedicarsi appieno alla creazione e alla produzione di capi di abbigliamento e accessori che portano il Suo nome.

E’ infatti da più di 30 anni che Paola Tienforti si affaccia al settore fashion come indossatrice.

L’incontro con colui che poi diventerà suo marito, Stefano Diperte, dà loro la possibilità di creare un’azienda di produzione di borse e abbigliamento in Puglia, che, essenzialmente, produce per Brand famosi ma successivamente si dedica in modo esclusivo al Brand “Paola T.”.

Il Brand nasce circa sette anni fa e viene prodotto interamente dalla loro azienda.

Con grande orgoglio la linea può definirsi interamente “Made in Italy”.

Paola Tienforti vanta anche una notevole esperienza di gestione delle boutiques importanti sia in Italia che all’estero. Questo Le consente di creare capi adatti a vari tipi di donne, con varie esigenze e stili di vita quotidiana, varie fisicità, varie professioni. Quindi possiamo dire che certamente la Linea “Paola T.” è molto “duttile” e “versatile” abbracciando una vasta fascia di età : dalla ragazza giovane alla signora glamour.

Proprio per questa caratteristica, la creazione e la realizzazione di una collezione richiede mesi di lavoro avvalendosi di uno staff dedito allo stile, grafica, ricerca dei modelli, scelta dei materiali, creazioni di stampe, colori ed esclusività nei tessuti.

La particolarità di Paola Tienforti è quella di trasferire nella propria collezione il Suo modo di essere….. dando vita così ad una linea “non comune” con un proprio “mood” che si distingue per originalità così come la donna che veste “Paola T.”

Paola T. veste:

-       Carolyn Smith

-       Demetra Hampton

-       Milena Miconi

-       Veronica Gatto

-       Stefania Orlando

-       Monica Nazzaro

Segnalibro. Paolo Malaguti, ne "L'ultimo Carnevale" le mie paure per il futuro. L'intervista di Fattitaliani

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Stasera alle ore 18.00 Paolo Malaguti presenta il suo libro “L’ultimo carnevale” presso la Libreria Goldoni a Venezia, domani a Bassano del Grappa Libreria Palazzo Roberti (17.30), il 30 maggio sarà nella Biblioteca Comunale di Mestrino (alle 20,45) e il 31 maggio in quella di Dueville (ore 20.45). Oggi è ospite della rubricaSegnalibro: l'intervista di Fattitaliani.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Tengo sempre sul comodino "Fiabe italiane" raccolte e trascritte da Italo Calvino, assieme a un libro di Guareschi, sono letture brevi utilissime per avvicinarsi al sonno... Assieme a queste due costanti attualmente sul comodino ho "Stirpe" di Marcello Fois.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Direi "L'uomo che cadde sulla terra" di Tevis, un incontro recente e inaspettato!
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro? 
Normalmente mi affido ai suggerimenti di un paio di amici librai, che più di me tengono gli occhi aperti sul panorama editoriale... Conoscono i miei gusti e in più di un'occasione mi hanno fatto incontrare autori di cui altrimenti con ogni probabilità non avrei mai letto nulla.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
Il mio lavoro di insegnante di letteratura alle superiori mi obbliga, in qualche modo, ad avere dei contatti ripetuti e continuati con i grandi classici... E questo può essere un limite, perché la lettura "per puro intrattenimento" rischia di prendere, per reazione, itinerari diversi. Di recente mi è capitato tra le mani "Dialoghi con Leucò" di Pavese... lo avevo leggiucchiato, in verità un po' distrattamente, ancora negli anni dell'università: in questo nuovo incontro si è rivelata per me una lettura davvero incredibile, mi è dispiaciuto aver lasciato così a lungo il libro sullo scaffale.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
Vedo che una fascia di lettori forti resta quella degli adolescenti, e questo mi pare stia dando una spinta significativa a diversi tipi di "graphic novel": forse è lì che attualmente il mondo editoriale sta sperimentando e innovando di più... 
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente? 
Per passione e per interesse prediligo la narrativa storica e la saggistica storica. Due esempi recenti in tal senso sono "L'albero dei giannizzeri" di Goodwin sul fronte della narrativa e "Il capo" di Marco Mondini sul fronte della saggistica storica.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere? 
Qualche giorno fa ho riletto con i miei studenti alcuni passi del "Satyricon" di Petronio, e come sempre quel libro mi fa sorridere nella sua genialità linguistica e nel realismo delle rappresentazioni di un mondo romano "fuori dagli schemi". Altrimenti se ho bisogno di rilassarmi vado sul sicuro con una pagina di Guareschi.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
Probabilmente "La via del ritorno" di Remarque: è un'opera in grado di raccontare senza retorica e con lucidità graffiante la tragedia del dopoguerra per la generazione dei soldati dell'esercito tedesco sconfitti e obbligati comunque a ripartire.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
Mi pare di non essermi mai arrabbiato durante la lettura di un libro. Indignato sì, di sicuro: l'ultima volta poche settimane fa, rileggendo "Marcia su Roma e dintorni" di Lussu: un racconto breve, tagliente, tragico ma anche ironico sull'ascesa del fascismo in Italia. Un libro che cerco di rileggere ogni anno in prossimità del 25 aprile.
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
Devo dire che il primo grande innamoramento per un adattamento dal libro allo schermo è stato per la serie televisiva tratta da "It" di Stephen King, parlo di quella degli anni Novanta. Non mi ha molto appagato invece il "Dracula" di Coppola, sebbene abbia un cast d'eccezione e delle soluzioni di regia originali ed efficaci... le pagine di Stoker a mio avviso restano su un altro livello.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Da qualche parte dovrei avere un manuale di pollicoltura, dei primi del '900, della Hoepli... 
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
Chiaramente è una domanda complicata, è difficile scegliere tra i vari protagonisti amati nelle diverse stagioni delle nostre vite... Per certi aspetti ho amato molto Don Chisciotte, la lettura delle sue imprese risale ormai a una ventina d'anni fa... Più facile invece cavarmela con i cattivi: richiamo in causa Stoker, senz'altro il Conte Dracula è un antagonista che per molti aspetti surclassa i "buoni" di quel romanzo.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe? 
Visto che mi è permesso sognare, sogno in grande: di sicuro il primo della lista sarebbe Dante... al di là di una serie di dubbi sui passi ancora oggi incerti della "Commedia" mi interesserebbe domandargli molto sulla "meccanica" di quell'opera in quel tempo... Il sistema delle citazioni, i supporti per gli appunti, le fasi preparatorie... per non parlare della sua creatività linguistica, delle conoscenze enciclopediche... 
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 
In effetti durante l'anno sono molti i libri che non riesco a finire, ma non per colpa dei libri, quanto perché, come credo capiti a molti, al di fuori dei momenti distesi delle pause estive il tempo-lettura è sempre molto compresso e frammentato, quindi capita spesso che mi avvicini a un libro per rendermi presto conto di avere bisogno di più calma per affrontarne la lettura... Quindi il più delle volte non si tratta di veri abbandoni, ma di rinvii a data da destinarsi.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia? 
Vorrei soltanto che fosse un mio amico, uno che mi ha conosciuto nel bene e nel male da vicino, e che fosse in grado di farmi delle domande "pesanti" e di leggere, se necessario, le risposte anche tra le righe... Se poi si trattasse di un amico con la passione per la scrittura sarebbe tutto di guadagnato!
Che cosa c'è di Paolo Malaguti ne "L'ultimo Carnevale"?
Di sicuro nel libro ci sono le mie paure per il futuro: racconto di una Venezia deserta, semi affondata e ridotta a un parco turistico a cielo aperto. Qualcosa che potrebbe apparire "distopico", eccessivo. Eppure se guardiamo i dati sullo spopolamento della città e sulle prospettive dell'innalzamento dei mari nel prossimo secolo (non nel prossimo millennio!) c'è poco da stare allegri. E' un romanzo che, purtroppo, racconta un mondo che potrebbe essere visto da chi adesso ha vent'anni, se non cambiamo subito i nostri comportamenti. Giovanni Zambito.

IL LIBRO
19 febbraio 2080. Martedì grasso. C’è nebbia, sulla laguna deserta, i turisti non sono ancora arrivati. Affluiranno appena farà giorno, pagando il biglietto e passando dai tornelli: già, perché da quando Venezia è stata dichiarata non più agibile, evacuata e trasformata in Venice Park – la più pittoresca delle attrazioni italiane – non esistono più residenti. Solo il circo quotidiano dei visitatori e degli accompagnatori, oltre a un pugno di Resistenti che vorrebbe vederla tornare viva e abitata. In questo giorno d’inverno ci sono Michele e Sandro, guardiani che pattugliano la laguna. C’è Carlo, guida turistica appena promossa (e già in un mare di guai). C’è Rebecca, la combattiva attivista disposta a trasformarsi in assassina pur di non rassegnarsi alla morte della sua città. E c’è Giobbe, un vecchio che ha perso tutto: la moglie, la casa, la memoria… ma l’unica cosa che gli è rimasta, un segreto racchiuso in un mazzo di chiavi, può cambiare il futuro. Che infatti cambierà, nell’arco di un’indimenticabile giornata di Carnevale.
Allucinazione e realismo, tenerezza e mistero sono le cifre di un romanzo storico diverso da ogni altro, capace di proiettare il passato in un futuro prossimo che somiglia vertiginosamente al nostro. La città d’arte più famosa al mondo fa da scenario a un’avventura dal passo di nebbia e di tuono, in cui si muovono quattro personaggi che in modi diversi dovranno scegliere tra se stessi e Venezia.
L'AUTORE
PAOLO MALAGUTI, padovano, docente di Lettere a Bassano del Grappa e autore di romanzi e saggi, è entrato nella dozzina del Premio Strega con La reliquia di Costantinopoli. Il suo ultimo romanzo è Prima dell’alba (Neri Pozza 2017).
Casa editrice: Solferino
Pagine: 320
 Prezzo: 17,00 euro 

Data di uscita: 23 maggio 2019
Collana: Narratori
Formato: brossura

Cannella, “Siamo Stati l’America” il 1° album: dentro c'è tutto il mio mondo

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(video di "Maggio) Esce oggi, venerdì 24 Maggio, su tutte le piattaforme streaming e in digital download “Siamo Stati l’America”, il primo album di Cannella per Honiro Rookies.

“Siamo Stati L’America"è  un progetto che ha preso vita oltre due anni fa in maniera del tutto indipendente  - così Cannella racconta il suo primo album. E’ un disco intimo, dentro c'é tutto il mio mondo, la mia quotidianità, la mia città e le persone che mi circondano.  Spero che ascoltarlo sia un po' come affacciarsi sulla mia vita, che poi é
una vita come tante altre ed é facile rispecchiarcisi. L'ho scritto con sincerità, non ho sentito la necessità di romanzare il mio vissuto, la semplicità con cui vengono raccontate le cose è sicuramente il punto di forza  di “Siamo Stati l’America” ed è anche, l’aspetto di cui vado maggiormente fiero. 
In questi due anni  - continua Cannella - ho chiuso alcuni capitoli della mia vita e se ne sono aperti altri, ho avuto modo di vivere tanto, di trovarmi in situazioni che mi hanno fatto male ma senza le quali non avrei scritto certe canzoni, quest'album si può dire che racchiude un po' tutto. Ho avuto la possibilità di essere notato da Honiro, la mia attuale etichetta, di lavorare con persone che hanno creduto nel progetto tanto quanto me, di prendere parte a una manifestazione come Sanremo Giovani e spero tante altre cose ancora.
Le produzioni sono state lavorate da Matteo Costanzo e Prod by Enemies, che hanno valorizzato le canzoni nel migliore dei modi senza calpestare le mie idee e le mie influenze, sono riusciti a capirmi e a capire le mie esigenze musicali. Mi sono sempre fidato delle loro iniziative e della loro creatività ed il risultato ci ha lasciato tutti soddisfatti, sono stati dei compagni di squadra indispensabili. 

Questa la tracklist di “Siamo Stati l’America”:
Campo Felice, Di Cuore, Chiara, Siamo Stati L’America, Nei Miei Ricordi, Spazzolino, Maggio, Rose Rosse, Stupida Che Sei, Val Di Fassa, Venerdì (Live sul GRA). 

Biografia
Cannella, all’anagrafe Enrico Fiore,  nasce a Roma nel 1995. Si avvicina alla musica sin dall’età di 7 anni per merito del padre, che nota questa sua predisposizione verso il canto e lo stimola comprandogli una serie di dischi che Enrico prontamente impara a memoria e passa giornate intere a ricantare. L’approccio con la musica, in veste di cantautore, avviene anni dopo; a 13 anni scrive la sue prime canzoni e successivamente inizia a frequentare sale di incisione dove viene seguito e spronato a coltivare questa sua grande passione. Nel corso degli anni si avvicina alla musica HipHop e incomincia a scrivere brani con strofe rappate ed incisi cantati nel mezzo. A 18 anni pubblica sul web le sue prime canzoni a nome di Eden e viene contattato da una realtà indipendente di Torino con la quale collabora per circa due anni riscuotendo assieme agli altri componenti un discreto successo nell’ambiente che lo porta ad esibirsi dal vivo in più occasioni e in contesti di vario tipo. Dopo aver concluso la collaborazione con questa realtà sente però il bisogno di trovare un’ identità artistica maggiormente definita ed inizia a ricercare dei nuovi sound e stili di scrittura . Proprio in questo periodo avviene il cambio del nome d’arte in Cannella e, nel giro di un anno e mezzo riesce a confezionare un Ep che si sposta molto da quello che erano i suoi precedenti lavori, avvicinandosi molto all’indie-pop senza però oscurare del tutto quello che sono le sue provenienze musicali, un lavoro molto singolare. Il progetto riceve l’attenzione di Honiro Rookies ed inizia così il percorso di Cannella. 
“Siamo Stati L’America”  è stato anticipato dai brani : di Campo Felice, “Venerdì (Live sul GRA)”, “‘Nei Miei Ricordi’ , Di Cuore, e Spazzolino.

CANNELLA
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IG : https://www.instagram.com/cannellafuffa/
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