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Mostre, a Catania omaggio all'arte inquieta di Giuseppe Consoli nel centenario della nascita

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I temi sociali, gli anni nei lager, il paesaggio siciliano, la sintesi formale della sua scultura.

Pittore sensibile ai temi sociali, scultore alla ricerca di estreme sintesi formali, storico dell’arte, critico e saggista, abile e raffinato disegnatore archeologico. A Giuseppe Consoli (Catania 1919 - Milano 2010), in occasione del centenario della nascita, è dedicata una ricca antologica “Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola” articolata in due sedi: a Catania, Palazzo della Cultura, dal 18 maggio al 23 giugno (inaugurazione sabato 18, ore 17,30); nell’Auditorium di Mascalucia, suo paese natale, dal 19 maggio al 2 giugno.

La mostra è curata da Antonio D’Amico, storico dell’arte e conservatore delle raccolte d’arte dei Musei Civici di Domodossola e del Museo Diocesano di Nicosia, e indaga l’opera e la personalità inquieta di questo eclettico artista e intellettuale che, nel corso della sua lunga vita, ha attraversato buona parte del Novecento: dalle stagioni più sofferte – la guerra, la prigionia, le stragi civili e gli anni di piombo – a quelle più esuberanti, quando l’estro, la creatività e il dinamismo dell’Italia post-bellica accesero di entusiasmo e voglia di rinascita un’intera generazione di giovani e intellettuali. In catalogo un saggio dello storico contemporaneo prof. Uccio Barone (Università di Catania, Dipartimento Scienze Politiche). “Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola” è organizzata dalle associazioni “Consoli Guardo” e “Carmelo Mendola” in collaborazione con la Pro Loco di Mascalucia e con il patrocinio dei Comuni di Catania e Mascalucia.

Inaugurazione a Catania sabato 18 ore 17.30. A Mascalucia domenica 19, ore 18. In entrambe le sedi interverranno il curatore Antonio D’Amico, lo storico contemporaneo prof. Uccio Barone e il collezionista Filippo Pappalardo, che ha conosciuto in vita l’artista. Orari visite alle due esposizioni: a Catania dal lunedì al sabato 9-19, domenica 9-13; a Mascalucia tutti i giorni 9-13, 16-20. In entrambe le sedi ingresso libero.

In mostra saranno circa 60 opere, tra oli e disegni, tele, tavole e carte, realizzate da Giuseppe Consoli dagli anni Quaranta fino alla fine degli anni Ottanta. Spicca tra tutte, per quell’umanità concitata e drammatica, Lacrimogeni a Mussomeli, un olio del 1954 con cui Consoli ferma sulla tela, quasi a futura memoria, una delle stragi siciliane dimenticate. Il soggetto trae spunto da un orribile fatto di cronaca: l’aggressione con i lacrimogeni, da parte delle forze dell’ordine, nei confronti di migliaia di cittadini di Mussomeli (CL) esasperati per la cronica mancanza di acqua e l’aumento delle tasse. Quattro i morti nella calca, ventisette le condanne al termine del processo –  divenuto anche un caso politico - il cui pubblico ministero era Gaetano Costa, assassinato dalla mafia qualche decennio più tardi.

Tra i disegni esposti al Palazzo della Cultura di Catania, anche gli schizzi dei due anni nei lager nazisti, da soldato. Parentesi durissima, seguita all’ armistizio dell’8 settembre, e condivisa da Consoli al fianco di intellettuali e artisti italiani di spicco come Giovannino Guareschi, Alessandro Natta, Paolo Grassi, Aldo Carpi o come l’attore Gianrico Tedeschi (99 anni il mese scorso, patriarca del teatro e testimone del Novecento italiano). Liberato dagli inglesi nel ’45, Consoli riesce a portare con sé quei disegni realizzati con strumenti di fortuna – persino un fiammifero intinto nella china - durante la prigionia: ritratti di internati e persone a loro care che consentono a lui e ai compagni di cella di sopravvivere e al contempo documentano il degrado e l’umiliazione subita da chi aveva espresso il proprio dissenso.

 Finita la guerra comincia per Giuseppe Consoli la vita su un doppio binario: da un lato funzionario dei Beni Culturali, lavoro che lo porta a frequenti trasferimenti in giro per i musei e le Soprintendenze di tutta Italia; dall’altra pittore e scultore ben inserito nei circoli artistici dove figurano alcuni fra i maggiori interpreti del Novecento italiano: Carla Accardi, Carmelo Franchina, Emilio Greco, Sebastiano Milluzzo, Lia Pasqualino, Renato Guttuso, Antonio Sanfilippo e più avanti con Lucio Fontana e gli scrittori Leonardo Sciascia, Vincenzo Consoli e molti altri ancora.

Tra le opere, infine, più rappresentative del linguaggio pittorico di Consoli è la tavola-capolavoro sulla Strage di Portella della Ginestra, un olio di 3 metri per 1,21 realizzato nel 1951 sull’onda emotiva dell’agguato del 1° maggio 1947, alle porte di Palermo. L’opera, un autentico monumento civile che anticipa di qualche anno la tela omonima di Renato Guttuso. Acquistata dal Partito Comunista Italiano e donata a Giuseppe Di Vittorio, l’opera – che non sarà presente nell’antologica di Catania - fa parte della collezione permanente della Cgil di Roma, dove è tutt’ora esposta. Alla mostra è dedicato un catalogo con l’intervento del curatore e una raccolta di saggi antologici.

L’opera di Giuseppe Consoli è “Lacrimogeni a Mussomeli”, olio su tela (1954)

BIOGRAFIA
Giuseppe Consoli (1919-2010) o Giuseppe Consoli Guardo, nasce a Mascalucia (Ct) il 10.10.1919. Artista e storico dell’Arte, siciliano creativo ed eclettico, personalità dai numerosi interessi culturali, ha privilegiato, in tutto il corso della sua vita - conclusasi a Milano il 20.01.2010 –due indirizzi principali: la Storia dell’Arte del ‘400 e, come autodidatta, la pittura e la scultura. Compie studi classici e si laurea in Lettere a Catania nel dopoguerra. Successivamente a Roma ottiene la Specializzazione all’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte e presso l’Istituto Centrale di Restauro; dal 1948 diviene funzionario della Sovrintendenza dello Stato ed è nominato prima a Chieti, poi a Genova, quindi presso la Sovrintendenza ai monumenti di Milano. Nel 1968 è nominato direttore del Museo Nazionale di Messina, fino al 1972, quando rientra definitivamente a Milano, dove conclude la carriera scientifico-direttiva nel 1974, dedicandosi ad indagini sistematiche sull’arte del Rinascimento europeo, come pure alla sua attività di artista.

Consoli ha iniziato ad esporre fin da giovanissimo in collettive regionali e nazionali; nel 1948 è alla Quadriennale di Roma, nel 1951 è premiato a Suzzara per l’opera ’Strage di Portella della Ginestra’, poi acquistata dal Partito Comunista Italiano e donata a Giuseppe Di Vittorio, ora presso la Raccolta della CGIL di Roma. Dal 1959 si trasferisce con la famiglia definitivamente a Milano, dove espone con numerose personali nelle storiche gallerie della città: ‘Apollinaire’ (’56), ’Pagani’(’60), ‘L’indice’ (’63), ‘Pater’ (’73), ‘Missori-Arte’ (’75), ‘Ciovasso’ (’74 -’83). Nel 1975 alla Galleria ‘Gipico’ di Arese. Sempre in quegli anni partecipa a numerose collettive fra le quali: nel 1965 alla Galleria ‘Il Cannocchiale’, nel ’73 al Premio ‘San Barnaba’ di Milano, a ’Siena ’82’ e al ‘Salon’ di Parigi. Attivamente presente nella vita artistica e culturale della città, frequenta Guttuso, Migneco, Dova, Treccani. Hanno scritto di lui: De Grada, Munari, Villani, Poma Basile, Tumminelli, Cara. Inserito nel Catalogo Bolaffi – Arte dal 1964. Ultima personale nel 2000 alla ‘Libreria dell’Angolo’ di Corso Sempione, a Milano.  Sue opere sono presso collezioni private italiane ed estere. Info www.giuseppeconsoli.it

Opera Liegi, il tenore Leonardo Cortellazzi è Tito "un ruolo gratificante... una rivincita sul mio passato". L'intervista di Fattitaliani

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A Liegi per la prima volta arriva La Clemenza di Tito in una nuova produzione de l’Opéra Royal de Wallonie-Liège: sarà in scena dal 15 al 24 maggio per poi fare tappa al Palais des Beaux-Arts di Charleroi mercoledì 29 maggio (scheda). Il M° Thomas Rösner dirigerà l'orchestra, la regia sarà di Cécile Roussat e Julien Lubek. Nel ruolo di Tito il tenore mantovano Leonardo Cortellazzi, intervistato da Fattitaliani.
Qual è stato il suo primo approccio con l'opera? 
Quando ero ancora un giovane studente del Conservatorio Boito di Parma ebbi la possibilità di fare un'audizione per Clemenza di Tito, quell'esperienza fu un vero disastro... ero impreparatissimo e acerbo ma fu un episodio importante perché mi diede una grande impulso per studiare e crescere e mi ripromisi che prima o poi avrei debuttato Tito in un grande teatro e mi sarei preso una rivincita sul mio passato. Potete immaginare quale sia la mia gioia ora nel poter finalmente debuttare il ruolo e potermi cimentare in un'opera capolavoro che rappresenta per il tenore una grande sfida vocale e interpretativa.
E come artista?
Più che artista credo che la miglior definizione sia interprete e come interprete Tito è un grande punto d'arrivo: da un lato occorre una grande maturità tecnica e vocale perché, come sempre, la scrittura Mozartiana è un compendio di difficoltà, finezze e stile e dall'altro, dal punto di vista scenico ed interpretativo, la grande difficoltà è quella di modellare la monumentalità e la rigidità del testo e del carattere di Tito per renderlo comprensibile al pubblico, facendo capire l'evoluzione del personaggio, le sfaccettature del ruolo trasmettendo con la voce e il corpo il travaglio di questo uomo che regge sulle proprie spalle un grande potere, grandi responsabilità e che riesce a gestire tutto questo peso lasciandosi guidare dal suo cuore puro e dalla sua sensibilità.
Un momento delle prove
Si parla molto di come riavvicinare il pubblico all'opera: lei che ne pensa? a suo avviso, il pubblico è più attratto da messe in scene "tradizionali" o più "sperimentali"? 
Nel 2019 sono convinto che il pubblico a cui ci rivolgiamo sia sempre meno "melodrammaticamente" acculturato, sempre più le platee che ci troviamo di fronte sono composte da persone che non arrivano a Teatro spinti da una profonda passione operistica e da una grande conoscenza delle voci e dell'opera in sé ma la gran parte del pubblico vive l'Opera come uno spettacolo che deve intrattenere e colpire l'attenzione entrando in competizione con tutte le altre forme di intrattenimento di cui quelle stesse persone possono fruire. Data questa premessa, avvicinare il pubblico all'opera significa rendere quest'ultima intrattenitiva ed efficace: al di là della distinzione tra regie tradizionali e sperimentali, quello che deve essere al centro del nostro interesse è puntare a colpire l'attenzione del pubblico. Per colpire l'attenzione si deve prima di tutto rendere onore alla musica, interpretare al meglio i ruoli che ci vengono affidati, cercando sì di cantare al meglio, ma più di ogni altra cosa essere sempre vivi sul palco per essere credibili e veri per far sì che chi è in platea possa immedesimarsi, possa credere veramente in quello che vede e possa essere trasportato in un mondo diverso da quello da cui proviene. Tradizionali o meno, le regie, insieme agli interpreti, devono fidarsi della magia della musica ben eseguita e devono tutti insieme essere uniti e convinti della bontà del progetto che stanno proponendo al pubblico. Il progetto deve naturalmente reggere per tutta la durata dell'Opera e deve proporre delle chiavi di lettura che siano affascinanti sia da un punto di vista visivo che da un punto di vista interpretativo, un bel messaggio chiaro e forte sostenuto da immagini che lo sottolineino e che aiutino a capirlo e, se possibile, condividerlo. Nella mia carriera mi è capitato di partecipare a regie molto tradizionali di grande successo perché avevano questi ingredienti, e regie sperimentali che, nonostante un dispiegamento di forze e di risorse ben superiori, non riuscivano a colpire l'attenzione e il cuore del pubblico. Naturalmente è avvenuto anche il contrario.

Si ricorda l'ultima opera che ha visto da spettatore? Come è stata?
Nel mese di marzo mi trovavo ad Amsterdam per la ripresa di Fin de partie di Kurtag, un progetto che ha avuto e sta ancora avendo immenso successo con premi e riconoscimenti da tutto il mondo; all'interno del festival Opera Forward di cui Fin de partie faceva parte ho avuto la possibilità di andare a vedere The Girl of the golden west scritta da John Adams e con la regia di Peter Sellars.
Questo spettacolo, ahimè, è stato proprio uno di quegli esempi in cui, a mio parere, un grande dispiegamento di forze e di denaro non hanno prodotto un mix magico in grado di catturare l'attenzione e coinvolgere lo spettatore: ho ascoltato voci molto belle, ho visto una regia moderna e accattivante ma in questo caso mancavano due ingredienti essenziali, la magia della musica e la storia.
I giudizi su "La clemenza di Tito" sono contrastanti...
I libri di storia dicono che Clemenza di Tito fosse stata composta da Mozart in soli 18 giorni, una commissione arrivata molto tardi per creare uno spettacolo per la celebrazione dell'incoronazione al trono di Leopoldo II come re di Boemia. A mio parere il giudizio su questa composizione deve tenere in considerazione la brevità del tempo dato a disposizione a Mozart, la circostanza dell'incoronazione di un re, e ancor di più il libretto tratto dal dramma di Metastasio. Trovo che Clemenza di Tito sia un capolavoro di equilibrio e di misura: Mozart in età matura, con tutta la sua arte compositiva al massimo della potenzialità, affronta un dramma serio, il suo ultimo lavoro teatrale, e lo rende umano, vivo e, a mio parere, dove il libretto lo permette, ne aumenta la drammaticità.
Sul piano vocale quali sfide comporta?
Come ho sottolineato in precedenza, sul piano vocale il ruolo di Tito rappresenta una prova di maturità: prima di tutto il peso e il colore della voce devono essere importanti e credibili per rendere credibile il personaggio stesso e la sua autorevolezza, in secondo luogo occorre padroneggiare molto bene l'uso del piano e delle mezze voci per provare a sottolineare le finezze stilistiche della scrittura mozartiana  ma anche dare spazio alle debolezze del carattere di Tito, in terzo luogo si deve cercare con l'elasticità della voce e la pronuncia di dare vita ai lunghi recitativi che hanno un peso pari se non superiore alle arie. Infine, è necessario avere un grande controllo dell'intonazione e padroneggiare le colorature.
E su quello “attoriale”?
L'attorialità va di pari passo con la sfida vocale, in queste settimane di prova ho avuto modo di approfondire e capire meglio le evoluzioni del carattere del personaggio e scenicamente sarà importante per me cercare di sottolineare questi cambiamenti rendendo Tito un ruolo vivo, mutevole e che possa entrare in empatia con il pubblico.
Le piace il suo personaggio? in che cosa soprattutto?
Amo moltissimo avere la possibilità di interpretare ruoli seri e autorevoli perché aiutano ad avere forza comunicativa sul palco: sono spesso accompagnati da scene maestose e corali e dall'altro lato è affascinante poter scoprire le debolezze e le sfumature che rendono questi personaggi vicini e comprensibili. Tito è tutto questo, un ruolo che amo molto perché mi fa sentire a mio agio da un punto di vista vocale e senico, perché mi rivedo nei suoi tormenti e nella sua ricerca della verità e di una giustizia che tenga in considerazione non solo i fatti ma anche le debolezze dell'animo umano. È un ruolo gratificante.
Quale insegnamento porta sempre con sé sulla scena quando canta e interpreta un ruolo?
Sul palcoscenico cerco sempre di tenere in considerazione allo stesso tempo tre ingredienti fondamentali: 1. la qualità del canto e quindi la massima concentrazione sulla tecnica vocale e sulla consapevolezza di quanto sto facendo 2. cerco di fissare nella mia mente e di far vivere con il mio corpo il pensiero fisso che possa in quel momento far vivere il personaggio (il dubbio, la rabbia, la gioia, il dolore, ecc) 3. con la postura, con il linguaggio del corpo ma soprattutto con l'orecchio cerco di restare sempre in ascolto rispetto a ciò che avviene sul palco intorno a me specialmente quando non devo cantare ma devo sostenere con "i piani d'ascolto" lo sforzo dei miei colleghi. Il vero grande interprete credo sia colui che è in grado di unire con armonia e naturalezza questi tre ingredienti portandoli al massimo livello in ogni momento dello spettacolo. Giovanni Zambito.

Fabrizio Nitti, uscito il nuovo singolo "Dammi la pace"

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DAMMI LA PACE è il nuovo singolo di Fabrizio Nitti, cantautore genovese, che ha scritto con il suo storico collaboratore Paolo Agnello. Dopo aver terminato la promozione dell'album precedente l'artista è in studio a lavorare alle nuove canzoni e lancia per la primavera questo brano in cui ritrova il piacere di dare sfogo alla sua chitarra. 
«Ho cercato la pace come tutti sempre - ci racconta Fabrizio - L’amore quando è desiderio, passione, intensità ti sa regalare attimi di una pace eterna. E con questa canzone volevo raccontare una mia verità».

Il brano è supportato da un videoclip che attraverso passi di danza (sono presenti i ballerini Marta Tuttorosa e Davide Bellomo) rappresenta l’incontro, il desiderio, il contatto tra due persone che scoprono l’amore. La regia è affidata a Serena Merega ed è stato girato al Teatro Il Sipario Strappato di Arenzano e la Palestra Cuore di Donna di Genova.

Fabrizio Nitti, classe 1971 è nato ad Asti e vive a Genova da sempre. Il suo percorso musicale inizia fin dalla tenera età di dodici anni quando comincia a scrivere i suoi primi inediti. Nel 1985 conosce Paolo Agnello con il quale decide di formare un duo e con cui parteciperà, negli anni successivi, a più edizioni al Festival di Castrocaro. Nel 1997 vince l’Accademia di Sanremo, con lo stesso Paolo, portando sul palco il brano Genova con cui partecipa a Sanremo Giovani. L’anno dopo, nel 1998partecipa alla 48° edizione del Festival di Sanremo con il brano I ragazzi innamorati, pubblicato da Sony Music. A due anni dall'esordio sanremese, nel 2000, esce Alkè - in greco, forza - il primo album del duo auto-prodotto su etichetta Discolandia. Nel 2001, Fabrizio si esibisce in concerto presso la Sala Nervi a Città del Vaticano in occasione dell’assegnazione dei riconoscimenti di Artigiano della Pace alla presenza del Santo Padre Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla). Poco dopo, nel 2003, Nitti e Agnello vincono il Premio Città di Recanati con la canzone Un giorno di ordinaria follia. Nel 2004 Fabrizio decide di intraprendere la carriera da solista ma non smetterà mai di collaborare, come autori, con Paolo Agnello. Tra il 2005 e il 2006 partecipa due volte alla Premiazione Umberto Bindi, dedicata alla canzone d’autore, arrivando al secondo posto: la prima volta con il brano Voglio anche te e la seconda con Liguria. Nel 2014 ha interpretato il brano Noi due di Umberto Bindi pubblicato nel disco tributo Il mio mondo solidale, prodotto dall’associazione culturale “La voce delle donne” di RomaIl 2017 vede protagonista Fabrizio nell’album, Una ragione per essere qui, (co-produzione “La voce delle donne”). Un progetto nuovo, caratterizzato dagli arrangiamenti del violoncellista e arrangiatore, Stefano Cabreradei GnuQuartet e del chitarrista Enrico Pinna. Tra le tracce presenti troviamo: Liguria, inno e manifesto d’amore verso la sua terra, Una ragione per vivere, Emanuela, dedicato a Emanuela Loi, poliziotta uccisa a Palermo insieme a Paolo Borsellino, Vedrai Vedrai, un prezioso omaggio a Luigi Tenco e E penso a te, in cui Fabrizio è accompagnato dallo storico chitarrista di Lucio Battisti, Massimo Luca.




Normal, uscito "Uranio" il 1° singolo della cantautrice

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Arriva in radio, negli store e sulle piattaforme digitali URANIO, primo singolo di NORMAL, un brano che mette insieme alla ritmica e al sound inglese un bel testo italiano. Le armonizzazioni, tratto caratteristico di NORMAL, non solo arricchiscono il brano, ma acquistano importanza tanto quanto la melodia principale. La struttura del brano si può ricondurre ad un climax, in cui testo e melodie crescono fino ad esplodere nel finale, nel quale alla delusione e alla tristezza si sostituiscono rabbia, e infine fierezza e forza.

«Ho scritto Uranio - ci racconta NORMAL - in un momento di profonda crisi personale. Uranio parla di me e della mia musica, della mia passione, che ho immaginato come una persona, alla quale ho dato tutto e dalla quale ho ricevuto molto meno di quello che desideravo. La musica mi stava facendo male: sapevo di volerla fare per tutta la vita ma mi logorava l'inquietudine di non sapere se ce l’ avrei fatta. Mi chiedevo continuamente se avrei dovuto accontentarmi di un qualcosa che non mi avrebbe soddisfatta. La musica era diventata come l’Uranio. Come una droga che pensi faccia bene ma invece fa molto male. Come una persona che prende tutto quello che può e poi da il meglio di sé a persone che nemmeno lo meritano. Uranio è il mio sfogo. Uno sfogo che si conclude con la consapevolezza che io sono forte, come l'acciaio, che la mia passione lo è, e che l'Uranio non è la musica in sé, ma semplicemente la mia frustrazione. Uranio mi ha dato la forza per ripartire, tenace e innamorata della musica più che mai»

NORMAL è Jessica Passilongo, classe 1992. Si appassiona alla musica fin da piccola. Inizia infatti a 10 anni un lungo percorso di formazione approcciandosi inizialmente alla chitarra, per poi orientarsi definitamente al canto e alla tecnica vocale conseguendo la certificazione all'insegnamento presso l'Accademia Superiore di Canto di Verona diretta da Karin Mensah. Durante il lungo e intenso percorso di studi, che sostiene parallelamente a quelli che la porteranno nel 2016 al conseguimento della laurea magistrale in Neuroscienze e Riabilitazione Neuropsicologica, consolida la propensione alla composizione dando vita, fin dagli inizi, ad alcuni brani originali in italiano e in inglese. Da sempre alla ricerca della propria personale espressione musicale, in veste di turnista e di compositrice svolge frequenti sessioni di registrazione a servizio di djs e produttori, unitamente a numerose esperienze live che la vedono sia in qualità di protagonista con un proprio progetto orientato al pubblico dei clubs e di molte manifestazioni locali, sia in veste di corista in un bellissimo tour della cantante inglese Teni Tinks, al fianco di  alcuni musicisti di eccellenza del panorama italiano (Phil Mer, Gianluca Mosole, Mattia Dalla Pozza, Sam Lorenzini). Sentendo il bisogno di esprimere, sempre di più, la propria e matura personalità artistica, in cui la sonorità della propria voce solista si intreccia spesso e volentieri alla pari con le armonizzazioni e gli arrangiamenti vocali che lei stessa sovraincide, dà vita a NORMAL, realizzando alcuni inediti fra cui Uranio, che è il singolo d'esordio del suo progetto. Lo pseudonimo NORMAL vuole rappresentare la naturalezza di un percorso musicale che arriva a contaminare la canzone in lingua italiana con le sonorità del panorama pop internazionale.





Riccardo III. Suite d’un mariage scritto e diretto da Auretta Sterrantino, 18 e 19 maggio al Teatro Vascello

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Lo spettacolo è scritto e diretto da Auretta Sterrantino, regista e drammaturgo, con alle spalle una lunga collaborazione con la Fondazione INDA, per la quale tuttora insegna storia del teatro e messinscena tragica all’ADDA.
La pièce è interpretata da Michele Carvello e Giulia Messina, entrambi provenienti dall’Accademia del Dramma Antico della Fondazione INDA di Siracusa; le musiche sono di Filippo La Marca - compositore, direttore d’orchestra, insegna pianoforte presso istituti di alta formazione e conservatori – e Vincenzo Quadarella - quest’ultimo, scrittore, compositore di musiche per il teatro, ha all’attivo tre album, è ingegnere del suono e responsabile audio alla Fondazione Inda. L’allestimento è di Valeria Mendolia; la produzione è di QA-QuasiAnonimaProduzioni; le foto di Giuseppe Contarini.
Un lavoro teatrale di grande enfasi estetica che esplora e riesce a far dialogare corpo-voce e luci-suoni-musica è questa opera di Auretta Sterrantino, che ha riscosso grande consenso da parte della critica specialistica: un duello erotico, un gioco-conflitto per amore. L’autrice e regista dichiara: «Ho cercato di lavorare sul contrasto di fondo che anima la grande contraddizione di una vittima che sceglie di amare il proprio carnefice. La stabilità diventa un goffo tentativo di sopire sentimenti troppo contrastanti e dolorosi che vanno scoperchiati attraverso il rispecchiamento e ogni possibile e sincero artificio retorico».  Il rituale del matrimonio diviene messa in morte e un mantra ossessivo che esibisce la destrutturazione del potere ambito. Una piccola scalinata sulla scena scarna è trono, tomba, inginocchiatoio, letto nuziale, baratro. Lady Anne è Riccardo III e viceversa. L’opera chiama in causa il ruolo del teatro nell’odierna onnipotenza social del dolore, al di là del genere, su spietate musiche tecno.
18-19 maggio 2019 sabato h 21,30 domenica h 18,30 Sala Studio  
Con Michele Carvello (Riccardo III)  - Giulia Messina (Lady Anna)
Regia e Drammaturgia Auretta Sterrantino
Musiche originali Filippo La Marca e Vincenzo Quadarella
Allestimento Valeria Mendolia
Ufficio Stampa Vincenza Di Vita
Fotografo Di Scena Giuseppe Contarini
Qa-Quasianonimaproduzioni
Teatro Vascello – Sala Studio
Via Giacinto Carini 78 - Monteverde Roma  http://www.teatrovascello.it/
Info e prenotazioni   06 5881021 – 06 5898031  promozione@teatrovascello.it
Biglietti  Prezzo unico 10 euro

Scarda, uscito il nuovo singolo "Distrutto" del cantautore romano

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Disponibile online e in radio “Distrutto”, il nuovo singolo del cantautore romano di origine calabrese Scarda che ritorna con un brano fresco e immediato che testimonia il suo percorso verso l’ascoltatore con un linguaggio sempre più empatico e immediato senza perdere di vista ciò che rende unico il suo modo di scrivere.
Il brano è già entrato in “Indie Italia”, la playlist di Spotify che raccoglie il meglio della nuova scena indie italiana.

So che cosa pensi, dentro a quei silenzi,

Che alla fine è meglio se ci siamo persi,

Io ricordo tutto, io volevo tutto,

Ma l’ho stretto troppo forte e l’ho distrutto

«"Distrutto" riprende un po' il discorso di "Tormentone": l'amore che fa male. Un amore finito, distrutto, paradossalmente perché lo si è stretto troppo forte. – commenta Scarda – Sa molto di primavera, non a caso è stata scritta in larga parte in mezzo ai girasoli, durante una vacanza in Umbria. Tengo molto a tutte le frasi che la compongono, e tengo molto al ritmo che ho scelto, volevo che almeno musicalmente scivolasse via in maniera più leggera.»
Intanto continua il successo del tour del cantautore calabro-romano in giro per tutta Italia con un calendario sempre in aggiornamento. Ecco le nuove date:


24 aprile – Secret Show – Caggiano (Sa);

25 aprile – Gapè – Beltiglio di Ceppaloni (Bn);

30 aprile – Poettofest – Cagliari;

18 maggio – Sei tutto l’Indie Fest Vol. III – Roma;

5 luglio – Strange Days Festival – Monteflavio (Rm);

13 luglio – Rocka in Musica – Isernia;

16 luglio – Cantautori in Canottiera – Torino;

31 luglio – Geko – San Benedetto del Tronto (Ap);

21 agosto – Musaic On ApertaMente – Castelbuono (Pa)


“Tormentone” è un disco acustico ma graffiante. Ritornelli semplici e parole schiette cantati dalla voce roca del cantautore calabro-romano che, come cartavetrata, depura la realtà dalle disillusioni. L’elettronica, costante dei gruppi indie degli ultimi anni, qui viene affiancata da arpeggi, accordi e ritmi limpidi che ricordano la migliore tradizione italiana del cantautorato.


Scarda - al secolo Domenico Scardamaglio – vive a Roma ma nasce a Napoli il 16 Marzo 1986 ed è calabrese di lunga adozione (Vibo Valentia). Il suo album di esordio "I piedi sul Cruscotto" (MK Records), esce il 16 dicembre 2014, raggiunge ottimi risultati di ascolti e dal vivo porta il cantautore ad affollare i piccoli club delle principali città italiane. Nel 2014 riceve la candidatura ai David di Donatello per la soundtrack del film "Smetto quando voglio" e una alle Targhe Tenco 2015 per la sua “opera prima”. La fortunata collaborazione con il film ''Smetto quando voglio'' continua, Scarda firma la colonna sonora dei sequel ''Masterclass'' e ''Ad Honorem'' usciti rispettivamente nel febbraio e nel dicembre 2017, raggiungendo così un pubblico sempre più vasto. Il passaparola e le canzoni hanno fatto sì che i concerti si susseguissero nello stivale fino alla pausa nell'autunno 2017 che ha visto l'artista rientrare in studio e mettersi al lavoro per il suo nuovo disco dal titolo “Tormentone”, uscito il 19 ottobre 2018 per Bianca Dischi e anticipato da tre singoli: “Bianca” (maggio), “Mai” (giugno) e “Non Relazione” (settembre).

www.facebook.com/biancadischi

Tutto Pronto per Rock per un Bambino, il 25 Maggio al PalaCesaroni di Genzano

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Grande musica, spettacolo e beneficenza caratterizzeranno l'undicesima edizione di “Rock per un bambino”, che si terrà al PalaCesaroni di Genzano il prossimo ‪25 maggio alle 21.
Anche quest’anno l’incasso dell'evento, ideato e organizzato da Luca Guadagnini e da sua moglie Genni, verrà interamente devoluto al reparto di Neonatologia Medica e Chirurgica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma. Guadagnini, nel 2009, ha perso sua figlia Aurora. La piccola, nata due anni prima, era affetta da un neuroblastoma infantile e per questo era stata ricoverata più volte in ospedale. Nei lunghi mesi passati in diversi reparti del nosocomio,
Luca si è reso conto in prima persona della necessità di un numero maggiore di attrezzature disponibili per poter offrire le cure adeguate ai bambini ricoverati. E per questo ha voluto dedicarsi con tutto se stesso, affiancato dalla sua band, e dai suoi amici e collaboratori di sempre, all'organizzazione di questa manifestazione che ogni anno conta una media di oltre duemila presenze. Ad oggi, la cifra complessiva devoluta in beneficenza alla struttura ospedaliera supera i 185.000 Euro, tutti documentati. "La solidarietà non deve essere solo affettiva, ma anche operativa e propositiva "è il motto di Luca Guadagnini, che canta in uno dei suoi brani “L’importante è sognare”. Un genitore che non sapeva di essere così determinato fino a quando la vita non lo ha messo duramente alla prova. Tra le prime anticipazioni legate agli ospiti di questa undicesima edizione, presentata da Tiziana Mammucari e dal duo comico “I Sequestrattori”, con la collaborazione di Nicholas Quatti, nell'Anteprima Rock spiccano i nomi del mitico Roby Facchinetti dei “Pooh”, che ha scritto diverse pagine della storia della musica dagli anni 70 ad oggi, del grande
cantautore ‪Gianluca Grignani, del trapper romano Gianni Bismark, idolo dei più giovani, di Geppo Show il re delle video barzellette, dei protagonisti della fiction “Suburra” Francesco Acquaroli e Alessandro Bernardini (alias Samurai e Saverio Guerri), dell’illusionista Rocco Borsalino, di Carmine Faraco, della Band ufficiale cover Lucio Dalla BMI. Dulcis in fundo, la giornalista Janet De Nardis che per l’occasione vestirà i panni di madrina della manifestazione e molti altri nomi famosi. L'intento di Luca e Genni Guadagnini, da
sempre, è quello di donare un sorriso, che continua a rappresentare l'arma necessaria per poter affrontare ogni male, una forma di comunicazione tra tutte le culture del mondo, un bellissimo invito alla solidarietà e alla condivisione. In concomitanza con l’undicesima edizione di Rock Per Un Bambino uscirà il nuovo disco di Luca Guadagnini, “Invulnerabile”, su etichetta Visory Records, contenente 11 brani i cui proventi andranno a correlare il progetto di aiuto economico alla ricerca e alla cura delle malattie neonatali e
infantili del Bambin Gesù. Informazioni e biglietti sul sito rockperunbambino.com, sulle pagine social dell'evento e presso l'agenzia Drin Service Genzano.

Palermo, a Francesco Guccini una botte in cioccolato dal maestro pasticcere Nicola Fiasconaro

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Venerdì 10 maggio, in occasione dell’evento organizzato dal Conservatorio Alessandro Scarlatti di Palermo, il Maestro Pasticcere NICOLA FIASCONARO ha omaggiato il cantautore e poeta FRANCESCO GUCCINI con una creazione unica: una botte in cioccolato, decorata con le cover degli LP del grande artista modenese, da cui spillare del vero nettare siciliano. 

Una scultura di puro cioccolato siciliano, ricca di dettagli, frutto di mesi di studi, di prove e di finissima lavorazione a mano. Una graditissima sorpresa per Francesco Guccini e una grande emozione per il Maestro Pasticcere, legati da decenni da un rapporto di profonda stima. Fin da piccolo Nicola ha avuto modo di frequentare l’ineguagliato interprete, andando a trovarlo nella sua abitazione a Pavana, potendo assistere più da vicino ai suoi processi creativi e a momenti di condivisione di musica e cultura; con questo omaggio, il Maestro Pasticcere ha potuto regalare la sua arte al cantautore, come in un ideale cerchio che si chiude.     
In questi giorni Guccini (venerdì 10 e sabato 11 maggio) è stato protagonista a Palermo di un progetto curato dalla Scuola di composizione, coordinata da Marco Betta e Fabio Correnti. Una serie di appuntamenti con la stampa, i docenti e gli allievi del Conservatorio e la presentazione del suo libro "Francesco Guccini - Canzoni", insieme a Gabriella Fenocchio. 

Oltre al maestro Nicola Fiasconaro, queste le aziende delle Madonie che hanno voluto rendere omaggio con i propri prodotti a Francesco Guccini nella serata di venerdì 10 maggio, per un momento conviviale, come un vera e propria grande cena in trattoria, a base dei migliori piatti tipici del territorio: Ristorante Nangalarruni, Giardino Di Venere, Vecchio Palmento, Agriturismo Bergi, Ristorante Pizzeria Antico Baglio, Trattoria La Lanterna, Ristorante Pizzeria Al Castello, Palazzaccio Ristorante, Hostaria Cycas, El Latido De La Musa, Caseificio San Nicola, Panificio Fiasconaro, Macelleria Sausa, Bar Naselli, Sferruzza pasticceria gelateria, F.llii Tumasella Panificio Biscottificio, Biscottificio Forti, Abbazia Santa Anastasia, Kilometrozero, la Brace Ristorante Pizzeria.


Libri, "Dieci piccoli gialli" nuovo libro di Carlo Barbieri edito da EL/Einaudi Ragazzi. L'intervista di Fattitaliani

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Il 14 maggio sarà in libreria il nuovo libro di Carlo Barbieri con una novità: edito da EL/Einaudi Ragazzi, è una raccolta di mini gialli per bambini dagli 8 anni in su. Il titolo è Dieci piccoli gialli. Il protagonista è "Francesco detto Ciccio perché in Sicilia è il diminutivo di Francesco, ma forse anche perché è un po' cicciottello". Un bambino che vuole fare il poliziotto: sarà il futuro commissario Francesco Mancuso, protagonista dei romanzi gialli dello scrittore palermitano? Fattitaliani ne parla direttamente con l'autore. L'intervista.

Il titolo della raccolta -oltre al numero dei racconti che comprende- è più un omaggio al genere in sé o ad Agatha Christie o tutte e due le cose?
Il titolo è stato proposto in realtà dall'editore, e devo dire che mi è piaciuto più di quello che avevo in mente io. I motivi, come hai intuito, sono più d'uno: chiarisce in tre parole il numero, le dimensioni e il genere dei racconti ("dieci", "piccoli", "gialli"); inoltre - è vero - richiama il celebre "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie, e questo è certamente un omaggio alla grandissima scrittrice ma, a mio avviso, anche qualcosa che rende il titolo facile da ricordare. In sintesi: quelli della EL/Einaudi Ragazzi sono davvero bravi.  
Quanto di te bambino c'è in Ciccio?
Bella domanda, non ci avevo pensato. Ciccio è un bambino abbastanza normale, quindi ha certamente qualcosa in comune con la maggior parte dei bambini e quindi con il "me" piccolo:  la curiosità, per esempio, e il fatto che gli piaccia più giocare che studiare (ma alla fine, magari dopo un po' di contrattazione con la mamma, i compiti li fa). Ecco, mi somiglia particolarmente in due cose: il bellissimo rapporto col nonno, e la grossa simpatia che avevo per un'amichetta alla sua stessa età.     
Ti è stato facile a livello narrativo raccontare per piccoli lettori? in che modo il tuo stile vi si è "adeguato"?
Qui credo che salti fuori di nuovo mio nonno. Era un grande e instancabile narratore di favole, le sapeva raccontare come un bambino le vuole ascoltare. Può essere che mi abbia trasmesso qualcosa per "contatto"... o forse via DNA? 
Il protagonista si chiama Francesco come il commissario dei tuoi romanzi gialli. In Ciccio quali capacità intuitive tipiche da bambino si svilupperanno nel personaggio da adulto? 
Se per "personaggio da adulto" intendi il commissario Francesco Mancuso della Omicidi di Palermo, protagonista dei miei gialli "per grandi"... guarda che non scrivo da nessuna parte che il piccolo Francesco/Ciccio sia il commissario Mancuso da piccolo. E infatti di Ciccio non si sa il cognome. Ma facciamo che tu abbia indovinato e mi abbia letto nel cuore, e che il piccolo Ciccio sia proprio lui: quando diventerà il commissario Mancuso, conserverà la capacità di unire fantasia e ragionamento per arrivare a conclusioni che altri non riescono a vedere. 
Quale parte infantile Francesco terrà sempre e quale invece perderà col tempo?
Sempre all'insegna del facciamo che Ciccio diventi il commissario Mancuso: gli rimarranno l'immaginazione e un nocciolo di bontà che lo renderà umano anche nelle situazioni più pesanti. Perderà invece l'innocenza e la fiducia, come si dice oggi, "di default" negli altri. 
Le illustrazioni sono nate di pari passo?
No. Le illustrazioni, frutto del lavoro - anche interpretativo del testo - della bravissima Chiara Baglioni, sono state commissionate dalla casa editrice all'artista come parte del processo di pubblicazione. Giovanni Zambito.

Carlo Barbieriè nato nel 1946 a Palermo. Ha vissuto nel capoluogo siciliano, a Catania, Teheran e Il Cairo, e adesso risiede a Roma. Ha pubblicato Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non, e i gialli La pietra al collo, Il morto con la zebiba (ripubblicato nella collana Noir Italia de IlSole24Ore), Il marchio sulle labbra, Assassinio alla Targa Florio e La difesa del bufalo, gli ultimi tre con Dario Flaccovio Editore. Con la stessa casa editrice ha pubblicato anche la raccolta di racconti Uno sì e uno no. Il suo ultimo libro, dedicato ai lettori più giovani, è Dieci piccoli gialli edito da EL/Einaudi Ragazzi. Barbieri è stato premiato, fra l’altro, al Giallo Garda, al Città di Cattolica, al Città di Sassari, all’Efesto-Città di Catania, allo Scerbanenco@Lignano e, per due volte, all’Umberto Domina. Cura una rubrica con Malgradotutto e collabora con diverse testate web fra le quali fattitaliani.it e MetroNews, il quotidiano delle metro di Roma, Milano e Torino. 

Yulla, uscito “ZIKI ZAKA” nuovo singolo della cantante reggiana

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In rotazione radiofonica e disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming “ZIKI ZAKA”, il nuovo singolo della cantante reggiana YULLA, spesso al centro del gossip. Il brano, in pieno stile reggaeton, anticipa il disco di inediti in uscita entro la fine dell’anno. https://fanlink.to/zikizaka 


«In vista dell’estate - dichiara Yulla a proposito del nuovo singolo - ho scelto questo brano per trasmettere leggerezza e spensieratezza. “Ziki zaka” ha un ritmo travolgente che vi farà ballare e divertire!».

Il brano è già la sigla ufficiale dei due concorsi nazionali di bellezza Miss Grand Prix e Mister Italia, per la stagione 2019.
“ZIKI ZAKA” è accompagnato da un videoclip nato da un’idea della stessa Yulla. Il fuoco, il ballo, il calore e il mistero della notte caratterizzano queste immagini dal sapore caliente e spagnoleggiante. Link Youtube: https://youtu.be/CHyeFcjEEY0 

Biografia
Yulla è un’artista autodidatta e anticonvenzionale. Comincia il suo percorso artistico come autrice e compositrice prima per sé, poi per importanti esponenti del panorama musicale italiano. Dopo aver prodotto il suo primo singolo dal titolo “Ce l’ho qua”, decide di intraprendere la carriera manageriale, senza mai tralasciare la passione per la musica e per la sua attività di batterista. Dal 1997 al 2007 produce ben sette singoli e un album dal titolo “Nella fretta dimentico” per Federico Poggipollini, chitarrista di Luciano Ligabue, che accompagna come batterista in occasione dei tour promozionali in tutta Italia, come il Coca Cola Live e l’MTV Day. Negli stessi anni collabora editorialmente con la Warner Chappel Music Italia, ampliando la propria visibilità all’interno del mercato musicale. Si occupa della co-produzione e della produzione rispettivamente per i cantautori Fabrizio Consoli e Luca Bui, nonché della promozione e distribuzione dell’album Anima Revuelta degli EL V & TheGardenHouse. Produce e promuove Salvo Veneziano e Lucio Calligarich del Grande Fratello. Nel 2007 scrive e interpreta insieme a Luca Anceschi e ai giocatori della squadra di calcio della Reggiana l’inno “Dai Reggiana!”. Nel 2009 comincia la sua collaborazione con il team dei “No es lo mismo”, con cui rivoluziona il tradizionale spettacolo live e da intrattenimento tramite l’inserimento di balli di gruppo. Nel 2012 il team decide di dare vita a un proprio progetto latino dance dal titolo “Me Gusta il Pelo” che lei stessa scrive e interpreta. Nell’estate dello stesso anno lavora al suo progetto tecnologik dance. A novembre del 2012 esce il primo singolo dal titolo “Narcotizzata” che ha ottenuto moltissimo riscontro da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. Nell’aprile del 2013 esce il singolo provocatorio “I’m a Cougar” di cui hanno parlato numerose testate giornalistiche. A maggio 2015, Yulla, continua il suo progetto dance dando vita al singolo “Sono Single” che ottiene ampio riscontro web e moltiplica i suoi seguaci. Nello stesso anno inizia una stretta collaborazione con “il Pancio”, comico e webstar, che la vede protagonista di numerosi video per il web con milioni di visualizzazioni che le fanno conquistare l’affetto di sempre più persone. Il 3 ottobre 2016 esce il suo nuovo album "Voglio", un featuring con El Gato DJ e Ge Morales. In questo singolo Yulla, che parte da un'anima profondamente rock, va alla ricerca di nuovi stili come il Latin e il Rap, da mescolare al carattere Dance del progetto a cui si aggiungono contaminazioni di derivazione pop, tecnologik. dance e hip house. A Novembre 2018 esce "No te amo”, un reggaeton lento, sensuale e intenso cantato in lingua spagnola.  Insieme a Yulla gli interpreti del brano sono Kiki Aguero, ballerino e coreografo cubano e Moreno, uno dei più innovativi rapper del panorama musicale italiano. Il videoclip vanta la partecipazione dell'influencer Mattia Marciano in veste di attore protagonista. Il singolo fa parte di un progetto non solo musicale ma anche editoriale che prevede l'uscita di un cofanetto contenente un album e un libro, che Yulla stessa ha scritto. Dal 10 maggio 2019 è in radio il nuovo singolo “Ziki Zaka” che anticipa il disco di inediti in uscita entro la fine dell’anno.



Giuseppe Maurizio Piscopo, il fabbricante di storie, a Fattitaliani: ai bambini bisogna insegnare a vivere la bellezza. L'intervista

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di Caterina Guttadauro La Brasca - Una personalità molto singolare quella che ci apprestiamo ad incontrare oggi. Un “fine”letterato  divenuto tale per avere saputo cogliere in ogni esperienza della sua vita il senso intrinseco dell’umanità vera. Il suo vissuto ha avuto tanti palcoscenici, dalla strada, grande maestra di vita ai bistrot di Parigi, all’America dove andò con tanta speranza e tornò con tanta esperienza.

Giuseppe Maurizio Piscopo ha scritto libri, canzoni, ha composto musica, usando tutto il potenziale che gli è stato regalato dai luoghi, dalla loro storia, dalle persone che ha incontrato, dalla meravigliosa terra di Sicilia, vanto che condivido con lui. 
Ma diamogli voce per capire come ogni contatto con le persone, con gli oggetti, con i posti ed i luoghi può diventare un mezzo educativo, perché anche questo Lui è: un pedagogista.                                                                  

Tu vivi in una parte d’Italia che tutto il mondo ci invidia. Cosa ti rende orgoglioso di essere un Siciliano?
Appartengo ad una storia millenaria quella della Sicilia, appartengo ad una generazione che ha sofferto, che ha svolto tanti mestieri che ha girato il mondo che ha conosciuto il dolore e la sofferenza. E come ha scritto Victor Hugo: “Più grande è il dolore più grande è il vivere”.
Tu la sua Poesia la vivi quotidianamente, guardandoti attorno, dipingi con le parole la bellezza di ciò che ti circonda e rimani ancorato alla realtà, all’apprezzamento per la vita, ai suoi valori fondanti.  La loro conoscenza ti permette poi di conquistare la realtà e aspirare al sogno. È cosi?
Ai bambini bisogna insegnare a vivere la bellezza e a salvare l’ambiente. Noi viviamo in un mondo brutto, certe volte crudele. Per sopravvivere in una città come Palermo spesso mi estraneo con la musica, con la poesia leggendo e scrivendo dei libri. Gli interessi del denaro, della popolarità non mi interessano. Certe volte mi allontano dalla realtà e vivo in un sogno: in un mondo tutto mio fatto di piccole cose. Mi basta suonare la fisarmonica con le musiche del mondo, per viaggiare con la mente ed essere felice.
Ogni poesia è un viaggio che tocca paesaggi, frontiere, percorsi, mete visibili e invisibili. Verso l’altro, l’altrove, l’oltre. E alla fine del viaggio, cosa deve esserci a parer tuo?
Alla fine del viaggio c’è il sogno, la poesia, la voglia di far del bene, di abbracciare gli altri di qualsiasi colore siano, di aiutarli con tutte le forze, sempre. Il mondo non si costruisce con i ponti ed il filo spinato. Già abbiamo visto cos’è successo con le ultime guerre. Certe ferite con la Germania non si sono ancora rimarginate. Si sta bene quando tutti stanno bene, il malessere di uno si riflette su tutti gli altri.
Nello studio umano che c’è alla base di ogni tua opera c’è un particolare sguardo ai bambini e riesci a carpirne l’attenzione facendo leva su qualità meravigliose di cui siamo depositari da piccoli e che, crescendo, purtroppo perdiamo. Cosa ti affascina, perché tanto amore per loro?
“Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose”, ha scritto Antoine de Saint Exupèry ne Il Piccolo Principe. I bambini sono l’altra faccia del mondo. Sono molto più avanti dei grandi. Gli adulti hanno un mondo fatto di piccinerie, sogni piccini mentre i bambini pensano in grande e tolgono i grandi dalle difficoltà. Se il mondo fosse fatto di bambini non ci sarebbero guerre ho scritto nel libro: Le Avventure di Lino Panno.
Mi puoi raccontare del libro per bambini Le Avventure di Lino Panno Qanat Edizioni?
Ho scritto questo libro composto da 31 storie dedicandolo a tutti i bambini che ho conosciuto e a tutti i maestri italiani con i quali ho lavorato, in genere ho lavorato solo con maestre, nella mia scuola sono rimasto da solo. Con questo libro volevo richiamare l'attenzione affinché non scompaia la figura storica del maestro nella scuola italiana. Ho conosciuto tantissimi bambini e ogni volta che ne abbraccio uno ripercorro tutta la mia vita. A loro è dedicato questo libro che meriterebbe di essere più conosciuto. Sarà il primo dei cinque libri sul maestro Lino Panno.  
Tu hai fatto tanti mestieri ed è come aver vissuto tante vite: sei stato un barbiere, sei un suonatore eccelso di fisarmonica, hai conosciuto la piccola aggregazione di un paese siciliano ma anche la vastità della città americana, la melanconia dei vicoli, delle arie di Parigi mentre pioviggina ed il bateau-mouche risale la Senna.  Scrivevi già allora e come pensavi al tuo futuro?
Ho scritto sempre sin dalle scuole elementari. Sono nato in un paese difficile ed amaro. Un paese respingente, di violenza e sopraffazione. Qui ho conosciuto la durezza della storia e la veemenza dei sentimenti. Ad un certo momento della mia vita ho pensato di trasferirmi a Parigi come unica culla possibile, incarnando la figura del bohèmien come ha scritto il critico letterario Salvatore Ferlita. A New York ho voluto ripercorrere il viaggio degli emigranti ed ho acquistato la fisarmonica della mia vita da un barbiere siciliano Frank Castelli per il costo di 350 dollari, storia che ho raccontato nel libro Musica dai saloni (intervista di Fattitaliani).
Per certi aspetti conoscerti fa riesumare alla memoria una storia che tutti conosciamo: “Il Piccolo Lord” perché in essa vincono i buoni sentimenti: la bontà sulla cattiveria, il perdono sull’arroganza e l’amore sull’odio. Cosa sei andato a cercare in America e da cosa volevi allontanarti?
In America cercavo le radici della mia infanzia. Molte persone del sud e di Favara in particolare sono partite alla ricerca di fortuna per la lontana Merica, quando i migranti eravamo noi, quando non conoscevamo una parola di italiano, né una di inglese ma applicando alla lettera quel proverbio siciliano che così recita:” Cu avi lingua passa u mari”, di mare ne passammo tanto, attraversammo l’oceano.
Mi sento di ripetere una frase di Gesualdo Bufalino:“Non sono complicato, ma contengo una dozzina di anime semplici insieme”.Può essere il tuo caso?
Ho conosciuto ed apprezzato molto lo scrittore di Comiso. Mi ritrovo in questa espressione ed anche in un’altra, quando rispondendo alla domanda pungente di un giornalista che chiedeva chi avrebbe sconfitto la mafia in Sicilia, lo scrittore ha risposto così: “Un esercito di maestri elementari un giorno sconfiggerà la criminalità di questo nostro Paese”.
La tua formazione letteraria è invidiabile, sei cresciuto in un contesto letterario che il mondo ci invidia: Sciascia, Bufalino, Buttitta. Come sopravvive il loro pensiero nella Sicilia di oggi?  
Penso che in Italia ci sia una grandissima attenzione per la Cultura e per i nostri grandi scrittori. Un indegno ministro della pubblica istruzione si è permesso di togliere dalle Antologie i grandi scrittori siciliani. Questo fatto la dice lunga sulla considerazione che i politici hanno della Cultura del Sud e della Sicilia in particolare, dove i ministri vengono a raccattare i voti per essere eletti a Roma e un minuto dopo essere stati eletti vanno in Tv ad umiliarci e raccontano una Sicilia non vera che invece si dovrebbe ribellare ogni giorno.  
L’insegnamento è un impegno a cui tu tieni in modo particolare, hai fatto centinaia di incontri con giovani studenti. Cosa hai portato con te da questi incontri e cosa pensi dei bambini di oggi? Sono più felici di quanto lo siamo stati noi?
I bambini di oggi sono molto sensibili e problematici. Possono insegnare tante cose agli adulti. Hanno un grande senso dell’amicizia, dell’ospitalità, della giustizia e non sono assolutamente razzisti. Accettano tutti con grande dignità e soprattutto sono molto saggi. Spesso mi chiedo se un maestro debba educare prima i bambini o i genitori? Non sarebbe sbagliato avere i genitori una volta al mese in classe per educarli e istruirli insieme ai loro figli.
Qual è la salute della Cultura siciliana oggi?
C’è vivacità, confronto. In città ogni giorno si presentano molti libri alla presenza degli Autori, le scuole sono vive e fanno un lavoro encomiabile, in città i registi vengono a girare molti film e a discutere. La Sicilia in parte mostra grande vivacità culturale, poi persistono sacche di disoccupazione giovanili, altri sono costretti a studiare al nord per trovare prima un lavoro. E vi sono problemi di sopravvivenza, mancanza di alloggi e molti vivono alle soglie della povertà.
Che nesso c’è tra comporre un’aria e suonarla con la tua fisarmonica, scrivere un romanzo, una poesia, fare un dipinto? Cos’è per te l’Arte?
L’Arte è la vita. La ragione di esistere. Sì, per me è tutto legato. Ogni volta che scrivo un libro compongo una musica con lo stesso titolo per avvicinare e raccontare al pubblico alla storia senza l’uso delle parole. E funziona, quando uno vuole andare oltre, quando le parole non bastano mi viene in aiuto la fisarmonica, la porto sempre con me. Una delle cinque fisarmoniche la tengo in classe e la utilizzo come un sussidiario con i bambini per raccontare le storie del mondo e per raccontare tutto quello che non si trova nei libri di testo che sono stati disossati resi inerti e insignificanti, proprio per non farli pensare e per non avere un pensiero critico contro il potere dominante.
Quale fu il primo libro che hai letto? E quello che stai leggendo?
Ho letto Le avventure di Pinocchio di Collodi. Alla biblioteca Mendola di Favara dove trascorrevo buona parte del mio tempo. A casa mia non c’erano libri. Non li potevamo comprare e poi nel mio paese c’erano solo negozi di armi e nessuna libreria.
Se potessi invitare a cena un personaggio di oggi o del passato chi sceglieresti?
Inviterei Federico Fellini un grandissimo regista che stavo per intervistare quando collaboravo ai programmi della Rai siciliana nella sezione radiofonica. Avevo letto molti libri su Fellini prima di realizzare l’intervista telefonica, poi si è ammalata la moglie Giulietta Masina ed il regista mi ha detto che non era più il caso. L’avrei invitato a cena per ringraziarlo per quello che ha dato al mondo con i suoi film. C’è chi racconta con la penna, chi con le fotografie, chi con la musica. Fellini ha raccontato il mondo italiano con la macchina da presa. I suoi film sono dei capolavori: da La Dolce Vita, Amarcord, La città delle donne, Le notti di Cabiria, Ginger e Fred. Per me Fellini è stato straordinario nella scelta delle immagini e soprattutto delle musiche con Nino Rota prima e con Nicola Piovani. Se un giorno realizzerò un film con Rosario Neri lo dedicherò a lui.
Cos’è per te la Fede e in che cosa la ritrovi?
Io credo in Dio e nei bambini. La fede l’ho scoperta in un viaggio ad Assisi nella città di San Francesco. Per me la fede è la speranza che tutto quello che facciamo non è perduto, che non si perderà nemmeno quando non ci saremo più. La cosa importante della vita è agire e fare del bene a tutti e saper chiedere perdono degli errori che facciamo.
Parlaci della “Sicilianità”, in che cosa la ravvisi?
La Sicilianità è fatta di tante cose. Dal clima alla cucina, ai dolci, dal dialetto all’uso di parole che non si usano più, è fatta dei rapporti tra le persone, delle tradizioni che ancora rimangono. Se nel mio paese dovessi dire ad un amico mettiamo per iscritto un accordo verbale quello si offenderebbe a morte e non mi saluterebbe più. La parola vale ancora tra le persone soprattutto a Favara.
L’Associazionismo dovrebbe essere un’esperienza che aggrega, quindi che unisce sinergie. È così in Italia o c’è ancora della strada da fare per superare la competitività?
L’Associazionismo è un’esperienza molto positiva che ha bisogno ancora di crescere e che può dare i suoi frutti nella ricerca di lavori alternativi per i giovani e non solo. Il mondo è cambiato, le esigenze della società sono cambiate e quindi bisogna inventare nuovi lavori che occorrono, dal sarto al meccanico, dall’idraulico al barbiere. A Milano ho visto le sarte cinesi e i barbieri turchi. In alcuni paesi della Sicilia mancano i barbieri e la loro musica.
Progetti in itinere o appena portati a termine?
Il 1° giugno all’Auditorium della Rai di Palermo insieme alla Compagnia popolare favarese gruppo storico che ha 50 anni di attività presenterò lo spettacolo: “Le musiche dei barbieri 10 anni dopo”. Il 20 giugno sarà pubblicato un libro per i tipi di Spazio Cultura con le fotografie di Angelo Pitrone dal titolo: “Favara storia di una rigenerazione possibile” con un mio testo, uno di Salvatore Ferlita,  uno di Armando Sichenze e un testo di Andrea Bartoli. Infine, a breve acquisterò un Lapa Porter a quattro ruote per girare la Sicilia e portare i libri e le mie storie ai bambini accompagnandoli con tre note della più antica fisarmonica della Sicilia.
Grazie per averci regalato un momento di incontro che ci ha fatto capire che ciascuno di noi è frutto delle proprie radici, che vivere significa curarle e trasmetterne il seme ai piccoli che saranno il nostro domani. Chiudiamo con una frase del nostro amato Pirandello:
“Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo”.

Caterina Guttadauro La Brasca


World Cocktail Day, top 10 delle tendenze nel mondo degli aperitivi per la prossima estate

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Da soli o in compagnia, l’aperitivo rimane uno dei momenti preferiti degli italiani.
Secondo un’indagine di Fipe Commercio infatti oltre il 70% se lo concede almeno due volte al mese. Ma quali sono i principali trend del 2019 del settore? Al primo posto il tema della sostenibilità ambientale che, come sottolineato da una ricerca pubblicata su Business Insider, interessa il 75% dei millennial, disposti a spendere di più per un prodotto sostenibile. Ed è per questo che secondo uno studio pubblicato su Forbes, l’88% dei bartender ha deciso di utilizzare prodotti riciclabili, rispettando la regola “zero waste”. Grande importanza è riservata anche all’estetica del cocktail, sempre più paparazzato sui social dalla generazione “Drinkstagrammer”: basti pensare che su Instagramgli hashtag #Cocktail e #Cocktails vengono menzionati oltre 32 milioni di volte, seguiti da #HappyHour con 11 milioni e #Aperitivo con 3 milioni di citazioni. Ma non è tutto, da una ricerca pubblicata su USA Today è emersa la tendenza da parte del 45% dei millennial a prediligere cocktail a bassa gradazione alcolica, i cosiddetti Low ABV. E ancora, secondo uno studio della Wine and Spirit Trade Association pubblicato su The Guardian, aumenterà la richiesta di gin rosa, le cui vendite hanno raggiunto quota 165 milioni nel 2018. Gli abbinamenti food più richiesti? Grissini, olive,prosciutto e formaggi.
 quanto emerge da uno studio condotto da Espresso Communication per Vitavigor, storico marchio dei grissini di Milano, coinvolgendo un panel di 40 esperti tra bartender e bar consultant in occasione del World Cocktail Day, giornata che celebra la prima definizione ufficiale di “cocktail”, risalente al 13 maggio 1806. “L’aperitivo non solo rappresenta un’occasione per socializzare e rilassarsi, ma anche il momento in cui gli ultimi trend del lifestyle arrivano direttamente sul bancone dei bartender – afferma Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – Per questo motivo abbiamo voluto creare gli HappyVi, dei mini snack perfetti per accompagnare i cocktail di tendenza seguendo le esigenze dei baristi. Arricchiti con sale marino in superficie, cotti al forno, preparati con il 100% di olio extravergine d’oliva e disponibili nelle tre versioni olive verdi e pomodorini essiccati, Parmigiano Reggiano DOP e rosmarino, HappyVi sonoperfetti da abbinare ai cocktail, proponendoli al bancone del bar”.

Secondo gli esperti quindi a farla da padroni nei prossimi mesi sui banconi di tutto il mondo non saranno solo gusto e semplicità, ma anche estetica e instagrammabilità: “I trend dei cocktail estivi negli ultimi anni hanno visto un alternarsi di ricette in cui la caratteristica comune era quella della freschezza e della semplicità, come per Mojito, Moscow Mule e Spritz; su questa scia penso che l’estate 2019 vedrà come protagonisti cocktail di qualità ma semplici nella loro struttura, che sorprendano per gusto e per colore – spiega Bruno Vanzan, flair bartender di fama internazionale e noto volto tv –  Come ad esempio il Thunder Tonic, connubio del nettare viola IOVEM da bere miscelato con elementi come miele, mosto d’uva, zenzero, limone e acqua tonica, un cocktail contraddistinto dal naturale colore viola proveniente dall’enocianina degli acini”.

Pensiero condiviso da Fabio Camboni, bar-manager del Kasa Incanto Cocktailbar di Gaeta (LT): “Siamo attenti al tema della sostenibilità ambientale, stiamo lavorando infatti a un progetto che prevede l’utilizzo di bicchieri biologici realizzati con materiali di recuperocome gli scarti del caffè e l'impiego di contenitori composti da frutta, vegetali e cioccolato, oltre che cannucce in amido di riso commestibili e aromatizzate – continua Fabio – L’esempio lampante è rappresentato dal nostro Mai Tai Fabergè, una golosa rivisitazione del Mai Tai che riposa in una sfera di cioccolato extrafondente, preparata con cacao del Venezuela all’82% servito con cannucce in vetro. Gli accompagnamenti gastronomici ai cocktail infine si diversificano per regione, nel mio caso i clienti prediligono croccanti grissini accompagnati a prosciutto crudoolive e grana”.

Anche a Hollywood c’è chi ha deciso di lanciarsi nel mondo dei cocktail: George Clooney ha lanciato nel 2013 assieme a Rande Gerber, marito di Cindy Crawford, la tequila Casamigos, valutata lo scorso anno ben un miliardo di dollari. Ma non è tutto, secondo gli esperti aumenterà anche la richiesta di cocktail a base di cannabis, finalizzati a ridurre lo stress e a migliorare lo stato mentale: secondo un sondaggio della National Restaurant Associationpubblicato sulla CNBC, infatti, 3 esperti di cibo su 4 hanno individuato la cannabis come trend principale. E ancora, drink ibridi, commistione tra cocktail già esistenti, oppure proposte a base di funghi saranno tra le richieste più originali dell’estate 2019. Infine torneranno in voga anche gli sparkling cocktails, ovvero drink frizzanti che hanno come componente principale prosecco, spumante o champagne.      

A segnalare il trend dei Low ABV cocktail è invece Giancarlo Mancino, Bar & Beverage Consultant, creatore di Mancino Vermouth: “Dalla mia esperienza a livello globale, maturata nei principali locali di Hong Kong e Corea, è emerso che la tendenza principale è rappresentata da cocktail dalla bassa percentuale alcolica. Un trend destinato a crescere per via dell’attenzione sempre più forte nei confronti di prodotti salutari. Aumenterà dunque la richiesta di cocktail organic, healthy e bio, da sorseggiare accompagnati a un vassoio di grissini caldi, tarallucci e olive. Questa filosofia si concentra nel mio cocktail Vermouth Mancino Rosso Amaranto, realizzato attraverso la fortificazione di un delicato Trebbiano di Romagna e l'infusione di 38 erbe aromatiche che gli conferiscono un colore rosso scuro con tonalità caramello”.

Infine secondo Ilias Contreas, fondatore di Mixology Academy, saranno semplicità e tradizione a contraddistinguere l’estate dei locali: “Negli ultimi anni la cultura del bere bene’ in Italia è cresciuta sia grazie ai programmi tv sui bartender, sia perché gli operatori stessi investono molto di più in formazione presso strutture come Mixology Academy(www.corsiperbarman.it). Tuttavia, il cliente medio continua a ricercare semplicità e tradizione in cocktail di tendenza come il Moscow Mule, riconoscibile dalla tipica tazza in rame, piuttosto che nelle tante tipologie di gin. Gli abbinamenti più apprezzati sono quelli tipici con salumi e formaggi accompagnati da grissini, per quanto i locali più all’avanguardia stiano puntando alla mixogastronomia, una vera e propria fusione tra piatti della cucina e bere miscelato”.

Ecco infine la top 10 delle tendenze negli aperitivi più gettonate per l’estate 2019 secondo gli esperti:

  1. Green cocktails: bevande a basso impatto ambientale, realizzate con prodotti biologici e salutari.
  2. Cocktail instagrammabili: protagonisti sui social, vengono scelti per la loro estetica e il colore.
  3. Low ABV: cocktail a bassa percentuale alcolica apprezzati da chi segue corrette abitudini alimentari.
  4. Tequila cocktails: il liquore a base di agave è sempre più presente negli aperitivi in tutto il mondo.
  5. Cocktail ibridi: rappresenta la 
  6. commistione di due cocktail già esistenti.
  7. Cocktail alla cannabis: cocktail analcolici sempre più amati dai millennial.
  8. Cocktail al fungo: drink che rafforzano il sistema immunitario e contrastano il colesterolo.
  9. Pink Gin: cocktail dal colore rosa che stanno conoscendo un vero e proprio boom.
  10. Sparkling cocktails: anche per l’estate 2019 torneranno in voga i cocktail frizzanti.
  11. Vintage cocktails: molto richiesti i drink che puntano su tradizione e ricette originali rivisitate.

Asylum Fantastic Fest, grande successo per la prima edizione

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Cala il sipario sulla I edizione dell’Asylum Fantastic Fest, progetto realizzato dall’Officina d’Arte OutOut, con il Contributo del Comune di Valmontone.
Il Festival, che si è tenuto a Palazzo Doria Pamphilj dal 9 al 12 maggio sotto la direzione artistica di Claudio Miani, ha riscosso un ottimo successo di pubblico con più di 2.500 visitatori che si sono alternati tra gli spettacoli teatrali, la zombie escape, lo street food, le proiezioni, gli eventi dedicati all’editoria e ai fumetti e gli incontri con gli artisti, registrando sempre il sold out.
Oltre trenta, gli incontri che si sono tenuti nei quattro giorni di festival. Tra questi, quelli con: Pupi Avati, Sergio Stivaletti, Alessandro Haber, Marco Pollini, Ramsey Campbell, Luciano Tovoli, Claudio Lattanzi, Paolo D’Onofrio, John McCrea e tanti altri.
Tra le presentazioni editoriali, anche La mano guantata della morte, una sceneggiatura di Nico Parente e Antonio Tentori, vero e proprio tributo al cinema di genere italiano che riprende i canoni stilistici del thriller all’italiana anni degli anni Settanta, ma in una cornice contemporanea.
Sono stati consegnati, inoltre, gli Asylum alla carriera per il cinema a Pupi Avati, per la musica a Marco Werba, per la fotografia a Luciano Tovoli, per la letteratura a Ramsey Campbell, per gli effetti speciali a Sergio Stivaletti, per i fumetti a John McCrea, per l’arte a Lucrezia Pireddu.
A vincere nella sezione dei film in concorso è stata la Spagna con 9 pasos di Marisa Crespo e Moisés Romera, interpretato da Jordi Ballester e Pablo Muñoz.
“Siamo molto soddisfatti di come sia andata questa prima edizione, ogni giorno abbiamo avuto una notevole affluenza di pubblico” ha spiegato il direttore artistico Claudio Miani. 
L’obiettivo del festival è quello di diventare un vero e proprio punto di riferimento per la città di Valmontone e per gli appassionati del genere. “Abbiamo deciso insieme all’Assessore Matteo Leone – ha specificato Miani – di rivederci a settembre per parlare della seconda edizione. Noi vorremmo che la location fosse la stessa. Ci stanno già venendo nuove idee per il futuro”.
La cultura è l’obiettivo principale dell’Asylum Fantastic Fest: “Valmontone è conosciuta per il famoso Outlet e per il parco giochi Rainbow Magicland – ha spiegato il direttore artistico – il nostro scopo è di rinforzare questa città con una proposta culturale e artistica di qualità, facendo crescere il territorio e farlo conoscere su scala nazionale”.

Per informazioni: www.asylumfantasticfest.com

Musica, Fawzee e il bullismo: "il rap mi ha fatto rinascere". L'intervista di Fattitaliani

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Una canzone che arrivasse a tutti, una canzone senza veli un po’ come la luna che si lascia guardare così come è. È l'obiettivo postosi il giovanissimo rapper Fawzee con il nuovo singolo "Moon" (video).
Giuseppe Giordano, in arte Fawzee, fin da bambino ama la musica ed inizia a studiare per poter suonare con gli altri e per gli altri. Affascinato dal rap per le metriche e le ritmiche, ma anche per le storie di riscatto intrise in questo genere decide di scrivere e di far ascoltare la propria musica. Fattitaliani lo ha intervistato.
Qual è stato il tuo primo approccio in assoluto con la musica? Racconta...
Mi approcciai alla scrittura dei testi rap circa 5 anni fa, durante la frequentazione delle scuole medie. Avevo un compagno di classe con cui condividevo questa passione, ci divertivamo a scrivere e a fare freestyle per quel poco che potevamo essere in grado di fare. Decisi di proseguire con questa passione, perché era ciò che mi rendeva gioioso in giornate tristi.
E il primo passo come professionista come è avvenuto e sviluppato?
Il mio primo passo da "professionista" credo non sia ancora avvenuto, ma posso dire che stiamo lavorando bene. Scrivo e compongo costantemente, dedicando gran parte della mia vita a questo progetto.
Credo che l'importante per ora sia fidelizzare il più possibile e portare contenuti innovativi e di qualità. È da questo che voglio partire.
In che senso e come “Moon è un brano che nasce per unire”?
Mooné un brano con un significato celato, quello del bullismo. Un messaggio indiretto per le persone che ne sono vittime, unendo il significato ad una sonorità coinvolgente. Con "un brano che nasce per unire" intendo che voglio cercare un unico punto di incontro nei vari gusti delle persone, in una sola canzone.
Hai vissuto da vicino qualche caso di bullismo? 
Successe alle scuole medie, ebbi un litigio con un ragazzo, da lì cominciai ad essere trattato male dalla sua comitiva, la sera non scendevo per paura di subire offese morali e fisiche. Il mio è un appello a tutte le persone che ne sono vittime, parlatene il prima possibile con qualcuno, perché il bullismo può far molto male. Il rap mi ha fatto rinascere.
Quali sono a tuo avviso le "sirene" da cui oggi è meglio scappare?
Ad oggi la metafora delle sirene potrebbe essere riferita a molti pericoli. A volte ci lasciamo trasportare dalle negatività che ci circondano, le amicizie perse, le delusioni e i pericoli dell'adolescenza. Queste sono le sirene da cui è meglio scappare per non dimenticare il valore della vita anche quando le cose non girano per il verso giusto.
Quali sono i tuoi artisti rap preferiti?
Sono cresciuto con il rap di Emis Killa, amo tutto ciò che è poesia scritta in rima, tutto ciò che produce un'emozione o la cosiddetta pelle d'oca quando la si ascolta.
Pensi sia facile mantenersi "rapper" puri senza cedere alle lusinghe commerciali?
Credo che ognuno possa mantenere la propria identità al dil à del genere che porta. Il concetto che si è perso negli anni è quello di leggere accuratamente i testi. Un testo profondo a parer mio sta bene anche su una base trap, basta che sia profondo e significativo. Non è commerciale tutto ciò che è orecchiabile.
Da dove nasce il tuo nome d'arte?
Il mio nome d'arte nasce da una cultura che mi ha sempre affascinato, ma allo stesso tempo da un ideale che mi pongo praticamente da sempre. Credo che sia fondamentale vincere contro ogni difficoltà per riuscire a vincere anche nella vita. Fawzee significa proprio vincente in arabo, con dei ritocchi estetici che rendono il nome più orecchiabile. Amo il rap e voglio vincere con esso.


VIN D'HONNEUR UNE TOUCHE DE BLANC DI BARBARA VISSANI A VILLA BALDACCHINI

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La grande Wedding Planner stupisce i suoi ospiti con un evento ad effetto, in un luogo incantato che svela al pubblico la bellezza di luoghi sospesi tra sogno e realtà.

La Pattuglia acrobatica disegna cuori nel cielo di Torrita Tiberina, tra lo stupore degli ospiti, le note di un quartetto d’archi e i passi fieri di pavoni bianchi nell’ampio giardino che apre la sua vista sulla valle dove il Tevere, pacifico protagonista di questi luoghi, disegna capricciose curve nel suo morbido percorso verso il mare. Sotto un arco adornato da rinascimentali composizioni floreali, gli sposi si dichiarano eterno amore, in questi luoghi in cui la storia è silente testimone di secoli passati velocemente e di attimi eterni. Testimone di vita. Testimone d’Amore.

La famiglia Careri, proprietaria della Villa, non poteva immaginare niente di più affascinante per mostrare il tesoro prezioso di questa straordinaria dimora, schiudendo lentamente, alla curiosa attenzione del pubblico, lo scrigno che ne custodisce l’inestimabile valore. Villa Baldacchini, che sorge sulle antiche vestigia della dimora che ospitò Agrippina nel primo secolo d.C., si apre al mondo del wedding svelando gradualmente le proprie meraviglie, grazie alla sapiente regia di Barbara Vissani che orchestra un crescendo di emozioni scandito da momenti chiave che regalano brividi.

Elegantissime ninfe dei boschi - in abiti realizzati con tessuti leggeri e fiori, frutto della collaborazione tra l’Atelier di abiti da sposa e il team dei floral designer - accolgono il folto pubblico giunto in quest’angolo di paradiso.

La sposa, in un romantico abito firmato da La Vie En Blanc Atelier e con un’eterea immagine curata dalla makeup artist e hair stylist Marianna Zambenedetti, giunge a bordo di un elicottero che atterra leggero e sicuro sul prato della Villa. Ad attenderla, indossando un elegantissimo abito di Carosi Uomo, l’uomo che la prenderà in sposa. Tra due ali di incantati ospiti, raggiungono il celebrante e, sulle romantiche note degli archi del Quartetto d’archi femminile Sharareh, il rito del matrimonio raggiunge il culmine.

 Gli scatti fotografici di Antonio Carneroli e Diego Montano di Photostudio DM immortalano il momento del “sì”, scandito dal volo della Pattuglia Acrobatica che traccia una lunga scia bianca nel cielo azzurro, a rendere eterno questo attimo. Dopo le emozioni del rito, sicura e sorridente, Barbara Vissani, alla presenza di Rita Colafigli, Sindaco di Torrita Tiberina, ha aperto il cocktail che ha deliziato gli ospiti con le prelibatezze proposte dagli chef, abbinate ad una selezioni di vini e gustose bollicine, accompagnandoli a prendere posto nell’elegante Sala delle Volte, caratterizzata dai mattoncini dell’originaria struttura del 1600 e dalle tracce degli antichi focolai, riemersi grazie agli importanti lavori di ristrutturazione, eseguiti con scrupoloso rispetto delle origini. Gli eleganti allestimenti dei tavoli - sui quali troneggiavano scenografici candelabri dominati dalle romantiche decorazioni floreali realizzate dai professionisti de I Fiori di Donatella e Giuliano e Fabiola Gentilucci di Floralinn in collaborazione con Roberta Farris Art- hanno ospitato un’elegante cena placée, servita sulle coinvolgenti note del sax di Antonio D’Avolio che hanno poi accompagnato il pubblico di stampa ed esperti del settore wedding fino al momento del caffè, in un dopocena tranquillo e rilassato, degustando distillati e sigari sulla terrazza al primo piano della Villa. Ma le sorprese pensate da Barbara non erano ancora finite.

Con un timing perfetto Michela Careri, l’elegante padrona di casa e Barbara Vissani hanno invitato gli ospiti a raggiungerle nel giardino dove stava iniziando il coinvolgente show di Britney Aerial Sphere che ha illuminato la notte con l’incanto e la grazia delle sue eleganti coreografie, fino all’emozionante spettacolo pirotecnico che ha chiuso la serata tra gli applausi dei tanti estasiati ospiti, testimoni di un evento decisamente unico.

 Foto: Mariangela Celli

A tu per tu con Luca Buttiglieri, il giudice bello di "All Together Now": ne vedrete delle belle!

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Chi è Luca Buttiglieri?

Luca e’ un eterno ragazzino, un 31nne che legge tanti fumetti, gioca ai videogiochi e guarda tanti cartoni animati, sono nato a Palermo ma bolognese di adozione, sono molto attaccato a mia madre e mia sorella a cui devo tutto e vivo a Roma insieme al mio compagno e il mio fedele maltese Chicco. :)
Che ruolo hai nel mondo dello spettacolo?
Sono un Performer di musical, ovvero un cantante/attore, lavoro in questo campo a livello professionistico da 8 anni e ultimamente ho iniziato anche ad insegnare Musical presso alcune scuole.
Adesso vorrei dedicarmi un po’ al cinema e alla tv, una cosa che mi piacerebbe fare e diventare presentatore a 360 gradi. 
Quali sono state le tue prime esperienze?
Mi ritengo molto fortunato, Il mio primo contratto l’ho firmato con la Walt Disney Company America, era un musical con i personaggi Disney più famosi che andava in giro per il mondo e  per ogni nazione in cui andavano sceglievano il presentatore/cantante locale e per l’Italia fui scelto io...da lì mi sono lanciato in questo mondo.
Ho preso parte a tanti musical, tra cui “Priscilla la regina del deserto” “La famiglia addams” dove ho avuto l’onore di recitare con Geppi Cucciari e ELIO di ELIO e le storie tese, “Jersey boys “ “kinky boots “ con la regia di Claudio insegno “Aladin” con le musiche scritte dai Pooh” e altri...
Che studi hai svolto per arrivare ad avere un tuo posto nel mondo dello spettacolo?
Mi sono formato alla Bsmt di Bologna (Bernstein school of musical teathre) diretta da Shawna Farrell, l’accademia più importante di Italia in questo campo e la considero la mia seconda casa e famiglia.
E’ solo grazie a Shawna e i docenti che mi hanno seguito che sono arrivato dove volevo. I tre anni più duri ma anche i più belli della mia vita 
Cosa vedi nel tuo futuro?
Adesso vorrei dedicarmi un po’ al cinema e alla tv, una cosa che mi piacerebbe fare e diventare un presentatore tv la strada è veramente dura ma mai dire mai.
Vorrei continuare con il musical, mi piacerebbe avere un ruolo un po’ più rilevante. Ci sono ancora tanti  spettacoli che vorrei fare . 
Purtroppo l’Italia vive una situazione un po’ difficile adesso per quanto riguarda il teatro, le produzioni sono poche e iniziamo ad essere veramente tanti e quindi il lavoro non c’è per tutti, per questo motivo ringrazio ogni giorno di avere questa fortuna. 
Se ti dico All Together Now cosa mi dici?
Ti faccio un sorriso enorme... All together now per me è un traguardo non mi sarei mai aspettato di avere una opportunità del genere di lavorare con personaggi così importanti e sopratutto scoprire un format così ben fatto. Non un talent ma un vero show dove tutti e dico tutti possono alzarsi e cantare. Io sarò un giudice molto emotivo, mi lascio emozionare molto dall’interpretazione essendo un attore, posso sembrare un timido ma se mi lascio andare mi scateno!!!!
Ma la cosa più bella è lavorare con una donna come Michelle Hunziker, una donna così forte così professionista, umile ma soprattutto di una bellezza genuina non l’avevo mai conosciuta è un onore per me.
Per non parlare del nostro capitano di giuria J-ax lo zio, io sono cresciuto con gli Articolo 31 ho consumato i loro cd e non mi sembra ancora vero che siamo vicini a commentare e giudicare altri cantanti. Ne vedrete delle belle!

La poetessa Annunziata Urzo, in arte Nancy: poesia e scrittura sono una valvola di sfogo. L'intervista

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di Laura GoriniL'amore è la base della mia vita, la poesia e la scrittura sono una valvola di sfogo, mi aiutano a metabolizzare gli eventi della mia vita, dei miei ricordi e maturare.

È una giovane poetessa che ha iniziato a scrivere poesie per vincere la sua proverbiale timidezza, Annunziata Urzo in arte Nancy. Ragazza semplice, solare ed estroversa, come lei stessa ama definirsi, ci racconta della sua arte e del suo amore non solo per la scrittura ma anche per la lettura e per la vita. E- a microfoni spenti- ci ha anche rivelato che molto presto, a giugno, uscirà il suo primo romanzo del quale certamente avremo modo di parlare in una nuova intervista.
Annunziata, in arte Nancy, cominciamo questa nostra chiacchierata a cuore aperto con una classica domanda, o meglio richiesta: presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù
Sono una ragazza semplice, solare ed estroversa. Il mio più grande pregio è il saper estrapolare emozioni in ogni avvenimento della mia vita, trasformando il tutto in pensieri e poesie.
Un vizio - che non è poi un difetto così grave - è quello di comprare libri a profusione; ne leggo in quantità smisurata. Sai, mio mio marito Luca e la nostra libreria cominciano a non apprezzare “la cosa”! (ride)
La mia più grande virtù è il non essermi mai fatta piegare dagli eventi della vita, a volte non semplici da affrontare, e per questo a volte mi sento una guerriera piccola ma tosta. 
Leggendo la tua biografia, ho notato che è stata la poesia ad aiutarti ad uscire “dal guscio”, facendoti vincere la tua proverbiale timidezza, eppure, quando si scrive una poesia è come se ci si mettesse - metaforicamente parlando - a nudo... Come sei riuscita non solo a scriverle ma anche a farle successivamente leggere agli altri?
È vero, la poesia mi ha aiutata ad abbandonare quella bolla di riservatezza che mi ero creata.
Le poesie che compongo arrivano semplicemente, ricordando un avvenimento passato, guardando un film, un'immagine, qualsiasi cosa può smuovere la mia ispirazione.
Se ripenso alla mia infanzia, non avrei mai immaginato di riuscire a condividere la mia passione e pubblicarla in dei libri. La scrittura col passare degli anni è riuscita a far crescere la mia autostima, da quel momento ho capito che ero pronta a condividere le mie opere.
Sii sincera: quali sono state le prime persone a cui le hai fatte leggere e quali sono state le loro primordiali reazioni quando le hanno lette?
In primis a mio marito, penserai che sia di parte, al contrario mi ha aiutata suggerendomi di scavare più a fondo nella mia persona; del resto lui sapeva che c'era molto di più da tirare fuori. Diciamo che dovevo solo guardarmi interiormente andando in profondità.
Poi ci sono stati gli amici e i colleghi che non erano a conoscenza dei temi principali delle mie poesie ma sono rimasti piacevolmente sorpresi, come se si fossero resi conto di come ero davvero, caratterialmente parlando. Si erano emozionati come se avessero ascoltato la loro canzone preferita. E per me certe parole sono un gran successo!
Una cosa è - però - far leggere i propri componimenti poetici a famigliari e amici e un'altra a un pubblico più vasto composto per lo più da persone che non si conoscono... Non hai mai avuto paura del loro giudizio? E più in generale, ti spaventano le critiche? Come le affronti nella quotidianità?
No, il loro giudizio ora non mi fa più paura, ogni cosa negativa a cui vado incontro la prendo come uno sprono per dare sempre il massimo. Fino a qualche anno fa prima di pubblicare la mia prima raccolta di poesie “Anima nel tempo” i possibili giudizi e critiche mi frenavano un po’, ma vedendo che le recensioni non sono mancate, e fortunatamente sono state positive ho deciso di pubblicare la mia seconda raccolta “La Carezza di un sogno” (a breve in vendita).
Inoltre e devo dire che ora i giudizi e critiche altrui li vedo come uno stimolo per continuare  a migliorare.
Quando - a tuo avviso - una critica può risultare costruttiva e quando -invece - è solo fine a se stessa?
Una critica può risultare costruttiva quando consiste nell’invitarmi ad approfondire meglio le sensazioni e i sentimenti quando scrivo poesie.
Mentre quella fine a se stessa è  sentire una persona che nemmeno legge, affermare che è inutile scrivere poesie sull'amore o su altri temi che racchiudono sentimenti.
E tu quanto sai essere critica nei confronti degli altri e autocritica nei tuoi?
Sono molto autocritica, ergo faccio molto spesso viaggi introspettivi in tutti gli aspetti della mia vita. Sono critica in modo razionale e costruttivo e - in alcuni casi - consiglio anche come si può migliorare.
Ti spaventa l'idea di imperfezione e al contrario quella di perfezione?
La perfezione secondo me si divide in due categorie, in primis quella che mi spaventa: ad esempio succede che molte persone sono disposte a tutto per mostrarsi perfette che poi finiscono per scoprirsi noioso e deludenti.
Poi c'è la parte di perfezione che personalmente adoro: quella soggettiva, si può essere essere perfetto per qualcuno che si ama (partner e amici) oppure passare dei momenti indimenticabili (ad esempio una serata intima o un viaggio romantico).
Mentre l’imperfezione non mi spaventa è un modo di essere dalle tante sfaccettature, ti può sorprendere in modo negativo portandoti anche delle delusioni (come si può leggere anche nelle mie poesie) o in modo  positivo facendoti ricredere su ogni cosa che credevi impossibile.
In amore - il tema da te prediletto quando scrivi poesie - come si può vivere in maniera sana il precario equilibrio tra imperfezione e perfezione? Credi che si tenga talvolta a idealizzarlo, o meglio a idealizzare in maniera eccessiva chi ci sta accanto?
Secondo me il rimedio migliore è dare il giusto peso alle cose, bisogna bilanciare ogni dettaglio in base all'importanza che ha. Si tende spesso ad idealizzare in maniera eccessiva chi ci sta accanto senza renderci conto che una persona che per te era perfetta e speciale in realtà era una persona che non meritava nulla delle tue lodi, e fortunatamente non è il mio caso.
I media - in particolare film e romanzi - in che maniera - a tuo avviso - influenzano la visione della perfezione dell'amore? E sopratutto sono loro che in qualche maniera ci inducono a pensare che il sesso e l'amore coincidano?
Viviamo un una società dove soprattutto i giovani cercano incessantemente dei modelli da seguire soprattutto nei film. Quindi si, credo che i media influenzino la visione dell'amore perfetto.
Il sesso e l’amore devono coesistere, il sentimento è senza dubbio importante, ma il contatto fisico è essenziale per non far spegnere quelle sensazioni che tengono l'amore vivo. 
Perché oggigiorno non solo in Letteratura e sul Grande Schermo, ma sopratutto nella vita di tutti i giorni, si tende a non apprezzare l'amore romantico nel senso più moderno possibile?
Oggigiorno - a parer mio - non si conosce l’amore romantico. I Social Network hanno rivoluzionato tutto, anche l’amore.
Ai tempi dei nostri genitori e nonni esistevano solo le lettere e ciò faceva alzare il desiderio, la passione e la voglia di stare assieme superando anche le avversità.
Ci si conosceva così per caso in un bar, l’uomo corteggiava e la donna attendeva la sua mano senza mostrare nulla, giocava con il mistero, con il fascino della scoperta.
Ora molto spesso vedo l'esatto opposto con la differenza che non c'è più mistero e il fascino della scoperta, senza contare che molto spesso troppi amori al primo ostacolo terminano.
Poi è subentrato Facebook, è tutto molto più veloce, non c'è più attesa, tutto troppo virtuale e si bruciano tappe fondamentali.
Credi che molti lo considerino troppo demodé o che lo confondano con quello più etimologico, ovvero di autentico struggimento su se stessi?
Credo che sia una domanda che dovrebbe porsi la società, dove oggi conta più apparire che essere, dove si sono persi alcuni sani principi di una volta, e a pagarne è stato anche l' amore vero, merce sempre più rara, ma oasi felice in cui ognuno di quelli che ha perso fiducia nei veri sentimenti in cuor suo vorrebbe ritrovarsi ed abbeverarsi, saziandosi l'anima. 
Come si può vivere – secondo te – l'amore oggigiorno in maniera sana?
A parere mio l'amore oggigiorno si può vivere in una maniera sana rispettando i seguenti valori: rispetto, fedeltà, sincerità e sostegno, senza dimenticare di non giudicare la libertà di espressione altrui. 
E in particolare, la scrittura, quanto ti ha aiutata a viverlo bene nella tua quotidianità?
La scrittura mi ha aiutata tantissimo, grazie a questo riesco a scoprire nuovi aspetti della mia persona, darmi forza e consapevolezza di poter esprimere tranquillamente i miei sentimenti e le mie emozioni. 
A proposito di quotidianità, com'è la tua? Che ruolo hanno all'interno di essa l'amore, la poesia e la scrittura?
L'amore è la base della mia vita, la poesia e la scrittura sono una valvola di sfogo, mi aiutano a metabolizzare gli eventi della mia vita, dei miei ricordi e maturare.
In quale parte della giornata o della serata ami dedicarti alla scrittura e alla lettura?
Non ho un momento della giornata in cui amo dedicare il mio tempo alla scrittura e alla lettura.
Quando mi si presenta un momento privo di impegni mi faccio rapire da ciò che amo di più, scrivere che è un po’ come sognare ad occhi aperti 
Ma che tipo di lettrice sei?
Sono una lettrice seriale, è impensabile per me non farmi coinvolgere nella trama di qualche romanzo romantico o thriller. Ogni pretesto è buono per leggere! 
Quali sono i tuoi autori preferiti?
Nicholas Sparks, Paula Hawkins, Stephen King, e Jojo Moyes. 
Se dovessi dire un grazie a ognuno di essi, per che cosa li ringrazieresti? E più in generale,  quali altre persone della tua vita vorresti ringraziare e per che cosa?
Nicholas Sparks lo ringrazio per avermi insegnato nel tempo che nell'amore vero si riescono a superare tutte le difficoltà e avversità.
Paula Hawkins per avermi mostrato che nella vita nulla è deciso, tutto è imprevedibile.
Stephen King per la suspance e i colpi di scena che regala nei suoi libri e per il suo stile unico di scrittura.
Jojo Moyes per avermi insegnato che la delicatezza non è solo nella persona ma anche  nella scrittura.
Ringrazio poi  gli amici veri che mi hanno sempre supportato.
Infine vorrei ringraziare mio marito Luca, perché se oggi credo così tanto nell’amore puro è in gran parte merito suo.


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Una nuova vita per il self publishing

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Da diversi anni molti autori - non solo esordienti- hanno scelto di affidarsi al self publishing per pubblicare e promuovere le proprie opere.

Alle basi di questa scelta vi sono le difficoltà di arrivare alla valutazione da parte degli editori tradizionali e il desiderio di avere il controllo della propria opera.
Fino a poco tempo fa la stragrande maggioranza degli stessi venivano pubblicati in e-book: un formato, tuttavia, utilizzato da una parte piuttosto ristretta di lettori.

La novità più recente, come emerge da una ricerca di AIE, Associazione Italiana Editori, è la crescita delle autopubblicazioni di libri fisici, con un incremento dal 2016 al 2017 pari al 64,3%. Nel 2016 5.256 erano i libri di self publisher ufficialmente disponibili, mentre nel 2017 sono stati 8.633. Un notevole incremento che fa intuire come in pochi anni il self publishing sia evoluto e cresciuto anche in tale direzione.

Tuttavia, uscendo dall’immaterialità del digitale, i self publisher si trovano a che fare con le difficoltà di far conoscere e di far pervenire i propri libri all’utente finale, in particolare nel  punto che a tutt’oggi resta ancora l’accesso distributivo privilegiato: la libreria fisica.

A fornire uno straordinario strumento in tale direzione si affaccia sul mercato Passione Scrittore, la piattaforma più recente e innovativa di self publishing con a disposizione dell'utente numerosi servizi in particolare a supporto delle autopubblicazioni in formato cartaceo.

Grazie alla partnership con Mondadori Store, con oltre 600 punti vendita distribuiti in tutta Italia, i libri presenti sulla piattaforma Passione Scrittore possono essere promossi nelle librerie della catena ed essere ordinabili sia nelle librerie Mondadori che sullo store online www.mondadoristore.it. Nelle stesse librerie gli autori-editori possono infatti organizzare presentazioni e firmacopie o acquistare spazi di visibilità, analogamente agli editori tradizionali.

La componente marketing viene inoltre completata dal servizio di consulenza per la promozione sul Web e sui Social Network.

L’ elemento di forte innovazione è costituito quindi dall’ integrazione di promozione del proprio volume e dal modello di distribuzione basato sulla produzione on demand, che dà modo agli autori di disporre di una soluzione che consente contestualmente di far conoscere e rendere disponibile alla vendita il proprio libro senza dover sostenere il costo della stampa di copie in anticipo, con una soglia di ingresso di appena 79€. Tutto il budget dell’autore può quindi essere indirizzato alla promozione del libro.
A questi servizi esclusivi si affiancano i tradizionali servizi editoriali, come l’editing, la correzione bozze e l’impaginazione, e altri più innovativi e particolareggiati come i servizi di coaching e la scheda di valutazione.

Per maggiori informazioni:
www.passionescrittore.it

Ufficio Stampa Passione Scrittore
Laura Gorini
laura.gorini@passionescrittore.it

Se i vigili del fuoco spengono la protesta

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Non è solo una battuta. A Brembate, in provincia di Bergamo, i vigili del fuoco sono intervenuti d'urgenza per rimuovere uno striscione esposto da qualcuno sulla facciata di una casa.
C'era scritto "Non sei il benvenuto"e si riferiva ovviamente a Salvini, atteso di lì a poco per un comizio. Iniziativa dei Vigili dele Fuoco? Ma quando mai: il loro intervento è stato richiesto dalla polizia. Che come è noto dipende dal Ministero degli Interni. Ma il Ministro degli Interni, e cioè Salvini, ha detto che non ne sa niente. Iniziativa autonoma della polizia, quindi. Perché l'avrebbe presa? "Per evitare possibili situazioni di tensione", ha risposto la Questura. Qualcuno si chiede se fosse davvero uno striscione pericoloso al punto da dover scomodare i VV. FF., pagati con i soldi di noi tutti per occuparsi di incendi, allagamenti e terremoti.
L'episodio segue quello di una ragazza di Salerno che nel farsi un selfie con Salvini gli ha chiesto "Non siamo più terroni di m..?". Salvini le ha gridato di cancellare il video provocando l'intervento degli uomini della DIGOS posti a protezione della sua incolumità – ed evidentemente anche della sua immagine – che hanno tolto il telefono alla ragazza all'istante.
Stamattina al bar un signore che incontro spesso mi ha chiesto: "Secondo lei, quando la Lega-allora-Nord chiamava "Terroni di merda" quegli Italiani ai quali ora la Lega-non-più Nord chiede i voti, le forze dell'ordine non avrebbero avuto ragioni di gran lunga più serie per intervenire, visto che si trattava di attacchi molto più duri e pericolosi per l'ordine pubblico rispetto allo striscione di Brembate o al selfie della ragazza salernitana?". Voi cosa gli avreste risposto?

Carlo Barbieri è nato nel 1946 a Palermo. Ha vissuto nel capoluogo siciliano, a Catania, Teheran e Il Cairo, e adesso risiede a Roma. Ha pubblicato Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non, e i gialli La pietra al collo, Il morto con la zebiba (ripubblicato nella collana Noir Italia de IlSole24Ore), Il marchio sulle labbra, Assassinio alla Targa Florio e La difesa del bufalo, gli ultimi tre con Dario Flaccovio Editore. Con la stessa casa editrice ha pubblicato anche la raccolta di racconti Uno sì e uno no. Il suo ultimo libro, dedicato ai lettori più giovani, è Dieci piccoli gialli edito da EL/Einaudi Ragazzi. Barbieri è stato premiato, fra l’altro, al Giallo Garda, al Città di Cattolica, al Città di Sassari, all’Efesto-Città di Catania, allo Scerbanenco@Lignano e, per due volte, all’Umberto Domina. Cura una rubrica con Malgradotutto e collabora con diverse testate web fra le quali fattitaliani.it e MetroNews, il quotidiano delle metro di Roma, Milano e Torino. 

Pasquale Di Nuzzo la new entry di Don Matteo 12

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È Pasquale di Nuzzo la new entry della serie Don Matteo12.

Lo hanno appena annunciato sui profili social di DonMatteorai
Un ruolo intenso e pieno di colpi di scena per l’attore che è nato come ballerino sui banchi di Amici di Maria De Filippi ma subito esploso per il suo talento a livello internazionale come attore
Protagonista nella pellicola “La nuova vita di Violetta” gli ha aperto le porte per il successo nei paesi latini e non solo consacrandolo beniamino dei teenager nelle serie Soy Luna 2 e 3 per la Disney

Bentornato in Italia e in bocca al lupo per questa nuova avventura
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