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Marco Stabile rivelazione di Colorado punta al cuore di Belen Rodriguez

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Da anni è protagonista di musical nei teatri più importanti d’Italia ma la popolarità l’ha travolto da poche settimane complice il suo tormentone GEO GEO GEOGRAFIA e il suo strambalo personaggio nerd portato in scena sul palco di Colorado la trasmissione di Italia 1.

Pigmalione in questo caso è stato proprio il conduttore Paolo Ruffini che ci ha visto lungo in Marco dopo averlo apprezzato in teatro l’ha portato in scena. 
Geniale il personaggio è ancor più geniale il duetto tra lui e l’amatissima Belen. Infatti punta proprio al cuore di Belen e si trasforma alla sua vista. Fulvio è un nerd anni ‘90 con una vera e propria fissazione per la geografia, innamorato follemente di Belen scarta puntualmente tutti gli approcci tipici convinto di poter conquistare il cuore della bellissima Argentina con lo studio di cartine geografiche o studiando intensamente tutta la notte.
Riuscirà nel suo intento? 

Un’esperienza bellissima e dei compagni di lavoro eccezionali, dichiara Stabile, ho scoperto un mondo meraviglioso, un po' come entrare in una squadra di calcio. 
Mi ha fatto piacere ricevere consigli da comici più esperti di me, c’è davvero bisogno di leggerezza e di passare serate spensierate e Colorado ci sta riuscendo alla grande. 

L’appuntamento quindi per questa sera alle 21:15 su Italia 1 e chissà che non riesca finalmente a conquistare la bellissima Belen Rodriguez

Mostra "La città distrutta e la città sotterranea" alla Galleria del Cembalo fino al 24 maggio

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La Galleria del Cembalo di Roma propone, a partire dal 18 aprile fino al 24 maggio 2019, due mostre in dialogo fra loro sul tema della città. Life, Still, di Alessio Romenzi, ed Ergo Sum, di Valerio Polici, raccontano una condizione di precarietà urbana scandita dal passo di chi cerca uno spazio per vivere, oppure una traccia del proprio essere nel mondo, un’affermazione identitaria.

ERGO SUM
Ergo Sum è il progetto fotografico che Valerio Polici ha realizzato tra Europa e Argentina nell’ arco temporale di sei anni. Polici vuole ritrarre la città sotterranea dei writers e la sua prospettiva mette in risalto il legame tra il tessuto urbano e gli artisti, dei quali enfatizza le potenzialità creative e le necessità espressive, elementi che prendono vita di notte, ai margini della città.
Seguendo alcuni writers protagonisti dei suoi scatti, da lui definiti ‘compagni di avventura’, l’artista cattura, in un convulso bianco e nero, i luoghi periferici e interdetti del panorama metropolitano e industriale “in cui le identità definite si perdono e lasciano il passo a infinite possibilità”. È qui l’esperienza stessa, come sottolinea Chiara Pirozzi, a porsi come creatrice di rapporti ‘culturali e sociali, sconosciuti e inaspettati’.
Nonostante Polici sia materialmente dietro la macchina fotografica e quindi “testimone” degli eventi, il suo personale coinvolgimento emotivo segna in modo indelebile un lavoro in grado di restituire visivamente l’adrenalina del momento e l’imprevedibilità del suo epilogo.
Il fotografo stesso racconta di fughe repentine, provocate dal suono improvviso di un allarme, e di lunghe attese, che lui stesso ha vissuto nascosto insieme agli altri street artist, nel tentativo di non farsi cogliere in flagrante dalla vigilanza, di cui si percepisce l’avvicinarsi nella velocità di una messa a fuoco instabile.
Il movimento di quel ‘viaggio negli spazi intestinali della metropoli’ è ulteriormente enfatizzato dall’artista tramite il video presente in mostra. Costruito su un’assonanza con le telecamere di sorveglianza, riproduce in loop l’esperienza errante dei writers. Polici si fa, quindi, protagonista e comparsa di un universo subordinato, la cui voce corre inesausta da una nicchia verso il mondo emerso, di cui la Galleria del Cembalo si propone una moderna cassa di risonanza.

La mostra è stata presentata a Reggio Emilia dal 12 al 14 aprile all’interno del Circuito OFF in occasione dell’edizione 2019 del Festival di Fotografia Europea. 
È organizzata in collaborazione con Spazio C21 (Palazzo Brami).

Valerio Polici vive a Roma e inizia la sua ricerca fotografica con il progetto Ergo Sum. Successivamente partecipa a ‘LAB/ per un laboratorio irregolare’ di Antonio Biasucci. In una mostra collettiva del 2017, la Galleria del Cembalo espone i suoi primi lavori, in cui emerge con forte evidenza come la fotografia sia già per Polici lo strumento privilegiato di un viaggio a ritroso, attraverso il quale sublimare le paure e riconciliarsi con il proprio io. A due anni di distanza, il suo lavoro ritorna e prosegue, rafforzato, nella stessa direzione.
Ergo Sum è stato già esposto alla Biennale di Venezia nel 2016 e al MACROdi Roma nel 2017.


INFO
Galleria del Cembalo
Largo della Fontanella di Borghese, 19 - Roma
Tel. 06 83796619
www.galleriadelcembalo.it

Orari
mercoledì – venerdì | 15.30 – 19.00
sabato | 11.00 – 19.00
oppure su appuntamento
Ingresso gratuito

Cortometraggi, documentari e videoclip: arriva il 12° Festival Internazionale "Tulipani di Seta Nera"

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Tutto pronto per la 12^ edizione di Tulipani di Seta Nera, il Festival Internazionale di cortometraggi a tema dedicato al cinema sociale istituito dall’Associazione Università Cerca Lavoro con il sostegno di Regione Lazio e Roma Lazio Film Commission.

La manifestazione si terrà dal 3 al 5 maggio nella Capitale: nelle prime due giornate, presso il Cinema Barberini, verranno proiettati i cortometraggi, documentari e i videoclip finalisti mentre durante la serata finale, il 5 maggio, nella splendida cornice del Teatro Brancaccio, si terrà la serata di Gala condotta da Metis Di Meo e Franco di Mare alla presenza di referenti istituzionali e personalità di spicco del mondo della televisione, cinema e spettacolo.

“L’obiettivo del festival è quello di promuovere le migliori opere per creare un punto d’incontro solidale tra il mondo del cinema e il mondo reale fatto di persone e di storie differenti e dare vetrina ai nuovi registi che sappiano affrontare i temi della diversità. La nostra missione diventa non il semplice racconto di una diversità ma l’essenza della diversità, sapendola soprattutto valorizzare” dichiarano i fondatori della manifestazione Paola Tassone, Direttore artistico, Diego Righini, Presidente del festival, Ilaria Battistelli, Presidente dell’Associazione Università Cerca Lavoro e Leonardo Jannitti Piromallo, produttore.

I NUMERI E I TEMI

Cortometraggi, documentari e videoclip: sono ben oltre 150 le candidature arrivate da ogni parte d’Italia ma anche da paesi europei come la Spagna e la Francia. I cortometraggi finalisti affrontano importanti tematiche sociali senza stereotipi parlandone anche con ironia, come la disabilità congenita ma anche post-traumatica; il valore dell’autodeterminazione del genere femminile, e non solo; l’isolamento non curante attorno a quelle categorie che la società dimentica o abbandona; il pregiudizio, l’emarginazione, la pedofilia e l’eutanasia.

I PREMI E LE GIURIE

La Giuria di VariEtà, comprendente professionisti del cinema, del sociale e della società civile che hanno grande attenzione verso il cortometraggio come strumento di comunicazione sociale assegnerà il premio Sorriso Diverso di VariEtà.

La Giuria tecnica- presieduta da Caterina D’Amico, Carlo Brancaleoni (Rai Cinema), Laura Bortolozzi (Rai Gold), Valeria Milillo (attrice), Mimmo Calopresti (regista) e Vince Tempera (maestro d’orchestra) – avrà l’arduo compito di designare il vincitore per la parte di cortometraggi e documentari.

Anche quest’anno grazie alle partnership con Rai Cinema torna il Premio “SORRISO DIVERSO RAI CINEMA CHANNEL”: i 30 cortometraggi che hanno passato la prima selezione concorrono per il riconoscimento di questo premio speciale che verrà assegnato dal pubblico del mondo digitale all’opera che riceverà il maggior numero di visualizzazioni sul canale appositamente creato da RAI (www.tulipanidisetanera.rai.it).

LE NOVITA’

Molte ed entusiasmanti le novità introdotte quest’anno dalla manifestazione che oltre ai cortometraggi, documentari e spot valorizzerà anche i videoclip musicali attraverso il Premio #SocialClip. La sezione dedicata ai videoclip, nata come costola del festival di cortometraggi, diventa infatti indipendente arricchendosi della collaborazione artistica di Radio RAI 1, Fenix Entertainment e RID 96.8 FM.
Attraverso il premio #SocialClip si vuole sottolineare come, attraverso i videoclip musicali, immagini, testi e musiche possano concorre per raccontare storie di importante valore sociale, grazie alla capacità della musica di farsi strumento di comunicazione universale. Il premio, che vuole coinvolgere anche i più giovani, permette e incoraggia l’utilizzo degli smartphone per le riprese, in quanto essi sono ormai divenuti i mezzi comunicativi della quotidianità per eccellenza e sono, da un po’ di tempo, utilizzati anche per la realizzazione di videoclip di cantanti professionisti. Il premio #SocialClip sarà condotto da Serena Gray e la giuria sarà presieduta Grazia Di Michele e dai vice-presidenti Riccardo Di Pasquale, Michelle Marie Castiello ed è composta da Gian Maurizio Foderaro, Christian Marazziti, Gianni Sergio, Carolina Rey con lo sponsor tecnico Fenix Entertainment e media partner RID 96.8.

Tra le novità principali di quest’anno, Tulipani di Seta Nera vanta un gemellaggio con ASL Roma 1 per la campagna Depressione post-partum: una diagnosi precoce per un intervento efficace. Durante il festival sarà proiettato uno spot realizzato da ASL Roma 1 in collaborazione con TSN, progetto ideato e coordinato dal Prof. Pietro Saccucci, Direttore del Dipartimento per la Salute della Donna e di fisiopatologia della riproduzione ASL Roma 1.

Altra importantissima novità, il lancio di una challenge legata a Tik Tok, il social network più utilizzato dai millennials che ha totalmente rivoluzionato il mondo web, intitolata #insiemeperilsociale e creata da Greater Fool Media, che propone a tutti i tiktokers di spiegare in 30 secondi cos’è per loro la diversità con l’obiettivo di poter affrontare questa tematica anche con il pubblico più giovane.

Quest’anno FTSN ha realizzato una collaborazione importante con il Premio Charlot, il festival della comicità arrivato alla 30esima edizione, dove sono passati da Sordi a Manfredi, da Verdone ad Albertazzi. Il festival è ispirato al grande Charlie Chaplin, antesignano dei cortometraggi ma soprattutto un artista che, con un sorriso, ha trattato le forti tematiche sulla diversità.

La XII^ edizione del Festival Internazionale Tulipani di Seta Nera quest’anno apre alle scuole superiori, selezionando tra i migliori progetti sviluppati in ambito scolastico. Durante il festival, infatti, saranno proiettati i migliori corti vincitori del concorso “Filma la Bellezza” concorso di opere audiovisive prodotte dai ragazzi delle scuole Italiane curato della psicologa dell’arte Paola Dei.

Come nelle passate edizioni anche quest’anno per tutta la manifestazione sarà garantito il servizio d’interpretariato da/in lingua dei segni italiana (LIS) gentilmente offerto dall’Ente Nazionale Sordi – ENS Onlus.

Vittoriana Abate, compleanno glamour per l'inviata di "Porta a porta"

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È stato un compleanno all’insegna del glamour e dell’eleganza, quello organizzato per la giornalista, scrittrice e conduttrice Vittoriana Abate, da diversi anni inviata del programma di punta di Rai1 “Porta a porta”.
La bionda anchor-woman di origine salernitane ha riunito per l’occasione parenti, amici ed esponenti di spicco del mondo del giornalismo, della politica e della TV nella raffinata cornice del ristorante Profumo di Roma. Tra i vip presenti: il padrone di casa di “Porta a porta” Bruno Vespa; la criminologa Roberta Bruzzone; il direttore del TG2 Gennaro Sangiuliano; le conduttrici Roberta Morise, Manila Nazzaro, Monica Marangoni e Angela Tuccia; Valerio Rossi Albertini; l’astrologo Rino Jupiter; le giornaliste del TG1 Adriana Pannitteri e Valentina Bisti; Josephine Alessio di Rai News; Peppe Malara del Tg2; Giancarla Rondinelli di Mediaset; Mariella Anziano del del TGR; Alessandra Carli del TG3; Marzia Roncacci dal Tg2 e Ballando con le stelle; l’avvocato e conduttore Cataldo Calabretta; l’onorevole Micaela Biancofiore; l’assessore della Regione Liguria Ilaria Cavo; la criminologa Flaminia Bolzan; Francesca Pozzi del TG5; Marisela Federici; Conchita Borrelli; Fulco Ruffo di Calabria; gli avvocati Gian Ettore Gassani e Daniele Bocciolini; Monica Macchioni; Cristiana Mangani; Paola Balducci; gli psicologi Stefano Callipo, Annamaria Casale, Maura Manca e Simona Abate; Matteo Pandini; Luca Sbardella; Cristiana Luciani; Domenico Forgiuele; Vira Carbone; Renzo Lusetti, Hella Carbone; Albino Maiore; Sciantal Sciuto; Leda Galiuto; Roberta Belchi con l’editore Piero Graus; Paola Picilli; Luca D’alessandro; il chirurgo dei vip Paolo Mezzana; gli autori di “Porta a porta” Antonella Martinelli e Maurizio Ricci con la redazione del programma al gran completo; il professor Vincenzo Mastronardi; Marco Ferraglioni; Micaela Ottomano; la cantautrice Sara Galimberti; i giornalisti Luigi Miliucci, Tommaso Martinelli, Sacha Lunatici, Paola Trotta e Thomas Cardinali. Presenti, inoltre, alti magistrati ordinari amministrativi. Tra gustose portate, champagne a fiumi e un’incantevole torta monumentale, la Abate è scesa in pista per un romantico ballo con il suo compagno: l’onorevole Simone Billi, in quota Lega, di origini fiorentine ma residente in Svizzera. Una storia, la loro, nata lontano dai Palazzi della politica, visto che il loro primo incontro, un colpo di fulmine in piena regola, è avvenuto casualmente su un aereo Roma-Zurigo. La bella Vittoriana, nel corso della serata, ha danzato sotto gli occhi divertiti di tutti i presenti anche con il suo storico “capo” Bruno Vespa, che con la sua proverbiale classe e la sua spiccata ironia, le ha concesso un indimenticabile ballo. Rigorosamente top-secret l’età della festeggiata, che per l’occasione due elegantissimi abiti, posando con i suoi numerosi ospiti davanti a un enorme pannello photocall in cui era impressa la sua gigantografia.

Attack The Sun, uscito "Parallel Systems" EP di debutto

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Parallel Systems è l'EP di debutto degli Attack the Sun, uscito il 29 marzo per Sorry Mom!.

Registrato, mixato e masterizzato presso "Produzioni Fantasma" da Andrea "Spazza" Rigoni, Parallel Systems è un concentrato di energia che spazia tra il rock, l'elettronica ed il rap in 6 prorompenti tracce.

MY END
My End rappresenta il coraggio di superare le insidie che ci si presentano nella vita. Le paure che ci bloccano, non ci fanno andare avanti e che ci chiudono in noi stessi, rendendoci timidi e vulnerabili. Il brano focalizza l’attenzione su come la musica possa essere la nostra salvezza, la nostra guida e la risposta ad ogni nostro dubbio.

BY MY SIDE
Cosa significa amare una persona così tanto da fidarsi di lei? Cosa significa costruire un rapporto basato sulla fiducia, la lealtà, l’onesta e il rispetto reciproco?
Gli Attack the Sun con By My Side mettono in discussione loro stessi e l' ascoltatore, portandolo a riflettere. Riflettere sulla vita e sui suoi valori più importanti.
In questo momento storico i legami si rompono più facilmente e non si combatte per rimediare ad un errore e salvaguardare un rapporto, che sia di amicizia o di amore.
By My Side è uno sprono a dare tutto noi stessi per coloro che amiamo, la nostra vita al servizio degli altri. 

NOTHING BETTER
Nothing Better singolo di debutto degli Attack the Sun, è un inno di incoraggiamento, un grido che vuole aiutare a superare gli ostacoli più duri nel cammino verso la consacrazione di un artista.
Protagonista è infatti l’artista “sotto attacco”: l’unico freno e limite alla propria ascesa personale è dato dalla capacità di soppesare con intelligenza o meno, le critiche e i giudizi altrui. Nothing Better vuole essere colonna sonora della vita di ogni artista, descrizione del difficile percorso tra avversità e crescita personale.

PARALLEL UNIVERSE
Parallel Universe è un brano che tratta anch'esso di una relazione. Entra in gioco, in questo caso, il tema dell’alienazione dell’uomo. Il protagonista sente dentro di sé che ha fatto la scelta giusta a lasciare la sua ragazza, tuttavia con questa rottura si sente solo e abbandonato, quasi alienato in un universo parallelo. Il pezzo può essere anche letto come metafora dell’alienazione dell’uomo in generale: non ci si sente a proprio agio in un mondo che non ruota come si vorrebbe e quindi la fuga verso un universo parallelo.

MY BREATH
My Breath è più intenso e intimista nel testo. Si presenta come una sorta di preghiera a tu per tu con il Signore, in cui chi canta cerca di trovare nel raccoglimento uno spiraglio di luce dopo una relazione andata male. Qui entra in gioco la ricerca personale del protagonista.

OUT OF SYSTEM
È il pezzo più rivoluzionario del disco ed anche quello che si discosta in termini di tematica dalle precedenti tracce. Out of System fa riferimento a “1984” di Orwell, in cui il protagonista critica la società e l’uso massiccio dei media. È una critica al controllo e la pressione da parte delle tv, delle radio e di tutti i media (racchiusi come Il Grande Fratello), che in questo momento storico stanno controllando la nostra privacy e la nostra vita. 
Il ribadire che SIAMO VIVI nel ritornello è il messaggio del pezzo, non siamo burattini nelle mani di qualcuno, ma esseri umani con una propria vita e un proprio pensiero.
Gli Attack the Sun, giovane band della provincia di Verona, sono tre ragazzi: Alessandro (voce, rapping e tastiere), Francesco (chitarra) e Giacomo (batteria).
Scelgono questo nome al limite dell'onirico e del sovrannaturale perché il 20 marzo 2015, il giorno della loro prima prova, è avvenuta una bellissima eclissi solare.
A metà del 2016 si chiudono in studio per dare vita il 27 luglio, alla loro prima demo, disponibile sia in formato fisico che digitale (su BandCamp e YouTube).
A settembre 2017 hanno partecipato al Marilù Rock Contest #5, arrivando secondi in classifica. Nel 2018 partecipano a vari contest tra cui Vicenza Rock Contest, Pistoia Blues Festival: Obiettivo BluesIn, Sanremo Rock & Trend Festival e Invasioni Sonore. Il 26 maggio dello stesso anno vincono la 9°edizione del Vicenza Rock Contest andando di diritto a suonare al Ferrock Festival di Vicenza, in apertura ai Los Massadores, e al MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza.

Il 28 settembre pubblicano il loro primo singolo “Nothing Better” accompagnato da un video ufficiale su YouTube, brano che anticipa l'uscita del loro EP d'esordio intitolato “Parallel Systems”, uscito il 29 marzo.

Il loro genere spazia all'interno dell’universo Alternative Rock, sperimentando suoni elettronici, riff più rockeggianti, vocalizzi melodici e strofe rap. Fonte di ispirazione quotidiana sono Muse, Twenty-One Pilots, Coldplay, Nothing but Thieves, Linkin Park, Thirty Seconds to Mars, Placebo, Portugal. The Man.


GUARDA IL VIDEO DI "NOTHING BETTER"
https://www.youtube.com/watch?v=unDD5OnbFCA
PARALLEL SYSTEMS
E' PRESENTE IN TUTTI I DIGITAL STORES E PIATTAFORME STREAMING.

Salvamamme Birthday Center, vip a sorpresa per la festa di compleanno e non dei gemelli delle famiglie dell’associazione

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Due testimonial vip, Vincenzo Bocciarelli e Karin Proia, sono approdati ieri a sorpresa al Family Support Center di Croce Rossa Roma e di Salvamamme per la festa di compleanno, e non, dei gemelli delle famiglie in difficoltà socio-economica dell’associazione e del lancio del progetto “Birthday Center”, finanziato dalla Regione Lazio con i fondi statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al quale cinquecento bambini tra 1 e 10 anni potranno festeggiare il loro compleanno con  un party in piena regola con tanto di torta, regali e candeline.
Al fianco del Salvamamme, come sempre, i tecnici del settore giovanile delle Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato, capitanati dal responsabile eventi sociali, Massimiliano Bizzozero, con a seguito una delegazione di gemelli piccoli atleti.

Per i bimbi e i loro genitori l’associazione ha voluto regalare oggi un momento di pura gioia ed emozione con una grande festa, tantissimi doni per i giovani festeggiati, un coniglio pasquale con un cesto di piccole uova e tanti giochi.

Tra doni e leccornie per tutti anche un uovo gigante dono della Coop “Tirreno” e “Mamma Roma e i suoi figli migliori” aperto dall’ospite d’onore, Debora Diodati, Presidente della CRI di Roma e dalla Presidente di Salvamamme, Maria Grazia Passeri. “Un uovo pieno di amore e di solidarietà” - dichiarano Fabio Brai, coordinatore sezione soci Roma e Lazio Sud Unicoop Tirreno e Paolo Masini, Presidente Mamma Roma e i suoi figli migliori - “in una Roma pensata come città comunità al fianco di Salvamamme che si adopera ogni giorno per il benessere delle persone più fragili”.

E per finire squisite colombe donate dai maestri pasticcieri Dario Saltarelli di Baia Domizia e Alessandro Rizzo di Tercento e tanti gelati donati da Algida e distribuiti dai due ospiti che hanno animato l’evento.

Una Pasqua per tutte le famiglie del Salvamamme, anche quelle con bimbi malati, grazie al prezioso supporto di Angeli in Moto, che hanno raccolto e stanno distribuendo tantissime uova di pasqua e pacchi pasquali a domicilio.

Non solo i bimbi nei pensieri dell’associazione, ma anche le adolescenti e le mamme, per questo motivo nei prossimi giorni, grazie anche al contributo di Patrizia Mirigliani che oggi ha donato una fornitura di abiti da sera, scarpe gioiello, abbigliamento e costumi, organizzerà, come già di consuetudine, la boutique per le cerimonie in aiuto alle signore e ragazze che hanno in programma un evento,  “un piccolo contributo per farle sentire vere e proprie Miss - spiega la Patron di Miss Italia - perché è importante per una donna o una giovane sentirsi bella negli eventi importanti della sua vita”.

Cultura-Turismo, aperti a Pasqua e Pasquetta tutti i siti del Parco di Naxos Taormina

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Saranno regolarmente aperti anche a Pasqua e Pasquetta, domenica 21 e lunedì 22 aprile - con orario continuato dalle 9 e fino a un’ora prima del tramonto - i siti gestiti dal Parco Archeologico Naxos - Taormina: il Teatro antico, l’Area archeologica e il Museo di Naxos, l’Isola Bella. 
A questi si aggiunge da qualche giorno anche Palazzo Ciampoli, nel centro storico della cittadina, dove dal 15 aprile e fino al 15 giugno, in prestito dal museo di Milano, sono in mostra 58 bronzi di Francesco Messina scultore originario di Linguaglossa e tra i massimi protagonisti del Novecento, autore – fra l’altro – del Cavallo Morente, statua icona della Rai. Visite dalle 9 alle 19.30 con ingresso gratuito. I siti e la mostra a Palazzo Ciampoli sono aperti tutti i giorni dell’anno.
E c’è una straordinaria novità, a Taormina, per le migliaia di turisti che già da giorni affollano i siti del Parco: oltre 4500 i visitatori del Teatro antico, lunedì scorso, complice una combinazione favorevole di crocieristi e gite scolastiche. La novità del 2019 è l’introduzione del “Sentiero di Goethe”,un percorso pedonale immerso nel verde di ulivi e pini secolari che, partendo a valle dal secondo ingresso del Teatro - in via Bagnoli Croce (vicino alla Villa Comunale) – conduce dopo una serie di tornanti fino a monte, ossia sul proscenio del magnifico monumento: Una lenta e spettacolare ascesa - spiega il direttore del Parco, arch. Vera Greco - fra le essenze e il verde della macchia mediterranea che, sulla scia dei celebri viaggiatori delGran Tour, riserva ai visitatori vedute e scorci sul mare, sull’Etna e infine – culmine della passeggiata e quasi una sorta di akmè – l’emozionante svelamento della maestosità del Teatro antico che lascia stupefatti grandi e piccoli visitatori”.

La seconda biglietteria di via Bagnoli Croce, inoltre, è stata di recente oggetto di un progetto di restyling che ha coinvolto tutta la segnaletica dell’area archeologica con indicazioni bilingue, icone e informazioni utili a conoscere i vari servizi e esplorare varie zone scoprendo nuovi scorci paesaggistici. Chi vuole immergersi nell’atmosfera dei primi coloni greci che sbarcarono in Sicilia, forse attratti dal “faro” dell’Etna le cui colonne di fumo da millenni sono visibili a distanza dal mare e dalla terra, potrà visitare l’area archeologica e il museo di Naxos, a Giardini, proprio in riva al mare della quieta baia di Schisò, dove i greci ancoravano le loro navi.

“Puntiamo ad ampliare l’offerta di servizi del Parco su Naxos e Taormina – conclude la Greco - per proporre un’esperienza di viaggio e conoscenza più coinvolgente e integrante anche dando valore al tempo dei nostri visitatori: da due anni, infatti, è possibile acquistare i biglietti online ed evitare le code alla cassa. Fra le novità di questa primavera c’è anche Palazzo Ciampoli, edificio storico restaurato dalla Regione Siciliana e trasformato in contenitore d’arte con la grande mostra dedicata allo scultore di origine siciliana Francesco Messina: un’operazione di indubbio valore sociale e culturale, oltre che di restituzione alla memoria della sua terra e dei suoi conterranei, per il quale è stato scelto l’ingresso gratuito”. Infowww.parconaxostaormina.com


·       Acquisto biglietti online qui, a cura di Aditus Culture, concessionario dei servizi aggiuntivi
·       Parco Archeologico Naxos Taormina su Youtube    Facebook


Parco Archeologico di Naxos – Taormina
Il Parco archeologico di Naxos–Taormina è stato istituito nel 2007 e gode di autonomia scientifica e di ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria. Nel 2013 al Parco Archeologico di Naxos-Taormina è stata affidata la gestione del Museo Archeologico di Naxos e delle sue collezioni; del Teatro Antico di Taormina; di Villa Caronia (sede amministrativa del Parco); del Museo naturalistico di Isolabella e delle aree archeologiche di Taormina e Francavilla. Dal luglio 2016 è diretto dall’arch. Vera Greco. Fra i grandi eventi gestiti dal Parco e che hanno visto in protagonista il Teatro Antico di Taormina – secondo sito più visitato in Sicilia dopo la Valle dei Templi, mentre il sito di Naxos è sesto nella classifica italiana - figurano il G7 del maggio 2017 e la visita del Dalai Lama nel settembre dello stesso anno.

La mia vita a 300 all’ora il libro di Pasquale Mele, da una profonda testimonianza vissuta

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La mia vita a 300 all’oraè il titolo dello splendido libro di Pasquale Mele, una storia vera, di un padre e un figlio, e biglietto da visita di una lodevole iniziativa che nasce da una profonda testimonianza vissuta.

Si descrive così, Pasquale Mele e così racconta anche un libro che va letto tutto d’un fiato. “Sono il papà di un ragazzo che all’età di un anno e mezzo fu colpito da un neuroblastoma (un tumore infantile che è la prima causa di morte in età prescolare). Fu curato a Genova presso l’Ospedale Pediatrico G. Gaslini. Questo tipo di patologia ancora oggi ha un tasso di mortalità elevatissimo per i giovani, secondo solo alla leucemia. Grazie a Dio mio figlio dopo sei lunghi mesi di calvario, chemio e vari interventi, è guarito perfettamente ed oggi ha 15 anni. A tal proposito io, che nella vita m’interesso di automobili da corsa, pensai di scrivere quanto era capitato alla mia famiglia per tenerlo in un cassetto (come se fosse un segreto fra me e il mondo che mi circonda). Nel corso di tutti questi anni ho sempre collaborato con l’Associazione Italiana Lotta al Neuroblastoma -con sede presso l’Ospedale G. Gaslini- che si occupa di fornire fondi alla ricerca scientifica che lotta contro questa terribile malattia. Per l’Associazione ho intrapreso molte iniziative, alcune davvero impensabili, donando tantissimo sia in termini economici e,soprattutto umani, coinvolgendo amici e partecipando a manifestazioni d’intrattenimento di vario genere”. E poi questo diario segreto è diventato un libro, con l’aiuto di qualche amico per la rivisitazione dei testi e l’inserimento d’illustrazioni a disegno in carboncino, questa narrazione si è trasformata in un piccolo grande capolavoro a scopo di beneficenza: “La mia vita a 300 all’ora” che non parla di auto ma di come una famiglia ha combattuto (e continua a farlo per salvare altri figli come il nostro) contro la malattia che si può e si deve vincere.
“Il mio racconto che si può leggere anche in un paio di ore, è stato consegnato a sua Santità Papa Francesco durante l’udienza del 18 ottobre 2017, ed è anche stato trasformato in audio-libro per i non vedenti dall’attore napoletano Alessandro Incerto  che ha partecipato alla serie “I bastardi di Pizzofalcone”.  Sto avendo grandi soddisfazioni da questo mio grande progetto che mi impegna tantissimo , ma lo faccio con il cuore e con l’anima, infatti sto incominciando a “raccogliere” i primi frutti : attualmente il libro è in vendita, con successo, sul sito ufficiale dell’Associazione Italiana Lotta al Neuroblastoma, alla quale lo fornisco gratuitamente così da poter devolvere il 100% dell’incasso in favore della ricerca scientifica” conclude Mele.

Un grande dono la vita, soprattutto se vissuta a 300 all’ora. E con un grande cuore.

Un libro da leggere assolutamente.

Musical, il produttore Giuseppe Di Falco: il teatro per me è vocazione, un'urgenza, un bisogno primario. L'intervista

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Giuseppe Di Falcoè il produttore del nuovo musical L'Ascensore, interpretato da Danilo Brugia, Elena Mancuso e Luca Giacomelli Ferrarini, presto in tournée in giro per l'Italia. L'intervista.

Come è nata l'idea di questo musical?
Cercavo uno spettacolo che avesse la storia al centro di tutto. Vengo dal teatro musicale, dove spesso l’attorialità e la storia lasciano il posto al grande allestimento che rare volte ti lascia qualcosa dentro. Invece, in questo momento della mia carriera, ero alla ricerca di un testo intenso, che potesse coniugare le mie radici (rappresentante dal teatro musicale), con un’intensa storia che potrebbe essere una storia di chiunque, di una qualsiasi coppia relegata tra i problemi della modernità. “L’Ascensore” nasce proprio da questo desiderio, e, una serie di combinazioni favorevoli mi hanno spinto ad osare.
Su quali basi si è formato ed è stato scelto il cast? 
Lo spettacolo è affidato solo ed esclusivamente a tre attori, che, oltre ad essere gli unici protagonisti della storia, hanno anche il compito di consegnare al pubblico, scena dopo scena, piccoli indizi per ricostruire la vicenda e sarà proprio il pubblico a capire la verità.
La scelta del cast non è mai così immediata, anche perché in uno spettacolo musicale bisogna tener conto di tante qualità che un interprete deve possedere inevitabilmente e non è mai una scelta che compio da solo. È un lavoro di concerto che faccio insieme ai miei collaboratori: Matteo Borghi, il regista, che ha adattato lo spettacolo dallo spagnolo all’italiano, insieme a Nino Pratticò; Eleonora Beddini che cura la direzione musicale e Luca Peluso a cui sono affidati i movimenti coreografici che rendono lo spettacolo ancora più particolare.
Di primo acchito, come spesso accade quando penso di mettere in scena uno spettacolo, mi sono immaginato la grafica della locandina: tre volti protagonisti che parlano alla gente attraverso l’espressione e lo sguardo.
Da lì, la mia mente si è subito figurata l’interprete femminile, Elena Mancuso, una delle più breve attrici e cantanti del teatro musicale italiano al quale ho subito proposto il ruolo che ha accettato senza pensarci un attimo.
La scelta degli interpreti maschili, invece, è avvenuta praticamente senza pensarci due volte, avendo già le idee chiare sul tipo di interpreti che reputavo giusti per questa produzione. Il ruolo di Mark è stato affidato a Luca Giacomelli Ferrarini, tra i più quotati performer di musical degli ultimi anni e Danilo Brugia, nel ruolo di John, attore e cantante con diverse esperienze televisive e teatrali che mi è subito risultato adatto per il ruolo.
Il cast è molto affiatato e questo è un aspetto importante quando si crea una nuova produzione: il feeling che si crea fuori dal palco si nota immediatamente in scena e la performance acquista un valore aggiunto.
In breve qual è il motivo per cui questo spettacolo è assolutamente da vedere?
È una storia intensa, diversa dalle altre, piena di suspence e romanticismo, che appassionerà tutti. 
Ci si appassiona ai personaggi e si ha voglia di sapere come va a finire e che ruolo ha ognuno nella vicenda.
Dolcezza, tensione, pathos, mistero e un grande segreto sono gli ingredienti principali di questa novità assoluta per l’Italia. Inoltre, lo spettacolo è interamente suonato dal vivo da Eleonora Beddini, direttrice musicale e vocale, che ha arricchito la partitura scritta da José Masegosa con un gusto “cinematografico”, che dona un sapore particolare e intenso alla colonna sonora. 
Giuseppe Di Falco
Sei un giovane produttore: da dove nasce la tua passione per il teatro?
Nasce esattamente con me. Il Teatro per me è una vocazione, un’urgenza, un bisogno primario dove sento di dare il meglio di me stesso. 
Altri progetti futuri e altri a cui hai  gia lavorato?
Attualmente collaboro attivamente con la “PeepArrow Entertainment” impegnata nella produzione dello spettacolo “School Of Rock” il musical di Andrew Lloyd Webber, per la prima volta in Italia, con protagonista Lillo e 12 allievi dell’Accademia il Sistina, tratto dal celeberrimo film. Un vero onore per me.
Per il futuro ho altri progetti nel cassetto che cercherò di realizzare piano piano continuando sulla ricerca di titoli interessanti dove la storia e gli attori sono al centro di tutto.
Ricordiamo date e tappe del musical in giro per l'Italia?
Debuttiamo al Teatro Cestello di Firenze, dal 26 al 28 aprile e poi replichiamo a Roma al Nuovo Teatro Orione il 2 maggio, a Trevi al Teatro Clitunno il 3 maggio e a Spello il 4 maggio. Continuiamo il tour a Milano il 10 maggio all’Ecometro e a Torino l’11 maggio al Teatro Cardinal Massaia e chiudiamo questa prima stagione al Teatro Alida Ferrarini di Villafranca di Verona il 18 e 19 maggio.
Tutte le info e le date su www.lascensoreilmusical.it

Marvo, uscito "Emme" ep di esordio di Marco Lombardi

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EMME è l’EP di esordio di Marvo, estensione musicale di Marco Lombardi. Un progetto che crea empatia con la musica, trasformando la malinconia e la tristezza in atmosfere dance-elettroniche.  In EMME la musica sovrasta le parole, scegliendo i termini giusti da utilizzare e scartando tutte quelle parole banali e usate in maniera inflazionata.

“Le parole hanno tanta importanza e ad alcune di esse dobbiamo stringerci per scegliere di vivere e non sopravvivere” – Marvo
EMME è un’idea che nasce da una vibrazione e che prova ad evolversi in qualcosa di più grande, qualcosa di sperimentale e riuscendo a sorprenderti con le sue sonorità retrowave.
"Ho scelto EMME per la sua semplicita' ed immediatezza, per la sua sonorita' e per il mio nome ovviamente" - MARVO                                                                                                     
"M di Marvo,M di Marco, M di Malinconia , EMME di tanto altro ancora"

https://www.facebook.com/marvomusica/  | https://www.instagram.com/marvomusica/

BIOGRAFIA
MARVO – Non è soltanto l’alterego musicale di Marco Lombardi, come Peter Parker non è solo l’alterego di Spiderman. Il mondo Marvel è fatto di supereroi che nella vita di tutti i giorni sono uomini normali, con problemi personali, emozioni, battaglie quotidiane, questo è il mondo di Marvo, un mondo normale ma anche un po’ speciale, che intreccia varie fasi musicali e rende moderne anche sonorità passate. Marvo si rivolge a tutte le persone empatiche e introverse, attraverso i suoi brani il compositore vuole far capire loro che si può comunicare in qualche modo, che non bisogna tenersi tutto dentro. Quando suona, Marvo ti prende per mano e ti trascina nel suo mondo, ti contagia, è straniante, ti pervade di stupore. Il mondo di Marvo lotta per noi, con le sue atmosfere elettroniche - come in un fantasy game.

MARCO LOMBARDI – Classe 1986, amante della musica in generale, ma con la frenesia di scoprire sempre cose nuove. Questo l’ha portato ad approcciarsi a più strumenti (pianoforte, tromba, armonica, tra gli altri). Marco è un ragazzo che ha sempre divorato musica: dal sound black al rock, dal pop al cantautorato impegnato italiano. Tutta questa musica l’ha portato in un’altra direzione, forse mai l’avrebbe detto, ma alla fine è riuscito a tirare fuori delle sonorità nuove, fresche, ma inconsce.

Ester Cecere, scrittrice, poetessa e ricercatore biologo: “per me scrivere non è un passatempo bensì un’esigenza irrinunciabile”

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Intervista di Andrea Giostra.

Ciao Ester, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Sei una scrittrice, ma anche una biologa ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Ester nella sua professione e nella sua passione per l’arte della scrittura?
Innanzitutto, grazie a te per la disponibilità a dialogare con me. Ai lettori preferisco presentarmi come ricercatrice del CNR che si occupa di biologia marina. Esercito la mia professione con passione, con amore, quello stesso amore che nutro per il mare e per la natura sensu lato. Ho sempre affermato di essere fortunata poiché il mio lavoro è anche il mio hobby. Pertanto, Ester nella professione è una persona motivata nonostante la gravissima crisi in cui versa la ricerca italiana oggi. La scrittura è il mio vero hobby, nel senso che non mi dà da vivere. Forse hobby non è il termine giusto, poiché per me scrivere non è un passatempo bensì un’esigenza irrinunciabile, non posso fare a meno di scrivere quando percepisco l’urgenza di “dire” qualcosa, sia in poesia sia in prosa.
Sei una biologa marina, con una passione viscerale per il mare del quale ti occupi sia per la tua professione che attraverso il tuo talento artistico letterario. Come si conciliano le tue due grandi passioni, la scrittura e la scienza marina? Quando l’una influenza l’altra?
Amo il mare in ogni suo aspetto, sin dalla tenera età, così come amo la navigazione da diporto. Sono nata in una città che si affaccia sul mare, anzi su due mari per la verità, Mar Piccolo e Mar Grande. Ho fatto il primo bagno in mare quando avevo pochi mesi di vita e ho governato per la prima volta un motoscafo a dodici anni! Anche la passione per la scrittura si è palesata in me quando ero molto giovane. Infatti, quando frequentavo le scuole elementari, ho scritto alcune fiabe e ho incominciato a scrivere poesie a quattordici anni. Se volessi cercare un trait d’union tra queste mie due fortissime passioni, direi che esso è rappresentato sicuramente dal mare. Inizialmente, il mare, a cui penso come al mio liquido amniotico, ha influenzato la scrittura. Il mare può essere metafora della vita. In tal senso, esso ricorre spesso nelle mie poesie e molte delle vicende che narro si svolgono sul mare o nei suoi pressi. Non a caso, la mia prima raccolta di poesie si intitola “Burrasche e brezze” dove burrasche e brezze non sono solo due termini che appartengono al campo semantico del mare ma sono usati come metafora della vita di ogni essere umano. Le burrasche sono infatti i momenti difficili, pieni di sconforto, sono i problemi, le tempeste contro le quali ognuno di noi si confronta più o meno spesso. Le brezze, al contrario, essendo venti deboli, solitamente gradevoli, rappresentano gli attimi di quiete, di tranquillità, di gioia, anche se solo momentanea. Negli ultimi anni, da quando scrivo con più assiduità, anche la scrittura sta influenzando la mia professione. Mi spiego meglio: quando vado al mare per campionare non mi guardo intorno solo come ricercatrice, ma anche come scrittrice; osservo con attenzione l’ambiente che mi circonda ma anche gli esseri viventi presenti, umani e non, per carpirne il modo di interagire fra loro e l’ambiente stesso e qualunque atteggiamento o accadimento che susciti la mia curiosità o evochi in me impressioni e suggestioni. 
Recentemente hai pubblicato la raccolta di racconti “Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio”, edito nel febbraio 2019 da WIP edizioni. Vuoi raccontarci come nasce questo progetto? Di cosa parla il tuo libro? 
Come ho già detto, ho cominciato a scrivere poesia. In poesia c’è molto non detto, si lascia molto spazio all’interpretazione del lettore. Ad un certo punto della mia vita, ho sentito l’esigenza di comunicare in maniera più esplicita e di concedermi un po’ più di spazio. Da questa mia esigenza è nata la mia prima raccolta di racconti brevi. “Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio” raccoglie diciotto racconti, anch’essi brevi, molti dei quali narrano alcune mie esperienze di vita, incluse quelle di viaggio, esperienze che mi hanno insegnato qualcosa e che, quindi, mi hanno cambiato. Per me viaggiare è un’altra esigenza irrinunciabile. Mi piace non solo osservare nuovi paesaggi, ma anche e soprattutto, venire in contatto con altre genti, con civiltà e culture diverse dalla nostra. A tal fine, durante i miei viaggi evito gli itinerari esclusivamente turistici per interagire con le popolazioni locali, immergendomi nella realtà dei mercati, dei villaggi, ecc. Ritengo, inoltre, che i viaggi ci permettano di conoscere meglio noi stessi, svelandoci con quali occhi osserviamo il mondo, con quale atteggiamento ci avviciniamo al prossimo, soprattutto quando è molto diverso da noi. Altri racconti mi sono stati ispirati da avvenimenti reali ma non vissuti da me personalmente, i quali, tuttavia, hanno suscitato in me una profonda emozione. Mi riferisco, in particolare, a quelli ambientati a Lampedusa e nelle acque che la circondano. Infatti, sono sempre stata molto sensibile al problema dei migranti, alle difficoltà che vivono quotidianamente nei loro paesi d’origine, difficoltà a volte insormontabili, come sfamare i loro figli, le quali li spingono ad affrontare viaggi in condizioni precarie, nelle mani di individui senza scrupoli che speculano sulla loro disperazione e che spesso li sfruttano arrivando anche a ucciderli se si rifiutano di obbedire. 
Tu definisci i tuoi racconti “soste di viaggio”. Ci spieghi meglio questo concetto? 
Ho chiarito questo concetto nella “Nota dell’autrice” in cui ho sottolineato che il viaggio, com’è noto, è metafora della vita per eccellenza. Durante la nostra vita e, quindi, il nostro viaggio, ci sono delle tappe, delle soste, le “soste di viaggio” appunto, che interrompono il suo svolgersi ripetitivo. Esse possono essere dei viaggi fisici ma anche dei momenti particolari della nostra esistenza, come periodi in cui siamo gravemente malati o in difficoltà d’altro genere. I racconti di questa raccolta sono alcune “soste di viaggio” della mia vita o di amici che mi hanno regalato una loro esperienza. 
Vuoi presentarci brevemente le tue tante pubblicazioni letterarie? Quante sono e di cosa parlano? 
Ho pubblicato cinque raccolte di poesie e due di racconti, della quali, la prima è stata tradotta in tedesco. Ho esordito con la poesia, come già detto con la raccolta dal titolo “Burrasche e brezze”, piuttosto tardi in verità, quando avevo cinquantadue anni. Ero gelosa delle mie poesie e pensavo di tenerle solo per me. Con la maturità, ho compreso l’importanza della condivisione e ho deciso di pubblicarle. Dopo aver “rotto il ghiaccio”, sono stata un fiume in piena e sono seguite, a distanza di circa due anni l’una dall’altra, “Come foglie in autunno” e “Fragile. Maneggiare con cura”. Non mi piace etichettare la poesia e suddividerla in poesie intimistiche e poesie sociali. Ritengo, infatti, che la poesia sgorghi sempre dall’animo di chi scrive in seguito a una emozione, a una suggestione, a un sentimento, sia causato da eventi personali sia da fatti di cronaca. Tuttavia, per facilità di esposizione, dirò che i primi tre libri raccolgono poesie per la maggior parte intimistiche mentre le ultime due, “con l’India negli occhi, con l’India nel cuore” e “Non vedo, non sento e…”, constano di poesie sociali, ispiratemi da un viaggio in India quelle della prima raccolta, e da fatti di cronaca, guerre, femminicidi, povertà, migrazione, quelle della seconda. Anche i racconti della mia raccolta “Istantanee di vita”, pubblicata nel 2015, prendono spunto da episodi realmente accaduti. Gli argomenti affrontati sono molto diversi fra loro e rappresentano la varietà delle situazioni che la vita ci riserva. Sono spaccati di vissuto che intendevo portare all’attenzione del lettore, invitandolo a cogliere i molteplici spunti di riflessione che spesso la vita ci offre tramite alcuni avvenimenti sui quali, tuttavia, raramente ci soffermiamo. Ogni racconto, sia della prima raccolta sia della seconda, è preceduto dalla citazione di uno scrittore, filosofo, giornalista, religioso, che mira a introdurre il lettore al tema della riflessione. Devo dire, non senza compiacimento, che le mie pubblicazioni sono state accolte favorevolmente sia dalla critica sia dal pubblico. 
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
Onestamente, non so quali siano le caratteristiche di un vero scrittore, per lo meno di uno scrittore di successo. In base alla mia esperienza, ritengo che per poter scrivere sia fondamentale la capacità di osservazione, anche dei particolari che a prima vista sembrano irrilevanti. In fase di scrittura, è basilare la riflessione; penso che sia indispensabile soffermarsi su quello che si vuole narrare per raccogliere le idee e, se lo scritto intende anche essere pedagogico, per individuare il messaggio da trasmettere. Non penso che si debba necessariamente trattare avvenimenti eccezionali, insoliti, fuori dal comune. Le vicende “banalmente quotidiane” suggeriscono molti spunti di riflessione. Ecco, questo per me è fondamentale, un libro deve fare riflettere. Anche una lettura cosiddetta “leggera”, di evasione, può invitare alla riflessione, può lasciare nel lettore dei “semi” che germinano nel momento opportuno. In questo sta, a mio avviso, l’essere un bravo scrittore. Per raggiungere questo risultato è fondamentale l’abilità di coinvolgere il lettore; il coinvolgimento di chi legge si ottiene con una buona caratterizzazione dei personaggi, soprattutto da un punto di vista psicologico. Ritengo che il lettore debba potersi identificare in almeno uno dei protagonisti, in una delle sue reazioni, debba potersi riconoscere in almeno una vicenda narrata, nella trama o nelle sottotrame. A tal fine, l’empatia e la compassione dello scrittore per i suoi personaggi sono un valore aggiunto.
Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
In un periodo, come l’attuale, in cui non si scrive quasi più, ci si esprime in maniera molto sintetica con messaggi di posta elettronica, sms, addirittura con gli emoticon, scrivere diventa sempre più importante. Nel secolo scorso, si scrivevano le lettere ai genitori, ai figli, ai fidanzati. Erano molto importanti anche queste perché scrivere significa riflettere, porsi domande, cercare risposte, guardarsi dentro, anche inconsapevolmente. Da questo punto di vista, la tecnologia si è rivelata un danno. Pensiamo solo che a furia di scrivere sempre con la tastiera, abbiamo difficoltà a tenere la penna in mano! E, tuttavia, anche scrivendo con la tastiera si può “pensare”, se ci si concede del tempo. E veniamo a un altro dei mali della nostra epoca: la mancanza di tempo. Viviamo freneticamente, sempre di corsa, e allora ci viene più facile rispondere con una “faccina che manda un bacio” piuttosto che con un “Ti voglio bene anch’io”. Persino nei concorsi letterari ci sono sezioni di video poesia, in cui l’immagine prevarica, ovviamente, il verso. Raccontare con la scrittura è formativo, oltre che terapeutico. 
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi? 
Ho sempre letto e leggo di tutto, autori italiani e stranieri di qualunque corrente letteraria, classici e contemporanei. Sono estremamente curiosa. Amo tantissimi autori, pertanto non mi è facile indicarne alcuni. Tuttavia, tra gli italiani, preferisco D’Annunzio e Pirandello e, tra quelli stranieri, Hemingway. Requisito indispensabile affinché io legga un libro è che sia scritto bene. Non ho come modello un autore in particolare, anche se penso di ispirarmi agli scrittori realisti.
Nel panorama italiano contemporaneo, chi sono secondo te i più bravi scrittori che ti sentiresti di consigliare ad un’amica che ama leggere?
Non consiglierei un “autore”, suggerirei un libro ma solo dopo averlo letto e conoscendo, inoltre, i gusti dell’ipotetica amica. La lettura è anche questione di gusti pertanto non consiglierei mai un libro di introspezione a chi ama il romanzo d’azione o di avventura.
Charles Bukowski a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere?
Non ho mai seguito un corso di scrittura né lo seguirei. Ritengo che l’autore debba essere libero di esprimersi, atteso, ovviamente, che sappia scrivere correttamente. Sinceramente, penso che sia più importane leggere, molto, di tutto, per allargare i propri orizzonti, liberarsi dai pregiudizi, per arricchire il proprio lessico.
La maggior parte degli autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un film diretto da un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre fai il mix.» (tratto da “La guerra del Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21 giugno 1987). Pensi che le tue storie sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui parla Kubrick? E se sì, quali sono secondo te? 
Penso di sì, forse con un po’ di presunzione. Molte delle persone che hanno letto i miei racconti mi hanno scritto per dirmi che si sono fortemente emozionate, che si sono sentite coinvolte. Le storie che potrebbero diventare un film sono diverse e la scelta, ovviamente, dipenderebbe dagli scopi e dai gusti dell’ipotetico regista. Sicuramente, idonei per l’adattamento cinematografico sono i racconti tratti dalle mie esperienze di viaggio, molto numerosi nella mia seconda raccolta, ma anche alcune esperienze di vita ben si presterebbero a questo scopo. Penso, per quanto attiene alla raccolta “Istantanee di vita”, ai racconti “Lucciole per lanterne”, “Non uccidete quell’uomo!”, “Quella corsa verso il rifugio”, “Il gabbiano che tornò a volare”, “Itaca”; per quanto riguarda la seconda raccolta “Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio”, ben si presterebbero “Le grida dei gabbiani”, “Aminah” “One, two, three… ten!!!!”, “Kafka”. 
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando e dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan? 
Per il momento, ho in programma la presentazione di questo nuovo libro nella mia città, Taranto, e poi in altre città italiane dove ho diversi amici. Probabilmente, la mia prossima pubblicazione sarà una raccolta di poesie, ne ho già una pronta, ma in realtà, per ora non ho le idee chiare. Non mi pongo limiti né scadenze improcrastinabili; come amo ripetere, scrivere per me non è un lavoro e non deve diventarlo! I miei lettori, parola pretenziosa, possono seguirmi su Facebook dove sono presente quotidianamente.
Una domanda difficile Ester: perché i lettori di questa intervista dovrebbero comprare e leggere i tuoi libri? Cosa diresti loro per convincerli a leggerti? E con quale delle tue pubblicazioni dovrebbero iniziare e perché?
Questa è davvero una domanda difficile! A meno che un lettore non ami particolarmente la poesia, consiglierei senz’altro i racconti. Potrebbero “non dovrebbero” comprare i miei libri se amano, come me, i racconti brevi, che ben si prestano a essere letti quando si ha poco tempo, come ad esempio, quando si è in stazione o all’aeroporto in procinto di partire, o in qualche sala di attesa. Potrebbero leggermi perché gli argomenti che tratto sono molto diversi e, quindi, facilmente troverebbero una storia di loro gradimento.
Per finire, Ester, immaginiamo che tu sia stata invitata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano centinaia di alunni. Lo scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?
Sono stata realmente invitata, oltre che nelle scuole superiori, anche in quelle elementari, dove ho trovato dei ragazzini preparati e interessati, che mi hanno posto domande che gli adulti non mi hanno fatto. Pertanto, catturare la loro attenzione non è stato difficile. A loro dico quello che ho già precisato prima e cioè, la lettura serve per conoscere realtà lontane, non solo fisicamente (penso, ad esempio, a un libro che romanzi le vicende di un ragazzino orfano o profugo), per allargare i propri orizzonti, per viaggiare senza muoversi da casa, per liberarsi dai pregiudizi, per arricchire il proprio lessico oltre che per distrarsi ed evadere dalla stingente quotidianità. La scrittura costringe a guardarsi attorno e dentro, favorendo l’osservazione e la conoscenza di sé stessi, insegna a esternare le proprie emozioni, a comunicare. Leggerei qualche passo da qualche mio racconto e li inviterei a pormi delle domande in merito a quanto ho precisato. Pertanto, ai ragazzi dico e direi: osservare, osservarsi, riflettere.

Ester Cecere

Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it

Il 1° romanzo di Rita Leonetti e "I cerchi dell'arte"

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Un po’ di settimane fa, ho partecipato alla presentazione del libro “La ragazza di Tor di Nona”. Una storia di donne, arte e vita violenta.

L’autrice Rita Leonetti è al suo primo romanzo, ambientato in una Roma dei primi del Seicento, capitale dello Stato Pontificio e della Cristianità che vive sotto lo spettro dell’Inquisizione. Al centro della storia è Agnese, figlia di un falegname che in un’epoca nemica delle donne, riesce a diventare simbolo di una realtà in cui alle donne nulla è perdonato. 
A guidarla oltre alla determinazione e alla creatività è lo slancio per l’arte. 
In questa occasione ho avuto modo di visitare “I CERCHI DELL’ARTE”, un salotto culturale, vicino all’Arco di Giano, nato per dialogare di cultura, arte e tanto altro e per cercare di colmare un vuoto che ormai è dilagante in qualsiasi campo. 
Presenti anche Artisti di Videomaker, con differenti metodologie di lavoro. Mauro Piccinini ha presentato Il primo progetto di documentazione e creazione video dell’azione artistica “hour interview”. L’altro progetto è  stato realizzato da Chiara Fazi, un’illustratrice che reinterpreta con il suo sguardo, la realtà. Ha scelto dal video immagini al femminile, reinterpretandolo nei suoi disegni.
La serata è stata presentata dalla Professoressa Linda Lifrieri. 
Grande successo di pubblico, attento e colto. Seguiranno altri eventi. 
Elisabetta Ruffolo

Rete 4, il comico Giovanni Vernia a "Dritto e Rovescio"

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(Video) Il comico ospite della trasmissione di Rete 4 "Dritto e rovescio".
Nel suo intervento satirico parla di attualità politica e non solo; per la serie "Un giorno capirai", il comico spiega le cose importanti della vita a suo figlio: questa volta Vernia parla delle ricorrenze del 25 aprile e del 1° maggio.

Segnalibro, Carlo Vanoni a Fattitaliani: prima della trama, per me, conta la scrittura. L'intervista

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Una passeggiata alla scoperta dei capolavori antichi e moderni è il sottotitolo nonché sintesi e intento del volume "A piedi nudi nell'arte" (pagg. 256, € 17.00) di Carlo Vanoni, uscito a fine marzo con Solferino libri. Lo storico dell'arte è ospite della rubrica di Fattitaliani"Segnalibro": l'intervista

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Become a curator, a cura di Gianni Romano, ed. postmediabooks
A bigger Message, (Conversazioni con David Hockney), Martin Gayford, ed. Einaudi
Ci vuole orecchio, Gino Vignali, ed. Solferino
Pensieri spettinati, Stanislaw Jerzy Lec, ed. Bompiani
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Infinity Jest di David Foster Wallace, ma non l’ho finito… Però ci riproverò.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro: passaparola, copertina, le recensioni, il consiglio di una persona fidata?
Tutte queste quattro cose più una: leggendo molti saggi consulto sempre la bibliografia e compro i libri che contengono le citazioni e/o i passaggi che più mi hanno colpito. Diciamo che ogni saggio mi costa almeno altri tre o quattro libri!
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
L’uomo senza qualità di Musil.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
Forse la graphic novel, ma non saprei esattamente.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente? 
Il piacere me lo danno i libri che si basano sulla ricerca della scrittura. Un nome su tutti: Cristina Campo. Voglio dire: non è tanto la storia a interessarmi, ma il modo in cui è scritta. Ricordo che nelle “Correzioni” Jonathan Franzen scrive “C’era la luce del mal d’auto”. Ecco, per una frase così io provo un piacere immenso. Perché è esatta, e, al contempo, geniale.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
Cartongesso di Francesco Majno. È un libro realistico e amaro che contiene rabbia e ironia mettendo a nudo un certo costume molto diffuso oggi, che lui identifica con il nord est italiano. Mi ha fatto ridere. Per non piangere…
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
Serotonina, di Michael Houellebecq, perché quando un cinico come lui si mette a parlare d’amore, l’effetto è struggente. E poi perché muore di solitudine.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare? 
Cani d’estate Sandro Veronesi, per come è stata gestita -e ancora viene gestita- la situazione migranti in mare.
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
Mi ha soddisfatto Caos calmo di Sandro Veronesi; non mi soddisfano mai i film in cui vengono raccontate le vite degli artisti.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Un libro di ricette che mi hanno regalato. Io vivo da sempre al ristorante e non cucino niente, neppure un piatto di pasta in bianco e quindi, un libro di ricette, sarebbe veramente poco credibile.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? E l'antagonista?
Preferito: il principe Salina del Gattopardo; antagonista: Calogero Sedara. Perché mettersi uno smoking non significa essere eleganti. L’eleganza la fa il tessuto, la fattura, il taglio. Il principe lo sa; don Calogero no. E in quel dettaglio ci stanno due mondi molto distanti. 
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe? Perché
Inviterei Giorgio Manganelli, Tommaso Landolfi, Cristina Campo e Aldo Busi, perché prima della trama, per me, conta la scrittura. Come diceva Deleuze, i veri scrittori sono quelli che fanno balbettare la lingua, quelli che creano una sorta di lingua straniera all’interno della loro lingua madre.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 
Il Regno di Emmanuele Carrére, perché non era quello che cercavo. Ma, soprattutto, perché non avrei dovuto leggerlo subito dopo Limonov. Sarebbe stato meglio fare una pausa e cambiare autore…
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia? 
Roberto Longhi, perché mi “dipingerebbe” sicuramene più bello di come sono.
Cosa c'è di Carlo Vanoni in "A piedi nudi nell'arte"?
Tutto.
Giovanni Zambito
IL LIBRO
Perché Giotto fu il primo regista di fiction della storia e Lucio Fontana il più grande esploratore dello spazio? Quale filo lega la Crocifissione di San Pietro di Caravag­gio, I mangiatori di patate di Van Gogh e i sacchi di juta sporchi di Kounellis? È più spirituale una Madonna in una pala d’altare medievale o il quadrato nero di Malevic˘? Può capitare di incontrare tutte queste domande nell’arco di poche ore, e persino di saper rispondere, tra una visita mattutina a una mostra, un aperitivo ga­leotto con una ragazza troppo giovane, un blackout che all’improvviso ridisegna gli spazi e ti invita a riflettere, forse a ricor­dare. È quel che succede al protagonista di questo libro, che in una passeggiata metropolitana, in una splendida giornata di maggio, si trova a percorrere un’inat­tesa educazione sentimentale, mentre le opere che conosce e gli artisti che ama gli danno una chiave per leggere ciò che gli accade intorno, per capire ciò che gli ac­cade dentro.
Provocazioni, intuizioni, aneddoti si in­trecciano in un originale racconto colora­to d’arte e di vita, capace di calare il mes­saggio dei capolavori di ogni epoca nella nostra quotidianità per parlare in modo originale e appassionato di pensiero, di bellezza e, perché no, anche d’amore. 
L'AUTORE
CARLO VANONI storico dell’ar­te, come consulente per gallerie ha cura­to mostre di prestigiosi artisti. Autore e interprete degli spettacoli teatrali L’arte è una caramella e Michelangelo e il pupazzo di neve, è anche protagonista, con il comico Leonardo Manera, di I migliori quadri del­la nostra vita, un mix di comicità e storia dell’arte. 

Romanzi da leggere a puntate online. 18^ puntata, 6° capitolo del romanzo “Anzol” di Haria

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a cura di Andrea Giostra - La 18^ puntata dei Romanzi da leggere onlineè dedicata al sesto capitolo del romanzo “Anzol” di Haria.

In copertina Mimmo Germanà (Catania 1944 - Milano 1992), “Paesaggio con figure e violino”, 1983, olio su tela

VI Capitolo

Vincente su sei strati Gaddo era stato acclamato signore della folla. Come avesse vinto non lo sapeva nemmeno lui. Trotterellando ubriaco nella nebbia si era ritrovato nel cerchio; qualcuno gli aveva urlato di azzardare un numero e con voce impastata lui aveva detto ‘sei’. Ricordava vagamente le circolari densità nebbiose che risalivano con ostinazione e i suoi pugni rabbiosi che le fendevano. Il silenzio della folla lo aveva incoronato un istante prima del suo urlo.
Per prima cosa impose al mercato un nuovo nome: giocomercato, poi - sborniato di successo ma ebbro di malignità - decretò che il tempo non era mai esistito, che il giocodoveva proseguire senza interruzioni, che chi perdeva contro il primo strato doveva azzardarne subito altri due, che la privazione della dignità - per chi era perdente contro tre strati - comportava anche la perdita dell’identità. Infine si autoproclamò boia. Saltò nel cerchio e con gusto scannò Donna.
«E ora basta con le streghe», disse.
Anzol si svuotò, restarono i moribondi e i folli; le poche luci si spensero e l’umidità entrò dalle finestre scardinate, dalle porte abbattute, dalle crepe nei muri, dai tetti sfondati. Nelle stanze il gelo spezzò la memoria del tempo e il silenzio ascoltò gli ultimi lamenti dei moribondi, che le urla dei folli sgangheravano.
Nel cuore spento di Anzol - nella vecchia casa di sua madre - Luna ricordava il cielo, il sole, la luna, le stelle. Ricordava Eia, la donna di conoscenza che negli intrichi l’aveva avviata alla consapevolezza. Le doveva tutto e un giorno sarebbe tornata per riprendere con lei il cammino verso la libertà. Ricordava il mondo in cui era vissuta, reale, esuberante, dove ogni attimo era un impulso di energia, ogni luogo un evento di bellezza, ogni sguardo un soffio di vastità. Ricordava le rupi oltre gli intrichi, i boschi immensi, guardiani di segreti, e ricordava l’estensità, la magica via della bellezza. Si sforzò di allontanare i ricordi e si concentrò sul suo agguato.
Gaddo ripristinò l’abitudine all’ot. Aprì non una, ma venti oterie tutto intorno al giocomercato, ripescò nella folla musici e cantori e li nominò ‘festanti’. Melodie strascicate e cori ridondanti presero ad accompagnare i racconti di questa o quella vittoria al gioco degli strati. I bevitori esultavano alle iperboli dei vincitori, schernivano i piagnistei dei perdenti, sghignazzavano sui bastonati, ironizzavano sui braccati, sugli scovati e ridotti servi dei servi, compativano gli scannati. Sarcasmo e adulazione si intrecciavano in infinite sfumature e varianti. Fuori il tintinnio dei soldi scandiva l’eccitazione della folla.
Al centro del gioco si arrivava, oltreché per caso, seguendo voci, scalpiccii e ogni tanto occhi.
Ma per chi si trovava ai lontani margini del giocomercato (o per chi vi accedeva la prima volta) raggiungere il cerchio era una sfida. Mettersi in gioco nell’impresa di trovare una via che portasse direttamente al cerchio fu il lemma di un altro gioco che si impose (ma non scalfì il primo) un po’ per voglia di novità e molto per necessità: l’azzardo.    
«Azzardi?».
«Azzardo».
Si entrava nella nebbia con lo sguardo nudo. Era facile perdersi e quando accadeva non contavano più il cerchio, il gioco, la vittoria o la sconfitta, il fio o il premio; contava trovare una traccia che ti facesse uscire dal quell’insondabile grigiore. Ma lo scoprivi quando era troppo tardi, quando il vuoto ti aveva già risucchiato e vedevi la folla senza essere visto e chiamavi senza essere udito. E ti chiedevi dov’eri, chi eri, dove andavi, cosa ti aspettava. Eri solo, eri ignorato, eri sperduto, dimenticato. Non esistevi più, se mai eri esistito.
Molti di quelli che azzardarono scomparvero e per la folla non furono che nomi pronunciati come domande senza risposte.
Quando Luna si sentì pronta uscì, entrò nella nebbia e seguì lo scalpiccio della folla. Intorno risuonavano voci monotone: «Azzardi?». Luna tenne dietro al tintinnio dei soldi, al coro che inneggiava al gioco e si ritrovò ai bordi del cerchio, subito pressata da figure invisibili. Il cerchio era fermo nell’attesa.
Gli occhi avidi di una donna entrarono nel cerchio. «Due!», gridò la sua voce.
«Che tu sia perdente!», inveì una voce di vecchia. «Maledetta».
La donna non rispose. Due strati di nebbia si formarono ai suoi piedi e risalirono piano scoprendo le sue gambe livide e magre, il suo stretto bacino, i suoi piccoli seni, le sue lunghe braccia e le sue grandi mani chiuse a pugno. Era nuda.
«Maledetta», ripeté la vecchia.
Per un istante gli strati parvero fermarsi all’altezza degli occhi chiusi della donna, poi rivelarono la completa nudità di quel corpo ormai segnato. La donna urlò la sua sconfitta. Il tintinnio dei soldi vibrò.
«Io! io la bastono!». Era la vecchia. Entrò nel cerchio e impietosamente infierì sulla donna. Luna udì un coro di voci lamentose accompagnare il dolore della perdente, finché esausta la vecchia si fermò. I suoi occhi valutarono l’efficacia delle bastonate inflitte a quel corpo a lungo invidiato, temuto, odiato, e si ritenne soddisfatta. Non disse niente, uscì dal cerchio e scomparve nella nebbia. La donna raccolse gli abiti dal suolo e si dileguò a capo chino.
«Quattro!».
La voce di un uomo tuonò sicura. Il tintinnio dei soldi cessò.
«È Lallo, il capo carpentiere», disse qualcuno. «Ha già vinto su tre strati. Per me vince ancora».
Quattro strati risalirono le gambe muscolose dell’uomo. Il tintinnio dei soldi riprese.
«Lallo ha perso la dignità», era la voce che circolava nel fare della nebbia.
«È servo di chi?».
«Delle serve di Polla, la megera del bordello».
Luna si fece largo fra la folla che quella notte assediava il gioco. Un uomo rantolava al suolo, appena scannato. Gaddo lo guardava senza espressione e puliva la corta lama curva del suo coltello su uno strofinaccio incrostato di sangue secco. Sentì dei passi avvicinarsi e alzò la testa. «Chi azzarda adesso?».
«Io». Luna entrò nel cerchio e affiancò Gaddo in modo che tutti la vedessero e prima che gli strati ridiscendessero a ricomporre il vuoto.
«Sei nuova, qui? non ti ho mai vista azzardare».
«È la prima volta».
«Conosci le regole del gioco, ragazza?».
«Le conosco».
«Quanti strati, allora?».
«Sei». Luna cominciò a spogliarsi.
Gaddo si ritirò fra il mormorio della folla.
«Sarà scannata», ridacchiò una voce di donna. Nel vuoto Gaddo biascicava la saliva dell’attesa.
La luce negli occhi di Luna infranse subito gli strati. Luna non urlò la sua vittoria, non si mosse. Il tintinnio dei soldi ammutolì.
«Mi sfidi?», tuonò Gaddo.
«Sfido le sei streghe che resero folle mia madre. So che si nascondono lì intorno».
«Non so niente di tua madre, ma se sfidi le streghe rinunci a sfidare me e io continuerò a essere signore della folla».
«Tienti il tuo potere, io voglio loro».
«Hai coraggio, ma non puoi vincere sei volte di seguito».
«Azzardo sei volte sei strati in una volta sola».
«Sei pazza. Dovrò scannarti».
«Sei volte sei strati».

Luna non si volse indietro, non si concesse il privilegio di ricordare la sua vittoria, non ne valeva la pena. Mira, sua madre, era vendicata: le streghe - cui il potere del gioco aveva tolto ogni energia - erano state scovate e scannate dal coltello esperto di Gaddo. Contava questo. Attraversò la piana, entrò negli intrichi e sparì nella bellezza. Anzol la dimenticò, e fu notte.

*

La gente di Anzol non ha memorie, ma mutevoli ricordi di un istante prima, che parole erose dalla nebbia moltiplicano e contraddicono nelle oterie separate dal silenzioso fragore sotterraneo del rio gemello del Cen. Si beve ot in attesa di altro ot.
Gaddo trotterella verso il cerchio, la folla strascica i passi, il tintinnio dei soldi rintuzza l’obeso vuoto della nebbia, l’ot brinda a sé stesso e...

Sotto la piana, in un tempo ritrovato, il rio gemello del Cen esplose, aprì il suolo e risucchiò l’antica fertilità di un luogo al quale gli uomini non si erano abbandonati. Prese le case, la nebbia, il giocomercato, gli altobanchi, la folla, il tintinnio dei soldi, il gioco, l’ot e fluì lontano trascinando la prima sorte di Anzol.

Per leggere i precedenti capitoli, clicca qui:

Note dell’editore:
«Haria vive ritirata sull'appennino ligure-emiliano, e comunica con il mondo esterno mediante i suoi libri, in cui dispensa la conoscenza di cui è portatrice. Ove giovani donne, in secoli diversi, in fuga dal proprio tempo, in fuga per la consapevolezza e la libertà. Nove vite, una vita, e una luce negli occhi che le guida e le accomuna. Nove donne oltre il varco sull'ignoto, per un magico, solidale destino.»

“Anzol”, Haria, Collana Letteratura di Confine, Proprietà letteraria riservata, © RUPE MUTEVOLE, prima edizione 2013, ristampe 2017.

Cristina del Torchio
https://www.facebook.com/RupeMutevoleEditore/
https://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni 

Andrea Giostra



Segnalibro, Valentina Durante a Fattitaliani: io mi rendo presente, nei miei testi, attraverso la lingua. L'intervista

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Ospite odierna della rubrica "Segnalibro"èValentina Durantecopywriter e consulente di comunicazione freelance, che il 18 aprile ha pubblicato il suo primo romanzo "La proibizione"(Laurana editore, collana Rimmel, pp. 248, €16). Fattitaliani l'ha intervistata.
Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
I racconti di Tomasi di Lampedusa. Dell’aurora di Marìa Zambrano. Tutte le poesie di Milo de Angelis.
L’ultimo “grande” libro che ha letto?
Il suicidio di Angela B. di Umberto Casadei.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro? 
Le recensioni e i consigli delle persone che stimo servono a darmi un orientamento. Ma un testo per convincermi deve superare il test di lettura: l’incipit e, se sono in libreria e ho il libro fisicamente in mano, un paio di pagine nel mezzo. Per me è tutta una questione di voce: non posso trascorrere del tempo con un narratore che mi lascia indifferente o che, peggio, mi indispone; è una repulsa fisica. Questo non ha nulla a che fare con la qualità intrinseca del testo: ci sono opere di altissimo livello con le quali semplicemente non riesco a stare. E neppure è un giudizio irreversibile e congelato nel tempo: ci sono opere, autori, che in questo momento respingo, ma che potrei benissimo riconsiderare fra uno, due, dieci anni.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
Mimesis di Erich Auerbach.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità? 
Occorre definire cosa s’intende per vitalità. Se si allude al dinamismo, alla sveltezza e alla capacità di coinvolgere una grande quantità di autori e lettori, direi la scrittura che trova spazio e nutrimento nei social. Ma se voglio comprendere in quel vitalità tutto ciò che è dotato di vita e che è necessario alla vita, giacché il massimo contributo che lo scrivere può fornire alla vita si dà attraverso la lingua, allora senza dubbio: la poesia.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente? 
Più che le letture, mi procurano piacere le riletture: dei testi che ho molto amato. È un canone del tutto personale che si alimenta con acquisizioni e che non patisce sostituzioni. In questo momento ci sono testi come La casa delle belle addormentate di Kawabata Yasunari, La ragazza Carla di Elio Pagliarani, Il canto d’amore di J. Alfred Prufrocke La terra desolata di T.S. Eliot, La stanza degli animali di Giulio Mozzi, Pedro Páramo di Juan Rulfo, le poesie di Anne Sexton e Sylvia Plath. E Marguerite Duras, che per me è diventata una costante.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere? 
Se ho voglia di un testo scritto con intento consapevolmente comico, ritorno sempre ad Achille Campanile: potrei rileggere Lord Brummel o Del non farsi notare per la milionesima volta e ancora riderne di gusto. Ma il riso, forse più del pianto, è difficilmente prescrivibile e prende vie inaspettate: io trovo L’amante di lady Chatterley di Lawrence, per dire, un libro di gran comicità.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere? 
Effetto domino di Romolo Bugaro, dove l’impotenza dell’uomo non di fronte a Dio, al fato, alla natura, ma di fronte a se stesso, alla sua propria stupidità (più che capacità) distruttrice diventa commovente. Siamo capaci non solo di danneggiare gli altri, non solo di danneggiare direttamente noi stessi, ma anche di mettere in moto processi che nel loro procedere si spersonalizzano: ci annientiamo assieme alla nostra facoltà di identificare un colpevole preciso, perché il colpevole diventa un sommovimento, un’astrazione.
L’ultimo libro che l’ha fatta arrabbiare? 
Non mi fanno arrabbiare i libri brutti o con i quali non voglio stare, perché li abbandono prima che questo succeda: la lettura non è penitenza né espiazione. L’ultimo libro bello che ha mosso in me dell’irritazione è stato Addio fantasmi di Nadia Terranova, e questo ha a che fare non con il testo ma con me, con la mia vicenda personale. Nadia mi ha punta nel vivo, dove la carne è esposta. Un buon romanzo deve fare questo, del resto.
Quale versione cinematografica di un libro l’ha soddisfatta e quale no?
Un film è un film e un libro è un libro: ognuna delle due espressioni ha uno specifico - filmico, narrativo - che le rende non intercambiabili. Niente traslazioni o traduzioni. La mia valutazione va sempre al film in sé, dunque, e non al film come derivativo di un’opera letteraria. Detto questo, ho trovato molto bello Silence di Scorsese, basato su Silenzio di Shusaku Endo, romanzo che parla di una realtà assai poco conosciuta: quella dei missionari apostati nelle terre di missione (qui il Giappone), vinti dalle persecuzioni, dalle torture, ma anche dalla seduzione delle religioni locali.
Dovendo citare una pellicola che non mi ha convinta… mah, direi Dorian Gray di Parker: malriuscito sia come film horror che come film erotico. E la verniciata di letterarietà più che giovare ha danneggiato.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Ci sono autori che dichiaratamente non amo e che forse non riuscirò a leggere mai: Kerouac, Bukowski... Eppure li compro, stanno nella mia biblioteca.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
Il termine “assoluto” si confà poco alle mie inclinazioni: che nella lettura sono instabili, e variano a seconda del tempo, dello stato emotivo, di ciò a cui sto lavorando.
La protagonista, in questo momento, è Emerenc (La porta di Magda Szabò). Un personaggio che all’inizio si prospetta quasi sgradevole - una vecchia bizzarra, umorale, malmostosa - e che con il procedere della narrazione si carica di una forza impressionante. La sua morte, quando alla fine accade, diventa per il lettore straziante.
L’antagonista è Beloved (Amatissima di Toni Morrison). Beloved è la reificazione di un male ricevuto. Esiste, antagonisticamente, perché esiste il male che ha subito. È la forma sensibile dell’espiazione.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe? 
C’è stato, a Roma, negli anni Ottanta, a Sant’Agata de’ Goti, un bel movimento di poeti, narratori e artisti organizzatosi attorno alla rivista Braci e poi Prato Pagano. Fra loro Claudio Damiani, Marco Lodoli, Edoardo Albinati, Gino Scartaghiande e poi lui, il più forte di tutti: Beppe Salvia. Facevano un lavoro di recupero o meglio ancora di liberazione della lingua in contrasto con il linguaggio – la lingua dice la cosa, il linguaggio dice l’idea preconcetta a proposito della cosa – con un grande sbilanciamento verso i padri, i classici – Petrarca, Pascoli, i latini, ecc. Una fuga da quella che veniva percepita come afasia e impotenza nella poesia del secondo Novecento, alla ricerca di una nuova, antichissima, limpidezza. Ecco, inviterei a cena quel gruppetto lì (o mi farei invitare, ché io cucino malissimo).
Ricorda l’ultimo libro che non è riuscito a finire? 
Succede molto spesso, come ho detto, e non ha niente a che fare con il valore dell’opera. Non sono riuscita a finire Maestoso è l’abbandono di Sara Gamberini, ma solo perché ora io e quel testo respiriamo e camminiamo a un ritmo diverso. Lo riprenderò in futuro (ho abbandonato Pedro Páramo di Rulfo tre o quattro volte, per dire; e ora è entrato a far parte del mio canone, con cinque riletture all’attivo).
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Marguerite Duras. Mi riconosco nella sua andatura, e per restituire attraverso un testo una vita occorre restituire esattamente questo: un’andatura. Farla accadere in pagina attraverso la lingua. Siamo esseri camminanti, alla fine.
Che cosa c'è di Valentina Durante ne "La proibizione"?
La lingua. La lingua è ciò che sempre ci precede e ci segue e io mi rendo presente, nei miei testi, attraverso la lingua. Giovanni Zambito.
IL LIBRO
La Trama - Leni, protagonista de La proibizione, è prigioniera di un misterioso potere - ereditato dalla madre, che è fuggita affidandola alle cure di zia Eleonora. L’educazione di Leni viene condotta da Eleonora all’insegna di una regola inflessibile: non devi amare, mai, non devi amare, nessuno. Nemmeno te stessa. Ma è possibile non amare mai, non amare nessuno? Nemmeno se stessi? Con questo suo primo romanzo Valentina Durante ci consegna una storia semplice e terribile, narrata con una scrittura limpida, ipnotica, allucinata. E si candida a un posto di tutto rispetto nel panorama della letteratura italiana del nostro tempo.
Giulio Mozzi
L’autrice Valentina Durante spiega come la scrittura abbia preso il sopravvento nella sua vita: “La scrittura è entrata a far parte della mia vita quando non è stato più possibile tenerla fuori. Io ho un pensiero rumoroso, molto presente a se stesso e rimuginante, ritornante. Un pensiero di questo tipo tende a colonizzarti, e facilmente si trasforma in arma. A un certo punto ho capito che potevo rivolgerlo verso l'esterno: trasformarlo in immaginazione e in lavoro sulla lingua. In un certo senso, scrivere è rinnovare costantemente un patto con le mie ossessioni: voi mi lasciate vivere, e io vi costruisco un castello”.
L'AUTRICE
Valentina Durante (1975) è nata e vive a Montebelluna, dove lavora come copywriter e consulente di comunicazione freelance. Suoi racconti sono stati pubblicati su Altri Animali, Leggendaria, L’ircocervo e Vibrisse. La proibizione è il suo primo romanzo. Sul suo sito si legge: "Considero la scrittura una chiave capace di aprire molte porte. Alcune le ho già spalancate. Di altre sto armeggiando con maniglia e toppa. E poi ci sono quelle ancora mai accostate: e lì, tutta la possibilità, ancora, di lasciarmi sorprendere."
Distribuzione: www.bookway.it
Per informazioni: www.laurana.it

Autobus israeliani per Roma: se non ci fosse da piangere...

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... Sarebbe da ridere. Sentite un po’.
Il comune di Roma aveva annunciato la messa in servizio di 70 nuovi autobus, e li ha presi a noleggio da Israele, dove non erano proprio nuovissimi visto che avevano già dieci anni sulle spalle. Senonché, come denuncia la consigliera Ilaria Piccolo, dopo avere firmato un contratto di noleggio da 500mila euro al mese versando un anticipo pari al 16% dell’importo, ha... “scoperto” che gli autobus non possono essere immatricolati perché sono Euro 5, mentre una direttiva comunitaria consente l’immatricolazione solo di mezzi Euro 6. I «nuovi» autobus adesso sono fermi nei depositi; ma l’ATAC sostiene che l’azienda non corre nessun rischio economico perché la fornitura è coperta da polizza di garanzia. Inoltre il fornitore starebbe provvedendo, a sua cura e spese, “alla finalizzazione di quanto necessario per mettere in strada le vetture come previsto dal contratto”.  Intanto io mi faccio qualche domanda. Ma è normale che un comune capitale d’Italia firmi un contratto di noleggio per autobus che non possono essere immatricolati? Incompetenza o distrazione che sia, in una qualsiasi azienda seria, i responsabili passerebbero guai seri. Altre domande che mi pongo sono: 1) le società di assicurazione assicurano contro i sinistri, ossia eventi negativi accidentali. Ma può essere considerato un “sinistro” un “avrei dovuto saperlo ma non lo sapevo” oppure un “accidenti mi sono distratto”? 2) Cosa faranno gli israeliani, manderanno squadre di tecnici che trasformeranno motori Euro5 in Euro6?
Me la voglio vedere tutta. 

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

Giulia Lupetti protagonista al cinema del film 'Rapiscimi' di Giovanni Luca Gargano

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Dal 18 aprile è al cinema il "Rapiscimi", la black comedy diretta da Giovanni Luca Gargano, con una co-produzione internazionale tra Italia e Portogallo. 

Il film è stato girato tra Italia, Francia e Portogallo. La storia racconta di quattro meridionali disoccupati che danno vita ad un'agenzia che organizza rapimenti per ricchi annoiati dalle solite vacanze che vogliono vivere l' ebbrezza di un'emozione estrema. Nel cast anche l'attrice e modella internazionale Giulia Lupetti. 
L'attrice ha infatti dichiarato: '' Tengo molto a questo film, è stata un’esperienza bellissima.  Ho avuto l’occasione di girare in un paese come il Portogallo accanto ad attori così importanti come Virgilo Castelo e Säo Josè Coreia, loro sono delle super star in Portogallo, ed è stato un vero onore per me,  ma soprattutto un’ occasione per mettermi alla prova. Recitare al fianco di attori così esperti e di talento mi ha fatto molto bene''.
Giulia Lupetti ha affrontato  una bella sfida e racconta così l'esperienza di un set del genere: '' Il set era pieno di persone uniche,  c'erano grandi lavoratori sia  sul set  italiano che portoghese,  è stato un vero sogno e non vedo l’ora di vedere il film al cinema. Inoltre, recitare in portoghese è stata una sfida che mi ha motivata tantissimo''.
Grata, ci tiene a ringraziare : ''Devo ringraziare tutta la troupe che ha lavorato con me, tra cui Davide Manca come direttore della fotografia, il regista Gianluca Gargano e la produzione italiana Alba Produzioni che mi hanno scelta per questo ruolo e mi hanno dato una bellissima opportunità di crescita''.

Di Quando - Storie di Personaggi e fatti, non puramente casuali, venerdì 26 aprile 2019 al Teatro Garbatella di Roma

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Il 26 aprile sul palcoscenico del Teatro Garbatella approda, dopo tantissimi successi di critica e di pubblico, il divertente spettacolo di Teatro Canzone “Di Quando - Storie di Personaggi e fatti, non puramente casuali”.

Un divertente racconto di aneddoti e storie di tanto tempo fa, narrati da Gianmarco Nucciotticon le musiche dal vivo dei  Leggera Electric Folk Band.
Ci sono storie che fanno divertire, sorridere e poi ce ne sono altre che rattristano un po’, che quantomeno fanno riflettere; spesso impossibili da pensare, per come viviamo quest’epoca moderna, tanto che sembrano ormai appartenere ad un altro mondo.
È il bagaglio culturale della nostra vita, della nostra storia, che è sempre bello ravvivare e ricordare, per non dimenticare mai chi siamo, da dove veniamo e come siamo arrivati fino ad oggi.
Le automobili, la corrente in casa, l’acqua dal rubinetto, la tecnologia, il benessere, non sono arrivati così per caso; ce li siamo trovati serviti in un piatto d’argento sì, ma da mani sudice, stanche, screpolate.
È per quelle mani che dobbiamo essere orgogliosi e tenere viva la mente dei ricordi.
“Di quando”, è il racconto brillante di storie vere, storie di miti che non torneranno più, “storie di personaggi e fatti, non puramente casuali”.

Venerdì 26 aprile 2019 - ore 21:00
testo di Senio Nucciotti
con Gianmarco Nucciotti
regia di Manfredi Rutelli
musiche dei Leggera Electric Folk Band
audio e luci Live ‘95
Produzione  Associazione Culturale LEGGERA ELECTRIC FOLK BAND

Teatro Garbatella
Piazza Giovanni da Triora 15 – 00145 Roma Tel: 366 200 3502

Biglietteria on line: oooh events


Biglietti
Intero 16euro / Ridotto 10 euro  (+ 2 euro diritti di prevendita)

lvca, non mi fido di Keplero è il nuovo singolo uscito per Giada Mesi

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Non mi fido di Keplero è il nuovo singolo di lvca, uscito il 19 aprile per Giada Mesi. Il brano segue il percorso tracciato dall’EP Metto Amore Tolgo lIllusione, uscito il 19 febbraio, primo capitolo del sodalizio artistico tra lvca e il producer Ilovenikobrens.
non mi fido di Keplero racconta un amore visto con gli occhi di una persona che crede a qualsiasi cosa, in mondo in cui le leggi dell’universo sono messe in dubbio da una società sull’orlo di incertezze esistenziali:
“Immagina se di punto in bianco dovessi lasciare il pianeta che conosci e trasferirti verso una nuova galassia più abitabile, soltanto perché la Terra, da poco scoperta essere un pianeta piatto, ed il sole, da sempre scoperto una stella sferica, non sono riusciti mai a mettersi d’accordo su chi girasse attorno a chi. 
Immagina che tutte le concessionarie del mondo inizino a vendere navicelle spaziali, 
le tute a gravità zero sarebbero gli unici capi alla moda che potremmo indossare 
e inoltre i cibi precotti e disidratati sarebbero gli unici pasti che potremo mangiare.
Tutto ciò che era stato concepito come verità riguardo all’universo, obbligò di punto in bianco gli esseri umani a cercare una nuova casa, a causa appunto di questo disaccordo tra il Sole e la Terra, e a cercare nuove verità, dato che Einstein, Keplero e Newton si erano sbagliati completamente.” (lvca)
 
Partire verso luoghi sconosciuti ed essere circondati dall’ignoto, ma accorgersi che l’amore può bastare a definire le proprie certezze. I due protagonisti del brano si riavvicinano, lontani dal loro punto di partenza. 
 
BIO
Luca Rebellato in arte lvca, nato a Bassano del Grappa nel 1997, inizia ad avvicinarsi al mondo della musica sin da piccolo, finchè all’età di 15 anni fonda con un caro amico la crew hiphop “LoopiClick. Un anno dopo inizia a lavorare al suo primo Ep “Dentro e Fuori dall’Acqua” da Endi Primo. A distanza di qualche mese entra a far parte della label indipendente Ak47 con cui registra il suo primo street album “Helsinki” che riscuote un discreto successo e arrivano i primi live. Nel 2016 incontra il talentuoso beatmaker Nicola (ilovenikobrens) e decide di lasciare la label per intraprendere un nuovo percorso con lui. I due iniziano a registrare numerose tracce da cui nasce il disco “Donnarumma”. Nel 2017 ha vita il progetto lvca che li porta a registrare quattro singoli disponibili su Spotify.

Nicola Cerantola in arte Ilovenikobrens, nato a Bassano del Grappa nel 1999, eredita la passione della musica dal padre, suona la chitarra e il basso. I primi beat inizia a crearli nel 2016 con una tastiera e FL Studio. Si avvicina al mondo dell’hiphop grazie all’amicizia stretta con Luca e nel 2017 inizia con lui il un solido percorso musicale: lvca. Percorso che li porta alla firma con Giada Mesi.
 
lvca:
 https://www.instagram.com/lvca_____/  
Ilovenikobrens: https://www.instagram.com/ilovenikobrens/
 

Label: Giada Mesi Gabriele info@giadamesi.com

Booking: Magic Bean booking@magicbean.it
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