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Pascal Schembri scrittore fuori dal coro

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Decisamente fuori da ogni schema letterario è Pascal Schembri, uno scrittore di origini siciliane (è nato a Realmonte in provincia di Agrigento) ma vissuto per moltissimi anni a Parigi dove era approdato in giovane età per inseguire il suo sogno d’amore con una signora francese.
Già questa scelta faceva presagire la doppia personalità presente nel nostro scrittore: da una parte l’istintività e la passione siciliana che lo trascina “là dove lo porta il cuore” e, dall’altra parte il bisogno di conoscere e fare nuove esperienze di vita anche in Paesi con costumi ed abitudini ben diverse da quelle italiane.
Questa dicotomia permea tutta la sua produzione letteraria; i primi scritti, infatti, richiamano il mondo della sua Sicilia: “Il miracolo di San Calogero” e “Macelleria siciliana” sono thriller in cui la mafia e le conseguenti violenze la fanno da padrone in un contesto ambientato negli anni ’60.
Ma ecco poi emergere la sua vena di giornalista di inchiesta con il suo primo libro, del 2001, da titolo “La storia di”, in cui viene approfondito il tema della pedofilia in generale ma anche con evidenti riferimenti a ciò che accade in ambiti ecclesiastici e “Perché gli uomini picchiano le donne”, pubblicato in Francia nel 2007 e tradotto in Italia nel 2008,  in cui precorre tutti i recenti movimenti contro la violenza sulle donne ed i femminicidi. Seguono poi pamphlet, gialli psicologici e riflessioni che prendono in esame i problemi legati alla libertà sessuale e di opinione che hanno caratterizzato quest’ultimo decennio. 
Né, in questo contesto, poteva mancare un riferimento anche al problema dei migranti provenienti soprattutto dai Paesi in cui la guerra è divenuta endemica: ne è un esempio il suo libro “Venere in Burqa”, in cui il racconto di una famiglia costretta a fuggire dall’Afganisthan viene a rappresentare in maniera più ampia le situazioni drammatiche e a volte mortali in cui precipitano comuni persone che vengono a trovarsi in Paesi estranei alla loro cultura originaria con le devastanti conseguenze che ne possono derivare.
Altro filone letterario in cui Schembri manifesta la sua versatilità è quello dei racconti biografici di personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura da lui conosciuti: si va da saggi sulla scrittrice Françoise Sagan ad Ennio Flaiano, da Marilyn Monroe a Mario Monicelli, da Edith Piaf a Marcello Mastroianni di cui tratteggia con raffinata eleganza il suo carattere indolente e quasi aristocratico in contrasto con il lassismo e, a volte, la volgarità del cinema di quell’epoca.
A fronte di tanta prolificità (oltre 30 libri pubblicati nell’arco di soli 7 anni) non potevano mancare per Schembri altrettanti premi letterari, dal “Premio Telamone” della città di Agrigento al “Premio Antonio Buttitta” attribuitogli per il suo libro “Femminicidio - Loro si sono salvate” e tanti altri. E chissà che un premio non arrivi anche per il suo ultimo lavoro “Uomini in gonnella”, in cui viene argutamente approfondito il tema di importanti dirigenti di azienda, padroni nell’ambito lavorativo ma schiavi in casa delle loro mogli e compagne!


Gli Agosta in arrivo con "Il viaggio"

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Dal 29 marzo la band di Paolo Agosta torna con il nuovo singolo IL VIAGGIO. Prodotto presso il Bunker Home Studio e mixato e masterizzato al Massive Arts Studio di Milano, il brano è scritto a quattro mani dallo stesso Paolo e dal chitarrista Pierpaolo Mazzella.
Il sound della canzone richiama il Brit-Pop anni ’90, evidenziando la passione della band per gruppi come Coldplay, The Verve e Oasis. Il viaggio è distribuito da Artist First.

«Nel brano - dice Paolo - il viaggio è inteso come metafora della vita che, come in ogni viaggio, trova il suo senso nel percorso, più che nella destinazione».

Soggetto, regia e montaggio del video, sono di Paolo Agosta, che ha realizzato per il brano un MovieClip, una sorta di corto cinematografico, in cui si racconta lo scorrere della vita di alcune persone attraverso una banconota da dieci euro che nell'arco di ventiquattro ore, passando di mano in mano, compie un percorso circolare fino a tornare nelle mani della prima persona che ha dato il via al suo viaggio.  Per la band e per lo stesso Paolo, la banconota rappresenta il filo rosso che lega uomini e donne estremamente diversi tra di loro, nel bene e nel male. L'intento dell'autore è utilizzare il MovieClip per rappresentare diverse realtà in maniera nuda e cruda, senza esprimere giudizi o punti di vista. 


«E come Forrest corre intorno al mondo senza un motivo nella maratona l’importante non è l’arrivo, non è l’arrivo» ci racconta Paolo Agosta.

Gli AGOSTA sono una band formatasi nel 1995 e attualmente composta da Paolo Agosta (voce, chitarra e pianoforte), Pierpaolo Mazzella (chitarra), Fabrizio “Bicio” Grenghi (chitarra), Nando de Luca (basso) e Manuel Signoretto(batteria). Gli inizi del gruppo si possono vedere a partire dal 1995, quando il cantautore Paolo Agosta comincia a suonare con l'amico chitarrista Pierpaolo Mazzella. Tra i due c'è un ottimo feeling musicale e insieme decidono di intraprendere la via di quella che sarà la formazione del gruppo AGOSTA. Nel 2000 Paolo firma il suo primo contratto discografico da solista con l'etichetta indie"Massive Arts Record”; sempre nello stesso periodo, insieme a Pierpaolo, iniziano a registrare i loro primi provini, ed è con l'inizio della produzione che conoscono il chitarrista Fabrizio "Bicio" Grenghi, che successivamente entrerà a far parte del progetto. Nel 2005 esce l’album "Nuove strade”, debutto discografico dello stesso Paolo, pubblicato da Sony Music-Massive Arts Record e lanciato in esclusiva da Fiorello su "Viva Radio 2”. Nel 2006, dopo il tour promozionale del disco, si aggiungono alla sezione ritmica Nando de Luca (basso) e Manuel Signoretto (batteria), che avevano già collaborato con loro nel precedenze progetto, in due sole tracce. Formati tutti da una cultura musicale che vede alla radice artisti come i Beatles, Pink Floyd, Led Zeppelin, Queen, U2, Nirvana, Jeff Buckley, Radiohead e Cold Play, e dalla loro intesa musicale di stampo rock, visibile sia dalla scrittura che dagli arrangiamenti dei nuovi brani, porta Paolo alla decisione definitiva di passare da solista a band. Nel 2010 esce “Virus” il loro secondo album sotto etichetta Halidon promosso da Rock Tv, da RAI MUSIC con Federica Gentile e presentato da Sony Ericsson con il singolo e video intitolato “Mantide” all’interno della 68esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Tra il 2016 e il 2018 escono due singoli “Come un fiore” “Il paradiso e l’inferno”. Attualmente lavorano all'uscita del loro nuovo album.

ROSMY, in radio "Addormentarsi insieme" il nuovo singolo della cantautrice lucana

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In radio “ADDORMENTARSI INSIEME” il nuovo singolo della cantautrice lucana ROSMY tratto dal disco “UNIVERSALE” (pubblicato e distribuito da Azzurra Music).
ROSMY parla ancora di Universo in questo brano, evidenziando questa volta “l'amore che risveglia le emozioni” Scritto da lei stessa con la collaborazione di Giulio Iozzi e Alessandro Secci e la produzione di Enrico “Kikko” Palmosi, “ADDORMENTARSI INSIEME” è una nuova veste di ROSMY, ricca di suoni elettro-pop, che vuole sottolineare le cose importanti che restano vive in noi, alla ricerca del tempo perduto, attraverso quell'emozione che solo il ricordo può risvegliare.

«Una stella non significa niente, fino a quando non ce la portano via. Ci rendiamo conto di quello che abbiamo quando lo perdiamo, proprio perché non diamo abbastanza valore alle cose quotidiane e, finché le abbiamo a portata di mano, le diamo per scontate
 - racconta Rosmy – Dovremmo vivere il presente “perché a domani manca un’ora, disinneschiamo tutto il resto senza dire una parola, perdiamoci un istante ancora…”».


Rosmy, nome d’arte di Rosamaria Tempone, è una cantautrice lucana, con un passato di cantante e attrice di teatro. È erede di musici girovaghi di arpa e violino, che hanno portato a New York e Parigi la tradizione dell’arpa viggianese. Inizia la sua carriera come cantautrice solista nel 2016. Proprio in quell’anno con Un istante di noi, prodotto da Enrico “Kikko” Palmosi si aggiudica il Premio Mia Martini “Nuove Proposte per l’Europa 2016” e il premio “Miglior brano radiofonico”. In questi anni si è distinta per il suo impegno nell’affrontare con la sua musica tematiche sociali, trattando temi importanti, come il bullismo, il “ghosting”, l’indifferenza della gente e la frenesia del mondo moderno. Con il singolo“Inutilmente”, uscito nell’estate del 2018, è stata finalista al Premio Lunezia. A gennaio 2019 è uscito il suo disco d’esordio, “Universale”, anticipato in radio dal singolo “L’amore è rincorrersi

CAOS: L’Aquila dieci anni dopo, ad Amburgo la mostra presso la Galleria Werkkunst

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Si inaugura oggi, venerdì 29 marzo 2019, la mostra dal titolo “CAOS: L’Aquila dieci anni dopo” che si terrà ad Amburgo (D) dal 26 marzo al 26 aprile 2019 presso la Galleria Werkkunst, centro culturale nel cuore della città tedesca che, oltre ad essere una importante galleria d'arte, si pone l'obiettivo di riunire le belle arti, dall’arte contemporanea, alla musica, al teatro e ai nuovi media. Esporranno due importati artisti italiani, la oramai famosa pop artist Francesca Falli e il fotografo Francesco Loliva della scuderia Inarte.
Era il 6 aprile 2009 quando a L’Aquila la terra tremò come non mai cambiando per sempre il destino della città e dei suoi abitanti. Una scossa di magnitudo 6.5 buttò giù case, palazzi, chiese. La città pagò un tributo altissimo, con 309 morti. La città è stata seriamente danneggiata nel centro storico, devastato da smottamenti di terreno e crolli. Campanili di chiese venuti giù di colpo, edifici sventrati, palazzi pubblici danneggiati. La furia distruttiva del sisma ha ridotto tutto in macerie e ricoperto di polvere vite e ricordi. Coloro che sono sopravvissuti, quelli che restano, diventano testimoni e memoria di un’intera comunità. Può l'Arte lenire il dolore? Può rappresentare la catastrofe generata da un terremoto di magnitudo 6.5? Può raffigurare il senso di impotenza di fronte a centinaia di morti e ad una città distrutta? È ciò che prova a fare questo progetto“CAOS: L’Aquila dieci anni dopo” in cui due artisti di generi completamenti diversi fondono le loro opere. Da un lato Francesca Falli con la sua Pop Art che con i suoi polli, i suoi paesaggi caotici, distorti ed enfatizzati, nelle sue opere, esprime il caos mentale e visivo provocato dal sisma che ha colpito la sua città; Dall’altro lato Francesco Loliva, fotografo, che, razionalmente, con i suoi scatti, mette a confronto la forza distruttiva della natura con la voglia e la capacità di ricostruzione dell’uomo. Questa bipersonale, non fotografa solamente lo stato della città, ma vuole offrire al fruitore della mostra lo spunto per una riflessione profonda sul dramma che hanno vissuto e, che continuano a vivere gli abitanti di questa che è diventata una città fantasma. Il decennale deve essere l’occasione per fare il punto su quello che è già stato fatto di buono e del tanto che c’è ancora da fare per la ricostruzione! Francesca Falli inizia a dipingere da bambina, sotto la guida del nonno materno, ed ha fatto del campo artistico la sua sfera di attività professionale. Ha studiato presso l’Istituto d’Arte dell'Aquila, tra i suoi insegnanti Marcello Mariani che le trasmette l’amore e la poesia dell’arte, L’Istituto Europeo di Design di Roma e l’Accademia di Belle Arti. Negli anni '90 frequenta lo studio di Fabio Mauri. È stata allieva di Fulvio Caldarelli. La sua attitudine alla sperimentazione l'ha spinta verso la creazione di una innovativa modalità di “lavoro artistico” in cui la pittura e la decorazione si contaminano con le possibilità delle nuove tecniche digitali. Una continua ricerca la porta alla produzione dei “Pollage” che stanno riscuotendo interesse da parte di critici e storici e vanno diffondendosi nel mondo dei collezionisti. I paesaggi caotici, distorti ed enfatizzati che troviamo nelle sue opere specchiate sono espressione del caos mentale e visivo provocato dal sisma che nel 2009 ha colpito la sua città.
Ha una particolare predilezione per il materiale specchiato per gli effetti ottici che produce, per il gioco dei volumi, per gli oggetti non presenti nell’opera che diventano parte integrante della stessa. Le sue opere sono esposte in diversi musei di arte contemporanea. Ha ricevuto premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Ha esposto i suoi “Pollage” nella sezione grandi Gallerie nelle principali Fiere di arte contemporanea italiana accanto alle opere Warhol, Festa, Angeli e Schifano. Ha ricevuto premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Francesco Loliva è nato a Putignano (BA) il 14/12/1956, laureato in medicina nel 1983 e specializzato in cardiologia nel 1988; Pratica la professione di cardiologo ospedaliero da circa 30 anni. Questa impegnativa professione non gli ha impedito di esercitare la sua passione per la fotografia. Già negli anni dell’università ha iniziato a fare i suoi primi scatti con la gloriosa Lubitel 2 (una reflex biottica russa), successivamente affiancata da una OLIMPUS OM 10 (regalo di laurea). La sua naturale predisposizione è per la fotografia di viaggio e di paesaggio, Negli anni Novanta ha effettuato diversi viaggi (Kenia-Maldive- Bali -USA etc. etc.) scattando numerose diapositive (di moda in quell’epoca). Si definisce un cardiologo con la passione per la fotografia. Ama fotografare i paesaggi, cogliere l’attimo per riviverne le emozioni e per offrire all’osservatore spunti di riflessione!

Erice, città di pace e cultura

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Erice, questa antica città fenicia e greca, non poteva che trovarsi in Sicilia ed essere parte integrante della Magna Grecia.

Nell'antichità, Erice era nota per il suo tempio ove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite ed i Romani Venere. Il monte Eryx serviva da punto di riferimento per i navigatori dei quali Venere divenne ben presto la protettrice. La notte, un grande fuoco acceso nell'area sacra fungeva da faro. La fama di Venere Ericina divenne tale che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo.
Erice è una perla che la Sicilia offre a chiunque ne voglia conoscere i gioielli artistici di cui è ricca. E’ una città ammantata in un alone di mistero e di magia quando è avvolta dalla nebbia che ne sfuma i contorni e fa aguzzare lo sguardo per percepire i contorni di ciò che circonda questo luogo di quiete e tranquillità.
Così, come d’estate, quando il sole cocente della Trinacria rende trasparente l’aria e le isole sembrano così vicine da poterle toccare.
Natura, storia e cultura è quello che ci offre questo Borgo, uno tra i più belli d’Italia.
Il Comune di Erice è stato dichiarato, con una delibera approvata dalla Giunta del Sindaco Daniela Toscano, Città della Pace e dei Diritti Umani, aderendo al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i diritti Umani, per la diffusione sul territorio di una cultura e una politica di pace.
Nell’ambito delle svariate manifestazioni culturali cui fa da culla questa città e sostenute da un Comune sensibile e collaborativo, si annovera anche un Concorso Letterario Internazionale giovane ma ben saldo, che è giunto alla sua quinta edizione: L’Anfora di Calliope.
Ogni anno questo richiamo letterario regala ad Erice presenze importanti, Scrittori, Poeti, Artisti, Giornalisti, Critici tutti coinvolti in questo evento che porta alla ribalta Autori giovani e meno giovani, valutandone il talento con imparzialità e competenza.
Dall’ edizione dell’anno scorso abbiamo felicemente inserito nel Concorso anche le Scuole che, per l’occasione, diventano sede di presentazione di opere e di Autori. Lo abbiamo fatto, confortati dai vertici locali scolastici e dai Primi Cittadini di Trapani ed Erice, perché noi crediamo che si debba puntare sui giovani offrendo loro occasioni e fiducia per avere un futuro meno incerto. 
Quest’anno siamo aperti ad altre innovazioni nei giorni precedenti la cerimonia di premiazione che avrà luogo, come sempre, ad Erice nel suo teatro, piccolo ma “grande” perché risuona di successi ivi rappresentati, con apprezzamento sempre unanime. 
Pertanto l’appuntamento è per il 9/10/11 e 12 ottobre 2019 per scrivere insieme un’altra bella pagina di questa città, enciclopedica fonte di cultura e di pace.  

Franco Cenci, personale "Il cielo in una casa” mostra aerea e volatile dal 6 aprile a Roma

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Franco Cenci abita le stanze di Casa Vuota a Roma con una mostra aerea e volatile intitolata “Il cielo in una casa”, un progetto site-specific dedicato a tutti quelli che non vogliono o non possono tenere i piedi per terra. La personale, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, si inaugura sabato 6 aprile 2019 alle ore 18:30 al secondo piano di via Maia 12. Visitabile su appuntamento, la mostra resta aperta fino al 26 maggio.

L’artista fa il nido nell’appartamento del Quadraro trasformato in spazio espositivo e invita il pubblico a scardinare le prospettive consuete alle quali è abituato e ad abbandonare ogni coordinata o riferimento spaziale. “Il punto di vista umano è ribaltato”, spiega Franco Cenci, “in un effetto di smarginamento, di vertigine che confonde il basso e l’alto”. Giochi prospettici e aperture illusionistiche modificano la percezione degli spazi di Casa Vuota e illuminano presenze che non ci sono eppure si vedono, oppure che non si vedono ma sono evocate con un senso di mistero e meraviglia.
Le stanze di Casa Vuota vengono occupate da installazioni che raccontano il senso dell’abitare e la necessità della metamorfosi. Protagonisti della mostra sono uomini e donne uccello, già mutati o in procinto di mutare, che Franco Cenci ritrae attraverso fotografie, collage, elaborazioni grafiche e ceramiche. Sono loro ad annidarsi in una dimensione poetica e fiabesca sospesa tra soffitto e pavimento, disseminando tracce della loro storia, feticci, piccoli oggetti d’affezione da scoprire come in una caccia al tesoro. Visti con il loro sguardo, la casa stessa e il quartiere in cui sorge assumono dei contorni onirici e incantati, che superano il contingente nel tentativo di far avverare un altrove piumoso e ventoso.

Franco Cenci (Monterotondo, 1958) vive a Roma. Laureato in Lettere presso la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea di Roma con una tesi su Antonio Donghi, dal 1979 al 1983 partecipa alle iniziative internazionali della Mail Art. La sua attività espositiva comincia con Barbara Martusciello all’inizio degli anni Novanta. Dopo un lungo periodo di insegnamento nella scuola secondaria, dal 2001 si dedica al lavoro di grafico pubblicitario. Tra mostre personali più recenti si segnalano nel 2018 “Itinerario P. Alla ricerca dell’arca perduta” presso la galleria 28 Piazza di Pietra di Roma a cura di Michela Becchis, nel 2017 “GladiAttori” presso l’Antiquarium Alda Levi di Milano a cura di Manuela De Leonardis, nel 2015 “Armata Innocenza” presso Interno 14 a Roma, nel 2013 “Beatrice. Una storia ritrovata” presso Acta International di Roma e nel 2001 “Franco Cenci 1997-2001” a cura di Teresa Macrì presso Il Ponte Contemporanea di Roma. Le collettive più significative sono nel 2016 “È primavera” presso Luoghi Comuni Sansalvario di Torino, nel 2014 “La grande illusione” alla Temple University di Roma, nel 2013 “Door to door” a Salerno e nel 2001 “Mille e una biennale” alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.

Foto: Anita, 2018
INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: IL CIELO IN UNA CASA
AUTORE: Franco Cenci
A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 6 aprile al 26 maggio 2019
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: sabato 6 aprile 2019, ore 18:30
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 | email vuotacasa@gmail.com
INGRESSO GRATUITO

Roma Ciociara nel 1800

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Ci sono concetti ardui non tanto a comprendere quanto ad assimilare e uno di questi è la relazione secolare tra Roma e la sua appendice meridionale, che oggi individuiamo come la Ciociaria, una volta Lazio Aggetto e, successivamente, Campagna di Roma, ma alle origini   Terra dei Volsci. 
La storia come sempre si limita a informare e a fornire  fatti e  vicende, la  lettura e le  interpretazioni sono degli altri. E quindi ben si conosce che, come osservò quell’acuto ciociaro Anton Giulio Bragaglia, mentre ancora ai piedi del Palatino il Tevere era tutto un pantano confuso e mescolato fino alle paludi pontine, dove alto si levava il gracidio delle rane, la regione al suo sud abitata dalle prime popolazioni italiche, dai Volsci, Ernici, Sanniti, Osci, Equi  ed altre, si estendeva invece tra boschi e pianure fertili ed ubertose solcate da fiumi scroscianti e pescosi, laddove sui monti  circostanti, Ernici e Mainarde e sui  versanti dei Lepini e degli Aurunci e degli  Ausoni si annidavano racchiuse nelle mura di pietre gigantesche appena tagliate e ancora bianche e brillanti al sole, Atina, Anagni, Veroli, Cori, Priverno, Fondi, Alatri, Norma, Ferentino… quali gioielli incastonati nel paesaggio.
Inutile ricordare gli uomini, e le loro opere, nati in questa terra: sono essi che hanno dato a Roma contributi significativi di cultura e di civiltà, sono essi che veramente hanno prodotto e creato senza ricorrere a violenze o a spargimento di sangue: è vero alcuni di loro hanno combattuto e brillato per coraggio, ma sempre al servizio di Roma: da loro non è emanata angheria prepotenza  aggressività. Chi vuol saperne di più, raccomando  “ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria pride”. I secoli successivi hanno confermato e rafforzato un rapporto divenuto vera e propria simbiosi. Tributaria di Roma da sempre per vettovaglie e uomini: in epoca romana ha dato sistematicamente i soldati  per le legioni, nei secoli successivi  è stata quasi la sacrestia della gerarchia ecclesiastica, dalla quantità infinita di semplici preti alla quantità di alti prelati, ai cardinali e ad almeno sette papi. Ma il secolo che marca e contrassegna una realtà ancora più intima e stretta è il secolo diciannovesimo che registra la vera e propria ciociarizzazione di Roma, un fenomeno sociale ed antropologico che ancora oggi si continua a disconoscere anziché valorizzare ed approfondire. Il flusso costante di immigrati iniziato già alla fine del 1700 partendo dalla Valcomino e poi estesosi gradualmente a tutta la regione a Sud del Tevere e dell’Aniene, ebbe come conseguenza che ad un certo punto già verso il 1850 la presenza di quella umanità in quei variopinti abiti e con quelle calzature così singolari ai piedi era così massiccia ed imponente che divenne  logico e normale far diventare i ciociari i veri abitanti di Roma: si rammenti che Roma in quest’epoca contava poco più di centomila abitanti e se si calcola quanti potessero essere i preti, i monaci, i sagrestani, le monache, gli aristocratici e i nobili e la loro servitù, e che molta parte dei romani erano osti o albergatori o  caffettieri o pizzicagnoli o artigiani o bottegai e i sei-settemila ebrei confinati  nel ghetto, allora ben si comprende come i quindici-ventimila ciociari presenti, effettivamente venissero  considerati  i veri abitanti di Roma. Una concomitanza particolare fu che all’epoca di Pio IX e nella sua segreteria si contavano almeno quindici cardinali ciociari e il ministro delle finanze era anche un ciociaro di Ceprano: quindi fu perfino normale, allorché l’8 dicembre del 1854 il Papa proclamò il dogma della Immacolata Concezione, prendere atto da parte delle gerarchie ecclesiastiche che la popolazione romana erano  i ciociari: e infatti nei Musei Vaticani  si ammira  la Sala con gli affreschi che ricordano la celebrazione della Immacolata Concezione e sulla parete in cui si vede il Papa che pronuncia il dogma, si noterà che la popolazione romana che assiste all’evento immortale  è rappresentata da una ciociarella col suo bimbo  che guardano  verso il Papa! Ma tale realtà sociale era fatto acquisito anche in tutta l’Italia: e infatti nel 1867 o giù di lì, in Piemonte appariva sulla stampa un documento che mostrava la figura dell’ Italia  incoronata che si rivolgeva al Re Vitt.Em.II e gli diceva: “ Sbrigati, Maestà, a liberare quella poveretta, così io sarà unita e tu ne avrai la gloria”: e quella  ‘poveretta’ era una ciociarella in inappuntabile costume e con cioce ai piedi, accasciata su una sedia,  con i simboli del potere  per terra,  assistita da una badante:  era Roma. E qualche anno più tardi  Gerolamo Induno dava il proprio contributo di patriota alle giornate rivoluzionarie che stavano affliggendo ed angustiando la tranquillità della romana esistenza,  illustrando in un suo quadro alcune ragazze in costume ciociaro che, segretamente, confezionavano le bandiere tricolori.
Una conseguente realtà della cosiddetta ciociarizzazione di Roma la si rileva anche nella produzione artistica dell’epoca sia nelle opere degli artisti europei  sia anche nella folta schiera di artisti sbocciati  a Roma prima e dopo il 1870:  infatti l’elemento umano presente nelle loro opere erano solo la ciociara o il ciociaro. Si aggiunga che tutta la iconografia sia artistica sia giornalistica e di cronaca in occasione del fatidico 20 settembre  avevano come soggetti solo il ciociaro quale abitante di Roma e il bersagliere quale liberatore.
Michele Santulli 

Serena Caronni, dall’Italia al Ghana per curare i malati di Parkinson

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Dal suo studio in Brianza al Ghana per aiutare i malati di Parkinson, grazie a medici che vivono il proprio lavoro come una vocazione. La Dott.ssa Serena Caronni, 27 anni, biologa nutrizionista, da ottobre 2015 collabora con il Centro Parkinson e Disturbi del Movimento dell’ASST Gaetano Pini-CTO e grazie a un progetto voluto dal Prof. Gianni Pezzoli - Direttore del centro, Presidente della Fondazioni Grigioni, ideatore e finanziatore del progetto -  è stata già due volte in Ghana, dove ha potuto verificare gli effetti benefici su chi è affetto dalla Malattia di Parkinson della Mucuna pruriens, una pianta tropicale.

“Ho sempre avuto il sogno di lavorare in Africa - dice Serena - e sin dal primo giorno in cui ho messo piede al Centro Parkinson, prima per un tirocinio pre laurea e poi per il mio progetto di tesi con la dott.ssa Michela Barichella, ho chiesto di essere inclusa nella sperimentazione della Mucuna pruriens”. Così ha lasciato lo studio di Seveso ed è volata più volte in Ghana insieme alla dott.ssa Francesca Del Sorbo, neurologa e al Dott. Roberto Cilia, neurologo e responsabile scientifico del progetto. Il suo compito, durante i soggiorni in Africa, è quello di affiancare i colleghi nella somministrazione della Mucuna pruriens e nell’estrazione della polvere dal seme. 

“È un processo molto semplice, nel segno della sostenibilità – spiega la giovane Biologa Nutrizionista –. La Mucuna infatti è una pianta tropicale che cresce spontaneamente in Africa, dove è considerata infestante, e che può essere facilmente coltivata nel giardino di casa. All’interno del frutto di questa pianta si trova la levodopa, il principio attivo con cui in Occidente curiamo chi è affetto dalla Malattia di Parkinson. Basta semplicemente tostare il seme in una padella, aspettare che si schiuda, estrarre la parte interna, macinarla fino a ridurla in polvere e mescolare la polvere in acqua”. 

Nel giro di pochi minuti dalla somministrazione si notano subito gli immediati miglioramenti: “Gli effetti della Mucuna sembrano miracolosi perché spesso i malati in Ghana non hanno mai assunto nessun farmaco per combattere i sintomi del Parkinson e lo stadio della malattia è spesso molto avanzato. In molti muoiono di Parkinson”. 

Le dosi di Mucuna sono somministrate dai neurologi del team del Prof. Gianni Pezzoli. Il Dott. Roberto Cilia, responsabile del progetto, racconta: “Prima di arrivare in Africa, abbiamo lavorato a lungo in Bolivia, dove questa sperimentazione è già in atto da molto tempo e dove abbiamo imparato a dosare la Mucuna in modo da poter sopperire ai farmaci tradizionali. Solo il 10% di chi è affetto dalla Malattia di Parkinson in Ghana riesce infatti ad avere accesso ai farmaci a base di levodopa. Grazie alla Mucuna, tutti i malati potrebbero curarsi a costo zero”. 

Il primo passo per la riuscita del progetto è stato quello di coinvolgere e formare il personale medico locale: “Sono rimasta piacevolmente sorpresa da come funzionano gli ospedali in Ghana – racconta Serena – soprattutto grazie ai medici eccezionali che ho incontrato che hanno a cuore il benessere dei pazienti. I medici in Africa vivono il loro lavoro davvero come una missione e i pazienti sono sempre riconoscenti per le cure ricevute, al di là dell’efficacia”. 

A febbraio 2018 è stato pubblicato un lavoro di confronto tra la terapia tradizionale e quella con la Mucuna pruniens effettuato presso una clinica in Bolivia, dove la neurologa locale utilizzava la polvere tostata come fonte di levodopa per trattare i pazienti con la malattia di Parkinson che non potevano permettersi di acquistare le terapie farmacologiche standard. Durante lo studio le terapie sono state entrambe somministrate, secondo una sequenza casuale (randomizzata), agli stessi pazienti per 8 settimane. I 14 pazienti che hanno partecipato allo erano affetti da malattia di Parkinson con fluttuazioni motorie e movimenti involontari. Lo studio ha confermato che la terapia a base di semi di Mucuna è efficace e sicura tanto quanto un preparato farmaceutico nel controllare la sintomatologia motoria.

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L’Azienda Socio Sanitaria Pini-CTO, punto di riferimento per l’ortopedia, la riabilitazione specialistica, la reumatologia e la neurologia, a livello nazionale, comprende a Milano tre presidi ospedalieri: il Gaetano Pini, il CTO e il Polo Riabilitativo Fanny Finzi Ottolenghi. L’ASST Gaetano Pini-CTO - evoluzione della Scuola Ortopedica milanese nata nel 1874 - è specializzata in patologie e traumi dell’apparato muscolo-scheletrico, reumatologia e fisiatria. L'Azienda accoglie ogni anno 823mila utenti e i suoi specialisti lavorano con le più sofisticate tecniche di imaging, attraverso sale operatorie sia convenzionali sia dotate di robotica, l’ASST Gaetano Pini-CTO è centro erogatore per la presa in carico dei pazienti cronici nell'ambito delle patologie reumatiche e della Malattia di Parkinson. 


Lisetta Carmi - Da Genova verso il resto del mondo, nuova mostra retrospettiva dal 30 marzo

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Il CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore, ente nato per volontà della FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, associazione senza fini di lucro che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia su tutto il territorio nazionale, presenta la nuova mostra retrospettiva “Lisetta Carmi - Da Genova verso il resto del mondo” che si terrà al CIFA da sabato 30 marzo a domenica 2 giugno 2019 (Via delle Monache 2, Bibbiena, AR). Inaugurazione prevista per il 30 marzo a partire dalle ore 16.30.

Il percorso espositivo è suddiviso in 11 temi che partono dal racconto del porto e dei travestiti di Genova, passando per Israele, la Sardegna, Parigi, il Venezuela, l'Afghanistan, l'Irlanda, l'India e la Sicilia. L’occhio fotografico della Carmi si posa su particolari significativi e l’autrice riesce a sintetizzare in poche immagini l’atmosfera di un luogo. Tra questi reportage sono stati inseriti due ritratti del poeta americano Ezra Pound: in breve tempo e con pochi scatti, riesce a cogliere l’essenza più profonda del personaggio, compiendo un capolavoro di introspezione psicologica che verrà premiato nel 1966 con il “Premio Niépce per l’Italia”.

Se si esclude il lavoro sulla metropolitana di Parigi dove le persone perdono la propria riconoscibile identità per diventare massa in movimento che percorre spazi artificiali e disumanizzanti, sono sempre le persone ad attrarre la sua attenzione. Attraverso di loro riesce a darci un’immagine della loro vita e dei luoghi che abitano. 

Nella serie sull’India la figura del protagonista è affidata al suo maestro, Babaji, ritratto in immagini particolarmente evocative della spiritualità che emana dai suoi atteggiamenti, ma in tutti gli altri casi è un’umanità ai margini del mondo industriale e postindustriale contemporaneo che popola le fotografie di Lisetta. 

In molti suoi servizi, a cominciare dal quello sui travestiti, compaiono i bambini, che con la loro naturale innocenza superano ogni pregiudizio. Lì però non sono i protagonisti come in quello su Israele dove i bimbi ebrei e palestinesi ci fissano con sguardi che rendono difficilmente condivisibili le ragioni degli scontri tra i due popoli. O quello sull’Irlanda del Nord: vederli giocare tra le macerie fisiche e morali provocate da una lotta fratricida, da una parte stempera la drammaticità degli avvenimenti, dall’altra ci conferma tutto l’orrore che suscita la violenza. I bambini che appaiono in misura più o meno rilevante in ogni tema, assumono il ruolo di mediatori tra la realtà contradditoria e spesso drammatica del presente, e la speranza verso un futuro migliore. 

Lisetta Carmi ha realizzato i suoi lavori fotografici nell’arco di 18 anni; poi la sua vita cambia completamente grazie all’incontro con il maestro indiano Babaji, e nell’ultima parte si ritira a Cisternino. Lisetta vive di spiritualità in modo spartano e senza i moderni mezzi di comunicazione come il computer e Internet. Vicino a casa sua però c’è un edicolante che non solo espone i suoi libri, ma le fa anche da tramite con il resto del mondo ricevendo la posta elettronica a lei indirizzata e inviando le sue risposte. Anche se distante dal mondo, vuole continuare a capirlo.


FIAF
Fondata nel 1948 a Torino, la FIAF è un'associazione senza fini di lucro, attenta da sempre alle tendenze e alle istanze culturali della fotografia italiana, che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia amatoriale su tutto il territorio nazionale. In oltre sessant’anni di storia la FIAF non ha cambiato il suo originale intento ed oggi annovera circa 5.500 associati e 550 circoli affiliati, per un totale di oltre 40.000 persone coinvolte nelle attività dell’Associazione, accomunate dalla passione per il mondo della fotografia e a cui fornisce molteplici servizi, dai più pratici mirati al sostegno alle organizzazioni a quelli rivolti alla formazione e alla crescita culturale di ogni singolo associato. www.fiaf.net

CIFA
Il Centro Italiano della Fotografia d’Autore nasce nel 2005 a Bibbiena, in provincia di Arezzo, per volontà della FIAF, la più importante e meglio organizzata associazione fotografica nazionale non professionale. La sua diffusione sul territorio nazionale e la sua “trasversalità” a livello sociale e culturale permettono al Centro di porsi come osservatorio privilegiato sulla fotografia. L'attività del Centro pone particolare attenzione allo studio e alla valorizzazione della fotografia italiana del periodo storico che parte dall'ultimo dopoguerra. Di fondamentale importanza è l'impegno nel campo della conservazione, inventariazione, catalogazione e riproposizione al grande pubblico del proprio patrimonio fotografico. A questo scopo sono stati approntati dei locali realizzati secondo le più recenti normative sulla conservazione del materiale fotografico e sta per partire una campagna di inventariazione e catalogazione dei fondi già acquisiti, da realizzarsi con programmi che permettono di interfacciare i dati con quelli delle altre istituzioni culturali italiane. www.centrofotografia.org

Les Journées Européennes de la Marionnette, a Bruxelles dal 4 maggio. L'Italia fra gli ospiti

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« Budulinek » du Naivni Divadlo  de Liberec (République tchèque), le samedi 4 mai à 11h et à 15h; « le theatre de Dom Roberto » par S.A. Marionetas (Alcobaça, Portugal), le samedi 4 mai à 14h15 et à 16h15 et le dimanche 5 mai à 15h; « Bébé » par le théatre du Mirage (Cuba-Belgique), le samedi 4 mai à 17h et le dimanche 5 mai à 16h.

« Diaphanie ou les mémoires d’une fée »par Barbara Mélois (France), le samedi 11 mai à 15h et le dimanche 12 mai à 15h; « Maître Pulcinella » par Irene Vecchia (Napoli, Italie) le samedi 14h15 et à 16H15 et le dimanche 12 mai à 16h15 ,  » le Cirque est arrivé » par Clair de Lune Théâtre ( Belgique), le samedi 11 mai à 17h et le dimanche 12 mai à 14h15.

« Le chevalier et le dragon » par Christos Stanisis et son Karaghiozis (Thessalonique, Grèce ) le samedi 18 mai à 15h et « la légende de la pomme d’or » par Christos Stanisis et son Karaghiozis (Thessalonique, Grèce ) le dimanche 19 mai à 15h , « Circus Strada » par Milla Risku (Finlande) le samedi 18 mai et le dimanche 19 mai à 14h15 et à 16h15, « les Fabuleux »  des Royales Marionnettes ( Belgique) à confirmer, le weekend du 18 et du 19 mai.

« Areste i Giganti » par Is Mascaredas ( Sardaigne, Italie) le samedi 25 et le dimanche 26 mai à 15h, « Insect Circus » par String Theatre ( Londres, Angleterre) à confirmer, « le cyclothéâtre » par Clair de Lune Théâtre (Belgique) le samedi 25 et le dimanche 26 à 14h15 et à 16h15.  

Les pays invités: la Grèce, la République tchèque, l’Italie, le Portugal, la Finlande et plus!

Vincenzo Incenzo, esce il video di "Il Primo Giorno dell’Estate"

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Da oggi, venerdì 29 marzo, è online al seguente link il videoclip di “IL PRIMO GIORNO DELL’ESTATE ”:  https://www.youtube.com/watch?v=kNnd92Xke2w&feature=youtu.be

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Il brano è estratto da “CREDO” (Tattica s.r.l.), album d’esordio del cantautore romano, uscito lo scorso 19 ottobre e disponibile in tutti i negozi e piattaforme digitali. Da oggi, “IL PRIMO GIORNO DELL’ESTATE ” è anche in rotazione radiofonica.

Dopo i due brani “politici” ‘Je suis’ e ’Dal Paese reale’, Vincenzo Incenzo offre il suo profilo più intimo e romantico, quello che lo ha reso popolare come autore. ‘Il primo giorno dell’estate’ si allinea alle grandi canzoni d’amore da lui scritte per i maggiori artisti italiani. In un flusso musicale intenso si susseguono frasi profonde e toccanti  (… io sbarravo le finestre stanco di soffrire ma tu come una rondine impazzita sbattevi sopra i vetri e ho dovuto aprire… C’è un gesto che perdiamo con l’infanzia nostra madre che ci veste, accade solo allora, tutti pensano a spogliare il proprio amore mai nessuno a rivestirlo noi lo facciamo ancora… dei fiori adesso vedo le radici e della cattiveria la solitudine degli infelici…), per raccontarci l’unica rinascita possibile in vita: quella che avviene quando si incontra l’Amore.

Per Renato Zero, produttore dell’album, ‘Il Primo Giorno dell’Estate’ è destinato a diventare un classico della musica italiana.

Il brano è stato scelto, ancora prima di essere promosso, come colonna sonora del cortometraggio ‘Luce oltre il silenzio’, di Giuseppe Racioppi, in gara nei maggiori festival cinematografici internazionali.
                                                                                                                                                                                
Il video rielabora in una chiave immaginifica i ciak del corto, grazie alla genialità di Luca Bizzi.
                              
Immagini tratte dal cortometraggio ‘Luce …oltre il silenzio’, di Giuseppe Racioppi
Editing: Luca Bizzi
Con: Martina Montefusco
          Diletta Laezza,  Eleonora Santia Notari   

Outfit Vincenzo Incenzo: Officine Ferri
Strumenti musicali : MUSICIS

Questa la tracklist dell’album “CREDO: “Je suis”, “La mia canzone per te”, “L’elefante e la farfalla”, “Prima di qualunque amore”, “Pensiero unico”, “Il primo giorno dell’estate”, “La canzone che sta passando”, “Cinque giorni” (guest Renato Zero), “I nemici dell’amore”, “L’acrobata”, “Dal Paese reale”, “Salutami l’amore – intro”, “Salutami l’amore”.

VINCENZO INCENZO nasce a Roma da famiglia di musicisti.
Dopo la laurea al Dams inizia il suo percorso di autore, arrivando a scrivere e a collaborare con alcuni dei più grandi artisti del panorama musicale italiano: Renato Zero, Armando Trovajoli, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, Premiata Forneria Marconi, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Al Bano, Tosca e tanti altri. Nel corso degli anni, molte anche le sue presenze come autore al Festival di Sanremo: tra le altre “Cinque Giorni” (Michele Zarrillo), “Che sarà di me” (Massimo Di Cataldo), “L’elefante e la farfalla” (Michele Zarrillo), “L’acrobata” (Michele Zarrillo), “Il passo silenzioso della neve” (Valentina Giovagnini), “Un altro amore no” (Lorella Cuccarini), “L’alfabeto degli amanti” (Michele Zarrillo) e “Nel perdono” (Al Bano).
Per il teatro scrive i testi dello spettacolo musicale “Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo”, versione italiana dell’opera di Gérard Presgurvic, prodotta da David Zard, e collabora con Renato Zero alla scrittura e alla regia di “Zerovskij, solo per amore, presentato anche in versione cinematografica. Scrive e dirige i musical “Diana & Lady D” e “Rosso Napoletano”; scrive il libretto e le liriche di “Dracula Opera Rock” su musiche della PFM, prodotto da David Zard. Cura la versione italiana delle canzoni di Cole Porter in “Vacanze romane, riconosciuta come versione ufficiale dalla Cole Porter Society. Scrive canzoni per lo spettacolo di Alessandro Siani e Christian De Sica “Il principe abusivo”. Nel 2014, è direttore artistico della mostra “ZERO” dedicata a Renato Zero.
Vincenzo Incenzo è anche autore di libri: “La partitura infernale, eventi sonori nelle bolge dantesche” (Fonopoli), “Il Sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano” (LietoColle), “Cinema mundi” (LietoColle), “La canzone in cui viviamo” (No Reply), “Valentina Giovagnini tra vita e sogno” (Zona), “#Romeo&Giulietta nel Duemilaniente” (No Reply), “ZERO” (Tattica). Tra i vari riconoscimenti riceve due volte il Premio Lunezia, il Premio SIAE Autori, il Premio Giffoni Film Festival e il Premio Internazionale di Poesia Alfonso Gatto.


VINCENZO INCENZO E’ SUL WEB E SUI SOCIAL

Stasera e domani alla Sala Umberto di Roma, ultime due repliche di La Scuola delle scimmie scritto e diretto da Bruno Fornasari

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Con Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Luigi Aquilino, Sara Bertelà, Silvia Lorenzo, Carmela Pistorello, Giancarlo Previati.

Il testo è meraviglioso, l’argomento interessante e la bravura degli attori ne fa un gioiellino del Teatro.

Minnesota 1915, evoluzionisti e creazionisti, quali sono in maggioranza?
La maggioranza è nettamente a favore dei creazionisti nel senso che in Tennessee vigeva una legge che vietava l’insegnamento della teoria dell’evoluzione della specie nelle scuole. Da lì prende il via la vicenda che nel testo dello spettacolo che ho scritto, è ambientata nel 1924. Immagino, perché i fatti reali non li cito necessariamente in dettaglio, una trama in cui il professor Scott viene accusato di aver insegnato l’evoluzione ai ragazzi. Diciamo che è stata la prima forma evidente di fondamentalismo cristiano negli Stati uniti contro la scienza, che è un po’ un paradosso. Di solito si immagina un conflitto tra religioni, in realtà negli Stati uniti il bersaglio era di nuovo la scienza come era stato con Galileo.
Perché voler dimostrare che la scienza ha dei limiti potrebbe far tornare la caccia alle streghe?
 In realtà voler parlare di limiti anche da parte della scienza significa forse rimettere scienza e religione in un dialogo più attivo. La risposta che possono dare secondo me, sia la religione che l’essere umano, è la potenziale possibilità di trovare un senso alle cose, di trovare una ragione d’essere delle cose. Di questo si occupa principalmente la religione, dando una risposta con un’entità superiore che si occupa di noi, nel bene e nel male. La scienza questa risposta la dà attraverso la capacità dell’intelletto umano di trovare le risposte.  Nel caso della religione, si potrebbe pensare che qualcuno ha bisogno più che altro di risposte rapide. Nel caso della scienza siamo difronte a persone che hanno più pazienza e possono contare sul metodo. Entrambe rispondono ad una necessità comune, quella per l’uomo di trovare una spiegazione alla sua esistenza.
È giusto sacrificare un po’ di libertà per la comunità?
Per la comunità direi proprio di sì. Un conto è dire che sia giusto ed un conto è avere il coraggio di farlo.
Perché Darwin fa così paura e la teoria della relatività di Einstein no?
Per citare le parole del professore nello spettacolo che ho scritto “perché Darwin sembra che voglia rubarci l’anima”. Quello che fa la teoria dell’evoluzione è dirci che noi non corrispondiamo ad un disegno intelligente quindi non siamo parte di un processo che ci possa vedere più o meno protagonisti, più o meno vincitori ma alla fine comunque ci colloca all’interno di un grande disegno, quindi ci da un’importanza all’interno del volere, del pensiero, dell’immaginazione ovviamente superiori. Darwin dice “potremmo anche non avere nessun senso”, questo fa un po’ paura.
Perché gli scienziati fanno più paura degli assassini?
Questo non credo sia necessariamente vero, sono paure diverse. Potrebbe essere che lo scienziato ci metta la paura di essere inadeguati. Gli assassini ci mettono di fronte alla paura di poter non esistere più da un momento all’altro, quindi non mettiamo a paragone le due paure. Certo l’inadeguatezza e la percezione di ignoranza mette sicuramente a disagio ma essere fatti fuori credo sia un pochino più temibile.
È ancora valido decidere di farsi processare per conoscere la verità?
Credo che un processo adeguato sia una delle forme di massima conquista che siamo riusciti ad ottenere con la nostra civiltà. Poi è chiaro che dobbiamo garantirci che venga agito e portato avanti con tutti i criteri di correttezza e di rispetto dei diritti, però quale miglior sede di un luogo in cui il dialogo ed il dibattito accada verbalmente e non con delle spade.
Come nasce l’idea di un parallelismo tra i fatti del 1925 in America e l’Italia del 2015 con un professore di scienze naturali che si trova di fronte alla difficoltà dell’integrazione?
L’ingrediente fondamentale del dialogo è che l’ho trovato nel fatto storico del 2015, se non vado errato, in cui nei programmi scolastici della scuola media superiori era scomparsa proprio l’evoluzione di Darwin. Questa scoperta è stata fatta da un gruppo di scienziati appassionati di Darwin che hanno denunciato questa cosa al “Darwin day”, da lì è partita una richiesta all’allora Ministra Moratti per verificare cosa stesse succedendo, la Ministra ha attivato una commissione con a capo Rita Levi Montalcini e l’errore è rientrato.  A quanto mi risulta la formulazione esatta dei programmi didattici non prevede più quella dell’evoluzione di Darwin ma qualcosa di un pochino più edulcorato. Questo fatto mi ha un po’ impressionato, perché la proibizione dell’insegnamento di Darwin nel 1925 era l’inclinazione fanatica di una cultura rurale americana ma che una cosa del genere avesse uno specchio nella nostra programmazione didattica mi ha fatto un po’ impressione. Da lì ho cercato di sviluppare una storia parallela.
 Ho visto che il pubblico era molto attento, come reagisce allo spettacolo?
Benissimo, è stata una scommessa vinta da Alessandro Longobardi che è il direttore artistico della Sala Umberto, una sala prestigiosa e dedita ad un tipo di spettacolo che non è da un punto di vista stilistico paragonabile alla Scuola delle scimmie. Per cui la scelta di fare quella che in inglese si dice “cross contamination” una contaminazione di genere, all’interno della stagione in un teatro così centrale e così importante a Roma era una sfida che andava verificata sul campo. Lo spettacolo sta davvero avendo un grande successo, il pubblico gioca e ride dove c’è da ridere, sta paralizzato e ascolta dove c’è da ascoltare, crede che in qualche modo gli argomenti che vengono trattati abbiano il bisogno sempre di essere ridiscussi. Perché il conflitto tra le scienze, tra estremisti e superamento degli stessi attraverso il rispetto degli altri, un’analisi razionale dei fatti sono temi che non scadono mai.
È stato difficile formare il cast?
No, in realtà no. Perché io tendo a scrivere, a volte sono fortunato a volte meno, già con in testa gli attori che mi piacerebbe coinvolgere. Quindi diciamo che un buon 60% del cast già era nella mia testa, l’altro 40% su 7 attori erano 3 quelli che dovevo mettere un po’ a fuoco, trovati quelli sono stato contentissimo.
Voi sarete in scena fino a domenica, poi lo spettacolo avrà una tournée, credo l’anno prossimo a questo punto perché siamo quasi alle fasi finali.
Noi siamo in chiusura di tournée perché torniamo a Milano ma non nel nostro teatro perché io e Tommaso Amadio siamo direttori artistici del teatro Filodrammatici di Milano, non torniamo nel nostro teatro ma in un teatro affine a noi che è diretto da Elio De Capitani e FerdinandoBruni, il “Teatro dell’Elfo”. Facciamo questo gioco di passarci gli spettacoli perché riteniamo di avere una politica culturale e un’inclinazione ad incontrare il pubblico che è molto simile. Saremo in scena una settimana e concluderemo la tournée!
Ho visto pochi ragazzi, pensate di portarlo anche nelle scuole?
Il progetto scuole è un progetto sempre molto delicato. Noi non conosciamo bene il territorio romano quindi abbiamo cercato di applicare processi che applicavamo a Milano, abbiamo visto che la risposta è un po’ più dilatata come tempistiche quindi saremo più bravi la prossima volta. Su Milano tantissimo, facciamo un progetto che si chiama “tra le parole” in cui i ragazzi ricevono il copione che io scrivo e i nostri testi che analizzano li leggono con gli insegnanti, poi tornano da noi, vedono delle prove e poi vedono lo spettacolo. Questo processo li rende molto attivi e molto sensibili e ci sembra un bel modo per formare un nuovo pubblico.

Elisabetta Ruffolo

Isabella Ambrosini in concerto con "Và Pensiero" al Golf Club di Roma Acquasanta

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di Ester M. Campese - Nell'elegante circolo del Golf Club di Roma Acquasanta in Via Appia si è svolto lo scorso 28 marzo il concerto lirico/operistico “Và Pensiero” con musiche a cavallo tra l’800 ed il ‘900 eseguite con l’ensemble dell’ “Orchestra di fiati di Roma Sinfonica” ed il “Coro Roma Tre” egregiamente condotto dal Direttore d’orchestra Isabella Ambrosini, tra i pochi Direttori d’orchestra donna.
La serata, organizzata e presentata dall'eccellente Sig.ra Pina Carbone, ha visto l’esibizione di un nutrito ed accurato programma, con brani scelti e condotti dal Direttore Isabella Ambrosini, con musiche di Beethoven tra cui “L’inno alla gioia”, di Bizet con brani dalla “Carmen”, di Verdi con tra le altre “Libiamo ne’ lieti calici”, di Puccini con la “Tosca” ed il “Te Deum”. Un omaggio a Ennio Morricone, di cui sono stati eseguiti alcuni brani da lui composte come colonne di diversi film, sono anche state l’oggetto del bis concesso a fine serata.
Gli assoli dei soprani Arianna Castelli, Ayoung Lee ed Eleonora Leonori, il baritono Alessio Quaresima Escobar e del mezzosoprano Anna Kanovalova hanno deliziato i convenuti. Non da meno il coro che ha sottolineato ed accompagnato con enfasi alcuni brani. Ottimi professionisti tutti gli elementi della compagine dei musicisti presenti.
Qualche cenno su Isabella Ambrosini è doveroso: diplomatasi in Direzione di Coro, Composizione con E. C. Alandia, perfezionatasi poi in Direzione di Orchestra, con C. Palleschi, B. Aprea e B. Haitink, è laureata in Lettere con indirizzo Storia della Musica. Dal 1999 è Direttore Artistico e Musicale dell’Orchestra Roma Sinfonica e del Coro Roma Tre da lei fondati. Ha tenuto più di 500 concerti in Italia e all’estero in un’intensa attività concertistica.
Vanta tantissimi primati come l’essere l’unica donna ad aver diretto un concerto nell’Aula di Montecitorio che è stato trasmesso in diretta televisiva su canali Rai, come spesso è accaduto anche per altri suoi concerti andati in onda su emittenti nazionali quali Rai, RaiVaticano, Radio Vaticana e Sky.
Ha eseguito diversi concerti alla presenza di S.S. Giovanni Paolo II e del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ed altri in collaborazione con istituzioni musicali quali l’Accademia di Santa Cecilia, il Teatro dell’Opera di Roma, Fondazione Musica per Roma.
Vanta collaborazioni anche in campo internazionale con formazioni orchestrali come l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra Sinfonica di Mosca e l’Orchestra dei Teatri dell’Opera delle Repubbliche Baltiche, di Ungheria, di Polonia, di Slovacca e Cechia. Recentemente è stata invitata a dirigere l’Orchestra Filarmonica della Calabria, la Cairo Symphony Orchestra e l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Bratislava. Prossimamente sarà sul podio dell’Orquesta Filarmonica di Queretaro in Messico.
Straordinaria l’acustica della sala del circolo dell’Acquasanta, adattata straordinariamente per l’occasione a sala da musica, gremita di persone che hanno potuto godere di un’atmosfera unica e molto intima dovuta anche alla vicinanza dei componenti del concerto con il pubblico. Tra i presenti il Presidente e Vice Presidente del circolo e molti soci ma anche molti ospiti esterni giunti per l’occasione.
La raffinata esecuzione del Direttore Ambrosini e dei suoi concertisti riflettono l’eleganza della donna Isabella Ambrosini, persona di gran fascino, da cui traspare grande professionismo e passione ed un piglio determinato ma dolce al contempo propri di un animo artistico al femminile.
Un raffinato buffet con apericena servita con le bollicine ha completato l’effervescente serata.

JM presenta il nuovo singolo "UNO"

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JM, all’anagrafe umbra Matteo Fioriti, pur adottando il “flow”, le rime rap per esprimersi, si colloca anni luce dalla trap che va di moda. Lui infatti è più un cantautore d’oggi, sempre attaccato alla sua chitarra (suo fratello). In più suona il disco con accanto a sé una band vera e propria. Non samples. Sudore e passione. Groove (elemento centrale di molti pezzi funky in stile old skool, con beats “back in the days”,  bassi furibondi che fanno pensare ai Beastie Boys. In più JM pensa ritornelli pop, arrangiamenti emozionanti, con ballate e mood che non sono per niente rap. Una bella scoperta da seguire assolutamente.
Parlaci del nuovo singolo / del nuovo album. Che impronta hai voluto dargli?
Il 26 marzo è uscito UNO, il mio primo album. Lo scorso 6 marzo invece, il secondo singolo "Fratello" che ha anticipato il full-lenght. UNO è il frutto e la cornice di tantissimi momenti dei miei ultimi anni che sono stati costellati da tanti eventi e periodi tendenzialmente non troppo positivi. E' un po' una catarsi diciamo. La scrittura del disco è iniziata 3 anni fa, subito dopo l'uscita del mio primo EP "Born on Five". Poi per l'anno successivo ho pre-prodotto i brani a casa e poi grazie a JAP Records ho avuto la fortuna di registrare tutto di nuovo al Jap Perù Studio di Perugia per avere ovviamente una maggiore qualità del prodotto finale. In tutto abbiamo impiegato 2 anni di effettivo lavoro per completare il tutto, ma ne sono veramente soddisfatto. Per quanto riguarda l'impronta che ha l'album, non ci ho pensato molto, avevo tutto chiaro fin dall'inizio (da un punto di vista di suono), sapevo come dovevano uscire i brani. Ascolto poca musica italiana e sono davvero influenzato dalle pazzesche produzioni internazionali che in questi anni ho avuto modo di ascoltare, per me hanno proprio un suono e un attitudine diversi da quelle italiane e volevo che il mio lavoro si proiettasse il più possibile verso quella direzione.
Quali sono i tuoi cantanti di riferimento? 
Ce ne sarebbero tanti da elencare... ascolto veramente di tutto. Ultimamente sto ascoltando tantissimo Damien Rice, Ray LaMontagne, The Tallest Man on Earth, Arctic Monkeys, ma anche il solito Kendrick Lamar, Stevie Wonder, Tora.. ma dipende veramente dai giorni, non ne ho alcuni di vero e proprio riferimento.
Qual è l’esperienza lavorativa che più ti ha segnato fino ad ora?
L'esperienza lavorativa che più mi ha segnato fin ora è stato sicuramente questo disco UNO. Ho imparato così tante cose che davvero è stata un'esperienza fondamentale per la mia formazione come musicista.
Invece quella mai fatta e che ti piacerebbe fare?
Mi piacerebbe produrre un disco, mio o non, lavorarlo dagli arrangiamenti al mixaggio. Amo il lavoro in studio e spero davvero che prima o poi riesca in tutto questo; studio costantemente ogni giorno per imparare il più possibile!
Progetti futuri? Farai un tour?
Assolutamente si. Con JAP Records stiamo lavorando per organizzare un bel tour prossimamente e per tutte le news seguite i nostri social!


Romanzi da leggere a puntate online. 15^ puntata, 3° capitolo del romanzo “Anzol”

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di Andrea Giostra - La 15^ puntata dei Romanzi da leggere online è dedicata al terzo capitolo del romanzo “Anzol” di Haria.
In copertina Michele Cutaia (Termini Imerese 1936), “Herminie chez les Bergers” (1620-1625), 168 x 126 cm., olio su tela.

III capitolo

Otto - ubriaco riverbero di un mondo che stava cambiando - si trovò la fortuna in mano, la giocò e la perse in un colpo solo. Chi vinse l’ineguagliabile ricetta dell’ot accettando per curiosità la sfida ai dadi fu un costruttore di banchi arrivato ad Anzol il giorno prima. Non diede peso a un vecchio foglio stropicciato, scritto con inchiostro rosso, né capì che la calca intorno al banco vuoto pieno di bottiglie, damigiane, fiasche e bicchierini era l’assalto al liquore che da tre generazioni sosteneva i sogni opachi e l’ignaro abbandono degli anzolani. Era astemio, lui. Lesse distrattamente il foglio, se lo mise in tasca e se ne dimenticò.
Quando le scorte di ot - sobriamente stivate da Itta - furono esaurite il panico percorse il mercato. La gente si chiese dove Itta avesse nascosto la ricetta, si frugò ovunque ma il tramandato foglio non si trovò. Ogni tentativo di imitare il ‘nettare di Gutto’ fallì; chi riuscì a replicarne il rosso scuro - ma non il sapore - fu compatito o deriso. L’ot era inimitabile e la sua perdita sarebbe stata un disastro.
In quei giorni si innalzavano costruzioni con un ritmo frenetico; siccome la piazza era ormai intasata si andò avanti in altezza. I piani si moltiplicarono, vecchi banchi rialzati si abbatterono, costruzioni appena finite - e già vecchie - furono occupate da esaltati spinti ad Anzol dal miraggio di immensi guadagni.
Presto ci furono i primi crolli dovuti al peso eccessivo, all’approssimazione dei progetti, all’instabilità dei sostegni e alla costante erosione prodotta dall’umidità della nebbia, e naturalmente i primi morti: carpentieri, garzoni, faccendieri, venditori, ciarlatani, strilloni, tuttofare, perdigiorno, travolti e schiacciati dalle pesanti strutture in legno non stagionato. Il tintinnio dei soldi era di tanto in tanto soffocato dal frastuono di una costruzione che rovinava giù; per qualche istante una nuvola di polvere faceva il vuoto intorno, poi il mercato si ricompattava e i soldi ritrovavano il proprio fare.
La ricetta dell’ot ricomparve nelle mani del costruttore di banchi, che si teneva in equilibrio su una trave in cima a un ambizioso altobanco di dodici piani. Finì di schizzare un nuovo tipo di incastro sul foglio e lo porse a un capo carpentiere che a malapena si distingueva nella nebbia. Questi prese il foglio, valutò le linee tracciate a matita e rivoltò la carta.
«L’ho trovata! la ricetta dell’ot! l’ho trovata!», urlò.
La folla si fermò, le teste si alzarono, gli occhi scrutarono in alto immaginando - e invidiando - lo sguardo stravolto del fortunato, poi la gente attaccò le successioni di scale a pioli che la nebbia ingoiava all’altezza del secondo piano. Il costruttore di banchi lottò per riprendersi il disegno, il capo carpentiere per tenersi la preziosa ricetta. Sei, sette piani sotto la gente cominciava a precipitare dalle scale traballanti. In alto i due urlarono e caddero nel vuoto. Il foglio fluttuò nella nebbia e scese ondeggiando.
Lo sguardo di Mira, ragazza straniera, scivolò nella folla che si urtava, spingeva, strattonava, cadeva e veniva calpestata. Mira non capiva cosa stesse accadendo.
Il foglio si posò sulla sua spalla sinistra.

Mira rinunciò alla proprietà della ricetta, così questa fu posta all’asta pubblica. All’alba, nel mercato stracolmo, la gente mormorava le parole spezzate dell’attesa. Il ‘portavoce’ - un facoltoso anzolano - salì su una costruzione cubica, si schiarì la voce e mostrò il foglio.
«Naturalmente chi offre di più si prende la ricetta e avrà il diritto - lui solo - di produrre ot».
Al tramonto un ricco pellicciaio si aggiudicò il prezioso scritto per due carriole di soldi tintinnanti.
Lulla, al suo ultimo giorno di mercato e di vita, rifletté: “ I soldi invecchiano i sogni e soffocano l’anima delle cose. Chissà da dove vengono”. Smontò il suo banco, distribuì le pentole, le pignatte, i tegami e si incamminò guardando con tenerezza il fare della sera.
All’alba - mentre Lulla moriva nel suo letto - Tordaccio Montanaro, spietato tagliagole, entrò ad Anzol alla testa di una ventina di barabba armati fino ai denti. Fermò il cavallo all’entrata del mercato, osservò con colpo d’occhio esperto ed esclamò soddisfatto: «Questo è il posto giusto. Presto sarò re».
Per tre giorni e tre notti saccheggiò il mercato e si ostinò in bieche violenze; al quarto, ubriaco fradicio e disposto alla clemenza, accettò che un gruppo di benestanti gli offrisse di insediarsi al dodicesimo piano dell’altobanco. Prima di scivolare nell’oblìo ordinò che gli fossero consegnate le chiavi della cittadina. Gli portarono la ricetta dell’ot, incorniciata.
Fece smantellare tutte le costruzioni intorno all’altobanco che, nonostante la nebbia, a sentire lui limitavano la vista della piana; ridusse in cenere i banchi degli stranieri e le tavole smontabili dei venditori vaganti e cacciò chi non possedeva nient’altro che la libertà di vagare per il mercato.
«Non voglio vedere pezzenti intorno», tuonò, e impose agli anzolani un tributo settimanale di cinquanta soldi ciascuno. «Pagate e vi proteggerò. Dormirete sonni tranquilli. Non pagate e finirete male».
Frugò fra la folla e riunì una megera che intrugliava pozioni e filtri d’amore, due gemelle deformi che leggevano la sorte della gente negli umori della nebbia, una vecchia additata come strega, una dozzina di nani che praticavano - con alterna fortuna - la raffinata arte del malocchio e un numero di violenti, attaccabrighe e picchiatori che assunse come guardie del corpo. Gli serviva una donna, prese Mutta, graziosa primogenita del pellicciaio. Disegnò la mappa dei territori di cui si preparava a proclamarsi signore e si diede un nuovo nome: Falco di Piana.
Il mattino dell’investitura si affacciò al balcone con svogliata maestà e ascoltò il rumoreggiare della folla in attesa da ore. «Sono qui!», berciò. Al secondo piano dell’altobanco, con la nebbia che gli sfiorava il cranio pelato, il pellicciaio - in quei giorni nominato da Falco consigliere - alzò una mano e dette il via alle ovazioni. Il boato salì alla nebbia, l’attraversò, si diffuse, si dilatò, si estese nella piana e si fermò. Falco di Piana, primo signore di Anzol, urlò di tacere; tese l’udito e l’eco del boato gli giunse più solido e forte di come si aspettava. «Non ha superato gli intrichi. Che si riprovi!».
Non ci fu verso di spingere oltre le ovazioni. Seccato, Falco rientrò e picchiò Mutta. Gli bastò quel gesto perché fosse disapprovato - oltre che temuto - ma era proprio ciò che voleva e si aspettava. E quando pescò una giovane prostituta nel letamaio di fango e bagordi che circondava il mercato, gli riferirono che ora la gente lo criticava. «Bene, meglio, che mi critichino. Ma sottovoce». Puntava sullo spreco di energie che ogni critica comporta. «Più parlano male di me e meno hanno modo di danneggiarmi realmente».
Presto batté moneta e i falchi sostituirono i soldi. Istituì un calendario che suddivideva le stagioni in tempi, i mesi in aspetti e la giornata in nove momenti e mezzo, quante erano le dita delle sue mani, compreso un moncherino che secondo lui non faceva rimpiangere il mignolo della sua mano sinistra. Al quarto momento del settimo aspetto del nebbioso minore minimo - quello che prima del suo arrivo era stato uno dei primi giorni d’autunno - Falco si incoronò Maestro del Tempo.
Con un rapido colpo di mano Uppia, la prostituta, scalzò Mutta dal letto del signore. Addo, scaltro e viscido astromanno, ridicolizzò le arbitrarie visioni dell’indovino cieco e gli umorali deliri delle gemelle deformi. Donna, la vecchia strega, sfidò con un potente narcotico i penosi intrugli della megera: vinse e la ridusse in un angolo e il numero degli attaccabrighe si dimezzò, non per defezione, ma per selezione naturale: solo i più cattivi sopravvissero alla sanguinosa giostra di agguati e duelli. Falco si tenne i nani, convinto che prima o poi si sarebbe servito del malocchio come arma intimidatoria per scoraggiare intrighi o tentativi di sommossa.
In meno di otto tempi (tre stagioni e mezzo) il potere del Signore di Anzol si era reso inattaccabile. Fu allora che Falco si dedicò a produrre ot.

Per leggere i precedenti capitoli, clicca qui:

Note dell’editore:
«Haria vive ritirata sull'appennino ligure-emiliano, e comunica con il mondo esterno mediante i suoi libri, in cui dispensa la conoscenza di cui è portatrice. Ove giovani donne, in secoli diversi, in fuga dal proprio tempo, in fuga per la consapevolezza e la libertà. Nove vite, una vita, e una luce negli occhi che le guida e le accomuna. Nove donne oltre il varco sull'ignoto, per un magico, solidale destino.»

“Anzol”, Haria, Collana Letteratura di Confine, Proprietà letteraria riservata, © RUPE MUTEVOLE, prima edizione 2013, ristampe 2017.

Cristina del Torchio
https://www.facebook.com/RupeMutevoleEditore/
https://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni 

Andrea Giostra
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/

Top Brands GDO: per Lidl, Esselunga e Carrefour strategie social vincenti

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Nell’analisi svolta da Blogmeter, attraverso la Suite integrata di social intelligence, vola il brand tedesco che supera il supermercato ”milanese”, mentre su Youtube si impone la catena francese

 Blogmeter, utilizzando la sua Suite integrata di social intelligenceha monitorato ed analizzato le performance di tutte le pagine ufficiali Facebook, Twitter,Instagram e YouTube delle principali insegne della GDO presenti sul mercato italiano. Dai 32 brand presi in esame sono state create due classifiche: una con i 5 brand risultati migliori per interazioni totali su Facebook, Instagram e Twitter e una riportante i 5 brand migliori per engagement su YouTube,entrambeper il trimestre dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018.
Lidl primo per total interactions
In prima posizione si attesta Lidl, il discount tedesco presente in Italia dal 1992. Grazie ad una comunicazione coinvolgente ed equamente distribuita su suoi canali social principali, Lidl ottiene un engagement pari a 331 mila interazionie oltre 82 mila nuovi fan, nel periodo analizzato. A Lidl va, inoltre, il premio per il most commented post, in cui i fan del marchio vengono invitati a postare nei commenti la foto del proprio micio, sotto all’immagine che ritrae il nuovo tiragraffi in vendita nel discount. Secondo posto per Esselunga, il supermercato milanese per eccellenza, che ottiene nel trimestre oltre 185 mila interazioni. Tra i post più coinvolgenti sono da segnalare quelli targati con l’hashtag #focaccineesselunga, dedicati agli omonimi prodotti da forno di Esselunga e divenuti celebri nel 2017 per via della hit virale intitolata “Le Focaccine dell’Esselunga”. Subito dietro ad Esselunga, con 184 mila interazioni totali, si posiziona Penny Market, discount di origine tedesca e di proprietà del gruppo Rewe. Penny, che ottiene la maggior parte dell’engagement grazie al suo canale Facebook, coinvolge i suoi fan con post in cui invita a commentare o a rispondere a domande legate ai suoi prodotti. Quarto posto per Carrefour, che pubblica ben 407 post distribuiti sui suoi canali Facebook, Twitter e Instagram e che conquista i suoi utenti con contenuti social che sponsorizzano iniziative di beneficienza, quali la Colletta Alimentare. In quinta posizione si attesta, invece, Conad, che raccoglie oltre l’88% del suo total engagement grazie al solo canale Facebook.
Su YouTube vince Carrefour
Su YouTubeè Carrefour ad aggiudicarsi la medaglia d’oro, nonché il secondo premio di questa Top Brands. La catena francese si guadagna anche il premio per il most viewed content del periodo, con un video che ottiene oltre 1,8 milioni di visualizzazioni. Secondo posto per Coop,che coinvolge i suoi utenti con il video-format ad episodi intitolato “La felicità non è una truffa”, creato per raccontare i valori del marchio sui social e sul web.  Al terzo posto si attesta Conad con un engagement totale che supera 1,5 milioni, mentre al quarto posto si posiziona Bennet. Il quinto posto della classifica YouTube spetta, infine, a Tigros con la sua campagna video formata da sei episodi ed intitolata #CHEBENESSERE.

METODOLOGIA:
La Blogmeter Top Brands GDO è stata realizzata a partire da un panel di profili/pagine corporate ufficiali italiane delle principali aziende del settore di riferimento. Il valore "Total Interactions" rappresenta la somma delle interazioni ricevute dai singoli profili social come da dettaglio: Facebook: likes e reactions, comments e shares. Twitter: retweets e favorites. Instagram (solo profili business): likes e comments.Mentre il valore "YouTube Engagement" rappresenta la somma delle interazioni come da dettaglio: YouTube: views, likes, dislikes, comments.


Blogmeter, fondata nel 2007, è azienda leader nella social intelligence, specializzata nel fornire soluzioni di social media monitoring e analytics ad agenzie e aziende. Blogmeter offre una suite integrata di strumenti per scoprire cosa viene detto online su brand, prodotti, servizi e personaggi pubblici; per misurare le performance dei profili aziendali su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube e per identificare gli influencer su settori specifici.

Nel 2018 Blogmeter ha supportato più di 160 aziende e agenzie realizzando oltre 180 progetti di ricerca.

Per informazioni:



Alessandra Bonarota: Il talento italiano a Parigi

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Oggi Fattitaliani incontra un’attrice che, oltre al talento ed all’evidente bellezza, possiede una dote rara: l’umiltà. Così se il suo lavoro le dona visibilità, conoscendola si ha la percezione di avere dinanzi una persona che non ama esibire le sue qualità, elogiarsi anche se lo spettatore arriverà da solo a valutarla conoscendola.
Alessandra ha iniziato la sua carriera a Roma, come fotomodella e le sue prime foto furono realizzate nel 1987  dalla fotografa Alberta Tiburzi.
Apparve così nei più bei servizi di moda per la pellicceria Annabella di Pavia, Amica, Vogue etc.
Cominciò a frequentare dei corsi di teatro, dimostrando così un orientamento ben preciso nel mondo dello spettacolo.
Il primo film, degno di rilievo, in cui appare è “Caramelle da uno sconosciuto” di  Franco Ferrini(1990), prima di ottenere il suo primo ruolo importante nel film “Ordinaria sopravvivenza” di Gianni Leacche.
A seguire un piccolo ruolo in “Al di la delle nuvole” di Michelangelo Antonioni nel 1992, la serie televisiva Piazza di Spagna, La Maschera del demonio, quindi “Gioco di specchi”di Sanchez, a Barcellona finchè nel 1994 approda a Parini che diventerà la sua seconda Patria.
Qui incontra l’uomo che diventerà il suo compagno,ed ha una figlia Juliette. Lavora in diverse serie televisive appare sulla famosa serie  Dix pour cent saison realisateur Cedric Klapisch, gioca il ruolo dell italiana sexi nella serie nos   chers voisins. La vediamo ancora nella serie Collection dove interpreta una contessa italiana. Ritorna ancora in italia per lavorare vicino a Sophia Loren nel film La voce umana realizzato dal figlio Edoardo Ponti e che sarà premiato a Cannes, sezione Cannes Classic
Ancora tanti impegni la portano a vivere a Parigi. Viene scelta nel ruolo di Clitemnestre in Ephigenie en Tauride direzione artistica Krzysztof Warlikowski

D.Alessandra, com’è avvenuto il Suo incontro con la recitazione, anche per lei come dicono tante sue colleghe, è accaduto per caso?
Ero affascinata dal cinema fin da piccola quando accompagnavo mia madre al cinema per vedere i film di Bonuel oppure quelli di Resnais Sergio Leone mi emozionavo mi piaceva sentirmi avvolta da immagini colori sentimenti sentivo gia la voglia di vivere anche io in quel mondo fantastico

D. Immedesimarsi sempre in personaggi e ruoli diversi, non si rischia poi di confonderli con ciò che si è veramente?
Sperimento dentro di me, nella mia memoria esistono tanti ruoli, lavoro sull’  immaginario e nel mio profondo,, chiedendomi sempre se vivessi quello che vive il ruolo, come reagirei io? Questo e` il lavoro interessante di un attore, la ricerca dentro di se,  questo è quello che mi interessa, non mi confondo, lo vivo.
la ricerca di un personaggio  viene dalle esperienze dell attore Lee Strasberg p.86 a Dream of Passion sperimento il lavoro dell attore su me stessa ed il lavoro dell attore sul  ruolo La tecnica del actors studio,essere non sembrare

D. Il grande EDUARDO disse che con la tecnica non si fa il teatro, si fa il teatro se si ha fantasia
è così?
Certo vero! Avere un vasto immaginario è fondamentale.

D. Cosa prova prima di uscire sul palco?
Un forte battito al cuore che mi porta ad essere presente.

D. Cosa preferisce tra il  teatro ed il cinema?
Mi piace lavorare sia nel cinema che in teatro.
Il cinema e fantastico e bellissimo vivere questa sensazione illusoria  il teatro ti mette in riga, ti riporta ad essere con i piedi per terra.

D. Si sente più italiana o parigina? Cosa pensa dei rapporti difficili che queste due nazioni hanno avuto in questi ultimi tempi?
Mi sento italiana quando sono in italia e francese quando sono a Parigi direi che sono Europea,io sono contro la violenza e contro le discriminazioni razziali penso che l Europa dovrebbe essere piu solidale e collaborare fra stati uniti, spero che un giorno le religioni non saranno più motivo di odio ma di scambio  mi rendo conto che questa è un epoca dove la gente ha paura e pensa di potersi proteggere chiudendosi all’altro senza invece sapere che la vita deve essere in  armonia e rispetto con il prossimo,  senza questi valori la natura si sta ribellando questi sono dei segnali che devono r farci riflettere  E’ nostro dovere proteggere questo mondo meraviglioso dall’ inquinamento dalle guerre e dall’ odio.

D.Sappiamo che sta lavorando in teatro portando sulle scene una piece che parla di violenza sulla donna, argomento, purtroppo, molto attuale. Gradiremmo che lei ce ne parlasse un po' diffusamente, dicendoci il suo punto di vista come donna.
Ogni giorno ci sono donne che subiscono violenza nonostante siamo un paese che ha lottato sull emancipazione femminile siamo riuscite con tante lotte di donne ad emanciparci ma credo che quello che si e conquistato con tanta fatica potrebbe essere perso facilmente quindi bisogna continuare a lottare per far valere i nostri diritti Ed il lavoro teatrale con la compagnia Sans Sommeil in Violences conjugales messa in scena Di Danielle Gabou interpreti Alessandra Bonarota Codrina Pricopoaia Danielle Gabou Maud Casari kaorie Suzuki Marina Cappe Matilde Marmeuse Mawen Noury et Rosalyne Geslot  9 attrice che interpretano le testimonianze di 9 donne che hanno subito violenza dal proprio compagno a Parigi verra presentato il 5/6/7 aprile Musee de l Homme 17 place du Trocadero 75016 Paris

D. Impegni futuri o sogni nel cassetto?
Tra i tanti sogni che ho mi ipiacerebbe lavorare con Maiwenn, Jacques Audiard, Gilles Lellouche vValerireDonzelli Bertrand Bonello in Italia con Sorrentino Ferzan Ozpetek Cristina Comencini ed essere una brava madre. Impegni futuri uno spettacolo a teatro a Roma.
L’attore quindi, nel portare in scena un personaggio ha una sua responsabilità come chiunque lancia, con le sue opere, un messaggio.
Uno spettacolo è un’isola dove lo spettatore si rifugia per vivere situazioni diverse dalla sua realtà e può scoprire che la realtà rappresentata gli è più congeniale di quella personale.
C’è una frase di un grande attore, scomparso da poco che ci piace, con l’occasione, citare, Pino Caruso: Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza.
Grazie Alessandra e,, augurandoci di vederla presto nei teatri italiani, come dicono i nostri cugini francesi, Bonne chance!



Cristina Pace, in arte Krilli, nota Book Blogger… «…noi Book Blogger siamo un mistero della fede, o forse degli unicorni dalla coda verde Tiffany.»

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Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Cristina, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Sei una Book Blogger molto nota nei vari social, come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Krilli sui social e nel mondo virtuale dei lettori e degli appassionati dell’arte della scrittura e della lettura?

Ciao Andrea e grazie per questa opportunità. Chi sono? Faccio così tante cose che ogni tanto mi riassumo da sola… Allora... Ho un blog - https://perchelodicekrilli.wordpress.com/ - dove mi occupo di segnalazioni, recensioni, interviste, campagne promozionali per autori. Parlo di quello che mi circonda, molti non trovano le risposte perché si pongono le domande sbagliate, io ci sto ancora lavorando. Se hai una passione seguila, incomincia a porre le basi, la paura di fallire non è un sintomo dell’ansia, bensì di intraprendenza. Tutto nasce da una scelta, tutto è iniziato da una parola ‘provaci’. Desidera, decidi, inizia, persevera. A volte essere coraggiosi non basta, serve l’audacia, un passo per volta e… comu viene si cunta! Per lavoro sono interprete e traduttrice freelance, italiano/inglese e viceversa, con una regolare certificazione IELTS, la certificazione ufficiale riconosciuta in Inghilterra e in tutti i paesi anglosassoni. Coordino un folto gruppo di book blogger, scatenate e fantastiche, il Gruppo Rete Blogger - https://www.facebook.com/groups/595707437487360/- Mi occupo de “I libri di Ballarò”, un portale reale e virtuale che promuove libri e la lettura, ubicato nel cuore del mercato palermitano di Ballarò, presso il notissimo Molti Volti. Poi scrivo di letteratura e di scrittura in diversi magazine online sia nazionali che regionali. Infine, collaboro con diverse case editrici ed autori emergenti ed ho o avuto ben due anteprime per Mondadori. E ogni tanto riposo… (sorride).

Vuoi per favore descrivere ai nostri lettori questa nuova figura del cosiddetto Book Blogger? Una sorta di Influencer del mondo letterario. Chi è, cosa fa e come si diventa Book Blogger?
Per molti, noi Book Blogger siamo un mistero della fede, o forse degli unicorni dalla coda verde Tiffany…in realtà siamo delle divoratrici di libri, che negli anni, spinte dalla voglia di raccontare la bellezza delle parole e le emozioni che gli autori ci trasmettevano, ci siamo messe in gioco fino a diventare parte integrante del circuito editoriale. Siamo Influencer letterarie a tutti gli effetti, non solo perché diciamo la nostra sui romanzi che ci colpiscono, ma soprattutto perché li facciamo conoscere ai nostri follower che sono tantissimi appassionati di libri e di lettura. Ognuna di noi è presente su tutti i social, abbiamo degli account legati al blog, pagine e gruppi dedicati, se noi facciamo un post e sfruttiamo tutti i nostri canali, la diffusione è altissima e velocissima, e raggiunge migliaia di lettori che frequentano quotidianamente i vari social. Molti pensano che essere una book blogger sia una passeggiata… magari! Ma non è così…non puoi svegliarti una mattina e aprire un blog...perché richiede tempo, impegno, bisogna inserirsi nei circuiti, conoscere e farsi conoscere, ma soprattutto saper scrivere. Se invece decidi di mettere a nudo le tue opinioni e metterti in gioco, devi farti consigliare ed aiutare e collaborare, perché da soli non si va nessuna parte...

Come si diventa Book Blogger? Qual è il percorso che tu hai seguito per arrivare ad avere così tanti lettori virtuali?
Vi racconto la mia storia...Sono passati anni ormai eh...ma quando ho iniziato, scrivevo già per diversi siti d'informazione. Ho sempre speso molto tempo sui social, frequentavo diversi gruppi su Facebook, dedicati alle serie tv e seguivo un sacco di blog di libri e tv. Lì ci scambiavano idee e “recensioni” sulle puntate viste della settimana. Tra un momento di cazzeggio ed un altro mi contattarono chiedendomi se volessi scrivere per una rubrica su un sito web, si trattava di recensire i vari episodi di una certa serie. Io ero abituata a scrivere per cui accettai al volo! Morale, ero passata dai WhatsApp con le mie amiche su libri e serie, ai gruppi Facebook, ad una rubrica tosta e vivace...La cosa mi piacque non poco, ma io seguendo mille serie e macinando libri come se non ci fosse un domani, decisi di volere uno spazio tutto mio. Nacque così “perchelodicekrilli”, frutto del sostegno delle mie amiche ma soprattutto di mia madre che ha sempre visto in me una scintilla mentre le mie dita scorrono sulla tastiera... La parte facile è stata aprire il blog, quella tosta è stata inserirmi nel circuito. Di book blog ce ne sono tanti, ma quali seguire? Da chi imparare? Passo passo, attraverso i social ed i contatti che andavo prendendo, ho imparato ogni giorno, mi sono impegnata a produrre articoli vivaci interessanti, ma soprattutto vincenti, fino a farmi una web reputation, come si chiama in gergo. Da anni ormai godo della fiducia e della stima degli autori che mi cercano di continuo tra segnalazioni e recensioni e progetti vari, e i miei follower sono migliaia…

Due estati fa ho scritto un breve articolo sulla nuova figura professionale dell’Influencer del ventunesimo secolo. Secondo me, l’aspetto più interessante e originale di questa nuova figura professionale è quello che ho descritto con queste parole: «L’Influencer di successo, non si limita a scrivere e postare le sue foto e i suoi scritti. Intrattiene con i suoi follower un vero e proprio confronto virtuale fatto di consigli, di scambi di opinioni, di recensioni sul prodotto acquistato e provato, di tutti quelli che sono e sono stati i vantaggi e gli svantaggi dell’esperienza commerciale, professionale, amatoriale del prodotto acquistato o da acquistare (per prodotto si intende sia quello materiale che quello immateriale). Questo interessante elemento di confronto diretto, in realtà, è la componente che fa la differenza con la pubblicità tradizionale unidirezionale: “ti dico io cosa acquistare perché quello che promuovo è il meglio per te che esiste sul mercato!” Nell’incontro virtuale tra l’Influencer e il suo follower, il rapporto evolve in:“decidiamo insieme cosa devi acquistare in base ai tuoi peculiari bisogni perché quello di cui discuteremo alla fine sarà il meglio che potrai trovare sul mercato!”»
Qual è la tua posizione quale “Influencer-Book Blogger” rispetto a quello che descrivo a proposito del mondo della letteratura? Come ci si relazione con i propri follower che vogliono essere consigliati su quali libri acquistare e su quali autori sconosciuti al grande pubblico leggere?
Funziona assolutamente allo stesso modo, per esserci stima e fiducia, bisogna sentirsi. Io dico sempre: “I am just one chat away”…a me piace essere costantemente in contatto sia con gli autori che con i miei lettori, infatti uso moltissimo Messenger e WhatsApp. “Ehi Krilli come stai, esce il mio libro la prox settimana, avresti spazio per me?” … “Certo, mandami tutto...” Altri mi chiedono consigli su che libri acquistare, ma la cosa più importante è produrre articoli variegati e presentare romanzi di tutti i generi, in modo tale da costruire una vetrina chiara e diretta dove chi ama leggere può vagare comodamente dal suo divano, leggendo i pro e contro dei titoli proposti. Non bisogna infatti fossilizzarsi sui singoli generi, metti me per esempio, non amo molto gli horror, ma perché dovrei penalizzarli? Io te ne parlo e via... Ma un book blog non è soltanto fare recensioni, è anche parlare di tutti gli argomenti che gravitano nel mondo dell'editoria, per dare una visione chiara di ciò che accade... scandali inclusi...

Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
 Per me uno scrittore ha talento se mi fa emozionare, se mentre ti leggo, riesci a trasmettermi quello che c'è nella tua testa, a farmi stare nei pensieri dei protagonisti. Il tutto azzeccando congiuntivi e condizionali e senza porre diecimila ripetizioni e fronzoli inutili…

Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
Credo che ci si senta poco ascoltati, con l'avvento dei social, sembra che tutti sentano il bisogno di sventolare i fatti personali in pubblica piazza e che tutti soffrano della sindrome da palcoscenico. Chiunque pensa di potersi alzare la mattina e scrivere un libro, il problema è se la storia è interessante o meno, perché tutti abbiamo una storia, ma che non significa che debba essere per forza “condivisa...”

Quali sono gli autori che ami di più, che hai letto da ragazza, che ti hanno formato e che leggi ancora oggi?
Gabriel Garcìa Màrquez, Carlos Ruiz Zafon, Louise May Alcott

Vuoi segnalare ai nostri lettori qualcuno degli autori contemporanei che vale la pena di leggere?
Federica Bosco, Susanna Tamaro, Joel Dicker.

Chi sono secondo te tre autori sconosciuti di cui sentiremo parlare nei prossimi anni?
Ho avuto la gioia di leggere molti autori emergenti e se ne nominassi solo tre mi faresti uccidere... non mi vuoi sulla coscienza vero?!

In Italia si pubblicano ogni anno circa 70 mila nuovi titoli, la media ponderata di vendita di ogni nuovo titolo è di circa 50 copie, mentre chi legge effettivamente l’opera letteraria acquistata non supera il 10%, il che vuol dire che delle 50 copia vendute solo 5 copie vengono effettivamente lette da chi acquista in libreria o nei distributori online. Partendo da questo dato numerico, che per certi versi fa impressione e ci dice chiaramente che in Italia non si legge o si legge pochissimo, secondo te cosa si dovrebbe fare per migliorare questa situazione? Cosa dovrebbero fare gli editori, gli autori e le nuove figure quali quelle dei Book Blogger come te per far aumentare il numero dei lettori e degli appassionati ai racconti e alle storie da leggere?
Maggiore selezione, maggiore selezione, maggiore selezione. Vengono pompati libri orrendi ed escluse le perle belle e questo non mi dà pace. Chi ha denaro ha esperti pluripagati che infiocchettano gli orrori come se non ci fosse un domani, mentre la stragrande maggioranza, avendo risorse limitate rimane nell'oblio... Motivo per cui noi blogger, oltre a lavorare con le Case Editrici, promuoviamo gli emergenti che meritano, facendoli conoscere e apprezzare dal pubblico.

A cosa stai lavorando adesso?
Vediamo… ogni settimana leggo, poi ho da recensire, nel frattempo arrivano delle segnalazioni, poi mi vengono delle idee per gli altri siti per cui scrivo, poi ho il mio lavoro lavoro, le presentazioni da concordare, gli autori da intervistare, i post da condividere, i testi da editare, i miei gruppi da gestire e la spesa da fare per non stecchire…

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? Dove potranno seguirti i nostri lettori?
Follow me sui social, aggiungetemi pure… perché ho quasi ogni giorno qualcosa da raccontarvi, ho un certo progetto nuovo per aprile, dove diversificherò i miei interessi per cui stay tuned...

Un’ultima domanda Cristina. Immaginiamo che tu sia stata inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano tutti gli alunni di quella scuola. Lo scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?

Uhhhh…mi fai tornare a scuola e con una folla di ragazzi…sei crudele…Chiederei loro di parlarmi dei loro interessi, li inciterei a fare un primo step ed aprire una pagina Facebook che rispecchi la loro indole dove raccontare cosa li appassiona, chiederei loro di condividere il loro primo post immaginario con me. Farei vedere loro come scrivere non sia barboso, ma che bisogna coltivare ciò che ci appassiona e forse farne un mestiere in futuro. Le tre cose vediamo:
1) A scuola siamo costretti a studiare ma appena finite potrete leggere ciò che vorrete.
2) Scrivere non è solo un compito, ma mettersi in gioco, sfidarsi e vedere ciò che viene fuori.
3) Prendetevi del tempo per coltivare i vostri interessi, ogni giorno compiti e poi svago e non sentitevi timidi, perché qualcuno vi prenderà in giro ma poi comprerà il vostro romanzo.

Cristina Pace

Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/

NETPITCH 2019, PER FARE INCONTRARE SCENEGGIATORI E PRODUTTORI: 10 MINUTI PER RACCONTARE PROGETTI DI FICTION

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Netpitch - sessione di pitch dedicata a progetti televisivi di fiction (TV-movie, miniserie, serie, lunga e lunghissima serialità) destinati al mercato domestico e/o internazionale.
Domani, mercoledì 3 aprile a Roma, presso il Rufa pastificio Cerere, WGI (Writers Guild Italia) e APA (associazione produttori audiovisivi) faranno dialogare il mondo creativo con quello della produzione: gli sceneggiatori potranno presentare in 10 minuti la propria storia a uno o più produttori, sfruttando una pratica da decenni ampiamente diffusa all’estero come strumento di mercato. Il format di Netpicth prevede la raccolta dei progetti degli autori in forma di sinossi brevi e la successiva scelta da parte delle società di produzione di una rosa ristretta di progetti di cui incontreranno gli autori durante la sessione di pitch. Netpitch è l’unico pitch in Italia che non effettua alcuna preselezione sui progetti. Questo permette di far incontrare in maniera trasparente l’offerta creativa di sceneggiatori professionisti con la domanda di contenuti delle produzioni, è dunque il mercato stesso, il merito del progetto e il curriculum dell’autore, a determinare l’accesso al pitch.
Netpitch è un evento organizzato da WGI – Writers Guild Italia e APT – Associazione Produttori Televisivi, in collaborazione con RUFA – Rome University of Fine Arts; con il supporto di Roma Lazio Film Commission; patrocinato da Mediaset Fiction, Fox International Channels, media partner Rai Fiction. Partecipano le produzioni: Aurora TV, Anele, BiBi Film Tv, Casanova, Cattleya; Compagnia Leone cinematografica, Cross Production, Endemol Shine, Fabula, Garbo produzioni, Indigo Film, Inthelfilm, Lotus Production, Lux Vide, Notorius Pictures, Palomar, Paypermoon, Publispei, Red Film, Viola Film, Stand by me, Kobalt Entertainment, 3Zero2TV, Maremosso. WGI come sindacato degli sceneggiatori si batte per mettere le idee degli autori al centro del processo produttivo. La storia e l’idea sono il punto di partenza dell’intera filiera produttiva, l’elemento senza il quale nessun altro professionista si può mettere al lavoro, eppure troppo spesso questo inizio avviene in maniera misteriosa e poco trasparente, con il risultato che spesso le idee sono sottovalutate e sottopagate. Particolare attenzione è stata dedicata all’elaborazione di un regolamento, sia per la tutela del diritto d’autore, aspetto delicato soprattutto quando si parla di idee originali e inedite, che per la protezione degli sceneggiatori in quanto lavoratori professionisti. Il riconoscimento del lavoro intellettuale creativo, in particolare degli sceneggiatori, è ancora troppo spesso trascurato e come sindacato abbiamo una larga documentazione di casi di contratti al di sotto delle cifre di mercato e con clausole capestro per gli sceneggiatori. Per questi motivi nel regolamento di Netpitch (sottoscritto da tutti i partecipanti, autori e produzioni) abbiamo voluto indicare esplicitamente alcune clausole imprescindibili per la tutela e il riconoscimento del lavoro dello sceneggiatore. Netpitch vuole essere un evento ricorrente che si ponga come avanguardia del mercato delle idee del settore audiovisivo. Per questo patrocinato dai principali broadcaster italiani con la prospettiva di un successivo evento di presentazione dei progetti nati da Netpitch (quelli acquisiti e sviluppati dalle Produzioni) con un pitch esclusivamente dedicato ai broadcaster e ai commissioning editor anche a livello internazionale. A Netpitch 2019 sono state raccolti un totale di 350 progetti, di cui di genere Drammatico: 104, Commedia 108, Crime/Thriller: 75, Fantascienza: 17, Horror: 6, Fantasy: 7, Altro genere: 40. 

Al via un nuovo contest intitolato “Ciak si gira - Racconta un minuto della Basilicata”

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Un nuovo contest dedicato alla Basilicata, incentrato sulla realizzazione di un breve video da postare sul social-network Instagram con l’obiettivo di vincere i due premi legati a Le Giornate del Cinema Lucano - Premio Internazionale Basilicata. “Ciak si gira - Racconta un minuto della Basilicata”, questo il nome del contest, è stato indetto dall’Associazione Cinema Mediterraneo con il patrocinio della Lucana Film Commission.

Di seguito il regolamento completo per poter partecipare al contest:

1. L’Associazione Cinema Mediterraneo con il patrocinio della Lucana Film Commission indice il Contest Nazionale Ciak si gira - Racconta Un minuto di Basilicata” – Edizione 2019.

2. Il Concorso è aperto a soggetti residenti in Italia e non, di età compresa tra i 16 ed i 40 anni.

3. La partecipazione è gratuita.

4. I video oltre ad essere necessariamente postati su instagram (segue modalità al punto 5. La scheda di partecipazione può essere scaricata dal sito: www.giornatedelcinemalucano.it .

6. I video inviati dovranno avere la durata max di un minuto e dovranno avere come location unica il territorio della Basilicata.

7. Il video dovrà essere postato (non come storia) e rimanere nel profilo instagram dell'autore fino al 30 giugno 2019 inserendo anche come hashtag obbligatori #basilicata #legiornatedelcinemalucano

#concorso1minutoperlabasilicata

8. La pubblicazione del video dovrà avvenire dopo il 20 marzo ed entro il 30 giugno 2019.

9. Ogni partecipante potrà postare soltanto un video.

10. Una commissione deciderà il video vincitore.

11. La premiazione avverrà nell’ambito della manifestazione “Giornate del Cinema Lucano - Premio Internazionale Basilicata” che si terrà a Maratea (Pz) dal 23 al 27 luglio 2019.

12. Ai due autori del video selezionati saranno consegnati i seguenti premi:

- Al video migliore €. 500,00 (cinquecento virgola zero zero)

- Al video che avrà ricevuto più like €. 300,00 (trecento virgola zero zero).

13. Il materiale inviato dai vincitori e anche dai non vincitori potrà essere utilizzato direttamente dai promotori del concorso per varie iniziative presenti e future (pubblicazione, proiezioni in manifestazioni aperte al pubblico, messa in onda su televisioni locali e nazionali, ecc.) e l’Associazione Cinema Mediterraneo sarà esclusiva titolare di tutti i diritti di proprietà ed utilizzo.

14. Il giudizio della commissione è insindacabile. La partecipazione al concorso comporta l’accettazione del regolamento.

15. I partecipanti al concorso, con l’iscrizione, autorizzano gli organizzatori dello stesso, ai sensi della Legge 196/2003 e successive modifiche e integrazioni, al trattamento anche informatico dei dati personali e ad utilizzare le informazioni inviate per tutti gli usi connessi al concorso e alle manifestazioni collegate.

Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito internet http://www.giornatedelcinemalucano.it/
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