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Il riscaldamento che nasce dal legno un “gigante sconosciuto”

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(video) A Roma un incontro con istituzioni, associazioni e imprese per scoprire la realtà della prima tra le energie rinnovabili.

È possibile riscaldarsi con legna e pellet nel rispetto dell’ambiente? Quanto calore rinnovabile viene prodotto dalle biomasse? Qual è il valore socioeconomico di questo settore? Quali innovazioni sono state introdotte per aumentare l'efficienza e ridurre le emissioni? Quale spazio per la termica da biomasse nelle politiche energia/clima dell'Unione Europea?
Questi altri quesiti sono stati argomento del dibattito, promosso da AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), RisorsaLegno, ANFUS (Associazione nazionale Fumisti e Spazzacamini), Assocosma (Associazione Nazionale Costruttori Stufe ad accumulo) e da Legambiente: “Il calore verde che nasce dal legno”.
Obiettivo dell’incontro è far emergere una realtà poco conosciuta e per molti versi sorprendente. Il legno è la prima tra le energie rinnovabili (il 33% in Italia e il 40% nel mondo) e la seconda fonte di riscaldamento per le famiglie italiane, "un settore dalle radici antiche ma che punta all'innovazione. Il riscaldamento a legna cippato e pellet si presenta raccogliendo la sfida della qualità per aumentare l'efficienza di apparecchi domestici e caldaie, per abbattere le emissioni e per confermare il proprio ruolo primario tra le fonti rinnovabili" ha spiegato Marino Berton, Direttore Generale di AIEL. “E' molto importante la sfida che‎ viene lanciata oggi da Aiel e dalla filiera delle imprese del riscaldamento da legno. Perchè parla di innovazione e di risposte concrete ai problemi di produzione da fonti rinnovabili e di lotta all'inquinamento atmosferico. Dimostra come sia possibile costruire dei percorsi che responsabilizzino tutti i protagonisti di una filiera che è strategica per il nostro Paese, perchè va dalla gestione dei boschi fino all'industria della termica, ed è proprio di questo tipo di impegno che abbiamo bisogno per rendere il Piano energia e clima che il nostro Paese dovrà approvare a fine 2019 in via definitiva, davvero ambizioso e capace di accelerare nella lotta ai cambiamenti climatici” – ha sottolineato Edoardo Zanchini, Vicepresidente Legambiente. Molti pensano che l’uso del legno per il riscaldamento danneggi i boschi, mentre è vero il contrario: è fondamentale per la valorizzazione del patrimonio boschivo ed è un fattore determinante per combattere l’effetto serra e rispettare i parametri europei sulle fonti rinnovabili. Inoltre, rispetto alle fonti fossili, consente un risparmio sulla bolletta del 75%. E per far sì che il miglioramento della qualità dell’aria sia un impegno e un obiettivo a cui contribuiscono responsabilmente le imprese della filiera del riscaldamento domestico è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa con il Ministero dell’Ambiente, a cui ha aderito di recente la Regione Lazio, aperto all’adesione delle Regioni e delle altre aree vulnerabili alle emissioni. L’obiettivo dell’intesa è di abbattere ulteriormente le emissioni di PM e Benzo(a)pirene derivanti dal riscaldamento domestico a biomasse. Sul fronte delle emissioni l’accusa è che questo tipo di riscaldamento sia un fattore di inquinamento dell’aria, mentre i dati dimostrano una realtà molto più complessa: ad inquinare sono i vecchi impianti, mentre quelli di nuova generazione abbattono le emissioni fino all’80% e hanno una certificazione ariaPulita® che classifica le prestazioni di apparecchi e caldaie a biomasse. Proprio quello delle nuove tecnologie sarà uno degli aspetti più evidenziati nell’incontro. Gli investimenti in innovazione e sviluppo hanno rivoluzionato il settore e hanno incrementato l’efficienza abbattendo i consumi e le emissioni. Un comparto dell’industria italiana che vanta un giro di affari di 4 miliardi di euro e occupa oltre 30 mila addetti considerato un’eccellenza del Made in Italy, basti pensare che il 70% degli apparecchi a pellet in Europa sono progettati e costruiti in Italia. Per questo, si parla di “gigante sconosciuto”. Il gigante del calore che nasce dal legno, di cui si sa ancora poco. Nonostante sia, in fondo, la più antica fonte di riscaldamento conosciuta dall’uomo. Dopo l’apertura di Gianni Ragusa, Risorsa Legno, l’introduzione di Marino Berton, Direttore Generale AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) e un breve saluto istituzionale del Ministro Costa a cura di Renato Grimaldi, Direttore Generale per il Clima e l’Energia del Ministero dell’Ambiente, il giornalista del Tg2, Daniele Rotondo, ha coordinato una tavola rotonda nella quale si sono confrontati Gianluca Benamati, Vicepresidente Commissione Attività Produttive e Responsabile dipartimento energia PD, Luca Benedetti, Responsabile Monitoraggio, Studi e Statistiche del GSE, Edoardo Zanchini, Vice Presidente nazionale Legambiente, Giovanni Battista Zorzoli, Presidente Coordinamento Nazionale FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) e Annalisa Corrado, Direttore Tecnico Kyoto Club.


Morto a 90 anni Tullio Gregory: la filosofia insegna a dubitare, a porsi dei problemi. L'intervista di Fattitaliani

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(videointervista) Il filosofo, storico delle idee - più che della filosofia, preferiva dire lui - Tullio Gregory è morto a Roma a 90 anni. Riproponiamo la videointervista di circa otto anni fa.

Studioso del platonismo, Gregory si era laureato a Roma, dove era nato il 28 gennaio 1929, con il dantista Bruno Nardi nel 1950.
L’anno successivo era già alla Treccani, dove ha diretto la sezione di storia della filosofia e del cristianesimo. E dove, fino all’ultimo, ha curato un progetto dedicato alle parole chiave del XXI secolo. Aveva insegnato alla Sapienza e alla Sorbona.
In oltre sessant’anni di pubblicazioni, ha firmato saggi come “Platonismo medievale” (1958), “Etica e religione nella critica libertina'' (1986), ''Mundana sapientia. Forme di conoscenza nella cultura medievale'' (1992), ''Origini della terminologia filosofica moderna. Linee di ricerca'' (2006), ''Principe di questo mondo. Il diavolo in Occidente'' e “Michel de Montaigne o della modernità'' (2016).

Tangenziale regia Romano Talevi al Teatro lo Spazio dal 5 al 9 marzo

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Ogni grande metropoli del mondo ha la sua “Tangenziale”, vene scure di giorno, serpenti arcobaleno la notte.
Vite vanno e vengono incessantemente, perdendosi nel nulla delle loro esistenze. Illusioni leggere, grandiosi sogni, che si riesce a respirare. “Tangenziale” vive in ogni angolo del mondo e contiene il pensiero profondo dell’esistenza umana. Ogni città che la contiene è il suo cuore, il suo battere frenetico. In ogni “Tangenziale” pulsa la vita dell’Universo stesso, ed è bello potersi perdere in esso……..Diverse storie, raccontate in musica e prosa dal suo narratore Krapp, un chitarrista cieco con il dono della veggenza, che si esibisce con un trio di artisti di strada per le vie della città. Raccontano di amore, degrado, incomprensioni, divisioni. Di sogni spezzati, di amanti derisi, di borderline; storie ai confini tra sogno e vita, tra realtà e fantasia. Storie che ci svelano ciò che è nascosto dietro le finestre di quel mondo misterioso, a noi interdetto, che noi percorriamo ogni giorno e che chiamiamo “Tangenziale”.
“Tangenziale”, RockTheatreLiveShow, si racconta attraverso brani originali inediti orchestrati in scena da una Rock Band, i cui membri interpretano ognuno il doppio ruolo di attore – musicista.

DAL 5 AL 9 MARZO

ore 20.30

TANGENZIALE

regia

ROMANO TALEVI

Con
YASKO FUJII
RITA PASQUALONI 
DEBORAH LOIZZO
SABRINA FLOCCARI
PIERFRANCESCO CECCANEI
COSIMO PASTORELLO
LORENZO BRIZI
GIULIO VIGLIANTI
ROMANO TALEVI
partecipazione straordinaria
FRANCO PISTONI

“….Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni,
e la nostra vita è circondata dal sonno……”


Biglietto intero 12 euro
Biglietto ridotto 10 euro
Tessera semestrale 3 euro

Teatro Lo Spazio, Via Locri, 42 Roma 0677076486 0677204149
info@teatrolospazio.it

WWW.TEATROLOSPAZIO.IT

Facebook, Minetti al 1° posto, seguono Vallesi e Salemi

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Grazie al traino della trasmissione "Ora o mai più" gli artisti in gara stanno rivivendo un periodo di notorietà anche e soprattutto a livello social. Vediamo in dettaglio la classifica dei cantanti su Facebook con il conteggio degli iscritti e Mi Piace. Ci si riferisce ai profili ufficiali degli artisti alla data odierna.

1. Annalisa Minetti: 39867
2. Paolo Vallesi: 16422
3. Silvia Salemi: 12642
4. Davide De Marinis: 10285
5. Michele Pecora: 5340
6. Donatella Milani: 4718
7. Barbara Cola: 4179
8. Jessica Morlacchi: 2787


Confabitare, vivere la propria casa senza più problemi. Fattitaliani intervista Alberto Zanni

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Servizio di Caterina Guttadauro La Brasca. Fattitaliani stamattina si trova a Bologna, nella Sede Centrale di Confabitare per incontrare il suo Presidente e dare ai nostri lettori l’opportunità di conoscere le linee guida di questa Associazione.Alla sua guida c’è appunto il dr. Alberto Zanni, nella veste di Presidente Nazionale.

D. Buongiorno Presidente, vuole presentarci Confabitare, quando è nata e le motivazioni che l’hanno invogliata a fondarla? 
R. Confabitare è nata a Bologna nel Novembre 2009 quale associazione a tutela della proprietà immobiliare.
La finalità era e rimane non solo  offrire una serie di  servizi   ai propri associati, legati alla gestione della proprietà immobiliare, garantendo  un’assistenza in materia legale, tecnica, tributaria, amministrativa, contrattuale, sindacale ed, in generale, in ogni ambito ove risulti coinvolto il diritto di proprietà immobiliare,  ma vuole  soprattutto  essere il riferimento e l’interlocutore principale nei confronti delle Autorità  e delle Istituzioni,  per discutere di tutte le problematiche legate al mondo della casa e dell’abitare.
D. Il raggio d’azione di Confabitare?
R. Fra gli impegni più importanti c’è quello di confrontarsi non solo a livello locale, su temi  come il piano del traffico, l’inquinamento, le barriere architettoniche, la pressione fiscale  sugli immobili oltre ad  affrontare il tema del degrado e dell’immigrazione, fattori  che comunque incidono  pesantemente sia sul valore degli immobili che sulla  loro  qualità abitativa, per intervenire anche mediante azioni mirate alla tutela del territorio e del contesto urbano.  Per potere operare nel modo più ampio possibile CONFABITARE ha scelto
anche la collaborazione e la sottoscrizione di protocolli di intesa con associazioni che hanno le stesse finalità.
Partecipa attivamente ad accordi che riguardano i temi connessi alla proprietà immobiliare e a negoziazioni in cui sottoscrivere intese utili a garantire e migliorare il diritto dei propri associati.  Presso tutte le sedi sono attive numerose consulenze che possono aiutare gli iscritti a risolvere tutte le problematiche legate all’abitare, sia in casa che in condominio; è quindi un’assistenza all’associato a 360°, che offre sostegno in qualunque ambito a chi sia titolare di un diritto di proprietà su un bene immobile.
D. Vi interfacciate, nel contesto politico con gli organi di governo e quelli locali, con che modalità e risultati?
R. Inoltre fra i compiti dell’associazione c’è anche quello di agire presso gli organi di governo, sia quelli nazionali che quelli locali, affinché siano promulgate norme e leggi   a tutela della proprietà, e di operare affinché l’opinione pubblica sia sensibilizzata sui temi connessi al diritto di proprietà immobiliare, anche mediante interventi mirati di informazione. Sul fronte politico, registriamo con soddisfazione che alcuni temi per i quali da sempre ci battiamo in prima linea, come la lotta alle occupazioni abusive e la   riforma della legittima difesa a maggior tutela delle vittime, hanno trovato riscontri positivi nell’azione del nuovo governo.  Sulle occupazioni di immobili, in particolare, il giro di vite voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, con tolleranza zero nei confronti di chi infrange le regole ed una maggior velocità nell’esecuzione degli sgomberi, ha il nostro totale appoggio. Inoltre l’iscrizione al Registro dei portatori di interessi presso la Camera dei Deputati ottenuta nel novembre 2018 ci consentirà di portare avanti le nostre proposte al Governo e di confrontarci con le varie Commissioni sulle problematiche abitative continuando quindi a svolgere nel modo migliore la funzione di portavoce della categoria che rappresentiamo.
D. Quante presenze conta oggi Confabitare sul territorio nazionale? 
R. In tempi brevi l’associazione si è estesa su tutto il territorio nazionale con le sue 80 sedi e con 51315 iscritti ed è presente in 19 regioni su 20 e si è integrata in maniera sempre più stabile nelle diverse realtà territoriali. 
D. Nel 2016 avete ottenuto un grosso risultato, quale? 
R. Per la sua attività di Associazione Confabitare ha ottenuto  un grande riconoscimento: il 14 settembre 2016 è stata riconosciuta  dal MIT - Ministero  Infrastrutture e Trasporti –quale  associazioni maggiormente rappresentative della proprietà immobiliare  a livello nazionale  ed è quindi stata convocata  al tavolo  di confronto con tutte le associazioni per il rinnovo della convenzione nazionale  che stabilisce i criteri generali per definire gli accordi in sede locale per i contratti a canone concordato. Quindi a seguire Confabitare con le sue sedi provinciali ha potuto partecipare al rinnovo degli accordi territoriali in tutti quei Comuni  d’Italia  che hanno convocato le associazioni per i nuovi accordi.

Associarsi a Confabitare significa, quindi, vivere la propria casa senza più problemi.  Ringraziandolo, auguriamo buon lavoro al dr. Zanni, la cui efficienza equivale alla nostra sicurezza.

Http://www.confabitare.it

Caterina Guttadauro La Brasca

IIC Bruxelles, il 4 marzo proiezione de "La profezia dell'armadillo" di Emanuele Scaringi

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Prenotare qui. Dal bestseller di Zerocalcare.

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all'aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.

2018, '99, V.O. IT, ST. EN

Prenotazione obbligatoria>>>

Informazioni
Data: Lun 4 Mar 2019

Orario: Dalle 19:00 alle 21:00

Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles

Ingresso : A pagamento

Luogo:Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles

La cantautrice abruzzese Angelica Volpi a New York: l'America mi fa sentire libera. L'intervista

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di Goffredo Palmerini TERAMO - Angelica Volpi, un’abruzzese eclettica dal multiforme ingegno e con una tenacia che non conosce pause. La musica nelle vene sin da bambina, una passione senza confini, un talento che la porterà dove crede di arrivare.
La persistenza è la sua fede e l’impegno il suo pane quotidiano. Cantautrice, una voce versatile e potente con un’ampia modulazione dei registri vocali, Angelica si trova in questi giorni a New Yorkper alcuni concerti live, tanto per saggiare il pubblico americano, ma soprattutto per registrare presso i Cove City Sound Studios di Richie Cannata, il sassofonista di Billy Joel, dove hanno registrato artisti come Anastacia, Celine Dion, Mariah Carey, Jennifer Lopez, Marc Anthony, insomma alcune figure nel gotha della musica internazionale. Ogni tanto per Angelica c’è una puntata nella Grande Mela, tanto per prendere confidenza con un pubblico esigente e sofisticato come quello americano. Come pure per qualche intervista per il pubblico radiofonico, come di recente quella data a ICN Radio, emittente del network America Oggi, il quotidiano italiano più diffuso negli Stati Uniti d’America. Negli States Angelica ha già inciso per la colonna sonora di una serie televisiva di prossima uscita sugli schermi.
In arte semplicemente “Angelica” (www.angelicavolpi.it), vive a Teramo ma è nata il 21 luglio 1987 a Bisenti, borgo ad una trentina di chilometri dal capoluogo. Studi seguiti con impegno, maturità classica presso il liceo di Teramo, si è poi iscritta a Giurisprudenza nell’ateneo teramano. Sin da bambina è stata affascinata dal mondo della musica e dello spettacolo, cantando e recitando. A 14 anni ha iniziato a studiare canto moderno a Teramo e a 16 ha tenuto il suo primo concerto. Reduce da un'infanzia difficile e da due fallimenti sentimentali consecutivi, sta crescendo le sue figlie da mamma single. La prima bambina le arriva quando ha solo 18 anni, durante il liceo, la seconda quando ne ha 22. Racconta con turbamento e sofferenza d’aver subito abusi, d’essere stata sul punto di perdere la vita. Ne è uscita grazie al coraggio, all’amore per le sue bambine, al desiderio di realizzare i suoi sogni.
Con un’esperienza così dolorosa, che le ha segnato profondamente la vita, oggi Angelica è fortemente impegnata contro ogni violenza sulle donne e contro la pedofilia, portando la sua testimonianza come messaggio autentico di speranza e di sensibilizzazione in giro per l'Italia, in occasione di convegni su tali tematiche o come ospite di programmi televisivi di emittenti nazionali e satellitari. Nella sua città ha promosso e organizzato un evento sul tema della violenza invitando il Ministro della Giustizia, per rompere il silenzio e chiedere personalmente un aiuto concreto dalle istituzioni. Per il suo impegno sociale contro la violenza sulle donne Angelica Volpi ha ricevuto dall'Associazione culturale Teramo Nostra, l'8 marzo 2018, il "Premio Anna Pepe". 
Tornando alle esperienze artistiche, Angelica ha iniziato la sua avventura nella musica con tournée nelle piazze e nei teatri d’Italia, come cantante e supporter di artisti famosi - Emanuela Aureli, Gabriele Cirilli ed altri -,passando anche per la collaborazione come corista nell’album del noto tenore Luca Canonici. Ma dal 2016 ha iniziato un’importante collaborazione con il compositore e produttore artistico Vincenzo Irellie con il produttore discografico Leopoldo Lombardi. L’anno scorso, in aprile, è infatti uscito il suo primo inedito “Cemento armato”, un brano autobiografico di denuncia e d’amore, di lotta e di rivincita contro le avversità della vita, nel quale la dance diventa il vestito di atmosfere sonore di forte intensità scenica e musicale. Del brano Angelica è co-autrice del testo. Con “Cemento armato” è stata protagonista in trasmissioni radiofoniche e il brano è andato in programmazione su molte Radio italiane.
Questo primo inedito autobiografico le è valso anche la partecipazione e l’approdo tra i 5 finalisti del Premio “Peppino Impastato, Targa 100 Passi”. Nell’agosto dello scorso anno è uscito il suo secondo inedito “La fede al cuore”, con il quale il 29 settembre 2018 ha partecipato e vinto il Premio internazionale Spoleto Art Festival Letteratura 2018, conferito per la qualità dei testi dei suoi brani inediti. In questo mese di febbraio è uscito infine il terzo inedito “Lacrime”. Angelica si è esibita in concerti dal vivo, in Italia e ma anche all’estero, in Austria e Slovenia, con lusinghieri apprezzamenti. Qualche giorno prima che partisse per gli States l’abbiamo sentita, ponendole qualche domanda cui ha risposto assai volentieri.
Angelica, come è nata sin dall’infanzia la tua passione per la musica?
Credo che sia nata con me o meglio che sia una passione innata, poiché appena ho iniziato a pronunciare le prime parole ho subito chiesto un microfono ed una radiolina per poter cantare. Mio padre è batterista e forse anche per questo la musica ed il ritmo mi scorrevano già nelle vene! 
Quale forza interiore ti ha consentito di superare gli abusi che hai subìto? 
L'amore, per la vita, per la musica e per le mie figlie e poi l'ottimismo. Mi sono sempre sintonizzata positivamente con la vita, anche nel dolore. Ho creduto che dovevo farcela per realizzare i miei sogni, perché voglio credere che si realizzino prima o poi. Ora che il peggio è passato mi aspetto il meglio dal mio futuro! Mi sento fortunata per essere riuscita a resistere alle difficoltà ed essere ancora qui per poter diventare ogni giorno una donna una madre e una cantante migliore. Non è facile uscirne ma è possibile. E io vorrei poterlo dire ad ogni persona che sta avendo un vissuto simile a quello che ho avuto io.
Hai una vita intensa, tra impegni di famiglia, la tua professione come cantante, la vita culturale e sociale, infine i tuoi studi universitari. Come riesci a coordinare una vita così intensa con esiti così soddisfacenti? 
Non saprei dire come faccio, ma so che ho bisogno di farlo ed è tutto così naturale per me. Gli esiti non sono mai prevedibili. Ciò che conta è metterci il cuore e tutto l’impegno possibile. Probabilmente sento il bisogno di riscattarmi con la vita, con la quale mi sento in credito, e cerco di dimostrarle il mio impegno! Ho tanta voglia di crescere e costruire. 
Da qualche tempo frequenti gli Stati Uniti, anzi New York, che è città culturale internazionale per antonomasia. Come trovi l’ambiente americano e la sua attenzione verso un’artista italiana come te, con un nome ancora non affermato?
Mi piace molto l'ambiente americano, lo trovo molto serio e professionale. Mi sento particolarmente riconosciuta ad apprezzata come artista, e non mi sento sola nel rincorrere i miei obiettivi. Cantare dal vivo a New York è una emozione unica che mi ha motivata tantissimo. La mia manager statunitense, Karen Ross, mi ha sostenuto molto e mi ritengo fortunata ad averla incontrata. Per me è un importante punto di riferimento. 
Che esperienza riporti dall’America?
Certamente positiva. Sto prendendo sempre più familiarità con la lingua e con le abitudini statunitensi. Credo di essermi innamorata dell'America, perché mi fa sentire libera.
Canto e musica a parte, Angelica ha collezionato uno straordinario ventaglio di esperienze come inviata televisiva, indossatrice, presentatrice di eventi – concorsi nazionali di bellezza, concerti, eventi sportivi – ed anche alcune iniziative in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri. Decisiva è stata l'esperienza di conduttrice in diretta del telegiornale per l'emittente televisiva Vera Tv, che trasmette in Abruzzo e nelle Marche. Tra le altre esperienze, è stata testimonial in uno spot pubblicitario di un’azienda di prodotti per dermocosmesi femminile, andato in onda per un certo periodo su una rete televisiva nazionale. Ha inoltre collaborato come speaker in una radio locale e in manifestazioni pubbliche, affiancando personaggi televisivi della Rai.

Moderatrice in presentazioni di libri di scrittori e poeti, Angelica Volpiè anche attrice in alcuni cortometraggi e componente di giuria in diversi concorsi canori. Prossima, infine, la realizzazione del primo album di inediti che, oltre ai brani già pubblicati, comprenderà altre sue canzoni delle quali è sempre autrice o co-autrice del testo. Insomma, Angelica è artista eclettica, una fucina d’idee, d’impegni professionali, di generosa dedizione a iniziative sociali di rilevante significato, proprio per la diretta testimonianza di cui è portatrice. Non c’è che da augurarle ogni bene e ogni meritato successo, per la sua passione indomita e per il talento artistico.

Joanne Bonny, nuovo caso editoriale con "Ho sposato un maschilista". L'intervista di Fattitaliani

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di Laura Gorini In quest’epoca non è facile per una donna criticare il femminismo, anche se si tratta di una sua deriva pericolosa, ma credo sia doveroso per essere coerenti con se stesse e dissipare un po’ la confusione che questo argomento ancora genera.

Il suo romanzo rosa "Ho sposato un maschilista " (Newton Compton Editori) sta spopolando ovunque. Non c'è modo di sapere chi si nasconda dietro lo speudonimo di Joanne Bonny ma quello che è certo è che sia una penna decisamente arguta e una mente aperta, oltre che una persona brillante, intelligente e molto preparata.
"Ho sposato un maschilista", un  titolo semplice ma nel contempo schietto, sincero e di sicuro impatto per due motivi: uno perchè si parla di matrimonio in un'epoca in cui se ne celebrano sempre meno, due perché in un periodo in cui le donne tendono a spingere verso il femminismo estremo, una donna ammette di amare e di aver addirittura sposato un uomo maschilista. Mi viene dunque da chiederti se hai voluto fin dal titolo scatenare un piccolo putiferio a livello mediatico...
Il titolo è volutamente provocatorio, ma più che la realtà della storia riflette il pregiudizio che la protagonista, femminista incallita, nutre nei confronti della sua controparte maschile e negli uomini in generale. A dispetto di quanto può suggerire il titolo, infatti, il romanzo non si concentra sull’eterna guerra tra i sessi, ma vuole essere una sincera critica a un certo tipo di femminismo distorto e malsano che danneggia in primis le donne stesse.
Perché credi che oggigiorno non si creda quasi più nel matrimonio? Vi è una  crisi di sentimenti o  semplicemente vige poca voglia di impegnarsi seriamente?
Non credo sia tanto una questione di sentimenti, fino a qualche decennio fa i matrimoni duravano per la vita anche se l’amore si era estinto da un pezzo, soprattutto per questioni di interesse economico da ambo le parti. Il fatto è che i trentenni di oggi hanno uno stile di vita molto diverso rispetto a quelli delle generazioni passate: molti non hanno un lavoro stabile, vivono coi genitori e non hanno risorse finanziarie sufficienti per mettere su famiglia. Insomma, se le ristrettezze economiche una volta tenevano insieme un matrimonio, oggi rendono difficile celebrarlo.
Allo stesso tempo credo che l’idea romantica, idealizzata, di matrimonio non sia ancora tramontata nei cuori delle persone: basti pensare all’attenzione mediatica e di pubblico che hanno catalizzato le nozze del principe Herry e di Meghan.
Ma l' amore è davvero un impegno? Che cos'è per te e come è cambiato- a tuo avviso- il modo di viverlo  e di definirlo nel corso del tempo?
L’amore è un impegno come tutto ciò che richiede cure e sforzi: essere fedeli al partner, sostenerlo nei suoi progetti, sopportare i suoi difetti e accettare le sue mancanze. Quest sono tutte cose che richiedono un impegno odierno e costante.
Oggi si ha la percezione che le persone siano più egoiste e insofferenti ai sacrifici, e pertanto meno inclini a impegnarsi in una relazione seria e longeva. Io invece credo che siamo semplicemente meno ipocriti e disposti a imbrigliarci in relazioni che hanno più aspetti negativi che positivi. “Meglio soli che male accompagnati” non è più solo un detto, ma un vera e propria filosofia di vita.
Abbiamo accennato sia al femminismo sia al maschilismo, ma secondo te quando possono essere sani e quando invece diventano malsani?
Fermo restando che non esiste un maschilismo sano, nel mio libro ho proprio voluto porre l’accento su quel falso femminismo che spesso sfocia nella misandria e che mette in pericolo la credibilità del vero femminismo, un movimento senza il quale oggi noi donne non potremmo studiare, votare, abortire, avere una carriera e godere di indipendenza economica. Le “false femministe” sono più animate da uno spirito di vendetta che di uguaglianza, e personalmente ho conosciuto diverse donne convinte della supremazia intellettuale ed emotiva del genere femminile su quello maschile.
Incappare nello stesso errore commesso dai maschilisti, però, è il modo più sbagliato per risolvere la questione e porre fine alle discriminazioni.
Da che cosa nascono secondo te questi atteggiamenti e modi di pensare?
Dall’ignoranza e da un sistema patriarcale che, in particolare nel nostro paese, è difficile da smantellare.
Il problema è che ancora oggi certi comportamenti maschilisti vengono giustificati o condannati blandamente perché in passato “sì è sempre fatto così”, senza rendersi conto che la società si sta evolvendo sempre più rapidamente e ciò che viene accettato oggi tra un mese verrà condannato senza appello. Basti pensare al movimento “Me Too”: per anni la paura e l’omertà l’hanno fatta da padrone, poi è bastato che si alzasse una voce per sollevare un’ondata di echi che hanno distrutto un sistema fino a poco fa considerato inscalfibile. È successo perché le donne non erano più disposte ad accettarlo, e più andranno avanti meno saranno disposte a rimanere zitte. 
Mi verrebbe da dire che quando toccano gli estremi portano alla mancanza di rispetto verso gli altri, o meglio nei confronti di chi appartiene a una categoria sessuale diversa dalla nostra... Come si può oggi educare le persone al rispetto degli altri?
L’educazione deve in primis partire dai genitori, e dalle famiglie in generale. Oggi si tende ad addossare le responsabilità a tutti fuorché a se stessi: alla scuola, ai media, alla politica, etc.  Anche questi hanno una responsabilità sociale, certo, ma di base l’educazione e il rispetto deve essere compito della famiglia impartirli.
Purtroppo esistono ancora realtà dove il figlio maschio viene preferito alla femmina, o riceve un trattamento di “favore”. Quante madri insegnano ai propri figli maschi a sparecchiare la tavola, lavare i piatti o stirarsi i vestiti? A giudicare dalla quantità di mammoni italiani, non abbastanza. E spesso e volentieri i media amplificano questo problema, rappresentando il padre che prepara un pasto al figlio come un “eroe” o un “papà eccezionale”. Se un uomo cresce con la percezione di essere un privilegiato, come farà a considerare le donne sue pari?
E di se stesse? Come possiamo imparare noi donne a rispettarci?
Questo problema mi coinvolge in prima persona non solo come donna, ma anche come scrittrice di romanzi rosa. Molti romance di successo dipingono come romantiche relazioni tossiche e pericolose, proponendo modelli femminili deboli e succubi di uomini-padroni. E la cosa peggiore è che spesso questi romanzi sono destinati a lettrici giovanissime, convinte che un uomo degno di questo nome debba essere possessivo e prepotente. L’importante è capire che le storie scritte sulla carta sono per l’appunto solo storie, e che se nella vita reale il compagno ti dice “Sei mia”, è il caso di prendere le distanze.
Anche in questo caso, l’educazione ricevuta in famiglia fa la differenza: una relazione sana e paritaria tra i genitori è il modello migliore per lo sviluppo sentimentale dei figli. 
Tra l'altro oggigiorno si urla sempre più spesso anche all'uguaglianza, ergo come fanno ancora a esistere il femminismo e il maschilismo? Come ce lo spieghi? E soprattutto credi che essi siano in qualche modo la negazione dell' uguaglianza?
Oggi si urla all’uguaglianza perché è ancora lontana. Si contano sulle punta delle dita i paesi nei quali è stata raggiunta la piena parità tra uomo e donna, di strada da fare ce n’è tantissima. Il problema è che molti sono convinti che il femminismo sia il contraltare del maschilismo, quando a differenza di quest’ultimo  il primo lotta per l’uguaglianza e non per la supremazia di un sesso sull’altro.
Essere femministi oggi è imprescindibile per ogni individuo dotato di un minimo di buon senso e che vuole considerarsi civile. Dichiararsi antifemministi è come dichiararsi omofobi o razzisti, semplicemente non è accettabile
La verità è che avremo bisogno del femminismo finché il maschilismo non sarà definitivamente estinto. 
Quando hai scritto questo romanzo, quali erano i sentimenti che navigavano nel tuo cuore e nella tua mente?
Trattandosi di una commedia romantica, il mio scopo principale era intrattenere e divertire il lettore, senza pretese di dare lezioni o fare la morale.
Mi piaceva l’idea di trattare il tema del femminismo in modo leggero senza scadere nella frivolezza, offrendo qualche spunto di riflessione ma lasciando chi legge libero di dare il suo giudizio finale sulla storia e sulle scelte della protagonista.
In quest’epoca non è facile per una donna criticare il femminismo, anche se si tratta di una sua deriva pericolosa, ma credo sia doveroso per essere coerenti con se stesse e dissipare un po’ la confusione che questo argomento ancora genera. 
E ora dopo un romanzo sicuramente divertente ma che induce anche a riflettere, che cosa dobbiamo e possiamo aspettarci da te? Un nuovo romanzo sui generis sempre sotto pseudonimo?
Attualmente sono impegnata nella scrittura di un’altra commedia rosa, che questa volta ha come protagonista una “rich kid” milanese caduta in disgrazia.
Ovviamente la trama è uno spunto per numerose gag e situazioni divertenti, ma non mancherà di lanciare qualche invito alla riflessione sulle numerose contraddizioni presenti nella mia città natale: la Milano di chi può permettersi affitti stellari e shopping nel Quadrilatero della moda che convive con le periferie problematiche e i numerosi senzatetto accampati davanti alle vetrine delle gioiellerie.
La protagonista avrà modo di sperimentare entrambe e scoprire che ambedue riservano sia gioie che dolori.

Donata Manzolillo: “Sogno di collaborare con il grande Carlo Conti”. L'intervista

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È alla guida del Monna Lisa Museum di Lagonegro, in provincia di Potenza ed è una conduttrice televisiva in forte ascesa, Donata Manzolillo. Archiviata con successo il suo lungo impegno legato all’ultima edizione di Casa Sanremo, dove durante i giorni del Festival si è raccontata racconta in esclusiva a Lei Style il suo intenso percorso umano e professionale.

Donata, come nasce la tua passione per il mondo dello spettacolo?
È una passione che è nata con me. Sin da piccola, il mio gioco preferito era organizzare spettacolini con le mie amichette. Durante le feste in famiglia importunavo i commensali, intervistandoli! Come tutte le passioni vere, non si è mai spenta, anzi si alimenta sempre di più.
Finora, tra tutte le cose che hai fatto nel mondo delle spettacolo, di quale vai più fiera?
Di tutte! Ogni esperienza è stata preziosa per darmi la carica per affrontare le sfide successive.
Il tuo modello di riferimento?
Ho tanti modelli nel mondo dello spettacolo, ma uno solo nella vita privata: mia madre.
Quale vorresti fosse il prossimo step della tua carriera?
Posso esagerare?! Uno step che, immagino, sogni non solo io: il DopoFestival o perché no? Il palcoscenico dell’Ariston.
La collaborazione dei tuoi sogni?
Carlo Conti. Per me incarna benissimo il conduttore per eccellenza.
(Foto di Alessandro Bachiorri)

Gaspare Maniscalco, eclettico violinista: orgoglioso di tutto quello che ho fatto, anche degli errori. L'intervista

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di Ester M. Campese - Gaspare Maniscalco, è l’ospite della nostra intervista. Eclettico violinista, figlio d’arte, il nonno violinista, all'età di soli 6 anni, gli regalò il suo primo violino.
A soli 17 anni già, il siciliano Gaspare, lascia la sua città natale per intraprendere la strada del violinista professionista seguendo così il suo sogno e le orme anche paterne. Il curriculum di Gaspare Maniscalco è ben nutrito e ricco di successi, tantissimi anni in concerto con i più grandi del pop e della musica classica. Musicista da camera, ma non solo, da anni è impegnato in una vigorosa attività concertistica collaborando con orchestre sinfoniche, liriche, spesso come primo violino di spalla. Si è esibito nei più prestigiosi teatri nel mondo.
Gaspare intanto ben trovato e grazie del tempo che ci dedichi per questa intervista. Quando è scoccata la scintilla e com'è che ci si ritrova da bambini a studiare violino e poi a desiderare di farne la propria professione?
A 6 anni il nonno, violinista, mi regalò il mio primo violino e già da giovane suonavo con papà anche lui violinista. E’ stato, come dire, un fatto naturale. La musica accompagna la mia vita da sempre. Poi a 17 anni già lavoravo in orchestre professionali. Intorno ai 30 anni mi sono trasferito a Roma e pian piano ho lavorato con tutti i più grandi musicisti. Quindi non c’è un momento preciso in cui ho deciso che questa sarebbe diventava la mia professione, ma è qualcosa che da sempre sapevo, dal momento in cui mi fu regalato il violino.
La musica richiede un impegno forte, una dedizione assoluta. Viene mai voglia di mollare?
No, dentro c’è un forza che ti spinge a combattere le difficoltà che si presentano e che sicuramente ci sono in ogni percorso artistico. Capita nella vita di ogni artista di incontrare dei momenti più difficili, dove magari non hai scritture, ma è proprio lì che si tira fuori la forza di andare avanti con più coraggio. Da lì a pensare di “mollare” non ci ho mai pensato.
A cosa hai rinunciato?
La cosa più forte è stata la “rinuncia” dei miei genitori perché loro sono anziani e sono lontani, in Sicilia mentre io vivo a Roma e nel mondo. Questo è il prezzo più alto da pagare per me. In ogni caso sono allenato fin da piccolo alla disciplina, rammento che i miei amici giocavano a pallone ed io invece studiavo il violino oppure loro uscivano la sera ed io alle 9 ero a letto perché il giorno dopo avevo una lezione in conservatorio e dovevo alzarmi presto. Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto, anche degli errori, “servono a crescere”.
Ma la tua musica preferita quale potremmo dire che sia?
Non posso scegliere, la musica la amo tutta e in tutti i suoi generi musicali. Nelle mie esperienze ho avuto modo di collaborare artisticamente con diversi premi oscar italiani e stranieri, per musiche da film e non solo, quali: Ennio Morricone, Nicola Piovani, Luis Bacalov ma anche con il premio oscar Francese Ludovic Bource. Amo molto anche la musica pop e ho avuto collaborazioni con grandissimi nomi come Claudio Baglioni, Renato Zero, Lucio Dalla, Gino Paoli e Ornella Vanoni, con Riccardo Cocciante, Massimo Ranieri, Zucchero, Andrea Bocelli, Gianni Morandi, Katia Ricciarelli, Al Bano Carrisi, Fausto Leali e la grande Mina  in ambito nazionale. In ambito internazionale ho lavorato Roger Waters bassista dei Pink Floyd, Patty Smith, Dulce Pontes, Gli Abba, Michael Bolton, Sting, Dionne Warwick, Kevin Kostner, Yo-yo Ma. Diverse le presenze al Festival di Sanremo e in molte trasmissioni Rai, come “Ti lascio una canzone”, “La bella e la Bestia”, “Socrate”, “Ancora più di me” con la Vanoni, "Volami nel cuore", il "Concerto di Natale in Vaticano", e anche molte trasmissioni Mediaset come le diverse edizioni di “Amici”. Per la musica classica e lirica ho lavorato presso svariati enti lirici e festival nazionali ed internazionali diretto tra gli altri Peter Maag, Daniel Harding, Anton Guadagno, Boris Brott, Riz Ortolani, Gianni Ferrio e Stelvio Cipriani, Steven Mercurio, Karl Martin. Ho partecipato ai Festival di Ravello, Festival dei due mondi di Spoleto, Festival lirico Giuseppe di Stefano di Trapani, concerto di apertura Olimpiadi invernali di Torino, Inaugurazione mondiali di nuoto a Roma, Concerto Orvieto 4 ever (celebrazioni per l'Indipendence Day degli United States of America.
Hai girato il mondo e suonato nei teatri più belli quali ti ricordi?
Tantissimi, tutti mi hanno regalato una emozione sono ben 32 le nazioni che ho visitato suonando nei teatri più belli del mondo come l’Arena di Verona, Teatro la Fenice di Venezia, Teatro Reggio di Parma, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Antico di Taormina, al Colosseo, al Quirinale, al Teatro del Silenzio di Lajatico,Aula Magna dell'Università la Sapienza di Roma, Aula Paolo Sesto in Vaticano, Sferisterio di Macerata, Teatro Vittorio Emanuele di Messina, Teatro Greco di Siracusa, al Partenone di Atene, al Cremlino a Mosca, Radio City Music Hall di New York, Palazzo delle Nazioni Unite "ONU", Palazzo dei Congressi di Parigi, Teatro Apollo di Londra, Stadtalle di Vienna, International Forum di Tokio, Festival Halldi di Osaka, Teatro dell'opera di Seul e di recente ai Teatri d’opera di Shangai e Pechino. Sono stato in Francia, Spagna, Svizzera, Inghilterra, Danimarca, Germania, Russia, Repubblica Ceca e ancora in Canada Stati Uniti, Messico, Brasile e Cile, in oriente in Corea, Giappone, Cina, Singapore etc.
Ed in ambito discografico? 
Ho registrato diversi CD; con Mina un disco dal titolo “Sulla tua bocca lo dirò”, con Yo-Yo Ma Plays Morricone, Morricone Dulce Pontes, Voci dal Silenzio, Arena Concerto alle Nazioni Unite, Note di Pace sempre con Ennio Morricone, La Cantata dei Cent'anni con Nicola Piovani, Una lunga Storia con Gino Paoli, "Ti ricordi? No, non mi ricordo"  con la Vanoni e Gino Paoli (CD e DVD), Ciao Poeta di Sergio Endrigo (CD e DVD), I love you more di Mario Biondi (CD). Le colonne sonore di vari Musical: Ça ira, musiche di Roger Waters, Notre Dame de Paris, di Riccardo Cocciante, Tosca Amore Disperato di Lucio Dalla, Divina Commedia di Marco Frisina, Vacanze Romane, remake di Armando Trovajoli.
Dicevi prima che hai collaborato con molti Premi Oscar per musiche da film, per quali colonne sonore?
Sì, ho collaborato per la realizzazione di diverse colonne sonore di film quali Falcone, Bartali, Karol, Cefalonia, La sconosciuta, Lucia, San Pietro Burgo, Anna Karenina, I 10 Comandamenti, Maria Montessori, Callas ed Onassis e Giovanni Paolo Secondo.
Ci racconti un momento emozionante della tua carriera artistica?
Si, ricordo ancora il primo giorno di prova con Morricone, arrivai un’ora e mezza prima all'appuntamento, Ero molto emozionato nel vederlo sul podio e poter collaborare con lui musicalmente. Avevo sempre sentito le sue musiche nei film, nei dischi e quindi fu una forte emozione averlo proprio li di fronte a me. In quel momento pensai di aver fatto bene a credere nel mio sogno. E non sai quanto è bello realizzare i propri sogni!
Gaspare secondo te come possiamo avvicinare le nuove generazioni alla musica classica e lirica oggi?
In Italia la cultura musicale è stata un po’ tralasciata e dimenticata se non solo per poche realtà concertistiche. A differenza di molti giovani che oggi ascoltano solo musica di “consumo commerciale” io già da piccolo ascoltavo le opere e la musica classica, apprezzavo la musica anche pop, ma questo molto più in là. Credo in TV dovrebbero trasmettere più concerti di musica classica e lirica ed invitare i giovani ad ascoltarla nei teatri, partendo da una buona educazione musicale impartita dai genitori. Oggi tutte le trasmissioni in palinsesto presentano format “mordi e fuggi” in cui si trasmette forse un “valore artistico” distorto da ottenere senza sacrifici ed impegno. Io i primi concerti li facevo gratis per il piacere di suonare e l'amore per la musica. Uscivo tardissimo dal Conservatorio ed affrontavo programmi difficilissimi. Ricordo ancora la mia prima esperienza musicale in orchestra, dove in programma c’era la V^ sinfonia di Beethoven. Ricordiamoci che l’Italia è stata la Patria della musica, abbiamo avuto operisti dello spessore di Verdi, Puccini, Rossini, Bellini, Donizetti etc, Anche il volino è stato “inventato” in Italia da Gasparo da Salò ed abbiamo avuto il più grande violinista di tutti i tempi: Niccolò Paganini. Purtroppo un Ministro in passato ha detto che con la cultura “ti puoi fare un panino”…e questo è molto triste…
Qualche tuo progetto futuro?
Sto preparando un mio disco in cui ci sono musiche da film, un progetto molto bello per me. Prossimamente riparto con l’orchestra italiana del cinema per una tournée in Cina a Macao.
Sei felice?
Quando suono sì, posso dire che musicalmente sono felice. Ho oltre 1300 concerti sulle spalle in ventinove anni di carriera. E poi la felicità in assoluto non esiste, ma ce la possiamo creare. La felicità è fatta di momenti e quelli vanno presi, io li prendo in musica, e non solo…

Torna Rock per un bambino, l'evento di solidarietà con i big della musica e dello spettacolo

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Grande musica, spettacolo e beneficenza caratterizzeranno l'undicesima edizione di “Rock per un bambino”, che si terrà al PalaCesaroni di Genzano il prossimo ‪25 maggio‬.
Anche quest’anno l’incasso dell'evento, ideato e organizzato da Luca Guadagnini, verrà interamente devoluto al reparto di Neonatologia Medica e Chirurgica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma tramite la Fondazione Bambino Gesù. Guadagnini, nel 2009, ha perso sua figlia Aurora. La piccola, nata due anni prima, era affetta da un neuroblastoma infantile e per questo era stata ricoverata più volte in ospedale. Nei lunghi mesi passati in corsia, Luca si è reso conto in prima persona della necessità di un numero maggiore di attrezzature disponibili per poter offrire le cure adeguate ai bambini ricoverati. E per questo ha voluto dedicarsi con tutto se stesso, affiancato da sua moglie Genni e dalla sua band all’organizzazione di questa manifestazione che ogni anno conta una media di quattromila presenze. Ad oggi, la cifra complessiva devoluta in beneficenza alla struttura ospedaliera supera i 185.000 Euro, tutti documentati. "La solidarietà non deve essere solo affettiva, ma anche operativa e propositiva!"è il motto di Guadagnini, un genitore che non sapeva di essere così determinato fino a quando la vita non lo ha messo duramente alla prova.
Durante la serata Luca Guadagnini presenterà il suo ultimo album: "Invulnerabile". Tra le prime anticipazioni legate agli ospiti di questa undicesima edizione, presentata da Tiziana Mammuccari, spiccano i nomi del cantautore ‪Gianluca Grignani‬ e di Janet De Nardis che per l’occasione vestirà i panni di madrina della manifestazione.  L'intento di Luca è quello di donare un sorriso che continua a rappresentare l'arma necessaria per poter affrontare ogni male, una forma di comunicazione tra tutte le culture del mondo, un bellissimo invito alla solidarietà e condivisione.

Pd, Enza Clementi a Fattitaliani: la gente soffre e chiede aiuto. L'intervista

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Il popolo del Partito Democratico ha scelto e lo ha fatto con grande convinzione: Nicola Zingaretti è il nuovo segretario e sembra che assieme al risveglio della partecipazione popolare si accompagni quello di un attivo proponimento a cambiare le cose, a riprendere un cammino che sia per la politica vera, quella a contatto con le persone, aperta alla solidarietà reciproca. Fattitaliani ha parlato con Enza Clementi, che con Peppe Zambito, è stata eletta all'assemblea nazionale con la lista "Piazza Grande Sicilia". 

Un commento al grande afflusso per le primarie... che cosa testimonia secondo lei?
Che gli Italiani ci chiedono aiuto, vogliono che le circostanze strutturali delle persone vengano risolte, questo afflusso ci fa capire che il Pd deve urgentemente riunire le forze per andarci a riprendere quel timone di quella nave che ahimè grazie agli altri si era dispersa, oggi la nave l'abbiamo trovata ma dobbiamo sistemarla e farla ripartire.
In che maniera e su che punti lei e Zambito vi siete trovati particolarmente in armonia e d'accordo?
Con Peppe abbiamo avuto grande sinergia nell’organizzare le varie arie della nostra provincia in maniera dettagliata precisa e con garbo verso i nostri compagni delle altre liste, inoltre Peppe è una persona vulcanica eclettica come me: ci capiamo subito e andiamo d’accordo su tutte le linee, quando c’è qualche problema, noi siamo abituati da persone perbene che siamo a discutere e a chiarire, siamo stati sempre missionari verso gli altri, attivisti di grande presenza nel territorio e purtroppo ahimè molte volte abbiamo le mani legate nel dare sostegno in alcuni settori. Con Peppe abbiamo sempre unito  le forze con le nostre tasche, per aiutare gli altri, il nostro futuro è riorganizzare nel meglio tutto ciò che il nostro territorio richiede.
Nei suoi ringraziamenti ha dichiarato "sarò onesta come sempre a rappresentare il mio territorio con la massima lealtà": facile districarsi nel suo paese senza scendere a compromessi?
Sono sicilianista vera quella con la S maiuscola, non ho mai incontrato gente che mi ha chiesto cose che non doveva o gente che fa baratti o scambi, posso dire che il mio popolo soffre e chiede aiuto, personalmente ho sempre aiutato tutti senza guardare colori razze costumi e stemmi reali, ma guardo il bisogno di chi chiede aiuto, chi ha sbagliato nella vita, anche ragazzi che hanno avuto esperienza carceraria li ho sempre aiutati ad uscire dal loro tunnel e rivedere la luce.
Lei è anche imprenditrice: come rilanciare nell'agrigentino le attività produttive autonome senza venire schiacchiati dalla mancanza di infrastrutture e dal peso della burocrazia?
La mia provincia va riorganizzata con un piano Marshall: necessita con urgenza di riorganizzare l'efficienza delle strade interne al nostro territorio, riqualificare le aree urbane, sviluppare impresa con finanziamenti pubblici ammissibili a chi non ha il cofinanziamento, rivalutare i centri storici, rimuovere tante inutili leggi per ridare slancio ai nostri mari, promuovere il turismo sviluppando i servizi che necessitano per far venire più gente da noi. La burocrazia è il male che porta la morte a tante aziende, dobbiamo snellire il sistema che andrebbe cambiato per intero, il lavoro è molto complesso ma avendo gli uomini giusti nei posti giusti un cambiamento potrebbe esserci, la gente si è recata in massa alle urne per le nostre primarie anche per questo, vuole vedere un Pd forte unito per riprendere le redini del paese Italia.
Come concludiamo questa chiacchierata...?
Sì, chiedo sempre aiuto al mio popolo: gli dico che Enza e Peppe  ci sono sempre per tutte le persone che hanno bisogno di aiuto, il nostro essere è determinato da loro; più ci avvicinano più ci onorano, io Enza Clementi e Peppe Zambito siamo onoratissimi di servire il nostro popolo. Ancora un grazie a chi ci ha sostenuto.

Musica, Charlotte Cardinale a Fattitaliani: la Sicilia è soul. L'intervista

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Charlotte Cardinale, la cantautrice siciliana dall'intensa voce soul, presenta i brani del suo repertorio, accompagnata dalla sua splendida band.

Charlotte Cardinale è un’artista e cantautrice di 23 anni. Inizia a scrivere a 18 anni le sue canzoni in inglese. Ha iniziato il suo percorso suonando nei locali romani e per strada, costruendo un piccolo seguito di gente che le hanno permesso di creare il suo primo EP ‘’Florescentia’’ grazie ad una campagna di crowdfunding. Le sue influenze musicali vanno da Amy Winehouse a Lauryn Hill a Lana del Rey. Florescentiaè il primo EP dalle sonorità R&B-Pop con venature Country Rock.  L'abbiamo intervistata.
Quali canzoni presenterai al Mons? 
Una maggior parte di canzoni mie già edite dell'album ''Florescentia'' e qualche chicca inedita in anteprima solo per gli amici del Mons! 
C'è un filo rosso che le unisce? 
Sicuramente il filo conduttore è la mia storia, ciò che ho da raccontare, le esperienze reali e non.
Sicilia e soul... che binomio! come nasce? 
Perchè la Sicilia è soul, la Sicilia è passione, mare, sole e tutti gli stereotipi terroni che la rendono incredibilmente amabile.
Scritto delle canzoni in italiano? che cosa cambia rispetto all'uso dell'inglese? 
Sono in lavorazione, ci provo, scrivo, cancello, riscrivo fino a trovarne la forma perfetta che si addice al mio stile, con l'inglese ci sono cresciuta, ed in fatto di scrittura di canzoni posso considerarmi madre lingua inglese.

Sul Palco del Mons:
Charlotte Cardinale - voce e chitarra
Luca Bellanova - piano
Antonio Lana - batteria
Simone di Battista - chitarra

Inizio Concerto: ore 22.00.
Ingresso Gratuito.
MONS: Via della Fossa 16 - Roma (Piazza Navona).
Prenotazione (Cene e Tavoli) Consigliata: 06 6893426 - 3397373855.

Libri, intervista a Daniela Volonté, la scrittrice maniaca del controllo

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di Laura Gorini - È una delle scrittrici di romance italiane più lette e amate Daniela Volonté che ha appena dato alle stampe per la Newton Compton Editori "Imperfetti Sconosciuti". Un romanzo che farà certamente battere il cuore a tante donne e che non deluderà certamente le sue lettrici più assidue.

Daniela, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù...
Un saluto a tutti! Dunque iniziamo dalla parte difficile: i pregi. Sono una persona tranquilla (per molti rasento la noia, però per me questo aspetto resta un pregio!) e socievole nei limiti del mio carattere piuttosto timido. Vizi: non resisto ai dolci e sono un’amante del caffè. La cosa non sarebbe di sé negativa se non per il piccolo problema che tendo a essere molto lunatica e a scattare come una molla per nulla, soprattutto nel caso di una giornata no.
Una Laurea in Economia e Commercio e una in Scienze della Comunicazione. Ami molto studiare e ti consideri una sgobbona? Ma - soprattutto- come spieghi queste due lauree così differenti? E poi, la passione per la Comunicazione e poi per la Scrittura, come è nata?
Visto da fuori, in effetti, il mio curriculum potrebbe apparire un po’ strano, perciò farò una brevissima digressione. La prima laurea, quella in Economia, risale al 1998 (cielo… che impressione scrivere una data simile!), dopodiché scatta la ricerca di un lavoro e vengo assunta come stagionale prima e impiegata poi in un’azienda comasca a circa 35 chilometri da casa. Mi sposo, metto alla luce la prima figlia, mi concedono un part-time e dopo qualche anno arriva un secondo figlio, però l’azienda mi comunica che non può rinnovarmi il contratto part-time. Tra il lavoro e la famiglia scelgo la famiglia, pensando ingenuamente di trovare un altro impiego. Purtroppo sono gli anni di piena crisi economica, perciò il mercato del lavoro sembra saturo. Mentre continuo la mia ricerca decido di investire nella mia istruzione per riqualificarmi in qualche modo, perciò mi iscrivo a Scienze della Comunicazione. Avevo già un diploma post laurea in Marketing Communication e una vera fissazione per la comunicazione aziendale e la pubblicità. Tutto qui! Comunque ho sempre amato studiare. E nonostante sia stata dura ritornare tra i banchi dopo dieci anni e con due bambini molto piccoli, è stata una vera soddisfazione.
La passione per la scrittura è arrivata dopo la seconda laurea come forma di terapia a un periodo un po’ nero della mia esistenza in cui nulla andava per il verso giusto (tra cui anche l’assenza di un lavoro). Sono una maniaca del controllo, perciò la scrittura mi ha aiutato a riportare ordine in un mondo di caos. 
Si dice che un bravo scrittore sia anche un bravo lettore, è così anche per te? Qual'è la tua opinione al riguardo?
Secondo me questa frase dice il vero. Leggo molto e amo lasciarmi ammaliare dai libri. Adoro leggere romanzi rosa e di conseguenza preferisco scrivere romanzi rosa. Non sono una lettrice onnivora purtroppo. Ci sono dei generi che proprio non fanno per me: i gialli, i noir e gli storici. Sono convinta che leggere aumenti l’empatia delle persone.
Persone che diventato poi sovente dei lettori... E a proposito di essi: quali sono i commenti più belli e che hai maggiormente apprezzato che ti hanno fatto per i tuoi romanzi?
I commenti che mi fanno più piacere sono: “non riuscivo a staccarmi da questa storia” (è la stessa cosa che succede a me con le mie autrici preferite), “ho appena concluso il libro e i personaggi già mi mancano”, “sto passando un brutto periodo ma il tuo romanzo mi ha aiutato a staccare per un po’ dalla realtà”… Ecco, quando mi dicono che stanno leggendo una delle mie storie, mentre affrontano delle sedute di cure mediche intense e mi ringraziano, inizio a piangere come una fontana. Voglio dire: loro che ringraziano me? Molte volte non trovo nemmeno le parole per descrivere le sensazioni che certi messaggi mi lasciano.
E la critica che non hai capito?  Più in generale come vivi le critiche?
Le critiche fanno male. Quelle costruttive ti fanno sentire piccina piccina, quelle puramente offensive ti fanno arrabbiare, ma in entrambi i casi fanno male. All’inizio mi ferivano molto di più, ovvio, mentre ora le prendo con le pinze. Se sono espresse in modo garbato tento anche di farne tesoro. Se sono cattive e basta, mi scatta l’istinto di rispondere. Cosa da evitare assolutamente. Amazon, per esempio, dà la possibilità di lasciare un commento sotto ogni recensione pubblicata… Meglio non farlo, lo dico per esperienza perché si innesca un sistema di botta e risposta che è un pessimo spettacolo da mostrare davanti gli occhi di altri lettori o potenziali lettori.
Le critiche che non capisco sono quelle in cui mi dicono che la storia è scritta in modo semplice. Che male c’è nella semplicità? Se vogliono parole altisonanti posso aprire il vocabolario. Il mio sogno è quello di far arrivare emozioni, non paroloni.
Sii sincera: credi che una critica possa essere costruttiva? Quando può esserlo?
Faccio un esempio pratico. Quando ero self, uno dei miei primi libri ricevette varie critiche su diversi punti, ma tutte avevano in comune una cosa: usavo troppi punti esclamativi. Diciamo che  oggi sto molto più attenta a quanti punti esclamativi metto in una pagina e sfogo la mia mania di !!!!!! solo nelle chat che scambio con le amiche.
La chat rigurda il tuo nuovo romanzo, ovvero "Imperfetti Sconosciuti", ma facendo una summa dei tuoi romanzi pubblicati fino ad oggi, quale credi che sia il filo rosso che in qualche maniera li lega tutti e in che cosa credi- invece- che differenzino in maniera piuttosto vigorosa?
I miei romanzi seguono i canoni basilari del romance contemporaneo. Un inizio, uno svolgimento più o meno arzigogolato e un lieto fine (a volte agognato e altre meno). Onestamente non so cosa differenzi un mio libro da quello di molte altre autrici. Forse nulla. Io scrivo la storia che ho in mente, senza pormi strategie o obiettivi. A volte tocco argomenti fastidiosi, altre tratto situazioni banali. Ho soltanto una caratteristica: scrivo in prima persona perché mi viene naturale e mi piace mettere i punti di vista di entrambi i protagonisti. 
Ma si può  scrivere tanti romanzi, evitando di fare uno la copia dell' altro, senza perdere il proprio stile?
La mia più grande paura è proprio questa! Scrivere sempre le stesse cose oppure trattare gli stessi argomenti di altre autrici. Diciamoci la verità: nel mondo del romance è difficile essere originali, perciò in ogni libro cerco di puntare su aspetti diversi. Un esempio: in “Buonanotte amore mio” si parla di una relazione tra capo e assistente, ossia il cliché per eccellenza, perciò io ho tentato di mostrare di più quei piccoli gesti quotidiani che ci sono alla base di ogni relazione e di cui spesso non ci accorgiamo nemmeno. In “Imperfetti sconosciuti” si parla di due persone che non si conoscono e casualmente iniziano a chattare tra di loro. Qui ho voluto giocare tutto il romanzo proprio su questi messaggi scambiati che diventano piccole confidenze, assaggi della propria vita donati all’altro. Per molti è una costruzione che può annoiare, altri ne sono rimasti affascinati… Insomma, ogni lettore ha il proprio background e perciò i propri gusti. 
E come si può avere un proprio stile? Credi che siano utili i corsi di scrittura creativa in tal senso?
Non ho mai frequentato un corso di scrittura creativa, perciò onestamente non posso giudicare se siano utili o meno. Io mi do solo una regola: ciò che scrivo deve essere nelle mie corde. Se mi viene naturale scrivere in un certo modo, significa che il risultato finale mi piacerà e io sarò in pace con me stessa. Anche nel caso in cui il lettore non amerà quella storia per mille motivi, almeno io sarò serena di aver costruito un romanzo al meglio delle mie possibilità. 
E ciò ti fa onore... Ma quando la scrittura è davvero creativa?
La scrittura è davvero creativa al cento per cento quando sai costruire un mondo da zero. Come Tolkien nel "Signore degli anelli", che ha creato un universo parallelo con tanto di lingue differenti e regole totalmente diverse dalla vita vera. Non posso ritenere creativo prendere spunti dalla realtà come nel mio caso. Posso al massimo dire che so romanzare fatti veramente accaduti. 
Tu come definisci la creatività e come la vivi e la applichi non solo nella scrittura ma anche nella vita in generale?
Come accennavo sopra, il mio modo di vedere la creatività nella scrittura è molto selettivo. Però nella vita di tutti i giorni -invece- do una connotazione diversa a questa parola. Secondo me, in una società dove puoi comprare ogni genere di oggetto, quelli realizzati con le proprie mani sono frutto di creatività. A titolo di esempio: mi piace cucire e mi sento di aver dato vita a qualcosa di unico quando indosso una camicia o un capo di abbigliamento che ho realizzato io stessa. Mi sento creativa, quando cucino una ricetta a modo mio e ritengo di esserlo anche quando ridipingo le piastrelle del bagno o creo dei nuovi segnalibri da regalare alle lettrici. 
Lettrici che diventano ad ogni romanzo sempre più numerose...A proposito: come è cambiata la tua vita in seguito alle tue pubblicazioni e come è organizzata una tua giornata tipo?
Sono una mamma a tempo pieno, perciò tutto ruota attorno alla mia famiglia. Appena ho un momento libero (perlopiù quando i figli sono a scuola o impegnati nelle loro attività) scrivo oppure leggo. La mia routine è sempre la stessa, anche perché non faccio presentazioni del libro in giro per l’Italia, mi limito solo a qualche fiera del settore. Posso affermare che, da quando pubblico, non è cambiata l’organizzazione della mia giornata, al massimo si è trasformato lo spirito con cui mi metto davanti al computer. Prima scrivevo soltanto con la voglia di raccontare una storia, oggi si è aggiunta la pressione di non volere deludere chi legge le mie storie e chi le pubblica.
La tua è una vita certamente piena, ma che cosa credi che ti manchi ancora? E soprattutto che cosa ti auguri per il futuro?
Mi manca un briciolo dell’incoscienza e dell’ingenuità dei primi passi mossi in questo ambiente, però di contro ho una maggiore esperienza e posso affrontare meglio certi argomenti, come le critiche.
C’è un solo augurio che mi faccio sempre per il futuro: di trovare la serenità ogni giorno e in ogni campo. Grazie di cuore per il tempo che mi avete dedicato e un caro saluto.

Racconti da leggere online. “Antico frammento amoroso” di Daniela Trovato

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a cura di Andrea Giostra - La rubrica “Racconti brevi da leggere online” sta avendo un succedo davvero inaspettato di lettori online che rintracciano la nostra rubrica attraverso i vari canali social per poi leggere le storie che proponiamo con il cellulare, tablet o attraverso gli altri strumenti informatici di cui oggi disponiamo un po’ tutti.

Oggi ospitiamo la scrittrice catanese Daniela Trovato che abbiamo intervistato qualche mese fa con una interessante intervista - http://www.fattitaliani.it/2018/07/la-catanese-daniela-trovato-presenta-il.html- che omaggia i nostri lettori del suo racconto “Antico frammento amoroso”.

In copertina, Bruno Caruso (Palermo 1927 – Roma 2018), “Incantatore di insetti” (1985), 35x40 cm., olio su tavola.

“Antico frammento amoroso”

“Giuvini beddu, pulitu e galanti
La cuntintizza è mia quannu ti viu
Comu nu gigghiu passasti cca davanti,
leviti stu cappeddu, mo’ ti viu:
all’occhi porti du’ stiddi lucenti,
alli cigghia du’ petri diamanti,
e, notti e jornu, continuamente
taju ‘ntra lu cori, ‘ntra sta menti”.
Anonimo

21 maggio 1093
Sbarcò dalla nave in mattinata, dopo aver passato ben tre giorni in navigazione. Era partito dal porto di Genova e raggiungeva la Sicilia per aprire uno spaccio di grano Timilia. Era già stato tutto previsto in tempo. Qualche mese prima suo fratello aveva anticipato la partenza e aveva cominciato a darsi da fare per cercare delle botteghe dove poter conservare i sacchi piene del prezioso grano che a scadenza bimestrale veniva caricato su una nave che poi prendeva il largo verso il Nord della penisola. E così adesso Giovanni arrivava a Palermo a iniziare il suo nuovo lavoro, un incarico di onerosa responsabilità.
Giunto in Sicilia, a Palermo Giovanni era rimasto abbagliato dalla tavolozza di colori che gli si presentarono davanti agli occhi: il blu del mare, il giallo del sole e il variegato caleidoscopio dei fiori. Ancor più restò inebriato dal profumo di quella terra, la brezza mattutina trasportava una miriade di profumi di zagara, di fresie, di limoni e di mare. Era una mattina tiepida di primavera e l’esplosione della natura cominciava a farsi vedere e sentire, in ogni pezzo di terra, in ogni angolo di quella città che brulicava già a quell’ora come un operoso formicaio. Attraversò i vicoli che lo avrebbero portato al malazzeni, tra il viavai di gente che li animava, luoghi diversi da Vico, il suo paese natio. Girava cercando di non perdersi, aspettava Giacomo, suo fratello che doveva essere al porto, ma non lo vide. E così si avventurò tra quelle viuzze, curioso di tutto ciò che vedeva, ammirando i palazzotti, la gente, attratto dai bambini che incuranti di lui, giocavano a rincorrersi dietro le gonne delle madri, che cariche delle loro sporte ben in equilibrio sulla testa, urlavano di smetterla in una lingua che a Giovanni sembrò una musica. Suoni cui non era abituato, nel suo paese regnava il silenzio. I pochi abitanti erano dediti al lavoro nei campi e si udiva solo il monotono battere dello scalpellino o il cigolio di qualche carretto trainato da un asino. Scene di quotidianità, velate da una leggera malinconia che traspariva tra le mura di quel borgo. Adesso Giovanni invece si sentiva avvolto dalla limpidezza di un mondo che profumava di semplicità, in un turbinio vitale di suoni e di immagini in continuo movimento e, allietato si amalgamò in quell’onda spontanea e immediata.
Bruna era là, forse per un caso fortuito, non usciva mai a quell’ora del mattino, ma quel giorno, era là.
Giovanni la vide, tra tanti e tante, solo lei. Uno sfiorarsi, quasi una carezza. Sentì il suo profumo, incrociò il suo sguardo, i suoi occhi neri come la notte scura illuminata dalla miriade di stelle, sì perché quegli occhi brillavano in quell’istante, quegli occhi sempre in movimento, fuggitivi, sempre attenti e vigili.
Ne restò ammaliato. A malapena, Giovanni riuscì a pronunciare qualcosa. Bruna gli aveva tolto il respiro, solo con uno sguardo.
E Bruna incrociò gli occhi verdi di Giovanni, senza riuscire a ritrarsi. Per un attimo, un istante quasi sfrontatamente.
Che cosa accadde in quell’incontro è difficile dirlo a parole e nessuno potrà mai immaginarlo. Di certo, Giovanni restò impietrito, sospeso e solo il suo cuore si pulsava con un battito inconsueto. La ragazza intimorita e turbata, abbassò il capo, non poteva cercare nuovamente quegli occhi, ma spinta dall’innata curiosità femminile, tornò a guardare lo sconosciuto, come attratta da chissà quali forze innaturali.
«Cu iè» pensò. «Chi voli di mia Picchi mi vadda accussì stu picciottu?».
Giovanni, forse incosciente delle usanze siciliane, le si avvicinò. Un incontro forse già deciso, scritto da qualche parte nella storia che certamente avrebbe cambiato gli eventi successivi. Inciamparono per caso l’uno nella vita dell'altra, inconsapevoli.
Iniziò tutto così, il destino aveva deciso per loro, di farli incontrare e questo avvenne quel giorno, tra i colori rosati della primavera, tra i profumi inebrianti dei fiori, tra il sole tiepido del mattino e il viavai frenetico dei carretti, tra tanta gente.
Lì, tra tanti occhi, Bruna scelse quelli di Giovanni, verdi, appassionati, profondi e dolci.
Una voce lo riportò alla realtà. Era Giacomo che lo chiamava. «Ma dove eri finito? Ti ho cercato ovunque» gli disse. Giovanni preso dal fluire delle emozioni che fino a qualche attimo prima lo avevano colto impreparato, ritornò in sé e, sorridendo al fratello, lo abbracciò.
I giorni a seguire, furono intensi di lavoro. Giovanni si divideva tra il malazzeni e le navi che trasportavano il grano su, in Piemonte. E poi arrivava la sera e quasi timoroso dava spazio ai pensieri. Lo sguardo fisso al mare che, come una melodia col suo frangersi nella sabbia, lo estraniava dalla realtà, dando sfogo alla sua nostalgia. Quella donna, era diventata l’essenza di una passione interiore e non poteva più farne a meno. Tante volte era ritornato in quei luoghi, ma sembrava che di lei non vi fosse più alcuna traccia. Spesso pensava di averla sognata, ma le emozioni del suo animo erano vere e vive ed esulavano dalla fantasia. E non si sarebbe rassegnato.
Un pomeriggio d’agosto, uno di quei giorni afosi in cui l’aria era irrespirabile. Giovanni si recò come sempre al malazzeni, malvolentieri. Non vedeva l’ora che arrivasse la notte per avere un po’ di refrigerio, quasi pensò di non andare e rimandare tutto al giorno dopo. Stava per tornarsene a casa… un abbaglio, forse il caldo. Si stropicciò gli occhi, incredulo. Bruna gli veniva incontro. Non era da sola, ma che importava. Si sentì sprofondare tanto l’emozione si impadronì del suo cuore. Si nascose e, in un attimo di lucidità, decise di seguirla. Bruna non si era accorta di lui. Percepì il suo profumo, lo respirò e si rese conto di quanto amore sentiva per lei. Prese coraggio e le si avvicinò. Bruna impallidì, poi gli sorrise. Non dissero nulla, parlarono gli sguardi. Ed essi esprimevano complicità, emozione, amore.

26 luglio 1108
Il commercio del grano nel malazzeni di Giovanni andava a gonfie vele, tanto che il Gran Conte Ruggero I lo fece entrare nella sua Corte, alle sue dipendenze.
Nella magnifica casa sul mare, non lontana dal Palazzo dei Normanni, la quiete e il silenzio erano ormai diventati qualcosa di inconsueto.
Nel giardino, tra i profumati aranci e i limoni, tra le secolari palme e gli argentei ulivi, giocavano indisturbati dei ragazzini.
Bruna, seduta sotto il portico, illuminato dal riflesso del sole, prodotto sui vetri delle bifore, li osservava. Teneva in mano l’occorrente per il ricamo, tra refi colorati, cui si dedicava ormai da qualche tempo con passione.
Tra le colonne, Bruna guardava estasiata Carlo e Isotta, i suoi prediletti figli, intenti a giocare tra gli alberi e l’erba ormai secca.
Giovanni le aveva fatto il dono più grande: l’aveva resa donna felice, appagata e amata, ma soprattutto Bruna era madre.
I suoi adorati figli crescevano ogni giorno nella solare terra che era stata per Bruna, insieme nascita e rinascita. Per un istante, si estraniò dalla realtà circostante. Erano passati tanti anni ma il ricordo dell’incontro con Giovanni, il frammento amoroso che aveva cambiato la sua vita, era sempre vivo in lei e la composizione dell’immagine affiorava come se si svolgesse in quel momento; un brivido le percorse la pelle, quasi come punta da spine, un piacevole brivido.
Adesso le grida festanti e gioiose dei ragazzi, la rallegravano.
Isotta e Carlo giocavano nel rigoglioso jardinu con i quattro figli del Gran Conte Ruggero I e di Adelasia.
Il più classico gioco dell’ammuccia fece trapelare l’innocente simpatia di Ruggero verso Isotta, la giovinetta che accordava e rispecchiava insieme i tratti tipici e diversi di entrambi i genitori: ai capelli color biondo cenere, nel viso un po’ spigoloso come il padre piemontese, contrastavano la sicilianità del colorito olivastro e quelle braci, occhi intensi e profondi, che esprimevano nel contempo la stessa dolcezza e ritrosia della madre, a cui si aggiungeva una femminilità, ancora acerba, ma che sarebbe esplosa da lì a qualche mese.
Ruggero, pur essendo un ragazzo dal temperamento già ben definito, a volte mostrava la sua chiara essenza normanna: nell’aspetto aveva il carattere del padre, dominatore di genti ma davanti all’adolescente, dagli occhi di cirasa, quel ragazzo, si squagghiava.
Non aveva mai nascosto la sua attrazione per Isotta, così allegra, solare e giniusa che lo stuzzicava, chiamandolo con nomignoli vezzosi, per poi ritrarsi e nascondersi.
Successe quella mattina, particolarmente assolata e calda, d’estate. Bruna notò l’assenza dei due ragazzi, ma non si preoccupò più del dovuto: era normale ammucciarsi ppi truvarisi, giocando a nascondino.
Ebbe un guizzo, tra l’incertezza e l’esitazione, quando i compagni dei giochi, dopo essersi rincorsi e trovati, cominciarono a gridare a gran voce i nomi di Isotta e Ruggero, per avvisarli che il gioco era finito. Bruna si alzò, spinta dall’ansia, ma forse anche da un pizzico di curiosità, si avvicinò al gruppetto che, continuava a correre e gridare senza alcun freno, noncuranti di ciò che stava per accadere, intenti e assorbiti solo dal gioco.
 Bruna iniziò con discrezione a cercarli, e li scorse, lì vicino all’albero di minicuccu, teneramente abbracciati, le mani intrecciate, ridevano, ma dai loro sguardi traspariva una luce, forse il riflesso di un ingenuo e innocente amore.
Ruggero, infatti, sembrava diverso, ultimamente. Lui, altero e dominante sui pari e nel gioco, in quel momento lasciava trasparire la sua vera essenza, la tenerezza per quella ragazzina; ne contemplava la dolcezza, la sensibilità non sfuggendo né dal contatto fisico della mano, né sfuggendo dagli occhi, quelle braci infuocate. Un groviglio di sensazioni ed emozioni non conosciute ai due giovanetti.
Bruna intuì. Si senti un’intrusa e si ritirò con discrezione, tornando indietro, sui suoi passi. Quella scena l’aveva turbata, aveva rievocato e rivissuto ancora una volta il suo incontro con l’amato Giovanni, una sequenza logica, un correre con la mente, vivo e presente, nella memoria e nei meandri dell’anima, provando il piacere di ricordare quel giorno di maggio e, come un nastro che si riavvolge, si proiettava in quella piazzetta, fra tanta gente, solo lui.
Tornò, lentamente sotto il portico ombroso e riprese il suo delicato intarsio con l’ago e, sorridendo, abbassò il capo, tenendo per sé quell’imbarazzo non esternato.
L’amore pensò, anche il più innocente come quello fra adolescenti, è sempre qualcosa che va oltre il dicibile. Non può concepirsi distintamente, è trepidezza e piacere insieme e le sensazioni si confondono l’una con l’altra. È il desiderio di conoscersi e arricchirsi, vicendevolmente, un armonioso connubio di parole, gesti, silenzi.
In un crescendo di emozioni già vissute e, in quei momenti rievocate nitide e icastiche, Bruna continuò a ricamare. Le ansie e i timori cedettero il posto alla consapevolezza di essere stata una madre vigile e attenta nell’educare con profondi valori, Isotta e Carlo i suoi adorabili figli.
Quasi piacevolmente aveva rivissuto e inconsciamente traslato, con un meccanismo mentale, istanti indelebili verso l’adolescente Isotta, che cresceva nel corpo, visibilmente, ma soprattutto nell’anima, imparando a dare amore e vivendolo in modo immediato e senza riserve.
Sentì la voce di Giovanni che la chiamava dolcemente. Raccolse il suo cestino da ricamo e lentamente si avviò verso casa. L’uomo le corse incontro, sorridendole. Bruna intrecciò la sua mano con quella del marito e lo baciò. 

Daniela Trovato

Andrea Giostra



Premio "La Voce dei Poeti" 2019 il 31 maggio la IV edizione: pace e giustizia

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LECCE - Il progetto dell’Associazione VerbumlandiArt "La Catena della Pace, della difesa dell’Ambiente e della Giustizia", dopo tre anni di iniziative, eventi, presentazioni e convegni, ha superato i confini nazionali ed europei.
VERBUMLANDIARTè riuscita a coinvolgere artisti, poeti, scrittori, giornalisti, musicisti, a trattare in senso creativo le problematiche attuali, per amplificare e parlare a più voci a tanti interlocutori, in particolare ai giovani, per costruire un’attitudine al dialogo interculturale e valorizzare i temi della Pace, della Giustizia, con messaggi universali, grazie al linguaggio artistico, letterario e musicale, sicuramente più immediato e comprensibile.

Tema della IV edizione de "La Voce dei Poeti", anno 2019,è la Giustizia. Per gettare le fondamenta di una giustizia piena il nostro primo compito è riscoprirci popolo, dobbiamo passare dal “non mi riguarda” al “mi preoccupo dell’altro”. Serve l’impegno assiduo e convinto per una rivoluzione relazionale che ci permetta di riscoprire l’appartenenza a un comune destino. Cercheremo, in questa IV edizione del Premio internazionale "La Voce dei Poeti", di far conoscere le esigenze di Giustizia e Pace nelle varie situazioni in cui viviamo, di promuovere nuovi stili di vita, di sensibilizzare ad una cittadinanza mondiale con opere che arricchiranno il cenacolo del confronto a più voci. Il tema sarà sviluppato attraverso diversi percorsi culturali: antropologico, artistico, letterario, giuridico. Per un mondo pacificato, formato da società inclusive, occorre che tutti abbiano uguali diritti e ugual accesso alla Giustizia, con istituzioni governative efficienti ed efficaci. Lo stesso vale per raggiungere una Pace mondiale, superando i conflitti, debellando il terrorismo e combattendo la criminalità ad ogni livello, condizioni indispensabili per permettere uno sviluppo equo e sostenibile che includa tutti.
 
L’Associazione VERBUMLANDIART, per questa edizione de “La Voce dei Poeti”, si avvale della collaborazione del “Centro Studi Michele Prisco” di Napoli, dell’Associazione nazionale “FIABA Onlus”, della “Federiciana Università Popolare” di Cosenza, dell’Associazione “Sunrise Onlus” di Lecce,dell’Associazione “Aide” provinciale di Nettuno, con il patrocinio della Regione Lazio, della Città di Roma e dell’Ambasciata della Repubblica dell’Uzbekistan. La cerimonia di premiazione si terrà il 31 maggio 2019 a Roma, alle ore 16:30, presso la sede della “Società Dante Alighieri” in Piazza di Firenze 27. Prestigiosa la Giuria di questa IV edizione, che è costituita come qui di seguito indicato.

Giuria
MASSIMO ENRICO MILONE - Presidente Onorario, Direttore RAI Vaticano
TIZIANA GRASSI - Presidente di Giuria,Giornalista e scrittrice
PIERFRANCO BRUNI -Scrittore, poeta, giornalista
ANNELLA PRISCO -Scrittrice, Vicepresidente Centro Studi Michele Prisco
GOFFREDO PALMERINI -Giornalista e scrittore
FRANCO ROBERTI - Assessore Regione Campania, ex Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo
FIORELLA FRANCHINI -Giornalista e scrittrice,
COSIMO LORE' - Docente di Medicina Legale Università di Siena e criminologo
SALVATORE MATTIA MARIA GIRALDI - Presidente Federiciana Università Popolare.

Ospiti d’onoredella serata, cui sarà conferito i Riconoscimento alla Carriera, saranno:
CINZIA BALDAZZI- Scrittrice, critico letterario
DORIANA MARTINI - Avvocato penalista, scrittrice.
FRANCESCO SIDOTI - Docente di Criminologia all’Università dell’Aquila
GIUSEPPE TRIESTE - Presidente FIABA Onlus
MARIA DE GIOVANNI - Presidente Sunrise Onlus
PAOLO PAGLIARO - Presidente Cuore Amico Onlus, editore di TeleRama
SERAFINO LIBERATI- Gen. C.A. Carabinieri, Direttore Centro Studi Alta Formazione per la Sicurezza
SERGIO CAMELLINI - Poeta, psicologo e psicoterapeuta.

Il bando completo del Premio è pubblicato sul sito web dell’Associazione Verbumlandiart (https://verbumlandiart.com/la-voce-dei-poeti-roma-31-maggio-2019/)e il termine di scadenza per la presentazione degli elaborati nelle diverse sezioni in concorso è inderogabilmente fissato al 31 marzo 2019.


Rapporto Italiani nel mondo 2018, presentazione giovedì 7 marzo IIC Bruxelles

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Prenotazione qui.

Sarà presentato il 7 marzo, presso l'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles il “Rapporto Italiani nel mondo”, della Fondazione Migrantes. Il Rapporto è l'unica pubblicazione, edita in Italia, che studia la mobilità degli italiani.
Intervengono:
Delfina LICATA (Curatrice Rapporto Italiani nel Mondo)
Don Claudio VISCONTI (Esperto Rapporto Italiani nel Mondo)
Matteo LAZZARINI (Camera di Commercio Belgo-Italiana)
Filippo GIUFFRIDA (ITACA – Progetto ANTENOR)
Eleonora MEDDA (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero)

Modera: Benedetta DENTAMARO (Segretario Generale ComitesBruxelles, Brabante e Fiandre)

Durante l'evento verrà inoltre presentato il Progetto ANTENOR (Analisi delle Nuove Tendenze nell’Emigrazione Nazionale - Osservatorio Romania), un progetto di cooperazione transnazionale promosso dal COMITES Belgio e da ITACA che mira a seguire, studiare ed analizzare la Nuova Emigrazione italiana in Europa, al fine di individuarne i bisogni, facilitare l'integrazione socio-economica dei cittadini in mobilità nei Paesi di accoglienza e creare nuovi strumenti adeguati a rispondere ai nuovi bisogni.

Date: Jeu 7 Mar 2019

Horaire: De 17:30 à 20:00

Organisé par : Fondazione Migrantes

En collaboration avec : Istituto Italiano di Cultura

Entrée : libre

Lieu:Bruxelles, Institut culturel italien

Anna D'Elia "Il mondo salverà la bellezza" in mostra a Roma dall'8 marzo

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Dall’8 marzo all’8 aprile 2019, alla Ars Perpetua Gallery,  la famosa galleria che ha vissuto nel 2018  un successo internazionale con la mostra dei bozzetti inedeti di Federico Fellini,  torna l’appuntamento da non perdere dedicato all’eccellenza nell’arte  con la personale di Anna D’Elia, talentuosa pittrice nata ad Olten in Svizzera, che ha ottenuto nel 2018 un meritato successo per le sue opere,  olio su tela di grande bellezza e suggestione.

Per l’abilità tecnica e padronanza nel rappresentare la bellezza e l’armonia della natura molti i premi a lei conferiti, l’ultimo in ordine di tempo, il premio della critica, una menzione speciale, per la sezione pittura paesaggistica iperrealista con il dipinto ”Il prato di Sveva 1” alla Biennale Internazionale del Tirreno 2018.
Espressionismo,  Surrealismo  ed iperrealismo i tratti ravvisabili nelle  opere di Anna D’Elia che dall’8 marzo è in mostra  alla Ars Perpetua Gallery. La metamorfosi della natura ma anche dell’animo umano al centro della sua produzione, come  (Je suis…la Femme des fleurs, olio su tela 90×70×0.5 cm, 2018) anche conosciuto come la donna-bocciolo, luogo di contemplazione, con cui ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali.
“E’ nella  bellezza della natura- ci spiega Anna D’Elia– che i volti rappresentati dinamicamente e serialmente ritrovano l’equilibrio dell’anima. I molteplici movimenti espressivi stanno a sottolineare il continuo e ricercato sforzo di una comunicazione significativa con l’essere umano“.
Anna D’Elia  coltiva, fin da ragazzina, la passione della pittura da autodidatta con l’unica finalità di raccontare e amplificare la bellezza del mondo che la circonda. La sua  passione per la pittura si concretizza attraverso un cromatismo audace e singolare che colpisce in ogni sua opera con  la finalità di catturare l’attenzione del pubblico sui dettagli e sulla bellezza.
“L’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono”(Simone Weil).
Questo il concetto di riferimento e  di ispirazione  della sua produzione, prevalentemente paesaggistica; il punto di partenza è  l’attenzione per la natura, fonte di creatività  ed elemento  in cui rifugiarsi per realizzare l’armonia dell’anima, per poi  recuperare una relazione empatica  con il genere umano.

Per conoscere più dettagliatamente l’artista le abbiamo chiesto:
Il mondo salverà la bellezza, perché questo titolo?“È un esplicito invito a prestare sia attenzione che  rispetto  per la Natura  che per quanto sia inanimata ed  antropizzata, potrebbe e  saprebbe restituire ancora la Bellezza del senso della vita all’umanità,  solo se ne accorgessero gli esseri  viventi”.
Da dove trae ispirazione per le sue tele?“Parto sempre da luoghi reali, vissuti, respirati, indipendentemente che siano quelli dell’infazia o del quotidiano, che poi vengono filtrati dal ricordo e trasformati talvolta  oniricamente”.
Il colore cosa significa per lei e per le sue opere?“Il mio è  un cromatismo accentuato per amplificare la bellezza della Natura, quella che ha  catturato  la mia attenzione. Utilizzo soprattutto il colore per non perdermi. Il magnetismo dei colori mi riporta al senso quasi come  se avessero una funzione terapeutica”.
Due i fili conduttori della sua personale a Roma i paesaggi e i volti femminili, ci spiega perché?“Apparentemente sembrano due filoni conduttori  separati, invece  c’è sempre una stretta  congiunzione tra quel  mondo  rappresentato nei dettagli della natura e i  volti in cercano ristoro: la Natura non sa deludere non può deludere”.
La sua pittura si può considerare iperrealista?“Nella mia pittura sono ravvisabili tratti di Espressionismo, talvolta  Surrealismo  ed iperrealismo per quanto riguarda gli zoom sulla natura, poi non sono io a dovermi definire”.
L’arte per molti è un rifugio, nel suo caso da cosa?“Da me stessa, per esorcizzare il dolore dei miei pensieri“.
Il volto delle donne è protagonista di molte sue opere, che cosa rappresenta l’elemento femminile nei suo quadri?"Me stessa e tutte le donne che si identificano in quei stati d’animo ritratti e hanno il coraggio di essere Protagonista di Libertà”.
La metamorfosi della natura ma anche dell’animo umano sono al centro della sua produzione artistica, perché?“Parlerei più specificamente di metamorfosi della donna-bocciolo nella Natura, luogo di contemplazione  (,Je suis…la Femme des fleurs, olio su tela 90×70×0.5 cm,  2018). È nella  bellezza della natura che i volti rappresentati dinamicamente e serialmente ritrovano l’equilibrio dell’anima. I molteplici movimenti espressivi stanno a sottolineare il continuo e ricercato sforzo di una comunicazione significativa con l’essere umano”.
La data dell’8 marzo, che apre la sua mostra, in che modo è legato alla sua personale e alla sua produzione artistica?“In verità la scelta è stata del tutto casuale. Non posso non  assumerla a questo punto  come il segno tangibile del mio inizio professionale e insieme a quello personale…c’è sempre Polaris (la Stella polare) a ricordarmi che i sogni possono realizzarsi!”.
 Polaris, olio su tela, 80×70 cm, 2019

Biografia:
Anna D’Elia nasce ad Olten (Svizzera) il 19/06/1970, dove vive per i primi anni della sua vita. Trasferita a Cava dei Tirreni studia e si laurea in Lettere e Filosofia all’università di Salerno. Insegna Italiano e Storia in un Istituto di istruzione di secondo grado a Napoli da circa 16 anni. Coltiva la passione della pittura da autodidatta con l’unica finalità di raccontare e amplificare la bellezza del mondo che la circonda.

Proscenio, Andrea Franco: quando scrivo penso al finale giusto per ogni storia. L'intervista di Fattitaliani

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Dal 19 al 24 marzo al Teatro Stanze Segrete di Roma in scena "Lui torna sempre" diretto da Andrea Franco e Monica Falconi e interpretato dalla stessa Monica Falconi. Andrea Franco è anche l'autore del testo e Fattitaliani l'ha intervistato per la rubrica "Proscenio".

"Lui torna sempre" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
L’elemento fondamentale di “Lui Torna Sempre” è il dramma del personaggio. Lo viviamo sempre senza uscirne mai, con dolore e tristezza. L’elemento drammatico c’è anche in altri miei lavori (soprattutto quelli legati alla narrativa), ma non era mai stato così centrale. Questo testo teatrale prende spunto da un romanzo che ho scritto qualche anno fa, incentrato sulla vita del serial killer Stevanin (“Lungo la via del pensiero”, Delos Digital), ma in “Lui Torna Sempre” ci immergiamo in un dolore profondo e senza via d’uscita. Non c’è salvezza, insomma, se non oltre una porta o una piccola finestra. Una salvezza non raggiungibile.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c'è)?
Sicuramente la volontà di raccontare una storia realistica, senza il buonismo di certa narrativa o di certi film. Eccessiva, ovviamente, ma l’eccesso là fuori esiste eccome, anche se molto spesso fingiamo di non vederlo o preferiamo non sapere. Quando scrivo non penso al lieto fine o a un finale drammatico. Mi chiedo: qual è il finale “giusto” per questa storia? E cerco di renderlo al meglio. In teatro o nel prossimo romanzo. Questo approccio è l’elemento di continuità tra i miei lavori. 
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? 
Il primo amore, quello vero, per il teatro nasce grazie all’opera lirica. L’occasione è stata una “Traviata” al teatro di Ostia Antica, in estate, e da lì non è più finito. Colleziono centinaia di opere e quando posso vado a vederle dal vivo. Parallelamente ho approfittato di questa passione per approfondire anche la conoscenza del teatro tradizionale, grazie a diversi fattori: l’amore per i drammi di Shakespeare, l’amicizia con alcuni attori professionisti che ho potuto seguire nel loro lavoro e grazie all’attività di regista e scrittore di mio fratello, il quale, parallelamente alla mia attività di scrittore di narrativa, ha fin da ragazzo intrapreso questa strada. A volte queste “vie” si sono incrociate, se penso al bellissimo spettacolo di Albertazzi su Puccini che ho potuto vedere a Ostia.
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Capita, eccome. Ma non solo da persone famose o attori che conosco. Gli stimoli sono ovunque e non è detto che il “volto” giusto non sia quello di una persona qualunque che incontro durante il giorno. Per scrivere bene dobbiamo leggere molto, guardare film, andare a teatro, ascoltare buona musica. E la fase creativa risente di tutto questo. Però di solito cerco di far nascere i volti prima di iniziare a scrivere, perché così dopo è tutto più facile e spontaneo.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Di certo lo snaturamento delle intenzioni. Perché a volte basta un gesto o una pausa differente e tutto può cambiare. Però in quanto scrittore di narrativa, ho superato da tempo questi timori. Si dice che un libro sia scritto per metà dall’autore e per metà dal lettore. Per il teatro è la stessa cosa. In parte c’è l’autore, poi c’è il regista, quindi gli attori e infine il pubblico. È solo una catena di contaminazioni più lunga e complessa, ma inevitabile. 
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. È come la vita" di Arthur Miller?
In parte è vero, ma solo entro dei paletti ben definiti. C’è una parte fissa (per quanto lo possa essere una rappresentazione dal vivo) e una parte casuale innestata su questa. Nella vita, non credo ci possa essere qualcosa di fisso e determinato. Magari ci diciamo che è così, ma ci sono perlopiù fattori che non possiamo controllare. Una citazione non fornisce mai una risposta completa. 
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Be’, forse c’è una frase di Eduardo De Filippo (spero che l’attribuzione sia corretta) che riassume bene quello che potrebbe essere un lunghissimo discorso: Per fare buon teatro bisogna rendere la vita difficile all’attore.
Assiste sempre alla prima assoluta di un suo lavoro? 
Per il momento è sempre stato così. Perché? Perché è il momento in cui ti rendi conto se quello che hai scritto funziona davvero. È un modo per essere vicini al gruppo di lavoro e per tranquillizzarmi. Il lavoro di uno scrittore finisce molto tempo prima della messa in scena, ma la tensione ce la portiamo dietro sempre, soprattutto quando rimane solo da attendere.
L'ultimo spettacolo visto a teatro? 
Siamo stati a teatro dell’opera di Roma per Anna Bolena, di Donizetti, con due interpreti d’eccezione: Maria Agresta e Carmela Remigio. Bellissima rappresentazione, interpreti al massimo, sia per quanto concerne la voce che per la resa teatrale. Regia impeccabile e direzione d’orchestra intensa. Scenografie forse non all’altezza, ma nel complesso un ottimo lavoro. 
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? 
Non so quali e quanti attori del passato prenderei per i miei spettacoli di oggi, perché ogni generazione ha il suo stile e forse viene più facile immaginare chi è più vicino a noi. Dovendo indicare un nome il primo che mi viene in mente è Antonio Allocca, per la sua simpatia, uno di quegli attori che possono strapparti una risata ben prima di aprire bocca.
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Non è per nulla facile, rispondere. Mi permetto di citare più di qualche testo: Romeo e Giulietta, Riccardo III, Tito Andronico di Shakespeare. Ma vorrei citare anche testi meno datati come Novecento di Baricco o Zorro della Mazzantini. Passando per il teatro lirico il nome che metto in alto, su tutti, è Turandot, di Puccini. Rimanendo vaghi, il miglio testo teatrale è quello che ti cattura, ti fa dimenticare di essere a teatro e ti restituisce alla vita vera solo quando si chiude il sipario.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Vorrei che la gente si emozionasse, che mi dicesse che il testo o una parte di esso è arrivato a toccare corde sensibili e profonde.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
Sentirmi dire che un testo è insignificante, che non ha lasciato nulla, nel bene o nel male. Giovanni Zambito.
Lo Spettacolo
I mercanti di stelle, Tosca e Palcoscenici presentano un monologo intenso, emozionante e coinvolgente... una storia che lascia il segno e non dimenticherete facilmente!!

Tutto si svolge all’interno di una piccola stanza. C’è solo una piccola finestra, in alto, e una porta. La protagonista (di cui non conosciamo il nome) è stata chiusa con la forza e un poco alla volta scopriamo il suo passato e in che modo è arrivata lì, il tutto scandito con dei colori di scena che sottolineano gli stati d’animo o i momenti specifici della narrazione. 
Lei è una ragazza con qualche problema mentale, cresciuta con un padre che non l’ha mai accettata e che ha abbandonato lei e la madre. 
Per superare le difficoltà la madre finisce col lavorare in strada. 
Un destino atroce – di cui non conosciamo tutti i dettagli – fa sì che anche la protagonista narrante inizierà contro la sua volontà a prostituirsi...

Lui torna sempre
Di Andrea Franco
dal 19 al 24 marzo 2019
Con Monica Falconi
Regia di Andrea Franco e Monica Falconi
Musiche originali Andrea Franco
Tecnico luci e audio Luca Bertolo


Teatro Stanze Segrete
Via della Penitenza, 3 ( Trastevere ), Roma
dal 19 al 24 marzo 2019

Per info e prenotazioni
Botteghino: dalle 18,30 alle 21
info@stanzesegrete.it
388.9246033 - 0649772027

Consigliata prenotazione telefonica.
Bus 23 - 280 - 116. Tram 8. 

Prezzi:
Tessera associativa semestrale: 3 €
Biglietto d'ingresso 17 € - ridotto 12 €.
Riduzione concessa a:
giovani fino ai 25 anni (documento di identità), anziani dai 70 anni (documento di identità), professionisti dello spettacolo.
Ufficio stampa
Flaminio Boni
L'Autore
Andrea Franco, classe 1977, ha pubblicato numerosi romanzi (Mondadori, Delos Books, Mondoscrittura) e racconti (Mondadori, Hobby & Work). Nel 2013 vince il Premio Tedeschi Mondadori con il romanzo "L'odore del peccato". Il seguito, "L'odore dell'inganno"è uscito nel 2016. Pubblica anche per Segretissimo Mondadori. La serie "El Asesino"è composta da tre romanzi (“Confine di sangue”, “Protocollo Pekić”, “La collina dei trafficanti”) e diversi racconti.
Esegue lavori di editing (www.francoservizieditoriali.com) sia per le case editrici che privatamente. 
Nel 2017 i suoi romanzi gialli sono stati pubblicati nuovamente nella prestigiosa collana Oscar Gialli Mondadori (“Il peccato e l’inganno”).
Nel 2018 due testi teatrali sono stati messi in scena a Roma: “Avrei Voluto Essere” (con Valentina Corti e Massimo Izzo) e “Lui torna sempre” (con Monica Falconi). Nel 2019 fa il suo esordio a teatro il monologo comico “A… come anvedi Giulia” (sempre con Monica Falconi). Le pubblicazioni di narrativa del 2019 saranno numerose, la prima a marzo, nel volume Mondadori Delitti al Museo, in tutte le edicole (Il Giallo Mondadori).

Padova, prima mondiale intervento tumore al fegato su 47enne

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Il paziente di 47 anni, in questi giorni è ritornato a casa e ha ripreso la sua attività ordinaria.

Era affetto da multiple metastasi epatiche da tumore del colon e giudicato inoperabile per il numero di metastasi che interessavano tutti i segmenti del fegato.
Il Prof. Umberto Cillo Direttore della Chirurgia Epatobiliare e dei Trapianti Epatici dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova con il suo staff di professionisti altamente qualificati ha optato per un innovativo intervento che nasce dalla lunga esperienza nell’ambito della trapiantologia oncologica della Clinica di Chirurgia Epatobiliare.


L’INTERVENTO CHIRURGICO
L’intervento chirurgico si è svolto in due tempi: nel primo intervento un piccolo frammento di fegato donato da un familiare è stato trapiantato a fianco del fegato malato. Dopo la crescita del frammento donato che in 17 giorni ha raggiunto un volume tale da sostenere la vita, nel secondo intervento il fegato metastatico del paziente è stato rimosso per la prima volta al mondo a Padova con tecnica mini-invasiva in videolaparoscopia. Il folto team di esperti (chirurghi, anestesisti, tecnici della perfusione, strumentisti, infermieri e operatori di sala operatoria, oltre 20 persone specializzate) ha eseguito il delicatissimo intervento chirurgico combinando le 3 tecniche chirurgiche di alta specializzazione:

1.    L’asportazione di metà del fegato affetto da metastasi;

2.    Il trapianto in posizione ausiliaria della porzione di fegato donato (a fianco del fegato malato);

3.    L’asportazione in videolaparoscopia del fegato malato residuo dopo aver ottenuto una rigenerazione fino ad oltre il doppio del volume della porzione del fegato donato.






Step 1
L’intervento chirurgico è stato eseguito presso l’Azienda Ospedaliera/Università di Padova, ha avuto inizio alle 8:00 del mattino e si è concluso alle ore 02:00 di notte del giorno successivo.
Nella prima fase è stata condotta l’esplorazione addominale sul paziente che ha ricevuto il trapianto. Accertata l’assenza di malattia extraepatica, in una sala operatoria adiacente ha avuto inizio l’intervento chirurgico sul donatore che ha portato all’asportazione del lobo sinistro del fegato, circa il 20% della massa epatica.
Fino ad oggi il trapianto da vivente veniva eseguito utilizzando almeno il 60-65% della massa epatica del donatore con significativo aumento del rischio.
Nella sala operatoria vicina, è stata eseguita in contemporanea l’asportazione del lobo sinistro del fegato del ricevente. La porzione di fegato prelevata dal donatore è stata impiantata con tecniche di ricostruzione vascolare microchirurgica e con l’ausilio del microscopio operatorio.
E’ stato eseguito un trapianto di fegato ausiliario da donatore vivente con tecnica RAPID.
Il ramo destro della vena porta del ricevente è stato quindi interrotto per garantire tutto l’apporto ematico al lobo sinistro trapiantato stimolandone una rapida (RAPID) rigenerazione epatica. Questo primo intervento è durato 15 ore.
Step 2
A distanza di 15 giorni con un esame TAC è stato eseguito il calcolo volumetrico del fegato donato dopo rigenerazione. La TAC ha dimostrato che il fegato trapiantato dopo incubazione e rigenerazione ha raggiunto più del doppio del volume iniziale dimostrando di essere funzionalmente sufficiente a sostenere la vita del paziente.
Si è quindi eseguito il secondo intervento 17 giorni dopo. L’intervento è durato 6 ore e si è svolto interamente con tecnica mini-invasiva videolaparoscopica ed è consistito nell’asportazione del fegato malato residuo. Con tecnica mini-invasiva per via videolaparoscopica è stato rimosso il lobo destro malato lasciando in sede solo il lobo sinistro trapiantato da donatore vivente, incubato e rigenerato, per la prima volta al mondo.
È la sesta volta che sulla Terra viene eseguito questo complesso intervento, il secondo nel mondo da donatore vivente e Padova ha realizzato lo Step 2, per la prima volta al mondo, interamente con tecnica mini-invasiva in video laparoscopia.

L’EQUIPE
L’intervento è stato eseguito da tre equipeschirurgiche della Chirurgia Epatobiliare coordinate in contemporanea: Prof. Umberto Cillo, Prof. Enrico Gringeri, Dott. Riccardo Boetto, Dott. Domenico Bassi, Dott.ssa Marina Polacco, Dott.ssa Michela Di Giunta, Dott.ssa Alessandra Bertacco, Dott. Alessio Pasquale, Dott.ssa Federica Scolari.
L’equipe anestesiologica: Dott. Paolo Feltracco, Dott.ssa Stefania Barbieri, Dott. Helmut Galligioni, Dott. Stefano Veronese. Si sono alternati nell’arco della lunga maratona chirurgica oltre 20 tra strumentisti, infermieri e operatori di sala operatoria. Hanno contribuito i Radiologi dell’Azienda Ospedaliera diretti dal Dott. Camillo Aliberti.
Il paziente è stato seguito e selezionato per il trapianto dalla Dott.ssa Vittorina Zagonel dell’Istituto Oncologico Veneto e dalla sua equipe: Dott.ssa Sara Lonardi, Dott. Fotios Lupakis, Dott.ssa Francesca Bergamo, Dott. Vincenzo D’Adduzio.

LA TECNICA
La tecnica RAPID configura un tipo di trapianto di fegato parziale ausiliario in due Step. La procedura consiste in un primo tempo chirurgico con il prelievo di una piccola porzione di fegato (lobo sinistro) dal donatore (vivente o deceduto) attraverso un intervento chirurgico di resezione epatica. Nel ricevente viene asportata la stessa porzione di fegato (lobo sinistro) al posto della quale viene impiantata, nella stessa sede, la porzione di fegato sinistro del donatore. La porzione destra del fegato malato del ricevente (lobo destro) rimane ancora in sede a dare un aiuto temporaneo al lobo sinistro trapiantato nello svolgimento delle sue funzioni. La vena che garantisce il flusso di sangue al fegato destro - ramo destro della vena porta -  viene occlusa e tutto il flusso di sangue attraverso il quale arrivano anche i fattori di rigenerazione, viene esclusivamente convogliato al lobo sinistro trapiantato.
2 settimane dopo vengono eseguiti il calcolo del volume della nuova porzione di fegato trapiantato (lobo sinistro) e un test di funzione mediante scintigrafia epatobiliare. Se il volume epatico risulta sufficiente a sostenere la vita del paziente, si procede al 2° Step chirurgico in cui il lobo destro malato viene definitivamente rimosso, mantenendo in sede solo il lobo sinistro trapiantato adeguatamente rigenerato e funzionante. 

IL FUTURO
Se gli studi confermeranno le premesse, la tecnica RAPID rappresenterà una straordinaria fonte di donazione aggiuntiva a quella oggi disponibile, caratterizzata da un bassissimo rischio di complicanze per i donatori viventi, vista la bassa percentuale di fegato donata (solo 20%).
Questa tecnica inoltre rappresenta una possibilità concreta di trapianto di fegato per i numerosissimi pazienti con metastasi inoperabili da tumore del Colon-retto oggi affidati alla sola chemioterapia.


    DATI EPIDEMIOLOGICI SULLE METASTASI DA TUMORE DEL COLON-RETTO

Il tumore del colon è la seconda causa di morte per neoplasia nei paesi occidentali
Circa il 50% dei pazienti svilupperanno metastasi al fegato nel corso della malattia

Oltre il 65% delle morti è correlato alla insufficienza epatica secondaria alla presenza di metastasi epatiche

La chirurgia è l’unica opzione terapeutica valida in grado di offrire sopravvivenze del 50-60% a 5 anni
La chirurgia ad intento curativo è possibile solo nel 10-20% dei casi
La ricorrenza di malattia è del 70% a 3 anni
I pazienti non operabili sono candidati a cure palliative
La sopravvivenza mediana dopo la prima linea di chemioterapia è di 24 mesi ma si riduce a 10-12 mesi dopo la seconda linea di chemioterapia e a 5 mesi in pazienti in progressione di malattia
Il trapianto di fegato potrebbe garantire sopravvivenze superiori al 60% a 5 anni in casi strettamente selezionati

Fonte dati:
Lupakis F et al, NEJM 2014;371:1609-18.
Moris D et al, J Surg Oncol 2017; 116: 288-297
Hagness M, Ann Surg 2013; 257:800-806
Dueland S et al, Ann Surg Oncol 2014 Oct 9


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