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A Peppe Zambito il premio "Alessio Di Giovanni" per il racconto "Il culo sui tacchi". L'intervista

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Un'iniziale sollecitazione e considerazione estetica si trasforma gradatamente in uno stato mentale malato che porta all'esasperazione e alla tragedia.
Le sfumature linguistiche, perfettamente e in maniera naturale abbinate al pensiero che man mano occupa pagina e cervello, rendono appieno la condizione del protagonista. Stiamo parlando de "Il culo sui tacchi" racconto inedito di Giuseppe Zambito, che  si è aggiudicato il XXI premio letterario "Alessio Di Giovanni" di Raffadali. La cerimonia di premiazione si svolgerà nella Sala del Consiglio comunale di Raffadali domenica 9 settembre alle ore 18,00.
"Un riconoscimento che apprezzo particolarmente - dichiara lo scrittore a Fattitaliani - perché premia un racconto non facile, ispirato ad una opera fotografica di Vincenzo Di Leo e che fa parte di un lavoro per "immagini e parole" che raccoglie undici monologhi".
Di che tratta?
Nel "Il culo sui tacchi" il tema il femminicidio raccontato dal colpevole, un taglio che mi ha consentito di scavare nella psicologia di un uomo che confonde l'amore con il possesso.
Che cosa rappresenta per lei questo premio?
Una conferma che mi stimola a proseguire e soprattuto a sperimentare una scrittura che mira alla comprensione della metamorfosi dell'anima di uomini e donne. Una modalità che mi consente di affrontare temi non semplici, che riguardano la sfera più intima degli individui e la parte più recondita di ognuno.
Che cosa comporta affrontare un argomento così attuale e delicato?
Mettere a nudo l'anima. Senza filtri e senza l'ipocrisia che la società pretende.
Non è la prima volta che si aggiudica il premio...
No, ho vinto anche nell'edizione dello scorso anno con il racconto "Le arance di Craiova".
Il premio è organizzato dall’Accademia Teatrale di Sicilia, presieduta da Tonina Rampello e con la direzione artistica di Enzo Alessi.
Ecco i vincitori, sezione per sezione, della XXI edizione:
POESIA IN LINGUA SICILIANA
1° classificato: Vito Falco di Menfi
2° classificato: Antonino Pedone di Castellammare del Golfo
3° classificato Gaetano Lia di Monterosso Almo

Segnalazione speciale:
Girolamo La Marca di Ravanusa

POESIA IN LINGUA ITALIANA
1° classificato Carmelo Capraro di Agrigento
2° classificato Giuseppe Bufardeci di Siracusa
3° classificato Giuseppe Lo Dico di Agrigento

Segnalazioni al merito:
Mirko Violante di Milano
Francesco Ferrara di Sciacca
Andrea Lazzara di Marsala  

CONCORSO DI RACCONTI
1° classificato Giuseppe Zambito di Siculiana
2° classificato Maria Concetta De Marco di Agrigento
2° classificato Rita Arrabito Latina di Siracusa
3° classificato Antonio Patti di Favara

Segnalazioni al merito:
Pietro Garruccio di Trapani
Gaetano Lia di Monterosso Almo
Antonio Fragapane di Santa Elisabetta

PREMI SPECIALI

IMPEGNO E LEGALITÀ
-     - Volontari di strada di Agrigento
-      Maresciallo Paolino Scibetta, comandante della stazione dei Carabinieri di Aragona
-      Angelo Sicilia (Pupi per la legalità) di Palermo

TEATRO

Settore professionisti:
Gaetano Aronica di Agrigento

Settore amatoriale:
Associazione Teatrale Culturale “Arcobaleno” di Favara

PROMOZIONE CULTURALE
-      Accademia di Belle Arti di Agrigento
-      Avv. Giuseppe Taibi di Agrigento, presidente regionale del FAI
-      Farm Cultural Park di Favara

MUSICA
-      Osvaldo Lo Iacono di Agrigento
-      Mauro Schembri di Agrigento
-      Don Giuseppe Pellitteri (Una vita per la musica)

TRADIZIONI POPOLARI

Settore letterario:
-      Marco Scalabrino di Erice

Settore Musicale
-      Lea Vella e Gruppo Diapason di Realmonte
-      Quartet Folk di Agrigento

PROMOZIONE CULTURA DELLA LEGALITÀ A SCUOLA
-      Vincenza Ierna, dirigente scolastico del Liceo Scientifico “Leonardo” di Agrigento
-      Elisa Casalicchio, dirigente scolastico dell’Istituto professionale “Fermi” di Agrigento

FOTOGRAFIA
-      Angelo Pitrone di Agrigento

NARRATIVA
-      Cristian Bartolomeo di Raffadali

PITTURA
-      Carmelina Guarneri di Agrigento

PROMOZIONE LIBRARIA
-      Alessandro Accurso Tagano di Agrigento

PREMIO SPECIALE DELLA DIREZIONE ARTISTICA
-      Questura di Agrigento

PREMIO SPECIALE DELLA PRESIDENZA
-      Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Porto Empedocle

PREMIO SPECIALE SETTORE SCUOLA
-      Istituto comprensivo statale “Rita Levi Montalcini” di Agrigento
-      Istituto comprensivo “Livatino” di Porto Empedocle
-      Istituto d’arte “Bonachia” di Sciacca
-      Istituto comprensivo “Bersagliere Urso-Mendola” di Favara

-      Istituto “Amato Vetrano” di Sciacca

Claudio Guerrini: “Il segreto del successo della Isoardi? Umiltà e gavetta”. L'intervista di Fattitaliani

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Dopo il buon riscontro ottenuto nel corso della passata stagione televisiva con “Buono a sapersi”, vedremo Claudio Guerrini di nuovo su RaiUno ma questa volta nel programma del mezzogiorno “La prova del cuoco”, condotto da Elisa Isoardi. Per l’occasione, Fattitaliani lo ha intervistato in esclusiva.

Claudio, ti vedremo nella prossima stagione de La prova del cuoco. Confermi?
Confermo, e ne sono molto felice! Dopo una stagione nel programma 'Buono a sapersi' sono stato scelto per far parte della squadra della nuova 'Prova del cuoco'. Sarà un'avventura stimolante e affascinante, perché come tutti sapete ci saranno molte novità e sorprese. Ci stiamo preparando per regalarvi un grande prodotto...
Regalaci qualche anticipazione sul ruolo che avrai nel programma...
Entrerò anche quest'anno nei panni di 'Mister Prezzo', felice che il mio apporto nella scorsa stagione sia stato apprezzato. Mi aggirerò nei mercati di tutta Italia per approfondire la conoscenza dei migliori prodotti della nostra bella Italia, con un'attenzione particolare per i prezzi che ci saranno quotidianamente forniti da Coldiretti. 
Alla conduzione de La prova del cuoco ci sarà Elisa Isoardi: come si lavora al suo fianco?
Meravigliosamente. Elisa aveva confessato di conoscermi già da tempo attraverso la radio, quindi siamo partiti con una stima reciproca di cui vado fiero. Durante lo scorso anno mi ha sempre riempito di complimenti, è una persona e una professionista generosa, che lavora pensando al gioco di squadra. Come fanno i veri capitani.
Secondo te, qual è il segreto del successo di Elisa?
Elisa ha avuto l'umiltà e la costanza di fare una lunga gavetta che l'ha portata a crescere stagione dopo stagione, costruendo gradualmente un rapporto sincero e diretto con il pubblico di Rai1, che ora la segue con affetto e fedeltà. I risultati di 'Buono a sapersi' sono lì a dimostrarlo. L' opportunità di condurre un programma storico come 'La prova del cuoco', che lei aveva già presentato con un ottimo riscontro, arriva al momento giusto. È pronta e lo merita. 
A chi senti di dover dire grazie per questa nuova opportunità lavorativa?
Ovviamente a Elisa, che mi ha voluto ancora nella sua squadra, allo straordinario gruppo di autori capitanati dal grande Casimiro Lieto (i suoi consigli sono stati stimoli importanti per migliorarmi e non sedermi mai), a Cesare Zavattini per la sua stima. Dedico questa mia nuova avventura a mio padre Eleusippo, che mi ha insegnato tutto e mi ha sempre spronato a leggere, studiare e sudare per ottenere i migliori risultati. Non c'è più da un mese e mi manca tantissimo. Ma so che mi guarderà con orgoglio lo stesso, come ha sempre fatto fin dagli inizi della mia carriera...
Continuerà il tuo impegno con RDS?
Certo. I miei fan sono avvisati! La mattina in tv su Rai1 e il pomeriggio in radio su RDS. Oltre alle innumerevoli storie su Instagram in cui racconto tutte le mie giornate. E il dietro le quinte del mio lavoro... Ah, non dimenticate la mia rubrica di critica televisiva selle pagine di Vero, ci tengo tantissimo! Ora che ci penso, ma quando dormirò??? 
Un sogno nel cassetto?
Come per ogni conduttore ambizioso e appassionato del proprio lavoro, il sogno è quello di un programma presentato in prima persona. Ho già avuto questa opportunità anni fa su Rai5 con un talent cinematografico, 'Tutto in 48 ore', sono in attesa di una seconda chance. Ma quest'anno testa e anima su 'La prova del cuoco', è una grande occasione e una sfida da vincere. Per tutta la nostra squadra. In bocca al lupo a Elisa e a tutti noi! 

MISS MAGNA GRAECIA CALABRIA 2018 È CHIARA CIPRI CHE SI QUALIFICA PER LE PREFINALI NAZIONALI DI MISS ITALIA

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Si è svolta a Crotone la seconda finale regionale delle selezioni per il concorso. Madrine della serata, voluta fortemente dal Dott. Elia Diaco, sono state Miss Italia 2017 Alice Rachele Arlanch, Roberta Morise e Miss Italia 2010 Francesca Testasecca.
È Chiara Cipri (con il numero 11), Miss Magna Graecia 2018, eletta nella tappa che si è svolta Crotone, in piazza dei Marinai d'Italia, e si qualifica per le prefinali nazionali di Miss Italia. Madrine della serata, voluta fortemente dall'angiologo Elia Diaco da sempre vicino al concorso di Miss Italia in Calabria da quando è organizzato dalla Carlifashionagency, sono state Miss Italia 2017 Alice Rachele Arlanch, la showgirl e conduttrice televisiva Roberta Morise e Miss Italia 2010 Francesca Testasecca. Chiara ha 19 anni (è alta 1.77), e vive a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, dove studia Scienze motorie e pratica ginnastica ritmica da 15 anni. «Sono felicissima e colpita da questa emozione fortissima che non mi aspettavo. Volevo ringraziare l'agente regionale di Miss Italia in Calabria Linda Suriano e tutta la Carlifashionagency perché mi hanno accolta in questa grande e bellissima famiglia che è Miss Italia – racconta la prima Miss Magna Graecia Calabria della storia del concorso e che aveva conquistato l'accesso alle finali regionali con la fascia provinciale di Miss Cosenza Kaffé – Dalle prefinali mi aspetto grandi soddisfazioni ma soprattutto tantissimi sorrisi e esperienza da accumulare». 
La serata, tappa delle selezioni organizzate dall'agenzia Carlifashionagency diretta da Linda Suriano (che è anche direttore artistico della kermesse), è stata condotta da Raffaella Salamina con al suo fianco Miss Italia 2017 Aliche Rachele Arlanch, la showgirl e prossima conduttrice de “I Fatti vostri” Roberta Morise (Miss Calabria 2004 e quarta classificata a Miss Italia sempre in quell'anno), e Francesca Testasecca Miss Italia 2010. Tutte e tre le madrine hanno ripercorso la loro esperienza a Miss Italia: Alice Rachele Arlanch ha raccontato di questo anno intenso da reginetta che sta per terminare fra mille soddisfazioni e con la voglia di studiare per diventare avvocato e conduttrice tv; Francesca Testasecca ha consigliato alle ragazze di affrontare il concorso come un meraviglioso gioco e un trampolino di lancio per il futuro e Roberta Morise ha raccontato della sua emozione di tornare a Miss Italia in Calabria, a pochi chilometri da casa a Cirò Marina, e di un 2018 ricco di soddisfazioni professionali divise fra Sky e Rai2. La serata di Crotone è stata fortemente voluta dal presidente di giuria, il dottor Elia Diaco, angiologo della bellezza, con il Patrocinio dell'amministrazione comunale. Ad inizio serata il dottor Elia Diaco ha avuto l'onere e l'onore di consegnare a Miss Italia 2017 Alice Rachele Arlanch un regalo da parte del Crotone Calcio sulle note della canzone di Rino Gaetano “A mano, a mano” che i supporter rossoblu hanno eletto a inno per la squadra: una maglia personalizzata per la ragazza trentina. Nel corso della serata hanno sfilato Miss Calabria 2015 Bina Forciniti, Miss Rocchetta Calabria 2017 Caterina Megna, Miss Calabria 2017 e Miss Simpatia Interflora 2017 Maria Francesca Guido e la prima prefinalista nazionale Miss Equilibra Calabria 2018 Sara Fasano. «Una serata splendida che abbiamo realizzato grazie al nostro grande amico e sostenitore Elia Diaco che cura la bellezza delle gambe delle nostre Miss. Sono felice di avere qui con noi Alice Rachele Arlanch, Francesca Testasecca e Roberta Morise a cui mi lega una forte amicizia nata proprio a Miss Italia. Un ringraziamento speciale ad un altro grande amico mio, del concorso e di tutta la Carlifashionagency e che ha voluto essere qui con noi: Cataldo Calabretta. Inoltre un ringraziamento all'assessore comunale Giuseppe Frisenda, al vicesindaco Benedetto Proto e a Ugo Pugliese primo cittadino di Crotone» - è il commento prima del verdetto di Linda Suriano della Carlifashionagency.  «Cerchiamo ragazze che non siano semplicemente belle – continua l'agente regionale del concorso Linda Suriano – giovani donne piene di personalità, che abbiano voglia di esprimersi. E che soprattutto, sappiano rappresentare la bellezza genuina della Calabria». La Carlifashionagency, anche per le serate di Miss Italia 2018, ha creato un nuovo look e una nuova scenografia, continuando a guardare a importanti temi sociali. Nella nuova edizione di Miss Italia Calabria si esibiranno numerosi artisti della regione. «Dunque, non sarà un semplice concorso di bellezza e una mera sfilata di giovani concorrenti ma un vero e proprio show», così promettono gli organizzatori. Le ragazze potranno esprimersi ed esibirsi dimostrando il loro talento: nella danza, il canto o la recitazione. Saranno affrontati temi di attualità perché Miss Italia, come fortemente vuole la patron Patrizia Mirigliani, non dimentica il sociale e la cultura.

Quasi nemici, Dall'11 ottobre in sala la brillante commedia di Yvan Attal con Daniel Auteuil e Camélia Jordana

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Una sfavillante lezione di retorica, un duello a colpi di eloquenza per affermare che «La verità non importa, ciò che importa è avere sempre ragione».
È quello che Pierre Mazard, noto professore di un’autorevole università parigina, cercherà di insegnare a Neïla Salah, giovane studentessa della banlieue, nella commedia “Quasi nemici” di Yvan Attal che ha già registrato un grande successo di pubblico in Francia (dove è uscita con il titolo Le Brio) ed è valsa un Premio César come Miglior Promessa Femminile alla sua protagonista ed è stato presentato in anteprima in italia al Biografilm Festival.

Interpreti del brillante racconto sono Daniel Auteuil, nei panni del professore della prestigiosa università di Panthéon-Assas, famoso per le sue provocazioni, e Camelia Jordana (attrice e cantante, ormai lanciatissima dopo il successo di “Due sotto il burqa”), in quelli di una studentessa cresciuta nella multietnica periferia parigina, col sogno di diventare avvocatessa.

Dopo uno scontro verbale con la ragazza, per evitare le conseguenze il professore accetta di prepararla per una importante gara di eloquenza. Cinico e determinato, Pierre potrebbe diventare la guida di cui Neïla ha bisogno.

In una incessante sfida a colpi di battute, dialoghi taglienti e lontani dall'essere politicamente corretti, i due si troveranno a dover superare i pregiudizi che nutrono l’uno per l'altra, il professore utilizzando la sua conoscenza e il potere della provocazione, e Neïla semplicemente essendo se stessa: luminosa, viva, intelligente.

Yvan Attal, interprete di oltre quaranta film e qui al suo settimo film da regista, definisce “Quasi nemici” un film «al tempo stesso politico e sociale, ma anche leggero e brillante». Un film in cui la parola e il suo potere hanno un ruolo fondamentale per difendere se stessi e gli altri.

Dall’11 ottobre al cinema,  distribuito da I Wonder Pictures.

MIMMO TUCCILLO, GRANDE SUCCESSO ALL'ARENA DEL MARE DI SAPRI

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La storica arena da sempre protagonista di grandi eventi si impreziosisce dei colori della moda e si inebria sulle note della musica di grandi artisti della scena nazionale e internazionale.
Ad aprire la serie di spettacoli il grande concerto di Nino D’Angelo il 20 Agosto e a seguire il giorno dopo sullo stesso palco il grande evento di moda sotto le stelle dove hanno sfilato i capolavori di Alta Moda e di Abiti da Sposa del celebre stilista “Mimmo Tuccillo”, protagonista dei grandi eventi della Moda Italiana e stilista di famosi personaggi dello spettacolo e della televisione. Le sue illustri firme abbellite da pregiati pizzi e ricercati cristalli  sono state accompagnate dal peculiare e grande lavoro dell’hairstylist “Nicola Mariani” e “Lineaemme” e dai gioielli di luce di “Luce di Pegaso” che hanno contribuito  a creare delle opere d’arte che  hanno sfilato in passerella sotto gli occhi di centinaia di persone. La serata è stata  allietata dall’intervento di artisti dello spettacolo tra cui l’ambasciatrice della musica napoletana nel mondo la grande “Anna Merolla” e il famoso “Giosuè Bernardo” del gruppo “Nojazz”, e dalla presenza della dilettevole “Maria Bolignano”, regina del cabaret direttamente da “Made in Sud”. Esibizione di spicco quella del giovane cantante italiano di bachata “Cosimo”, che dopo la sua partecipazione canora ai mondiali in Russia si fa portavoce nella sua terra della musica latina che gli ha permesso di conquistare il pubblico della bachata e non solo in giro per il mondo e in tale occasione presenterà il suo nuovo singolo “Tormento”.

Raige, nei digital store nuovo singolo "A UN PASSO DA TE" feat. Sewit

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Esce venerdì 24 agosto A UN PASSO DA TE, scritto dallo stesso RAIGE, che ha curato il testo della canzone, insieme a Davide Simonetta e Annalisa Scarrone. Un pezzo Hip-Pop, catchy nei suoni e nelle melodie, ma pregno della scrittura di Alex: cinematografica, evocativa e sempre in grado di colpire il nervo scoperto della società.

Un brano che racconta l’amore, gli effetti di un amore che finisce e di chi, riguardando il passato, fa i conti con se stesso: tira le somme di un rapporto che ormai logoro e stanco fa fatica a riconoscersi per ciò che era.

“Quand’è che siamo diventati grandi?” questo dice il testo a un certo punto, ed è proprio questa la domanda che dovremmo rivolgerci tutti noi: quando abbiamo deciso di barattare la spensieratezza, la nostra felicità, per la ricerca spasmodica della solidità, per tutto questo “impegnarsi e guadagnare”? “Piangere senza vergognarci” è forse la massima espressione della complicità e dell’intimità, solo a chi teniamo davvero siamo in grado di mostrare il fianco, il nostro lato più debole e insicuro.

Ma a trent’anni i problemi si fanno più grandi, più importanti, e riescono a mettere in secondo piano anche ciò che conta, e Raige ce lo racconta con la semplicità e la lucidità che lo contraddistinguono, in una serie di rime che sono chirurgicamente precise, e mettono a nudo le ansie e le preoccupazioni di tutta una generazione.

PRESENTATO A CASA ONNA IL LIBRO DI MONS. ANTONINI - Una magnifica serata di storia e cultura per “San Pietro a Onna. Architettura e vicende costruttive”

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L’AQUILA - E’ stato presentato ieri sera, con una magnifica cornice di pubblico attento e partecipe che ha riempito come un uovo Casa Onna, l’ultima fatica di Mons. Orlando Antonini, “San Pietro a Onna. Architettura e vicende costruttive”, edito da Creazione, L’Aquila.
Alla presentazione del volume, nell’ambito delle iniziative della 724^ Perdonanza Celestiniana, per un problema sopravvenuto non ha potuto partecipare il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, presente però l’assessore alla Cultura Sabrina Di Cosimo che ha portato il saluto della Municipalità.

Dopo l’introduzione di Giustino Parisse, coordinatore dei lavori, e il saluto della presidente di “Onna onlus” Margherita Nardecchia Marzolo, ha preso il via la presentazione con l’intervento di don Bruno Tarantino,  direttore dell’ufficio tecnico diocesano per la ricostruzione. Sono quindi seguite, sui complessi lavori di restauro della Chiesa di San Pietro Apostolo di Onna, finanziati con 3,5 milioni di euro dal governo tedesco, le corpose e avvincenti relazioni - un autentico convegno storico-scientifico - dell’architetto della Soprintendenza Mibact Corrado Marsili, dell’archeologo Piero Gilento e della storica dell’arte Biancamaria Colasacco, ciascuno riferendo rispettivamente sulla ricostruzione, sull’indagine archeologica e sul restauro degli arredi dell’antico tempio, simbolo identitario della comunità di Onna, martoriata dal terremoto del 6 aprile 2009. 

Infine, l’intervento di Marco Pezzopane, presidente della Cooperativa “Creazione” che ha curato la pubblicazione del volume. Il libro è un ulteriore significativo tassello della straordinaria opera di conoscenza, valorizzazione e  promozione delle nostre meraviglie architettoniche che Mons. Antonini da anni va conducendo sul patrimonio d’arte dell’Aquila e del Contado, vero e proprio cespite per lo sviluppo turistico ed economico del territorio aquilano, insieme alla produzione culturale della città capoluogo d’Abruzzo e alle cospicue valenze ambientali. Dopo gli interventi di presentazione del volume, cui sarebbe lungo riferire in dettaglio, l’intervento dell’Autore che credo sia utile riportare per le ulteriori interessanti annotazioni - cortesemente Mons. Antonini ci ha dato il testo integrale -  anche per il forte messaggio con il quale lo conclude.  

“Compito primario dell’Autore in questi casi è di ringraziare. Ringraziare anzitutto voi, signore e signori, autorità istituzionali, civili, militari ed ecclesiastiche, onnesi, amici, estimatori e appassionati d’arte che siete venuti così numerosi alla presentazione di questa mia ‘ultima’ fatica, presentazione che il Comitato della Perdonanza 2018 ha cortesemente inserito nel Programma delle iniziative. E poi ringraziare ex todo corde, non mancando di ricordare il governo tedesco che ha sponsorizzato la ricostruzione, gli illustri relatori e oratori dell’evento: l’assessore Sabrina Di Cosimo delegata dal Sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, la presidente di Onna Onlus Margherita Nardecchia Marzolo, il direttore dell’Ufficio Tecnico diocesano per la Ricostruzione Don Bruno Tarantino, l’arch. Corrado Marsili del Mibact e la dott.ssa Biancamaria Colasacco che hanno egregiamente diretto il recupero del monumento, il dr. Piero Gilento che con la dott.ssa Roberta Leuzzi ha eseguito lo scavo archeologico diretto dalla dott.ssa Rosanna Tuteri, Giustino Parisse che ha accettato volentieri di fungere da moderatore, e poi Carlo Cassano per la quasi totalità delle immagini, vecchie e nuove, che ha molto gentilmente messo a disposizione, e il capo del Protocollo dell’Arcidiocesi dr. Gabriele De Cata che ha coordinato l’aspetto protocollare con Creazione editore. Grazie altresì alla Fondazione Cassa di Risparmio, alla BCC di Roma e alla Vibrocementi del Gruppo Rainaldi che hanno sponsorizzato parzialmente la pubblicazione. Un plauso a Creazione editore, che mi ha soddisfatto pienamente, compresa la cura qualitativa delle immagini. 

Come potete vedere, si tratta di una pubblicazione breve, dalla prosa asciutta e piuttosto tecnica, senza digressioni letterarie. La sua brevità è dovuta sostanzialmente al fatto che il mio contributo era in origine destinato ad un volume a più Autori, dunque doveva essere un testo essenziale per esigenze di spazio. Ad ogni modo nel testo c’è tutto quello che a mio sommesso giudizio si possa dire sull’edificio di culto onnese e sulla sua vicenda costruttiva, almeno stando ai dati monumentali e documentali oggi a disposizione. Il tema mi ha interessato molto. Già nel 2001 e nel 2010 pubblicavo una scheda storico-architettonica sul San Pietro. In essa parlavo dei resti scultorei di XII secolo ricomposti erraticamente sulla fronte due-trecentesca della chiesa, e consideravo altresì, dal tipo di pianta planimetrica, che l’edificio sacro era invece di successiva fondazione cistercense, del XIII secolo. Ne dedussi che quei resti romanici provenivano da una Sancta Maria de Unda, quella citata in una nota bolla papale del 1178, che doveva essere esistita in un sito vicino a quello odierno del San Pietro Apostolo.    

Ecco invece la grande sorpresa riservataci dall’accurato restauro del monumento e dal diligente scavo archeologico condotto. Da un lato, infatti, oltre ai due affreschi medioevali riscoperti sulla controfacciata a destra e a sinistra entrando, si riscoprivano anche, sulla fiancata Nord della chiesa, due feritoie cistercensi ma anche una scultura a treccia di tipica arte longobardo-franca di IX-X secolo, e all’interno, ad un metro e 10 sotto la quota del pavimento odierno, la fondazione di un’abside semicircolare, sottostante esattamente all’attuale abside quadra cistercense, segno inequivocabile della preesistenza, sotto l’attuale, di una costruzione sacra romanica del XII secolo. La conclusione era consequenziale: l’attuale San Pietro e l’antica Sancta Maria de Unda del 1178 non sono due chiese distinte ma coincidono; i Cistercensi nel ‘200 intervennero solo a ristrutturarla alzandola di quota, inserendovi finestre più grandi, cambiando la pianta dell’abside da circolare a rettangolare e re-intitolandola a San Pietro. Nel frattempo, infatti, i fedeli di Monticchio e di Onna assieme si erano inurbati all’Aquila e vi avevano trasferito il titolo comune di S. Maria, sicché la chiesa di Monticchio s’intitolò a S. Nicola e l’ex Santa Maria che era a Onna si reintitolò a S. Pietro. 

E la presenza della scultura longobardo-franca del IX-X secolo riscoperta sulla fiancata Nord? Nella pubblicazione che stiamo presentando leggerete che essa può provenire da una Santa Maria ancora più antica, di cui credo di aver ritrovato traccia in un passo del Chronicon Farfense, che come sapete è stato composto dal monaco Gregorio di Catino prima del 1130 ma riporta informazioni sui possedimenti che la famosa grande abbazia di Farfa aveva nel nostro territorio fin dal sec. VIII-IX. Non vi si fa il nome di Onna, che si formò più tardi, ma i caratteri topografici ed economici che si danno della località portano proprio all’odierno sito di Onna. Quindi, sulla base dell’esistenza di un toponimo onnese del 1397, relativo ad una località detta Basilica oggi scomparsa dalla toponomastica, ho supposto che quella Santa Maria di prima dell’anno Mille poteva sorgere appunto nella località Basilica, diversa quindi dal sito della Santa Maria del 1178 poi San Pietro. Ciò naturalmente interpretando il termine basilica come un toponimo ecclesiastico. Se invece non si riferisse ad una chiesa ma ad un edificio civile – in tal caso forse ad una scomparsa basilica civile romana? – si presenta l’interessante possibilità che altresì la Santa Maria longobardo-franca di prima del Mille insistesse sullo stesso identico sito della Santa Maria 1178, insomma sullo stesso identico sito attuale di San Pietro Apostolo. Così i reperti romani e romanici presenti sulla facciata della chiesa, come pure la scultura a treccia alto-medioevale in discorso, sarebbero insertati lì dove sono non perché prelevati da costruzioni diverse dall’attuale parrocchiale ma semplicemente perché si trovavano già in loco, come elementi residui di chiese succedutesi sullo stesso identico luogo. 

La chiesa di Onna è dunque antecedente di molto alla fondazione stessa del paese e si denuncia come una di quelle chiese dette pievi o plebane che nei secoli prima del Mille si costruivano ai gangli dei percorsi stradali di una popolazione che come è noto non viveva concentrata in borghi ma diffusa sul territorio in piccoli nuclei e case coloniche isolate. Solo nel sec. XI-XII le popolazioni, per ragioni di sicurezza e conformemente ad una organizzazione economica e sociale modificata, si strutturò in borghi – quel che si chiama incastellamento. Santa Maria, come tante altre pievi in Italia e fuori d’Italia, risulta pertanto essere stata la calamita urbanistica, il polo attrattivo, il nucleo di partenza e ganglio generatore della strutturazione abitativa di Onna, coagulando attorno a sé la popolazione. Il fenomeno si è ripetuto negli ultimissimi secoli nei territori cosiddetti di Missione, in Africa ad esempio. Villaggi e cittadine, nonché città vere e proprie, si son formate appunto attorno al nucleo missionario composto dai consueti fondamentali poli: la chiesa, la casa dei Padri e gli uffici, il dispensario e la scuola, poli che, per necessario corollario, generavano anche il mercato, così assurgendo a ruolo appunto di attrattiva urbana di popolazioni anche lì spesso insediate in ordine sparso nel territorio circostante.

Chiudo rifacendomi alla formula friulana di ricostruzione post-sismica “prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese”. Il caso del San Pietro di Onna è stato fortunato. Per il resto invece si sta rivelando un vero disastro la legge 125 conseguente alla legge Barca che ha stralciato le chiese dalla ricostruzione privata degli aggregati in cui esse sono in genere inserite, per passarle alla ricostruzione pubblica, com’è noto pressoché paralizzata e provocando inestricabili problemi di cantiere e di messa in sicurezza circa le parti comuni trattate necessariamente da imprese diverse che intervengono ovviamente in tempi diversi. In tal modo, sì, le chiese verranno ricostruite per ultime, come nella formula friulana, ma passati già 10 anni dal sisma stanno sprofondando in un degrado tale che non saprei cosa e come di esse potrà restare in piedi. Non parlo da ecclesiastico, attenzione: la Chiesa potrà continuare a celebrare i suoi uffici divini dovunque e comunque, anche tornare nelle catacombe. Parlo da aquilano che vede, impotente, sfaldarsi sotto i suoi occhi pezzi importanti dello straordinario patrimonio architettonico-artistico formato essenzialmente, lo si voglia o no, appunto dalle chiese. Signore e signori, qui le nostre ‘fabbriche’ sono appunto principalmente le chiese, quelle storiche intendo, giacché sono esse oggi a costituire, assieme alle risorse naturalistiche e tramontati ormai da tempo pastorizia e zafferano su cui da tempi immemorabili si fondava l’economia di base dell’Aquilano e dell’Abruzzo montano in genere, la sola materia prima di cui disponiamo per la ripresa economica ed occupazionale del territorio. Spero si corra ai ripari sollecitamente, conformando finalmente la normativa alla realtà.”  

Come non concordare con le preoccupazioni e l’appello presenti in quest’ultimo capoverso dell’intervento di Mons. Antonini, se solo si pensa allo stato di assoluto degrado in cui versano la Cattedrale di S. Massimo, le altre chiese dell’Aquila e delle sue 64 frazioni, le numerose chiese dei paesi ricadenti nel cratere sismico e anche oltre. Per ultimo infine voglio citare il caso della Chiesa capoquarto di Santa Maria Paganica, massacrata dal sisma e dai danni delle intemperie - da anni le coperture provvisorie sono andate in malora - per la quale presto svanirono anche le promesse di ricostruzione con l’aiuto americano, pronunciate dal presidente Obama in occasione del G8 dell’Aquila, nel luglio del 2009.

Goffredo Palmerini 

Mantova, dal 5 settembre "Marc Chagall - Come nella pittura, così nella poesia" in mostra la Palazzo della Ragione

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di Riccardo Bramante - Dal 5 settembre 2018 al 15 gennaio 2019 Mantova ospiterà nei rinnovati spazi del Palazzo della Ragione una importante mostra del pittore russo Marc Chagall, originale e carismatico artista di origine ebraica che  ha fortemente influenzato tutta l’arte del Novecento, pur non aderendo a nessuna delle correnti artistiche allora in voga.

Nato a Vitebsk nel 1887, Moshe Segall (questo il vero nome di Chagall), riuscì, infatti, a personalizzare tutti i linguaggi pittorici con cui era venuto in contatto, ma dando ad essi una impronta onirica e fantastica che lo hanno reso unico .

Soprattutto importante è questa mostra perché presenta oltre 130 opere di questo artista e, in particolare, l’intero ciclo dei sette teleri da lui dipinti nel 1920 (al suo ritorno in Russia dopo la Grande Guerra) per il risorto Teatro Ebraico da Camera di Mosca.

Questi teleri, raramente presentati in Italia (l’ultima volta nel lontano 1999 a Roma) sono stati prestati per l’occasione dalla Galleria di Stato Tretyakov di Mosca, sia per inaugurare il restaurato Palazzo della Ragione, sia per la concomitanza con il “Festival della Letteratura” che si tiene in quel periodo a Mantova: è anche per questo motivo che si è voluto dare alla mostra il titolo emblematico “Marc Chagall - Come nella pittura, così nella poesia”.

I sette teleri rappresentano senz’altro il momento più rivoluzionario e concreto della carriera artistica di Chagall anche se i vistosi richiami della cultura chassidica ed i paesaggi fiabeschi dove i personaggi danzano gioiosamente riportano senz’altro al grande Chagall a tutti noto per i suoi paesaggi sognanti.

Di notevoli dimensioni, i sette teleri anticipano i programmi innovatori del regista Aleksej Granovskij, che allora dirigeva il Teatro Ebraico e comprendono una grande “Introduzione al Teatro Ebraico” nonché quattro quadri raffiguranti le arti principali: la Musica, rappresentata da un mefistofelico violinista, la Danza, con una enorme ballerina, il Teatro, raffigurato dal “Bodchan” l’animatore dei matrimoni ebraici e la Letteratura con la bianca figura dello scriba-poeta. C’è poi il “Fregio”, che rappresenta il banchetto nuziale e il dipinto “Amore sulla scena”, opera in cui Chagall fa ricorso alluso di elementi non oggettivi, abbandonandosi, invece, a suggestive immagini psichiche.

Inoltre, il progetto espositivo prevede, accanto alle sette opere, anche la ricostruzione dell’environment del Teatro Ebraico da Camera costituito da una sorta di “scatola” di circa 40 metri quadrati per cui Chagall realizzò i dipinti parietali, le decorazioni per il soffitto, il sipario ed anche i costumi per tre opere.

Ma oltre ai teleri, la mostra presenta una ampia selezione di dipinti ed acquerelli che ben rappresentano l’essenza dell’opera di Chagall insieme ad una serie di acqueforti tra cui le famose illustrazioni per le “Anime morte” di Gogol e quelle per le “Favole” di La Fontaine. Presente anche quello che può considerarsi il quadro più famoso di Chagall, lo splendido “Sopra la città”, dove un uomo e una donna (forse lo stesso Chagall e la moglie) volano abbracciati.

La mostra è curata dalla storica dell’arte Gabriella Di Milia ed è promossa dal Comune di Mantova che si è avvalso anche della collaborazione della casa editrice Electa che ha curato il relativo catalogo con ampie descrizioni anche della vita e dell’ambiente artistico in cui visse Chagall.

Blog: https://campeyblog.wordpress.com/

LAZLO BARBO E LA CARICA DEI NO+1

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Lazlo Barbo è un giovane promettente regista che dopo anni di gavetta, tra studi cinematografici (prima in Italia poi negli Stati Uniti, presso gli Universal Studios di Los Angeles) e ruoli tecnici in svariate troupe (ha collaborato con maestri del calibro di Ettore Scola ed è aiuto-regista in molteplici produzioni televisive Rai e Mediaset, e cinematografiche come il campione d’incassi Sole a Catinelle affiancando Gennaro Nunziante), sta ora cogliendo l’occasione per affermarsi come regista di opere da lui stesso ideate.

Recentemente ha diretto "Non ho l'età", il cortometraggio, scritto insieme a Raffaella Anastasio, che racconta la passione improvvisa che si scatena tra Giuseppe, un giovane avvocato 28enne e Maresa, una 55enne tutta outfit ed eterna donna appariscente alla Sex and the City.

Giuseppe (interpretato da Giuseppe Lana) e Maresa (interpretata da Maresa Merlino ) sono innamorati al punto di decidere di fare il passo più importante della loro vita..., ma prima sarà necessario presentare la propria donna alla madre di Giuseppe che pare essere una tipica donna del Sud che difficilmente accetterà una donna “matura” accanto al suo bambino.
Tra gag divertenti con un Sud Italia radicato nelle proprie piacevoli credenze popolari e scene rocambolesche (per convincere la madre arriveranno da Roma un manipolo di esperti che si ritroveranno a risolvere anche un secondo "problemino" inaspettato), scopriremo i paesaggi della costa della Basilicata, in particolare di Maratea, luogo dove i genitori di Giuseppe, hanno aperto un magnifico hotel simbolo del loro amore.

Si tratta di una storia attuale e divertente, nata dall’idea del gruppo dei NO+1 e realizzata, grazie alla volontà di persone come Nicola Timpone (Direttore Marketing della Lucana Film Commission) e del giornalista Sergio Fabi, per valorizzare le bellezze di un luogo unico in Italia come Maratea, meta turistica e ambita da produzioni televisive e cinematografiche stregate dal panorama e dall'accoglienza locale.
Il cortometraggio, promosso dall'Associazione culturale Quinta Giusta e dal Comune di Maratea in collaborazione con  Stemo Production, è già stato presentato durante le Giornate del cinema lucano lo scorso luglio ed è in concorso in molti importanti festival.
Tra le caratteristiche più apprezzate di quest’opera, che potrebbe diventare un film, spiccano le riprese aeree e la fotografia di Samir Iacovone.
Tra i protagonisti troviamo i nomi di giovani e talentuosi attori quali Ilenia Incoglia, Alessandra Carrillo, Raffaela Anastasio,  Francesco Caruso Litrico, Isabella Chanel Corazzini, Giovanni Schettino, Franca Schettino, Manuela Lucchini, Amedeo Trotta, Giovanni Tortorella e la partecipazione straordinaria di Gigi Miseferi, Nando Irene e Cinzia Marseglia.

India Blake: spero che le mie fotografie facciano riflettere, meditare e riconnettersi con se stessi. L'intervista

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di Ester M. Campese - Abbiamo ospite con noi oggi per la nostra intervista la nota fotografa americana India Blake, che ha esposto in tutto il mondo, in varie gallerie sia negli Stati Uniti che in Europa. Le sue fotografie pubblicate in diverse riviste.
India Blake ha ricevuto diversi premi tra cui il premio Internazionale Loupe, il Premio Windland ed il Premio New Jersey Federation of Camera Clubs.  In luglio è stata Italia per una serie di importanti appuntamenti artistici che l’hanno vista protagonista tra Roma con la sua personale “Light and Space” e poi a Spoleto nell’ambito del noto Festival dei Due Mondi. 
Figlia d’arte, India Blake, è cresciuta in un ambiente creativo in cui ha potuto sperimentare e spaziare in diverse discipline artistiche ad esempio, l’arte orafa. India Blake artista dall’animo sensibile è anche scrittrice e poetessa, non da meno una bravissima scultrice che ha sviluppato l’arte a tre dimensioni, la “Mood Stone”.  Una sua opera è conservata in esposizione permanente al “Grounds for Sculpture”, letteralmente “Terre per la scultura”, un parco-museo artistico nella città di Hamilton, nel New Jersey (Stati Uniti), fondato dal padre Seward Johnson. Nel tempo India si è indirizzata verso le arti visive ed in particolare quella fotografica. Lei stessa dice che fin da adolescente amava riprendere con la sua Minolta (a pellicola, non era certo l’epoca delle digitali) i panorami che la attorniavano che poi l’hanno spinta a viaggiare nel mondo. Possiamo senza dubbio definire India Blake una paesaggista, ma prima di osservare attentamente i suoi scatti è necessario capire meglio il suo approccio. India affronta il mondo che la circonda osservandolo e proponendolo quasi come foto di viaggio in una sorta di diario biografico. Immortala con il suo obiettivo ciò che la colpisce maggiormente e le suscita emozioni. Cattura il momento, la luce, che poi consegna al suo osservatore, attraverso le sue splendide foto. Ognuna delle sue opere, ogni suo scatto è come rappresentasse un puzzle che va proprio a comporre questo “diario di viaggio”, in cui i particolari ci narrano una storia vera che lei stessa ha visto e vissuto e che sono assurti ad un ruolo proprio, da protagonisti essi stessi. Conosciamo più da vicino India Blake che ringraziamo di aver accettato l’intervista e di essere oggi qui con noi, prima di ripartire per l’America.
Una prima domanda che vorrei farti è come mai ti concentri maggiormente sulla natura e sugli animali, anche se non escludi la ritrattistica?
Mi piace ancora, soprattutto, fotografare animali e paesaggi. C’è così tanto caos oggi nel mondo, la natura è invece la mia tregua. Inoltre, con tutto il riscaldamento globale, dobbiamo prestare attenzione a ciò che sta accadendo. Il mondo sta cambiando in modi sconosciuti. C’è un’intuizione istintiva negli animali e nella natura che mi affascina, oltre alla comprensione del clima e di come esso stia cambiando. Le persone inoltre tendono a pensare troppo ed a sovrapporsi tra loro. Essere nella natura, con gli animali, è un modo per riconnettersi con chi siamo e su quale è il nostro posto nel mondo. Ci sono così tante difficoltà e conflitti in questo momento che, come contrapposizione a tutto ciò, la mia fotografia si concentra sulla bellezza e sulla luce, anche perché non sappiamo cosa accadrà nei prossimi dieci o quindici anni.
Ho fatto anche un bel po’ di ritratti di persone, in effetti, il mio prossimo progetto, il libro, “Before The Curtain Goes Up”, è proprio un viaggio fotografico del dietro le quinte dei teatri, mentre gli attori si trasformano nel personaggio, prima della performance.
Hai mai fotografato qualcosa che poi hai deciso di non pubblicare, per un motivo “sentimentale”, di rispetto, anche se l’immagine era bella e sorprendente?
Sì! Grande domanda, ma non voglio svelarlo, ma tenerlo segreto, per me, in questo momento o non avrà più quel fascino!
L’arte visiva, in particolare quella della fotografia, è un racconto di una storia, è un modo per raggiungere le persone ed i loro cuori. È importante per te come artista?
Raccontare una storia è ciò che mi spinge a creare e condividere la mia arte. Se una fotografia ha una storia da raccontare, hai raggiunto l’obiettivo. Assumerà significati diversi per ogni persona ed è questo che rende così bella l’arte.
India, le tue foto sono riconoscibili, hanno tratti in comune tra loro e ti connotano in modo chiaro. L’equilibrio degli spazi, il gusto estetico e narrativo sembrano creare sospensioni all’interno della “storia” dell’immagine, è così?
Grazie mille Ester per questa domanda. Sì, è qualcosa a cui ho pensato molto. L’interazione e il posizionamento degli elementi, ciò che vedi e ciò che non vedi, sono tutti parte del racconto. Quando realizzo il progetto di una mostra faccio del mio meglio per trovare fotografie che raccontino una storia singolarmente, ma anche nel suo insieme. L’ordine in cui vengono visualizzati, può costruire una nuova narrativa che trovo ancora di più affascinante.
Cosa è importante per te e cosa ti piace raccontare attraverso le tue fotografie?
Come accennato prima, la storia viene prima di tutto. Spero che le mie fotografie consentano di dare alle persone lo spazio per una riflessione, per meditare e riconnettersi con sé stessi.
Che cosa ha a che fare la fotografia con la verità, secondo il tuo modo di vedere il mondo, attraverso le lenti?
Vedo il mondo come un luogo bello e stimolante nonostante alcune delle maggiori difficoltà che affrontiamo come “esseri umani”. È facile dimenticarlo nel mondo di oggi e includo anche me stessa, come qualcuno che ne ha bisogno di un “check-in” ed è importante ricordarlo. E’ per questo che scatto fotografie. Spero di riuscire a trasmettere il messaggio che la terra è così meravigliosa, in chi si imbatte nelle mie fotografie.
Puoi parlarci di qualche tuo progetto futuro dopo questo tour italiano?
Il mio lavoro verrà portato come parte della mostra collettiva per la quinta Biennale di Gala Awards a Barcellona a novembre. Sono anche nelle prime fasi di pianificazione per alcune mostre
negli Stati Uniti ed il mio libro “Before The Curtain Goes Up”, uscirà presto.
Grazie mille a India Blake per essere qui con noi. Ti auguro un buon viaggio di ritorno negli Stati Uniti e tanti meritatissimi successi per i progetti futuri, che hai in animo di realizzare.
Grazie a te cara Ester!

#IVIAGGIDIPINNA, il 25 ottobre partenza per Bruxelles

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Dopo il successo del secondo de #IVIAGGIDIPINNA a Siviglia, continua l’ormai famosa avventura nata da un’idea di Andrea Pinna, in collaborazione con Connect.

Per il terzo viaggio, la partenza è fissata per giovedì 25 ottobre 2018 ed il rientro sarà domenica 28. Questa terza tappa porterà Pinna ed i suoi compagni alla volta di Bruxelles, la sontuosa capitale del Belgio, culla d’Europa, dove la modernità si fonde con un passato ricco di storia e fascino. Oltre alla magnifica metropoli di Bruxelles, i viaggiatori avranno modo di esplorare la città di Bruges, la più romantica e suggestiva delle Fiandre, famosa per i suoi canali, che le scorrono attorno come un filo di perle. Il Belgio è una nazione tutta da scoprire, estremamente cosmopolita, la sua capitale è la sede delle principali istituzioni dell’Unione Europea. Per i più golosi, il Belgio, è inoltre il luogo ideale per brindare con ottime birre artigianali o per gustarsi dell’eccellente cioccolato.

Pronti a partire? Il ritrovo è previsto a Bruxelles, i viaggiatori la raggiungeranno autonomamente per poi riunirsi ed iniziare insieme questa nuova avventura.

Da oggi al link e sulla fanpage di Facebook #IVIAGGIDIPINNA troverete tutti i dettagli e potrete, compilando un form, prenotarvi per vivere l’esperienza di viaggiare insieme al vincitore della quarta edizione del game show Pechino Express.

ANDREA PINNA ha 31 anni ed è di origini sarde, milanese d’adozione, è un web influencer e scrittore. All’attivo ha già due libri: “L’amore è eterno finché è duro” (edito da Mondadori, 2015) e “Le perle di Pinna” (La Feltrinelli, 2012). Attraverso il suo account Le Perle di Pinna, condivide pensieri ironici e commenta con la sua cifra sarcastica l’attualità. Ad oggi ha raggiunto oltre 454 mila follower su Facebook e 514 mila su Instagram. Insieme a Roberto Bertolini ha vinto l’edizione 2015 di Pechino Express.

Tokio Hotel, intervista: ogni nostra canzone contiene un messaggio particolare

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Archivio, 19 febbraio 2010 - Dalla Sala Stampa del Festival di Sanremo i Tokio Hotel hanno incontrato la stampa per parlare della loro performance come ospiti della quarta serata del programma. Assieme a loro sono attesi pure Jennifer Lopez e Bob Sinclair. "Abbiamo fatto delle prove che sono andate bene e siamo ben contenti di esibirsi questa sera", confessa il gruppo tedesco formatosi nel 2001 e seguitissimo dai giovani anche italiani.

Contenti di questo grande successo in Italia? era dai tempi di Madonna che non si vedeva.
"Siamo arrivati da poco e lo sentiamo per la prima volta, non lo sapevamo e ciò ci rende particolarmente felici".
Avete preparato qualcosa di speciale per stasera?
"Già il fatto di cantare con un'orchestra è particolare e si presenta come un'esibizione diversa dalle solite nostre".
State preparando qualcosa di speciale: ce ne potete parlare?
"Siamo stati a Londra per preparare il nostro prossimo tour che toccherà l'Italia in quattro date: ci sarà un nuovo look sicuramente diverso, ispirato anche alla fantascienza".
Siete fan di David Bowie che è vissuto a Berlino: vi ha influenzato nella musica?
"Non è il nostro cantante preferito, il nostro idolo. E' bravo ma ogni musica ha una sua particolarità e si mostra diversamente".
Avete dichiarato di credere nell'arrivo degli extraterrestri: è vero o è una balla?
"Ci crediamo. Ci sono altre forme di vita al di fuori della nostra e non sono verdi o con le antennine".
Avete organizzato un'iniziativa a favore dei terremotati di Haiti: una vostra idea?
"Apprezziamo molto questa iniziativa che è stata incoraggiata dai nostri fan".
Al di là di essere un fenomeno di stile vorreste conquistare un pubblico diverso e quali obiettivi vorrebbero raggiungere musicalmente?
"Siamo una band giovane ed è anche logico che ci siano molte fan giovani: non si suona la musica per un pubblico particolare ma soprattutto per sè. Non facciamo differenze riguardo il pubblico che ci troviamo davanti.
Che cosa vi piacerebbe che di voi arrivasse maggiormente ai giovani che vi seguono tantissimo?
"Siamo quattro giovani e quello che facciamo è cantare: ogni canzone contiene un messaggio particolare che cambia di brano in brano e speriamo che venga trasmesso e recepito". Giovanni Zambito, inviato a Sanremo.

Ryanair, secondo bagaglio a mano: dal 1° novembre a pagamento

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Ryanair cambia di nuovo le regole relative al bagaglio con la finalità di velocizzare le procedure dell’imbarco, risparmiare tempo ed evitare ritardi.
Dal prossimo 1° novembre i passeggeri per viaggiare con il trolley (misure 55 x 40 x 20 cm) oltre a una piccola borsa personale (max 40 x 20 x 25 cm) dovranno pagare tra 6 e 10 euro. Oppure comprare la priorità (di 6€) che permette di salire con entrambi i bagagli. Dunque, il servizio sul bagaglio sistemato in stiva gratuitamente al gate non sarà più attivo.
La nuova regola, secondo la compagnia, riguarderà il 40% dei passeggeri dato che ormai il 30% dei clienti di solito acquista un biglietto prioritario e gli altri 30% viaggiano solo con una piccola borsa: “L’obiettivo è convincere i restanti a salire a bordo ancora più leggeri (solo con un piccolo zaino) o a pagare sempre per viaggiare con i bagagli”.
Le valigie a bordo saranno permesse solo a 95 passeggeri per volo (la metà del totale)  cioè coloro che acquistano per primi i biglietti con tariffe Plus o flexi Plus.
Ecco in sintesi la situazione dal 1° novembre:
1- Con un biglietto priority (Plus o flexi Plus) acquistato online all’atto della prenotazione (costo 6 euro) si possono portare con sé una piccola borsa (40x20x25 cm) e il trolley con un peso massimo di 10 kg. Oppure pagare 8 euro se viene aggiunto dopo la prenotazione.
2- Con un biglietto non priority acquistato online all’atto della prenotazione si può portare a bordo solo una piccola borsa da posizionare sotto il sedile (di misure max 40 x 20 x 25 cm). Per l’altro bagaglio bisogna pagare 8 euro alla prenotazione e non verrà più sistemato in stiva gratuitamente, come avviene oggi. Oppure pagare 10 euro se viene aggiunto successivamente.

Orietta Berti, Marcella Bella? una vipera

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Orietta Berti, intervistata all’evento Made in Parco Nord di Bologna ha criticato la collega Marcella Bella, con cui ha condiviso l’esperienza di Ora o mai più il programma di Rai1.

La più antipatica è stata Marcella Bella, proprio antipatica. Voleva colpire me e la Valeria Rossi. Ad una cantante che vuole riemergere dopo 10 anni le vai a dire non sai cantare, canti come una bambina, sei tutta stonata, sei tutta calante, ma lei non si sentiva com’era?. E io le ho detto: “Tu sei una vipera”. Hanno tagliato tutto, ha chiesto di tagliarlo, le ho detto: “Vuoi fare la maestrina ma c’è solo De Amicis come maestro”. Mi hanno chiesto se lo farò ancora. Staremo a vedere.
Fonte: tvzap

Bruxelles, dal 13 ottobre il 2° Corso d’introduzione alla degustazione dei formaggi

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Il prossimo 13 ottobre avrà inizio il 2° Corso d’introduzione alla degustazione dei formaggi, organizzato da Sommelitaly-Brussels Wine Society e guidato da docenti sommelier professionisti della Fondazione Italiana Sommelier. In allegato troverete tutte le informazioni necessarie.
Un'occasione per scoprire l’affascinante universo dei formaggi italiani e stranieri, in un percorso che va dalla straordinaria produzione degli alpeggi alle diverse tipologie da latte vaccino, pecorino, caprino e bufalino del Nord, del Centro e del Sud Italia,  senza tralasciare i prodotti di eccellenza degli altri paesi. Ogni lezione vedrà una breve introduzione sulla filiera casearia, dal pascolo alla lavorazione, dalla stagionatura al servizio, per poi dedicare ampio spazio all’abbinamento dei vini con i formaggi selezionati.
Il corso, articolato in quattro lezioni, di tre ore ciascuna, è rivolto a tutti coloro che, per interesse personale o professionale, desiderino approfondire le proprie conoscenze di uno degli alimenti più antichi, e apprendere i principi dell’abbinamento tra formaggio e vino.
Tenuto conto che il corso inizierà il prossimo 13 ottobre, è assolutamente necessario che il versamento della quota relativa sia effettuato entro il 20 settembre, dandone comunicazione all’indirizzo mail: cours@sommelitaly.com   per poter confermare in tempo reale il numero delle iscrizioni e predisporre la relativa organizzazione in funzione del numero effettivo degli iscritti.

La Bocca, “Alla radio” è il nuovo singolo del duo basso e voce

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“Alla radio” è il nuovo singolo del duo basso e voce La Bocca, estratto dall’album “Evoluzioni” uscito lo scorso dicembre per Menti Pensanti e prodotto con Sergio Sgrilli.

Una canzone estiva che strizza l’occhio alla dance grazie ad a Valerio Gaffurini che ha avuto l'intuizione, pur mantenendo in primo piano la voce e il groove di basso, che in questo caso porta a muoversi e a ballare, come dice il testo: un viaggio in macchina in cui l’autore riconosce un suo brano trasmesso alla radio ed inizia a raccontarsi in una serie di immagini.

Per la realizzazione del video la band ha voluto coinvolgere amici e fan e dare vita ad un collage vivente in cui si alternano svariate e istintive reazioni alle note incalzanti della canzone. Nel serrato susseguirsi di volti compaiono anche quelli dei componenti del duo, Alessandra Lancini e Gian Franco Riva, e di Sergio Sgrilli che ha collaborato alla regia.

La regia del video è di K. Toni e Sergio Sgrilli, la fotografia e l’editing di Fabio Bruno.


Biografia
“La Bocca” è un duo basso e voce nato nel 2013 a Brescia da un’idea del cantautore bassista Gian Franco Riva e della cantante Alessandra Lancini.

Il primo album “Due” è stato pubblicato nel 2014 per Kandinsky Records e propone canzoni (sei originali e due cover) realizzate unicamente con il basso acustico e le voci, fedeli al live.

A dicembre 2017 è uscito il nuovo disco “Evoluzioni”, prodotto insieme a Sergio Sgrilli per Menti Pensanti e presente sulle più importanti piattaforme digitali.

Dieci nuove tracce (otto inediti e due cover) in cui il basso e la voce, cuore pulsante del progetto e formula preferita dei loro live, vengono contaminati da colori ed inserti di altri strumenti e suoni pur mantenendo il ruolo di protagonisti.


SOCIAL

Il caro, vecchio giornalismo di servizio

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di Caterina Guttadauro La Brasca - È sera, ma il tempo non è mai stato un problema per Simona. Per anni lo ha combattuto,

rincorso per essere nel posto giusto al momento giusto. Finalmente la sera la quiete, la raggiungono gli altri, che le chiedono di mettere al loro servizio la sua esperienza di vita.
Questo le dà il calore di una famiglia allargata. La sera il suo lavoro si veste d’intimismo, tocca le sue corde più profonde e la giornalista si affianca alla donna: si siede sulla sua poltrona, vecchia per i tanti pernottamenti non previsti, sulle gambe il calore di un plaid, sbiadito dal tempo, accanto sul tavola la tisana e mentre si raffredda, prende in mano la sua vecchia e fedele stilo, amica di tanti articoli scritti a mano. Ecco dinanzi a lei le lettere di tanti colori: ognuna è una voce amica che si affida alla sua umanità e competenza. Quelle buste sono campioni di varia umanità, le sceglie ad occhi chiusi per non farsi influenzare dal colore, da un disegno, dalla città da cui provengono. Poi lo squarcio sempre con lo stesso tagliacarte e quindi l’immediata conoscenza con il cuore di un problema che la potrà interessare, divertire, in rari casi anche violentarla. Inizia a leggere e c’è un’anima sfocata dinanzi ai suoi occhi, prende confidenza con le parole e ciò che c’è dinanzi ai suoi occhi comincia a delinearsi, arriva al nocciolo del problema e le sembra di vedere una mano che si tende verso la sua.
Potrebbe essere quella di un anziano, di una madre, poco importa chi ma perché l’ha cercata. Si è inceppato un cuore perché schiavo di un altro, una nonna rimasta sola non riesce a far quadrare i suoi anni con la voglia di vivere. Magari hanno chiesto già aiuto sui Social newtork, ricevendo in cambio una risposta di quelle fatte in serie, spersonalizzate che danno sicurezza ed autostima fittizie.
Simona sa bene cosa è cambiato in questo nostro vecchio mondo e, constatarlo, la addolora. Il mouse si è sostituito alla penna, l’e-mail alla lettera. Dobbiamo fare un augurio? Mandiamo un sms, serve un gesto per rincuorare un amico? Ed ecco il Pok. Ci si semplifica la vita ma manca la comunicazione ad personam, quella fatta di parole, ma anche di sguardi, di gesti, di emozioni. Perchè si creano abissi di solitudine nei nostri ragazzi? Perchè gli eroi di oggi sono i responsabili di efferati crimini? La risposta è sotto i nostri occhi. Perché oggi conta meno il valore e la veridicità di ciò che si dice, l’importante è essere i primi a dirlo, offrire l’esclusività della notizia a chi la paga di più e poco importa se le coscienze sono raggiunte da queste pseudo verità. La mente non viene stimolata, si creano vere e proprie dipendenze, si accorciano i tempi,si annullano le distanze ma con le emozioni come la mettiamo?
Il mondo non si può fermare ma si può cambiare e nello stesso tempo tutelare l’uomo, non fare sparire la diversità, concedergli ancora la possibilità di sognare conservando la sua umanità. L’aiuto serve a tutti, soprattutto nelle difficoltà. Questo è il motivo per cui Simona ora dedica il suo tempo migliore alla Rubrica del cuore, perché è convinta che  un giornalismo di servizio sia un giornalismo di pregio.
Simona sa che quando si è alla fine dei propri giorni, non si guarda mai quanti soldi abbiamo, quanti libri hai scritto, ma solo quante persone hai amato perché questo ti fa sentire meno la fragilità dei pochi anni che restano da vivere. 
Simona si rivede giovane, dinanzi ad un saggio e vissuto Direttore di una famosa testata che, unico e solo, si sentì di scommettere su di una giovane ed inesperta giornalista, ma con tanta voglia di fare. Le sue parole sono state il titolo più importante del giornale della sua vita, non le ha mai dimenticate, nemmeno quando ciò che vedevano i suoi occhi le potevano permettere di essere più superficiale e non farsi coinvolgere più di tanto.
C’era sempre dentro di Lei una voce che le diceva "Come comportarti te lo dice la notizia stessa ma ricorda che una mano si tende a tutti, perché l’amicizia è una carezza di cui nessuno può fare a meno”.  

Luca Telese: IL PCI ERA UNA FAMIGLIA, IL PD DI OGGI NO. L'intervista

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Archivio, 9 agosto 2009. Con le testimonianze dei protagonisti di allora e il controcanto del “Cuore” di Michele Serra, “Qualcuno era comunista. Dalla caduta del Muro alla fine del PCI: come i comunisti italiani sono diventati ex e post” (pagg. 756, € 22,00) di Luca Telese, pubblicato da Sperling & Kupfer, svela in cosa consisteva la «diversità» del comunismo italiano, raccontando proprio il momento in cui i suoi valori si avviavano verso un turbolento e, per certi versi, incredibile epilogo.

Il libro di Luca Telese rievoca, vent’anni dopo, il terremoto del 1989 che ha portato alla distruzione del PCI, una storia che non è affatto finita e che ha lasciato in eredità una sinistra senza identità, incapace di vincere, una classe dirigente bloccata dagli stessi ex quarantenni che pretendevano il ricambio generazionale due decenni prima, un partito che ha mutato nome quattro volte, senza mai cambiare facce.
Forse perché, ancora oggi, su tutti i reduci di quella vicenda pesa, come una maledizione, il marchio della Bolognina, della Svolta incompiuta, che li ha resi «post» o «ex» comunisti senza mai riuscire a trasformarli in qualcosa di nuovo.
“Il titolo del libro - spiega Luca Telese - richiama l’omonima canzone di Giorgio Gaber perché il cantautore immagina un monologo di un ex comunista che come in un letargo ha cancellato la sua identità”.
Che cos’altro aveva intuito Gaber?
“Aveva già immaginato Veltroni che afferma “non sono mai stato comunista” o che “Craxi era stato un modernizzatore e Berlinguer no”; nella canzone racconta anche la diversità dei comunisti e ne aveva chiara la natura di ‘gabbiani ipotetici’ che corrisponde a ciò che diceva Marchetto secondo il quale quando i comunisti perdono il senso dell’avventura diventano delle persone tristi e pericolose”.
Analizzando ancora il titolo i tre elementi che lo compongono destano parecchia curiosità: cominciano con il pronome “Qualcuno”…
“È un’iperbole rovesciata, un modo per dire che erano tutti comunisti compresi i nemici attuali come Ferrara o Beatrice Lorenzin o Serena la vincitrice del Grande Fratello 4”.
Il verbo “era”…?
“Riflette quella specie di limbo tra le due ere nel senso epocale. Sicuramente il comunismo reale è finito nell’89, gli altri comunismi più o meno vivi sono finiti in un limbo di imperfetto che ne richiama l’identità non pienamente attiva ed esplicitata, un po’ carbonari e inflazionati. Pensiamo alle nuove ‘rifondazioni’ tutte fallite in cui nessuno proveniva dal Pci”.
Chi oggi sceglierebbe di essere comunista?
“Il comunismo italiano era la cultura di Berlinguer con cui inizia il libro. Riporto un discorso ch’egli fece a Mosca sull’identità affermando come la democrazia sia un valore universale, elemento su cui si è equivocato alla Bolognina”.
Facendo riferimento al sottotitolo, chi sono gli ex e i post comunisti?
“La prima è una caratterizzazione di Giuliano Ferrara il quale ha detto “sono un ex comunista perché mi sono strappato le viscere e me ne vergogno”, mentre la seconda ai quarantenni che sono i sessantenni del Pd di oggi. È un po’ una cosa comoda, una furbata che mostra la corda perché tutte le domande cui non hanno risposto tornano”.
Degli ex comunisti chi lo è rimasto effettivamente e in modo più coerente?
“Lo sono rimasti tutti: è questo il paradosso. Sono meno democratici ora che nell’ultimo Pci dov’erano una famiglia, cosa che non è il Pd di oggi dove, dopo aver perso l’identità, hanno bisogno di un assolutismo di una leadership che non si discute e voti plebiscitari. Era comunista chi era di sinistra: nella difesa della libertà si era più protetti dal Pci che non dal Pd che deve rispondere alla Binetti. Il discorso molto bello che Berlinguer fece per il referendum del ’64 è tuttora valido e il Pd non potrebbe farlo perché insicuro della propria identità e deve fare attenzione a non opporsi al Vaticano e a qualche gerarchia. Tengo comunque a sottolineare che il mio non è un libro ideologico ma di storie”.
E tra i politici del Pdl o della Lega chi potrebbe essere un vero comunista?
“Ci sono delle eredità abusive come gli stilemi adottati dalla Lega e da Bossi  che è stato iscritto al Pci e li utilizza però non per una politica di sinistra ma per un populismo di destra: tanti rappresentano un’ala politica che recupera un’altra parte di storia che però hanno abiurato e che quindi non potrà più essere la stessa”. Giovanni Zambito.

Opera, Silvia Dalla Benetta a Fattitaliani: questo lavoro è una continua scoperta. L'intervista

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Settembre, si riaprono le stagioni teatrali: non può mancare l'Opera di Liegi, che, come da tradizione, annuncia l'inizio della stagione con il concerto d'estate con la direzione musicale del Maestro Speranza Scappucci.
Sarà l'occasione di scoprire, attraverso un programma su misura, estratti di opere che compongono il cartellone 2018-2019 e non solo.  "Il concerto d’estate della Stagione di Liegi - rivela a Fattitaliani il soprano Silvia Dalla Benetta - prevede l’esecuzione di una serie di overture, io canterò solamente la bellissima aria dei Puritani". L'intervista di Fattitaliani.
Durante la sua carriera quali consigli ha tenuto costantemente presenti a se stessa umanamente e artisticamente parlando? 
I consigli che ho tenuto costantemente presenti sono “amore e rispetto” per questo meraviglioso mestiere che ho la fortuna di fare da molti anni. La bellezza di questo lavoro è che non si finisce mai di imparare, è sempre una continua scoperta, ogni persona con cui collaboro porta nel mio bagaglio di esperienze  suggerimenti e consigli preziosi che arricchiscono la mia conoscenza.
Quando è iniziata la sua passione per il canto? E quando ha deciso di farne anche un mestiere? 
È una storia lunga, cercherò di essere più breve possibile tralasciando alcuni dettagli. Tutto è iniziato  a 19 anni, non conoscevo l’opera lirica, frequentavo l’Accademia di Belle Arti corso di Pittura e per puro caso un giorno alla radio rimasi  folgorata ed emozionata da un bellissimo brano, era Vissi d’arte della Tosca, alla fine dell’ascolto il presentatore parlò di quest’opera e dell’interprete che era la Callas, corsi subito ad acquistare il disco per ritrovare quel pezzo meraviglioso e iniziai ad ascoltarlo ogni giorno e canticchiarlo come fanno tutte le persone finché ascoltando la musica... da lì la passione e la scoperta di un mondo per me fino  allora sconosciuto... Quasi come un’assetata nel deserto iniziai a cercare nuovi brani anche di altri compositori senza pensare alla distinzione vocale tra soprano, mezzo soprano, tenore ecc,  studiavo da sola  a casa cercando solo il piacere e l’emozione che mi suscitavano... poi per puro caso feci l’ammissione al conservatorio e da lì tutte le cose presero una nuova direzione... questo lavoro ha cambiato la mia vita e anche quella delle persone che amo e che mi stanno accanto... ma come le dicevo è una lunga storia...
Quale eroina dell'opera sente vicina a sé e quella che avverte più distante dal suo modo di essere?
Difficile sceglierne una: ogni volta che interpreto un ruolo trovo un pezzo della mia vita che si identifica in quel personaggio ... quindi porto sempre una parte vera di me stessa in scena... può essere una piccolissima parte o una grande parte di me ... c’è sempre qualcosa di quel personaggio che mi appartiene.
Quale personaggio avrebbe voluto essere?
La domanda mi fa sorridere perché avrei voluto essere un capo, una guerriera, una Regina... Elisabetta d’Inghilterra, Semiramide, Bolena, Maria Stuarda,  la Sacerdotessa Norma, ... potrei andare avanti ancora con un lungo elenco... in palcoscenico fortunatamente posso vivere questo sogno ogni volta nei personaggi che interpreto.
Ha visto cambiare negli anni l'opera nella proposta dei teatri e nella ricezione da parte del pubblico?
Negli anni le cose sono cambiate molto e non è facile in poche parole descrivere un meccanismo che continua a evolversi e modificarsi... oggi più che mai la bellezza dell’immagine ha grande importanza.
Prossimi progetti? 
Arrivo da un periodo intenso rossiniano con Zelmira, Moïse e Petite Messe Solennelle, sono molto felice e impaziente di ritornare ancora una volta in questo bellissimo Teatro che adoro... oltre alla grande professionalità e gentilezza che ho incontrato da parte di tutti è come ritornare in una grande famiglia!  Poi al mio rientro ritornerò a Rossini con il Mosé nel circuito Toscano con la prima a Pisa. Giovanni Zambito.

Templaria festival 2018: conclusa la 29° edizione a Castignano

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di Emanuela Del Zompo - Sponsorizzata da importanti enti come Regione Marche, Camera di Commercio, Bacino Imbrifero Montano del Tronto, Templaria Festival ha reso protagonista in questi giorni la città di Castignano  tra mille luci e colori, cucina tradizionale, spettacoli pirotecnici, rievocazioni medioevali messe in scena dagli stessi Castignanesi che hanno accolto con entusiasmo il richiamo della città nell'organizzazione di questi giorni colmi di eventi incentrati soprattutto sullo studio e la ricerca storiografica della manifestazione.

Ed ancora arte, danza, teatro, musica in ogni angolo e viuzza del borgo.  Spettacoli inediti, portati proprio per questa edizione da alcune compagnie come Circoplà, Santo Maciniello, Tetraedo, Rimattore, Luci sulla danza, Compagnia dei Folli, Teatro del Ramino. E new entry applauditissime come i “focosi” Mercenari d’Oriente o gli scatenati Bohemians Bards.
Ma torniamo alle origini di questa manifestazione.
Che cos'è Templaria festival, dove trae ispirazione questo evento?
Nell’anno 1990 con la prima edizione di “Templaria”, organizzata dalla Proloco in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, la comunità di Castignano ha voluto riservare interesse e particolare attenzione alla propria storia con una iniziativa di grande rilievo e prestigio: “TEMPLARIA, NOTTI DA MEDIOEVO”. 
L’evento è di importanza strategica per il territorio e la comunità, poiché la conoscenza del passato può molto giovare al superamento di quel “disagio del vivere” caratteristico del nostro tempo, contribuendo in maniera decisiva alla creazione dell’identità culturale e sociale dei cittadini e in particolare delle nuove generazioni, che hanno un ruolo attivo all’interno della manifestazione. 
”Templaria” nasce così, sia dalla volontà di valorizzare turisticamente il piccolo borgo medievale della terra Picena, sia da una sorta di bisogno collettivo di far rivivere un passato lontano ma ancora portatore di forte senso per la comunità. 
La scelta del nome “Templaria” è avvenuta in modo spontaneo proprio per le diverse ricerche storiche che confermano la presenza dell’Ordine dei Templari a Castignano. 
Rispetto alle tante rievocazioni che fioriscono nel periodo estivo con un formato similare (sfilata di figuranti, sbandieratori, torneo cavalleresco, etc.), Templaria Festival vanta caratteristiche uniche in quanto, traendo ispirazione da un nuovo concetto di storia più ampio e comprensivo, ripropone un autentico spaccato di vita medioevale, immergendo l'intero centro storico in un'atmosfera antichissima, ma anche offrendo ai visitatori la possibilità di gustare piatti eleborati sulla base di antichi ricettari del XIII e XIV secolo e il più numeroso gruppo di artisti e spettacoli a tema di tutto il territorio italiano. 
La manifestazione vede quindi il riuso del vecchio castello e del vecchio incasato di Castignano, rimasto quasi disabitato per moltissimi anni e perciò conservante tutte le potenzialità funzionali d’un tempo; riattiva e fa rivivere le vecchie botteghe artigiane e d’arte; riallestisce gli antichi luoghi di scambio di prodotti agricoli tipici ed altre strutture sociali come l’ospedale, il carcere. 
Lo stesso borgo, per molto tempo quasi abbandonato all'usura del tempo e agli effetti dei terremoti, anche grazie alla crescita esponenziale della manifestazione, ha goduto di un recupero urbanistico e architettonico di importanti proporzioni. 
Tutte le attività, come consono ad una rievocazione storica, sono fedelmente ricostruite, con un allestimento scenografico ad hoc e sono animate da spettacoli di teatro di strada, dove compagnie di respiro nazionale e internazionale sono affiancate ad artisti autoctoni cresciuti proprio grazie alla manifestazione stessa e ora operanti sul territorio nazionale. 
Il risultato è un evento di grande fascino ed interesse culturale, che negli anni ha confermato il suo apprezzamento da parte del pubblico nazionale ed internazionale. 
“Templaria Festival” si configura quindi per lo spettatore come un tuffo nel passato quasi magico e prodromo di rovesciamenti di ruolo che lo rendono protagonista, in prima persona, al fianco di figure archetipi del mito e della storia, facendogli vivere un’esperienza indimenticabile nel connubio fra intrattenimento e cultura. 
Durante la manifestazione si collocano anche incontri, dibattiti e mostre su temi aventi quale denominatore comune la “verità storica” sui Templari, che vanno ad approfondirne gli aspetti e le più recenti scoperte, e che trovano collocazioni in luoghi di particolare pregio storico che si desidera recuperare e rendere fruibili al pubblico (fra tutti, la Chiesa e la cripta dei SS Pietro e Paolo, di rilevante interesse architettonico ed archeologico per la presenza di un affresco attribuito al Crivelli e di un altro di notevoli dimensioni, datato 1436, che illustra il Giudizio Universale).  
Questo aspetto storico critico è presente anche nei mesi precedenti l’evento grazie ad un percorso di avvicinamento che prevede conferenze monotematiche sulla vita quotidiana dei Cavalieri Templari e della popolazione in generale nel XIII secolo. Un iter che ha come obiettivo la riscoperta dei valori e delle radici culturali del territorio e la loro diffusione presso la comunità e i turisti, ma anche, grazie all'intervento di storici di fama, mira alla costante crescita culturale della comunità impegnata ogni anno in tutti i settori organizzativi e operativi, in modo da perseguire un'evoluzione sempre più attenta e accurata. 
L’elemento di promozione turistica si è andato infatti accrescendo e consolidando nel tempo, tanto che ha visto la partecipazione di Cavalieri Templari provenienti dall’Italia e dall’estero, allargando sempre più il bacino di utenza della manifestazione. 
Ogni edizione della manifestazione individua un tema da approfondire, a cui non fanno riferimento solo i momenti convegnistici ma anche spettacoli ed allestimenti: l’evento è quindi sempre in naturale evoluzione, offrendo anche ai visitatori abituali nuove sorprese ed interessanti approfondimenti. 

Presenze, percorso nel paese e programma artistico 
Nell’arco degli anni sono stati effettuati cambiamenti rispetto al format iniziale: il grande successo di affluenza degli ultimi anni ha fatto prendere alla Proloco la decisione di portare a 5 le serate di festival proposte. Questa decisione è stata ripagata dalle presenze totali  confermando la validità della manifestazione e il suo interesse per la popolazione autoctona e i numerosi turisti italiani e stranieri, che via via sono aumentati durante le varie edizioni. 
Si è creato un allargamento del percorso solitamente proposto all’interno di un'area più delimitata del paese, che ha poi ricompreso l’intero incasato, valorizzando scorci e piccole piazzette finora percorribili ma non utilizzate come sedi di spettacoli, mostre, locande o botteghe. Sono stati inoltre aperti per la manifestazione chiese, orti, grotte, corti private, chiostri. 
La scelta ha voluto regalare allo spettatore una visione più completa del paese di Castignano e della sua naturale bellezza di borgo medievale, unendo ad essa anche una maggiore cura nella distribuzione del pubblico nei vari spazi, evitando ammassamenti e code e rendendo quindi la manifestazione più fluida, sicura e godibile in particolare per le famiglie con bambini. 
Il programma artistico si è di conseguenza adattato e ampliato, non solo grazie alla presenza di nuovi, suggestivi palcoscenici naturali, ma anche con l’aumento del numero di repliche proposte, garantendo agli spettatori la possibilità di godere di diversi spettacoli nell'arco della stessa sera e agli artisti luoghi di maggior raccoglimento o comunque sempre studiati in funzione del tipo di performance. La tematica proposta viene così valorizzata attraverso i linguaggi della danza, delle arti acrobatiche, della giocoleria, della manipolazione del fuoco, del canto e della prosa, poichè a differenza di quanto accadeva in passato, quando l'offerta era genericamente basata sul repertorio medievale, negli anni più recenti viene fatta espressa richiesta ad ogni Compagnia di creare spettacoli ad hoc per Templaria e in essa, basati sul tema specifico di ogni anno. 
L’incontro tra la valorizzazione degli spazi, lo spettacolo e la contemporaneità ha trovato perfetta fusione in una delle iniziative più apprezzate della manifestazione: la performance di video mapping, realizzata sulla facciata della Chiesa di San Pietro e Paolo, in cima al paese, da una dei giovani artisti locali.  
Particolare attenzione è stata inoltre dedicata alle attività per i più piccoli, che da sempre sono ospiti graditi di Templaria beneficiando anche del biglietto gratuito entro i 12 anni: un invito alle famiglie a partecipare alla manifestazione come momento di divertimento per i bambini ma anche di sviluppo di una conoscenza del patrimonio culturale e storico marchigiano e italiano. 
Spettacoli dedicati appositamente al pubblico più giovane e collocati in spazi appositamente studiati, gruppi itineranti di menestrelli e giocolieri, presenza di animali utilizzati per la pet therapy e preparati ad interagire con i piccoli, spazi ristoro pensati a misura di famiglia e con menù accessibili e vari, attività interattive e di scoperta delle arti e mestieri. 
Sviluppo delle tradizioni e coinvolgimento dei giovani 
Templaria nasce come manifestazione di una collettività desiderosa di mantenere viva una storia e una conoscenza appartenenti a tempi remoti, ma sentiti ancora attuali e parte della comunità. 
La manifestazione si è basata quindi ancora una volta sull’apporto e l’entusiasmo dei cittadini castignanesi, che ogni anno non solo seguono l’organizzazione dell’evento e animano botteghe e taverne, ma sono parte attiva della proposta artistica e storica con gruppi tematici ormai caratteristici e molto apprezzati dal pubblico, dai carcerati agli sputafuoco, dalle streghe all’accampamento medievale, dai monaci agli allegri membri delle compagnie "De Alchimia" e "Oca Mafalda" che nel tempo, hanno seguito corsi di teatro patrocinati dalla Pro Loco. 
Si tratta di gruppi di aggregazione che portano avanti la loro attività tutto l’anno e che rappresentano soprattutto per i giovani un momento di incontro e divertimento e al contempo un approfondimento della storia e della tradizione del paese. Negli anni si è puntato al ricambio generazionale con un continuo e positivo passaggio di esperienze e competenze ai più giovani e l’inserimento di nuovi elementi in ogni gruppo. 
Si è puntato a valorizzare le singole competenze (come l’utilizzo di laureati per la comunicazione, la ricerca storica, la divulgazione) e a spingere la creazione di nuovi progetti originali (come il video mapping). 
Si sono anche cercati spazi da lasciare in gestione totale ai più giovani (come il merchandising), per svilupparne l’autonomia, il senso di responsabilità collettivo e le capacità di lavoro in team. 
Promozione turistica e dell’artigianato locale 
Templaria Festival rappresenta il momento di più importante visibilità per il paese di Castignano, non solo per l’importanza dell’evento e il grande numero di presenze, ma proprio per la possibilità di presentare il borgo nella sua bellezza architettonica e storica, offrendo allo spettatore uno sguardo sulla tradizione locale. 
Durante la manifestazione sono rimasti aperti, con ingresso gratuito, tutti i musei e le chiese del centro storico (fra cui Chiesa e cripta dei SS Pietro e Paolo e il Museo Sistino), che non raccolgono solo manufatti, dipinti e monumenti dell’epoca, ma anche esempi di artigianato locale e reperti dei mestieri antichi. Guide locali hanno accolto i visitatori garantendo piccoli tour guidati per tutte le serate. 
L’allargamento del percorso e l’apertura di nuovi spazi hanno permesso l’utilizzo di alcuni suggestivi luoghi storici, quali il chiostro della Chiesa di Santa Maria; si è prestata anche una maggiore attenzione all’illuminazione e alla fedeltà storica di tutti gli allestimenti. 
A fianco alle ormai rodate locande, i cui menù sono da tempo dedicati ad assaporare antiche ricette e prodotti tipici del territorio, si è posto attenzione anche alla riscoperta degli antichi mestieri, sempre più conosciuti oggi anche grazie alla maggiore coscienza sociale sui temi del biologico, dei prodotti naturali e delle proprietà dei prodotti. 
Sono stati proposti in forma di bottega, mercato o laboratorio artigianale: ricamo a tombolo, lavorazione del ferro battuto, birra artigianale, pergamene e scrittura decorativa, tintura dei tessuti naturali, cera e candele artigianali, percorso della seta e della canapa, spezie, battitura delle monete, calzoleria e lavorazione del cuoio, mietitura e lavorazione del grano. 
Una particolare menzione va fatta ai due prodotti tipici territoriali. Le Cantine di Castignano, produttrici del rosso “Templaria” legato proprio alla manifestazione, sono state unico fornitore per l’evento assumendo anche la qualifica di sponsor; un’intera bottega è stata invece dedicata all’anice verde di Castignano e ai suoi molteplici utilizzi. 
Caratterizza la manifestazione dal punto di vista storico e sportivo anche l’accampamento medievale, con le lezioni di scherma e tiro con l’arco, e la presenza del gruppo di falconeria. 
Templaria si è presentata così come una vetrina unica per i produttori del territorio, la valorizzazione dell’artigianato locale e l’incontro con un pubblico nazionale e internazionale. 
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