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Gaetano Pompa, un artista a torto poco noto in Italia

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Scriveva Alberto Savinio nel 1920 “Pochi sono rimasti che sanno rappresentare lo ieri e il domani” intendendo per “ieri” la nostra memoria e per “domani” i nostri pensieri e non solo i nostri, ma anche i pensieri degli altri uomini”. Uno di coloro che ha scelto come religione la “memoria” è, appunto Gaetano Pompa.

Nato in Lucania nel 1933 ma presto trasferitosi a Roma e poi addirittura in Germania a Monaco di Baviera dove soggiornò alcuni anni e dove conobbe anche la sua futura moglie, l’artista cercò da subito di far rivivere la poesia del passato attraverso i suoi paesaggi ariosi e pieni di lontananze e nelle sue figure ambigue e talvolta paradossali creando una serie di suggestioni che si sovrappongono con l’insistenza dei ricordi, mescolando passato e presente con una facoltà visionaria che incanta. Il suo stesso arcaismo, nutrito di fonti principalmente romaniche e gotiche, non si risolve mai nel prodotto erudito o a una scelta ironicamente evasiva, ma esprime invece la partecipazione al dramma di cui l’uomo d’oggi soffre costituito dal mito erroneo e pericoloso di un’attualità astratta.

E che egli non sia un divertito narratore di favole lo rivela la carica emotiva e lo spessore umano che tra espressioni ironiche o grottesche spiccano in tante sue opere; il suo mondo poetico è molto più complesso e molto meno “surreale” di quanto può apparire a prima vista poiché la sua memoria del passato ha densità e gravità ammonitrici, non rinchiudendosi nel vagheggiamento di tempi remoti ma calandosi dalla mitologia nella realtà del presente.

Nei suoi quadri sono rappresentate storie così come potrebbero essere raccontate ad un fanciullo: Ulisse, Giuliano l’Apostata, Federico II di Svevia, i Pontefici ed il Diavolo sono tutti personaggi quasi senza tempo perché in tal modo maggiormente ci fanno sognare e ci astraggono dalla realtà di ogni giorno.

Da un punto di vista più strettamente “tecnico”, molto ricorrente è nei suoi quadri l’utilizzo dell’oro come colore e come nobile simbolo costituendo anche un ricordo di quella Scuola dei Maestri senesi che tanto lo incantò da giovane. Ma, d’altra parte, i suoi paesaggi non vogliono rappresentare l’amore per la natura ma l’amore che l’uomo impegna nel trasformare la natura, dandole i connotati e lo spirito della propria regione.

Numerose sono state le mostre di Gaetano Pompa sia in Italia che all’estero e non solo nel campo della pittura ma anche della scultura, dell’incisione e del disegno a cui non corrispose, almeno in Italia, una pari fama, tanto da giustificare quanto lo stesso Vittorio Sgarbi scrisse pochi anni dopo la sua morte avvenuta ad Ansedonia nel 1998: “ Pompa, nonostante l’immensa mole di opere prodotta, non ha quasi bibliografia” ed è quindi “infinitamente meno noto di quanto meriterebbe”.

Riccardo Bramante 

Facebook: https://www.facebook.com/riccardo.bramante

Alvise Nodale, il 23 febbraio esce "The Dreamer" l'album di debutto

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Alvise Nodale comincia la sua attività musicale suonando la chitarra negli Incanti Erranti, suonando in vari locali del Friuli Venezia Giulia. Il progetto poi si è arenato, lasciando così tempo al cantautore di comporre otto brani in friulano che formano il primo disco auto prodotto “Conte Flame”, che dà modo a Nodale di esibirsi sul palco del Madame Guitar nel 2016 e portandolo in quasi tutto il Friuli concedendogli una discreta notorietà a livello regionale.

THE DREAMER è l'album di debutto di ALVISE NODALE, composto da 9 tracce acustiche che insieme formano una storia, in una sorta di libro musicale in cui ognuno può crearsi un proprio personaggio seguendo i testi delle canzoni. La storia in questione inizia “In Un Soffio”, che rappresenta la nascita del personaggio, che comincia a vivere una vita umana, una vita da sognatore, da qui appunto il titolo. La storia procede con l'infanzia (rappresentata da Pioggia e Il Lampionaio) e l'adolescenza (Icaro (Cuori & Ali)). Si va avanti con “Invincibili”, in cui il sognatore si addentra nella società, conoscendo e capendo anche l'innamoramento (Occhi) e imparando a dire Addio (Canzone per un Addio). Invecchiando il personaggio diventa un marinaio che non vuole arrendersi nel cercare di realizzare i suoi sogni e le sue speranze, continuando a navigare verso “Atlantide”. Il sognatore poi muore nella canzone conclusiva del disco “Buonanotte, Sognatore”. 

Hanno contribuito alla realizzazione del disco:
Giulio Venier: Violino
Luca Moreale: Basso Elettrico
Massimo Silverio: Violoncello, Cori
Nicola Silverio: Cajon
Valerio Simonini: Pianoforte
Veronica Urban: Tin & Low Whistle, Voce
Registrato, mixato e masterizzato da Luca Moreale presso
MOrecords, via Zugliano 3, Udine.
Copertina di Celestino Isufaj.
Link:
Tracklist:
1. In Un Soffio
2. Pioggia
3. Il Lampionaio
4. Icaro (Cuori & Ali)
5. Invincibili
6. Occhi
7. Canzone per un Addio (video)
8. Atlantide
9. Buonanotte, Sognatore

Tommaso Venturelli "Tanto fuori si sta bene" il 3° singolo del cantautore di Forlì

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Dopo “Margherita” e “Pago Io” in radio e sui principali digital stores “Tanto fuori si sta bene”  il terzo singolo che anticipa l’uscita dell’EP di debutto di Tommaso Venturelli (video).

Tommaso indossa una nuova veste, “Tanto fuori si sta bene” (#TFSSB) è una ballad romantica e malinconica che racconta una storia d’amore, con sonorità moderne ma che strizzano l’occhio agli anni novanta. Un brano che dimostra le capacità di scrittura e la grande duttilità e maturità dell’artista. Un messaggio che arriva direttamente all’ascoltatore e che rimane in memoria.
Tommaso Venturelli nasce a Forlì nel 1997. Da giovanissimo si avvicina al mondo della musica imparando a suonare la chitarra, alla quale affianca lo studio della voce. Tommaso è un osservatore e riporta nella sua scrittura musicale le esperienze che vive tutti i giorni: i suoi testi sono sinceri, diretti e raccontano le sue esperienze di vita. Nel 2014 Tommaso crea la sua prima band, i JAM, con i quali comincia un percorso musicale che lo porta a suonare neI principali palchi della sua regione. Con i JAM registra un brano prodotto da Luca “Tornado” Testori (Skiantos). Nel 2017 Tommaso inizia una collaborazione con il Deposito Zero Studios di Forlì e il suo team di produttori, con i quali lavora al suo primo EP. In giugno 2017 esce il primo singolo intitolato Margherita. A novembre 2017  si conferma con il secondo singolo “Pago Io”, seguito da “Tanto fuori si sta bene”, in uscita a febbraio 2018.

ALESSIO ALESSANDRA, “ANIMALE SOCIALE” il nuovo album del cantautore di origini piemontesi esce il 23 marzo

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“Animale sociale” (Rinoscky Records) è il titolo del nuovo album del cantautore siculo/piemontese Alessio Alessandra in uscita il 23 marzo, un progetto discografico che pone al centro la formula del teatro-canzone: “Le mie canzoni - spiega Alessio - hanno la comune caratteristica di guardare dentro le persone, descrivendone i tratti umani più nascosti, le debolezze, la capacità di essere corrotti, l’inadeguatezza agli schemi e alle aspettative umane, la tendenza a sfuggire all’interiorità per rifugiarsi nella facile gratificazione della materialità. Tutto ciò ci rende degli animali sociali”. Il disco verrà presentato in anteprima con un concerto al Teatro Cielo d’Alcamo (Tp).

Alessio, “avvocato penalista di giorno e cantautore dai testi irriverenti ma dai modi gentili la notte”, nelle sue canzoni, che nascono prevalentemente al pianoforte, non rinuncia al proprio istinto di osservatore dell’uomo, tanto da definirsi un “cantropologo”: “scruto me stesso e gli altri, elaboro i comportamenti relazionali tra gli uomini, talvolta di ciò mi indigno, altre volte me ne meraviglio, riconosco che spesso la mia ispirazione trae origine dall’indignazione”, continua l’autore. 

Composto da 13 brani, l’album parte con un “Cappello” introduttivo, scritto da Alessio Alessandra ed affidato alla voce di Edoardo Siravo, che dà la linea della poetica di tutto il lavoro che spazia dalla ricerca della felicità (“L’albero non c’è”), al gioco dissacrante con cui il cantautore descrive la dimensione terrena e le sue meschine materialità (“Signor Caronte”). Nel quarto brano arriva la dichiarazione d’amore per la vita e per la musica in “Vivo di la (là)” (con la voce di Valeria Graziani) a cui segue un altro tema caro ad Alessio, la riflessione sull’incapacità di comunicare tra gli uomini, sull’imperversante egoismo che non tollera il confronto in “Stammi a sentire”. Il cuore dell’album è rappresentato da “Il mio amico pazzo” in cui viene descritta l’inettitudine dell’uomo, il segnale più evidente dell’”animale sociale”.  Si arriva al ritmo incalzante e al testo sarcastico de “La marcia della mela marcia” e all’ironia de “Il pavone” in cui l’autore si prende gioco dei gradassi, dei materialisti, degli spocchiosi, dei megalomani, dei ciarlatani. “Io sono il giusto… giustizia, amicizia, modestia a parte” è una fotografia all’uomo che ama dichiararsi ciò che non è, mentre “Ben 10 euro” è un’invettiva politica ricca di ironia e calata in un sound diviso bruscamente tra un rock un po’ elettronico e il mondo classico. Il disco si avvia alla conclusione con “La canzone senza senso”, “Tino Vitalino”, che racconta il successo transitorio e la gloria effimera dell’uomo, e “La giustizia dei re”, una malinconica ballata con cui l’autore si congeda osservando triste quella grande fetta di società inconsapevole dei propri immeritati privilegi.

L’idea di dare al progetto il nome “Animale sociale”, in cui Alessio è affiancato da Giuseppe Rizzo (chitarra), produttore artistico dell’album insieme a Rino Marchese (basso elettrico), Vincenzo Alonzo al pianoforte, Maurizio Gula alla batteria, Ciro Pusateri al sassofono è figlia dell’estro di Ettore Ventura, curatore della grafica e della comunicazione sui social. La foto di copertina del cd è opera del fotografo Charley Fazio. 
Foto di Charley Fazio
Note biografiche: Cantautore ed avvocato penalista, Alessio Alessandra dice di sé: “con la musica nutro l’anima, e con la legge la mente”. Nato a Novara il 22 aprile 1979 e trasferitosi dopo pochi anni con la famiglia in Sicilia, Alessio ha saputo conservare e mixare il meglio dei tratti del piemontese e del siciliano, dandone forma d’arte nella scrittura, nella musica e nell’interpretazione. Pur senza essere uno strumentista, è riuscito a trovare il collante ideale per fare sposare suoni e parole in canzoni controcorrente, dove unisce il garbo di Lelio Luttazzi al lato istrionico di Gigi Proietti. Nella sua crescita artistica, ha attraversato formazioni rock, studiato jazz e approfondito le origini del cantautorato europeo. Frontman della Piccola Orchestra Malarazza, dal 2009 e per due anni e mezzo, con la band vive un breve ma intenso momento di popolarità grazie alla trasmissione televisiva “Italia’s got talent”. In questi anni in cui Alessio ha imparato a respirare il palco e a muoversi rapportandosi a un pubblico cantando dal vivo. Dopo una intensa tournèe estiva, nell’autunno del 2011, Alessio Alessandra si stacca dalla Piccola Orchestra per intraprendere un percorso prettamente cantautorale. La separazione dal gruppo è stata per lui la svolta. Con un impegno a testa bassa e totale verso il cantautorato e il teatro-canzone, che lo hanno portato a partecipare e a vincere concorsi nazionali. Decide di intensificare la propria attività creativa, incrementando il proprio repertorio di nuove creazioni. Alle già apprezzate "La marcia della mela marcia", "Vivo di la (la')" e "Tino Vitalino", si aggiungono “Signor Caronte”, “Ben 10 euro”, “La canzone senza senso”, “Il mio amico pazzo”, “Il Pavone”, etc. Nel 2013, con il brano “Signor Caronte”, vince il primo premio al concorso nazionale della canzone d’autore “Musica Controcorrente” e conquista la finale del “Premio Bindi”. Nel 2014, con la canzone “La giustizia dei re”, raggiunge la finale del concorso nazionale “Botteghe d‘autore”. A marzo 2018 uscirà il primo disco dell’artista siculo/piemontese. 

Le cassiere di Stefano Terrabuoni al Teatro Elettra dal 28 febbraio al 4 marzo 2018

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È una commedia tutta al femminile quella che andrà in scena al Teatro Elettra dal 28 febbraio al 4 marzo 2018. Femminile è la trama, come le protagoniste, Carla Cardarelli ed Elena Capparelli alle prese con le loro vite così diverse che si affacciano l’una sull’altra. Antonietta Corrado ha curato i dettagli dei costumi delle attrici nei cinque giorni della storia. La regia è della giovane Aurora Piaggesi.

All’intervallo pranzo, due donne si siedono per caso sulla stessa panchina di un parco. Questa vicinanza rende loro molto sospettose e riservate anche nelle telefonate che ricevono. Carla, meticolosa e abitudinaria quasi maniacale nei suoi riti per il pranzo, è alle prese con un figlio grande che non riesce ad essere autonomo. Valentina, vulcanica e impulsiva, è reduce da una litigata con il suo fidanzato e cerca conforto negli incontri online. All’inizio il loro rapporto è freddo, diffidente, quasi scostante per l’invasione della reciproca privacy. Giorno dopo giorno, però, le due donne si avvicinano, si confidano, si conoscono, diventano amiche al punto d’aiutarsi l’una con l’altra.

Questo è il quarto spettacolo che vede in scena un testo di Stefano Terrabuoni, autore anche di romanzi, come Piano di Lavinia e Nessuno alla Stazione. Le cassiere è una commedia lieve che farà ridere, sorridere ed emozionare.

Le cassiere

di Stefano Terrabuoni
con Carla Cardarelli, Elena Capparelli

Costumi di Antonietta Corrado

Suono e Luci di Giulia Vertua
Regia di Aurora Piaggesi

Teatro Elettra

via Capo d'Africa 32

dal 28 febbraio al 4 marzo

ore 21 – domenica ore 18

info: nuovoteatroelettra@gmail.com

tel 3913709341

Biglietto intero: 12 euro + tessera associativa

Biglietto ridotto: 8 euro + tessera associativa

THE SHALALALAS, il 9 marzo esce il nuovo disco BOOM. Annunciate le prime date del tour

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THE SHALALALAS presentano BOOM. Il nuovo album del duo romano in uscita il 9 marzo per Bassa Fedeltà. Con il nuovo disco Sara e Alex aggiungono alla loro musica nuove dimensioni sonore, anche grazie alla partecipazione di Cesare Petulicchio (batteria) e Federico “Jolkipalki” Camici (basso). Anche sul palco i The Shalalalas saranno accompagnati da nuovi strumenti, andando a comporre una formazione live allargata.

BOOM è una “tranquilla esplosione” indie rock che non dimentica le fondamenta acustiche sulla quale si erge la musica dei The Shalalalas. Se da una parte il disco apre a sonorità inedite per il duo, accostabili a quelle dei The Kooks, Belle & Sebastian e Angus & Julia Stone, dall’altra conserva la musicalità e la spensieratezza dei lavori precedenti: il risultato è un sound lontano dai comuni paradigmi dell’indie italiano. BOOM è anche una “tranquilla esplosione” di strumenti: la batteria di Cesare Petulicchio e il basso di Federico “Jolkipalki” Camici sono parte fondamentale negli arrangiamenti ed esaltano la musicalità dei riff di chitarra e tastiera. Le dieci canzoni vedono ancora una volta la voce di Sara alternarsi a quella di Alex, creando così linee vocali rare e del tutto particolari nel panorama musicale nazionale. Le atmosfere del disco alternano serenità e dreaminess a tratti leggermente più malinconici, lasciando l’ascoltatore libero di scavare nei ricordi o immaginare scenari futuri.

“BOOM è un disco da ascoltare, nella quale risuonano canzoni che diventeranno la giusta soundtrack di tanti attimi. È un disco per i momenti spensierati come per quelli più intensi, per i tramonti estivi come per i tè invernali, per le passeggiate in pieno autunno come per i primi soli primaverili.”

Il tour, in collaborazione con Vertigo Concerti e Rocketta, partirà dal Lanificio di Roma e proseguirà per venti date in tutto il Belpaese, a cui presto se ne aggiungeranno altre. Si alterneranno live in formazione allargata, soprattutto nei club, a set in duo su palchi più intimi, per uno spettacolo che promette di divertire ed emozionare, in pieno stile Shalalalas.


BOOM TOUR
8 marzo - Lanificio - Roma
9 marzo - Locanda san Rocco - Fermo
10 marzo – Soulkitchen – Sulmona (AQ)
11 marzo – Fiera del Libro – Milano
24 marzo – Ferro 3 – Scafati (SA)
30 marzo – Irish Cafè – L'aquila
13 aprile – Bizarre – Pescara
19 aprile - Osteria sotto le mura - Montecarotto (AN)
24 aprile - Fuochi nella Notte - Genazzano (RM)
27 aprile - Covo Club - Bologna
28 aprile - Arci Kino - Pieve di Cento (BO)
11 maggio - Freadom Book - Bellizzi (SA)
12 maggio – Deliri Caffè – Sora (FR)
19 maggio – Mishima – Terni
20 maggio – Groove – Lugo (VI)
25 maggio - Espresso Italia - Pinerolo (TO)
26 maggio - Zac - Ivrea (TO)
1 giugno - Koi Bistrot - Vallo della Lucania (SA)
2 giugno – Linea Gotica – Ferrandina (MT)
15 giugno - Catomes Tot - Reggio Emilia
16 giugno -Bagno Polca - Marina Romea (RA)


TRACKLIST & CREDITS
1_Difficult 2_Love Me Tonight 3_Hold Me Tight 4_Bucket List 5_Once again 6_Nothing Works at 5 O’Clock 7_She Could Be 8_Big Green Eyes 9_All That We Want 10_Tomorrow (A Better Day)

Registrato e mixato da Daniele Gennaretti presso lo Studio Nero.
Masterizzato da Fabrizio De Carolis presso il Reference Studio.
Tutte le canzoni sono state scritte dai The Shalalalas.
Testo di “Big Green Eyes”: Marco Bocchetta
Cori di “Big Green Eyes”: Francesco Floridia

Basso: Federico “Jolkipalki” Camici
Batteria: Cesare Petulicchio
Chitarra elettrica: Daniele Gennaretti
Artwork: Adelaide Albinati
foto: Agnese Carinci

BIO 
I The Shalalalas nascono da un colpo di fulmine tra la chitarra di Alex e la voce di Sara.
Nel 2013 esce il loro primo EP “The Fucking Shalalalas”, in cui si intrecciano sonorità̀ indie folk con melodie pop. Dopo una lunghissima serie di live, nell'aprile 2015 esce per l'etichetta Bassa Fedeltà il loro primo LP dal titolo “There are 3 las in Shalalalas”, un disco totalmente acustico che la band ama definire “dream-folk”. Nei mesi successibi il #3 las tour porta il duo in oltre 100 città italia ed europee (Francia, Spagna, Svizzera, Romania) e li vede salire anche sul palco del Primavera Sound Festival di Barcellona.
Nel 2016 il brano “A Week” viene scelto per la sigla della serie TV “L’Allieva”, con Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale, e la regia di Luca Ribuoli. La serie va in onda in prima serata RAI 1, tra settembre e ottobre dello stesso anno e vede molti altri brani della band presenti all'interno della colonna sonora.
Nel dicembre 2016, i The Shalalalas sono tra i 12 finalisti di Sanremo Giovani 2017, con il loro primo brano in italiano “Difficile”. Si esibiscono così in prima serata RAI 1, nella trasmissione “Sarà Sanremo”. Nel 2017 lavorano al loro secondo album, intervallando il lavoro di scrittura e registrazione, all'attività live.
Nel marzo 2018 è in uscita per Bassa Fedeltà il nuovo disco “Boom”, che vedrà i The Shalalalas esibirsi dal vivo per la prima volta in formazione a quattro per rendere al meglio le nuove sonorità indie-rock.

LA MOSSA DEL CAVALLO, C'era una volta Vigata il 26 febbraio su Raiuno dal romanzo di Camilleri. Con Michele Riondino

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(video) Siamo a Montelusa nel 1877. 
Il quarantenne Giovanni Bovara (Michele Riondino) è il nuovo ispettore capo ai mulini, incaricato di far rispettare l’invisa tassa sul macinato. Siciliano di nascita, è ormai ligure di adozione poiché da bambino si è trasferito con la sua famiglia a Genova. Ragiona e parla come un uomo del nord-Italia e non comprende le dinamiche mafiose e omertose che regolano la terra siciliana. La sua intransigenza gli procura subito diversi nemici.
Le sue indagini lo portano a scoprire prima un ingegnoso sistema con il quale i mugnai vengono lasciati liberi di evadere la tassa sul macinato e poi l’esistenza di un mulino clandestino nel terreno dell'uomo più potente della città. A poco a poco le spire del “sistema” gli si stringono intorno e quando sopraggiunge per caso sul luogo dell'omicidio del parroco della città, Bovara si ritrova suo malgrado invischiato in qualcosa molto più grande di lui. In un complicato sistema di depistaggi e giochi di potere, i suoi avversari cercheranno di eliminarlo e sarà solo entrando nella mentalità dei suoi aguzzini e ricorrendo alle loro stesse strategie che Bovara riuscirà a salvare la propria vita.
Ma la giustizia riuscirà a trionfare? 
LA MOSSA DEL CAVALLO
C'era una volta Vigata

con Michele Riondino,
 Ester Pantano, Cocò Gulotta, Antonio Pandolfo,
Giovanni Carta, Giancarlo Ratti, Maurizio Puglisi,
Filippo Luna, Maurizio Bologna, Domenico Centamore,
Giuseppe Schillaci, Daniele Pilli, Angelo Libri,
Roberto Salemi, Vincenzo Ferrera

regia di Gianluca Maria Tavarelli 

Tratto dal romanzo La mossa del cavallo di Andrea Camilleri 
edito da Sellerio Editore

Una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction  

Il film tv andrà in onda lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai1

"Nimby II", esce oggi il 2° Lp della band calabrese Nimby. Su YouTube il videoclip di "Opacità"

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Esce oggi “Nimby II”, secondo Lp (prodotto da La Lumaca Dischi in collaborazione con Overdrive Rec) dei Nimby, band calabrese formata da Tommaso La Vecchia (voce, chitarra, synth), Aldo Ferrara (chitarra, cori), Francesco La Vecchia (chitarra, cori), Stefano Lo Iacono (basso, cori), Simone Matarese (batteria) e Raffele De Carlo (flauti, cori).
In contemporanea esce su YouTube il videoclip di “Opacità” (tratto da un'idea di Tommaso La Vecchia condivisa col regista Arco Parentela) brano che introduce perfettamente l’intero lavoro: “È un inno al potere della musica che squarcia il doppio velo posto tra l’attimo presente, il passato e il futuro, rivelando la malinconia e la frustrazione che si provano nell’impossibilità di cogliere l’essenziale”.
L’album, una produzione artistica di Manuele Fusaroli (Nada, Tre Allegri Ragazzi Morti, Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man, Karate), registrato e mixato al NaturalHeadQuarter Studio di Corlo (FE) con l’assistenza al banco di Federico Viola, è descritto dalla band con queste parole: "Nimby II è un disco dal suono autentico e sincero, figlio della musica alternativa anglosassone degli anni ’90 e dei primi del 2000, ma che crea una linea di congiunzione con la cultura musicale italiana grazie a liriche surreali, visionarie e contemplative”.
Anticipato anche dal videoclip "La Noia" (https://youtu.be/3EXu0yZbB68), “Nimby II” (musiche dei NIMBY e testi di Tommaso La Vecchia) è composto da 8 brani: si parte con “Opacità”, un inno al potere della musica che riesce ad unire presente, passato e futuro e “Sottovuoto”, un non sense beat-punk in cui si esorcizza l’incapacità umana di gestire il vuoto esistenziale. Si prosegue con il groove romantico di “Goodbye My Love”, che apre la strada a “La Noia”, la più diretta, sporca ed esplosiva delle otto tracce. Il destino amaro del “Grande libro del cane” e la contemplativa “Rijeka Boat” accompagnano l’ascoltatore verso il finale con “Una manciata di Grammi”, un viaggio libero che va dai Motorpsycho al post-rock contemporaneo, e “Universo” conclude il disco con il racconto onirico di un viaggio interstellare.
Illustrazioni e grafiche dell’LP sono stati realizzati dall’artista Andrea Grosso Ciponte, professore dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Il formato fisico in vinile, in uscita a dicembre 2017, è stampato dalla PPM, la prima fabbrica di vinili moderna ed ecosostenibile in Europa Occidentale, ideata e fondata da giovani ragazzi calabresi.

Nati da un’idea del frontman Tommaso La Vecchia e del chitarrista Aldo Ferrara, i Nimby esordiscono dal vivo nel 2009 trai colli catanzaresi e la costa jonica, plasmando liberamente psichedelia, post-punk e garage rock. Il loro primo lavoro è l’Ep del 2010 "A glimpse of world seen thru the eyes of an old tree" forte della presenza musicisti della scena locale come Arco Parentela (4Gradi Brix, Gioman) al basso e Antonio Guzzomì (Meat For Dogs, Bretus) alla batteria. Da ottobre 2011 Gianluca Fulciniti subentra alla batteria, mentre Stefano Lo Iacono va al basso. Si aggiungono il flauto traverso di Raffaele De Carlo e la chitarra di Francesco La Vecchia, così Tommaso aggiunge le tastiere. Questa formazione raggiunge la finale di "Italia Wave Calabria" nel 2012. Il primo album della band è “Not In My Back Yard” del 2013, con la coproduzione di Fabio Magistrali (Afterhours, Marta Sui Tubi, Rosolina Mar, etc.). Le registrazioni, in presa diretta, vengono eseguite al Mu.Sa.Ba. di Mammola (RC) parco-museo dell’artista internazionale Nik Spatari che ospita tutta la band nella sua splendida foresteria e concede l’utilizzo di ben tre opere pittoriche per l’artwork del cd . Il 10 agosto 2013 la band organizza sempre al Mu.Sa.Ba., in collaborazione con il Parco Nazionale d’Aspromonte, il Festival “Terra-Cielo” dedicato alla notte di San Lorenzo suonando per quella sera tutto il disco registrato lì qualche mese prima. Dopo la realizzazione del primo videoclip “Summer” nasce un’intesa col regista Matteo Scarfò che, oltre a realizzare il video di “Cinema” sceglie alcuni brani di “Not In My Back Yard” tra le musiche del docu-film “BOMB! Fantasia In Fiamme”, dedicato alla vita e alla poesia “Beat” di Gregory Corso. Successivamente, Gianluca lascia la batteria a Simone Matarese (Meat For Dogs, Bretus) per motivi personali, rimanendo nella band come executive manager. Negli anni la band condivide il palco con gruppi come Jeniferever, Kutso, Hacienda, Miss Fraulein, (Allmyfriendsare)dead, Kyle, Scarma, Octopus, Saint Just, etc.; e collaborano con lo scrittore Franco Dionesalvi per la realizzazione di alcuni spettacoli di musica e poesia, presentati in rassegne come il “Festival delle Serre” di Cerisano.

I TREMENDI, uscito “MURI DI SABBIA” 1° disco di inediti della band romana. Partita la campagna di crowdfunding

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Anticipato dal singolo omonimo esce oggi, venerdì 23 febbraio, “MURI DI SABBIA” il primo disco di inediti della band romana I TREMENDI. L’album, composto da 7 brani, è disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming.

Il percorso de I Tremendi nasce dall'incontro tra due mondi, quello Rock e quello Hip Hop. Nel tempo sono riusciti a mescolare le loro esperienze focalizzandosi sul sound e sulle parole che compongono i loro brani.

«“Muri di sabbia” – dichiara la band – è un po’ la sintesi di quello che siamo noi, diversi ma coesi in un'armonia potente e decisa. È nato spontaneo ed è lo stendardo di tutto ciò che amiamo: la musica suonata col sudore e la passione. Lo abbiamo registrato in presa diretta, dal vivo, senza sovraincisioni, perché era importante rendere al meglio l'energia degli strumenti. Questo disco nasce dopo un anno di improvvisazioni e condivisione. Nell'estate del 2017 siamo entrati in studio con l'idea di fare un EP di 4 canzoni. In due giorni ne avevamo registrate ben 7, tutte live. Il risultato è esplosivo perché il nostro approccio è proprio questo, d'impatto, diretto, vero, per scatenare un’emozione e un pensiero con le nostre parole».

Tracklist: “Muri di Sabbia”, “Ladro D'Istanti”, “Tremendiland”, “Vivo”, “Ritmo e Poesia”, “Seguimi “, “Baffone”,


L’album è stato registrato e mixato presso il Coffee Studio di Roma, da Mattia del Forno e Francesco Caprara.


È partita da qualche giorno, sul portale Musicraiser, la campagna di Crowdfunding per sostenere I Tremendi. La band ha messo a disposizione una serie di ricompense a seconda della donazione effettuata. Per scoprire maggiori dettagli sul progetto e sulle ricompense e per dare il proprio contributo, questo è il link:



I Tremendi sono cinque banditi: Christian “DrFunk” Trabucchi, Simone “Pan-Ic” Trabucchi, Gianluca “Gian” Grasselli, Giovanni “King Joe” Narici e Quetzal Balducci. Si sono incontrati in un piovoso inverno della Capitale. Novembre 2016 per l’esattezza. Nati da un passato tumultuoso che conta non pochi nemici, alcuni eliminati, altri si aggirano con occhi avidi e maligni nelle bettole in periferia. Si racconta che il primo incontro, l’anno zero, la genesi, avvenne sul litorale laziale quando Dr.Funk e Gian, due vecchi compagni di balorde scorribande, decisero di riprendersi tutto quello che sentivano gli appartenesse. I palchi di Roma. Da quel giorno s’è perso il conto dei proiettili sparati e dei bicchieri svuotati. Decisero di chiamarsi I Tremendi perché il terrore e la paura dovevano precedere il loro arrivo, ovunque. Dopo un intenso ma breve periodo di caos, il temibile duo assoldò Pan Ic e King Joe. Il primo, stesso sangue del Dottore, era considerato una delle pistole più veloci di Ostia. Il secondo, invece, la quintessenza dell’essere Tremendo. Chiedete agli amici di chi si è trovato ad affrontare il suo fucile. Perché saranno gli unici che potranno darvi conferma. Ma la banda non era al completo. Qualcosa mancava. Qualcuno che scandisse con dei colpi secchi di tamburo l’arrivo dei predoni in città. Dal silenzio arrivò Quetzal, ma durò poco. Il silenzio, ovviamente. Da quel giorno, I Tremendi hanno iniziato a stendere la trama del loro piano, consumando rum e tabacco, aspirando a ricchezze e successo, bramando il momento in cui, nella calma più totale, avrebbero fatto saltare tutto in aria. Quel momento è oggi.

Filigranes, stasera incontro con Andrea Marcolongo e "La lingua geniale, 9 ragioni per amare il greco"

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La libreria Filigranes di Bruxelles ospita Andrea Marcolongo in occasione della pubblicazione in lingua francese del suo libro La lingua geniale: 9 ragioni per amare il greco (Roma-Bari, Laterza, 2016).

È prevista la traduzione simultanea in lingua francese.

"Innanzitutto questo libro parla di amore: il greco antico è stata la storia più lunga e bella della mia vita. Non importa che sappiate il greco oppure no. Se sì, vi svelerò particolarità di cui al liceo nessuno vi ha parlato, mentre vi tormentavano tra declinazioni e paradigmi. Se no, ma state cominciando a studiarlo, ancora meglio. La vostra curiosità sarà una pagina bianca da riempire. Per tutti, questa lingua nasconde modi di dire che vi faranno sentire a casa, permettendovi di esprimere parole o concetti ai quali pensate ogni giorno, ma che proprio non si possono dire in italiano."

Andrea Marcolongo, scrittrice, si è laureata all’Università degli Studi di Milano. Nella sua vita ha molto viaggiato, ha vissuto in dieci città diverse e ora vive a Sarajevo. Scrive di cultura e libri per “La Stampa”, “D - la Repubblica” e “Il Messaggero”. La lingua geniale, suo libro d’esordio, è stato un caso editoriale con più di 100.000 copie vendute, tradotto in Spagna, Francia, Grecia, Olanda, Portogallo, Croazia, Germania, Corea e in tutto il Sud America.


Informazioni
Data: Ven 23 Feb 2018

Orario: Dalle 18:00 alle 20:00

Organizzato da : Filigranes

In collaborazione con : Istituto Italiano di Cultura

Ingresso : Libero

Alegria Y Revolucion di Luciano Del Castillo, Ridere e combattere per le strade di Cuba: presentazione il 27 febbraio

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Letteratura ed editoria tornano protagonisti a WeGIL martedi 27 Febbraio alle ore 18.00 con Alegria Y Revolucion (Tempesta Editore), il libro fotografico sul popolo cubano del giornalista Luciano del Castillo, presentato insieme all'autore da Stefano Disegni, uno dei più famosi disegnatori e autori satirici italiani, e Alfredo Macchi, giornalista televisivo, inviato in zone di guerra, e fotografo per passione con altissima professionalità.

“Chi si bacia dietro un leccalecca, chi osserva fisso chi lo osserva, chi si trucca per strada o per strada fa a cazzotti su un ring di legno. Molti sono stregati dal re-cellulare per scattarsi foto o guardarle. I bambini cercano l’onda perfetta per inzupparsi con la mareggiata lungo il Malecon. Molti grandi, semplicemente, ridono con la faccia e con il corpo e l’allegria sembra un rumore irresistibile" Michela Suglia.

È l’effetto che fanno le foto di Luciano del Castillo racchiuse nel suo nuovo libro ‘Alegria y revolucion’ pubblicato da Tempesta editore, con la prefazione di Omero Ciai.
Vite di cubani con e senza Fidel Castro, in un’Avana che il fotografo e giornalista dell’Ansa conosce in profondità. Ci è arrivato alla fine degli anni ’90 e contagiato dalla ‘cubanite’, come la chiama Ciai, citando  il neologismo di Grarzia, non ha smesso di tornarci.
Negli oltre 60 scatti il colore si alterna al bianco e nero: quello del turbante giallo di una donna fiera, o dell’ombretto lilla di una ragazzina dolce. ‘Senza’ colore la faccia di un uomo che sbuca da un muro, sigaro in mano e sguardo lontano o la bambina che passa veloce lasciandosi dietro spazzatura e una cabriolet. Guardano dritto in camera, invece, le tre generazioni di donne che ridono di una gioia che sa di vittoria e speranza. Per esserci, per quel che sarà e perché continuano a crederci. Proprio quello che si vede sempre meno dall’altra parte dell’Atlantico, nell’Europa dei cittadini liberi e senza passaporti ma pronti a divorzi e muri da costruire. Ancora più sorprendente la risata di una donna che ha il volto illuminato dallo schermo del cellulare. Ride il ragazzo seduto accanto a lei, scoppiano in una risata che non ha pace i due giovani dietro di loro, per strada. Attimi catturati dall’occhio del fotografo tanto spontanei da sembrare irreali. Sarà questa la revolucion de Cuba?.

Luciano del Castillo è nato a Palermo il 23 giugno 1960. La sua vita è stata un continuo susseguirsi di scelte da dover prendere, considerate fuori dalla norma. Nonostante le problematiche iniziali però, Luciano non ha mai smesso di sognare e intraprendere viaggi in ogni dove, all’insegna della propria felicità. È giornalista, fotografo e lavora per l’agenzia giornalistica ANSA.

WeGIL, l'hub culturale aperto da Regione Lazio con Artbonus e gestito da LazioCREA, continua così la sua missione di mettere al centro le eccellenze culturali del nostro territorio, avviando progetti rivolti all'editoria, per portare al grande pubblico esperienze valide e di spessore.

WEGIL – www.wegil.it 

AMOR, CH’A NULLO AMATO… MA PERDONA? di Antonio Romano dall'1 all'11 marzo al Teatro L'Aura

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L’amore che obbliga chi è amato ad amare a sua volta, la storia di Dante Alighieri vista con gli occhi del suo grande amico Guido Cavalcanti. In una Firenze rivisitata, i due amici riscoprono l’amore per le proprie donne passando dal girone dei lussuriosi.

Lo spettacolo Amor, ch'a nullo amato.. ma perdona? È in scena al Teatro L'aura di Roma dal 1 all'11 marzo. Scritto da Antonio Romano e diretto da Giuseppe Renzo vede in scena Antonio Romano, Carlotta Ballarini, Giuseppe Renzo e Debora Zingarello.
Gemma riuscirà a perdonare Dante? Amor, ch’a nullo amato … ma perdona?

Note di regia
L’amore al tempo del Dolce Stil Novo era lo stesso di quello di oggi? Come sono cambiate le dinamiche dei rapporti di coppia dal milletrecento ai giorni nostri? Lo sanno bene i quattro protagonisti di questa folle e divertente storia che ha come tema centrale la poetica, i versi e le rime del sommo poeta Dante Alighieri, rivisitati in chiave ironica e molto spesso dissacrante. Dante è sposato da anni con Gemma Donati, ma è perdutamente innamorato di Beatrice e vorrebbe farla sua; chiederà quindi aiuto al suo fedelissimo amico Guido Cavalcanti, che è a sua volta ammogliato con Bice, la figlia di Farinata degli Uberti, e così facendo i due entreranno in un vortice di vicissitudini tutto costellato d’amore, di tradimenti e di poesia… tanta poesia!

Una messinscena dinamica e mai banale, che prende spunto da vicende storiche e da personaggi realmente esistiti per trasportarci in un luogo senza tempo, in cui sentimenti e comicità si fonderanno insieme per creare una miscela divertente, dal ritmo incalzante e da un rapido susseguirsi di battute. E in scena, quattro protagonisti ognuno con le sue manie e col suo carattere definito che ci porteranno con ironia ed energia verso uno svelamento finale tutto da gustare!



Teatro L'Aura
vicolo di Pietra Papa
Dal 1° all’11 Marzo 2018
dal mercoledì al sabato ore 21.00 domenica ore 18
info e prenotazioni 0683777148 oppure 3464703609
o tramite nuovoteatrolaura@gmail.com
Biglietto 12€

Con Sal Pizzurro lo Swing si innamora della Musica Italiana. L'intervista di Fattitaliani

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di Caterina Guttadauro La Brasca - Si deve a circa un milione e ottocentomila neri, che nel 1910 lasciarono le piantagioni del sud del Mississipi, vagabondando per le campagne e riversandosi nelle città a svolgere i lavori più pesanti rifiutati dai bianchi, la nascita di una Musica che conquistò il mondo. Come disse Joel Augustus Rogers: "Il jazz è la rivolta delle emozioni contro la repressione".

Nei ghetti delle grandi città i neri mischiarono il loro patrimonio musicale (work song, blues, gospel, spiritual) per dare origine al Jazz.Fu la città di New Orleans, importante porto fluviale della Louisiana, teatro dei più significativi incontri dei musicisti neri dell’epoca, a segnare una svolta storica nella musica popolare americana. Dice Alan Jaffe: “New Orleans è l’unico posto che conosco in cui, se chiedi a un bambino che cosa vuol fare da grande, invece di dire “Voglio essere un poliziotto”, oppure “voglio essere un vigile del fuoco,” risponde, “voglio essere un musicista”.
Ma il primo documento originario ci viene fornito, a New Orleans, dalla Original Dixieland Jazz Band, che nel 1917incide, appunto, il primo disco della storia del jazz.Noi vi parliamo oggi di Salvatore Pizzurro al quale si deve la divulgazione in Sicilia della conoscenza di questa musica eccelsa, perché suonata con l’anima, cantata con il cuore , partorita dalla fatica dei neri che si riscattavano dalla ghettizzazione grazie alla loro voce e a questo sound.
Nasce a Montelepre nel 1967 e si diploma nel 1989 in trombone alla Scuola presso il Conservatorio di Musica “Vincenzo Bellini” di Palermo. Successivamente, nel 1998 si diploma in Musica Jazz. Iniziò a suonare giovanissimo nell’Orchestra Jazz Siciliana e, collaborando con altri amici musicisti, ne impreziosi la qualità. È stato diretto dai più importanti musicisti Jazz del mondo, quali Gil Evans, Vince Mendoza, Bob Mintzer, Bill Russo, Ernie Wilkins, Gunther Schuller, Frank Foster, Lester Bowie, Pete Rugolo, Bob Brookmeyer, ecc.Il 27 gennaio, al Real Teatro Santa Cecilia con l’Orchestra Jazz Siciliana in concerto, ha presentato il disco: “ Vieni via con me” che ha dedicato a tutti gli Italiani nel mondo. Si tratta di grandi classici della canzone italiana, rivisitati con respiro jazzistico.
Questo Progetto è stato frutto di una scelta accurata dei pezzi, in un repertorio molto vasto, e, dopo due anni, è diventato disco, il terzo in assoluto della OJS, dopo lo storico esordio del 1990 sotto la guida di Carla Bley ed il successivo "Three Drums Show" del 2009 con Peter Erskine, Alex Acuña e Gianluca Pellerito. All’evento hanno preso parte anche alcuni solisti della Fondazione The Brass Group, un gruppo vocale e l'Orchestra Jazz Siciliana al gran completo. Pizzurro possiede una rara capacità di abbinare sapienza strumentale e cuore palpitante, imprimendo un piglio obliquo all’aura del repertorio proposto.
Un progetto, dunque, “leggero” nella spumeggiante e ironica forma espressiva vocale-strumentale ma certamente “pesante” nella sostanza musicale, nella brillantezza degli arrangiamenti, nel turgore delle sonorità, nel trascinante swing orchestrale e, non ultimo, nell’adesione a rievocare suoni e climi di un periodo importante della nostra storia musicale e sociale.
D. Cosa le ha fatto amare la Musica al punto di farne la colonna sonora della sua vita?
R. La bellezza dei suoni, il fatto che ha l’energia e la forza più dolce che esistano nella vita. La forza di aggregare e di unire i popoli.
D. Perchè il Jazz: è stata una sua scelta o una conseguenza magari di incontri lavorativi con Jazzisti?
R. È stata una precisa scelta estetica. Perché la musica jazz è la sintesi di tutto. Nel jazz c’è la melodia, contenuta nella bellezza dei temi e l’armonia, che permette all’esecutore la facoltà d’improvvisare, quindi di comporre e rappresenta la cultura musicale europea; il ritmo, l’elemento forse più caratterizzante del genere, che rappresenta l’Africa e l’America latina con i ritmi caraibici; la composizione, cioè la facoltà, improvvisando, di creare ed esprimere delle idee musicali che ti permettono di essere tu stesso creatore e non soltanto esecutore. In parole diverse, ho scelto il jazz perché è la musica più democratica perché tutti, contribuiscono alla sua creazione e alla sua esecuzione. E, non in ultimo, perché è la musica degli ultimi, degli immigrati. La musica del mondo.
D. Qual’è la prima cosa che valuta nel giudicare un trombonista?
R. La bellezza della sua voce, del suo suono e del suo timbro.
D. Un musicista che l’ha particolarmente colpito nel corso delle sue esibizioni?
R. Gary Valente, trombonista con il quale suonai, in orchestra, per il concerto che svolsi con Carla Bley e dal quale nacque il CD “plays the music of Carla Bley”
D. Cosa ne pensa Lei di Jazz e Fusion?
R. Sono termini che preludono, che anticipano il futuro. Tra alcune centinaia di anni esisterà soltanto l’essere umano, le cui origini si disperderanno nel tempo. Non esisteranno più gli asiatici, i neri, i bianchi. Esisterà soltanto l’uomo. Ecco perché il jazz è FUSION. È la musica del mondo che include tutto per esprime una cosa sola: l’uomo.
D. Il momento più bello della sua carriera?
R. L’ultimo che vivo perché comprende sempre la summa delle mie esperienze musicali.
D. Un consiglio da dare a un giovane che vuole seguire la sua strada?
R. Di restare libero. Di volare senza condizionamenti. Di essere sempre se stesso.
D. Il Jazz ha a che fare con la Cultura, secondo Lei?
R. Certamente in senso antropologico. Diversamente, direi che il jazz discenda più dalla natura, dal sole, dal mare, dalla luna …
D. Sappiamo che fra qualche mese riceverà, nel contesto della Premiazione del Concorso Letterario L’anfora di Calliope, un importante riconoscimento per essere riuscito a diffondere ed a sicilianizzare il Jazz. E’ così? La Musica sposa la Poesia?
R. Direi più semplicemente che la musica è poesia. Talvolta le parole e le note si sposano così bene da diventare indissolubilmente un tutt’uno.
La ringraziamo, augurandole ovviamente successi sempre più grandi e ci piace ripetere ciò che disse Maxence Fermine: Non dimenticartelo mai: suonare il jazz, è come raccontare una storia. Una volta svanita la musica e finito il pezzo, deve restare solo felicità… Altrimenti, non serve a niente!

GIANNI NARDO, “NOI” è il 1° singolo del giovane cantautore svizzero

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Nato da un’idea di Gianni Nardo, scritto e arrangiato con Vincenzo D’Agostino e Francesco D’Alessio,“Noi” parla della fine di una relazione, di quel momento esatto in cui una storia finisce semplicemente perché si cambia, senza colpe e con la voglia di conservare tutti gli aspetti dolci e positivi della relazione appena conclusa.
La vicenda raccontata da “Noi” è simile a quella di tantissime coppie che dopo aver condiviso un pezzo di vita si lasciano perché non si riconoscono più, giungendo alla conclusione di un tratto di strada costruito insieme.

“Noi” è un progetto che attinge al cuore della canzone italiana, realizzato con la partecipazione di Francesco D’Alessio, (arrangiamenti), Vincenzo D’Agostino (testi), Alfredo Golino (batteria), Roberto D’Aquino (basso), Maurizio Fiordiliso (chitarre), Fabrizio Palma (cori). 

Etichetta discografica: Mea Sound

Contatti e social: 

GIOVANNI D'ANGELLA IN "ESSERE BENESSERE": il comico più pigro della tv il 24 marzo a Peschiera Borromeo

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Giovanni d’Angella, il comico più pigro della tv, al De Sica con lo spettacolo "Essere o Benessere"

Sabato 24 marzo, ore 21: dopo i successi televisivi di Colorado su Italia 1 e Eccezionale Veramente su La7, arriva ad Oltheatre uno spettacolo innovativo ed esilarante sull’eterna lotta non tra il bene e il male, ma tra il bene e il benessere.

Peschiera Borromeo, 26 gennaio 2018

La programmazione di Oltheatre si conferma multiforme e aperta a spettacoli sempre diversi: è la volta dello spettacolo Essere o Benessere, con Giovanni d’Angella. Sul palco torna la comicità, che porta lo spettatore, tra una risata e l’altra, a riflettere sulla propria quotidianità.

In Essere o Benessere ogni spettatore ritroverà se stesso: sul palco Giovanni è tutti Noi. È l’Avatar che, con intelligente ironia, mette in scena i nostri vizi, i nostri costumi e le nostre speranze.

“Perché stiamo sul divano pur sapendo che per stare bene dovremmo andare a correre?”

“Perché mangiamo il tiramisù pur sapendo che per stare bene dovremmo mangiare i broccoli?”

“Perché ogni mattina cerchiamo di guadagnare più soldi e la sera diciamo che i soldi non fanno la felicità?”

Tutte queste domande fanno nascere un dubbio amletico:

“Ma il benessere alla fine ci fa bene o ci fa male?”


«Sono entusiasta di come sta procedendo il Tour,» racconta d’Angella «ad ogni replica sento che lo spettacolo si rinforza e che man mano cresce la complicità col pubblico. Mi fa particolarmente piacere portare lo spettacolo a Pescheria Borromeo, a pochi chilometri da dove ho trascorso la mia infanzia, dove ho tirato i primi calci al pallone e dove sognavo di diventare un grande attore. Sul palco del De Sica sarò accompagnato dall’estro e dalla musica dei Fatti Così e non vedo l’ora di sentire il calore delle risate, perché nonostante la televisione ti possa far conoscere ad un pubblico nazionale, l’emozione che sanno trasmetterti le persone in teatro, è ineguagliabile»


DOVE E QUANDO

24 marzo 2018, ore 21 | Oltheatre al De Sica, Via Don Luigi Sturzo 25, Peschiera Borromeo


BIGLIETTI

18 € (17 € + 1 € prevendita) Biglietto intero

16 € (15 € + 1 € prevendita) Riduzione per militari, forze ordine, over 60, ragazzi dai 14 ai 26 anni, residenti Peschiera, bambini da 4 ai 13 anni, tesserati Oltre APS)

13 € (12 € + 1 € prevendita) Riduzione speciale per gruppi di più di 10 persone

PER INFO

Processo Dell'Utri, Storia d'Italia dagli anni '70 a oggi al Teatro di Documenti 27 e 28 febbraio

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Già presentato al Teatro di Documenti nel 2015, torna in scena "Processo Dell'Utri, Storia d'Italia dagli anni '70 a oggi", lettura scenica di testimonianze autentiche rese nell’ambito del processo a carico di Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. 

“Questo non è uno spettacolo (lettura) contro Dell’Utri o Berlusconi, è uno spettacolo (lettura) contro chi fa finta di non vedere, di non sapere. E’ uno spettacolo (lettura) sull’Italia e gli italiani. Dell’Utri e Berlusconi sono la diretta espressione di un certo modo di pensare e di vivere. L’italiano medio si riconosce in questi modelli, li approva e li vota, garantendo la continuazione del sistema che prevede lo sfruttamento delle risorse pubbliche per fini personali con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Dell’Utri e Berlusconi sono casi eclatanti, paradigmatici di una condotta ovunque diffusa, nella destra, nella sinistra, come nel centro; nei ministeri come negli ospedali; nelle università come nei teatri pubblici. Quasi ovunque regnano il conflitto di interesse, l’abuso di potere, la corruzione. Questo spettacolo (lettura) è la radiografia di un corpo malato che non accenna a voler guarire.”(Paolo Orlandelli)
PROCESSO DELL'UTRI
LETTURA SCENICA DI TESTIMONIANZE RESE NELL’AMBITO DEL PROCESSO 
A CARICO DI MARCELLO DELL’UTRI 
CONDANNATO PER CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA

Con: Giuseppe Alagna, Rosario Altavilla, Simone Borrelli, Tony Caporale, 
Elio Crifò, Ivan Giambirtone, Giuseppe Grisafi, Pietro Pace, Natale Russo. 

Regia di Paolo Orlandelli
Ospiti delle serate, candidati e portavoce del Movimento 5 Stelle

27 e 28 Febbraio 2018, ore 20
Teatro di Documenti, Via Nicola Zabaglia 42 - Roma 
Spettacoli ore 20, Ingresso €12 – Tessera €3 - prenotazione obbligatoria

Paolo Orlandelli è regista di spettacoli di denuncia e impegno civile, tra i quali: “04-05-’98: Strage in Vaticano” (2008), “Vite Violate, Crimini sessuali nella Chiesa Cattolica” (2009), e “Il Cardinal Mia Cara” (2012), tutti di Fabio Croce; “Davide contro Golia, cronache del G8 di Genova” (2011), di cui è anche autore e interprete e che vanta il patrocinio di Amnesty International; “Mutilazioni, femminile plurale” (2014);  “Emanuele Scieri, Vittima della Folgore” di Isabella Guarino e Corrado Scieri (2014).
Lo spettacolo sostiene la petizione “Verità sulla strage in Vaticano“ per la riapertura del caso dell’assassinio del comandante delle guardie svizzere Aloys Estermann, di sua moglie Gladys Meza Romero e del vice-caporale Cédric Tornay, avvenuti il 4 maggio del 1998. 
LINK della petizione: https://www.change.org/p/papa-francesco-verità-sulla-strage-in-vaticano

Brescia, TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE domenica 25 febbraio: regia e coreografie di Fabrizio Angelini

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Il tour nazionale della Compagnia dell’Alba, dopo il grande successo registrato nei teatri di Pescara, Urbino, Bologna, Novara, Thiene, Barletta, Varese, Padova e i recenti sold out di Montagnana, Isola della scala e Massa, farà tappa a Brescia. La Compagnia dell’Alba, diretta da Fabrizio Angelini e Gabriele de Guglielmo, sarà, infatti, in scena alle 18 al Gran Teatro Morato di via S. Zeno a Brescia con lo spettacolo TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE, in co-produzione con il TSA - Teatro Stabile d’Abruzzo. 

Ispirato al racconto autobiografico di Maria Augusta Trapp “The Trapp Family Singer”, il musical del 1959 con le musiche di Richard Rodgers, le liriche di Oscar Hammerstein II e il libretto di Howard Lindsay e Russel Crouse racconta la storia di Maria Rainer, scalmanata novizia che si ritrova improvvisata governante presso la famiglia del Capitano Von Trapp, vedovo con sette figli nell’Austria del 1938. Una storia evergreen dal fascino un po’ retrò e dalle melodie indimenticabili, con la capacità di provocare forti emozioni, immortalata dal celeberrimo film con Julie Andrews. Con la regia e le coreografie di Fabrizio Angelini, la direzione musicale di Gabriele de Guglielmo, entrambi in scena con il ruolo rispettivamente di Max Detweiler e George Von Trap, e il ruolo di Maria interpretato da Carolina Ciampoli acclamata Clementina in AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA musical prodotto dalla stessa compagnia che per prima ha ottenuto da autori ed eredi i diritti professionali di rappresentazione al di fuori del Teatro Sistina. 
Lo spettacolo interamente cantato dal vivo presenta un cast di 14 interpreti, più 13 giovanissimi selezionati all’interno di un numeroso gruppo che si alternano nei ruoli dei 7 ragazzi Von Trapp. La Compagnia dopo la tappa di Brescia sarà in tour in numerose città italiane tra le quali Trieste, Latina e Albano e Ortona a riconoscimento dell’alta qualità delle produzioni della Compagnia dell’Alba. Lo spettacolo è presentato grazie ad uno speciale accordo della Compagnia con R&H Theatricals Company. I biglietti sono in vendita al botteghino del Gran Teatro Morato e on line e nel circuito ticketone. 
Segui il tour della compagnia sulla pagina facebook di Tuttinsiemeappassionatamente e su instagram @tuttinsiemeappassionatamente.

Arte, Ester Campese a New York con “El Matador” dall'11 marzo

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Il nuovo appuntamento con la nota pittrice Ester Campese è a New York a marzo 2018 in occasione della concomitante e importante Fiera d’arte “Armory Show”. 

Campey, nome con cui Ester Campese firma le sue opere, è infatti tra gli artisti di prestigio che saranno presenti alla mostra “New York International Art Expo”, che si inaugurerà domenica 11 marzo, proprio nel centro più importante della grande metropoli americana ovvero Times Square, al celebre Hotel Michelangelo, 152 W 51st St.
Non nuova alla partecipazione a mostre all’insegna dello spirito internazionale, Ester Campese porta in mostra un suo inedito “El matador”, rinnovando la tradizione di esporre a New York opere al maschile avendo anche lo scorso anno esposto un ritratto dedicato al nipote, uscendo così dal suo consueto fil rouge del femminile. 
Rammentiamo infatti, che questa artista in virtù della scelta del soggetto preminente che viene  raffigurato nelle sue opere, quello al femminile, è riconosciuta internazionalmente come "la pittrice delle donne". 
Campey, come lei stessa ha sempre ribadito, non ama però essere collocata in uno specifico cliscé, ella infatti ha spaziato tra il figurativismo/astratto, la pop art ed è sicuramente accostabile all’Impressionismo, stile principale scelto come espressione artistica.
Ester Campese procede in ogni modo nel suo cammino evolutivo, personale ed artistico, coinvolgendo come sempre lo spettatore offrendo lo spunto per una riflessione dialogica ed intima.
Campey stessa spiega inoltre che porta in esposizione al pubblico della grande Mela, l’opera “El Matador” in tale circostanza, come omaggio alle sue proprie radici spagnole. L’opera al completo fa parte di un dittico che si abbina a “Mujer Espnaola”, altra produzione realizzata da questa artista che è già stata pluripremiata.
La mostra “New York International Art Expo” vedrà il contributo del prof. Vittorio Sgarbi e anche di illustri rappresentanti di musei italiani quali Alberto D’Atanasio, direttore del Museo Modigliani e Veronica Ferretti del Museo Buonarroti.
Emozionata Ester Campese partecipa, ed è ancora una volta presente ad una mostra a New York, città cosmopolita che ama e che le ha sempre portato fortuna, come lei stessa dichiara.
Le sue opere sono state incluse in diversissimi cataloghi e testate specializzate sull'arte tra cui Mondadori, Exibart, La Gioia dell’Arte, ed altre. Le sue interviste pubblicate anche su Sky News 24, Libero, Fattitaliani, L’Opinionista. Le mostre internazionali cui è stata presente  l’ hanno vista protagonista oltre alla citata New York anche a Londra, Osaka, Dubay, Miami, San Pietroburgo e Mosca, Barcellona e Bratislava.
Con lei un selezionato numero di pittori di talento del panorama artistico contemporaneo internazionale che insieme creeranno un emblematico ponte artistico tra Stati Uniti e Italia.

Palermo, ad aprile Mostre su Robert Capa e Spencer Tunick nella Capitale della Cultura Italiana 2018

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di Andrea Giostra - Il 24 aprile 2018, presso il Real Albergo delle Povere di Palermo, sarà inaugurata la mostra su Robert Capa (1913-1954) dal titolo “Robert Capa Retrospective”, progettata ed allestita con la collaborazione della “Magnum Photos” e la “Casa dei Tre Oci Civita”.

Il 13 aprile 2018, presso i Cantieri culturali alla Zisa, in presenza dell’artista, sarà inaugurata la mostra fotografica su Spencer Tunick (1967), a cura di Gerald Matt, Direttore del prestigioso Istituto d’Arte di Vienna.
Due dei più grandi fotografi di tutti i tempi, il primo del secolo scorso, il secondo contemporaneo, accomunati esclusivamente dalla fama planetaria per l’originalità e l’importanza artistica e culturale dell’arte che hanno saputo esprimere con le loro foto, il prossimo mese di aprile saranno a Palermo con le loro opere.
La mostra su Capa, il cui vero nome fu Endre Ernő Friedmann, presenta quello che fu il più grande reporter di guerra del mondo, e dedica una particolare attenzione al fotogiornalismo del XX secolo. La selezione delle foto è a cura di Denis Curti, che presenterà circa 100 scatti in bianco e nero del grande maestro ungherese naturalizzato statunitense, che nel 1947, insieme a Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David “Chim” Seymour e William Vandivert, fondò la prestigiosissima casa di produzione “Magnum Photos”. Le foto che verranno esposte a Palermo racchiudono un periodo di tempo che va dal 1936 al 1954, anno della morte in Indocina di Capa, all’età di 67 anni, a causa di una mina antiuomo. Le foto rappresenteranno i 5 grandi conflitti mondiali del suo tempo: la guerra civile spagnola (1936-1939), la seconda guerra sino-giapponese (che seguì nel 1938), la Seconda Guerra Mondiale (1941-1945), la guerra arabo-israeliana (1948) e la prima guerra d'Indocina (1954).
Robert Capa
La “Magnum Photos”, fondata da Capa, fu la prima agenzia al mondo creata e voluta per tutela i diritti intellettuali delle opere fotografiche dei fotoreporter di allora, fu ideata da Robert Capa, che, immediatamente dopo, coinvolse in questo grande e ambizioso progetto i suoi grandi amici e colleghi del tempo. I fondatori furono fotoreporter appartenenti a cinque nazioni diverse, Capa ungherese, Cartier-Bresson francese, Seymour polacco, Rodger inglese, i Vandivert e Maria Eisner statunitensi. Le prime due sedi della Magnum furono una in Europa, a Parigi, l’altra oltreoceano, negli Stati Uniti d’America, a New York. Poco tempo dopo, vennero aperte altri due sedi, quella di Londra e quella di Tokio.
Robert Capa ebbe un legame artistico e professionale particolare con la Sicilia. La sua foto più celebre, icona universale della Seconda Guerra Mondiale, che vide gli americani liberare prima la Sicilia e poi l’Europa intera dal terribile regine hitleriano, fu infatti scattata a Troina il 6 agosto 1943, al termine della battaglia che in quei campi videro gli americani sovrastare le truppe naziste di Hitler. La foto, che certamente tutti ricorderanno, vede un soldato americano accovacciato e un pastore siciliano, che le cronache del tempo hanno ricostruito essere Francesco Coltiletti, che curvo, con il suo lungo bastone da montagna, indica al militare la strada per Sperlinga.
La mostra su Spencer Tunick, curata da Gerald Matt e aperta al pubblico fino al 2 giugno 2018, ha due peculiarità rispetto a tutte le precedenti realizzate dall’artista americano in giro per il mondo. Per la prima volta, a Palermo, sarà presentata una selezione di foto degli oltre settantacinque progetti fotografici che Tunick ha realizzato in tutto il mondo dal 1994, in quasi 25 anni di professione. L’aspetto riconoscibile universalmente delle foto di Tunick è che i protagonisti sono sempre folle di persone nude, centinaia o migliaia di uomini e donne, che vengono istruiti preventivamente in più giorni di lavoro per realizzare il suo progetto fotografico, assumendo delle pose particolari e indossando talvolta colori vivaci che colorano tutto il corpo e che caratterizzano la nudità delle persone oggetto di scatto fotografico. Ogni progetto ha una sua metafora, un suo significato, un messaggio sociale, politico, culturale, che arriva dirompente all’osservatore delle opere di Tunick. 
Spencer Tunick
Non sono delle semplici nudità, dei corpi ignudi radunati in modo ordinato in luoghi pubblici, in piazze, in prossimità di importanti monumenti, teatri. Le nudità di Tunick hanno sempre uno scopo preciso, quali per esempio l’uomo messo a nudo dalle vicende della vita, dal dolore, dalla sofferenza, dalla crisi economica planetaria, delle tensioni etniche e culturali, dalle difficoltà di vedere un futuro ed una migliore prospettiva di vita… insomma, la nudità dell’uomo concepita come solitudine nell’affrontare la vita con tutti i suoi drammi e difficoltà. Una nudità che nelle sue opere viene sempre rappresentata come collettiva e partecipata, ma che raramente diviene consapevole nell’uomo e nella donna che vivono il nostro tempo.

L’altro aspetto peculiare della mostra palermitana dedicata a Tunick, è che all’inaugurazione sarà presente l’artista americano che, attraverso dei documentari realizzati durante le sue opere performative, presenterà ai convenuti tutto il lavoro messo in atto e realizzato nell’esecuzione dei suoi progetti artistici e fotografici. Lo spettatore avrà così modo di vedere la mole di lavoro e la certosina progettualità che c’è alla base di ogni foto realizzata dall’artista. Le opere fotografiche saranno presentate in formato a parete, delle maxi-stampe, e riempiranno gli spazi messi a disposizione dai Cantieri Culturali alla Zisa dedicati alla mostra.
Link

Andrea Giostra

Sante Monachesi, l’artista della ricerca

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Proprio in questi giorni (per l’esattezza il 28 febbraio) ricorre il 17° anniversario della morte del pittore, scultore e ceramista Sante Monachesi. Nasce nel 1910 a Macerata dove frequenta la Scuola d’Arte Professionale per poi trasferirsi a Roma per iscriversi al corso di scenografia presso il Centro Sperimentale di Scenografia.
La sua prima produzione artistica è chiaramente ispirata ai principi e alle idee espresse da Umberto Boccioni nel suo libro “Pittura e scultura futuriste”, ma reinterpretate secondo una sua personalissima visione Extra Plastica Futurista Aerodinamica fatta di strutture “spiraliche” e “diagonali”.

Nel 1936 partecipa alla Esposizione Universale di Parigi e nel 1938 espone alla XXI Biennale di Venezia, nonché, nel 1939, alla III Quadriennale di Roma con la presentazione di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista in Italia. Dopo questa esperienza, fatta più che altro in memoria di una idea che avevo ormai incominciato a perdere il so spirito originario, Monachesi fa il salto di qualità lasciando l’artigianato artistico ed iniziando le sue esplorazioni polimateriche e le sperimentazioni plastico/dinamiche caratterizzate da larghi piani cromatici, tabule ideogrammatiche in alluminio, aerosculture e infine la vera e propria aeropittura sostenuta dallo stesso Marinetti.
Sono di questo periodo i temi pittorici più noti di Monachesi che, grazie anche alla sua permanenza a Parigi dal 1946 al 1950, ricrea la sua pittura conferendole assoluta originalità e leggerezza pur nella sua apparente semplicità. Sono di questo periodo i “Muri ciechi”, le “Parigi”, i “Fiori” in cui i colori –il bianco, il blu, il rosso, il giallo- vengono resi “facili” grazie alle esperienze fatte da Mondrian ed i Fauves. E queste esperienze Monachesi le ha portate con se e rielaborate anche negli anni successivi come è possibile osservare nel quadro del 1967 “ Baia Domizia” o nel suggestivo “Muri ciechi di Parigi”, qui riprodotti. Sembra non esservi né profondità, né spessore, né moto di materia perché vi è colta l’essenza del soggetto in modo totalmente e integralmente rispondente alla sensibilità postmoderna ma incorporandovi, nello stesso tempo, il motivo fondamentale dell’avanguardia, ovvero la purezza e primarietà dei colori e la loro non mescolanza.

Sempre interessato alla ricerca e ispirato dai nuovi materiali plastici, Monachesi realizza, a partire dagli anni ’60, anche sculture in gommapiuma ed in polimetilmetacrilato che ottengono un notevole successo nella mostra “Legare e sciogliere” tenuta a Parigi, nella Cappella della Sorbona nel 1979.

Continuando fino all’ultimo nelle sue ricerche e sperimentazioni, muore infine a Roma, come detto, il 28 febbraio del 1991.

Riccardo Bramante 

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