Quantcast
Channel: Fattitaliani.it
Viewing all 38856 articles
Browse latest View live

"Dieci piccoli indiani...e non rimase nessuno!" di Agatha Christie traduzione Edoardo Erba regia Ricard Reguant dal 9 gennaio al Teatro Quirino

$
0
0
Il progetto scenico

Scritto nel 1936 e pubblicato nel 1939, E NON NE RIMASE NESSUNO è considerato ancora oggi il capolavoro letterario di Agatha Christie, tanto che anche la cinematografia è piena di rimandi all’opera della scrittrice, basti pensare al film di René Clair con un cast d’epoca eccellente, oppure a tutti quei film successivi che adattavano il plot della storia a versioni più moderne. Ma dieci piccoli indiani resta nella memoria universale una perfetta struttura letteraria capace di tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Recentemente un sondaggio americano ha dichiarato che il romanzo è considerato universalmente il migliore in assoluto, posizionandosi al primo posto di tutte le vendite nel mondo, con poco più di 110.000.000 di copie vendute. Si è pertanto piazzato all'undicesimo posto nella classifica dei best-seller con più incassi della storia. Si conta che le opere di Aghata Chirstie siano tra le più lette in termini di cifre subito dopo quelle di Shakespeare. In Italia uscì per la prima volta nell'agosto 1946 con il titolo "...E poi non rimase nessuno", romanzo numero 10 della collana Il Giallo Mondadori, edita da Arnoldo Mondadori Editore.
Il libro fu originariamente pubblicato nel 1939 in Inghilterra come Ten Little Niggers (Dieci piccoli negri, o Dieci negretti), a richiamare il primo verso della filastrocca a cui si fa più volte riferimento nelle sue pagine: questa è in realtà una canzone americana, scritta nel 1868 da Septimus Winner e anch'essa pubblicata inizialmente come Ten Little Niggers e successivamente trasformata in Ten Little Indians. Per evitare di offendere la sensibilità dei cittadini di colore, il titolo del libro subì una prima variazione l'anno seguente, in occasione dell'uscita negli Stati Uniti: in questa circostanza, venne scelto come nuovo titolo l'ultimo verso della filastrocca, And Then There Were None, dato che nigger è utilizzato in America come termine dispregiativo. Anche in Italia la Arnoldo Mondadori Editore, prima casa editrice a pubblicare il romanzo (nel 1946), scelse la seconda versione, titolandolo ...E poi non rimase nessuno. Questo rimase fino al 1977, ma non piacque e così venne definitivamente cambiato con il più musicale Dieci piccoli indiani. Il nuovo titolo piacque ma non negli U.S.A. dove rimane, ancora oggi, And Then There Were None.
La storia è nota: Siamo nel 1939, l’Europa è alle soglie della guerra. Dieci sconosciuti per vari motivi sono stati invitati in una bellissima isola deserta. Arrivati nelle camere, trovano affisse agli specchi una poesia, "Dieci piccoli indiani". La filastrocca parla di come muoiono, uno dopo l'altro, tutti i dieci indiani. Una serie di morti misteriose infonde il terrore negli ospiti dell'isola, che iniziano ad accusarsi a vicenda fino ad arrivare ad una scioccante conclusione. L’assassino si nasconde tra di loro.
Forse il romanzo più cupo della scrittrice probabilmente a causa proprio degli echi della guerra che di lì a poco si sarebbero fatti sentire. Ma è grazie a questa cupezza che la scrittrice dà sfogo ad una vicenda piena di intrigo e suspense che trova il suo apice in un finale tra i più elettrizzanti e spiazzanti mai scritti. L’uso della filastrocca infantile, ribadisce il clima angosciante che pervade tutto il romanzo e che si manifesta tra i due poli contraddittori della colpa e dell’innocenza. La stessa filastrocca come definisce il critico inglese Falzon “ E’ un’arma a doppio taglio aiuta a creare quell’atmosfera magica e surreale, quella regressione infantile verso una vacanza nell’irrazionale e allo stesso tempo, scandisce con il suo ritmo inesorabile, la minaccia di morte che incombe su ciascun personaggio. Tutti professionisti sicuri di se e della solida posizione sociale che viene messa in discussione dal preciso momento in cui sbarcano sull’isola”.

Nel 1943 la Christie si accinge ad adattare il romanzo per il palcoscenico che rimase in cartellone a Broadway per 426 repliche. L’opera teatrale differisce dal romanzo nel finale, in quanto, la Christie non voleva dare al pubblico un finale cosi altamente drammatico specie in quegli anni, così decise di cambiarlo con un lieto fine ma pensandolo oggi risulta un po’ deludente e frettolosamente pasticciato.
Per questo motivo per la prima volta nella storia della commedia e in accordo con la Aghata Christie limited, siamo riusciti ad ottenere il finale come nel romanzo del 1939 con lo stesso svolgimento mozzafiato che ha incontrato il favore del pubblico e reso giustizia ad un adattamento operato dalla stessa Christie degno dei migliori drammaturghi teatrali.

La versione che vi presentiamo diretta dal regista spagnolo Ricard Reguant, è stata un enorme successo sia a Madrid la scorsa stagione che a Barcellona, tutti i personaggi sono ben caratterizzati e delineati nelle loro profondità interiori. La stessa epoca del romanzo viene rispettata cosi da ambientarla nei suggestivi anni 40’ con una scenografia in stile Art-Decò, utilizzando i colori bianchi e neri, che dà un suggestivo impatto visivo ad uno spettacolo che vede sul palcoscenico dieci protagonisti della scena italiana per la prima volta tutti insieme di varie generazioni e background artistici differenti.
Come scrive Reguant nelle sue note di regia:
“Questa nuova versione teatrale si adatta ai tempi e all’estetica del momento facendo godere il pubblico nella ricerca dell’enigma preparato dalla Signora Aghata; questi dieci “piccoli indiani” bloccati nell’isola sono vittime o assassini?. Questa è la stessa domanda che la scrittrice pone a se stessa mostrando al pubblico il lato nascosto di una classe borghese e aristocratica mischiati insieme in un’unica arena, rivelando le proprie carenze facendoli confrontare e sbranarsi per la sopravvivenza fino a diventare esseri volgari e ordinari. Sembra quasi una vendetta della stessa Christie verso una classe dirigente nella società inglese in cui la stessa scrittrice vive agiatamente e dalla quale vuole evadere costringendosi a diventare lei stessa la carnefice verso i suoi personaggi”.
9.21 gennaio
Gianluca Ramazzotti per Ginevra
DIECI PICCOLI INDIANI
… E NON RIMASE NESSUNO!
due atti di Agatha Christietraduzione Edoardo Erba
progetto artistico di Gianluca Ramazzotti e Ricard Reguant

con in ordine di apparizione
Giulia Morgani Tommaso Minniti Caterina Misasi
Pietro Bontempo Leonardo Sbragia Mattia Sbragia
Ivana Monti Luciano Virgilio Alarico Salaroli Carlo Simoni 
scene Alessandro Chiticostumi Adele Bargilliluci Stefano Lattavo
direzione tecnica Stefano Orsini
regia RICARD REGUANT


personaggi e interpreti
(in ordine di entrata in scena)
Sig.ra Rogers Giulia Morgani
Sig. Rogers 
Tommaso Minniti
Vera Claytorn 
Caterina Misasi
Cpt. Lombard
 Pietro Bontempo
Antony Marston 
Leonardo Sbragia
Blore 
Mattia Sbragia
Emily Brent 
Ivana Monti
Giudice Wargrave 
Luciano Virgilio
Generale McKenzie 
Alarico Salaroli
Dott. Armstrong 
Carlo Simoni

ORARI SPETTACOLIda martedì a sabato ore 21domenica ore 17giovedì 11e giovedì 18gennaio ore 17mercoledì 17 gennaio ore19sabato20 gennaio ore17 e ore21

INFObotteghino 06.6794585mail biglietteria@teatroquirino.it

segreteria 06.6783042 int.1
mail segreteria@teatroquirino.it

Errancia y fotografía. Il mondo ispanico di Jesse A. Fernández dal 18 gennaio all’Instituto Cervantes di Roma

$
0
0
Inaugura giovedì 18 gennaio alle ore 18.30, presso la Sala Dalì dell’Instituto Cervantes di Roma, la  mostra “Errancia y fotografía. Il mondo ispanico di Jesse A. Fernández”, a cura di Fernando Castillo. L’esposizione raccoglie 135 istantanee di uno dei maggiori ritrattisti di intellettuali e artisti del 900, attraverso le immagini che ha catturato  con la sua macchina fotografica in oltre trent’anni di «vagabondaggio ispanico», tra il 1952 e il 1986.

Nato a Cuba, figlio di genitori asturiani, Jesús Antonio Fernández Martínez (L'Avana, 1925 - Parigi, 1986)  ha condotto una vita itinerante testimoniata dai volti e i luoghi che ha ritratto nei suoi scatti. La mostra, infatti, è organizzata in nove sezioni che raccontano la sua permanenza in altrettanti luoghi simbolo della sua vista: Colombia, Guatemala, Messico, New York, L'Avana, Porto Rico, Madrid, Parigi e Palermo.

Un viaggio fotografico tra vari paesi ed epoche, svelato dall’obiettivo di un grande fotografo sempre fedele ai principi che hanno guidato la sua vita e il suo percorso artistico, che ha vissuto il distacco come condizione essenziale  per la libertà e la libertà come condizione per la sua creazione artistica.
Salvator Dalí, New York 1961

“Errancia y fotografía. Il mondo ispanico di Jesse A. Fernández” permette di conoscere la prolifica galleria di ritratti che il fotografo e pittore cubano ha realizzato con importanti protagonisti della seconda metà del XX secolo. Così, se a New York degli anni Cinquanta e Sessanta ha ritratto Marcel Duchamp o Marlene Dietrich, ha anche interpretato scrittori, artisti e musicisti del mondo ispanico presenti nel Nuovo e Vecchio Mondo, come accaduto a Parigi o a Madrid negli anni Settanta e Ottanta. Tra questi, Guillermo Cabrera Infante (il suo grande amico), Severo Sarduy, Vargas Llosa, Alfonso Reyes, Borges, Octavio Paz, Carlos Fuentes, Cortázar, Lezama Lima, Wifredo Lam, Roa Bastos, Rulfo, Onetti,  Carpentier. Senza dimenticare le più importanti figure della cultura e dell’arte spagnola: Dalí, Miró, José Bergamín, Antonio Saura, Chillida,Tàpies, Buñuel, Max Aub, Juan Goytisolo, Delibes, Alberti, Cela, Buero Vallejo, Pau Casals o Carmen Amaya.

Molte delle fotografie esposte sono famose e iconiche, altri scatti, invece, meno noti o addirittura inediti. Ma tutti con un unico comun denominatore a far da collante: l’ispanismo. A completare l’esposizione, anche una dozzina di documenti e pubblicazioni e il cortometraggio, "PM" di Sabá Cabrera Infante e Orlando Jiménez Leal.

La mostra - che si potrà visitare gratuitamente all’Instituto Cervantes di Roma, in piazza Navona 91, fino al 3 marzo 2018, dal mercoledì al sabato dalle 16 alle 20 - è stata inaugurata in Spagna, lo scorso ottobre a Madrid e nel corso del prossimo biennio verrà esposta anche a Parigi, New York, Chicago, Palermo, Francoforte e Berlino.
Colombia, 1979

Al vernissage romano, in programma giovedì 18 gennaio alla Sala Dalì, alle ore 18.30, interverranno France Mazin Fernández, vedova del fotografo cubano, Fernando Castillo, curatore della mostra e Juan Carlos Reche, direttore dell’Instituto Cervantes di Roma.
In copertina: Passeggeri in un autobus, Messico 1957
Errancia y fotografía.
Il mondo ispanico di Jesse A. Fernández

Dal 18 gennaio al 3 marzo 2018
Sala Dalí - Instituto Cervantes
Piazza Navona, 91 - Roma

Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili
Infowww.roma.cervantes.es - tel. 06.686 1871 - cenrom@cervantes.es

Carrozzerie n.o.t., Vertenze Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasìfae, scritto e diretto da Johannes Bramante

$
0
0
Un mito, dal greco mythos - racconto, è una narrazione di avvenimenti accaduti in un passato remotissimo, quello delle origini; caricato di sacralità, è relativo alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente, in un certo contesto socioculturale o in un popolo specifico. Al tempo stesso il mito è la riduzione narrativa di momenti legati alla dimensione del rito. Si tratta quindi di una narrazione appartenente alla tradizione ma non privo di legami con la realtà.

Vertenze Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasìfae  è uno spettacolo che si ispira ad un mito che nella sua eternità resta attuale. Un testo ambientato ai giorni nostri, in cui la dimensione tragica e mitologica è presente nei protagonisti, i quali dimostrano come l’universalità del mito sia insita nell’uomo.

La meccanica del mito è precisa e spietata: al re di Creta, Minosse, viene regalato dal dio del mare, Poseidone, un magnifico toro bianco. Quando, dopo essergli stato favorevole in varie circostanze, Poseidone richiede che il toro gli venga sacrificato, Minosse si rifiuta di immolare la bella bestia. Il dio, irato, si vendica con spietata fantasia: fa sì che la moglie del re di Creta, Pasìfae, si innamori perdutamente del toro bianco. La povera regina comincia, soffrendo le pene dell'amore, ad agognare un congiungimento con il quadrupede che, in quanto quadrupede, predilige le mucche alla donna; la quale però non si dà per vinta. Convince infatti l'architetto di corte, il celebre Dedalo, a costruirle una vacca di legno, dentro la quale ella si potrà accovacciare in attesa che la concupiscenza del toro lo porti ad un amplesso con la struttura di legno – e quindi con lei. Cosa che di lì a poco accadrà. Frutto della passione zoofila di Pasìfae sarà, nove mesi dopo, il Minotauro. Questo è il mito. Semplice, passionale e brutale nel suo essere mito. Lo spettacolo teatrale “Vertenze Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasìfae” fa reincarnare il suddetto mito in una situazione tanto più attuale quanto più affine a quella narrata dai poeti di duemila anni fa: la mitica Isola di Creta diventa la “Creta Costruzioni SpA”, una società italiana, molto italiana, che si occupa di costruzioni, soprattutto nel settore turistico. Minosse, il presidente, ha da tempo adocchiato un terreno dove costruire un grande resort con tanto di piscine e campi da golf, proposito facilmente realizzabile per uno scaltro businessman di alta estrazione sociale e amici giusti, se non fosse che proprio il terreno prescelto è abitato dall'ultimo esemplare di Toro Bianco in Italia, cosa che preclude il permesso di edificazione al nostro costruttore. Ma Minosse non ne vuole sapere di arrendersi alla legge italiana, insieme ai suoi amministratori delegati, Dedalo e Pasìfae, si dà un gran da fare per cercare di aggirare l'ostacolo. Ammazzare il toro? Corrompere le autorità? Comprare giornalisti? Quel che accadrà all'interno dell'ufficio principale della “Creta Costruzioni SpA” sarà un groviglio di complotti e speculazioni, di lotte esterne ed interne, senza scrupoli e senza la costrizione all'ipocrisia, solitamente dettata dall'opinione pubblica. Insomma, sarà una messa a nudo degli animi accesi di tre spregiudicati affaristi, dalla stessa parte soltanto per necessità e devoti solo al capitalismo, in un mondo dove fedeltà, coerenza e ambizione sono termini vacillanti, relativi e spesso pericolosi. Che la storia prenderà una brutta piega quando l'amministratrice delegata Pasìfae comincerà ad avere strane sensazioni va da sé... Il mito, eterno, si compie anche tra cravatte, telefoni e tacchi a spillo.

Vertenze Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasìfae,completa la trilogia del mito di Johannes Bramante, che nella scorsa stagione ha messo in scena Alkestis 2.1e Il Complesso Di Antigone.

Note di regia di Johannes Bramante
Avrei voluto chiamarlo “3” oppure “fine della trilogia” o semplicemente, “senza titolo”. Ma sono privilegi questi, che debbo lasciare ai musicisti e ai pittori, noi, a teatro, i titoli li dobbiamo dare. Allora da questo vincolo non mi resta che divincolarmi con un escamotage scientifico-universitario: il sottotitolo. “Vertenze Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasifae” non troneggia sulla prima pagina del copione, non riassume in senso olistico gli accadimenti del dramma, non agogna l'effetto immediato d'una brevità incisiva, insomma non è un titolo, ma un sottotitolo e il sottotitolo, adagio e stoico, vuole soltanto dare una prima, dolcemente accennata, spiegazione di quello che ci aspetta dopo la copertina o, nel caso nostro, dopo l'apertura del sipario. Che spieghi – e si spieghi – allora, il sottotitolo! La Vertenza Politica è quella dinamica, attivata dalla, più o meno volontaria, presa di coscienza dei tre attori principali del cupo dramma di essere – Aristotele non fa che appuntarlo – animali politici. Minosse è il presidente di una grande e potente azienda italiana, dalle sue decisioni, dai suoi investimenti e, anche, dal suo umore dipendono le sorti di innumerevoli persone. Pasifae e Dedalo, amministratori delegati della medesima azienda, sono apparentemente abbandonati alla mercé del loro avido presidente, ma hanno negli anni affinato la tecnica del raggiro, della menzogna e del buon viso al cattivo gioco. Eccoli allora, i tre tecnici dell'arte del governo, uomini d'affari strigliati con tornaconto personale e doti retoriche tanto efficaci quanto vuote, trovarsi di fronte a un imprevisto che sfugge a ogni loro calcolo o piano. Tuttavia al loro utilitarismo capitalista, che malamente cela una vertigine di narcisismo e sfrontato egoismo, non sono posti limiti, i tre affaristi sono maestri del gioco politico. E perché allora la versione è pornografica? Nell'ufficio dei tre businessmen alle prese con un imprevisto, tanto assurdo quanto potenzialmente devastante, non è ammessa quella buona educazione da sfoggiare invece in pubblico. La voglia cupida di denaro e successo, l'istinto edonistico che fa dell’economia un dio e del fatturato una ragione di vita, non ammette temporeggiamenti o accorgimenti stilistici: famelica è la cupidigia, sfrenata la passione per il proprio status sociale. Un mélange di banconote, sesso e la promessa di eterno progresso: questo è il paradiso dei nostri tre protagonisti. Il tratto che disegna questo vorticoso inseguimento di una felicità materialista, ma non per questo, meno travolgente e appagante, è un tratto che deve avere il coraggio di disegnare emozioni e desideri molto bassi, un tratto che all'occorrenza sa disegnare puttane insomma, eccola allora la pornografia: da porné, prostituta e graphè, disegno. Il Mito di Pasifae, invece, è quell'eco, quell'eterna eco che fievole si sente all'inizio di ciò che si sa finire in una catarsi di sangue e dolore; è questo il mito che dà i nomi ai nostri personaggi: Minosse, Pasifae e Dedalo. Perché questi tre personaggi, nelle loro corazze di cinismo e perfidia, tra le loro cravatte e i loro orologi, nelle loro ville e nelle loro macchine, non potranno mai sfuggire al ciclico rinnovarsi della storia antica; del mito che sorveglia da tempo immemore le azioni e le vicende umane per compiacersi di veder finire il racconto proprio come aveva stabilito dall'inizio dei tempi. Come noi, d'altronde, che allo spettacolo non vorremmo dare un titolo perché la storia accade all'improvviso, il mito si dispiega da sé e a noi non resta che accettare la crudeltà degli uomini e del fato, anche oggi, anche adesso. Non c'è il tempo per guardare la copertina

 CARROZZERIE N.O.T


11-14 gennaio 2018
Compagnia Coturno 15 presentaVERTENZE POLITICHE SU UNA VERSIONE PORNOGRAFICA DEL MITO DI PASÌFAE
Scritto e diretto da Johannes Bramante
con (i.o.a.) Francesca Accardi, Davide Paciolla, Guido Targetti

Debutterà in prima nazionale a Carrozzerie n.o.t. – dal 11 al 14 gennaio 2018 - Vertenze Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasìfaescritto e diretto da Johannes Bramante. Protagonisti: Francesca Accardi, Davide Paciolla, Guido Targetti.

Carrozzerie n.o.t
Via Panfilo Castaldi 28/a (Ponte Testaccio)
Orario spettacoli: ore 21.00, domenica ore 18.00
Biglietti: intero: 12 Euro - Tessera Obbligatoria 3 Euro

Consigliata Prenotazione Telefonica - Ingresso Riservato ai Soci

L’Aquila e l’antica tradizione agnesina: il programma del Festival “Il Pianeta Maldicenza” il cartellone della 13^ edizione, dal 6 gennaio

$
0
0
di Goffredo Palmerini - L’AQUILA - Con il mese di gennaio torna Sant’Agnese, l’antica tradizione aquilana della “Maldicenza”. Per i non aquilani è necessario fare una premessa esplicativa sulla “Maldicenza”, questa strana forma di “virtù civica” del “dire il male”.
La Festa di Sant’Agnese, solennità popolare tutta laica che ha il suo apice il 21 gennaio d’ogni anno, non ha nulla a che fare con la giovane vergine martirizzata a Roma nell’anno 250 d.C., se non per il fatto – come racconta lo storico aquilano Amedeo Esposito in un suo libro sull’argomento – che in un monastero dedicato alla santa, sito nei pressi di Porta Branconia, venivano ospitate le “malmaritate”, donne da redimere che di giorno prestavano servizio in umili faccende domestiche nelle dimore dei signori e potenti della città, mentre a sera rientravano in monastero dove avevano ospizio. Ma il 21 gennaio, giorno della festività religiosa e canonica di Sant’Agnese, era proibito lavorare. Le malmaritate si ritrovavano nelle bettole e nei fondaci della città, insieme al popolo minuto, per dire il male fatto dai potenti presso i quali erano in servizio, mentre critiche verso il potere civile costituito non erano consentite, pena l’esilio perpetuo e il taglio della lingua, in osservanza all’editto vescovile del 1430.

Dunque questa strana festa aquilana ha elevato per secoli la maldicenza a “virtù civica”, rifuggendo dal pettegolezzo, ed esprimendosi con una critica fortemente mordace, sincera e costruttiva, con spiccate venature d’ironia nel dire la verità in piena libertà. Insomma, è stato per secoli un altro degli elementi della forte impronta libertaria degli aquilani, dello spirito autonomistico e ribelle della città fondata nel 1254 con il concorso, secondo la tradizione, di 99 Castelli - un’ottantina in verità - d’un vasto territorio. La festa, tramandata nei secoli attraverso le confraternite popolari, nell’Ottocento si arricchì anche con circoli borghesi e nobili. Il regime fascista, che vietò tale tradizione temendone lo spirito libertario, ne oscurò storia e consuetudine senza peraltro riuscire a distruggerla. Che infatti riprese nel 1959 con la rinascita della Confraternita dei Devoti di Sant’Agnese “Sancta Agnes Garrulorum Praesidium”, intorno alla quale si sono poi costituite quasi duecento confraternite, intus ed estra moenia, le quali in gennaio si riuniscono intorno a tavole lautamente imbandite “maldicendo”, ossia dicendo “male del male” secondo l’atavica tradizione aquilana, e per eleggere priori, badesse e numerose altre colorite cariche per l’anno sociale. Da alcuni anni la tradizione agnesina, con l’impulso determinante della Confraternita dei Devoti di Sant’Agnese e delle principali istituzioni culturali aquilane, è assurta a nuovo fulgore nel Festival “Il Pianeta Maldicenza”, con convegni, spettacoli e premi letterari, nonché con il conferimento della Targa Socrates Parresiastes ad insigni personalità che si sono particolarmente distinte, nel dire e nell’agire, nell’eroica virtù della parresia (nell’ultima edizione la Targa è stata tributata allo scrittore Claudio Magris). Ed è così che la singolare tradizione aquilana della Maldicenza agnesina, fino a quindici anni fa conosciuta solo a L’Aquila e nell’immediato contado, sta destando sempre più largamente curiosità ed interesse, in Italia ma anche all’estero.

Tanto premesso, ieri (2 gennaio) è stato presentato nella sede comunale di Palazzo Fibbioni il programma della tredicesima edizione del Festival “Il Pianeta Maldicenza”, organizzato da varie congreghe agnesine dell’Aquila con il coordinamento della Confraternita dei Devoti di Sant’Agnese. L’iniziativa, che gode del patrocinio del Comune dell’Aquila, si propone di rinnovare la tradizione tipica del capoluogo abruzzese della Maldicenza intesa non come basso pettegolezzo o insulto, ma come sana e sincera critica costruttiva. A fare gli onori di casa il vice sindaco Guido Quintino Liris, che ha sottolineato come l’Amministrazione comunale intende proseguire nel suo operato di sostegno nei confronti di una tradizione che fa parte a pieno titolo dell’aquilanità. I dettagli del programma sono stati poi illustrati dal presidente dei Devoti di Sant’Agnese, Angelo De Nicola, e dai rappresentanti delle confraternite che hanno organizzato i singoli appuntamenti.

Tra le novità principali, la riproposizione dello Zibaldone Aquilano, in programma il 6 gennaioall’Auditorium del Parco, per omaggiare il suo autore, Mario Lolli, a 100 anni dalla nascita. Dovuto e sentito l’omaggio a Ludovico Nardecchia, primo grande promotore del Pianeta Maldicenza ed ex Amministratore comunale, scomparso lo scorso marzo. Per lui è stato preparato un evento davvero molto significativo, che si svolgerà proprio il 21 gennaio (giorno di Sant’Agnese) al Ridotto del Teatro comunale e che è stato predisposto dall’IstituzioneSinfonica Abruzzese, la prestigiosa struttura di cui Nardecchia è stato presidente per diversi anni. L’Agnesinod’oro 2018– intitolato allo stesso Ludovico Nardecchia – sarà assegnato al termine del concorso d’arte varia che si terrà nel pomeriggio del 20 gennaio all’Auditorium del Parco. Questo il dettaglio delle iniziative, iniziando da quelle nuove, poi quelle consolidate.

ZIBALDONE AQUILANO
La prima è la riproposizione dello “Zibaldone Aquilano”, omaggio delle Congreghe Agnesine a Mario Lolli nel centenario della nascita da un’idea della Antica e Nobile Congregazione di Sant’Agnese. Il 6 gennaio, all’Auditorium Renzo Piano, il regista Mario NARDUCCI ripropone il mitico testo con attori non professionisti espressioni di spicco del Movimento Agnesino, che sono: Liliana BIONDI (Nobile Confraternita della Cantina Jemo ’nnanzi); Giacomo CARNICELLI (Congrega ji amici de Zeppetella di Tornimparte); Mario CELI (Congrega Sci-muniti); Oreste CORDESCHI (Confraternita Aquilana dei Devoti di Sant’Agnese); Luca FRASCARIA (Antica e Nobile Congregazione di Sant’Agnese); Anna Rita ROTILI (Congrega Sci-muniti); Umberto PILOLLI (Confraternita Balla Che Te Passa), Paola POLI (Congrega Le Mejo Ortiche); Teresa DEL SIGNORE (Congrega ji amici de Zeppetella di Tornimparte) e Maura SERGIO (Congrega Le Mejo Ortiche).

CINEMA E MALDICENZA
La seconda novità è la tre giorni su “La Maldicenza e il cinema” curata da Gabriele LUCCI, nome che non ha bisogno di presentazione per prestigio e competenza nel campo della settima arte. “Storie di maldicenza tra realtà e finzione cinematografica” è il titolo della rassegna (con coordinamento di Demetrio MORETTI e consulenza tecnica di Simon CRITCHELL). Il programma (sempre alle ore 17, all’Auditorium dell’Ance) prevede:
·         Mercoledì 10 gennaio: “IO & L’ALTRO/L’ALTRA” - L’immagine riflessa: l’altro/l’altra come proiezione di sé. Il cinema e l’ambiguità del nostro essere. Dalla maldicenza all’accusa esplicita. La distorsione del reale: la letteratura e il cinema a proposito delle false certezze. La diversità, terreno fertile per la maldicenza. Sequenze tratte da film. Conversazione con l’esperta letteraria prof.ssa Liliana BIONDI. A seguire proiezione del film “Quelle due” (1961) di William Wyler.
·         Giovedì 11 gennaio: “QUELLE DECLINAZIONI PERICOLOSE DEL SENTIMENTO” - Dall’invidia alla gelosia, alla frustrazione: “i parenti stretti” della maldicenza e le loro pericolose derive. I comportamenti nella realtà e gli esempi nel cinema. Obiettivo primario: l’annientamento dell’antagonista. Dalla gelosia alla follia. Pettegolezzi e frustrazioni nell’era del digitale. Sequenze tratte da film. Conversazione con gli psichiatri prof. Massimo CASACCHIA e dott. Valter MAROLA. A seguire proiezione del film “The social network” (2010) di David Fincher.
·         Venerdì 12 gennaio: “L’OMBRA DEL DUBBIO” - Tra dubbi e certezze: giudizi sospesi e suspense. Dalla parolina all’orecchio al passaparola della comunicazione globale. Lo sguardo del cinema europeo e americano. Se il dubbio riguarda la sessualità: la forza di gravità del “pianeta maldicenza”. Riflessioni sulla condanna sociale. Sequenze tratte da film. Conversazione con lo storico prof. Umberto DANTE. A seguire proiezione del film “Il sospetto” (2012) di Thomas Vinterberg.

OMAGGIO A LUDOVICO NARDECCHIA
La terza novità è “Massera è ‘na notte ‘ncantata” - Canti aquilani, omaggio a Ludovico Nardecchia (scomparso un anno fa) nel centenario della nascita di Mario Lolli. Significativamente domenica 21 gennaio, alle ore 17 presso il Ridotto del Teatro comunale, interverranno Antonio CENTI - Presidente Istituzione Sinfonica Abruzzese; Sebastiano SANTUCCI - Presidente Corale Gran Sasso; Angelo DE NICOLA - Presidente Associazione “Confraternita dei ‘devoti’ di Sant’Agnese”; Goffredo PALMERINI– Vice Presidente Istituto “La Lanterna Magica”. Coordinerà Fabrizio CAPORALE - Segretario Associazione “Confraternita dei ‘devoti’ di Sant’Agnese”. Con la partecipazione della CORALE GRAN SASSO, che eseguirà i canti: Gnisciuna e tu (M. Lolli – C. Berardi); Addo’ sci’ jita (M. Lolli – A. Ettorre); Che misteru è ’stu sognu!(M. Lolli – M. Santucci); No’ stona’(M. Lolli – G. Cavalli, A. Ettorre); ’Na quatrana distratta (M. Lolli – M. Fabrizi); Masséra(M. Lolli – G. Cavalli, A. Ettorre). Fisarmoniche: Aldo RAMPA e Nicolino RANTUCCI. Contrabbasso: Tonino IEIE. Direttore: Carlo MANTINI.

L’EVENTO SUL DIALETTO
Venerdì 19 gennaio presso la Scuola Secondaria di Primo grado “Giulio Verne” di Palombaia di Tornimparte, “Il dialetto come presidio dell’identità civica”: alle ore 10 (Palestra) Laboratorio di teatro dialettale degli alunni dell’Istituto Comprensivo “Comenio” e del Gruppo Teatrale di Tornimparte. Alle ore 17 (aula magna) Tavola rotonda sul tema “La nostra lingua madre ieri e oggi” nell’ambito della “Giornata Nazionale del dialetto Unpli-Unesco”. Dopo i saluti di Giacomo CARNICELLI - Sindaco di Tornimparte; Domenico FUSARI- Presidente Pro Loco Tornimparte; Angelo DE NICOLA - Presidente Associazione “Confraternita dei ‘devoti’ di Sant’Agnese” e l’introduzione di Gilberto MARIMPIETRI – Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo Comenio - Scoppito, interverranno:  Francesco AVOLIO - Università dell’Aquila; Teresa GIAMMARIA - Docente Istituto “Mazzini Patini” - L’Aquila; Mario SANTUCCI - Antropologo; Gabriele DESIDERIO - Rappresentante Unpli nazionale. Coordina: Liliana BIONDI - già docente Università dell’Aquila.

LA COMMEDIA IN DIALETTO AQUILANO
Venerdì 19 gennaio al Ridotto alle 21, la Compagnia teatrale “La Bottega dei Guitti” presenta la commedia in due atti di Maria DI NELLA, “Ji sogni non s’addormono mai”. Scene Arturo ZIGROSSI. Musiche Valerio DI TOMMASO. Regia Marisa MASTRACCI.

L’AGNESINO 2018
Sabato 20 gennaio, all’Auditorium del Parco, alle ore 16, CONCORSO D’ARTE CRITICA. Ideazione e organizzazione dell’evento spettacolo Compagnia teatrale “Il “Gruppo dell’Aquila” fondata da Franco Villani. Regia di Rossana CRISI VILLANI. Alle ore 18, fuori l’Auditorium, consegna del Palio di Sant’Agnese alla Confraternita vincitrice e premiazione del vincitore dell’Agnesino 2018 intitolato a “Ludovico Nardecchia” dalle mani del sindaco dell’Aquila Pierluigi BIONDIe consegna del Premio sez. Giovani intitolato a “Luciana Cucchiella” all’Istituto Scolastico vincitore. La municipalità offre a tutti un brindisi caldo preparato dall’ANA - Gruppo Alpini “M. Iacobucci” dell’Aquila e dolci e salati di Sant’Agnese preparati dal Club Devote di Sant’Agnese e dalla Congrega Amici di Zeppetella di Tornimparte, con “Treccia di Sant’Agnese” preparata, su loro ricetta, dagli studenti dell’Istituto Alberghiero dell’Aquila. Allieterà la serata JAZZ CLUB TRIO con Leonardo Cappelli, Paolo Evangelista, Gino Mancini e Carlo Morelli. Per l’evento, artistica cartolina con scatto d’autore di Luigi BAGLIONE raffigurante i giardini di viale Duca degli Abruzzi che sovrastano Porta Branconia.


Megatoni e scarafaggi

$
0
0
Il dittatore nordcoreano, di cui la maggior parte della gente non riesce a ricordare il nome (vi do una mano: Kim Jong Un), ha informato il mondo che ha il bottone nucleare sul tavolo. 

Il presidente americano (per il momento, salvo impeachment) Trump ha dichiarato via twitter che “lui ce l’ha molto più grosso e potente”. 
Me li immagino, seduti l’uno in chissà quale bunker sotterraneo e l’altro nello Studio Ovale della Casa Bianca, uno col viso da gioioso bambinone al Plasmon e l’altro col ciuffettone biondo alla Superbone (personaggio del mondo dei fumetti, cercatevelo su internet e ditemi se non gli somiglia): ognuno con il suo bottone arcimegatonico davanti, pronti a giocare la Grande Partita.
La partita per il dominio del mondo. 
Peccato che si tratterebbe di un mondo ridotto in macerie, dove gli esseri umani non morti sull’istante morirebbero poi lentamente e “in differita” di cancro. E dove non nascerebbero più né uomini né animali perché le radiazioni avrebbero sterilizzato tutti gli esseri viventi... tutti, tranne gli scarafaggi: secondo gli scienziati, lo sapete, sono gli esseri più attrezzati a sopravvvere a un conflitto nucleare. 
In capo a qualche milione di anni, le simpatiche blatte diventerebbero sempre più intelligenti, si organizzerebbero socialmente, inventerebbero la ruota... e così via finché arrivati al massimo della tecnologia, e dotatisi di armi capaci di far fuori tutti gli scarafaggi del mondo, uno Scar Af Ong e un Trumblatt qualsiasi si sfiderebbero a chi ce l’ha più grosso e potente (parliamo sempre del bottone sulla scrivania) e “BUM”, si ricomincerebbe da capo.

Ma dico io: sulla Terra siamo 7,5 miliardi di persone. Fra queste, qualche centinaio di migliaia sono certamente buone e brave, e qualche migliaio anche intelligenti e degne di fiducia. 
E allora per quale cavolo di motivo è successo che la vita di 7,5 miliardi di persone è stata affidata a questi due? 
Carlo Barbieri

Ritrova qui gli articoli di Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.

THE BOYLERS, il 18 gennaio esce il nuovo disco "Tropic of dancers": schietto, diretto, edonista, senza fronzoli

$
0
0
Dal 18 gennaio sarà disponibile in download digitale e sulle piattaforme streaming “Tropic of dancer”, album di debutto dei veneti The Boylers. Otto brani di punk rock sincero, dai testi senza peli sulla lingua e rigorosamente in inglese.

<<Schietto, diretto, edonista, senza fronzoli...niente retorica, dirlo chiaro! - Racconta il gruppo - In troppi predicano bene e razzolano male. Da noi, niente prediche. Si suona e quello che viene ce lo godiamo. Questo è lo spirito del disco. I brani parlano di storie vere, relazioni sbagliate, amore e dolore, ma anche di feste, della ricerca del piacere, dei vizi umani e del casino che questi portano nella vita di ciascuno di noi.>>
“Tropic of dancer”, il cui titolo è ispirato al romanzo d'esordio di Henry Miller "Tropic of cancer", arriva dopo la pubblicazione dei singoli “Western people” e “M.P.”, entrambi accolti con entusiasmo dalle emittenti radiofoniche e dalla critica. Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato da Alfredo “Epi” Gentili eMatteo Gori presso Go Down studio.

BIO

Pulsioni. È questo il carburante che alimenta il motore dei The Boylers fin dal 2009, quando Nicola Lodo (basso), Diego Avanzo (chitarra) e Fabio “Pastina” Benetti (batteria) fondano una band votata al solo desiderio di emulare le divinità del Rock n Roll, della New Wave e del Post Punk. Il gruppo prende coraggio, si concretizza nella realtà che circonda l’umida e nebbiosa cittadina di Adria (Rovigo...), ma lo scorrere del tempo vuole presto una metamorfosi della formazione: Mirco Bellini si conferma come frontman, a Christian e Nicola subentrano Marco Nichil (chitarra) e Mattia Buzzarello(basso). Ci vuole un po’, ma la boy band di Bollitori comincia a macinare idee, finché, fra una bevuta e una diffida, fra una festa degradante e un’altra bevuta, saltano fuori i primi riff, le prime storie da urlare, i primi pezzi. Il progetto non si ferma mai: negli anni si susseguono i live, il duro lavoro in sala prove, le prime demo low budget. Non tardano ad arrivare difficoltà e delusioni, ma sono quelle a ispirare e motivare quei cinque, perché se gli remi contro, quelli poi vogliono spaccare di più. E con l’impegno arrivano le soddisfazioni: fanno da spalla un paio di volte a Marky Ramone, agli Hot Head Show e ai White Cowbell Oklahoma; nel 2015 Emergenza Festival li decreta una delle migliori band del Veneto, mandandoli a suonare al Viper Club di Firenze e all’Alcatraz di Milano, dove si aggiudicano il decimo posto. Gasati, carichi e pronti, in due giorni registrano il loro primo disco “Tropic of Dancer” al Go Down Studio e sono pronti a lanciare il loro primo singolo ufficiale, “Western People”, al quale fa seguito “ss”, entrambi pubblicati a fine 2017. E comunque, nelle paludi della bassa, se suoni è davvero dura: quello è il delta del Po, mica del Mississippi…

CONTATTI E SOCIAL
Info e Booking boylersband@gmail.com

DISAGISTICA CONTEMPORANEA di e con Francesco Arienzo, 12 e 13 gennaio a Spazio Diamante

$
0
0
Arriva allo Spazio Diamante di Roma la comicità esistenzialista di Francesco Arienzo, il comico napoletano, autore e attore che deve la sua notorietà a Italia’s Got Talent 2017.

Nel monologo Disagistica Contemporanea, in scena il 12 e 13 gennaio, il comico descrive il suo mondo nel quale si diverte a ribaltare l’ovvio e a esaltare gli stati d’animo, anche quelli negativi.

In un modo cinico e delicato, confessa tutta la sua inadeguatezza a una realtà che lo vorrebbe più estroverso e più sicuro di sé stesso. Niente di più difficile per lui che sembra trovarsi a suo agio solo quando viene sopraffatto dalla paura, dall'ansia, dalle molteplici ossessioni e da varie, e spesso infondate, preoccupazioni. Stati d'animo indispensabili per raccontare il suo rapporto con l'invidia, con le buone azioni e con quello che dovrebbe essere, secondo lui, il vero messaggio di Gesù.

Napoletano, classe '81, Francesco Arienzo intraprende il percorso teatrale portando in scena numerosi spettacoli, di cui oltre che attore è spesso autore e regista: negli ultimi anni si innamora della stand-up comedy.

INFO

Spazio Diamante

via Prenestina 230 B– Roma

Biglietti: Intero 14€ + prevendita

Ridotto 11,5 €

Info. Tel 06.6794753

Il botteghino aprirà 1 ora prima della spettacolo

Prevendita:

Botteghino di Teatro Sala Umberto, via della Mercede 50 – Roma

Botteghino di Teatro Brancaccio, via Merulana 244 – Roma

Ticketone.it e presso i punti vendita tradizionali

Palermo, Mostra "Color in motion / Where do we go next?": prima personale in Italia di Rainer Splitt fino al 6 gennaio

$
0
0
Prima personale in Italia di Rainer Splitt (1963, Celle, Bassa Sassonia - Germania) a Palermo presso la Galleria Rizzuto.

La mostra resterà visitabile fino al 6 gennaio 2018, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00.
L'invasione dello spazio da parte del colore è da molti anni il segno distintivo del lavoro di Rainer Splitt che basa la sua ricerca principalmente sulla materia colore, e le sue opere possono identificarsi ora come dipinti, ora come sculture: versamenti e immersioni, un misto di pittura ed emulsioni sintetiche che, colate su una superficie, emergono come forme intense dalla grande luminosità.
Particolarmente noti i suoi Color Pourings su larga scala, riflettenti versamenti di colore su pavimento, creati dal semplice atto del versare, dalla gravità e dalla consistenza della pittura. Splitt, dunque, non dipinge ma versa, e nell’atto di versare studia le qualità del liquido, la sua capacità di diffondersi e il processo di essiccazione graduale, una azione che è una forma di domanda sulle questioni relative ai rapporti tra spazio, tempo, materia e osservatore nel processo di formazione dell’immagine.
Nei suoi lavori, Rainer Splitt prende in considerazione il corpo plastico del colore quale entità a sé stante, del tutto scevra da qualsivoglia implicazione con la stesura. Il distacco della materia dalla schiavitù della forma avviene simultaneamente alla sua emancipazione dallo status di medium. Il colore si libera dal destino di rivestimento o di copertura per porsi sul piano di corpo plastico, esprimendo un proprio tempo di consolidamento quasi fosse emozione rappresa nella sua essenza pura. La condizione di colatura si confronta con lo spazio reale mutandone la percezione e trasferendo le sue qualità sul piano della dialettica tra geometria e liquidità. 

ISCHIA FILM FESTIVAL 2018: APERTE LE ISCRIZIONI

$
0
0
Inizia il conto alla rovescia per la sedicesima edizione dell’Ischia Film Festival, dopo il grande successo del 2017 che ha visto passare al Castello Aragonese grandi ospiti e splendidi film, con grande soddisfazione dei direttori artistici Michelangelo Messina e Boris Sollazzo, ma soprattutto del pubblico, facendo segnare un record di presenze storico per l’evento cinematografico dell’isola dell’arcipelago campano. 

La direzione artistica ha annunciato le date del 2018. La sedicesima edizione dell’Ischia Film Festival si terrà dal 30 giugno al 7 luglio 2018, sempre ospitata nella straordinaria location del Castello Aragonese. 
Già aperte anche le iscrizioni per i concorsi internazionali, con una importante novità. Si aggiunge infatti un ulteriore competizione a quelle già esistenti. I concorsi saliranno 
Direzioni Festivalquindi a cinque e saranno i seguenti: lungometraggi, documentari, cortometraggi, Location Negata, Scenari Campani. È proprio quest’ultima sezione, dedicata al cinema del territorio della regione Campania, a essere stata promossa come competitiva, visto il grande riscontro ottenuto l’anno scorso. Le iscrizioni sono già attive sulla piattaforma specializzata FilmFreeway (https://filmfreeway.com/IschiaFilmFestival) e sarà possibile presentare le opere fino al 15 marzo, con una proroga al 31 marzo per casi che verranno considerati singolarmente dal comitato di selezione.
Obiettivo dell’edizione 2018 sarà quello di allargare ulteriormente il respiro internazionale del festival, il cui tema sarà come sempre quello dell’importanza delle location, in tutte le sue declinazioni, nell’opera cinematografica. La direzione artistica anche quest’anno porterà a Ischia film di assoluto valore proveniente dai cinque continenti, affiancando alle competizioni anche il meglio del cinema della stagione in corso, per celebrare i grandi successi e riscoprire opere che non sempre riescono ad arrivare al grande pubblico per mancanza di spazi nel corso della loro naturale vita distributiva.
L’appuntamento è quindi a Ischia dal 30 giugno al 7 luglio 2018, Castello Aragonese. Nel frattempo, buon anno e, naturalmente, buon cinema a tutti.

Massimo Stenta, “Ephemeral Brand” dal 20 gennaio a Palermo la prima mostra personale dell'artista

$
0
0
“Ephemeral Brand”, è la prima mostra personale di Massimo Stenta (Trieste, 1991. Vive e lavora ad Edimburgo), che sarà inaugurata sabato 20 gennaio 2018 alle ore 18, e resterà visitabile fino al 10 marzo 2018, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00 a Palermo presso la Galleria Rizzuto.

Per Massimo Stenta la questione della pittura si colloca su un piano fisico, fatto di passaggi osmotici fra la tela e la materia. L’intenzione è quella di studiare diversi metodi per applicare il colore a vari tessuti, cercando di assecondare le proprietà del supporto utilizzato.  Stenta dipinge su cotone sottile, su poliestere e sulla superficie spugnosa degli asciugamani. In certi casi il reticolo della fibra sintetica, appena trasparente, lascia filtrare le frequenze luminose che rendono visibile una texture simile a quella dei pixel di uno schermo. In altri la materia si fa più presente e plastica, mostrando delle pieghe, delle grinze simili a graffi o cicatrici. Tele libere appese a parete con grandi chiodi lucidi e piccoli asciugamani dalle forme goffe sono accostati in modo da generare una tensione corporea. Questi tessuti modulano il colore lasciandolo vibrare e sfruttando la seduzione dolce della precarietà. 

Sfera Ebbasta, esce il 19 gennaio "Rockstar" nuovo album d’inediti prodotto da Charlie Charles

$
0
0
Il 2018 comincia con Sfera Ebbastaed il suo nuovo album d’inediti, “ROCKSTAR”, dal 19 gennaio fuori ovunque.

Prodotto da Charlie Charles, “ROCKSTAR” uscirà in CD, LP e in digitale su tutte le piattaforme di streaming e download. In particolare, sul digitale, la versione standard conterrà undici tracce, mentre la versione internazionale avrà le stesse tracce con l’aggiunta di incredibilifeaturing. A sorpresa anche una special edition con CD, DVD e un inserto fotografico.

Gionata Boschetti in arte  SFERA EBBASTA, classe 1992, è un rapper originario di  Cinisello Balsamo. Insieme a Charlie Charles, suo produttore e amico di sempre, esordisce nel 2015 con il  primo disco "XDVR". Il singolo “Ciny” che racconta la realtà di strada di Cinisello Balsamo (“Ciny”, appunto) diventa un inno per i ragazzi dei quartieri periferici di tutta Italia. L’album si rivela la novità del panorama rap italiano del 2015 e SFERA EBBASTA - soprannominato “Trap  King” per il nuovo genere musicale che caratterizza i suoi brani- diventa l’artista rap emergente da tenere d’occhio. L'immaginario di Sfera Ebbasta affronta con una spontaneità quasi disarmante le tematiche della vita nei quartieri con lo sguardo critico e attento di chi il quartiere lo ha vissuto per davvero, descrivendo con estrema chiarezza uno spaccato di realtà giovanile comune in molte periferie delle principali città italiane. A settembre 2016  il primo album ufficiale ‘Sfera Ebbasta’viene pubblicato su etichetta Universal/Def Jam. Sono seguiti mesi ricchi di successi per il rapper di Cinisello: il disco “Sfera Ebbasta” è stato certificato oro e ha superato i 25 milioni di streaming su Spotify;  i singoli “Figli di papà”, “BRNBQ” e “Visiera  a becco” sono stati certificati platino, mentre “Notti” e “Bang Bang” hanno raggiunto l’oro. Da segnalare sono anche le collaborazioni di Sfera con alcuni dei più conosciuti rapper francesi: con SCH ha collaborato nel brano “Cartine Cartier”, mentre  Lacrim ha “preso in prestito” il brano “Figli di papà” e ne ha realizzato una nuova versione in francese intitolata “La Dolce Vita”.


sito ufficiale: www.sferaebbasta.net
Facebook: facebook.com/sferaebbastaofficial
Twitter: twitter.com/sferaebbasta
Instagram: instagram.com/sferaebbasta
Youtube: youtube.com/billionheadz

Soundcloud: soundcloud.com/billionhead

Il Circo bianco, Francesca Ghini a Fattitaliani: lo spettatore si trova immerso in una favola. L'intervista

$
0
0
Il 5 gennaio ritorna all’Atlantico Live di Roma, “Il circo bianco”, il nuovo spettacolo si chiama “Alla luna” ed ha la supervisione artistica di Francesca Ghini.

Una favola acrobatica che racconta di una donna sognante che vuole amare qualcosa di grande forse impossibile da trovare. Performance suggestive, acrobazie, giochi di fuoco e quadri viventi incantano un pubblico da 0 a 99 anni. 

Cos’è “Il circo bianco”? 
È un Circo senza animali e nasce dall’idea di ricreare delle ambientazioni. Di fatto è il teatro che si serve del Circo e non il contrario. Attraverso dei piccoli esperimenti circensi, riusciamo a raccontare delle fiabe senza l’uso del vocale. 

Come nasce l’idea di fondere più discipline? 
Non c’è una reale motivazione, nasce da un gusto artistico. L’idea è di riuscire a trasmettere qualcosa che non sia solo semplice tecnica artistica come vediamo nel circo tradizionale, senza nulla togliere ad esso. Volevo trasmettere un’emozione che riuscisse a far emergere dei valori diversi, una volta l’amicizia, una volta l’amore, cioè i valori della vita. 
Come sono stati scelti i Performer e gli Artisti? 
Sono stati scelti in base alle loro caratteristiche rispetto a quello che poteva servire. In ogni spettacolo, in ogni produzione c’è un casting per ragazzi che seguono varie discipline e poi in base a ciò che si vuole rappresentare vengono fatte delle selezioni. 
Da cinque anni in giro per l’Italia a cosa è dovuto il suo grande successo?  Credo che il pubblico apprezzi il fatto che c’è sempre un’etica nello spettacolo. Non sono attrazioni singole sciolte l’una dall’altra ma lo spettatore segue una favola e si trovi immerso in quella. Ovviamente, mischiata a trucchi, scenografie, fumi, tutti ad alto impatto visivo. 
Dopo Roma avrete una tournée? 
Speriamo che qualcuno ci compri delle date ma ancora non sappiamo nulla.


Elisabetta Ruffolo
Leggi qui gli articoli di Elisabetta Ruffolo

Erika Piras, in radio "ARIA" il 1° singolo della cantante con il violino

$
0
0
Esordio discografico per la giovanissima cantante massese Erika Piras, in radio dal 22 Dicembre con il singolo "ARIA" (Etichetta Samigo) e già nelle principali Indie Charts italiane.

Il suo epiteto è “La cantante con il violino” strumento da cui Erika è inseparabile, con cui si accompagna in ogni sua performance sul palco e che studia e suona da quando aveva soltanto 5 anni. Erika, 16 anni, ma già si parla di lei come il nuovo talento della musica italiana, studia anche pianoforte e chitarra, suona con le orchestre, canta nelle corali, studia canto moderno e frequenta il Liceo Musicale. E' un modello comportamentale per i giovani, per passione, dedizione, disciplina nello studio. E’ reduce dalla finalissima di Area Sanremo dove per pochi centesimi di voto ha sfiorato la possibilità di vincere il concorso per presentarsi sul palco dell’Ariston. Ma giudici e critica non hanno potuto fare a meno di accorgersi della sua bravura a maturità artistica, invitandola a proseguire nel suo iter musicale e a ripresentarsi l’anno prossimo all’unico contest (insieme a Sanremo Giovani) che porta realmente i giovani al Festival di Sanremo.
Dopo aver partecipato a concorsi come "Castrocaro", “Vocal War” e “Festival Show” (ottenendo sempre importanti consensi), Erika incontra l'autore e produttore Igor Nogarotto, storico fondatore della SAMIGO, casa discografica in campo per la promozione di talenti emergenti ormai da quasi 30 anni. Il primo frutto di questo connubio artistico è l’inedito “ARIA”, brano presentato alla finale di Area Sanremo. Dotata di una voce calda, intensa e allo stesso tempo una “voce amica”, ha la capacità di raccontare il testo in modo diretto, essenziale, confidenziale. Si percepisce tutta “la raffinata semplicità” espressione evocativa con cui l’autore Igor dipinge il suo gioiellino Erika. "Il brano avrebbe sicuramente fatto centro sul palco sanremese per testo, melodia e arrangiamenti, perfetti per il mood dellcittà dei fiori." Il video di "ARIA"è stato realizzato dal professionista Angelo Iannattone, anch'egli massese, e da tempo impegnato a valorizzare nei suoi videoclip i giovani."


Contatti:
SAMIGO Management: igor@samigo.it 3479346400
I Sarti del BRANO inedito (team Autori): https://www.facebook.com/sartibranoinedito/

TEATRO SISTINA, enorme successo del musical MAMMA MIA! con oltre 4 milioni di incasso ad oggi

$
0
0
Cresce senza sosta il successo del musical Mamma Mia!, la grande Produzione interamente italiana che con i suoi 102.570 spettatori fino ad oggi è senza dubbio il più importante evento teatrale della stagione.
Dalle anteprime estive in luoghi di grande storia e bellezza - tra gli altri il Teatro Romano di Ostia Antica, Piazza degli Scacchi a Marostica, lo Sferisterio di Macerata - al tour invernale nei teatri delle principali città italiane, un inarrestabile tam tam ha scatenato tappa dopo tappa una vera e propria caccia al biglietto, con date ormai ovunque sold out. Come accade al Sistina di Roma, dove il musical durante le feste natalizie ha fatto il pieno di consensi e dove il botteghino del teatro è ancora in questi giorni preso letteralmente d'assalto. L'accoglienza nella Capitale è stata talmente calorosa che, proprio per far fronte alla grande richiesta di pubblico, il Sistina aprirà con Mamma Mia!, l’11 ottobre, la prossima stagione teatrale.
Dopo Roma, il tour proseguirà fino a febbraio toccando Udine, Genova, Livorno, Modena, Parma, Bologna e Lugano e già cresce l'attesa in ogni città con biglietti quasi del tutto esauriti. Un grande successo di critica, stampa e “popolare”, con entusiastiche recensioni anche sulle pagine social del musical che parlano di uno spettacolo 'eccezionale', 'straordinario', 'strepitoso', 'da sballo', un vero e proprio "Mamma Mia! Boom".

79 le repliche fin qui (di cui 31 al Sistina di Roma);

4.136.425 euro l’incasso totale (di cui circa la metà al Sistina);

102.570 gli spettatori registrati fino ad oggi (di cui 41.030 al Sistina di Roma).

I numeri straordinari di questa Produzione tutta italiana targata PeepArrow Entertainment e Il Sistina si devono a un mix di fattori vincenti. Non solo il grande impegno produttivo e la prestigiosa firma di Massimo Romeo Piparo, autore della regia e dell'adattamento, ma anche il talento e le strepitose interpretazione degli amatissimi protagonisti Luca Ward, Paolo Conticini, Sergio Muniz, Sabrina Marciano, Laura Di Mauro, Elisabetta Tulli, Eleonora Facchini e Jacopo Sarno. Le coinvolgenti musiche degli ABBA con 24 brani - come Mamma Mia!, Dancing Queen, The winner takes it all e Super Trouper - tradotti in italiano e suonati dall'orchestra dal vivo del Maestro Emanuele Friello, gli oltre 30 artisti sul palco e le eccezionali professionalità di Roberto Croce per le coreografie, Teresa Caruso per le scene, Cecilia Betona per i costumi, Alfonso Barbiero con Stefano Gorini per il suono e Daniele Ceprani per le luci.

E poi, a conquistare il cuore di migliaia di spettatori, è una storia romantica e divertente, ironica e delicata, che racconta l'amore maturo accanto a quello giovanile, indagando grandi sentimenti come il rapporto tra madre e figlia, l'amicizia e il coraggio, ma soprattutto una commedia che, attraverso due donne straordinarie, celebra la ricerca della felicità anche a costo di sfidare le convenzioni.
Al centro della vicenda la giovane Sophie che, a pochi giorni dal suo matrimonio sull’isola greca in cui vive, chiama i tre fidanzati storici di sua madre per scoprire chi di loro è il padre che non ha mai conosciuto.
Questa commedia musicale, proposta per il pubblico italiano a quasi 10 anni dal film con Meryl Streep, ha fatto emozionare in questa nuova versione migliaia di spettatori di ogni età grazie al sapore d'estate che porta con sé e a un allestimento altamente spettacolare e tecnologico. Impossibile infatti non vivere pienamente le atmosfere tipiche di una incantevole isoletta del Mediterraneo, grazie all'ambientazione con un pontile sospeso su vera acqua di mare, con una barca ormeggiata e un vero bagnasciuga. A rendere tutto più reale, gli 11mila litri di acqua in scena, le pedane girevoli, una locanda dai caratteristici colori nelle sfumature del bianco e del blu e le cascate di bouganvillea.
A fine spettacolo poi, una speciale 'appendice' tutta da ballare, con il pubblico che potrà scatenarsi sulle note in versione 'disco' della colonna sonora del musical.


Facebook: mammamiamusical2017/

Instagram: mammamia_musical_italia

CARLA CASTALDO PRESENTA LA SUA MONOGRAFIA A NAPOLI: non m’ispiro ad alcun maestro. L'intervista

$
0
0
L’artista Carla Castaldo nell'ambito della sua  personale (18 dic. - 14 genn. 2018) a Napoli, presso la MAPILS-EVENTS, Palazzo Serra di Cassano, via Monte di Dio n.14, il giorno 6 gennaio alle ore 11,30 viene presentata la monografia curata da Jolanda Capriglione, docente di Estetica presso l'Università Vanvitelli della Campania, e con prefazione di Paolo Levi. Verranno, inoltre presentati i foulard in seta che  l’artista ha realizzato riproducendo tre  sue  opere.
Conosciamo meglio questa artista che sta ottenendo grandi riconoscimenti.

Come definirebbe Carla Castaldo?
Trovo difficoltà nel definirmi. Jolanda Capriglione, curatrice della mia monografia in corso di realizzazione, dice di me: “Chi si limitasse ad ascoltare o leggere le parole, pur preziose, di Carla e poi guardasse le sue opere sarebbe davvero disorientato. Proverebbe lo straniamento proprio di chi si trova all’improvviso in un mondo altro, in modo inatteso, imprevisto perché le parole avevano portato la nostra immaginazione altrove rispetto a ciò che il nostro sguardo si trova di fronte… Carla è davvero tutto questo passione e ragione…”
A quali maestri si ispira o quali altri pittori ammira?
Non m’ispiro ad alcun maestro. Le mie opere nascono da forti sollecitazioni (un accadimento, una musica, un’immagine, un profumo…) che colpiscono i miei sensi, inducendo in me un “misterioso richiamo” che parte dal profondo dell’anima e mi spinge ad esternare, attraverso segni e colori, le mie emozioni. E le emozioni, per loro natura, sono libere da ogni vincolo.
I pittori che ammiro sono tanti. Ma gli artisti, con i quali si stabilisce un intenso contatto, sono quelli che mi lasciano intravedere i propri demoni.
Qual è per lei il significato di un’immagine dipinta (se deve comunicare, se deve insegnare, se deve solo ristorare lo sguardo con la sua bellezza…)
Penso che l’opera d’arte esprima esclusivamente lo stato d’animo dell’artista in un determinato momento della sua vita. Il significato lo attribuisce il fruitore in funzione della sua sensibilità, della sua cultura, delle sue esperienze.
Quale tecnica usa?
I miei dipinti sono eseguiti su base di porcellana con l’antica tecnica della “decorazione a terzo fuoco” che ho completamente rielaborato.
Realizzo, inoltre, bassorilievi e oggetti in terracotta foggiata a mano e bassorilievi e monili in lamina di ottone.
Dove e in quali ore dipinge?
Prevalentemente dipingo di giorno, perché la luce naturale mi consente di cogliere la vera essenza dei colori. In funzione delle opere che realizzo lavoro in laboratorio o in officina. Sempre che posso mi rintano in casa, in un ambiente che guarda il mare, per me fonte inesauribile di arricchimento…
Quali sono i suoi soggetti preferiti?
Amo parlare della bellezza, ma non di quella fisica. Perciò, attraverso la meditazione, cerco di proiettarmi verso mondi misteriosi oltre i confini spazio-temporali.
Dà più importanza alla forma o al contenuto?
Per me la forma è una conseguenza del contenuto. Nelle mie opere ogni linea e ogni stesura cromatica sono il risultato di una traduzione dal mondo immateriale a quello materiale.
Com’è cambiata la sua pittura dagli inizi ad oggi?
Tutta la mia produzione è strettamente collegata al mio percorso spirituale. Il conseguimento del primo e del secondo livello Reiki e il successivo approfondimento della cultura andina, unitamente alla meditazione, mi hanno aiutato e mi aiutano nel cammino che ho scelto di seguire, alla ricerca delle Radici. Io dico che è un percorso verso la Luce. Ho iniziato dipingendo con la “tecnica del terzo fuoco” piccoli oggetti poi, come ho detto precedentemente, la mia produzione si è ampliata e diversificata assumendo nel tempo colori sempre più intensi. Mi piace pensare che ho fatto qualche passo in avanti verso il centro del Tutto….
Curiosità come: ha mai dipinto un quadro per una persona famosa, vorrebbe avere un committente famoso, magari per un ritratto?
Sì, mi piacerebbe realizzare un ritratto ad una persona famosa. Sicuramente non rappresenterei la sua fisicità, ma ciò che il suo involucro contiene. Sarebbe, quindi, interessante confrontare la sua immagine ufficiale con quella che io riuscirei a vedere….
Qualche aneddoto...
La vendita di una mia opera non si svolge in tempi rapidi, perché cerco di entrare nell’animo dell’acquirente e di comprenderne i pensieri. Sicuramente non darei un mio oggetto ad una persona ricca e volgare. Vivo il momento del distacco con commozione, che riesco a trasmettere anche all’altro: gli affido una mia creatura, un pezzetto della mia anima… e lui coglie il mio messaggio e, spesso mi chiede: “posso accarezzarlo ?... ”
E se le parlo di gioielli?
I gioielli che realizzo sono esclusivamente collane in lamina di ottone lavorata a mano, a volte arricchite da elementi in terracotta smaltata. Sono tutte pezzi unici che, indossati, conferiscono subito un tocco magico, perché non rappresentano solo una funzione ornamentale, ma portano con sé un mio messaggio ben preciso. La base del collo, come sappiamo, è una zona del corpo altamente simbolica: è qui che esiste il punto di raccordo tra corpo e anima, tra il mondo visibile della materia e quello sottile dello spirito e dei sentimenti. Poiché con le mie opere trasmetto Amore che attingo nei miei viaggi, la persona che indossa una mia collana stabilisce un collegamento diretto col mio mondo.

Teatro Studio Uno dall’11 al 14 gennaio 2018 “Il giovane Riccardo” di Alberto Fumagalli

$
0
0
Debutta in Prima assoluta al Teatro Studio Uno dall’11 al 14 gennaio 2018 Il giovane Riccardo” spettacolo  inedito della Compagnia Les Moustaches,  liberamente tratto dall’opera shakespeariana “Riccardo III” scritto ed interpretato da Alberto Fumagalli che insieme a Tommaso Ferrero ne firma anche la regia, dividendo la scena con un cast di giovanissimi attori: Loris Farina, Antonio Muro, Alice d'Hardouin Bertini e Ludovica D'Auria.

“Il giovane Riccardo” prende  in prestito dall’opera originale la figura del protagonista, immaginandolo negli anni della sua giovinezza, sviluppando drammaturgicamente la vita non scritta del personaggio shakespeariano, ponendolo come archetipo del “non essere accettato” raccontando così le vicende che negli anni lo hanno portato a diventare l’adulto che conosciamo.
Riccardo, figlio deforme e poco amato dalla propria famiglia, attraverserà la sua giovinezza condannato dalla sua vera natura e dal rifiuto della società.  Scuola, amici, amori, sport, niente e nessuno riuscirà ad accettare il primogenito della casata degli York. Storpio, timido e inadatto, Riccardo proverà amore, paure, gioie e desideri, come ogni giovane ragazzo, ma Il continuo e violento rifiuto muterà il carattere di Riccardo.
Il suo silenzioso e pacato carisma, la sua mai riconosciuta intelligenza, si muteranno in muta violenza, studiata vendetta e insaziabile ambizione.
Gli  amori non contraccambiati, le difficoltà con la propria famiglia, l’incapacità relazionale, sono i temi affrontati in questa pièce, dove un giovane ragazzo, di ricca famiglia, ma non baciato dalla fortuna, si ritroverà solo nell’affrontare i più spinosi ostacoli della giovinezza.
“Il Giovane Riccardo” mette in luce e riflette problematiche controverse e attualissime come il bullismo e l’emarginazione restituendo sulla scena un Riccardo in età adolescenziale, protagonista nella sua diversità, nella sua sfortuna e nel suo essere inadatto.
Sarete così coraggiosi nel giustificare le gesta di Riccardo? Allo stesso tempo, vi sentirete pronti nel condannarlo?

IL GIOVANE RICCARDO

Di Alberto Fumagalli

Regia Alberto Fumagalli, Tommaso Ferrero

Con Alberto Fumagalli, Loris Farina, Antonio Muro,

 Alice Bertini, Ludovica D'Auria


Costumi Giulio Morini

Luci Marco D’Amelio
Foto Emanuele Passarelli

Produzione Les Moustaches e Teatro Studio Uno 
 Dal 11 al 14 gennaio 2018

Teatro Studio Uno via Carlo della Rocca, 6  Roma
“Il giovane Riccardo” | 11 – 14  Gennaio 2018| Sala Teatro
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 12 euro. Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00
Per info: 349 4356219- 329 8027943

studenti italiani, primo desiderio del 2018? Una chiamata di lavoro. I modelli ispirazionali

$
0
0
I sogni degli studenti italiani per il nuovo anno?
Out desideri irrealizzabili e grandi aspirazioni: la maggior parte di loro si accontenterebbe di veder realizzati sogni concreti e risolte le esigenze della vita quotidiana. Ecco allora che oltre la metà di loro (54%) sognerà di ricevere una chiamata di lavoro entro la prima settimana di gennaio, di potersi laureare a pieni voti (39%) o di superare gli esami di maturità senza patemi d’animo particolari (34%). Di fatto per sempre più studenti la massima aspirazione, se dovessero dire da cosa nascono i desideri che esprimeranno per il nuovo anno, è la soddisfazione di un bisogno concreto (46%), la realizzazione di un sogno si traduce infatti nella voglia di ottenere una maggiore indipendenza dalla propria famiglia (44%) una volta terminati gli studi.
E’ quanto emerge da uno studio del Sanpellegrino Campus* (https://www.sanpellegrino-corporate.it/it/sanpellegrino-campus) condotto su circa 2.500 studenti tra i 18 e i 25 anni con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio online sui principali social network, forum e community per capire quali sono desideri e aspettative per il 2018.
Quali esigenze dovrebbe soddisfare la realizzazione di un sogno per gli studenti italiani? Ben il  39% ha risposto “migliorare il proprio tenore di vita senza rivoluzionarla”. Ma il bisogno maggiore che viene espresso attraverso i sogni è “la voglia di ottenere una maggiore indipendenza dalla propria famiglia” (44%). Sono in molti, poi, a ritenere che la realizzazione di un sogno coincida con la possibilità di “dedicare un po’ di tempo a se stessi” (21%), anche se c’è chi ammette che il bisogno primario nella realizzazione di un sogno è ottenere qualcosa che faccia “sentire diversi dagli altri”, magari come una star (4%).
Quali desideri per il nuovo anno? Quelli degni dei racconti in stile Mille e una notte non sembrano più in pole position: per il 43% degli italiani, infatti, la realizzazione del sogno più grande si traduce con la soddisfazione di un bisogno concreto. Naturalmente non manca chi sogna esperienze nuove e grandi avventure di cui essere protagonista (18%), ma a tornare con i piedi sulla terra sono in molti (33%).
Un nuovo anno all’insegna della concretezza, insomma. Infatti, ben il 54% degli studenti spera in una chiamata di lavoro entro gennaio. Tra i ragazzi che ancora studiano, invece, il primo desiderio sarà quello di potersi laureare a pieni voti (39%) o di superare gli esami di maturità senza patemi d’animo particolari (34%).
E quale lavoro vorrebbero fare? Grande ribalta tra i giovani hanno i nuovi mestieri digitali, vero pallino di uno studente su 3 (32%). C’è infatti chi sogna di lavorare creativamente nei social media (42%) e chi invece di poter inventare un’App (27%) o gestire un business attraverso e-commerce (23%) per ottenere subito gratificazione e successo. Molto più staccati i cosiddetti “lavori manuali” (12%), il mondo delle professioni tradizionali (10%) e il sogno del “posto fisso” (8%).
Ma quali sono i modelli aspirazionali dei giovani oggi? Tra i ragazzi molti vorrebbero vestire i panni di Gigi Buffon (32%), le cui lacrime dopo l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali di calcio in Russia lo hanno ancora di più elevato come esempio di sportività e dedizione al lavoro. Al secondo posto troviamo Jeff Bezos (28%), il fondatore di Amazon reputato un uomo in grado di coniugare intelligentemente l’innovazione con la praticità della vita quotidiana. Sul gradino più basso del podio delle preferenze maschili si colloca invece Larry Page (21%), il fondatore di Google di cui i giovani apprezzano le doti visionarie e anticipatrici del futuro.
E le donne? Bocciato lo star system, le ragazze guardano all’atleta paralimpica italiana Bebe Vio (34%) come il modello in grado di incarnare la determinazione tutta femminile di non fermarsi mai davanti a nessuno ostacolo della vita. Al secondo posto troviamo la signora della moda Miuccia Prada (26%), ritenuta un esempio vincente dello stile italiano nel mondo che ha saputo trasformare una passione in lavoro. Chiude il podio Luciana Littizzetto (18%), di cui le ragazze apprezzano l’attitudine a non prendersi troppo sul serio e avere uno sguardo scanzonato sulla vita.

Salvatore Finella, “Il Turista” dopo l’esperienza sanremese lancia online “I NOSTRI INVERNI”

$
0
0
Dopo l’esperienza ad AREA SANREMO,Salvatore Finella, in arte “Il Turista” , il 23 Dicembre 2017 ha pubblicato il suo secondo singolo “I NOSTRI INVERNI”, brano arrivato tra i 145 finalisti del concorso. Ottiene un ottimo riscontro ma non si classifica negli 8 vincitori.

Link articolo Blasting News: http://it.blastingnews.com/cultura-spettacoli/2017/11/roberta-giallo-il-turistae-le-stanze-di-federico-per-il-festival-di-sanremo-002138437.html

Potrete seguire l’attività artistica de “IL TURISTA” su Facebook, Instagram e Youtube 
SOCIAL: 
Youtube: Il turista Official 
BIOGRAFIA 
Il Turista è il progetto musicale di Salvatore Finella classe '92. Si avvicina al mondo della musica all’età di 16 anni nel 2009 decide di fondare la band “Stazione nove”.In seguito ha un’intensa attività live la band pubblica due Ep; TR4CCE”nel Luglio 2012 e Stazione Nove nel Febbraio 2014 ricevendo un ottimo riscontro dal pubblico. Nel 2015 Salvatore Finella alias “il Turista” e i componenti della band decidono di cambiare strada e di conseguenza la band si scioglie. Salvatore Finella nel 2016 insieme al produttore Christian Lapolla intraprende un percorso innovativo e originale di inediti e nel Luglio 2017 esce “IN UNATTIMO”singolo di debutto del cantautore campano. Il 9 agosto 2017 si esibisce a Trivento in provincia di Campobasso prima di Claudia Megrè e sempre nel mese di Agosto partecipa alle selezioni di AREA SANREMO TOUR arrivando nei 145 finalisti. Ottenendo un ottimo riscontro da parte dei discografici presenti. Dicembre 2017 è il mese di uscita del secondo singolo “I NOSTRI INVERNI” presentato alle finali nazionali di “AREA SANREMO”a fine Novembre

Fiction, LA LINEA VERTICALE di Mattia Torre con Valerio Mastandrea e Greta Scarano dal 6 gennaio su RaiPlay

$
0
0
La linea verticaleè una serie che racconta, in tono surreale e satirico, la vita quotidiana del reparto di urologia oncologica di un ospedale italiano. La storia è raccontata dal punto di vista dei pazienti che, tramite uno stile di racconto libero e formalmente spregiudicato, dipingono un affresco realistico dei casi clinici e, soprattutto, di quelli umani. 

La serie di 8 episodi della durata di 25 minuti sarà online dal 6 gennaio su RaiPlay e andrà in onda in 4 prime serate dal 13 gennaio su Rai 3.

SINOSSI
Il protagonista di La linea verticale è Luigi (Valerio Mastandrea) che scopre di avere un tumore e per questo deve sottoporsi a un delicato intervento chirurgico. Attraverso lo sguardo di Luigi entriamo in un mondo, quello dell’ospedale, di cui tutti conosciamo approssimativamente le regole ma che, esplorato in profondità, riserva straordinarie e tragicomiche sorprese. 
La serie si concentra soprattutto sulle vite dei pazienti, non solo quella di Luigi, ma anche dei suoi improbabili compagni di viaggio: un iraniano dalle convinzioni radicali, un ristoratore che sa tutto di medicina, un prete in crisi, un intellettuale taciturno, decine di anziani “cattivi perché in cattività”. E poi c’è il personale del reparto: dal professor Zamagna, chirurgo di fama e genio assoluto, nonché primario del reparto, fino ai vari addetti che convivono giorno dopo giorno in questo microcosmo fuori dal mondo che ha regole e gerarchie proprie, e rapporti di forza che vengono messi alla prova ogni giorno. Qui sono tutti operativi, tutti in lotta, ognuno con i propri mezzi. I medici e gli infermieri per curare i pazienti, i pazienti per guarire e per vivere la vita.

NOTE DI REGIA

La linea verticale nasce da un’esperienza ospedaliera autobiografica, ma più che dall’esigenza di raccontare una vicenda personale, il desiderio è stato di raccontare, nell’Italia di oggi, un reparto oncologico di un ospedale pubblico di assoluta eccellenza, capitanato da un chirurgo che ribalta il cliché del primario barone arrogante e scollato dalla realtà, e che anzi rappresenta, per gentilezza, generosità e amore verso il proprio mestiere, l’idea di un’altra Italia possibile. 

La linea verticale è l’avventura clinica di Luigi, un quarantenne che si ritrova a fronteggiare un tumore a due mesi dall’arrivo del suo secondo figlio, e per questo deve affrontare un intervento chirurgico e il relativo ricovero. Due sono i cuori pulsanti a cui Luigi si aggrappa: la straordinaria moglie, e lo straordinario chirurgo che lo opera.

La linea verticale nasce seguendo due intenti; la dimensione teatrale della storia – la serie è interamente ambientata nel reparto; e la libertà narrativa, nella forma del racconto e nel modo di affrontare un tema complesso ma sempre più presente nelle nostre vite.  

Il reparto è il nostro palcoscenico: la serie si svolge lì, perché oltre ad essere il luogo del ricovero del protagonista, il reparto è un piccolo universo che vive di interessanti leggi proprie; è sempre identico eppure muta sempre, cambiano i pazienti, fanno i turni medici e infermieri, vive di gioie, di dolori lancinanti, ma anche di grande (e talvolta involontaria) comicità; e di amicizie che poi durano per sempre. La vita, la morte, la sofferenza, la malattia: tutto viene sistematizzato in una routine a cui ci si abitua presto, e che pure rappresenta una formidabile esperienza umana. 

Ho girato La linea verticale con una postura simile a quella che ho sempre adottato a teatro, in un regime cioè di grande agilità produttiva, di essenzialità, e di massimo sforzo sulla scrittura e sulla direzione degli attori. Come nel caso della serie Boris, anche qui gli attori sono, oltre che interpreti di razza, anche persone che hanno condiviso gli intenti del racconto, ne sono stati garanti, e ne hanno consentito la riuscita. Insieme abbiamo cercato di eseguire la commedia in maniera serissima, senza ammicchi né compiacimenti, in modo mai farsesco, e con appassionata precisione. È lavorando con loro che sono riuscito a trovare la temperatura emotiva della mia serie, che passa, talvolta spudoratamente, dal tragico al comico anche nell’arco di una stessa scena. Così era il reparto dove sono stato per un mese. E questa è per me la cosa più esaltante: il privilegio di poter raccontare una realtà sociale ancora una volta completamente diversa da come la si può immaginare dall’esterno.  

La libertà narrativa è consistita invece nel superamento della tradizionale struttura della serie da 25 minuti (una trama e due sottotrame). Il tentativo è stato qui di procedere senza rete, raccontando vicende molto realistiche da un punto di vista clinico, ma facendolo in modo libero e a tratti spregiudicato, talvolta surreale. In questo senso, se il protagonista è un pesce fuor d’acqua in un mondo complesso e per lui completamente nuovo, la sua voce off ci accompagna nella storia attraverso digressioni sociologiche, racconti di vicende umane, liturgie dell’ospedale, e incredibili paradossi della scienza medica. 

Infine, La linea verticale, pure in un contesto doloroso e tragico, racconta la malattia come un’occasione di crescita, di apprendimento, e persino di riscatto. 

Mattia Torre

L'IMPRENDITORIA ITALIANA ERA GENIALITÀ. ORA È UN TRAGICO BARACCONE

$
0
0
Mi chiedo  come mai la maggior parte di chi si autodefinisce imprenditore senza averne alcuna competenza, utilizzi i social per far vedere che comprano Ferrari, barche, vanno in alberghi di lusso, gioiellerie stile Cartier, Bulgari e compagnia varia. Vacanze in luoghi apparentemente impressionanti.
E questo mood sta sempre più crescendo in particolar modo per gli uomini. Ma siete così insicuri che per dimostrare che siete uomini dovete paventare auto , viaggi, gioielli e vestirvi da ragazzini con al fianco come ulteriore accessorio donnine giovani ed insignificanti?
Non vedo più imprenditori seri ma pagliacci da circo.
Quelli seri che lavorano e guadagnano più di voi nemmeno si vedono. Fare l'imprenditore è cosa seria. Non puoi alzarti un mattino e decidere che dato che hai quel cognome t'inventi che sei imprenditore. Poi la società fallisce e migliaia di famiglia tornano a casa. Non è un gioco. 
Perché la regola per essere un imprenditore serio è innanzitutto essere un Signore. Un imprenditore deve creare lavoro, dare lavoro. Non far vedere spettacoloni ridicoli su come vive la sua vita privata.
Mio padre imprenditore di primo rango mi ha insegnato un dictat fondamentale:  Chi ha non dice, chi non ha dice". Semplice ma incisiva. Un uomo sicuro di sé non ostenta mai.
Mi viene il dubbio che quando vi presentate, se vi presentate ai c.d.a. (sono i consigli d'amministrazione cari imprenditori) vi preoccupate come vestirvi, ma fate scena muta perché anche quando venite intervistati non sapete parlare. Le vostre affermazioni sono un delirio. Non avete il piglio del conquistatore. Dell'uomo sicuro, deciso. Più che altro sembrate attori/attrici da soap opera.
E anziché sentirvi umiliati dalle donne che si accompagnano a voi, perché certo non lo fanno per la vostra genialità e amore, ma per il vostro portafoglio che il più delle volte non avete nemmeno creato voi, ne siete fieri.
C'è davvero qualcosa che non funziona.
Dall'altra parte donne sposate con uomini con portafoglio che postano l'inverosimile della vergogna.
Vorrei precisare a queste "Signore" che non siete voi imprenditrici e proprietarie di queste ricchezze, nella maggior parte finte, ma i vostri compagni.
Guardate che non fate delle gran figure. E siete davvero un esempio da eliminare per i giovani. Per cui vorrei avvisare i giovani che queste non sono figure da prendere come esempio. Se davvero dirigessero un'azienda la manderebbero al tracollo dopo un mese. Perché se notate sapranno, a volte, come vestirsi ma non sanno parlare!
E a voi donne sta bene stare con questi uomini??? Sì, state su una Ferrari, ma per comprare un paio di scarpe dovete elemosinare ed elargire finte carinerie.
Ci sarebbe da scrivere un trattato su questo  argomento e la cosa sconcertante (prendete il vocabolario) è che avete anche dei "fans".
Credo che come mi sia stancata io (congiuntivo non condizionale. Ma è così difficile? Prendete un insegnante mentre vagate nel mondo con il vostro jet privato che nella maggior parte dei casi è a noleggio come tutto il resto, comprese le donne) si siano stancati tutti.
Finitela di fare i buffoni/e. Scomparite. Siete la vergogna di Borghi, Olivetti... e tutti gli mprenditori sconosciuti, Signori imprenditori che hanno lasciato il segno.  Sempre  come guide per i propri dipendenti e per gli italiani.
Ragazzi/e,  vi vorrei esortare a guardare dei film biografici su due Signori imprenditori: Borghi ed Olivetti. Questi uomini sono stati grandi fino alla fine. Fino alla fine.. Non hanno solo creato, hanno inventato nuovi lavori, chiedete ai vostri genitori. Come tanti altri senza fare spettacolo ma facendo miracoli. Andrea Pininfarina un'estate del 2008 mentre va in azienda in scooter nel mese di agosto viene travolto e ucciso da un anziano in auto che alle 8 del mattino poteva benissimo starsene a casa. Prima di allora di Andrea Pininfarina vero milionario nessuno conosceva nemmeno il suo viso né chi fosse la moglie né chi fossero i figli.
Abbiate rispetto per chi ha davvero lottato e di diritto si merita questo appellativo: imprenditore. E alla fine, quando saprete le loro storie, solo allora traete le vostre conclusioni. 
Solo allora decidete se volete essere dei Signori o dei pagliacci. 
Solo allora decidete se volete essere voi al comando o comandare il pilota del jet privato che avete a noleggio per andare in capo al mondo con soldi che non avete mai guadagnato dicendo "enjoy".
Sapete dove metterei il vostro "enjoy"..... Io sono una Signora, lo lascio immaginare. Ragazzi/e, andate a vedere le fotografie dei vari personaggi. Semplicemente da lì capirete tutto. 
Io nasco da un Signore Imprenditore che ha vissuto tutto al massimo. 
Questi sono gli uomini da desiderare, volere, amare. 
Tra i pochi ma fondamentali consigli che ho ricevuto da quest'uomo che non aveva paura di nulla, ve ne regalo uno prezioso soprattutto per voi ragazze. "... Non cercare un uomo nato ricco, se perderà i soldi non guadagnati da lui, e li perderà, non sarà più in grado di rialzarsi. Cerca il lavoratore, chi è abituato alle montagne russe perché quest'uomo rimarrà sempre in piedi".
E vi lascio con un altro mio ricordo di mio papà per farvi capire cosa vuol dire essere imprenditore senza arrivare ai grandi nomi che vivono più sulle barche che a terra. Io fin da piccola odiavo l'asilo. Adoravo andare al lavoro con il mio papà gigante. Avevo penso 5 anni. Mi aveva portata a guardare una partita di calcio. All'improvviso si avvicina una Signora che disperatamente dice a mio padre che il figlio non trovava lavoro. Due secondi. 
Senta Signora dica a suo figlio di presentarsi da me domani mattina alle 8 precise. Quel ragazzo divenne nel tempo il capo ufficio di una delle società di mio padre. Vorrei precisare che quel ragazzo era di Bari. E in quel periodo la vita per i meridionali era terrificante da noi.
A questo punto che fotografie dovrei mettere???? Non serve. 

Sara  Tacchi

instagram saratacchii 
Viewing all 38856 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>