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Gherardo Colombo, “Lettera a un figlio su Mani Pulite”: un racconto semplice, lineare e sincero. La recensione

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Gherardo Colombo, “Lettera a un figlio su Mani Pulite”, Ed. Garzanti, Milano, 2015. Recensione di Andrea Giostra.

«Sono passati più di vent’anni da quel 17 febbraio 1992, il giorno dell’arresto di Mario Chiesa che ha dato inizio alle indagini e all’inchiesta conosciuta con il nome di Mani Pulite.» Comincia così il racconto di quegli anni da parte di Gherardo Colombo, uno dei pubblici ministeri in prima linea del pool di Mani Pulite, che ha di fatto demolito la Prima Repubblica. Il racconto che fa Colombo di quegli anni è semplice e lineare, sincero e a tratti lascia trasparire una ingenuità che oggi comprendiamo molto più di allora quando esplose dirompente il fenomeno Tangentopoli con la figura dominante di Antonio Di Pietro. Lo scandalo di corruzione diffusa che ha impressionato l’Italia intera di fine novecento, chiamato dalla stampa “Mani Pulite”. Quello che emerge con chiarezza crescente, vivida e disarmante, leggendo una dopo l’altra le pagine del racconto che fa Colombo di quegli anni divenuti storici, è che la corruzione in Italia era diffusa a tutti i livelli istituzionali, a tutte le classi sociali, in tutte le regioni del nostro paese: «… emerge a grandi linee il sistema della corruzione che sarebbe passato alla storia come Tangentopoli … non si tratta di casi isolati e sporadici ma di un impianto capillare e diffuso da cui quasi nessuno – né impresa, né partito, né amministrazione pubblica – resta escluso. Il sistema della corruzione in Italia - scrive Colombo - riguarda l’organizzazione politica ed economica del nostro Paese. Ed è impressionante.» Tutto il sistema della corruzione – come lo definisce Colombo - è rigidamente regolato da “norme non scritte” parallele a quelle ufficiali dello Stato. Regole che sono ampiamente condivise da tutti coloro che fanno parte del sistema corruttivo che appare indistruttibile perché capillarmente diffuso ad ogni livello: «Il sistema, pur colpito, continua ad esistere e per qualcuno (degli indagati) il dimostrarsi affidabile sembra un investimento che potrebbe, in futuro, rivelarsi utile.»
Il libro di Colombo, in sostanza, racconta un fallimento. Il fallimento di una potenziale prospettiva politica ed economica migliore frutto delle indagini e degli arresti di Tangentopoli che avrebbero dovuto inculcare nella cultura del cittadino italiano, dei pubblici amministratori e dei rappresentanti delle istituzioni, una morale ed un’etica nuova basata sull’onestà, e che si muovesse nella sola direzione dell’interesse pubblico e non dell’interesse privato o di piccole o grandi lobby.
Da una lettura dei fatti tracciati da Colombo con il suo scritto, gli anni di Tangentopoli raccontati dall’autore, anche alla luce degli scandali di corruzione che emergono e si susseguono quasi quotidianamente nel nostro paese, sappiamo che non hanno lasciato alcuna traccia nella memoria nel popolo italiano e non hanno insegnato nulla a nessuno. La Corruzione in Italia è al primo posto tra i mali del nostro paese, molto di più della mafia, molto di più della cattiva, lenta e incompetente burocrazia: ce lo dicono quasi quotidianamente i fatti accertati dalla magistratura.
Il libro è certamente da leggere, anche se può apparire nostalgico a chi ha vissuto quegli anni da cittadino-spettatore, e lascia un amaro pessimismo sulle labbra del lettore.
di ANDREA GIOSTRA

Agorà - Teatro e Musica alle radici, dal 10 al 30 settembre tantissimi spettacoli per grandi e bambini

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Torna per il sesto anno consecutivo, per le strade della Capitale, la Rassegna “Agorà - Teatro e Musica alle radici”. Sei le date all'interno della manifestazione Estate Romana, finanziata dal Comune di Roma Capitale e con un contributo della Regione Lazio. Diversi gli eventi a cui sarà possibile assistere, anche partecipando attivamente, dal 10 al 30 settembre, presso l’Anfiteatro ‘Colosseo di Pietralata’, sito in via Luigi Bombicci.

Da ormai sedici anni, l’associazione culturale Il NaufragarMèDolce porta lo spettacolo dal vivo fuori dai consueti spazi teatrali e musicali, realizzando una serie di eventi nelle periferie storiche di Roma.Da sei anni “Agorà” è il festival che anima l’estate romana nella periferia est della Capitale.

Quest'anno una novità: il lancio di un progetto triennale, che ogni anno avrà al suo centro un tema diverso affrontato in maniera differente in ogni performance. Il tema scelto per il 2017 è ‘Linguaggi e mondi possibili’. Ci mostrerà la complessità dei rapporti umani, la loro dimensione, l’incontro e il fondersi delle diverse culture. La rassegna “Agorà” ha lo scopo di far diventare il teatro strumento di conoscenza, impegno sociale e integrazione, l’arte come finestra su un mondo lontano attraverso le realtà di casa nostra. Un insieme di spettacoli, eventi e proposte artistiche all'insegna dell'esplorazione e della ricerca che si inserisce nel territorio e lo fa parte integrante dello spettacolo stesso.

In scena si alterneranno, tra gli altri, artisti del calibro di Raiz degli Almamegretta che, con il suo concerto, apre formalmente la rassegna; Lucilla Galeazzi, tra le più grandi cantanti di musica popolare italiana ed europea, madrina di Agorà fin dalla prima edizione; Chiara Casarico e Tiziana Scrocca, attrici, autrici, registe e fondatrici dell’associazione Il NaufragarMèDolce.

Si parte domenica 10 settembre con il concerto “Musica immaginaria mediterranea” di Raiz & Radicanto: suoni e parole si fondono ed estendono al Mediterraneo come luogo del possibile superamento di frontiere e barriere.

Negli appuntamenti che seguiranno, verranno affrontati le difficoltà dei rapporti umani, in considerazione della complessa realtà contemporanea, attraverso una chiave comica estrema e surreale con gli spettacoli comici “Zit 2.0” il 16 settembre, “Tre civette” il 23 settembre e “Ratatouille” il 24 settembre, passando per il concerto della “Marlon Banda” formata da musicisti/clown.

Anna Rizzi e Fabio Cicchiello, con il loro Movimento Comico, saranno in scena il 16 settembre alle 19.00 con “Clowndroid” - evento comico, eccentrico con personaggi vivacemente grotteschi - ispirandosi ai clown di Fellini, trasformeranno gli spazi in quadri viventi inconsueti e surreali.

Territorio, luoghi e turismo sono al centro di “Roma popolare: percorsi di altro turismo”, a cura di Tiziana Scrocca con la collaborazione di Maria Chiara Russo, Jessica Bertagni, Consuelo Casu Di Gaetano e Danilo Turnaturi. Il 16, il 24 e il 30 settembre alle ore 20.00, spazio alle storie narrate e testimonianze di vita, passeggiando per una Roma, quella popolare, tra i cortili dove si racconta agli spettatori, tra passato e presente, tra memoria letteraria e spaccati di vita.

Il rapporto tra gli individui e la città - spazio fisico urbano degli incontri urbani - viene invece affrontato con le “Città invisibili” da Calvino in collaborazione con “Argillateatri-The way to the Indies”, associazione storica del panorama culturale romano, come positivo scambio di risorse. Il 17 settembre alle 21.00.

Chiuderà la rassegna lo spettacolo musicale “Ma che razza di paese” messo in scena della ricercatrice e musicista di livello internazionale Lucilla Galeazzi, che sarà accompagnata, il 30 settembre, da Susanna Buffa, Chiara Casarico, Marta Ricci e Stefania Placidi. Lo spettacolo si muove tra la fatica del vivere, colta nell’esperienza dei canti di lavoro popolari, e l’esplosione della festa.

Laboratori di canto, danze popolari, teatro e yoga, con percorsi e giornate dedicate, stimoleranno la partecipazione e il coinvolgimento attivo degli spettatori. Sarà possibile prenotare via mail all'indirizzo info@ilnaufragafmedolce.it oppure telefonando al numero 328 067 7440.

Agorà – Teatro e Musica alle Radici
dal 10 al 30 settembre
Anfiteatro di via Bombicci (Pietralata)
Per info e prenotazioni:
telefono: 328 0677440 - email: info@ilnaufragarmedolce.it
Ingresso Libero

Palermo, il 5 settembre s'inaugura la mostra “Diaspora, identità e dialogo”

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PALERMO - Martedì 5 settembre, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, verrà inaugurata (ore 17.00) nella Sala Cavallerizza di Palazzo Sant’Elia di Palermo la mostra “Diaspora, identità e dialogo” ispirata al tema prescelto quest’anno.

L’evento, promosso dalla Fondazione Giuseppe Levi Pelloni in collaborazione con il Centro Studi “Biblioteca della Shoah-Il Novecento e le sue Storie” di Fiuggi, registra l’intervento critico del professor Marcello Carlino, l’organizzazione di Lucia Di Miceli e vede la partecipazione di quattordici artisti: Franca Bernardi, Francesco Calia, Antonio Carbone, Lucia Di Miceli, Gabriella Di Trani, Salvatore Giunta, Silvana Leonardi, Rita Mele, Teresa Pollidori, Giuseppe Ponzio, Rosella Restante, Grazia Sernia, Marcello Rossetti, Oriano Zampieri. 

L’Accademia Hatikva è costituita da un gruppo di artisti, impegnati da diversi anni in ambito nazionale ed internazionale, che hanno scelto di intraprendere un percorso di valorizzazione di tutte le arti espressive nell’ambito delle arti visive. Di diversa formazione culturale e professionale, presentano a Palermo opere che ruotano intorno alla ricerca del segno, del colore e dello spazio, utilizzando diversi materiali che si trasformano in opere plastico pittoriche, sculture, istallazioni, libri d’artista e video.

Per l’occasione lo storico Pino Pelloni donerà alla municipalità palermitana, nelle mani del sindaco Leoluca Orlando, una copia della Menorah di Anticoli, quale simbolo di condivisione di valori e nel segno dell’accoglienza.

La Menorah di Anticoli (l’odierna Fiuggi), un reperto archeologico di fattura catalana del XV secolo, venne portato nella cittadina laziale da ebrei siciliani cacciati dall’isola per mano di Ferdinando d’Aragona. L’antico Ghetto di Anticoli, denominato più propriamente la Casa degli Ebrei dallo storico Angelo Sacchetti Sassetti, si estende nel secolo XII in maniera circoscritta tra via della Portella e via del Macello, occupando nei secoli XV e XVI anche gli insediamenti compresi tra via della Piazza e via Giordano.

Oggi di quel quartiere sono visibili la Menorah di via del Macello; la Mezuzah di via del Murello (sec.XII); il Mercato, posto dinanzi la chiesa di San Pietro costruita nel 1617; il Portico e la Corte ebraica in via della Portella; un Forno in via del Macello dove sono stati rinvenuti attrezzi in ferro per la lavorazione del vetro. Nel sottoportico della parte bassa di via della Portella è stata ipotizzata la presenza di una Sinagoga (con il ritrovamento di due vasche rituali) e di una sala adibita a scrittura e probabilmente a banco di prestito. 

Sebastiano Catte

31 agosto 2017

* Nella foto: Palermo, Palazzo Sant’Elia

Real Time, dal 1° settembre BAKE OFF ITALIA - DOLCI IN FORNO con Benedetta Parodi

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“BAKE OFF ITALIA - DOLCI IN FORNO”, il cooking show targato BBC, prodotto da Magnolia per Discovery Italia, e condotto da Benedetta Parodi, torna dal 1° settembre ogni venerdì alle ore 21:10 su Real Time (canale 31) con una quinta edizione piena di sorprese.

La prima arriva dagli Stati Uniti: alla tecnica e all’esperienza degli storici giudici, il ‘re del cioccolato’ Ernst Knam e la lady di ferro Clelia d’Onofrio, si aggiunge Damiano Carrara,  il pasticcere toscano che ha trovato fortuna oltreoceano con le sue pasticcerie Carrara Pastries, diventando una vera e propria star televisiva a stelle e striscie.

La seconda novità è il supercasting della prima puntata: 50 aspiranti pasticceri, provenienti da tutta Italia, dovranno contendersi i 16 posti per diventare i concorrenti ufficiali di questa edizione. Nel giardino della settecentesca Villa Annoni di Cuggiono (in provincia di Milano), come primo step, presenteranno i loro cavalli di battaglia portati da casa. Dopo gli assaggi, i tre giudici decreteranno i 30 meritevoli di accedere alla prova successiva. Nel secondo step, formate tre squadre, una per giudice, i concorrenti affronteranno la prova tecnica volta a testare le capacità di base della pasticceria. Infine, nell’ultimo step dovranno superare la prova decisiva, alla fine della quale verranno decretati i 16 migliori che inizieranno la lunga avventura verso il titolo di miglior pasticcere amatoriale d’Italia.

Lo storico tendone di Bake Off Italia quest'anno risuonerà di “mexico mood”: maracas, mariachi e allegria. Una colorata ventata di aria messicana riempirà lo studio che rende omaggio alla pittrice Frida Kahlo.
Le puntate, tutte a tema, saranno scandite da 3 sfide: la prova creativa, la prova tecnica e la spettacolare prova WOW. Nella prima gli aspiranti pasticceri dovranno creare in un tempo stabilito uno specifico dolce seguendo la propria ricetta. Nella seconda seguiranno alla lettera una ricetta data su un grande classico della pasticceria. Nell’ultima, la più complessa, interpreteranno al meglio il tema della puntata per dar vita a una creazione spettacolare. L’obiettivo è andare oltre i propri limiti per stupire i giudici.

Dopo il grande successo dello scorso anno, raddoppia l’appuntamento con la “CELEBRITY EDITION”.
A dicembre, dopo la Finale del programma, 16 coppie composte da personaggi famosi saranno protagoniste di due puntate “CELEBRITY EDITION” con l’obiettivo di sostenere l’UNICEF.
Nella prima puntata: Tosca D’Aquino con l’amica Francesca Piccolo; Carmen Russo e Enzo Paolo Turchi; Roberta Lanfranchi e Georgia Luzi; la Pozzoli’s Family, formata da Gianmarco Pozzoli e Alice Mangione; gli sportivi Karen Putzer e Luigi Mastrangelo; il protagonista della serie “Alex&Co” Leonardo Cecchi con il fratello Alessandro; le sorelle Carrisi, Cristel e Romina; Fiordaliso con la mamma Carla.
Nella seconda puntata: gli attori Euridice Axen e Raul Garcia Pena; Maria Pia Timo e Laura Freddi;  Fabio Troiano con l’amica Isabella; la moglie del difensore del Sassuolo Federico Peluso, Sara Piccinini, insieme alla moglie del portiere della Lazio, Rachele Mura; la mamma di Chiara Ferragni Marina Di Guardo con il compagno Antonio; Jake La Furia con l’amica Laura; la schermitrice Elisa Di Francisca e la sorella Martina,: le web star di Casa Surace, Ricky e Pasqui.

Importanti novità anche sul sito bakeoffitalia.realtime.it: con un look&feel nuovissimo sarà possibile consultare tutte le ricette, scoprire news, foto, schede dei concorrenti e accedere a tanti altri contenuti del talent show più dolce.
Per commentare live su Twitter, l’hashtag ufficiale è #BakeOffItalia.

RADIO ITALIA è per il quinto anno consecutivo radio ufficiale di “BAKE OFF ITALIA – DOLCI IN FORNO”. L'emittente dedicherà alla partnership alcune iniziative che vivranno on air, sul sito radioitalia.it e sulle pagine social di Radio Italia, Facebook e Twitter. Ogni venerdì, per i giudici, appuntamento fisso in diretta con la speaker Fiorella Felisatti per qualche anticipazione sulle puntate. Sui social live twitting e posting della prima puntata del programma e un contenuto settimanale dedicato.

“BAKE OFF ITALIA – DOLCI IN FORNO” (14 episodi da 90’ + 2 episodi speciali da 60’) è prodotto da Magnolia per Discovery Italia.
Real Time è visibile al Canale 31 del Digitale Terrestre, su Sky canali 131 e 132, Tivùsat Canale 31.

Su Dplay.com, il servizio OTT di Discovery Italia, sarà possibile rivedere sempre e ovunque, attraverso differenti device e in modalità gratuita on demand, le puntate del programma dopo la messa in onda.
La prima puntata sarà invece disponibile in anteprima esclusiva sempre su Dplay dalle ore 12:00 del 1° settembre.

Mantova, il 9 settembre Monika Bulaj al Festivaletteratura per l'uscita di "Where Gods Whisper"

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Sabato 9 settembre, alle ore 18.30, Monika Bulaj sarà ospite al Festivaletteratura di Mantova per un performing reportage presso il Teatro Bibiena, in occasione dell’uscita di Where Gods Whisper. Il volume è pubblicato da Contrasto in edizione italiana e internazionale.

L’autrice sarà protagonista di una performance teatrale il cui con parole e immagini racconterà luoghi e momenti in cui il sacro esprime al massimo la sua carica atmosferica e dove si rompono i confini tra ebrei, cristiani e musulmani. Le immagini in bianco e nero e a colori di Monika Bulaj, insieme ai suoi testi che le accompagnano, vanno alla scoperta delle ultime oasi d’incontro tra le fedi, delle zone franche in cui musulmani e cristiani pregano insieme, raccontano di terre di promiscuità e sincretismo millenari, scomodi ai predicatori dello scontro di civiltà, di luoghi in cui la catena delle vendette si rompe, dove si mangiano le stesse pietanze, si intonano gli stessi canti e si fanno gli stessi gesti. Le evocative fotografie di Where Gods Whisper restituiscono la bellezza e la sapienza antica che risiede nella contaminazione, i riti dionisiaci dei musulmani del Magreb, il pianto dei morti nei Balcani, i pellegrinaggi nel fango degli Urali, l’evocazione degli dei in esilio oltremare, sulla rotta degli “scafisti” di un tempo, a Haiti e Cuba, dove la forza spirituale della madre terra diventa rito vudù, santeria, rap mistico, samba, epitalamio e mistero.

Sfogliando il libro, pagina dopo pagina, si segue il mistero della devozione passionale, la manifestazione di fede espressa da mistici e poeti, santi e analfabeti. Le fotografie mostrano i momenti più misteriosi che scavalcano gli steccati eretti dai teologi, la cui successione svela un assieme solido e coerente, una continuità che abbiamo disimparato a osservare, condizionati come siamo dalla superficiale impressione di cataclisma – oggi si direbbe conflitto di civiltà - che ci divide. Lo stesso avviene per i luoghi visitati dall’autrice. Se sono sacri, sono sacri per tutti. Allo stesso modo, il buon santo è buono per tutti. Per non parlare dei gesti della preghiera, dell’uso del corpo come tramite per comunicare con l’Altrove. Il corpo che contiene il segreto della memoria collettiva. Il corpo che non mente.
Formato: 20 x 24 cm
Pagine: 249
Fotografie: 144
Confezione: cartonato
Prezzo: 45,00 euro
Lingua: inglese con fascicolo in italiano
 
Traduzione dall’italiano all’inglese: Marguerite Shore
Traduzione dal polacco all’inglese: Maya Latynski
Traduzione dal polacco all’italiano: Daria Anfelli

Stress da rientro, LE 5 REGOLE DELLA WOW THERAPY DOPO LE VACANZE

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Preoccupati per gli impegni lavorativi (65%), consapevoli di ritrovare l’inevitabile  traffico cittadino (57%) e tristi per la fine delle vacanze (53%), gli italiani si scoprono incapaci di accettare la fine delle ferie e cadono in quella che gli esperti definiscono insoddisfazione cronica.
Risulta così compromesso anche il rapporto sociale con amici, parenti o colleghi di lavoro, ma soprattutto l’integrità della propria salute. Infatti, come riporta uno studio della Columbia University, le persone arrabbiate o stressate hanno una maggiore possibilità di sviluppare malattie cardiache rispetto a chi vive la vita con entusiasmo. Secondo gli esperti c’è una soluzione semplice per sconfiggere questa problematica, la “Wow Therapy”, ovvero la capacità di trarre piacere dai piccoli aspetti positivi della vita quotidiana. Ma quali momenti possono aiutare gli italiani a superare l’ansia da rientro? Secondo gli esperti è necessario stupirsi delle piccole gioie che troppo spesso vengono date per scontate e che per gli italiani sono rappresentate dall’ammirare un bel tramonto (15%), dal godere del sorriso dei bambini (12,3%), dal sentirsi stimati dalla compagna (10,2%) o dagli amici (4,5%) o dal ricevere un abbraccio o un bacio da chi si ama (5,8%).  
È quanto emerge da uno studio promosso da Bibite Sanpellegrino in occasione della campagna Io Mi Meraviglio, una campagna sociale che invita gli italiani a cogliere le piccole meraviglie quotidiane, condotto su 1200 persone di età compresa tra i 18 e i 55 anni attraverso la metodologia C.A.W.I (Computer Aided Web Interwing) e su un panel di 50 esperti di medicina e psicologia per capire cosa preoccupa gli italiani al rientro dalle vacanze. 
“Abbiamo costantemente intorno a noi esperienze piacevoli di cui spesso non ci accorgiamo – afferma il Dott. Giandomenico Bagatin, psicologo, psicoterapeuta ed autore del libro “Riprenditi il tuo Tempo” – Siamo degli esseri piuttosto abitudinari e sviluppiamo delle routine per riuscire a fare più cose portandole a termine nell’arco di una giornata. Questo porta sicuramente ad innumerevoli vantaggi, ma anche ad aspetti negativi. Ci deve essere, infatti, un bilanciamento fra il lasciarsi cogliere dallo stupore e la pianificazione degli obiettivi durante la giornata. Un buon punto di partenza per sorprendere noi stessi potrebbe essere quello di soffermarsi sui paesaggi naturali, oppure dedicarsi a pieno alle relazioni con le persone importanti della nostra vita”.
L’89,7% dei italiani è preoccupato dal rientro al lavoro dopo le vacanze, essendo consapevole del fatto di aver finito il proprio tempo libero
Ma cosa rende gli italiani insoddisfatti al rientro dalle vacanze? La maggior parte dei connazionali è preoccupata dal rientro al lavoro (89,7%) e dalle conseguenti richieste eccessive del proprio capo (58,2%) che possono portare a carichi di lavoro spropositati (47,3%). Un altro motivo di insoddisfazione è il caos della città. Se fare delle code in macchina risulta meno stressante quando si viaggia per svago, quando si utilizza l’auto per andare al lavoro lo stress si manifesta ai massimi livelli (57%). Questi fattori nella maggior parte dei casi si sommano al pensiero di non aver sfruttato al massimo i giorni di libertà (53%) e alla sensazione di aver speso troppo (46%). 
Per evitare lo stress da rientro gli esperti consigliano la “Wow Therapy”, ovvero la capacità di apprezzare i piccoli aspetti della vita quotidiana
A fronte di questi dati, secondo gli esperti una delle soluzioni più semplici ed efficaci per combattere questo stato di insoddisfazione post-ferie è la “Wow Therapy”, ovvero la capacità di trarre piacere dagli aspetti positivi della propria vita, evitando di rimuginare su tutti gli aspetti negativi. Infatti, come riporta il The Times, studi scientifici nel campo della medicina e della psicologia confermano l’efficacia del buon umore sulla salute della mente e del corpo. Ma quali effetti positivi ha lo stupore sull’uomo? Sicuramente aiuta a vivere meglio (49,4%) permettendo di conoscere cose sempre nuove. Altri risultati importanti sono la riduzione dello stress (42,3%) e il desiderio di migliorare se stessi (42,3%). La gioia per le piccole cose aiuta a migliorare decisamente la vita dei bambini (44,6%), che sono le persone che più delle altre sono in grado di stupirsi nel quotidiano. 
I dati ci confermano la grande difficoltà che gli italiani hanno a meravigliarsi nella vita quotidiana. Se il 26,8% afferma di riuscire a meravigliarsi tutti i giorni, un importante 29,1% dichiara di riuscire a meravigliarsi una sola volta al mese. Il 18,3% prova stupore una volta a settimana, mentre il 13,9% si meraviglia una volta ogni 2-3 mesi e l’11,9% non lo fa addirittura mai.
Solo il 9,1% degli italiani trova momenti di gioia nel rapporto con i colleghi. Per il 64,1% sono i figli le persone migliori per passare momenti gioiosi
Ma quali persone possono aiutare ad avere dei momenti di gioia dopo le vacanze? Per il 64,1% degli italiani i figli sono le persone ideali per passare momenti gioiosi nel quotidiano, seguiti dalle mogli/mariti, compagni/compagne (45,9%) e dagli amici (37,9%). Il dato preoccupante sta nel rapporto con i colleghi, infatti, solo il 9,1% dei connazionali trova in questi una fonte di felicità. Questo è dovuto al fatto che troppo spesso il lavoro viene vissuto come un trauma e un peso, ed è difficile scindere il rapporto lavorativo da quello personale con i colleghi. Il dato che salta all’occhio però è che il 5,9% degli italiani, ovvero circa 3,5 milioni di persone, non prova nessuna emozione particolare nel contesto sociale quotidiano. Un aspetto preoccupante, che colpisce in particolare la fascia d’età dei 45-55enni (8%), seguiti dai 18-24enni (7%) e dai 25-34enni (5%).
Non è solo il rapporto con le persone care a scatenare stupore negli italiani, ma anche momenti particolari della giornata o semplici gesti. Da una manifestazione di stima (10,2%) alla visione di uno spettacolo naturale come un’alba o un tramonto (15%), da una carezza al proprio cane (7,5%) alla visione di un film o alla lettura del proprio libro preferito (6,1%), gli italiani per riuscire a superare lo stress del rientro dalle vacanze si affidano sempre più spesso a delle piccole cose, che però nella quotidianità ricoprono un ruolo davvero importante.


ECCO LE 5 REGOLE DELLA WOW THERAPY DOPO LE VACANZE:
1) NON È DIFFICILE STUPIRSI. Imparare a dare peso alle piccole cose. Molte volte durante la giornata accade qualcosa che può essere in grado di meravigliarci, non dobbiamo darlo per scontato, ma apprezzarlo al massimo.
2) VIVA LA LIBERTÀ. Apprezzare a pieno i momenti liberi che abbiamo. Anche se le vacanze sono finite è possibile ritagliarsi delle giornate rilassanti durante i weekend.
3) PENSA A CONDIVIDERE. Passare più tempo possibile con le persone care aiuta a soffermarsi volentieri su ogni tipo di esperienza. 
4) LARGO ALLE NOVITÀ. Ricercare esperienze sempre nuove, solo così è possibile meravigliarsi di qualcosa che non si è mai provato prima.
5) APPREZZA QUELLO CHE HAI. Cercare di trarre il meglio dalle esperienze estive appena concluse. È importante ricordare gli aspetti positivi dei momenti di libertà e non limitarsi allo shock da rientro al lavoro.

Waris Dirie, un fiore nel deserto

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Waris è stata una bimba che la mamma ha partorito tra le dune del deserto, da sola come aveva sempre fatto con gli altri undici figli ma ne sono sopravvissuti solo sei. Bimbi che dovevano sopravvivere al caldo, alla sete, alla sabbia rovente che faceva loro da culla.
Da piccoli si iniziava a far tutto, Waris a sei anni già badava ad un gregge di settanta pecore e capre. Gli animali erano tutto il suo mondo, li accudiva perché per lei e i suoi fratelli erano il cibo, la sopravvivenza. I bimbi si nutrivano con il latte di cammello e quando il padre riusciva a comprare un po’ di riso, era festa grande. Anche il cammello per la gente del deserto è tutto: è la casa ambulante, nutre con il suo latte, si può barattare perché nel deserto la vita delle persone si valuta in cammelli. Waris è stata valutata 5 cammelli, una buona somma se si considera che era una ragazzina di tredici anni. A pagarla e poterla avere come moglie con questo prezzo fu un beduino di 60 anni. Waris capì che sarebbe passata da una schiavitù all’altra e scelse la fuga attraverso il deserto, senza scarpe perché non ne aveva mai visto un paio. Scappava dall’orrore che aveva vissuto: a 5 anni come a tutte le altre bambine del suo paese, erano stati tagliati il clitoride, le piccole, le grandi labbra e con le spine d’acacia e un filo grezzo fu ricucita in modo cosi fitto che sveniva ad ogni mestruo. Aveva subito come tantissime altre bambine, l’infibulazione.  Correva senza sapere dove andare, i piedi piagati che arrossavano la sabbia fino a che si trovò a Galcaio. Lei non sapeva che esistesse una città, un mercato pieno di frutta e verdure ma che lì abitava uno zio e lo trovò. Ma lo zio non era la libertà, voleva ricondurla nel deserto e lei ricominciò a correre fino a Mogadiscio, dove fu ospitata prima da una sua sorella e poi da una zia. Waris non era contenta e l’occasione di cambiare vita le fu data da uno zio, ambasciatore somalo a Londra. Andò con lui, avrebbe fatto la domestica e così iniziò il suo cammino verso la libertà. Dapprima si sentì estranea in una terra tanto diversa dalla sua, poi reagì e decise di imparare a scrivere e a leggere. Continuò a fare le pulizie finché, un giorno, un fotografo, Malcom Fairchild la invitò nel suo studio. I suoi datori di lavoro erano in vacanza, faceva le pulizie da McDonald, andò e uno scatto fotografico le cambiò la vita. Fece un Casting, posò per il Calendario Pirelli e divenne una delle fotomodelle più famose al mondo. Si operò per risanare il suo corpo che conservava ancora le cicatrici ai piedi per aver camminato sulle pietre e sulle spine del deserto. Per poter partorire suo figlio Alekee, un medico londinese la sottopose ad un intervento di parecchie ore per attenuare i disturbi insopportabili dell’infibulazione. Waris, da allora, ha usato il suo lavoro e il suo successo per difendere i diritti di 2 milioni di donne africane che, ogni anno, vengono mutilate con forbici, coltelli e rasoi, talvolta anche arrugginiti. Non c’è civiltà finchè, in qualunque parte del mondo, si pratica un selvaggio rituale a cui tante bambine non sopravvivono. Questa storia è divenuta un film e prima un libro. Ciò che si legge è soprattutto un appello alle civiltà cosiddette avanzate e delle quali facciamo parte. Waris oggi è portavoce dell’0NU contro le mutilazioni genitali per difendere i diritti di tutte quelle bambine, che non hanno il coraggio della disperazione che lei ha avuto per avere una vita che la riscattasse dalla violenza e dalle barbarie.
È autrice di alcuni libri, anche autobiografici, che hanno avuto un buon successo di vendita, pubblicati in Italia da Garzanti, come Fiore del Deserto (da cui è stato tratto l'omonimo film), Alba nel Deserto, Figlie del Dolore, Lettera a mia Madre. Andiamo a vedere questo film, per conoscere la forza di questa donna che si chiama Waris, cioè Fiore del deserto, un fiore che, come chi ne porta il nome, sopravvive anche se cresce dove la pioggia non scende per anni. Lei, seppur bambina, capì che la salvezza era altrove e nuda di ogni conoscenza e esperienza, scappò per gridare al mondo l’orrore che aveva subito e di cui avrebbe portato, nell’anima soprattutto, un ricordo indelebile. 

CAMERA CAFÈ con Luca e Paolo dal 4 settembre su Rai 2. Con Serena Autieri, Marco Palvetti, Ippolita Baldini

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La crisi economica, l’ombra cinese incombente, lo scontro generazionale fra millennials e impiegati storici, il precariato, l’inarrestabile avanzata del digitale, l’indigesta presenza di donne in carriera e immigrati sono il focus dell’attesissima nuova stagione di Camera Café in arrivo su Rai2 da lunedì 4 settembre 2017, ore 21.05.

La storica sketch-com guidata da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu torna a fotografare i cambiamenti sociali dell’Italia con l’ironia, il cinico umorismo e il politicamente scorretto che l’hanno contraddistinta dal suo esordio nel 2003, facendola diventare uno dei programmi più longevi e amati della televisione italiana.

Accanto agli inseparabili Luca Nervi e Paolo Bitta, tornano Silvano Rogi (Alessandro Sampaoli), perennemente mobbizzato, il direttore Augusto De Marinis (Renato Liprandi), ormai prossimo alla pensione, il gelido responsabile delle Risorse Umane Guido Geller (Roberto Accornero) e l’aggressiva segretaria Alex Costa (Sabrina Corabi).

Ma l’area relax più famosa della tv vede la presenza di tanti nuovi personaggi, destinati anch’essi a diventare iconici: la responsabile marketing, Dottoressa S. Corte, interpretata da un’inedita Serena Autieri nei panni di una donna in carriera, senza un privato conosciuto, avvenente, laureata a pieni voti, multitasking e sempre connessa col suo inseparabile tablet, col quale telefona, invia email, prepara slide e ordina persino il caffè a distanza; il responsabile dell’e-commerce Stefano Ambrosini (Marco Palvetti, Gomorra 2), che vive il precariato come una filosofia di vita; la giovane e sexy Chiara (Sara Cardinaletti, Universitari – Molto più che amici), receptionist sempre con lo smartphone in mano; la superflua segretaria della Dottoressa S. Corte, Beatrice (Ippolita Baldini, Colorado); l’addetta all’IT ma senza alcuna passione per il computer Martina Paroli (Brenda Lodigiani, Scorie, Glob, Quelli che il calcio). E ancora: l’impiegata frustrata Arianna Marelli (Roberta Mengozzi, Posti in piedi in paradiso, Un matrimonio), la “first lady” della società cinese, Lin (Liyu Jin, Trebisonda, Commissario Rex), il “troll” Fegato Marcio (Pier Giorgio Bellocchio, Melissa P.) tipico leone da tastiera, sarcastico, spietato e senza scrupoli nell’usare la propria disabilità come scudo; il migrante violinista Asafa (Alberto Malanchino, Crozza nel Paese delle Meraviglie), laureato in filosofia e

incapace per qualsiasi lavoro, se non a fare il badante di Luca; le donne delle pulizie Cristina e Cristiana (Beatrice Schiros – La pazza gioia – e Alessia Giuliani - Il commissario Rex), la prima intrattabile, la seconda maltrattata. Ad arricchire il cast, sono previste via via anche numerose guest-star, dal mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui Roby Facchinetti, ospite nella prima puntata.

Nei nuovi 150 episodi da 5 minuti ciascuno, in onda da lunedì a venerdì a gruppi di 3, l’azienda è al centro dei cambiamenti: dopo l’acquisizione da parte di una milionaria società cinese, la Fēidàn (“uovo volante”), che incute nei suoi dipendenti il terrore di un trasferimento a Nanchino, la bizzarra ed eterogenea famiglia che si ritrova quotidianamente di fronte alla macchinetta del caffè vede l’arrivo di giovani precari che creano un vero scontro generazionale tra i millennials, sempre connessi e apparentemente distanti da valori e sentimenti, e gli impiegati storici, restii a ogni cambiamento, sindacalizzati e capeggiati proprio da Luca e Paolo.

Forte già di 1.576 episodi e di 5 stagioni, Camera Café, che torna dopo 5 anni con la produzione di ZeroStories in collaborazione con Rai Fiction, è un programma ormai entrato nell’immaginario collettivo, tanto da vantare numerose citazioni, parodie e svariate imitazioni.

Adattato dall’omonimo format francese, la versione italiana è diretta da Fabrizio Gasparetto, che ne cura la sceneggiatura insieme a Lorenzo De Marinis, Massimo Levati, Giuseppe Dimasi e Marco Renzi. La struttura del format, che ricalca quella della situation comedy mixata con i tempi e i meccanismi della miglior sketch comedy, si è distinta da subito per la sua forza innovativa, sia dal punto di vista tecnico (l’uso di una sola telecamera che lavora in un unico piano sequenza) sia per i contenuti e per lo stile recitativo.



CREDITI

Regia: Fabrizio Gasparetto    
Sceneggiatori: Lorenzo De Marinis, Matteo Levati, Giuseppe Di Masi, Marco Renzi, Fabio Vassallo, Alessandro Zullato
Aiuto Regia: Silvia Bizzotto 
Direttore della fotografia: Massimo Schiavon 
Scenografia: Claudia Brambilla,
Costumi Susanna Ausoni            
Sound Designer: Alessandro Meistro             
Montaggio: Giuseppe Zito, Claudia Rosa, Riccardo Sgalambro           
Produttore esecutivo: Valentina Rizzato      
Produttore Rai: Alessandra Ottaviani
Produttore: Matteo Scortegagna            
Prodotto da ZeroStories srl          
In collaborazione con RAI FICTION

Tale e quale show, dal 22 settembre torna con Rettore, Carta, Lippi, Platinette, Bisciglia, Angelillo...

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“Tale e Quale Show”, ci siamo. O quasi. Tra i più seguiti dal pubblico tv, sta per tornare il varietà di Rai1 condotto da Carlo Conti: da venerdì 22 settembre, per undici "prime serate".

A poche settimane dal debutto, dopo tanti "rumors" ecco ufficializzati i nomi dei concorrenti in gara: Valeria Altobelli, Edy Angelillo, Federico Angelucci, Filippo Bisciglia, Marco Carta, Mauro Coruzzi ("Platinette"), Claudio Lippi, Alessia Macari, Benedetta Mazza, Piero Mazzocchetti, Annalisa Minetti, Donatella Rettore.

Cresce così l’attesa per la settima edizione di “Tale e Quale Show”: un programma di successo, un appuntamento imprescindibile con la tv che intrattiene e diverte, merito del super lavoro, dietro le quinte, di tanti professionisti - in primis, i 12 poliedrici protagonisti del programma pronti a mettersi in gioco (si canta dal vivo), i coach, i sarti, i costumisti, il reparto trucco e acconciature - e di tutta la macchina organizzativa (sempre in movimento).

Il varietà sarà trasmesso in diretta dagli studi della Dear di Roma.

NOVE, MAURIZIO CROZZA TORNA LIVE E IMITA MARCO MINNITI. Dal 22 settembre

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(Guarda l'imitazione di Marco Minniti). Dopo aver superato la prova del Nove con una media del 4,5% di share e oltre 1,2 milioni di telespettatori, la satira di Maurizio Crozza torna, attesissima, in prima serata e in diretta dagli studi di Milano.

Da venerdì 22 settembre alle 21:15 su NOVE (canale del gruppo Discovery Italia al tasto 9 del telecomando) l’artista genovese porterà sul palco di “Fratelli di Crozza” la strettissima attualità politica e sociale italiana, con quella ironia e quella cifra originale che ha fatto di Crozza un unicum nel panorama televisivo.

Dopo le novità della scorsa stagione, Maligno Belpietro, Michele Emiliano, Maurizio Mannoioni, Mauro Corona, Federico Rampini e Giovanna Botteri, allo straordinario sistema di parodie si aggiunge Marco Minniti, Ministro dell’Interno che porta alla sinistra una serie di nuovi slogan tra cui il lapidario “Se noi del PD vogliamo vincere le elezioni, non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti”.

“Fratelli di Crozza” è prodotto da ITV Movie per Discovery Italia. È un programma di Maurizio Crozza, Andrea Zalone, Francesco Freyrie, Vittorio Grattarola, Alessandro Robecchi, Alessandro Giugliano, Claudio Fois e Gaspare Grammatico.  La regia è di Massimo Fusi,  scenografia di Marco Calzavara e fotografia di Daniele Savi. Produttore esecutivo per ITV Movie è Patrizia Sartori.

DA RIVEDERE “Hunger Games - La ragazza di fuoco” (2013), di Francis Lawrence. La recensione di Fattitaliani

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di Andrea Giostra - La spettacolarizzazione della violenza estrema in un reality futurista, potente strumento di controllo delle masse in un futuro post-apocalittico in cui una minoranza borghese e opulenta, che vive nel lusso e nello spreco, domina su un popolo sottomesso e affamato di pane e di emozioni.
Lo strumento del potere non è più lo sport, le telenovele, o i reality con “artisti” dimenticati o “già comete” che vengono opportunamente riesumati ed incipriati per attirare e monopolizzare l’attenzione dei Peeping Tom televisivi che aspettano impazienti e spasmodici di piazzarsi eccitati davanti alla TV e sperimentare emozioni mediate e vissuti di protagonisti addestrati allo show. Un popolo, secondo questa prospettiva, ridimensionato ad essere semplice voyeurista catturato e sbalordito da pirotecnici e violenti imprevisti centellinati da un occulto Big Brother, come profeticamente anticipato dal grande George Orwell nel 1950 con il famoso best seller “1984”.
Nella società futurista rappresentata nel primo episodio della trilogia da Gary Ross, e in questo secondo episodio da Francis Lawrence, il controllo avviene attraverso un reality in cui la violenza, il sangue, l’omicidio, la sopraffazione, la cattiveria, la prepotenza, diventano strumento efficace di controllo e di potere. I primi due episodi della trilogia, nella costruzione e nella scenografia, sono certamente influenzati dai più noti e originali “The Thruman Show” (1998) di Peter Weir, “Battle Royale” (2000) di Kinji Fukasaku, “Mindhunters” (2005) di Renny Harlin, “The Condemned” (2007) di Scott Wiper, “Predators” (2010) di Nimród Antal.
Come il primo, anche il secondo, assai migliore del primo, non è un gran film, ma, per l’importanza del tema sociale trattato, vale certamente la pena vederlo.

Scheda:
Titolo originale: The Hunger Games: Catching Fire
Regia di Francis Lawrence
Produzione Universal Pictures
Sceneggiatura di Simon Beaufoy e Gary Ross
Musiche di James Newton Howard
Con Con Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Lenny Kravitz, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Willow Shields, Sam Claflin, Lynn Cohen, Jena Malone, Amanda Plummer, Paula Malcomson, Meta Golding, Bruno Gunn, Alan Ritchson, Stephanie Leigh.


ANDREA GIOSTRA

Chi m'ha visto, dal 28 settembre al cinema la nuova commedia con Pierfrancesco Favino e Giuseppe Fiorello

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“Chi m’ha visto” (trailer), che si ispira con assoluta modestia al gusto della commedia all’italiana degli anni ’60 dei Maestri Mario Monicelli, Dino Risi e Luigi Comencini, racconta la storia rocambolesca, comica e grottesca di Martino Piccione, un bravissimo chitarrista che collabora con i più grandi divi della musica leggera italiana, solo che nessuno se n’è accorto, perché lui è quello che sul palco sta dietro e i riflettori sono tutti puntati sul cantante famoso.
D’altra parte il mondo dello spettacolo è così: non conta quanto vali, conta quanto appari. E tutte le volte che Martino ritorna a casa nel suo paesino in Puglia, deve subire le ironie dei suoi concittadini che lo sfottono per la sua ossessione di diventare un musicista famoso. E allora, con l’aiuto del suo migliore amico Peppino, un “cowboy di paese” con pochi grilli per la testa, decide di mettere in atto un piano strampalato pur di attirare l’attenzione su di sé, e organizza la propria sparizione. 
Ma questo gesto estremo porterà a conseguenze davvero inaspettate...

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Pep Marchegiani, dal 14 al 30 settembre a Milano la mostra personale “ICONOGRAPHY”

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La Fondazione Luciana Matalon di Milano (Foro Bonaparte 67) ospiterà, dal 14 al 30 settembre, la mostra personale di Pep Marchegiani intitolata “ICONOGRAPHY”.

Artista e performer tra i più stimati e al tempo stesso discussi del panorama contemporaneo, è noto per la sua capacità di stupire e disorientare: è infatti in grado di vendere la Reggia di Caserta, di chiudere il Ponte di Calatrava a Venezia o di bonificare l'Aria di Taranto con gli Ilva Magique.
Le sue opere, spesso fortemente legate alla quotidianità, creano doppi sensi e molteplici reazioni, mettendo lo spettatore davanti al fatto compiuto.
A proposito di “ICONOGRAPHY” Pep Marchegiani anticipa: 
«La Mostra è imperniata sul tema dell'Iconografia religiosa, commerciale e politica. Un esperimento culturale sull'influenza delle iconografie passate e future sullo spettatore. Non si tratta di provocazione ma di denuncia sulla posizione cinica e passiva della popolazione. Se cerchi un colpevole guardati allo specchio.»
Il vernissage si terrà giovedì 14 settembre, alle ore 18.30. Con l'occasione l'artista sarà protagonista di una performance a sorpresa

Lugano, dal 6 settembre PiazzaParola 2017 il festival letterario nel segno di Don Giovanni e della seduzione

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L’inganno amoroso e la seduzione visti attraverso il mito di Don Giovanni.

Questo il tema di PiazzaParola, festival letterario e artistico promosso dalla Società Dante Alighieri Lugano che si terrà a Lugano dal 6 al 28 settembre 2017.
Il festival è nato con il duplice obiettivo di portare la letteratura in piazza e di riavvicinare il pubblico alla lettura dei classici. L’’edizione 2017 si presenta in una veste nuova e notevolmente ampliata, forte del partenariato con il Dicastero Turismo ed Eventi della città di Lugano.

Il tema dell’’edizione 2017
Dopo grandi autori quali Omero, Dante, Ovidio o Boccaccio, al centro delle passate edizioni del festival, PiazzaParola 2017 è imperniata sulla figura di Don Giovanni, personaggio protagonista di una ricca tradizione di testi – opere teatrali, romanzi e saggi filosofici –e ispiratore di varie composizioni musicali. Un tema che vanta oltre 4000 riscritture (da Molière a E.T.A. Hoffman, da Kierkegaard a Max Frisch, da Antonio Saramago ad Alessandro Baricco), reso immortale dalla grandiosa opera di Mozart.
Don Giovanni– come anche Don Chisciotte, cui era dedicata l’edizione 2016,– è divenuto non solo un archetipo ma una vera e propria antonomasia. Il seduttore impenitente, il dissoluto punito è infatti una di quelle figure assurte a miti fondanti della cultura occidentale. Personaggi emblematici, in grado di trascendere i limiti dell’’esperienza letteraria: “usciti dalla letteratura per entrare nella vita” (Massimo Mila).

Gli ospiti
Ospiti di PiazzaParola 2017 saranno 8 scrittori, 2 poeti, 6 saggisti, nonché traduttori, musicisti e attori.
Apriranno la manifestazione, il 6 settembre, il filosofo Umberto Curi, che parlerà dell’’importanza culturale del mito di Don Giovanni e il musicologo Stefano Castelvecchi, che analizzerà la figura di Don Giovanni tra musica e letteratura. A far da corollario, gli allievi del Conservatorio della Svizzera italiana, con brani dal Don Giovanni di Mozart. Il 7 settembre la scrittrice Sveva Casati Modignani discuterà con la giornalista Sabrina Faller di seduzione, della e nella scrittura, mentre il professor Carlo Caruso, esperto di libretti d’’opera, si soffermerà sulla scrittura letteraria per la musica; delle innumerevoli riscritture letterarie e metamorfosi del personaggio di Don Giovanni si occuperà invece Gilberto Isella. Nel suo intervento “Elvira e l’’illusione del dissoluto redento”, l’’8 settembre Marta Morazzoni parlerà delle vittime dell’’inganno amoroso. Lo scrittore grigionese Arno Camenisch presenterà il suo nuovo libro “La cura” il 14 settembre, mentre il 21 settembre la musicologa Lidia Bramani, nota per le sue collaborazioni con Claudio Abbado, e la saggista, scrittrice e giornalista Leonetta Bentivoglio parleranno di amore e sesso in Mozart, tema cui hanno dedicato il bellissimo saggio “”E Susanna non vien””, pubblicato da Feltrinelli nel 2014.
A questa edizione di PiazzaParola, che si presenta particolarmente ricca e interessante parteciperanno inoltre, tra gli altri, i poeti Andrea Bianchetti e Mia Lecomte e gli scrittori Philippe Ramy, Sandrine Fabbri e Giuliana Pelli Grandini, di cui verrà presentato l’ultimo cortometraggio. Chiuderà la settima edizione del festival, il 28 settembre, una serata interamente dedicata ad Anna Felder, in omaggio agli 80 anni della scrittrice.
Come già per le passate edizioni, PiazzaParola sarà anche a Locarno il 14 settembre, con un programma rivolto agli allievi delle scuole elementari in collaborazione con il Dipartimento Formazione e Apprendimento della SUPSI. 600 ragazzini si metteranno sulle tracce di Don Giovanni “il più grande ingannatore della terra”, per scoprire, attraverso testi teatrali e musica, il fascino di questo personaggio.


Per informazioni
www.piazzaparola.ch – info@piazzaparola.ch

La figura dell’Influencer nell’era digitale del ventunesimo secolo

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di Andrea Giostra - Il termine “Influencer”, nell’accezione della quale stiamo scrivendo, è abbastanza recente, e comunque del ventunesimo secolo, quello dei nostri giorni.

Una definizione schietta e sintetica, che cercheremo di arricchire nelle righe successive, potrebbe essere questa: “Un Influencer è una persona con un più o meno ampio seguito di pubblico, che si distingue per la capacità di influenzare le opinioni, i comportamenti o gli atteggiamenti di un dato gruppo di consumatori. La sua credibilità può derivare sia dal fatto di essere considerato un esperto in un particolare settore, che dall’esser percepito come neutrale rispetto ai portatori di interesse che operano in quel dato settore.”

Gli analisti di mercato e i pubblicitari più evoluti ed al passo coi tempi della tecnologia e delle comunicazioni virtuali, hanno coniato il termine “Influencer Marketing”.
L’Influencer Marketing è una forma di marketing che pone la sua attenzione sulle personalità socialmente più influenti, molto meno sul mercato di riferimento letto nella vecchia accezione pubblicitaria e di marketing territoriale con le sue declinazioni e peculiarità culturali, sociali e commerciali.
È una forma di marketing che studia le socialità, i soggetti e le personalità più influenti al grande pubblico dei consumatori, li individua quali reali o potenziali “Influencer”, attiva delle specifiche e scientifiche azioni di influenza commerciale finalizzate ad orientare le scelte ed i gusti attraverso “la parola” dell’Influencer che posterà nei suoi Blog, nelle sue pagine Facebook, nelle sue pagine virtual social ai quali immediatamente accederanno le migliaia o le centinaia di migliaia di suoi follower.
Ma detto questo, cosa si intende con “Influencer”?
Chi sono veramente queste persone?
Cosa fanno in realtà?
Potremo scrivere che un Influencer è un utente internautico, virtuale, social, che dispone di migliaia, talvolta di centinaia di migliaia, di follower, di contatti virtuali, di seguaci se vogliamo, che guardano costantemente quello che pubblica il loro Influencer di riferimento, che leggono quello che scrive, che seguono i suoi consigli commerciali che vengono loro suggeriti nei Blog, nelle pagine Facebook, in quelle Instagram, in LinkedIn, in brevi video YuoTube, etc…
Un Influencer può definirsi tale solo se, quando pubblica un post, una foto, un articolo nel suo Blog (per semplificare scriveremo solo “Blog”, ma come abbiamo scritto i mezzi sono diversi!), in pochi minuti riceve migliaia di visualizzazioni e migliaia di LIKE da tutti i suoi virtual follower.
La professionalità di partenza, la cultura di base dell’Influencer, sono le più disparate.
Non esiste un percorso di studi, un training formativo, una estrazione culturale che fa diventare o abilita a divenire ottimi Influencer.
Una attenta lettura degli Influencer più noti del web planetario, segnala che sono persone di diversa estrazione culturale e professionale, alcuni molto noti al grande pubblico non-internautico, altri sconosciuti a coloro che non frequentano il web.
Sono sportivi, modelle, attori e attrici, scrittori e scrittrici, musicisti, cantanti, artisti delle varie discipline artistiche, critici e saggisti, disigner, stylist, imprenditori, qualche volta anche giornalisti che si distinguono, in questa fattispecie, per l’importante bagaglio esperienziale, accademico e culturale rispetto agli argomenti dei quali si occupano quali Influencer.
Un elemento che certamente li accomuna tutti è quello dell’altissima competenza e conoscenza dei temi dei quali si occupano.
La conoscenza dettagliata e quasi maniacale di tutte le sfaccettature dei temi dei quali trattano: dei veri grandissimi esperti insomma!
Individuare e rendere partecipi delle proprie attività un Influencer di successo – ed il successo in questo caso è dato esclusivamente dal numero di follower e di like che vengono certificati dalla rete – significa ricevere una pubblicità poderosa che nessun altro mezzo di comunicazione oggi riesce a garantire.
Bastai pensare, per esempio, a tutti i giornali della carta stampata che non garantiscono più alcuna “influenza” commerciale, se non ad una ristrettissima fascia di popolazione over ’60.
L’Influencer di successo, non si limita a scrivere e postare le sue foto e i suoi scritti.
Intrattiene con i suoi follower un vero e proprio confronto virtuale fatto di consigli, di scambi di opinioni, di recensioni sul prodotto acquistato e provato, di tutti quelli che sono e sono stati i vantaggi e gli svantaggi dell’esperienza commerciale, professionale, amatoriale del prodotto acquistato o da acquistare (per prodotto si intende sia quello materiale che quello immateriale).
Questo interessante elemento di confronto diretto, in realtà, è la componente che fa la differenza con la pubblicità tradizionale unidirezionale: “ti dico io cosa acquistare perché quello che promuovo è il meglio per te che esiste sul mercato!”
Nell’incontro virtuale tra l’Influencer e il suo follower, il rapporto evolve in: “decidiamo insieme cosa devi acquistare in base ai tuoi peculiari bisogni perché quello di cui discuteremo alla fine sarà il meglio che potrai trovare sul mercato!”
È lapalissiano che il follower che avrà avuto un confronto di questo livello sul prodotto da acquistare, lo farà immeditatamente dopo avere avuto lo scambio di opinioni col suo Influencer di riferimento, e acquisterà quel particolare articolo senza più alcuna esitazione, senza più alcun dubbio.
Il meta-messaggio che in questi casi arriva al consumatore, al follower, per dirla con Paul Watzlawick, è dirompente il primo, quasi ininfluente il secondo, per non dire sospetto di inganno!
Il successivo passaggio evolutivo è quello relativo alla soddisfazione commerciale.
Ovvero, una volta che si è acquistato quel particolare prodotto, quello specifico articolo, e il follower lo avrà trovato adeguato ai suoi bisogni, gli avrà dato soddisfazione personale e commerciale, allora, in quel caso, in autonomia e quasi come degli automi-virtuali, il “follower-soddisfatto” comunicherà a tutti suoi amici virtuali che l’Influencer X lo ha aiutato a fare la migliore scelta che ha soddisfatto i suoi bisogni, che è contentissimo di quello che ha “acquistato”, che se i suoi virtual friends volessero acquistare uno dei prodotti di competenza del suo Influencer X, non potranno che rivolgersi a lui/lei se vorranno rimanere soddisfatti e non vorranno correre rischi di fare la scelta sbagliata!
Step to Step, l’Influencer X, che non avrà sbagliato un colpo, si ritroverà sommerso di follower che vorranno i suoi consigli nei vari settori di cui sarà in grado di occuparsi virtualmente.
Una sorta di vecchio “Passaparola” che oggi si è trasformato in un “ClickToClick”.


ANDREA GIOSTRA

ASCOLTI TV VENERDÌ 1 SETTEMBRE, MIGLIOR DEBUTTO DI SEMPRE PER "BAKE OFF ITALIA"

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Ieri, venerdì 1 settembre in prima serata, miglior debutto di sempre per “BAKE OFF ITALIA - DOLCI IN FORNO”, il cooking show condotto da Benedetta Parodi.

La prima puntata della quinta stagione, in onda ieri sera alle 21:10 in simulcast sui canali del digitale terrestre free del gruppo Discovery Italia (Real Time, NOVE, DMax, Giallo, Focus, K2, Frisbee), è stata vista da oltre 1.600.000 telespettatori superando l’8% di share,  registrando un +20% di share rispetto al primo episodio della scorsa stagione.

Durante la messa in onda “BAKE OFF ITALIA – DOLCI IN FORNO”, prodotto da Magnolia per Discovery Italia, è risultato il 3° programma più visto dal totale individui e il 1° sul target commerciale 15-54 con oltre il 12% di share.

In particolare su Real Time il programma è stato visto da oltre 800.000 telespettatori superando  il 4% di share.

La partecipazione del pubblico è esplosa anche sui social: “BAKE OFF ITALIA – DOLCI IN FORNO” è risultato il programma più commentato della serata su Facebook e Twitter, dove l’hashtag ufficiale #bakeoffitalia è entrato al 1° posto nei trending topic italiani e al 4° di quelli mondiali.

Film da rivedere, "La Migliore Offerta” (2012) di Giuseppe Tornatore. la recensione

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di Andrea Giostra - Perché mai un anziano ricco e di successo uomo nevrotico ossessivo, Geoffrey Rush, dovrebbe innamorarsi di una bella e giovane donna nevrotica fobica, Sylvia Hoeks?

Qual è l’elemento di originalità e di passionalità che attira morbosamente quest’uomo verso questa donna?
Geoffrey Rush, oltre ad essere un nevrotico fobico, è anche un misofobo, un soggetto che ha una paura patologica del contatto fisico con qualsiasi oggetto o persona per timore di essere contaminato ed infettato. È un maniaco dell’ordine, della pulizia, dell’igiene, della perfezione a modo suo. Le uniche cose che è concesso toccare alle sue mani spoglie dai suoi inseparabili guanti, dei quali possiede una ricca e lussuosa collezione riposta ordinatamente in una super-igienica-cabina-armadio, sono i bassorilievi d’olio delle donne dei dipinti della sua preziosissima collezione di grande esperto battitore d’asta. È solo lì che Tornatore mostra le mani ig-nude di Geoffrey Rush, quando godono del contatto fisico con le forme dipinte di bellissime donne del passato della storia dell’arte e quando chiudono lentamente alla vista dello spettatore, come un sipario che lentamente cala sul palco che ha appena trasmesso virulente emozioni, la schiena bianca e delicata della giovane donna per la quale ha scoperto iracondo il suo cuore aritmico.
La donna è Sylvia Hoeks, esplosa in una cronica forma di nevrosi agorafobica dopo l’improvvisa morte accidentale del giovane fidanzato col quale aveva appena trascorso quello che descrive come un bellissimo viaggio di piacere. È l’angoscia che caratterizza la recita da clausura di Hoeks, rintanata in un segreto angolo dell’abbandonata villa di famiglia e improvvisamente desiderosa di spogliarsi di tutti i beni che s’è ritrovata a possedere dopo l’improvvisa scomparsa dei genitori.
Jim Sturgess ben recita la parte del giovane seduttore e conquistatore di donne belle e vere, geniale artigiano e grande talento nel riparare qualunque tipo di marchingegno meccanico ingrippato o danneggiato. Uno Sturgess che possiede saggezza e talento curativo dei dolori dell’anima e dei turbamenti provocati da passioni improvvise e travolgenti, incomprensibili e perturbanti all’inesperto e vulnerabile animo di un adesso goffo e fantozziano Rush.
La sceneggiatura ed il film non trasmettono alcun pathos. Eccessivamente celebrali, costruiti con eccessiva perizia scientifica, quasi bariccosi, dunque senz’anima. Quell’anima che Tornatore avrebbe voluto, invece, rappresentare fulgida e libera quando colpita dai sentimenti dirompenti dell’amore terreno. Ma è un’anima, quella del film, che non ha cuore pulsante.
È un film artigianale, scollegato, artificiale, artificioso, dove non c’è arte vera perché in fondo non trasmette nulla, nessuna emozione.
E poi, in fondo, quello che - il sempre grande maestro del cinema - Tornatore ben confeziona allo spettatore è una “truffa”: come il film!

Scheda:
Titolo originale: The Best Offer
Regia di Giuseppe Tornatore
Produzione Paco Cinematografica, Warner Bros
Sceneggiatura originale di Giuseppe Tornatore
Musiche di Ennio Morricone
Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede, Maximilian Dirr, Sean Buchanan, Lynn Swanson, Miles Richardson, Kiruna Stamell, Katie McGovern, Gerry Shanahan, Sylvia De Fanti, Brigitte Christensen, Jay Natelle, Anton Alexander, Laurence Belgrave, Rajeev Badhan, Patricia Meglio.


ANDREA GIOSTRA

Papa Francesco: incontri con Dominique Wolton: politica e società, esce il 6 settembre il libro del sociologo

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Esce il prossimo 6 settembre il libro di Dominique Wolton realizzato con il Papa e intitolato “Politique et société” (Éditions de l’Observatoire). Si tratta della trascrizione di un intenso dialogo tra Francesco e il sociologo francese, avvenuto in più incontri. Il volume è organizzato in otto capitoli: pace e guerra; religioni e politiche; Europa e diversità culturale; cultura e comunicazione; l’alterità, il tempo e la gioia; la misericordia; la tradizione; un destino. La parte finale è sulla figura di Bergoglio.

Tanti e disparati, dunque, gli argomenti affrontati. Parlando dei migranti, in particolare africani, che fuggono dalla miseria o dalle violenze, sottolinea che l'Europa ha sfruttato l'Africa e oggi il continente è una terra povera che ha bisogno di investimenti per rilanciare l’occupazione. L'Europa ha una responsabilità particolare. Se le persone avranno un lavoro - spiega - non dovranno partire, ma se c'è guerra, dovranno ancora fuggire: "Ora chi fa la guerra? Chi dà le armi? Noi”. 
Sull’Europa ribadisce di non vedere più figure come Schumann o Adenauer. Vede invece un'Europa che ha paura e si chiude, mentre ha avuto una storia di integrazione culturale molto forte. E’ un'Europa che ha radici cristiane, ma queste non sono le uniche radici. Ce ne sono altre che non possono essere negate. Il Papa considera tuttavia un errore non aver citato le radici cristiane nella Costituzione dell'Unione Europea.
Francesco parla dello Stato laico: c'è una laicità sana - osserva - ma in alcuni Paesi, come la Francia, c’è un laicismo che considera le religioni una sottocultura. Occorre l'apertura alla trascendenza.
Riguardo alla guerra afferma che non gli piace usare il termine “guerra giustaˮ. L'unica cosa giusta - osserva - è la pace, perché nessuna guerra è giusta.
Parla della Chiesa, che non è solo la gerarchia o il clero: i papi, vescovi, i sacerdoti. La Chiesa è il popolo. Se vuoi conoscere la Chiesa - dice - vai in un villaggio dove si vive la vita della Chiesa o in un ospedale dove ci sono tanti cristiani che aiutano o nelle terre povere dove si trovano tanti missionari che danno la loro vita.
Critica un certo insegnamento della morale cattolica, con precetti del tipo: “Non puoi farlo, devi farloˮ. La morale - spiega - è una conseguenza dell'incontro con Gesù. Invece si rischia di parlare solo della morale “sotto la cinturaˮ, mentre non si parla di altri peccati, come l'odio, l'invidia, l'orgoglio, la vanità, l'appartenere alla mafia...
La tentazione - spiega - è quella dell'uniformità delle regole. Cita l'Esortazione apostolica Amoris laetitia, quando parla di famiglie in difficoltà, chiedendo di accogliere, accompagnare, discernere, integrare, e tutto viene ridotto al poter fare o meno la Comunione. Quello che la gente spesso sente dalla Chiesa è sempre un “no”. E’ il divieto che troviamo nel confronto tra Gesù e i farisei. I grandi della Chiesa - dice il Papa - sono quelli che hanno una visione che va oltre, come i missionari.   
Francesco parla dell’'estensione del potere di assolvere il peccato dell'aborto a tutti i sacerdoti: non significa banalizzare l'aborto, che è un peccato grave, è l'omicidio di un innocente. Ma è necessario facilitare il perdono.  
Riguardo al matrimonio ribadisce che non solo per la Chiesa ma per l’umanità è tra un uomo e una donna. Questa è la natura delle cose. Non si scherza con la verità. Le altre unioni si possono definire “civili”. Dietro c'è l'ideologia gender e oggi - osserva - anche nei libri i bambini imparano che si può scegliere il proprio sesso, al di là della propria natura. E’ una educazione che favorisce questo errore.
Sull'Islam: il dialogo sta andando bene - precisa - l'Imam di Al-Azhar è venuto a trovarlo in Vaticano. Ma ritiene che farebbe bene ai musulmani uno studio critico sul Corano, come hanno fatto i cristiani con le Sacre Scritture. Il metodo storico e critico di interpretazione li farà evolvere. Oggi, invece, ci sono ancora musulmani che non accettano il principio della reciprocità. In Arabia Saudita è una questione di mentalità. Ma alcuni paesi del Golfo sono aperti e aiutano a costruire chiese. Sono aperti perché hanno lavoratori cattolici.
Infine una confessione: Francesco rivela che all'età di 42 anni ha incontrato per un periodo una psicanalista ebrea “per chiarire alcune cose”. Radio Vaticana, Radiogiornale del 2 settembre 2017.

VENEZIA74. Premio Starlight Cinema Award 2017 a Ferrari, Foglietta, Bobulova, Caprioli, D'Amico e Natoli

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Glamour e talento: questo il binomio vincente della quarta edizione del Premio Starlight Cinema Award 2017. A ricevere quest’anno il prestigioso riconoscimento sono state Isabella Ferrari, Anna Foglietta, Barbora Bobulova, Anita Caprioli, Silvia D'Amico e Carlotta Natoli.
Sei rinomate attrici che hanno in comune, oltre a un carriera ricca di gratificazioni e successi, anche la partecipazione a Diva!, il documentario diretto da Francesco Patierno e tratto da "Quanti sono i domani passati", libro autobiografico di Valentina Cortese. Assenti giustificate, per impegni professionali, Carolina Crescentini e Greta Scarano La consegna del premio è avvenuta sabato scorso, presso la Terrazza Lexus, nel corso della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Premiata anche la giornalista Francesca Pierleoni dell’Ansa, che ha dedicato il suo Starlight Cinema Award 2017 a tutti i suoi colleghi free-lance che, nonostante le enormi difficoltà lavorative, continuano ad alimentare la passione per il proprio mestiere con ottimismo e caparbietà. I premi, come di consueto, sono stati assegnati da una academy tutta al femminile composta dalle giornaliste: Fulvia Caprara, Alessandra De Luca, Titta Fiore, Cristiana Paternò, Marta Perego, Angela Prudenzi, Barbara Righini, Marina Sanna e Alessandra Magliaro.  Starlight Cinema International Award è nato nel 2014 con l'intento di valorizzare i talenti del cinema nazionale e internazionale, attrici e attori, registi, produttori, critici e giornalisti del settore. I premiati vengono scelti tra le eccellenze del cinema internazionale, testimoni di opere in grado di rappresentare le diverse culture e i differenti modi di raccontare storie e personaggi. Particolare attenzione viene riservata anche a quei personaggi impegnati in attività legate al Sociale. Tra i premiati degli anni passati si possono annoverare nomi del calibro di Al Pacino, Paz Vega, Vinicio Marchioni, Matteo Garrone, Lina Wertmuller, Claudio Santamaria, Lou Castel, Donatella Finocchiaro, Giancarlo Giannini, Mariagrazia Cucinotta e Alice Rohrwacher. Lo Starlight Cinema Award, è prodotto da StarlightMovie Production.

Tiziana Foschi in "Lettere di oppio" il 6 settembre ai Giardini della Filarmonica Romana. L'intervista di Fattitaliani

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Il 6 settembre ai Giardini della Filarmonica Romana nell’ambito della Rassegna I solisti del Teatro“Letteredi oppio” di Antonio Pisu. Regia di Federico Tolardo con Tiziana Foschi e Antonio Pisu.

Fortemente voluto da Tiziana Foschi che ne ha seguito la scrittura passo dopo passo chiedendo degli “ingredienti”. L’autore aveva molta paura perché per il grande pubblico la Foschi è un’attrice comica anche se in realtà è solo in Italia che esiste questa distinzione. È un attrice a tutto campo, ha vissuto tanto di comicità con La premiata ditta e quelle corde dell’ironia, del non abbandonarsi troppo al patetismo di una scena le sono rimaste dentro. È stata proprio la Premiata ditta a darle la forza ed un certo sguardo sulle cose che è sempre un po’ ironico, senza mai prendersi troppo sul serio. Voleva però quel leggero amaro, quel leggero dolore che la fa impazzire, essendo una grande fan di Gabriella Ferri che nella sua infanzia è stato l’esempio di quell’amaro romano e le rimane anche da spettatrice, quando va a vedere delle Commedie ha una gran voglia del senso dell’impalpabile che c’è anche in Lettere di oppio, oltre ad esserci il sogno, le voci pensiero che portano ad un montaggio molto particolare che non voleva fosse ambientato nell’oggi ma l’Autore li ha traghettati in tempi lontanissimi ma anche molto vicini. Fattitaliani.it ha intervistato Tiziana Foschi.
Chi è Dorothy? 
Se possiamo dirlo è una “nerd” dell’epoca che vive di questa corrispondenza con il marito in guerra. Una guerra nata per l’egemonia del mercato dell’oppio con la Cina. Adesso si parla di liberalizzazione, ci sono quindi dei punti di contatto con i tempi che viviamo. Mi piaceva il contrasto tra la claustrofobia di questa casa dove tutto rimane fermo, dove lei non accetta nessun invito ad uscire fuori. Thomas non riesce a scavalcare quella porta che poi l’imprigiona in una meravigliosa simbiosi. Fuori c’è una Londra che scalpita, c’è la rivoluzione industriale, c’è il femminismo. Abbiamo voluto mettere degli input nozionistici dell’epoca perché ci piace fare anche un lavoro di questo tipo. La scrittura è molto curata pur lasciando sempre in sospeso, le note dell’ironia. La Regia stupenda di Federico Tolardo che è un grande attore e che si è cimentato nella sua prima Regia. Ci ha orchestrati tra la scelta delle musiche, tra le coreografie dei movimenti che ha costruito. È tutto molto armonico. È difficile parlarne quando si è dentro ma sento anche molti commenti sull’armonia dei movimenti sulla scena e le parole che si alternano in maniera gradevole.

Che rapporto c’è tra Dorothy e Thomas il suo servitore?  
Lei mal sopporta la presenza di questo ragazzo (Antonio Pisu) un ingombro per lei, voluto fortemente dal marito e nel finale scopriremo il perché della sua presenza. Ad un certo punto i ruoli s’invertono e le prese di posizione si sfaldano. Per quanto riguarda Dorothy, la sua durezza diventa seduzione e diventa piccolissima, alla fine lo abbraccia. Lui che è così metodico, cerca sempre la lotta con lei ma alla fine si scioglierà, disarmato anche dalla sua erudizione. Comincerà la conoscenza in cui ci si perde sempre un po’ e si diventa anche un po’ fragili perché si provano delle cose, ci si fanno più domande. 
“Un po’ di cultura nella vita non nuoce”, argomento cruciale nei nostri giorni. Che fine ha fatto la Cultura in Italia? 
Non so cosa dire. A detta di molti questo è uno spettacolo di nicchia, curato, dove si ride, si riflette, si provano delle piccole emozioni. Ho voluto fortemente la presenza di artigiani della scena che ogni sera rimontiamo totalmente, visto che viene devastata. Le luci che danno una certa atmosfera, l’uso di una parola rispetto ad un’altra. C’è il lavoro di uno scrittore che nessuno considera, tanto ormai siamo abituati alle battute da bar e lo dico io che sono figlia di baristi. Un giorno Maurizio Battista mi diceva “a noi che ci avemo avuto un Bar, le battute non ci mancano” ed invece credo che in scena vada rispettato il lavoro dello scrittore, ricercate le parole giuste. Ritornando alla domanda, veramente non lo so, perché questo spettacolo facciamo fatica a proporlo. Mi chiedono subito “È molto comico? La gente ride?”. È un argomento molto difficile ed anche molto doloroso, alla mia età francamente me ne infischio perché ad un certo punto sono stanca di lottare contro i mulini a vento. Mi dispiace molto quando i ragazzi mi chiedono cosa fare per imparare il mio mestiere. Oggi, non ho proprio la risposta perché mi sembra il caso che si debba sudare per lavorare. Questa è una cosa bella. Se si cerca di evitare quel passaggio della fatica, dell’attesa, dell’entusiasmo, non so cosa possa rimanere.

È anche vero che questa generazione vuole tutto e subito…  
Noi stiamo affrontando adesso trent’anni di mancata erudizione, mancato sentimento, mancata passione ed attesa delle cose. Non possiamo scaricare su di loro tutta la nostra negligenza. Abbiamo accettato un modo di vivere, forse più facile, più comodo ma adesso sono molto duri. 
Credo che le persone debbano seguire necessariamente il loro destino”. Pensi di averlo fatto? 
Assolutamente sì. Bevevo l’aceto, mi mettevo le gambe dietro la testa, forse volevo fare la contorsionista o la ballerina, piuttosto che l’attrice. Poi la parola mi ha rapita e mi ha intrappolata in un ambiente in cui tutti i cervelli in fuga possono andar via e di miei musicisti ne ho visti tanti andar via. Io invece sono legata a questa parola che m’intrappola in Italia. Al contempo sono molto felice perché è una parola meravigliosa.
Cosa consiglieresti ad un giovane che vorrebbe fare il tuo mestiere? 
Come non si può consigliare un’esperienza come il Teatro che dovrebbe essere messo nelle scuole come materia di ricerca personale, di espressività sia del corpo che della mente, dei sentimenti, del cuore, perché mette in ballo tutto. Poi puoi diventare o non diventare attore però è un percorso interiore meraviglioso, è veramente un lusso, non avere la macchina bella ma avere una bella esperienza con se stessi.

Elisabetta Ruffolo
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