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Shady Cherkaoui, uscito il 1° ep con sei brani dal timbro elettropop

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Un Ep per lasciare la prima impronta del suo talento fuori dalle mura del talent show Amici e dal salotto della televisione. Uscito il 26 maggio 2017 il primo lavoro discografico, omonimo, di Shady Cherkaoui, in arte semplicemente Shady.

Sei le tracce contenute nel disco, tra cui il singolo apripista Come next to me che da quando è uscito - il 10 maggio scorso - è stabile nelle parti alte delle classiche di streaming e di download. Nella tracklist anche una versione minimalista e raffinata del capolavoro di Adele Rolling in the deep.

Shady, autrice di buona parte dei testi e co-autrice delle musiche, canta alternando agevolmente l’inglese, il francese ed italiano, confermandosi artista senza confini e dalle enormi potenzialità sul mercato globale.
Merito anche dell’eccellente lavoro di Davide “Boosta” Dileo, co-fondatore dei Subsonica e produttore artistico del programma di Maria de Filippi: “Boosta” ha creduto fin da subito nelle potenzialità di Shady, affiancando la giovane cantante in studio di registrazione nelle vesti di produttore e arrangiatore dell’EP.

Oltre ad un talento innato, in questa primissima fase della sua carriera Shady ha dimostrato grande grinta e coraggio: la precedente esperienza ad X-Factor 10, conclusasi negativamente, non ha infatti condizionato il percorso artistico della cantante, che ha deciso di rimettersi in gioco ad Amici, dove - nonostante l’eliminazione a sorpresa - ha saputo conquistare pubblico e addetti ai lavori, “Boosta” in primis.

"La partecipazione ad Amici - commenta Shady - è stato un percorso intenso che si è concluso con la prima parte di me, un Ep, frammenti di storie, sensazioni e pensieri nuovi. Questo regalo lo dedico a tutti coloro che mi hanno aiutato, che hanno creduto in me fino a qui".

CREDITS

Testi: Shady Cherkaoui tranne il brano “Uguale a me” scritto da Matteo Buzzanca ed Elena Ruscitto

Musiche: Davide Boosta Dileo, Antonio Rescigno, Shady Cherkaoui tranne “Uguale a me” composto da Matteo Buzzanca e Edwin Roberts

Publishing: Globe + Sugarmusic Spa, Music Union Srl ed Engine Contract Solutions Srl per il brano “Uguale a me”

Arrangiamenti: Davide Boosta Dileo

Additional production and mix: Luca Magra, Roberto Demartis
Registrato presso lo Studio 52 - Torino

Foto: Giovanni Mochetti
Grafica: Giuseppe Spada

A&R: Federico Sacchi


TRACKLIST

1. Stay home
2. Louboutin
3. Come next to me
4. Rolling in the deep
5. Je n'ai marre
6. Uguale a me

BIOGRAFIA

Shady Fatin Cherkaoui è nata a Milano il 23 novembre 1995 da genitori marocchini.

Madrelingua francese, fin da bambina ha avuto l’occasione di viaggiare molto, vivendo per brevi periodi in Australia e Nuova Zelanda. Ha iniziato a cantare in tenerissima età, come dimostra la partecipazione a Lo Zecchino d’Oro nel 1998. 

Ha partecipato alle audizioni di X-Factor 10 e all'edizione 2016 di Amici.

Oggi Shady studia ingegneria del suono alla SAE di Milano, scuola per tecnici del suono ed esperti di produzione musicale.

I suoi generi preferiti sono il future bass, il synth pop e l’electro.

TEATRO LO SPAZIO, 30 E 31 MAGGIO "IO SONO" di Chiara Guarducci diretto e interpretato da Laura Cioni

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Due giorni da non perdere al Teatro Lo Spazio. Il 30 e il 31 maggio 2017 è di scena lo spettacolo di Chiara Guarducci IO SONO, diretto e interpretato da Laura Cioni, con la voce fuori campo di Chiara Guarducci.

Conosciute al pubblico romano per la partecipazione al  concorso di Corti teatrali 2016 organizzato da Lo Spazio (nel quale si sono classificate al terzo posto con Il Bidone, episodio di  IO SONO), Chiara Guarducci e Laura Cioni tornano sul palcoscenico del  Teatro Lo Spazio con IO SONO, spettacolo composto da otto episodi intorno a un bestiario umano ridicolo e tragico, un attentato alle false certezze di questa società che identifica e si identifica nell’imperativo delle apparenze e del successo. 
“…Sono sepolto dalla carne, dai vermi, dalla sborra di questo banchetto, fresco marcio, una grande promessa” (da episodio Disco). In questo gioco si accumulano rabbie e paure, l’altro -in sé e fuori- da nutrimento e scoperta diventa minaccia. Dieci personaggi a corto d’anima, messi a nudo nel loro momento cruciale svelano un punto cieco. Dietro ogni maschera la solitudine resta aperta.
“IO SONO” è liberatorio, ritmi incalzanti, toni irriverenti, dramma e comicità, si ride e si soffre.
Alla lucida e vorticosa drammaturgia che affonda nelle nostre ferite e fragilità in modo agghiacciante ed ironico si somma un’interpretazione di straordinaria potenza e intensità, sia fisica mimica che di partitura recitativa. Una sola attrice che passa da una dimensione all’altra, da un personaggio cinico a una sfida grottesca tra un uomo e una donna, da un’esplosione di violenza che rientra pateticamente al totale spaesamento di una donna in carriera.
L’allestimento scenico è essenziale, una sorta di sala d’attesa dove i personaggi aspettano di liberare il proprio “IO”.
Episodi di IO SONO: Due maschi- Non mi sento - L’olimpionico - Un gatto, un cane - Bum - Happy day - Il Bidone - Disco
 “Tanti 'IO' sotto pressione, - afferma l’autrice chiara Guarducci - una polveriera: conflitti che esplodono, maschere che cadono, solitudini che restano aperte. Una giostra di scene dai sapori estremamente diversi: comici, drammatici, grotteschi. Otto esilaranti episodi, dieci personaggi, monologhi e dialoghi interpretati dalla stessa attrice, per indagare le frammentazioni e le contraddizioni di ciò che chiamiamo 'identità'”.


Teatro Lo Spazio (via Locri 42/44 tel.06/77076486 www.teatrolospazio.it)   
dal martedì al sabato ore 20.30, domenica ore 17. lunedì riposo. Intero euro 12, ridotto euro 9, 
tessera 3 euro 
ufficio stampa Teatro Lo Spazio brizzi comunicazione- Monica Brizzi 3345210057 

Pallavolo, dal 1° al 4 giugno a Rossano LE FINALI NAZIONALI CSEN: 700 atleti per 120 incontri

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Da giovedì 1° a domenica 4 giugno a Rossano (CS) si svolgeranno le fasi finali della manifestazione nazionale CSEN in Volley 2017, che vedrà protagoniste le squadre che hanno partecipato ai campionati provinciali.
Le squadre in campo saranno 63 suddivise in 10 campionati diversi (maschile, femminile e misto) per un totale di circa 120 incontri. Circa 700 atleti provenienti da tutta Italia “invaderanno” il comune calabrese per quello che è ormai diventato un evento consolidato nel calendario pallavolistico italiano.
“L’attività sportiva è un’importante occasione per far nascere e crescere rapporti di amicizia tra chi condivide la stessa passione – spiega il responsabile nazionale CSEN Pallavolo, Emanuele Turino – e sin dalla nascita l’obiettivo dello CSEN è stato quello di trasmettere a tutti gli atleti i valori fondamentali dello sport: lealtà, onesta e correttezza”.
Gli atleti, ospiti presso l’Hotel Roscianum Club Residence di Rossano e il Village Marina di Rossano, saranno accolti da una festa di benvenuto, durante la quale saranno presentate le formazioni protagoniste del torneo. Gli incontri si svolgeranno presso gli impianti sportivi di diversi istituti scolastici dei comuni di Rossano, Mirto e Corigliano. Le squadre vincitrici delle diverse competizioni saranno premiate nella giornata conclusiva del 4 giugno, alla presenza del Presidente Nazionale dello CSEN Francesco Proietti.

“Con questi eventi – conclude Turino - vogliamo contribuire a trasmettere valori come la competitività costruttiva e lo spirito di gruppo diffondendo la cultura e la passione per la pallavolo. Un grande momento di sport che supera gli aspetti strettamente sportivi per diventare un importante momento di aggregazione e amicizia”.

L’ASSOCIAZIONISMO: LA STORIA SIAMO NOI

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Era la solita ora, pomeriggio inoltrato e nelle vie assolate di un povero paese della Sicilia si ripeteva lo stesso rituale: tre bambini avevano più o meno finito di fare i compiti ed erano sull’uscio di casa, pronti a fare qualsiasi cosa fosse loro chiesto pur di avere poi il permesso per andare a giocare a pallone, nella piazzetta antistante la chiesa.

Le mamme brontolavano ma erano maschietti e lo sport li aiutava a scaricare la loro vivacità e a farsi degli amici. Così Erasmo, Giuseppe e Gaetano si riunivano, strada facendo, e giù a rotta di collo, lungo la via acciottolata, con il rischio di percorrerla a capitombolo, se uno dei tre avesse perso il passo. La verità che raccontavano era tale solo in parte: si recavano sì nella piazzetta ma per andare al “Circolo dei Reduci”. 
Era una casa a piano terra, malandata, dove seduti su delle sedie poco stabili c’erano i vecchi del paese, quelli che erano la sua storia, che erano andati in guerra ed avevano avuto la fortuna di tornare. Tre di loro portavano gli stessi nome di quei ragazzi dei quali erano i nonni. Un’insegna di cartone, attaccata alla porta con lo spago e che regolarmente cadeva quando c’era vento, spiegava a chi aveva la fortuna di sapere leggere, che coloro che si riunivano in quella casa erano uniti da un passato di eroismo e di battaglie che, tenuti in vita dalle parole, erano diventati ricordi.
Tutti e tre avevano servito la loro Patria, ognuno in modo diverso dall’altro ma con lo stesso patriottismo e lo stesso coraggio. Quasi tutti avevano un bastone a cui si appoggiavano per alzarsi, le ferite di guerra parlavano ancora e l’intensità del dolore non permetteva loro di dimenticare. In quella misera stanza, ogni giorno, si consumava la liturgia del racconto ed erano diventati così bravi che se uno si fermava perché quasi soffocato dal fumo del sigaro, ripetutamente aspirato e spento, l’altro continuava anche per lui.
Le donne non capivano questa necessità di parlare sempre del passato, soprattutto ai ragazzi che potevano rimanere turbati.
Ma i vecchi erano testardi e sapevano che credere in qualcosa significava lottare perché non sia dimenticata. Così i ragazzi si accovacciavano ai loro piedi e, in religioso silenzio, ascoltavano quello che tre giovani soldati avevano fatto nella seconda guerra mondiale per farli nascere in una terra più libera. Erasmo era stato ben cinque anni in guerra, spesi in parte a combattere e in parte prigioniero degli Inglesi che gli avevano rubato l’infanzia dei suoi figli. Giuseppe era il più malridotto dei tre: arruolato fresco di laurea, fu mandato in prima linea, al comando di un drappello di uomini coraggiosi. Era il primo ad andare all’assalto e l’ultimo a rientrare. Già, perché allora si combatteva così, corpo a corpo ed a fermarti erano solo le bombe o la morte. Tutte le volte che rientravano da un’operazione, Giuseppe contava i suoi uomini e, se qualcuno mancava all’appello, si tornava indietro a cercarlo, vivo o morto. Durante una ritirata, ormai sopraffatti dalla superiorità numerica del nemico, fu individuato e, mentre correva, per sfuggire alle bombe che piovevano dall’alto ed al fuoco di una mitragliatrice che si faceva strada tra gli alberi, saltò dentro un pozzo dove riuscì, fortunatamente, a trovare un appiglio: era un arbusto dalle profonde radici che lo sosteneva mentre le sue gambe, ferite, penzolavano inerti dentro l’acqua di un inverno ghiacciato. Quella notte - Giuseppe pensò - che fosse l’ultima e proprio mentre lasciava andare le mani, ormai ferite per la lunga presa, prima di perdere i sensi sentì una voce che gridava:« Venite, qui c’è il Capitano.» Lo salvarono ma le sue gambe rimasero per sempre indolenzite. 
Gaetano era il più giovane dei tre e il suo amor patrio era pari alla sua voglia di vivere e divertirsi. Era sbadato e fu grato a Dio quando fu assegnato alla foresteria, lontano dal fronte dove sarebbe andato incontro a morte sicura. Il minimo rumore di combattimento lo disorientava al punto da fargli mollare qualunque comando stesse eseguendo per rifugiarsi in qualche posto più sicuro.
Quando arrivò ala conclusione che nessuna guerra poteva essere la sua, decise di accorciare i tempi e si cacciò uno spicchio d’aglio dentro un orecchio. La paura aveva vinto sul coraggio ma spese notti intere a scrivere messaggi da recapitare ai familiari per quei feriti che non sarebbero più tornati. 
Si procurò un’otite purulenta ed il Comando fu costretto a rimpatriarlo perché il timpano si danneggiò a tal punto da rimetterci l’udito. Le tasche della sua divisa, sopravvissuta anch’essa alla guerra, erano piene di bigliettini e, laddove fu possibile, arrivarono a destinazione. Tutti e tre erano partiti perché quando la Patria chiama il dovere impone di andare, ma in guerra ti misuri con te stesso oltre che con il nemico e, quando torni, ti accorgi che le macerie non sono solo fuori ma anche dentro di te. Questo volevano far capire ai loro nipoti: la guerra è decisa da uomini, combattuta da uomini e pianta da madri che perdono i loro figli, da mogli che perdono il loro marito e da figli che non conosceranno mai i loro padri. E così sarà finché l’uomo farà prevalere la violenza sulla parola, l’odio sull’amore, il proprio interesse su quello comune.
I ragazzi li ascoltavano a bocca aperta mentre, con gli occhi, inseguivano le immagini della mente. Il libro del tempo, poi, mosso dal vento della vita, sfogliò le sue pagine e quel vecchio Circolo divenne un luogo in cui tre giovani, assieme a coloro che credevano negli stessi ideali, combattevano una battaglia civile, senza bombe ma con l’uso della parola, rivendicando la libertà di espressione ed il rispetto dei diritti di tutti. Non c’erano più reduci e s’impegnavano perché nessuno potesse più definirsi tale.
A tarda notte, l’ultimo che chiudeva la porta, soprattutto quando c’era vento, alzava gli occhi a guardare l’insegna, tenuta salda dalla loro ispirazione, dal giusto equilibrio tra coraggio e ragione, dall’aver trovato un legame tra stimolo e risposta.
Qualcuno aveva loro detto che le idee sono quanto di più sacro l’uomo abbia e nessuno ha il diritto, in nome di nessun principio, di negargliele.
La Storia aveva dimostrato che quando questo principio era stato dimenticato, all’uomo era stata negata qualsiasi forma di libertà e, quindi, la vita.
La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di crescere senza uccidere.
Era notte, i lampioni illuminavano la strada con spicchi di luce che sommati a quella di una grande luna, proiettavano, accanto ad ognuno la sua ombra, in compagnia della quale si ritornava a casa.
Come per un attimo Gaetano si sentì accanto qualcuno, si girò e si illuse di vedere tre vecchi, che con il loro sdentato sorriso, dicevano :« Bravi ragazzi, non siamo vissuti per niente se avete  capito che La Storia siamo NOI.
Caterina Guttadauro La Brasca

TUTTO ESAURITO PER LA PARTITA DEL CUORE 2017, martedì 30 maggio ore 21.20 con diretta Rai1 e Radio2

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A due giorni dalla 26^ Partita del Cuore si annuncia il tutto esaurito, e si comunica che le biglietterie non saranno aperte per la grande festa allo Juventus Stadium.  

Numeri da record per l’evento: sono 41.468 i biglietti venduti per aiutare la ricerca la sera di martedì 30 maggio durante la Partita del Cuore, che vedrà scendere in campo, la Nazionale Cantanti e i Campioni per la Ricerca.
Arrivano anche le conferme, dopo quella di Alessandro Del Piero, di Zvonimir Boban che scenderà in campo con la maglia della Nazionale Cantanti e di Edgar Steven Davids fra le fila dei Campioni per la Ricerca. Sale l’attesa, dopo il trionfo con la doppietta della Ferrari, per l’arrivo di Sebastian Vettel vincitore del Gran premio di Monaco di Formula 1 e di Kimi Raikkonen.
Dopo il raggiungimento del primo obiettivo per la grande sfida a favore della ricerca della Fondazione Telethon e della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus, adesso si punta diritti alla seconda meta, per arrivare a raggiungere la cifra totale di 2.500.000 euro.
Numero Solidale 
È possibile donare al numero 45540 già attivo dal 22 maggio fino 6 giugno 2017. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali. Sarà di 5 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze e PosteMobile e di 5 o 10 euro per ciascuna chiamata fatta sempre al 45540 da rete fissa TIM, Infostrada, Fastweb e Tiscali.

Italia mia, la XIII° edizione di èStoria 2017, chiude in positivo

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Italia mia, la XIII° edizione di èStoria 2017, chiude in positivo. Forte affluenza nelle sedi del festival, anche quelle dislocate in zone meno centrali, tutto esaurito nelle tende dei Giardini Pubblici. Oltre 200 gli ospiti, tra storici, giornalisti, studiosi, autori, artisti e testimoni e 150 incontri.

«L’edizione 2017 di èStoria conferma un primato nazionale nell’ambito della divulgazione storica» ha dichiarato l'ideatore e direttore del Festival Adriano Ossola. «Avere assicurato al Festival continuità, ha consentito di raggiungere un risultato di eccellenza: ne nasce un senso di orgoglio per aver avuto a fianco un gruppo di persone dedite alla costruzione del Festival e per la partecipazione della città di Gorizia, che in èStoria si riconosce con entusiasmo e curiosità.»
Un programma quello di quest’anno che ha voluto riflettere sull’identità italiana, un tema politico-storiografico tra i più rilevanti di oggi, in un tempo che ha accelerato le trasformazioni e gli equilibri geopolitici mondiali e in cui il concetto di nazione ha subito trasformazioni impensabili alcuni anni fa.

Straordinaria la affluenza alla cerimonia premiazione di Alberto Angela che ha ricevuto il Premio èStoria alla divulgazione. Applausi calorosi del pubblico hanno accompagnato il suo intervento, a conclusione del quale Angela ha voluto autografare le copie dei libri alle centinaia di persone che pazientemente hanno atteso in fila. Il firma copie è terminato alle 22,45.

Particolarmente seguiti gli incontri con Andrea Gardini e Alessandro Barbero sull’eredità di Roma, con l'accademico della Crusca e linguista Luca Serianni con Raffaella Bombi (presidente della Società italiana di Glottologia) sulla lingua italiana e con Roberta Carlini, Emanuele Felice e Innocenzo Cipolletta che hanno riflettuto sulle conseguenze della crisi economica. Posti in piedi all’incontro con Ernesto Galli della Loggia e Marco Travaglio che si sono confrontati sui mali dell'Italia ma anche all’incontro dedicato al libro e alla lettura dove sono intervenuti Gian Arturo Ferrari, Cesare de Michelis e Nigel Newton (presidente di Bloomsbury, che per primo ha dato fiducia al dattiloscritto di J.K. Rowling, pubblicando la saga di Harry Potter), coordinati da Cesare Martinetti. Pubblico attento e partecipativo all’incontro con Guido Formigoni, Agostino Giovagnoli, Marcello Veneziani coordinato da Mario Brandolin sull'Italia repubblicana e con Bernard Guetta, Andrea Zannini, William Ward e Stefan Bielanski sull'identità europea. Bielanski inoltre, nelle settimane precedenti al festival, ha organizzato un’anteprima di èStoria presso l’Università di Cracovia, d’intesa con l’Istituto Italiano di Cultura. Tenda piena nell’incontro con Antonio Padellaro che ha raccontato la sua storia professionale nel mondo del giornalismo italiano, ma anche durante l’intervento di Ciro Vestita che ha parlato di alimentazione, proprietà e controindicazioni degli alimenti, cibi da scegliere e cibi da rifiutare, evento realizzato in collaborazione con Ersa.
Pubblico stregato all’inaugurazione con Gian Antonio Stella che è intervenuto su Patria, Patrie, Patrimoni, ma anche in occasione delle testimonianze toccanti di Paola Del Din, staffetta partigiana e paracadutista, una delle pochissime donne medaglia d’oro al valor militare, e del Ministro Beatrice Lorenzin che ha raccontato la sua discendenza da esuli polesani. Grande attesa per l’ultimo evento che sarà trasmesso in diretta streaming su facebook: Alessandra Anticoli de Curtis, nipote di Totò, ricorderà il principe della risata nel cinquantesimo anniversario dalla morte.
Particolarmente apprezzati gli eventi legati agli anniversari: il centenario della battaglia di Caporetto, la rivoluzione russa  e la Guerra dei Sei Giorni con Simon Dunstan e Ahron Bregman.
Tutto esaurito per le proiezioni di La lunga notte del '43 e Todo Modo e della trilogia curata da Paolo Lughi con Viaggio in Italia, La dolce vita e Bianca, capolavori del cinema che raccontano la storia del nostro Paese, e dei tre documentari a carattere storico Il Golfo di frontiera, Trieste sognata e Il nemico su tutti i fronti, proiettati in collaborazione con la sede regionale Rai del Friuli Venezia Giulia.

Grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio Venezia Giulia, Gli èStoriabus quest’anno hanno coniugato l’interesse per la storia con la passione per l’enogastronomia, dando vita al progetto èStoriawine, itinerari guidati in percorsi incantevoli pieni di storia e sapori.

Grazie alla collaborazione con interlocutori quali il Punto Giovani di Gorizia, l'Assessorato alle Politiche Giovanili di Gorizia e la Consulta Provinciale degli Studenti, lo Spazio Giovani ha allestito mostre, proiezioni, workshop per declinare il tema Italia mia secondo la loro sensibilità.
Grande successo e partecipazione attiva del pubblico per la VII edizione della gara di Diritto Internazionale Umanitario per studenti delle scuole medie superiori della città di Gorizia, organizzata dalla Croce Rossa Italiana-Comitato di Gorizia., nel secondo anno in cui la gara si svolge durante le giornate di éStoria.

Particolarmente soddisfatti albergatori e ristoratori goriziani per l’afflusso del pubblico che ha usufruito dei loro servizi.

Social Room èStoria:

Per la prima volta  quest’anno, il social media team di èStoria ha dato vita alla social room del festival, offrendo al pubblico la possibilità di intervenire e interloquire in diretta con gli ospiti attraverso twitter, whatsapp, youtube e facebook. 
Dalla Tenda Erodoto e dalla Tenda Apih gli eventi sono stati trasmessi in streaming dal sito èStoria per un totale di oltre 497.000 visualizzazioni.

Il video inaugurale ha realizzato una copertura di 145.000 persone raggiunte con 111.000 interazioni.

Ecco i dati aggiornati alle ore 17.00: 
Facebook ha avuto una copertura di circa 255.000 persone raggiunte con 34.000 le interazioni. 

Inaugurate quest’anno le dirette facebook, la diretta più seguita è stata la premiazione di Alberto Angela con 1157 visualizzazioni in contemporanea, e il video più seguito quello di Alberto Angela prima della premiazione, con 4300 visualizzazioni.
Twitter ha registrato una copertura di 141.000 persone, con 48.000 interazioni. La crescita delle interazioni ha toccato il +1500%
Nonostante il profilo Instagram di èStoria sia stato creato una settimana prima del festival, ha raggiunto 10.800 persone.

Il sito www.estoria.it ha registrato nei giorni della manifestazione oltre 109.000 visite, di cui il 77,6 % sono avvenute da smartphone e tablet, di cui l'89,7% dall’Italia e il resto dall’estero. Il sito ha registrato un aumento delle visite del +25% circa.

Accresciute anche le collaborazioni con èStoria, un vero e proprio crocevia di collaborazioni culturali con numerosissime realtà: avviato un partenariato in forma di associazione temporanea di scopo con la Società Friulana di Archeologia, l'Associazione Palazzo del Cinema/Hiša Filma, il Collettivo Terzo Teatro, la Fondazione Pot Miru/Sentiero di Pace (Caporetto) e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. All'associazione temporanea di scopo si aggiungono le collaborazioni con oltre 70 associazioni culturali, centri di ricerca, case editrici e realtà collegate al mondo della cultura.
Un ringraziamento alla collaborazione delle case editrici coinvolte in questa edizione: Giulio Einaudi editore, Mondadori, Laterza, Garzanti, Marsilio, Rizzoli, Bloomsbury, Adelphi, Leg edizioni, Il Mulino, Add editore.

Tra le attività proposte in collaborazione, particolarmente apprezzati gli eventi realizzati d'intesa con la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia in occasione della mostra Gorizia Magica. Libri e giocattoli per ragazzi 1900-1945, che ha registrato nei giorni del festival, un alto numero di visitatori.

èStoria Italia mia è stata resa possibile anche grazie agli oltre 30 volontari e 60 studenti dell’Istituto Pertini di Monfalcone e dell’Istituto D’Annunzio, del Polo Liceale di Gorizia, che hanno usufruito di questa esperienza come formazione nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Li ringraziamo tutti per l’impegno e la passione.

Speciali ringraziamenti vanno a tutti coloro che hanno reso possibile questa XIII° edizione del Festival: gli sponsor e gli enti pubblici che lo hanno patrocinato e sostenuto, i media partner e tutta la stampa che ha seguito da vicino il Festival; un grazie caloroso all’insostituibile e straordinario staff di èStoria.



Media Partner:
Rai sede regionale Friuli Venezia Giulia
La Stampa
Il Piccolo
Il Messaggero Veneto
Respiro News

Per saperne di più:

www.eStoria.it

Sisma, “Le faglie della memoria” un libro per far rivivere un borgo delle Marche a cura di Agata Turchetti

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Domani pomeriggio a Roma, nel Salone dei Piceni del Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro, verrà presentato il libro intitolato “Le faglie della memoria”. Si tratta di un volume autoprodotto dalla comunità del borgo marchigiano di San Martino di Fiastra, che racconta la storia delle zone terremotate per finanziare un piccolo progetto di ricostruzione. Giorgio Saracino ne ha parlato con Agata Turchetti, curatrice del libro: 

R. – L’idea del libro ha una data di nascita ben precisa - il 1° dicembre 2016 - al termine di una  conferenza tenuta a Civitanova Marche da un docente dell’università di Camerino. A quella conferenza, dedicata alla presentazione scientifica degli eventi sismici dell’estate e dell’autunno 2016, hanno partecipato tante persone della città e inoltre hanno partecipato i cosiddetti sfollati. Al termine di quella conferenza è seguito un dibattito in cui i presenti non si sono concentrati sulla dimensione scientifica del problema bensì maggiormente su quella affettiva, emotiva. Gli interventi hanno raccontato il dolore della perdita, dello strappo dalla propria casa, dai propri luoghi, dai propri affetti e anche se fortunatamente in questo territorio non ci sono stati morti, però tante vite sono state devastate.

D. - Cosa si racconta nel libro?

R. – Nel libro si raccontano tante cose, perché al termine di quell’incontro io ho proposto di provare a raccontare il nostro dolore. Quindi inizialmente il libro ha avuto questo scopo di affidare alle parole una sorta di compito terapeutico, di aiutarci a lenire il dolore raccontandolo. E’ nato in questo modo. Ma poi è diventato anche altro. E’ quello che io chiamo un cerino acceso per testimoniare la volontà di quei luoghi e di quelle persone.

D. – Le Faglie della memoria è quindi un libro di speranza: qual è il messaggio che volete far arrivare?

R. – Il messaggio che vogliamo far arrivare è questo: sollecitare la partecipazione più ampia possibile, dobbiamo essere in tanti, perché poi San Martino non pensa solo a sé, ma pensa ai tanti San Martino che sono disseminati nel cratere, in un territorio così vasto e che reclamano il diritto alla vita. Questo vogliamo: tante istituzioni, tante persone, tanti soggetti non istituzionali possono contribuire alla rinascita di quei luoghi, davvero non come prima perché nulla sarà più come prima, ma migliori di prima. Questo è il messaggio delle Faglie della memoria.

D.  – Qual è la situazione attuale del borgo marchigiano e del territorio circostante?

R. - La situazione è di stasi, non è cambiato nulla; le pietre invadono ancora l’unica via del paese, le stesse che erano lì dopo il 26 ottobre e dopo il 30 ottobre. Giorgio Saracino, Radio Vaticana, Radiogiornale del 28 maggio 2017.

GIALLO presenta "BROADCHURCH", STAGIONE FINALE DA LUNEDÌ 29 MAGGIO ORE 21:00

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Arriva su GIALLO (canale 38 del digitale terrestre, gruppo Discovery Italia) la stagione finale del successo “BROADCHURCH” (coproduzione ITV, Kudos, Imaginary Friends, Sister Pictures 2017, 8 eps. x 60’), che su ITV in Gran Bretagna ha chiuso i battenti con 8.7 milioni di telespettatori.

Sono sempre gli acclamati David Tennant (detective Alec Hardy) e Olivia Colman (DS Ellie Miller) le stelle protagoniste, così come Chris Chibnall (The Great Train Robbery, Torchwood) firma questi 8 nuovi episodi, confermato anche il resto del cast storico, così come le località dove hanno avuto luogo le riprese: Bridport, West Bay e Clevedon per gli esterni, i Bottleyard Studios di Bristol per gli interni.
Sono passati tre anni dalle tempestose vicende che hanno tenuto banco nella seconda stagione. A Broadchurch - che molti hanno imparato a conoscere come luogo di segreti che si annidano sotto la patina di tranquilla località turistica - la comunità è scossa da un grave episodio criminale. Una donna del luogo viene aggredita ed è di nuovo caccia all’uomo. Un caso che si dimostra fin da subito spinoso. Soprattutto, non è il frutto di un raptus isolato, ma l’azione programmata di un aggressore seriale.
Sono proprio Hardy e Miller, le cui rispettive esistenze hanno preso corsi differenti, a prendere in mano il caso, destreggiandosi tra evidenze scientifiche, intuizioni inattese, ostacoli legali, con il supporto dell’Unità Anti Violenza e dovendo gestire i dissapori nati con un nuovo membro investigativo, la giovane e ambiziosa agente Katie Harford (Georgina Campbell). Un crescendo di tensione e sospetti fino all’ultima scena, con la vittima che a volte sembra nascondere qualcosa di compromettente e con la narrazione che, nelle battute finali, conduce proprio là dove tutto era iniziato.
Dopo l’esordio della prima serie da oltre 10 milioni di telespettatori su ITV nel 2013, Broadchurch ha continuato la sua fenomenale ascesa, tra successi e riconoscimenti tra cui 3 premi Bafta, 1 Peabody, 1 Crime Thriller Award, 1 Broadcast Award, 1 Royal Television Society Award.
Nel 2015, la seconda stagione è stata la serie più vista dell’anno su ITV, con quasi 11 milioni di spettatori per la prima puntata. La trama avvincente, l’intensa interpretazione, i protagonisti come antieroi solitari, tutto contribuisce a rendere Broadchurch uno dei prodotti televisivi di maggiore qualità degli ultimi anni.
Giallo è visibile al Canale 38 del Digitale Terrestre, su Sky canale 144, Tivùsat Canale 38.

Filler, dal 9 all'11 giugno a Milano la VI edizione: una nuova location ed una line up davvero prestigiosa

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Per la 6° edizione di Filler una nuova location ed una line up davvero prestigiosa. L’appuntamento è dal 9 all’11 giugno ai Magazzini Generali di Milano.

Torna, dopo il successo della Winter Edition dello scorso dicembre, l’ormai consueto appuntamento primaverile con Filler che per la prima volta verrà ospitato dai Magazzini Generali di Via Pietrasanta 16 a Milano.

Confermata la partecipazione di una delegazione di artisti internazionali che dal 9 all’11 giugno si unirà ai prestigiosi nomi nazionali che animeranno la Filler Spring Edition 2017. 

Arrivato alla sua 6° edizione, grazie agli oltre 6000 visitatori coinvolti durante l’appuntamento invernale, Filler si conferma come la più importante convention italiana dedicata all’illustrazione, alla grafica e all’arte legate al circuito punk, allo skate e all’etica DIY.

Un vero e proprio appuntamento irrinunciabile, catalizzatore di nuove collaborazioni e progetti tra i partecipanti alla convention, capace di creare un vero e proprio “movimento” di artisti che, seppur utilizzando diverse tecniche e stili, si riconoscono in un’attitudine e un approccio che affonda le radici nel mondo punk e del DIY.

Con questa nuova edizione Thunderbeard, organizzatore della manifestazione in collaborazione con Three Mothers e HOODOOH, punta a consolidare il consenso di pubblico ottenuto da Filler nelle passate stagioni, proponendo una line up di altissimo livello e un programma estremamente vario:

"Siamo alla sesta edizione di Filler e ogni volta l'evento cresce e porta novità. In questa Spring Edition non solo ci saranno artisti stranieri mai visti prima in Italia, come Kuba Sokolski o Billie Webster o Johannes Stahl, ma siamo riusciti ad invitare Marcello RiseAbove Crescenzi (illustratore per Carhartt, Graveyard, Nike, Wired) e Fr3nk Liori (Doomsday Society / Salmo) due italiani che di rado si fanno vedere alle fiere o a convention di illustrazione. Ci saranno nuovissimi workshops su typedesign, linocut, collage e stampa al cianotipo oltre al classico base di serigrafia. Tre giorni di convention e un sacco di roba da vedere! I Magazzini Generali esploderanno letteralmente da quante cose ci saranno a Filler!”

Saranno circa 40 gli artisti che parteciperanno all’edizione primaverile di Filler e che sapranno dare all’evento quell’unicità che lo contraddistingue fin dalla prima edizione.

Filler però non è solo questo: per l’intero weekend sono infatti previsti alcuni workshop, in collaborazione con Liquitex, che avvicineranno il pubblico al mondo del DIY.

Davide Pagliardini nel suo corso di typedesign approfondirà le tecniche base per ideare e disegnare fantastici letterings, Michele Guidarini quelle del collage, PICA introdurrà i disegni al cianotipo e Thunderbeard terrà un corso di serigrafia base. E ancora due walk-in imperdibili: linocut base con Alberto Brunello per VANS OFF The Print e customizzazione e assemblaggio di robot di legno con Robox Lab.

Ad arricchire il già fitto programma tre mostre: VER SACRUM di Francesco Fr3nk Liori, una selezione di lavori di Marcello RiseAbove Crescenzi e "RETROAESTETICA PINS & PATCH ART SHOW”, una mostra di toppe e spille curata da Retroaestetica che vede la partecipazione di artisti internazionali come Zhang Liang (Cina), Ziero Muko (Mex), Old Inside (I), NightWatch Studios (USA), Frolik Studio (Sud Africa), Strike Gently (USA), Killer Acid (USA), Wir Sind Die Toten (GER), Squidlords (Canada), AhoyKollektiv (GER) e molti altri.

E per rifocillarsi all’esterno dei Magazzini Generali è prevista un’area food con The Farmers, Rolling Star, L’Abeille Gourmand, Street Fruit e Vetra.

Filler si tiene dal 9 all’11 giugno presso i Magazzini Generali di Via Pietrasanta 14 a Milano. L’ingresso è libero secondo gli orari di apertura: Venerdì 9 giugno dalle 15:30 alle 00:00, sabato 10 giugno dalle 12:00 alle 00:00 e domenica 11 giugno dalle 11:00 alle 20:00.



LINE UP

Billie Webster (UK) - Broken Teeth (I) - Carlos Lezama (MEX) - CBC Collective (I) - Centocanesio (I) - Francesca Vecchio (I) - FR3NK (I) - Johannes Stahl (DE) - Jonathan Laval (FR) - Kuba Sokólski (PL) - Lele Lutteri (I) - Marcello RISE ABOVE Crescenzi (I) - Sabrina Gabrielli MyNameIsBri (I) - Nerve Skateboard (I-UK) - Paolo Proserpio (I) - Pica (I) - Robox Lab (I) - Rocco Lombardi (I) - Rocco Malatesta (I-PL) - Simone Chiolerio (I) - Solo Macello (I) - Spaghetto Child (I) - Stay Dirty (CH) - Thomas Raimondi (I) - TRSND (I) - Wald (I)



Filler Brigade:

Alberto Brunello (I) - BRM t-shirts (I) - Daniele Margara (I) - Davide Pagliardini (RSM)  - Gozer Visions (I) - MadKime (I) - Michele Guidarini (I) - Officina Infernale (I) - RUGGED fuckin' street apparel (I) - Thunderbeard (I) - VAPS Graphics (I) - Woodslap (I)



ORARI


Venerdì 9 15.30 - 00.00

Sabato 10 12.00 - 00.00

Domenica 11 11.00 - 20.00



SPONSOR: Vans, Liquitex Artist Materials

MEDIA PARTNER: Rumore, WU Magazine, Salad Days Magazine



CONTATTI


http://www.fillerdiy.com 
https://www.facebook.com/fillerdiy 

Cinema, Fattitaliani consiglia "Genius" di Michael Grandage un film vero, poetico e crudele

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Intrigante, interessante, coinvolgente, vero, poetico e crudele al contempo, brillante e ispirante insieme. Ecco cosa di getto mi viene di scrivere dopo la visione di questo bellissimo film, trascurato dalla cinematografia e dalla distribuzione italiana.
Forse perché la cultura è la protagonista assoluta? Non lo so e non lo sapremo mai! La cosa certa è che questo è un film da vedere per chi ama conoscere, sapere e vedere cosa si nasconde dietro i grandi narratori che hanno fatto la storia del XX secolo quali Ernest Hemingway (Guy Pearce), Francis Scott Fitzgerald (Dominic West), Thomas Clayton Wolfe (Jude Law), il “genio” del film di Michael Grandage, sceneggiato dall’ottimo John Logan.
Alla fine degli anni ’20 newyorkesi, Max Perkins (Colin Firth) è un brillante e tenace talent scout di giovani e sconosciuti scrittori, per la prestigiosa casa editrice Scribner's Son. Tra i suoi successi annovera già artisti e scrittori di fama mondiale quali Ernest Hemingway e Francis Scott Fitzgerald. Tra le mani di Max capita un manoscritto di un ancora sconosciuto e sconfortato Tom Wolfe, che tutte le case editrici della Grande Mela hanno rifiutato dopo una veloce e prevenuta lettura di un genere narrativo dirompente e originale, ma difficile da digerire all’inizio del ‘900. Inizia qui la storia vera, biografica e romanzata brillantemente nel film, del fruttuoso e fulminante connubio tra Max e Tom. La narrazione, ben ambientata e ottimamente sceneggiata, recitata da un cast di attori di altissimo livello, mette in luce il travaglio intellettuale, umano, spirituale e artistico, che noi appassionati di cultura e di lettura non possiamo vedere perché tutto aggrovigliato nel back stage delle creazioni artistiche ed intellettuali.
Il prodotto finito, il libro che compriamo e leggiamo, è solo il risultato di un travaglio sofferto e doloroso, di una disciplina talvolta mortificante, di un compromesso editoriale talaltra necessario, che pochi dei non addetti ai lavori conoscono, e che molti cosiddetti artisti italiani del XXI secolo neanche sanno cosa sia perché spesso sono il “risultato” di sottosuoli compromessi editoriali e di occulti potentati politici.
Tom deve scegliere tra l’arte e l’amore incondizionato, che è stato incoraggiante e protettivo, dell’affascinate ed elegante Aline Bernstein (Nicole Kidman). E a questo punto l’assioma di molte big star hollywoodiane sembra prendere il sopravvento: «to become a great artist you have to choose: either work or love». Ma è anche vero che il dolore e la sofferenza, il precipizio impietoso che talvolta sorprende inaspettato, spesso portano all’attaccamento impetuoso agli affetti più veri e sinceri che abbiamo apprezzato nella nostra vita … ma questo il lettore lo scoprirà vedendo il film che, senza dubbio alcuno, subito dopo la visione, lo trascinerà verso la prima libreria sotto casa per comprare ansante le straordinarie opere letterarie del genio Thomas Clayton Wolfe, come lo definì Max e come lo definì tutta la critica giornalistica internazionale di allora.
ANDREA GIOSTRA.
https://www.facebook.com/andrea.giostra.37 
https://www.facebook.com/andrea.giostra.31 

Francesco Totti, addio al calcio: "Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l’ultima volta"

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Il testo completo della commovente lettera con cui il Capitano ha salutato la sua Roma e il suo Olimpico: "Ora smetto ma ho paura. Ho bisogno di voi"

Grazie Roma, grazie a mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici. Grazie a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe. È impossibile raccontare ventotto anni di storia in poche frasi.
Mi piacerebbe farlo con una canzone o una poesia, ma io non sono capace di scriverle e ho cercato, in questi anni, di esprimermi attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice, sin da bambino. A proposito, sapete quale era il mio giocattolo preferito? Il pallone ovviamente! Lo è ancora. Ma a un certo punto della vita si diventa grandi, così mi hanno detto e cosi il tempo ha deciso.

Maledetto tempo. È lo stesso tempo che quel 17 giugno 2001 avremmo voluto passasse in fretta: non vedevamo l’ora di sentire l’arbitro fischiare tre volte. Mi viene ancora la pelle d'oca a ripensarci. Oggi questo tempo è venuto a bussare sulla mia spalla dicendomi: “Dobbiamo crescere, da domani sarai grande, levati i pantaloncini e gli scarpini, perché tu da oggi sei un uomo e non potrai più sentire l’odore dell'erba così da vicino, il sole in faccia mentre corri verso la porta avversaria, l'adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare”.

Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini e state sognando qualcosa di bello… e vostra madre vi sveglia per andare a scuola mentre voi volete continuare a dormire…e provate a riprendere il filo di quella storia ma non ci si riesce mai… Stavolta non era un sogno ma la realtà.
E adesso non posso più riprenderlo, il filo. Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri e a quelli di oggi che magari gridano “Tottigol”. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare. Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai.

Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile. Adesso ho paura. E non è la stessa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore. Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà "dopo". Concedetemi un po' di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore, quello che mi avete sempre dimostrato. Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina e a buttarmi in una nuova avventura.

Ora è il momento di ringraziare tutti i compagni di squadra, i tecnici, i dirigenti, i presidenti, tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni. I tifosi e la Curva Sud, un riferimento per noi romani e romanisti. Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre la mia vita: smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso, che sono un uomo.

Sono orgoglioso e felice di avervi dato ventotto anni di amore.

Libri, "IL POTERE DEL CAZZEGGIO. Perché la distrazione ci rende più intelligenti" di Srini Pillay

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Sbloccare le nostre capacità cognitive, migliorare memoria e resilienza, superare gli ostacoli emotivi e aumentare la creatività e l’efficienza: sì, ma come? Semplice, basta cazzeggiare. Ci sono precise ragioni neurologiche per cui quella che ci appare come disattenzione è in realtà una risorsa che potenzia le capacità cognitive: nel cervello opera infatti un complesso sistema che si attiva solo quando la mente è a riposo, e soltanto un’alternanza di concentrazione e distrazione ci permette di trovare il nostro «ritmo cognitivo».

Molti studi dimostrano che fantasticare stimola i circuiti cerebrali del movimento; che immaginare qualcosa riscalda il cervello in vista dell’azione e rafforza la volontà; che fare esercizi di mindfulness stimola le regioni del cervello responsabili dell’empatia e della comprensione sociale, e aiuta i bambini affetti da deficit dell’attenzione. Un recente esperimento ha dimostrato che persino gli elettroni cazzeggiano, quando non li guardiamo!

In un libro ricco di esempi pratici, studi curiosi, storie di premi Nobel, atleti e professionisti che hanno imparato a «lasciarsi andare» e hanno raggiunto la grandezza, Srini Pillay dimostra quanto il tempo che consideriamo perso sia effettivamente tempo guadagnato. Concentriamoci su noi stessi, perdendo di vista i nostri obiettivi, di tanto in tanto: è il modo migliore per raggiungerli.

"Concentrazione e cazzeggio non sono altro che due impostazioni diverse. La prima corrisponde allo stretto e potente fascio di luce che illumina il percorso davanti a noi. Il secondo invece è un fascio di luce che illumina in profondità e in modo diffuso, rendendo possibile la visione periferica. Entrambe le modalità, se considerate da sole, sono utili a raggiungere scopi specifici. Combinarle non solo farà durare più a lungo le vostre batterie, ma vi permetterà anche di ritrovare più facilmente la strada."

SRINI PILLAY, neuropsichiatra, insegna ad Harvard ed è uno dei più stimati consulenti d’impresa con il NeuroBusiness Group di cui è fondatore e CEO. È autore tra l’altro del bestseller Life Unlocked: 7 Revolutionary Lessons to Overcome Fear.

IL POTERE DEL CAZZEGGIO
Perché la distrazione ci rende più intelligenti
di 
SRINI PILLAY

 Pagine: 288 - Prezzo: 17,00 €
Data di pubblicazione: 25 maggio 2017

Traduzione di Rachele Salerno

Federico Paciotti, uscito il 1° album solista "Rosso Opera" fra rock e lirica

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Uscito venerdì 26 maggio 2017 "Rosso Opera", il primo album solista di Federico Paciotti, disponibile su tutte le piattaforme digitali in download e streaming, ed è il coronamento di un sogno che il trentenne chitarrista e tenore coltiva da quando era bambino.

Senza averlo ancora identificato con il termine crossover, che da qualche anno ha in artisti come David Garrett, 2Cellos, Lang Lang, Piano Guys o Il Divo gli esponenti di un successo in crescita costante, Federico Paciotti porta avanti da tempo l'idea di costruire un ponte fra le sue due passioni musicali, quella per la chitarra elettrica, che parte da Jimi Hendrix e arriva a Steve Vai, attraverso i territori dell'hard rock alla Deep Purple, Led Zeppelin e affini, e quella per l'opera lirica di autori immortali come Puccini, Mascagni, Verdi con i loro tesori del "belcanto" italiano, noti e apprezzati in tutto il mondo.

Federico Paciotti - un trascorso pre-adolescenzenziale da chitarrista di successo nei Gazosa, con i quali a 14 anni vinse il Festival di Sanremo, seguito da un percorso di studio da cantante lirico appena concluso al Conservatorio Santa Cecilia di Roma - seguendo la sua passione ha selezionato e riarrangiato gli 8 braniche fanno parte di "Rosso Opera" (su etichetta Sugar), un album che ha richiesto due anni di lavoro prima di vedere la luce. Ad aprire la scaletta una versione contaminata fra rock e lirica di "Vesti la giubba", l'aria più celebre di Ruggero Leoncavallo, tratta dall'opera "Pagliacci", portata al successo per la prima volta da Enrico Caruso, dalla quale è stato realizzato un video disponibile al link http://bit.ly/VestiLaGiubba_RossoOpera .

Fra i brani spicca poi "E lucevan le stelle" dalla "Tosca" di Giacomo Puccini, in una doppia versione: quella proposta da Paciotti come anticipazione del progetto nel 2015, durante una serata del Festival di Sanremo, e quella realizzata successivamente, in duetto con il tenore di fama mondiale Ramon Vargas, attratto dall'insolito approccio alla lirica di Federico.

Un aneddoto curioso riguarda invece "Lascia Ch'Io Pianga", la melodia composta da G.F. Händel: il Maestro del Barocco visse a Londra per gran parte della sua vita, durante il 18° secolo, nello stesso stabile nel quale fra il 1968 e il 1969 ha abitato Jimi Hendrix. Quasi un segno del destino per Federico Paciotti, che il 10 febbraio 2016 si è trovato spettatore all'inaugurazione di un doppio museo dedicato a due icone della musica, all'apparenza distanti, in realtà contigue: non solo nella dimora londinese, ma soprattutto nei pensieri del chitarrista tenore che da sempre sognava di poter costruire un ponte di comunicazione innovativo fra le sue due anime artistiche.

"Rosso Opera" è stato prodotto in parte in Italia, da Celso Valli (suoi gli arrangiamenti delle menzionate "Vesti la giubba" e "Lascia ch'io pianga", de "Il lamento di Federico" dall'Arlesiana di Francesco Cilea e di "Recondita Armonia" ancora dalla Tosca di G. Puccini), in parte a Los Angeles da Simone Benyacar che ha aggiunto un sapore "cinematografico" alle tre tracce che chiudono la tracklist, ovvero la già citata "E lucevan le stelle", l'inno "Va, Pensiero" tratto dal Nabucco di Giuseppe Verdi e "Mater Misericordiae", una rivisitazione dell'intermezzo della "Cavalleria Rusticana" di P. Mascagni, il cui testo riadattato da Kaballà e ispirato al tema della misericordia e della compassione, unisce frasi tratte dal "Salve Regina" e dall'"Ave Maria". Elaborazione, arrangiamenti, chitarra elettrica solista e voce tenorile sono di Federico Paciotti, che si fa carico di una non piccola responsabilità, nel tracciare una via nuova per rivisitare il patrimonio operistico italiano. 

L'uscita dell'album precede di poche settimane un altro appuntamento di particolare rilievo: infatti, il 24 giugno prossimo Paciotti è atteso all'Expo 2017 di Astana per un concerto esclusivo alla Central Concert Hall "Kazakhstan", nel programma degli appuntamenti culturali di maggiore rilievo all'Esposizione universale di quest'anno.
Accompagnato dalla MITOrchestra diretta dal Maestro Alfredo Santoloci, Federico Paciotti porta dal vivo, per la prima volta in un live da oltre un'ora, i suoi mash-up fra le Romanze d'Opera e i grandi classici del rock, reinterpretati secondo il suo stile fresco e personale da musicista del terzo millennio. "Sperimentare mi piace, è alla base della mia ricerca musicale, sempre nel rispetto della tradizione, ma in una veste contemporanea che spero possa avvicinare i ragazzi della mia età o anche più giovani al meraviglioso patrimonio operistico italiano", racconta Federico. "Durante il concerto avrò anche l'onore immenso di poter fare un duetto sulle note del "Brindisi" della "Traviata" con una superstar internazionale, la soprano Sumi Jo. Per ora è previsto che il duetto sia virtuale, sullo stile di Bono e Frank Sinatra nel video di "I've Got You Under My Skin", ma Sumi Jo è talmente entusiasta che sta facendo di tutto per essere presente in carne e ossa e voce sul palco!

Questa la tracklist di ROSSO OPERA:
1.     VESTI LA GIUBBA
2.     E LUCEVAN LE STELLE (duetto con Ramon Vargas)
3.     IL LAMENTO DI FEDERICO 
4.     LASCIA CH’IO PIANGA
5.     RECONDITA ARMONIA
6.     MATER MISERICORDIAE
7.     E LUCEVAN LE STELLE
8.    VA, PENSIERO

FB                 https://www.facebook.com/FedericoPaciottiOfficial/                             

Twitter:          https://twitter.com/fedepaciotti

Calabria d’incanto, tra Magna Grecia e New York Times

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L’AQUILA - Il numero Primavera 2017 del magazine i-Italy NY - attualmente in distribuzione a New York, Washington DC, Los Angeles, San Francisco, Boston e presto anche in altre città degli States - dedica sei pagine alla Calabria. La rivista diretta da Letizia Airos, dopo gli speciali sull’Abruzzo, sul Gargano, su Matera e la Basilicata, sul lago di Garda, con questo servizio sulla Calabria jonica continua il viaggio nel Bel Paese per interessare i lettori americani - il magazine è in lingua inglese - alle straordinarie meraviglie e singolarità dell’Italia.
Come già per i precedenti, il direttore del magazine ha chiesto a me di scrivere anche l’articolo sulla Calabria. Se può essere d’interesse, qui di seguito ne riporto il testo in italiano, che la redazione del magazine ha tradotto per l’impaginazione. Il servizio, da pag. 68 a 73, reca l’aggiunta di annotazioni gastronomiche a cura della redazione. Esprimo ogni buon augurio alla testata, che da questo numero amplia lo sguardo e la diffusione, oltre che a New York, in altre grandi città degli Stati Uniti. La rivista ha pure aumentato le pagine da 80 a 124. (G.P.)
http://www.i-italyny.com/magazine/2017_SPRING/index.html#68 
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Calabria d’incanto, tra Magna Grecia e New York Times

di Goffredo Palmerini


CROTONE - Il primo sole indora i Sassi, mentre l’ombra ancora domina la profondità della gravina. Quando lasciamo le meraviglie di Matera, occorre fare un lungo giro per guadagnare l’altra costa della gravina, dove abbondano grotte e chiese rupestri scavate nella roccia. Sono di epoche diverse. Risalgono in gran parte all’alto Medioevo, le più interessanti conservano affreschi e sculture d’impronta bizantina. Testimoniano una forte presenza attraverso i secoli di monaci bizantini e benedettini, dediti alla contemplazione e alla preghiera in un ambiente suggestivo e selvaggio, di rocce e arbusti, affacciato sullo squarcio della gravina. Meriterebbero tutte una visita meticolosa per apprezzarne la sobria bellezza. Ma siamo diretti in Calabria e possiamo fare solo alcune soste. La prima alla chiesa rupestre di Cristo la Selva, con la sua facciata romanica e l’interno a pianta quadrata. Presenta affreschi dedicati ai santi Giovanni e Giuseppe, un magnifico candelabro in ferro battuto e un contesto ambientale incantevole. Altra sosta la dedichiamo ad un complesso di grotte scavate su quattro distinti livelli, collegate da una rete di scalette e cunicoli scavati nella pietra bianca. Nell’agglomerato rupestre c’è la chiesetta di San Nicola all’Ofra, una cappella ad una sola navata con nicchia absidale e un affresco di Madonna con Bambino. Scendiamo verso Montescaglioso, facendo ancora una sosta alla Cripta della Scaletta. Il luogo e la vista mozzano il fiato. Piante e arbusti rigogliosi rendono stupendo il paesaggio, siamo nelle vicinanze di una murgia. Il piccolo tempio scavato nella roccia è in due ambienti, un muretto di pietra divide il presbiterio dall’area destinata ai fedeli. 

Riprendiamo il viaggio, nella sinuosa discesa verso il Bradano. Il fiume volteggia tra canneti e una vegetazione prossima ad esplodere un verde lussureggiante, con l’entrata della primavera. In lontananza il blu e turchese del mar Jonio rimandano riflessi di sole da oriente. Prima di Metaponto prendiamo la superstrada jonica che ci porta in Calabria. Non prima, però, d’una visita a Policoro, dove nel VII secolo a.C. si formò Heraclea, una delle colonie più floride che i Greci insediarono, cominciando dalle coste salentine affacciate sul golfo di Taranto, poi lungo tutta la costiera jonica della Calabria e quindi in Sicilia, in quelle terre che presero il nome di Magna Grecia. I resti archeologici testimoniano un impianto urbano ortogonale, con un’acropoli nel sito ove attualmente c’è il Castello di Policoro, e i santuari dedicati a Demetra e Dioniso. Una visita al Museo della Siritide, con i suoi preziosi reperti archeologici, conferma la ricchezza e la raffinatezza degli antichi abitatori dell’area, sotto l’influenza della civiltà degli Achei. Il viaggio prosegue. A sinistra il mare porge bagliori, profumi d’eucalipto e d’erbe salmastre. A destra la grande piana rigogliosa, un tempo infestata d’acquitrini, si prepara a produrre frutti prelibati e sapidi ortaggi per i mercati italiani e di mezza Europa. All’orizzonte già si staglia il profilo montuoso del Pollino, emergente dal verde intenso dei boschi, quasi smeraldo dalle foliazioni di primavera. Scende fino al mare, il monte, con le sue balze e gli stretti canaloni incisi dai torrenti. 

Siamo già in Calabria, la regione che il New York Times ha recentemente consacrato come terra di bellezze, di eccellente cucina, di ottimi vini e di luoghi ricchi di storia e d’arte. Autentiche sorprese per chi predilige itinerari fuori dalle consuete rotte del turismo di massa e del supermercato vacanziero. E infatti all’ingresso calabro ci accoglie Rocca Imperiale, un antico borgo sorto intorno all’anno Mille, appollaiato sulla collina e a poca distanza dal mare. Fu fatto fortificare da Federico II di Svevia. Magnifica la vista delle sue case omogenee, disposte a gradoni salienti fino alla sommità del colle, dove imponente s’erge il Castello, simile a quelli di Lagopesole e Lucera di medesima impronta federiciana. Fertile lembo della Magna Grecia, considerato tra i più fecondi, dovette subire nei secoli le azioni predatorie degli eserciti di Pirro, di Annibale, dei gladiatori di Spartaco in rivolta contro Roma e dei Goti. Ora queste campagne producono limoni di eccelso sapore ed altre produzioni biologiche di qualità.

Il viaggio procede spedito, con l’andamento mutevole delle colline, solcate dai calanchi quando salgono verso i monti coperti di boschi, mentre in giù verso il mare il verde dirada, sostituito da siepi di cactus che, in estate, colorano di giallo e di rosso i loro frutti gustosi. Ancora borghi si susseguono sulla collina e paesini sulla marina. Sul colle c’è Amendolara, con il suo Castello svevo. Più avanti Trebisacce anticipa la Piana di Sibari. C’è Cassano allo Jonio, ora una bella cittadina, ma con antiche radici nel periodo Neolitico, come confermano i rinvenimenti di ceramiche e utensili nelle Grotte carsiche di Sant’Angelo. Là nel 720 a.C. gli Achei fondarono Sibari, che divenne fiorente colonia per due secoli fin quando non venne distrutta dall’esercito crotonese al comando di Milone, famoso atleta greco. Sotto la dominazione di Roma, Cassano divenne Municipium romano. Poi ebbe una serie di dominazioni – Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi – subendo, nei decenni a cavallo del Mille, diversi saccheggi dai Saraceni. Tornando all’antica Sibari, il porto della città magno-greca era il principale scalo nell’occidente dei mercanti di Mileto, che commerciavano le preziose mercanzie provenienti dall’Asia. Sibari era famosa per la ricchezza della sua terra e per la raffinatezza dei suoi cittadini. Dopo la distruzione operata dai Crotonesi nel 510 a.C., Pericle dispose la fondazione, sulle sue rovine, della colonia ellenica di Thurii, diventata colonia romana tre secoli dopo con il nome di Copia. Oggi i resti dell’antica città di Sibari sono visibili in un’ampia area archeologica, dove emergono il teatro, le terme, un tempietto e i resti di Thurii. Preziosi reperti sono conservati nel Museo Archeologico della Sibaritide.

Riprendiamo il viaggio, con l’arteria viaria che discende quasi lambendo il mare. E’ intenso il colore dello Jonio, al largo, mentre è color perla vicino alla battigia di sabbia dorata. L’acqua trasparente. C’è un senso di amenità. Le architetture dei paesini lungo la costa sono modeste, non invasive. Siamo in prossimità del bivio per Corigliano Calabro. La città si scorge bene, là in alto sulla collina. Sarebbero arabe le sue origini, due decenni anteriori all’anno Mille. Dopo la conquista normanna, ad opera di Roberto il Guiscardo, nel 1073 venne edificato il Castello e la chiesa di San Pietro. Intorno si sviluppò la città. Corigliano fu feudo dei conti di Sangineto, poi dei Sanseverino. Belle e da visitare la Collegiata di San Pietro, la chiesa carmelitana della SS. Annunziata, la chiesa di Sant’Antonio, la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, con un bel Crocifisso seicentesco opera di Umile Pintorno. E ancora la chiesa madre di Santa Maria Maggiore, risalente al X secolo, con preziosi arredi lignei intagliati e un dipinto seicentesco attribuito a Cesare Fracanzano. Notevoli anche le chiese di Sant’Anna e San Francesco di Paola. Superbo è il Castello ducale.

Neanche 20 km e s’arriva a Rossano Calabro, altra magnifica cittadina che conserva, nel Museo diocesano, il Codex Purpureus, uno dei Vangeli più antichi al mondo, patrimonio dell’Unesco. La città ha origini antichissime (XI secolo a.C.), diventata colonia della Magna Grecia e successivamente avamposto romano. L’imperatore Adriano vi fece edificare un porto capace di ospitare fino a 300 navi. Grande lo splendore economico e culturale della città sotto la dominazione bizantina, per cinque secoli fino al 1050, riuscendo a non farsi espugnare dagli invasori barbari, longobardi e saraceni. Le splendide testimonianze artistiche bizantine la fanno definire “Ravenna del Sud”. Il Codice Purpureo di Rossano è una preziosa pergamena di color violaceo, 188 fogli scritti in argento e oro, in un bellissimo carattere greco mirabilmente miniato. Risale a 14 secoli fa. L’influsso d’una delle miniature del Codice - la resurrezione di Lazzaro - sembra possa rilevarsi perfino in un affresco di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni a Padova, e in un affresco del Beato Angelico, nel convento di San Marco a Firenze. Il Codice è davvero un’opera di straordinaria bellezza. In alto, dietro Rossano, si notano i contrafforti della Sila, vasta catena montuosa coperta di foreste che con il Pollino e l’Aspromonte costituisce la spina dorsale appenninica della Calabria.

Da Rossano Calabro s’avanza verso Crotone. A metà strada s’incontra Cirò Marina, bella cittadina sorta sull’antico sito dov’era la colonia magno-greca di Krimisa. Nelle vicinanze, presso punta Alice, i resti del Tempio di Apollo Aleo. Apprezzata come città balneare per il suo mare pulito e per la qualità dei servizi, Cirò è rinomata per l’omonimo vino (bianco, rosato e rosso classico), ricavato dal vitigno Gaglioppo, e per l’agrume “clementina di Calabria”. Altri vini dell’area sono il Greco (bianco e nero) e il Savuto. E’ una bella città Cirò Marina, con numerosi monumenti da visitare. Ancora una quarantina di chilometri e siamo a Crotone, città capoluogo di provincia, 63mila abitanti, l’antica Kroton colonia della Magna Grecia, famosa per le ricchezze, per Pitagora e la sua Scuola dei metafisici. Il possente Castello, edificato sul promontorio dov’era l’antica acropoli, e i baluardi cinquecenteschi fatti edificare dal viceré di Napoli Pedro da Toledo a difesa delle incursioni turche, connotano l’intrico della città vecchia che affaccia sul grande porto. Crotone, infatti, è il più grosso centro industriale della Calabria. Meritano una visita il Duomo, il Castello che ospita il Museo Civico, il Museo Archeologico con i reperti recuperati a Capo Colonna e nell’area dell’antica Kroton. A Capo Colonna sono visitabili i resti del santuario di Hera Licinia – ne restano il basamento e la colonna d’un tempio dorico –, mentre arredi funebri, monete, terrecotte votive ed altri reperti sono esposti nel Museo Archeologico. Rilevata sul mare, selvaggia e bellissima, la costa che da Capo Colonna va a Capo Rizzuto. Scogliere scoscese, tra sprazzi di macchia mediterranea e piccole calette di sabbia dorata, e il mare che ostenta una varietà di colori dall’azzurro intenso al verde smeraldo, con fondali stupendi per flora e fauna. Una puntatina anche a Isola Capo Rizzuto, quasi 18mila abitanti, nel cui centro storico campeggiano resti del Castello Feudale, avanzi delle antiche mura urbiche e una porta del borgo medievale, con torretta e orologio, che divide la parte antica da quella nuova della cittadina. Il tratto di costa è dichiarata “Area marina protetta di Capo Rizzuto” e conserva un patrimonio naturalistico di pregio. Numerose le strutture turistiche, ben inserite nell’ambiente. La costa rialzata prosegue fino alla località Le Castella, un isolotto con un piccolo incantevole Castello aragonese, ora destinato ad attività ricettive. E qui, in questo luogo incantevole, fermiamo il nostro viaggio, in riva allo Jonio, con le acque diafane che giocano tra piccoli scogli intorno al maniero e il sole che va calando, su verso Catanzaro.

Alzheimer e terremoto, l’emergenza nell’emergenza

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Distrutta la casa, i malati hanno perso anche la poca identità che gli restava. Nelle quattro regioni colpite sono migliaia gli sfollati che con le loro famiglie vivono un dramma nel dramma, mentre la ricostruzione si fa attendere. Ecco un’anticipazione del rapporto che l’associazione Alzheimer Uniti Italia Onlus presenterà nei prossimi giorni a Pistoia al Convegno Nazionale sui Centri Diurni

            Pistoia – Il dopo terremoto in centro Italia vive un’emergenza nell’emergenza che si chiama Alzheimer e che la stampa ha per lo più ignorato. Non è la prima volta. Eppure, perdendo la casa, i malati hanno smarrito anche quel poco di identità e di memoria delle cose che gli restava: sono migliaia di persone, oltre 400 solo in provincia di Macerata nei dodici comuni più colpiti dove un terzo dei 15 mila abitanti ha oltre 65 anni. Ricordiamoli: Camerino, Serravalle, Muccia, Pieve Torina, Valfornace, Fiastra, Fiordimonte, Monte Cavallo, Bolognola, Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera.
            La lunga relazione che la dottoressa Manuela Berardinelli presenterà a Pistoia al Convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer (16-17 giugno), e di cui diamo qui un’anticipazione, parla di vissuti drammatici, di solitudini disperate, di famiglie angosciate dalla precarietà quando già nella normalità avevano difficoltà a gestire i propri infermi. Ma offre anche un panorama di cose pratiche fatte e da fare, di iniziative già in opera come il Progetto Hotel per le demenze, oltre a un’enormità di problemi che solo un tenace ottimismo della volontà permette di affrontare, mentre la ricostruzione è di là da venire.
            Berardinelli abbina la presidenza nazionale dell’associazione Alzheimer Uniti Italia Onlus a quella della sezione Marche. Sono volontari dediti, appunto, al mondo delle demenze. Il suo diario inizia dalle scosse del 24 agosto 2016 e continua con quelle del 26 e 30 ottobre 2016, fino all’ultima catastrofe sotto la neve del 18 gennaio scorso. Distrutti i paesi, la popolazione s’è come noto divisa: chi ha rifiutato di andarsene per restare nel disagio delle tendopoli, chi è sfollato sulla costa, alcuni da parenti, i più in hotel.
“Chi paga maggiormente il prezzo del terremoto sono gli anziani e i malati”, scrive la presidente, “La perdita della casa è una ferita pratica ed emotiva che non si rimargina. Per chi soffre di demenza tutto si amplifica e si complica. La memoria non ha più coordinate, non resta più niente in cui riconoscersi”.
Per di più, delle cinque Case di Riposo dell’area solo una è agibile oltre all’unico Centro Diurno Alzheimer che a Camerino ospita tra i 20 e i 30 malati alternandoli durante la settimana. Anche nei momenti più duri il Centro non ha mai smesso di funzionare. Dopo il terremoto è stato infatti subito riaperto proprio per dare un segnale di ritorno alla normalità, racconta la coordinatrice Susanna Cipollari, che segue anche tutti i progetti Afam. Il personale ha aderito e molti familiari hanno fatto anche di più. Resisi conto di dover metabolizzare essi stessi la tragedia, visto che le loro preoccupazioni e angosce si trasmettevano ai propri cari provocando disturbi comportamentali, hanno deciso di portarli al Centro più spesso.
Anche la linea telefonica (0733.1870545) che Afam ha aperto per gli anziani fragili nelle quattro regioni terremotate ha fornito un sicuro punto di riferimento. Poi l’indagine nelle tendopoli, tenda per tenda, per capire quanti malati ci fossero e in quali condizioni. Analogo censimento è ora in corso con cinque psicologi in 40 hotel della costa, da Alba Adriatica a Senigallia, che i terremotati devono però lasciare in questi giorni per far posto al turismo. Risultato della ricerca: centinaia di situazioni disperate.
Un paio di casi per capire. Due coniugi, lei 80 anni col Parkinson, lui 85 con l’Alzheimer, entrambi aggravati dal terremoto. Di recente avevano traslocato da Roma per tornare al paesello natio, San Severino Marche. Ma ora la nuova casa, appena acquistata, è distrutta, dunque vivono con altri sfollati in albergo. I figli? Morti. Così non hanno nessuno che li assista.
In un hotel di Civitanova alloggia invece un 92enne con chiari sintomi di demenza. La convivenza forzata a casa della figlia con la moglie malata di Alzheimer lo rendeva aggressivo. Quindi se n’è andato. I tanti malanni gli impediscono però di raggiungere da solo l’ambulatorio. Potrebbe anche perdersi come già spesso è capitato. Così la figlia deve farlo assistere da un infermiere a pagamento senza averne i mezzi.
Il personale dell’associazione garantisce come può un’assistenza specialistica. Si tratta appunto del Progetto Hotel. Dice Berardinelli: pensiamo di proporlo come modello per tutte le situazioni critiche. Si vedrà. Intanto l’emergenza nell’emergenza continua.

Agrigento, i premi e l'estemporanea di pittura: Accademia Michelangelo alle celebrazioni per il 150° della nascita di Pirandello

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Laboratori di teatro, un’estemporanea di pittura, un programma denso di eventi culturali, 135 studenti catapultati per le strade dell’antica Girgenti a respirare la stessa aria che diede vita, 150 anni fa, al premio Nobel nato in contrada Kaos: Luigi Pirandello.

Molti laboratori si terranno presso l’Accademia di belle arti Michelangelo, immersi nei profumi di piante mediterranee e i colori delle maioliche della corte interna: area all’aperto intitolata alla memoria dello studioso Anselmo Prado. Tra gli studenti volati in Sicilia, ci saranno i vincitori di Palermo, Verona, Beirut e Avellino, oltreché gli studenti di Istanbul, Madrid, Barcellona, Cluj-Napoca e Saint Germain en Laye, Rivoli, Chioggia, Sessa Aurunca, Reggio Calabria, Caltagirone.
Più di ottanta le scuole secondarie di secondo grado che hanno partecipato alla prima edizione del Concorso letterario nazionale, "Uno, nessuno e centomila" dedicato ai corti teatrali di ispirazione pirandelliana, promosso dal Ministero dell'Istruzione con la collaborazione della Fondazione Teatro Luigi Pirandello, il Distretto Turistico Valle dei Templi e la Strada degli Scrittori. Ad aggiudicarsi il premio Elvira Giuditta La Mattina del Liceo classico annesso al Convitto Falcone di Palermo. Il secondo posto va a per un gruppo di studenti di Verona, dell'Educandato Statale Liceo "Agli Angeli" con "Di sera un geranio"; terzi, pari merito, il Liceo Statale “Fakhr el Dine” per le Giovani Ragazze di Beirut, Libano, con "La patente della vita", e Carmine Laudato del Liceo classico Statale Pietro Colletta di Avellino con "Tu ridi". 
Si inscrive tra le diverse iniziative organizzate in occasione di questa importante commemorazione promosse dal Miur (28 maggio| 1°giugno), e coordinata dal prof. Giuseppe Zambito, dell'Ufficio di diretta collaborazione della Ministra Valeria Fedeli, un’estemporanea di pittura sul tema: i luoghi e le opere di Luigi Pirandello curata dall’Accademia di belle Arti Michelangelo di Agrigento, che animerà le strade del centro città, il primo giugno.
Le venti opere realizzate saranno donate al Ministero dell’Università e Ricerca, e destinate a un’esposizione permanete presso la sede romana del Miur in viale Trastevere.
Ma non finisce qui, spiega il direttore dell’accademia di belle arti Michelangelo, il professore Alfredo Prado: “Volevamo dare un segno forte, creativo, della nostra presenza sul territorio, l’Accademia ha curato il logo della manifestazione e la creazione dei premi in ceramica, fornirà inoltre anche una base logistica – la nuova sede si trova proprio a due passi dal teatro Pirandello, in via Bac Bac -  e trasformerà le aule e la corte in spazi d’incontro per gli studenti che confluiranno qui da diverse città del mondo. Un modo per esserci, per dialogare con i ragazzi e con Agrigento, per favorire scambi e saperi”
Ai vincitori dunque sarà consegnato un premio in ceramica realizzato dal Professore Domenico Boscia.
Pittore, scultore e decoratore di ceramica, Domenico Boscia nasce a Motta D’Affermo (ME) nel 1969 e completa gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Svolge un’intensa attività artistica con mostre personali, realizzazione di opere pubbliche e collezioni private, si in Italia che all’estero. Attualmente, collabora come esperto di Design Ceramica e Scultore con l’Accademia delle Belle Arti “Michelangelo” di Agrigento. Inoltre, da quest’anno svolge il Dottorato di Ricerca presso l’Università di Almeria (Spagna).
Il Prof. Domenico Boscia e alcuni allievi dell’Accademia stessa hanno realizzato i premi per i primi tre classificati più il 3° posto ex aequo e i premi speciali. I primi tre premi, sono delle lastre ottagonali in pietra lavica ceramizzata incastonata in una base di marmo bianco con piccole venature grigie/azzurre mentre i premi speciali, sono dei piatti in terracotta smaltata e ceramizzata di forma ottagonale. Entrambi i premi rappresentano un elaborato grafico in fotoceramica, rappresentante Luigi Pirandello con una giara in secondo piano e un albero. Inoltre, si evidenzia anche, il logo dei vari enti che hanno sponsorizzato l’avvenimento insieme al logo del 150°.
La cerimonia di premiazione si svolgerà il 1° giugno, sempre al teatro Pirandello di Agrigento, parteciperà il presidente della Fondazione Teatro Luigi Pirandello, l'attore e regista Gaetano Aronica che si esibirà in una performance. Oltre ai rappresentanti degli enti organizzatori, interverrà il sottosegretario del Ministero dell'Istruzione Vito De Filippo.
Per tutti i dettagli e gli approfondimenti vi rimandiamo alla conferenza stampa prevista per il giorno 31 maggio alle 11 nel foyer del Teatro Pirandello.

teatro Cometa off, dall’8 all’11 giugno "#LORO Uno di questi giorni prenderemo qualcuno e lo sbraneremo" di Gabriele Linari

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Sarà in scena al teatro Cometa off dall’8 all’11 giugno lo spettacolo #LORO Uno di questi giorni prenderemo qualcuno e lo sbraneremo, testo e regia di: Gabriele Linari. Protagonisti: Tiziano Di Paolo, Janet Ferramo, Jaclin Gallo, Ailen Mecchia, Janette Isabel Mecchia, Salima Khan, Carlotta Petruccioli, Sofia Pittaccio.

Il gruppo di giovanissimi attori dello spettacolo proviene da un'esperienza formativa offerta dal CIES Onlus presso il Centro Giovani e Scuola d’Arte MaTeMù. Il percorso – iniziato nel 2012 con il regista Gabriele Linari – ha portato, quest'anno, alla scelta di un gruppo di allievi perfettamente avviati alla professione teatrale.
#Loro affronta lo spinoso tema degli haters e dell'hate-speech, puntando l'occhio performativo e creativo su tutte le pratiche di odio che si sono modificate e sviluppate on-line, soprattutto attraverso i social network. #Loro non procede per passaggi narrativi, ma per immagini e situazioni, rispecchiando perfettamente la frammentarietà e la staticità della vita on-line. Una noia che si fa esistenziale e, in un attimo, per effetto di banali scintille, diventa rabbia, fuoco, odio puro e cieco. Per poi spegnersi di nuovo e tornare noia, staticità.

Un gruppo di otto ragazzi. Otto utenti anonimi. Otto “numeri” colti in una sospensione spazio-temporale, immobili alle loro “postazioni”. Nulla di più. Un parlare e un agire senza scopo, confusi. Gesti che si ripetono, situazioni che nascono dal nulla e nel nulla si spengono. E l'odio, la rabbia che nasce dalle parole, nelle parole e si fa di nuovo gesto. “Da cosa cominciamo?”, “A cosa stai pensando?”, domande semplici che dipingono e definiscono l'assoluto di una condizione che pare immodificabile. E, infine, una semplice frase che pare minaccia ma potrebbe essere monito, forse speranza, magari soluzione: “conta fino a dieci prima di parlare”.

Lo spettacolo si pone una serie di domande sui meccanismi della comunicazione nell'era dei social network. Partendo da alcune ben definite pratiche della vita on-line (hate-speech, vamping, craving, exclusion, che fanno ormai parte del triste dizionario dei pericoli del web) offriamo quadri simbolici capaci di farci vedere, come in uno specchio solo leggermente deformante, cosa stiamo diventando. Alcune conversazioni presenti nello spettacolo, si ispirano a reali commenti letti dagli stessi protagonisti, sui vari social network. Con #loro speriamo che il pubblico esca con un giusto bagaglio di domande. 

“Crediamo fortemente nelle possibilità del teatro sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista professionale – afferma l’autore e regista Gabriele Linari -  #loro è il primo spettacolo, quindi, della neonata Compagnia Teatrale MaTeMù, un progetto professionalizzante che, oltre che cultura, creatività e aggregazione, generi lavoro per i partecipanti. Una nuova vita è possibile per il teatro e passa per le nuove generazioni e solo attraverso un percorso formativo che sia non rigido ma umano, fatto di persone e sempre, sempre rivolto all'idea del lavoro”.

CHE COS'È IL CIES ONLUS
Il CIES onlus è un’Organizzazione Non Governativa (ONG) Onlus che ha come scopo sociale la promozione dei valori della solidarietà e della cooperazione, sia nelle sue attività nazionali sia in quelle internazionali. In Italia: Immigrazione, mediazione interculturale, educazione alla cittadinanza mondiale, formazione, comunicazione e sensibilizzazione al dialogo interculturale. Ecco gli ambiti su cui siamo impegnati per diffondere la conoscenza dei paesi d’origine degli immigrati e favorire la loro integrazione: laboratori nelle scuole; organizzazione di mostre, dibattiti e rassegne; realizzazione di corsi di formazione per giovani e adulti ;attività ludico-didattiche, di orientamento e di sostegno psicologico per giovani italiani e stranieri Un intervento su più fronti per sensibilizzare l’opinione pubblica alla cultura della convivenza e alla cittadinanza mondiale All’estero Siamo impegnati in progetti di cooperazione internazionale per contribuire ad accrescere processi di equità, inclusione sociale, economica e di rispetto dei diritti umani. Lavoriamo con partners locali per potenziare le capacità delle istituzioni, della società civile e delle comunità nei settori governance, servizi, ambiente, educazione, gender, economia solidale, formazione professionale e lavoro, cultura, co-sviluppo. I paesi in cui lavoriamo: Africa Australe (Mozambico, Angola), Africa del Nord (Tunisia), America Latina ( Uruguay, Argentina), Balcani ( Albania, Kosovo, Macedonia) Il CIES è riconosciuto come Ente di Formazione dal Ministero della Pubblica Istruzione ed è accreditato per la Formazione Continua dalla Regione Lazio 

CHE COS'È MaTeMù
MaTeMù è il Centro Giovani e Scuola d’Arte del Municipio Roma I Centro, ideato e gestito dal CIES Onlus. E’ un laboratorio di idee e iniziative aperto al territorio, un luogo in cui i ragazzi di tutte le culture e provenienze possono esprimere la propria creatività, vivere in modo diverso il tempo libero, trovare ascolto e sostegno. E' un posto dove tutte le differenze sono viste come valori e stimoli per esplorare nuove possibilità. Nel cuore del quartiere Esquilino, a un passo dalla fermata Metro A Manzoni, Matemù accoglie ragazzi dagli 11 ai 25 anni offrendo attività e servizi di vario tipo: giochi, corsi di musica e strumento (sax, chitarra, batteria), laboratori di rap, canto, danza e teatro oltre ad assistenza scolastica e psicologica e corsi di italiano L2 per stranieri. L'ingresso al Centro e la partecipazione alle attività è a titolo totalmente gratuito. Matemù coniuga integrazione e creatività, formazione e attività ricreative in un clima vivo e attivo.



MaTeMù E IL TEATRO
Il gruppo teatrale di Matemù si è iniziato a formare nel 2012 sotto la guida dell'attore e regista Gabriele Linari. Il primo spettacolo, intitolato "Altrove", ha debuttato al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, per poi essere replicato all'Acquario Romano e alle Terme di Caracalla. Sono seguiti gli spettacoli: Nella Tempesta (da Shakespeare, Teatro Vascello e Teatro Quarticciolo), Ecco dove (da Steinbeck, Teatro Villa Torlonia), E ora passiamo ad altro (di Gabriele Linari, Teatro Vascello).

Biografia Gabriele Linari 
Gabriele Linari è attore, regista e insegnante di teatro. Inizia a recitare nel 1994, ancora studente del liceo. Nel 2004 si Laurea in Arti e scienze dello Spettacolo presso La Sapienza di Roma. Lavora e si forma con registi, autore e pedagoghi teatrali come: Giancarlo Sepe, Michele Monetta, Gennadi Bogdanov, Piero Maccarinelli, Giuseppe Manfridi, Giuseppe Marini. Nel 2002 fonda la Compagnia Teatrale LABit, una delle realtà più proficue del panorama indipendente romano. Insegna teatro a Roma presso: Liceo Aristofane, Liceo Lucrezio Caro, Scuola di Teatro La Scaletta, Centro Matemù. Ha tenuto per due anni consecutivi seminari presso la Goldsmith University di Londra (Progetto Erasmus Roma Tre e Università Gregorio VII). I suoi spettacoli sono andati in scena presso: Teatro Piccolo Eliseo, Ambra Jovinelli, Vascello, Furio Camillo, Orologio, Argot, Quarticciollo, Villa Torlonia e molti altri. Il suo impegno (dal 2002) sulla riscoperta delle opere di Ennio Flaiano territoriale nel quartiere Montesacro ha portato il Municipio, nel 2002, a intitolare all'autore l'a Biblioteca Comunale di Via Monte Ruggero e ad affiggere una targa commemorativa presso l'abitazione di Flaiano in via Montecristo. Ha collaborato e collabora con la Biblioteca Cantonale di Lugano, Fondo Flaiano. Per la TV ha partecipato come attore a due spot televisivi (TIM e Banco AmbroVeneto) e diverse fiction (l'ultima "Che dio ci aiuti", RAI, 2016).

Teatro Cometa Off
Via Luca della Robbia 47, 
Dal giovedì al sabato ore 21:00 - Domenica ore 17:00
Info e prenotazioni: CIES Onlus
Tel. 0677264611 - Email: cies@cies.it
www.cies.it - Fb: Matemù
COSTO: 7,50 euro (più costo tessera teatro 2,50 euro) - 
TESSERA ON LINE: sul sitohttp://associati.cometaoff.it/- Euro 2,50 / A TEATRO: almeno un'ora prima dello spettacolo - Euro 3,50

Libri, la guida operativa di Francesco Lenoci ed Enzo Rocca per il bilancio consolidato

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La stagione dei bilanci consolidati è in pieno svolgimento e, in concomitanza con questa fondamentale scadenza per i gruppi di imprese, l’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Monza e Brianza ha organizzato a Monza, presso The Bank, l’evento “Aperitivo e nuovo bilancio consolidato”.

Protagonista dell’evento è stato il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca “Bilancio consolidato”, Wolters Kluwer, maggio 2017.
Il vantaggio competitivo è la capacità distintiva di un gruppo di imprese di presidiare, sviluppare e difendere nel tempo, con maggiore intensità e competenza dei concorrenti, un fattore critico di successo in un mercato.
L’osservazione degli accadimenti degli ultimi anni ha enfatizzato, ai fini dell’acquisizione del vantaggio competitivo, le capacità d’impresa volte: all’individuazione e all’acquisizione di nuove tecnologie; ad una maggiore flessibilità organizzativa; a migliori e più articolati rapporti con gli interlocutori aziendali.

La complessità che caratterizza l’attuale scenario è dovuta in gran parte alla velocità ed alla scarsa prevedibilità dei cambiamenti e degli avvenimenti in generale; ciò significa che è sempre più difficile procedere a una valutazione analitica e costante dei soggetti con i quali si sviluppano relazioni economico-sociali. Visibilità e trasparenza diventano, pertanto, gli elementi fondamentali sulla base dei quali accordare fiducia e credibilità ai propri interlocutori.

Il gruppo di imprese trasmette e riceve informazioni al proprio interno e con l’esterno. Col termine “informazioni” si intendono sia quelle accumulate all’interno, come il know-how di marketing tecnologico, produttivo, finanziario, manageriale, sia i canali tramite i quali le informazioni sono veicolate all’esterno per contribuire a creare risorse immateriali quali la stima, la credibilità, la reputazione e la fiducia ovvero, in altri termini, l’immagine aziendale.

Per ottenere un duraturo successo, il gruppo di imprese deve saper fare e farlo sapere. Il saper fare di un gruppo di imprese deriva dall’efficacia e dall’efficienza del suo sistema di governo, ossia dalla coerenza esistente tra i vari elementi che compongono il suo sistema manageriale e gestionale. Il farlo sapere implica un’attività di comunicazione che si esplica nell’implementazione delle attività operative e strategiche d’impresa e, quindi, sia in comportamenti che nell’attivazione di messaggi intenzionali.

L’applicazione operativa del saper fare (il fare), ossia l’agire integrato del gruppo di imprese dà concretezza al saper fare: le attività operative e strategiche d’impresa rappresentano, quindi, il fare e l’efficacia del fare dipende dalla consonanza esistente non più solo fra le variabili del sistema di gestione, ma anche fra queste e l’ambiente in cui l’impresa opera. 

Tale efficacia va incrementata mediante la gestione dell’immagine, ossia il farlo sapere tramite lo strumento di un bilancio consolidato “ben fatto”. 

Così il gruppo di imprese realizza un contatto migliore con i suoi interlocutori, interni ed esterni, rispondendo alle attese dei molteplici soggetti interessati alle performance aziendali, che richiedono maggior trasparenza e chiarezza nelle loro relazioni con il gruppo. In altri termini, il bilancio consolidato non va più considerato uno dei tanti documenti contabili predisposto ai sensi di legge, bensì la fotografia della bontà o meno del lavoro svolto da quanti operano nel e per il gruppo di imprese.

L’esigenza di un’informativa tempestiva delle performance e qualitativa dei dati di bilancio consolidato coinvolge una serie differente di attori all’interno di un quadro normativo di riferimento: diverse figure professionali sono coinvolte nella predisposizione, supervisione, approvazione, revisione, analisi ed utilizzo di report che comunicano informazioni e dati aziendali.
Le principali figure coinvolte nella catena dell’informazione societaria sono le seguenti:
management. Predispone il bilancio consolidato in conformità al D.Lgs.n. 127/1991 oppure agli IAS/IFRS;
investor relator. Rappresenta l’impresa presso la comunità finanziaria comunicando il suo valore, i suoi dati, le sue performance, le sue strategie. Contribuisce alla catena dell’informazione economica-finanziaria, alimentando la fiducia degli investitori e rendendo intelligibile il valore del Gruppo;
auditor e altri organi di controllo. Interagiscono con il management e gli organi di governance e contribuiscono alla trasparenza della comunicazione finanziaria;
media. Contribuiscono alla distribuzione delle informazioni;
analisti finanziari. Valutano i dati diffusi e sono interpreti nell’utilizzo delle informazioni a favore degli investitori e degli stakeholder.

In questo contesto interagiscono anche altre figure: i regolatori e gli standard setter, che forniscono il quadro normativo di riferimento agli altri attori.
Il ciclo termina con gli investitori e gli altri stakeholder che usufruiscono delle informazioni diffuse per valutare il proprio investimento e che, quindi, fanno pressione sugli altri soggetti per ottenere dati e informazioni il più possibile attendibili, trasparenti, comprensibili e affidabili.

Comunicare significa condividere, mettere qualcosa in comune con gli altri: nel mercato finanziario la comunicazione è l’insieme delle strategie e degli strumenti utilizzati per rendere fruibili informazioni di carattere economico-finanziario ad investitori e parti terze. Il processo di trasformazione del puro dato numerico in informazione inizia da una fase di interpretazione dei risultati aziendali che vengono analizzati e valutati. 

Tale processo consente di comprendere:
l’identità finanziaria-patrimoniale dell’impresa e l’insieme dei risultati che sostengono la validità del modello imprenditoriale prescelto;
il posizionamento aziendale nel settore di riferimento, declinato nella logica di differenziale competitivo, ossia definendo la sostenibilità finanziaria del modello imprenditoriale nel medio-lungo termine;
l’orientamento strategico volto a mantenere o ad ampliare il differenziale competitivo;
la stima dei risultati attesi, intesi come obiettivi economici-patrimoniali-finanziari raggiungibili grazie alla strategia.

Obiettivo del libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca è offrire un supporto concreto e innovativo per la realizzazione di un bilancio consolidato “ben fatto” e per la sua comunicazione “efficace” a tutte le figure coinvolte nella catena dell’informazione societaria.

Il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca è diviso in tre parti:
la prima parte illustra la logica di gruppo e il salto di qualità che il bilancio consolidato consente di fare nell’informativa patrimoniale, economica e finanziaria. Contiene, peraltro, un dettagliato confronto tra due bilanci consolidati dell’esercizio 2015 redatti con normativa differente (norme di legge e principi contabili italiani versus principi contabili IAS/IFRS) volto a denunciare l’assurdità di bilanci consolidati ugualmente corretti quantunque profondamente diversi;
la seconda parte, relativa ai gruppi non quotati, fornisce una metodologia ragionata per la predisposizione dello stato patrimoniale consolidato, del conto economico consolidato, del rendiconto finanziario consolidato, del prospetto di movimentazione del patrimonio netto consolidato e del prospetto di raccordo fra bilancio della capogruppo e bilancio consolidato;
la terza parte, concernente i gruppi quotati, fornisce una metodologia ragionata per la predisposizione degli schemi contabili richiesti dagli IAS/IFRS, in sede di bilanci annuali e infrannuali.

Arricchiscono il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca:
oltre 110 esempi, selezionati tra la prassi più recente e proposti quali model solution.  Si segnala, in particolare, un bilancio consolidato 2016, completo di nota integrativa consolidata e di relazione sulla gestione del gruppo, già conforme alle significative novità che il D.Lgs. n. 139/2015 e i nuovi OIC pubblicati a fine 2016 hanno apportato al D.Lgs. n. 127/1991;
la soluzione di oltre 50 casi, formulati in maniera tale da risultare dei validi practice aid, sia per chi deve redigere, sia per chi deve controllare i bilanci consolidati.

Completa il libro di Francesco Lenoci e Enzo Rocca l’allegato CD-Rom che, con riferimento ai gruppi industriali, consente di: redigere il bilancio aggregato; effettuare il consolidamento; predisporre lo stato patrimoniale ed il conto economico consolidati; predisporre la movimentazione del patrimonio netto di gruppo; ottenere il raccordo tra il patrimonio netto e il risultato d’esercizio della capogruppo e del gruppo.

VANESSA JAY MULDER, uscito il singolo "Back down" dal 1° progetto solista tra l'acid, il jazz, l’hip hop e il soul

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Venerdì 26 maggio è uscito il singolo di VANESSA JAY MULDER, BACK DOWN, estratto dal suo primo progetto solista, THE BUTTERFLY EXPERIENCE (Molto Records), che nasce dalla collaborazione con musicisti di grande esperienza e ospiti di livello internazionale. Ad impreziosire l’album anche Henry Padovani, fondatore e primo chitarrista dei Police, che ha scritto uno dei brani.

La produzione di BACK DOWN è avvenuta grazie alla collaborazione di 3 artisti con esperienze a livello nazionale ed internazionale.  La passione per la musica black ha fatto sì che ognuno di loro portasse il proprio bagaglio artistico nel progetto, ottenendo così un mix di sonorità che viaggiano tra l'acid, il jazz, l’hip hop e il soul.
Su questa canzone VANESSA si sofferma e commenta: “Nel brano si parla del fatto che le persone possono sparlare, accusarti falsamente e tradire la tua fiducia ma dal momento che te ne accorgi e inizi a fregatene gli dici Back Down!". E continua:”I giudizi che le persone hanno di noi spesso sono fondate solo sulle loro percezioni e non sulla verità. Diventa inutile di cercare di dimostrare la non esattezza del fatto. Quando diventi consapevole di questo è una sorta di liberazione. Sei quello che sei ed è giusto cosi. Non devi dimostrare niente a nessuno!  E a tutti quelli che continuano a seminare negatività: Back Down cioè Lungi da me!”

Teatro Parioli, stagione 2017/18: nuovi scenari per un teatro verso il futuro

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Il teatro verso il Futuro è questo l’intento del Teatro Parioli per la stagione 2017/18, non a caso chiamata “Nuovi Scenari” e che unisce tradizione ed innovazione.
Per creare la Magia del Teatro si mira ad emozionare il pubblico e ad abbattere la barriera che separa la platea dal palcoscenico. Il compositore austriaco Wagner diceva “un Teatro non può vivere solo di spettacoli ma deve vivere di tutte le Arti” e per questo il Parioli si trasforma in una Casa per ogni Arte. Un teatro vivo aperto ad ogni esperienza che accanto agli spettacoli della tradizione teatrale proporrà spettacoli contemporanei, musica dal vivo di artisti indipendenti e spettacoli per famiglie, eventi per bambini e matinée per studenti.
Molti gli spettacoli in cartellone, ad aprire la stagione il 24 ottobre “Poker” di Patrick Marber (autore di Closer) con la regia di Antonio Zavatteri  ed interpretato da Francesco Montanari che sarà affiancato dalla Compagnia Gank.
Sarà sempre Zavatteri a dirigere dal 23 gennaio Anna Galiena e Corrado Tedeschi in “Notte di follia” di Josiane Balasko. 
Dal 7 novembre “L’Avaro” di Molière rivisitato in chiave moderna da Ugo Chiti ed interpretato da Alessandro Benvenuti, un attore che riesce ad arrivare all’animo del personaggio. Benvenuti sarà di nuovo in scena per riproporre “Benvenuti in casa Gori”. Un Cult dove lui fa tutti e dieci i personaggi.  
Dal 5 dicembre “Due civette sul comò” di David Lindsay-Abaire, autore americano che ha scritto anche “La tana del coniglio”. Con Valeria Fabrizi e Simona Marchini. Regia di Enrico Maria Lamanna. Drammaturgia contemporanea, ha un taglio cinematografico che abbraccia tutte le generazioni. Il 26 dicembre il Maestro Luigi De Filippo divertirà e farà commuovere gli spettatori con “Natale in casa Cupiello”, uno dei più grandi capolavori di Eduardo. Sarà di nuovo in scena dal 27 aprile con “De Filippo racconta De Filippo” un excursus del tutto inedito e personale sulla storia della sua famiglia. Dal 20 febbraio “I have dream - Le parole che hanno cambiato la storia” di Gabriele Guidi ed Ennio Speranza. Con Valentina Lodovini ed Ivano Marescotti che si interrogano sul valore attuale della parola. 
Il 16 gennaio con “La vedova allegra” ed il 13 febbraio con “la Duchessa di Chicago” torna la Compagnia Italiana di Operette con Victor Carlo Vitale e Silvia Santoro.  Dal 3 aprile “Il più brutto weekend della nostra vita” di Norm Foster.  Con Maurizio Micheli che cura anche la Regia, Benedicta Boccoli, Nini Salerno ed Antonella Elia. 
Per tutti gli altri spettacoli info@parioliteatro.it
Elisabetta Ruffolo

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