La pace vista all’interno delle emergenze contemporanee, ma soprattutto attraverso la misericordia, unica strada per arrivare alla giustizia. E’ questo il filo conduttore del Festival Biblico che è cominciato ieri a Vicenza con il tema “Giustizia e pace si baceranno”.
L’iniziativa, giunta alla sua XII edizione, si concluderà il prossimo 27 maggio ed è promossa dalla diocesi vicentina e dalla Società San Paolo. Oltre a Vicenza, gli eventi si svolgeranno anche a Verona, Padova, Rovigo e Trento dove si alterneranno incontri, dibattiti, mostre itineranti, e proiezioni. Le parole di don Roberto Tommasi, tra i presidenti della manifestazione, al microfono di Marina Tomarro:
R. – Fin dalla prima edizione, lo sforzo degli organizzatori del Festival è stato quello di cercare di propiziare un incontro tra la Parola di Dio contenuta nelle Scritture e la vita della gente. Ecco allora il tema “Giustizia e pace si baceranno”. Ci pare davvero di grande stimolo, per i credenti e anche per coloro che si considerano laici, mettersi in ascolto del percorso alla pace che la Parola di Dio ci propone: un percorso alla pace che riguarda i rapporti internazionali, ma anche le nostre relazioni quotidiane. Il Festival intende, in questo senso, rivolgersi a tutti e con un messaggio di viva attualità assumere responsabilità perché il futuro del mondo sia un futuro sempre più pacificato, in cui la forza della violenza e del male diminuisce e crescono i cammini di pace, si abbattono i muri e si cominciano a edificare nuovi ponti.
D. – Quanto è importante, oggi, parlare di Sacra Scrittura nell’attualità?
R. – Tutto ciò che noi facciamo al Festival, abbiamo cercato di farlo mediando le Sacre Scritture in una molteplicità di linguaggi - quello parlato, ma anche quello dell’arte, del dialogo - con altri aspetti della cultura. Ma noi lo facciamo proprio col desiderio di diffondere questo seme della Parola, cercando di intercettare le domande profonde che tante persone hanno dentro. Evidentemente, la Parola di Dio è una parola antica ma anche sempre nuova: dice il nostro passato, ma anche il nostro presente e il nostro futuro. E le persone se hanno un attimo di tempo per fermarsi, evidentemente ne scoprono la forza e la potenza, che va anche al di là di quello che noi, con questa iniziativa, riusciamo a comunicare. A noi interesserebbe essere occasione perché si crei una scoperta, un incontro tra la vita e la ricerca di tante persone. Il messaggio delle Scritture è dove il Dio vivente parla al cuore degli uomini.
D. – Tra gli ospiti anche mons. Dario Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. Cosa vuol dire la sua presenza?
R. – La sua presenza significa che a noi sta profondamente a cuore il fatto che la Parola di Dio, la Bibbia, sia proprio il segno e la radice di un Dio che nella profondità di se stesso è comunicazione di sé. E’ chiaro allora che anche una Chiesa che voglia imparare partendo dalle Sacre Scritture deve essere capace di farsi comunicazione, di farsi dialogo al suo interno, tra credenti, tra varie componenti della comunità ecclesiale, ma anche verso le varie società oggi così differenziate in cui vive. Ecco, ci sembra che il responsabile vaticano del comparto comunicazioni, da questo punto di vista, possa portare un messaggio molto importante per aiutarci a capire quali siano, anche specificatamente, alcune frontiere della comunicazione nel mondo attuale. La comunicazione oggi si avvale di tecnologie e di strumenti che per molti risultano nuovi, che stanno cambiando anche la faccia e la modalità del comunicare, con tanti aspetti positivi e anche con tanti problemi e questioni che restano aperte. Don Viganò sarà presente a Padova proprio perché la sede di Padova ha scelto come tema: “Percorsi di pace nella comunicazione e nei linguaggi artistici”. Marina Tomarro, RAdio Vaticana, Radiogiornale del 20 maggio 2016.