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Göttingen, l'oratorio "Susanna" di Händel apre l’Händel Festspiele

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Si è inaugurato nella cittadina tedesca di Göttingen l’Händel Festspiele, uno dei più antichi Festival musicali europei, che nel 2020 compirà 100 anni. Fino al 16 maggio sono in programma concerti, opere, incontri, per rendere omaggio al “caro Sassone” e alla sua musica. Il servizio di Luca Pellegrini:

Göttingen ogni mese di maggio diventa una piccola e bellissima meta per gli appassionati di musica barocca, per scoprire tanti capolavori di Händel, come le due opere messe quest’anno in programma, “Imeneo” e “Berenice”, assai poco eseguite. Il Festival si è aperto con l’esecuzione dell’oratorio “Susanna”, che Händel nel 1749 trasse dall’episodio biblico creando una potente parabola morale in musica, così ricca di arie solistiche capaci di evocare nobili sentimenti, virtù cristiane e coraggio nell’affrontare le avversità e l’odio. Laurence Cummings, che del Festival è anche generoso e attento Direttore artistico, ne ha dato una lettura amorevole, ricca di pathos e di chiaroscuri, potendo contare su un ottimo cast vocale, tutti applauditi dal pubblico che esauriva la grande Stadthalle. Incontrandolo, gli abbiamo chiesto come Händel sia risuscito a cogliere con la sua musica il significato del testo biblico.
R. – Well, it’s interesting to me that the story of Susanna was set so many times within musical drama…
Trovo molto interessante il fatto che la storia di Susanna sia stata trasposta in dramma musicale così tante volte. Con Händel, però, assume le proporzioni e lo stile di una vera opera in cui la storia ci fa capire come, qualsiasi cosa ti presenti la vita, se rimani fedele e puro e confidi nella tua purezza, ti potranno accadere soltanto cose belle. Mi sembra che questo sia un messaggio cristiano molto forte: quali che siano le frecce che ti vengono lanciate, tu rimani saldo nelle tue opinioni, non ti lasci influenzare dal mondo che ti circonda e fai sì che la tua purezza possa prevalere. E’ così in “Susanna”: l’oratorio inizia con i due amanti, Israele è oppressa e loro si trovano in una situazione difficile, eppure il loro amore è così forte grazie all’amore di Dio e Susanna grazie agli insegnamenti del padre conosce la retta via. Nonostante il fatto che il loro popolo sia soggiogato, la loro storia d’amore li rende felici. Poi si presentano i due “vecchi”, emanando in realtà il male: Händel li dipinge così bene, un po’ scivolosi, unticci, sembrano quasi comici, ma in realtà non è per nulla divertente, perché loro usano violenza contro Susanna. Quando lei si rifiuta, le si rivoltano contro e raccontano la menzogna: eppure, lei continua a credere nella propria purezza. E questo è uno degli eventi belli a livello musicale e drammatico: Susanna è su un livello musicale diverso rispetto a loro. E’ una delle cose più belle dell’opera. E poi, ecco, arriva il coraggioso Daniele e la situazione si capovolge: questo è uno dei modi in cui Händel ha usato le storie veterotestamentarie per farne storie cristiane. Infatti, in un certo senso, Daniele è molto simile a Cristo: arriva e porta la rivoluzione, il Dio antico non c’è più e la nuova fede è semplicemente fondata sull’amore per l’umanità e sulla verità. Questo, ovviamente, cambia i giorni della coppia e consente ai due protagonisti di vivere felicemente sposati ed essere benedetti nella loro unione sotto lo sguardo di Dio. E questo è bellissimo. Luca Pellegrini, Radio VAticana, Radiogiornale del 12 maggio 2016.

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