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Abusi sui minori in Italia: il 70% tra le mura domestiche. Parla Barbara Forresi

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In Italia, la maggior parte degli abusi sui minori, quasi il 70 per cento, avviene tra le mura domestiche, e solo il 2 per cento è da imputare a persone estranee alla famiglia. Così risulta dal Rapporto annuale del “114 emergenza infanzia” di Telefono Azzurro, attivo 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. 2210 i casi gestiti nel periodo gennaio 2015/2016. Roberta Gisotti ha intervistato Barbara Forresi, psicologa e psicoterapeuta, responsabile del Centro studi dell’associazione a servizio dell’infanzia: 

R. – Purtroppo la casa, la famiglia e in generale le persone conosciute dai bambini e dagli adolescenti sono i maggiori imputati. Quello che dovrebbe essere, appunto, il luogo della protezione per molti bambini si trasforma nel luogo della violenza e non mi riferisco soltanto agli abusi sessuali, ma, in percentuali superiori, a maltrattamenti fisici, abusi psicologici o gravi situazioni di trascuratezza.
D. – Colpisce il dato che per oltre il 70 percento sono proprio i genitori a compiere abusi …
R. – I padri e le madri sono, appunto, i principali responsabili di queste situazioni di maltrattamento. Noi stiamo monitorando da tempo questa situazione cercando anche di capire quali sono i fattori di rischio e in che modo sia possibile prevenire e quindi fornire un supporto a questi genitori per esprimere al meglio le loro competenze genitoriali prima che queste violenze psicologiche, fisiche e in alcuni casi sessuali, vengano commesse sui bambini.
D. - Chi sono le piccole vittime?
R. - Sono prevalentemente vittime di sesso femminile in particolar modo per quanto riguarda le violenze di tipo sessuale e di età inferiore agli 11 anni. Quindi, purtroppo, le piccole vittime sono prevalentemente bambini in età scolare, di scuola primaria, e sono dei bambini per i quali noi riceviamo il maggior numero di segnalazioni; bambini che riescono a trovare il coraggio di parlare, sono loro a chiamarci o in altri casi hanno il coraggio di raccontare magari ad altri adulti, magari insegnanti o altre figure di riferimento, quello che stanno vivendo e in questi casi ci chiamano spesso questi adulti in emergenza.
D. - Questi dati sono solo una parte, ovvero ciò che emerge del fenomeno …
R. - Sì, soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio. Soprattutto diversi studi internazionali hanno provato a quantificare la percentuale che emerge; si aggira intorno ad un quarto, un quinto delle dimensioni reali del fenomeno. In più, nel caso di questi dati si tratta ovviamente di segnalazioni al Telefono Azzurro, quindi è difficile capire quale sia la reale dimensione di questi fenomeni nel nostro Paese. Sicuramente quello che si sta facendo rispetto alla prevenzione è ancora troppo poco; si interviene in emergenza; il 114 con l’aumento dei suoi casi ne è una testimonianza così come i casi che arrivano nei pronto soccorsi italiani. Bisogna fare di più per prevenire queste situazioni e per aiutare le famiglie.
D. - Sappiamo che manca una banca dati a livello nazionale. Che cosa si può fare per la prevenzione?
R. - Noi rispetto alla banca dati chiediamo da tempo alle istituzioni  – e quest’anno abbiamo anche rivolto in occasione della giornata contro la pedofilia del 5 maggio – l’istituzione di un registro nazionale, già presente in altri Paesi e che manca in Italia. Chiediamo anche che ci siano maggiori investimenti proprio nella prevenzione nel supporto ai servizi territoriali. Anche i casi di cronaca di questi giorni ci dimostrano che è necessario che i servizi alla persona, i servizi del territorio, ma anche il terzo settore, possano essere supportati con maggiori risorse per poter rilevare più precocemente i campanelli di allarme che questi bambini, comunque, forniscono.
D. - Oggi è nata una rete per i bambini …
R. - Esattamente. Telefono Azzurro è in sintonia con la Società italiana di pediatria e la Federazione italiana dei medici pediatri; ha aderito con entusiasmo ad un progetto promosso da Menarini che mira alla creazione di un network di 15 mila pediatri e di medici di base, specializzati nell’accogliere i segnali di abusi e violenze in Italia. Tutti gli esperti di Telefono Azzurro stanno collaborando al progetto per formare un gruppo di medici che attraverso 23 corsi intesivi saranno allenati a riconoscere i segnali di  difficoltà a livello territoriale. Quindi noi speriamo con questo nostro progetto di poter rilevare sempre più precocemente e sempre più tempestivamente i segnali di disagio forniti dai bambini. Roberta Gisotti, Radio Vaticana, Radiogiornale del 12 maggio 2016.

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