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“Senza diritto di cittadinanza”, nel libro di Silvano Gianti le storie degli "ultimi" a Genova. L'intervista

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Malati di mente, senza fissa dimora, migranti, giovani prostitute, ragazzi smarriti, anziani con pensioni da fame, disoccupati o separati alle prese con la povertà: sono le “periferie esistenziali” di cui Silvano Gianti racconta nel libro: “Senza diritto di cittadinanza”, edito da Città Nuova. Ma queste “periferie” non sono ai margini delle città. A Genova, ad esempio coincidono con il centro storico, ed è lì che l’autore incontra gli uomini e le donne di cui descrive la storia, qualche volta a lieto fine. Una sensibilità particolare, la sua verso gli ultimi, che si traduce anche in azioni concrete di solidarietà. Ascoltiamo Silvano Gianti, al microfono di Adriana Masotti: 

R.  – Sono stato in alcune città, soprattutto del Nord Italia ed ho potuto conoscere le situazioni di tante persone che ho incontrato. L’idea di questo libro nasce 60 anni fa, quando sono nato. Sono una persona estremamente curiosa e quindi mi hanno sempre attirato i casi strani, le cose che io definivo “non normali”. Allora, già da ragazzino, andando a scuola, vedevo questo ragazzo, questo adulto, … e mi scrivevo degli appunti su un quaderno e ho sempre continuato a scrivere di queste situazioni. Papa Francesco mi ha praticamente sollecitato a scrivere questo libro, perché è stato lui che ha portato le periferie esistenziali al centro delle città; ha messo in evidenza queste persone dicendo: “Sono uomini e donne pari a noi”. In queste pagine ho raccolto la storia di alcuni di loro.

D. – Quindi venditori ambulanti, immigrati, prostitute, senza dimora …

R. -  … comuni barboni …

D. – Semplicemente poveri. Tanti nomi: Roberto, Nicola, Sally, Romano, Youssuf, Salif ecc… Ci racconta una di queste storie?

R. – Racconto la storia di Sally, una nigeriana che è venuta a Genova per fare la hostess. È arrivata qui, le hanno ritirato il passaporto e l’hanno mandata a lavorare sul marciapiede nel centro storico, nei Carrugi di Genova. Eravamo vicini ad abitare: mi ha raccontato dei suoi genitori, dei suoi fratellini. Era venuta in Italia proprio per aiutare la sua famiglia povera, però all’inizio si era vergognata di mandare ai suoi i soldi dei primi stipendi perché diceva che erano soldi ‘schifosi’. Poi si è ammalata di Aids ed è morta. Questa è stata una storia che mi ha toccato tantissimo, perché mi aveva confidato tutta la sua voglia di vivere; una ragazza di poco più di venti anni, piena di entusiasmo, di sogni ed è finita così.

D. – Per fortuna ci sono anche storie dal lieto fine, diciamo …

R. – Ci sono storie dal lieto fine – tante – anche molto impressionanti. Ci sono situazioni di disagio estremo, però una cosa che colpisce è che la gran parte di queste persone non ci chiedono soldi: ci chiedono: “Dammi cinque minuti del tuo tempo. Chiedimi chi sono, cosa facevo prima”. E questi ti raccontano la loro vita come un rubinetto aperto. Noi tante volte per fretta, perché dobbiamo andare al lavoro, perché dobbiamo scappare a casa, diamo 50 centesimi, un euro di corsa; invece dobbiamo imparare di nuovo ad ascoltare le persone, a guardarle in faccia, a guardarle negli occhi, come dice Papa Francesco. Penso che questo sia il più grande servizio che possiamo fare a queste persone.

D. – Accanto a questa fraternità, a questa solidarietà, diciamo, individuale, certamente è necessaria una solidarietà organizzata. Sappiamo che ci sono centri di accoglienza, mense … E lei ha deciso anche di diventare parte attiva di alcune organizzazioni. In particolare due …

R. – L’Associazione “Umanità nuova azione sociale per il centro storico” è una onlus nata nel 1980 per accogliere la gente che arrivava al porto senza lavoro, senza conoscere la lingua. Da lì si è cominciato con una scuola di italiano, un dopo-scuola per i bambini, poi un ambulatorio medico. Nel 2012 è nata “Città Fraterna”, un’altra onlus per accogliere generi alimentari. All’inizio c’erano 30 famiglie, adesso superiamo le 300 a cui diamo regolarmente il cibo non cotto, pasta, latte, olio, pelati, biscotti, omogeneizzati ecc… e anche generi per la pulizia personale. Tutte due queste organizzazioni sono espressioni concrete del Movimento dei Focolari presente a Genova. Adriana Masotti, Radio Vaticana, Radiogiornale del 18 giugno 2017.

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