Si è concluso da pochi giorni il Festival Händel che ogni anno è ospitato nell’incantevole cittadina tedesca di Göttingen. Quest’anno, in occasione dei 500 anni della Riforma luterana, il tema del Festival scelto dal direttore artistico Laurence Cummings è stato “Fede e dubbio”. Il servizio di Luca Pellegrini:
Ci sono i conflitti familiari e dinastici cruenti nell’Italia dei Lotaringi, sul finire del primo millennio. Ma Händel sa trasformare sempre una storia talvolta crudele, in cui il male intorbidisce i cuori e le passioni annientano le virtù, in un grande affresco morale in cui il bene trionfa, seguito spesso dal perdono e dalla riconciliazione degli animi. Avviene in "Lotario", opera di rara esecuzione, composta a Londra nel 1729 e presentata in un bellissimo allestimento e con un indimenticabile cast. Una storia perfetta per il Festival che quest’anno ha come tema “Fede e dubbio”: Adelaide, Imperatrice del Sacro Romano Impero e regina d’Italia, canonizzata da Urbano II nel 1097, protagonista dell’opera, è colta da paure, ma la sua fede la sorregge nella lotta per salvare il trono, per assicurare la pace e alla fine anche stendere il suo perdono su chi si macchiò d’infamia e di sangue. Musica meravigliosa. Superbo affresco di fede è la “Brockes-Passion”, altro importante appuntamento del Festival, la storia della Passione di Gesù dall’ultima cena al Golgota, un testo tedesco di ispirazione luterana che l’amburghese Barthold Heinrich Brockes scrisse nel 1712 e che Händel mise in musica tre anni più tardi per la Cattedrale di Amburgo. Vibra di spirituale intensità l’approccio händeliano alla Passione di Gesù, mentre richiede all’ascoltatore - era la volontà del compositore di Halle - una elevazione spirituale attraverso compassione e pentimento. Incontrando il maestro Laurence Cummings, direttore del Festival, che ha diretto questa “Passione” tedesca con sincera e intensa espressività, abbiamo chiesto prima di tutto il motivo della scelta del tema:
R. – In parte, in occasione dell’anniversario di Lutero. Così abbiamo pensato alla fede e poi abbiamo pensato a cosa significhi la fede, perché spesso la fede – per sua definizione – va di pari passo con il dubbio, altrimenti perché ci sarebbe bisogno della fede? E’ un tema veramente molto ricorrente che attraversa tutta l’opera di Händel, questo ideale di credere in qualcosa. Händel stesso voleva che la gente lasciasse il teatro diventando persone migliori, grazie ai suoi Oratori. Lui stesso aveva una fede cristiana molto, molto salda. Così abbiamo pensato che potesse essere interessante esplorare le sofferenze della vita, perché a volte la vita è un viaggio molto doloroso, basta leggere le notizie e vediamo quanto sia difficile la vita per tante, tante persone … Eppure, devi avere fiducia nell’umanità e credo che questo sia quello che Händel aveva: credeva nella gente, essenzialmente credeva nella bontà della gente e per me proprio questo rende la sua musica così meravigliosa!
D. - La “Brockes-Passion” perché ha avuto così tanta fortuna tra i compositori, tra i quali ricordiamo anche Kaiser e Telemann?
R. – Il testo, secondo me, è meraviglioso, quello della Passione di Brockes, perché ci racconta una storia che conosciamo molto bene ma allo stesso tempo condivide con noi bellissime immagini poetiche che contribuiscono a illustrare la storia e ci aiutano a riflettere sul tema della Passione. In particolare, Brockes dimostra anche un’altra qualità: filosofeggia su quello che sta accadendo e lo commenta, consentendosi così di sperimentare la Passione in maniera umana piuttosto che in modo analitico o accademico. Credo che questa sia una delle ragioni per cui sia stata così popolare; ovviamente è stata anche molto contestata perché la gente aveva l’impressione che fosse blasfemo trasporre questo testo biblico non letteralmente e fedelmente dalla Bibbia. Aggiungere immagini era veramente osare molto, ma penso che questa sia proprio una delle ragioni per cui è diventata così popolare: perché in qualche modo stava allargando i confini …
D. - Oltre alle tradizionali figure del Vangelo, Händel è particolarmente interessato a servire di musica stupenda alcuni personaggi particolari: la Figlia di Sion e i Credenti...
R. – E’ vero e in realtà è quello che più mi tocca, perché ovviamente, la Figlia di Sion e i fedeli siamo proprio noi: noi siamo gli esseri umani e Händel ci consente di fare questo viaggio attraverso la storia della Passione dalla nostra propria prospettiva umana, in cui diventa possibile esplorare le emozioni di questa storia molto coinvolgente.
D. - Musicalmente è una “Passione” molto interessante...
R. – Ci siamo divertiti molto, quando l’abbiamo preparata con l’orchestra, perché abbiamo pensato: come fare in modo che si abbia la sensazione che questa musica sia di Händel e di Bach? E’ talmente fondata nella tradizione della Germania protestante del Nord e non siamo abituati a un Händel così: lo sentiamo più come italiano o barocco. Penso che Händel sia inserito nel tempo in cui ha scritto questa Passione: era molto giovane e stava sperimentando i diversi stili, e questo è uno degli aspetti interessanti. Ci sono elementi di “Aci e Galatea” e poi elementi dall’oratorio “Esther”. E’ stato capace di combinare diversi elementi. Per me è davvero uno dei suoi momenti creativi più alti. Luca Pellegrini, Radio Vaticana, Radiogiornale del 2 giugno 2017.