Monsignor Ottavio SILVESTRI, un grande sacerdote abruzzese. A lui migliaia e migliaia di bambini e di poveri emigranti italiani debbono tutto. La chiesa che realizzò divenne un punto di riferimento religioso, umano e soprattutto un “ricovero degli ultimi”.
Era per tutti “Papà Ottavio”. Un grande uomo. Monsignor Ottavio SILVESTRI era nato a Sant’Egidio alla Vibrata (Teramo) il 30 maggio 1875. Dal 1885 a 1897 fu ospite del Seminario di Ascoli Piceno e nel dicembre del 1897 fu ordinato sacerdote. Negli Stati Uniti giunse nel 1906 e solo nel 1911 divenne cittadino americano. Ma da subito si impegnò a creare mense per i poveri e a sostenere in ogni modo i suoi connazionali. Erano in molti a chiamarlo “Papà Ottavio”. Nel 1919 acquistò un terreno su cui nel 1921 costruì ed inaugurò la Parrocchia di San Giuseppe, a Brooklyn. Questa sarebbe divenuta in breve un punto di riferimento per tutti gli italo-americani, i diseredati e soprattutto per i bambini. Ai ragazzi egli dedicò l’intera sua esistenza, cercando e infine riuscendovi, di sottrarli alla strada e a un futuro per loro difficile. A riguardo il New York Times, nel 1986, lo ricordava come chi seppe avviare agli studi migliaia e migliaia di ragazzi italo-americani e che grazie a lui una intera generazione di giudici e avvocati gli doveva tutto. In particolare Vito J. Titone, giudice della Corte d’Appello, ricordava che il padre amava dirgli “se non ci fosse stato Monsignor Silvestri saresti stato un muratore come me”.
Accanto alla Parrocchia di San Giuseppe nel 1922 Monsignor Silvestri inaugurò, lì dove non esisteva praticamente nulla, la scuola - oggi dedicata a Santa Francesca Cabrini - nella quale si impegnò a portare ogni bambino. Li sottraeva ai lavori più umili e li incentivava alla voglia di riscatto. Una scuola che era per i più poveri e gli orfanelli, una vera amorevole casa.
Quando nel 1938 il regista Norman Taurog realizza il film “La città dei ragazzi “(Boys Town) furono in molti a riconoscere in Padre Flanagan, interpretato da Spencer Tracy, il grande sacerdote abruzzese. Non mancarono, naturalmente, polemiche intorno a lui. Gli rimproverarono di aver accettato contributi di dubbia provenienza o una certa vicinanza ad alcuni personaggi vicini al nascente regime fascista. Lui seppe sempre dimostrare la sua assoluta buonafede “per i miei ragazzi e per i miei poveri farei tutto il possibile”. La sua parola d’ordine fu fino alla fine “Servire, Servire e Servire”. Quando nel 1950 Monsignor Silvestri muore, ai suoi funerali parteciperanno in migliaia e migliaia di fedeli. Per molti di loro era morto “Papà Ottavio”.
Geremia Mancini
Presidente onorario Associazione “Ambasciatori della fame”