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Visita di Papa Francesco a Carpi. La regista Liliana Cavani: in lui l'idea di fraternità di San Francesco

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C’è grande attesa per la visita del Papa domenica prossima a Carpi. Un territorio segnato dal terremoto del 2012, ma anche nella sua storia recente da personaggi che hanno testimoniato con la loro vita un profondo senso di umanità e di amore cristiano. Ce ne parla una carpigiana divenuta famosa, la regista Liliana Cavani, particolarmente legata, tra l’altro, alla figura di “Francesco”. Debora Donnini le ha chiesto come “legga” la visita del Papa nella sua cittadina natale: 

R. – Percepisco questo agire andando nelle periferie, non soltanto nelle grandi città, come un sentimento paterno, più universale, nel senso di allargare l’idea di famiglia, di dire: “siamo fratelli”. Questo rientra nella sua visione francescana, in qualche modo: pur essendo gesuita, però ha assunto veramente la visione del mondo di Francesco. Non è necessario quindi che stia in una grande città: i fratelli sono anche nei piccoli centri, magari appunto terremotati…

D. – Lei ha fatto tre film sulla figura di san Francesco. Questo Papa ha voluto chiamarsi proprio Francesco. Sono tanti gli echi della spiritualità del Poverello di Assisi presenti in questo Pontefice. Quale tratto la colpisce di più?

R. – Il vero particolare è proprio l’aver deciso di chiamarsi “Francesco” perché la parola Francesco è un manifesto: vuol dire cercare di capire il mondo così come lo capiva Francesco e quindi questa fratellanza tra gli uomini…

D. - Lei sottolinea questo aspetto della fratellanza. Il Papa spesso chiede alle persone di custodirsi gli uni gli altri, di custodire il creato. Custodire infatti è stata la parola chiave della Messa di inizio pontificato: secondo lei, dunque, in Francesco è centrale il custodire, la fratellanza?

R. – Sì, l’idea della fratellanza che unisce uomini e ogni opera del Creato è una cosa straordinaria. Quindi questo è lo stimolo per approfondirla, per diventarne un po’ coscienti, quantomeno aprire gli occhi e questo è importantissimo.

D. – Fra le persone conosciute e nate nella zona di Carpi, ci sono senz’altro anche don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia, e sua sorella chiamata “Mamma Nina”…

R. – L’uno si è occupato dei bambini abbandonati alla comunità di Nomadelfia e l’altra ha fondato la “Casa della Divina provvidenza”, dove raccoglieva negli anni ’30 le bambine figlie di prostitute, bambine di famiglie numerose che non ce la facevano… Ed è abbastanza particolare “Mamma Nina” perché lei aveva sei figli, rimase vedova - una famiglia benestante - e chiese ai suoi parenti di occuparsi dei suoi figli perché vedeva troppo bambine maltenute e avviate a quella vita triste. All’inizio aiutata da alcuni amici, fece un’istituzione che è ancora viva a Carpi ed è famosa ed importante.

D. - Una delle figure centrali di Carpi è stato anche il beato Odoardo Focherini, padre di 7 figli, amministratore e giornalista de L’Avvenire d’Italia, ha pagato con la vita il suo impegno per aiutare gli ebrei, per farli fuggire si è procurato documenti falsi… Ne ha salvati più di 100 ma alla fine è stato catturato, portato nel campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, e poi è morto a Hersbruck in Germania. Lei conosceva la famiglia cosa può dirci di questa figura così importante?

R. – Io ero amica di una figlia, Annalena, e so tutto perché ho cenato da loro… Era un personaggio importante, che ha avuto la Medaglia dei giusti ed è esemplare, ha salvato praticamente tutti gli ebrei di Carpi. Debora Donnini, Radio Vaticana, Radiogiornale del 30 marzo 2017.

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