“Lutero 500 anni dopo. Una rilettura della Riforma luterana nel suo contesto storico ecclesiale”. E’ questo il tema del Convegno Internazionale di Studio organizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in occasione del V Centenario della Riforma luterana, presentato questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede. L’incontro inizierà il prossimo 29 marzo e si svolgerà presso l’Istituto di Maria SS.ma Bambina. Il servizio di Marina Tomarro:
Capire il faticoso cammino che è stato percorso fino ad ora per avere una nuova prospettiva storico ecclesiale della Riforma luterana. E’ questo l’obiettivo del convegno “Lutero 500 anno dopo”, come ci spiega Padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche:
R. – La cosa più importante è vedere che ci sono probabilmente delle riletture che consentono di scoprire che ci sono stati dei malintesi. Questo l’abbiamo già vissuto con le Chiese ortodosse. Ci sono delle realtà, come ad esempio la questione della Dottrina della Giustificazione, che è stata oggetto di un accordo tra le due Chiese, che consente di capire che con parole diverse abbiamo una comunione nella stessa fede. Poi, rimangono altri aspetti: la costituzione stessa della Chiesa, il ruolo del ministero all’interno della Chiesa, dunque della Successione apostolica, il posto dei sacramenti … Sono dunque elementi che rimangono aperti ancora ….
D. - Per capire questa riforma, è necessario però comprendere il periodo storico in cui si è andata ad inserire...
R. – Lutero non arriva in mezzo a una Chiesa completamente da rovesciare; arriva in una Chiesa che è già nella seconda parte del XV secolo e già conosce elementi di riforma, e soprattutto le riforme all’interno degli Ordini religiosi. Poi seguono altri aspetti, che sono anche economici: per esempio, la secolarizzazione di tutti i beni ecclesiastici. Allora, non sono soltanto le questioni teologiche che possono spiegare l’inizio della Riforma luterana. E, certo, l’importante è vedere che questa Chiesa semper reformanda, che deve sempre riformare se stessa, è una Chiesa che era in un processo di riforma.
D. – Quanto è importante oggi anche la vicinanza di Papa Francesco per un dialogo?
R. – Credo sia essenziale, perché il dialogo fra teologi è una cosa, però direi che c’è l’ecumenismo della vita quotidiana: quello che vivono tante comunità. Anche noi, non facciamo ecumenismo, però con gli storici, i teologi che appartengono a diverse Chiese, possiamo fare un po’ di cammino insieme perché per lo storico lo scopo è la ricerca della verità. Quindi, fare una storia assolutamente neutra mi sembra difficile ma bisogna fare una storia onesta, fondata sui documenti. E questo è importante: lo vediamo nei dialoghi che si riesce ad avere in varie parti del mondo.
D. - Oggi si cerca di nuovo un dialogo e un incontro, partendo proprio dai punti in comune nelle fede...
R. – Con le Chiese protestanti abbiamo la fede in Cristo e almeno il sacramento del Battesimo: e questi sono elementi fondamentali. Si vede però che 500 anni di lontananza non possono essere risolti in pochi anni. Abbiamo comunque uno sguardo che mi sembra uno sguardo di carità, uno sguardo reciproco, che vede nell’altro anche qualcuno che è di buona volontà e che cerca di rispondere alla sua professione di fede. Marina Tomarro, Radio Vaticana, Radiogiornale del 22 marzo 2017.