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Caterina Guttadauro La Brasca, scrittrice, autrice, appassionata d’Arte e di Letteratura, si racconta a Fattitaliani. L'intervista: alla base di tutto l'Amore

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Ho incontrato Caterina Guttadauro La Brasca a Palermo, nella mia splendida città, che è anche la sua. Anche se da anni vive a Bologna che l’ha adottata e coccolata come artista, come scrittrice, come autrice, e soprattutto come Donna impegnata in svariate attività culturali e sociali delle quali ci parlerà nella nostra chiacchierata. Ci siamo incontrati al Teatro Massimo di Palermo, che adesso ha un bellissimo bar a piano terra dove si possono apprezzare le buon letture e si può stare comodamente seduti nella terrazza esterna a bere qualcosa di buono e a chiacchierare avvolti dolcemente da una nuvola di grande ed intensa storia artistica siciliana, ammirando uno scenario incantevole che è quello di piazza Verdi, al centro della quale si erge imperioso il Teatro, sovrastati entrambi da un’Opera architettonica tra le più belle e affascinanti del mondo.

Ciao Caterina, Benvenuta e Ti ringrazio onorato per avermi concesso questa intervista. Ho fatto una breve presentazione perché vorrei che durante la nostra chiacchierata fossi Tu a presentarti artisticamente e professionalmente. Ma come faccio spesso, vorrei iniziare questa conversazione chiedendoti di commentare una citazione di un grandissimo scrittore statunitense che per certi versi rivoluzionò vigorosamente il modo di scrivere degli anni ’80-‘90. La frase è questa: «La mia croce è capire come amare il lettore senza credere che la mia arte o il mio valore dipendano esclusivamente dal suo amore per me. In astratto è semplicissimo. Nella pratica è una cazzo di guerra quotidiana.» David Foster Wallace, in “Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi”, biografia di T.D. Max (Giulio Einaudi Ed., Collana “Stile Libero Extra”, 2013). C’è davvero, Caterina, questa sorta di disorientamento dell’artista, e dello scrittore in particolare, che per certi versi è costretto ad una sorta di scissione-psicotica tra quello che è nella sua natura di artista, che dovrebbe vivere esclusivamente della sua arte e della possibilità di esprimerla, e insieme il bisogno narcisistico, ma al contempo intellettualmente rassicurante, che in effetti quello che crea è Arte perché trova un riscontro nei lettori, nel pubblico e negli appassionati che amano quella particolare forma artistica che di fatto dànno la vera “identità-sociale” dello scrittore. In fondo scrivere solo per sé stessi non è Arte. Così come scrivere senza essere apprezzati non può dare quella carica intellettuale e narcisistica che di fatto alimenta l’artista nella sua quotidianità. Ecco, Caterina, Tu che mi dici, cosa pensi di questa piccola introduzione che ho fatto alla nostra conversazione, che sarà certamente interessantissima?
Iniziare con riferimento a David Foster Wallace potrebbe far pensare ad una intervista rivoluzionaria, fuori dal coro. Sappiamo di parlare di un Genio statunitense che si è impiccato a 46 anni. Tu mi chiede cosa penso di una delle sue frasi più rivelatrici del suo modo di essere, della sua mania del controllo, delle sue dipendenze. Io penso che sia inesatta la frase che spesso si dice: Ognuno scrive per sé stesso. L’Artista non ha certezze assolute, si alimenta di dubbi, di sogni, di nodi esistenziali irrisolti che, fine a sé stessi, non possono chiamarsi Arte. Wallace non voleva essere un mito ma essere, semplicemente, letto. In questo suo desiderio c’è la certezza che si ha bisogno di conferme, di consenso, di critica e anche di contraddizioni perché possa essere sancita l’identità dell’Artista, che si nutre di queste per alimentare la sua carica intellettuale e affettiva. Quindi non scissione, ma Dualismo Compensativo. Nello scambio tra chi scrive e chi c’è sempre una storia d’Amore……una storia di fantasmi….
Anche la tua, Caterina, è una prospettiva molto interessante, e per certi versi originale. Ma non credo, sinceramente, che David Foster Wallace in quello che ha detto avesse torto. Mi capita con moltissimi artisti che intervisto. Probabilmente la maturità artistica, che si conquista dopo tanti anni di successi e di Opere di spessore, consentono di andare oltre e vedere l’Arte da una prospettiva più introspettiva che socialmente condivisa di chi deve, o dovrebbe, apprezzarti per le Opere che realizzi al di là di tutto … ma solo in quanto Artista che ha la capacità, non tanto di creare, quanto a mio avviso di “posizionarti” in una prospettiva nuova per farti vedere il mondo e i suoi accadimenti emozionali da un punto di vista diverso da quello abituale che il lettore sperimenta quotidianamente nella sua vita quotidiana.
Caterina, adesso passiamo a Te. Se ti dovessi presentare ai nostri lettori come Donna, cosa diresti loro di Te?
Caterina bambina era vivace ma responsabile; Caterina adolescente era amante dello studio e di tutto ciò che arricchiva la mente; Caterina giovane donna costretta a subire delle imposizioni dettate da una Società quasi totalmente maschilista. Quindi con un vissuto di resistenze interne, con la speranza vitale di poter un giorno decidere per sé, tentare di tenere accesi i sogni non ascoltando, ma soprattutto non credendo alla famosa frase che dice: «I sogni muoiono all’alba.» Tutto esplode per amore, e Caterina fugge lasciando una Famiglia e una Sicilia che ama. La Caterina di oggi è la somma delle precedenti, certamente più ricca e consapevole della vita, con qualche rimpianto per essersi talvolta arresa … ma mai spenta!
Caterina, comprendo benissimo quello che dici. Hai vissuto la tua infanzia e la tua adolescenza in una terra, la Sicilia, allora ancora eccessivamente contaminata ed inquinata da una cultura cattolico-ortodossa, che spesso eufemisticamente chiamiamo “maschilista”! Ma quello è stato il passato. Oggi sei una Donna che esprime con brillantezza tutto quello che hai dovuto contenere con tutte le tue forze dentro la profondità più oscura della tua anima. Credo che la tua grade forza di scrittrice e di artista quale sei oggi, risieda proprio in quel nucleo inconscio non-risolto, ma che si manifesta con l’Arte e con l’espressione narrativa che ti contraddistinguono come Vera Artista. Chi non ha vissuto non può avere nulla da raccontare! Chi non ha sofferto non può avere nulla da dire! Chi possiede solo tracce di benessere e di protezione-ovattata, non sarà mai una vera Donna, non sarà mai un vero Uomo. Questo per dirti che credo che la sorgente artistica della Donna-Caterina-Scrittrice risieda proprio in quella profondità della tua anima che prende forma nell’Opera che realizzi, ed al contempo ha una forte azione catartica che ti ha reso la Donna sicura e determinata quale sei indiscutibilmente oggi.
L’Artista-Autrice-Caterina chi è? Come la presenteresti ai nostri lettori? Come e quando è sbocciato questo amore profondo ed intenso per la letteratura e per l’Arte in genere?
Caterina è una donna di oggi, perché, per non essere dei disadattati, dobbiamo vivere il nostro tempo, con scelte conquistate, talvolta con sofferenza, e consolidate. Oggi so cos’è il valore della libertà di decidere, cosa vuol dire mettersi in gioco sapendo di poter perdere, godere appieno dei regali e dei valori primari, come la salute, la famiglia, la maternità. So che si possono vivere giorni, anni di sofferenza, di crisi, ma fanno parte del gioco. Oggi mi ritengo una donna matura che si è realizzata grazie a tutte le esperienze vissute, forse soprattutto a quelle negative.
Caterina, avrai sicuramente letto qualcuna delle mie interviste e saprai che sono un appassionato di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, che secondo me è il più grande scrittore del profondo dell'animo umano della storia dell'Uomo. In uno dei suo romanzi più noti, “Memorie dal sottosuolo”, pubblicato in Russia nel 1864, ad un certo punto del racconto scrive della “Teoria dell'Umiliazione”. Negli anni ‘90 alcuni ricercatori americani che si occupano di comportamento umano e di psiche, ne prendono spunto per elaborare una teoria psico-dinamica che sinteticamente possiamo tradurre così: «Sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita a farci crescere umanamente e spiritualmente e a farci vivere meglio. Sono le umiliazioni che subiamo che ci insegnano a sbagliare sempre meno. Si impara dalla propria esperienza di vita e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono apertamente di noi!».
Ogni uomo e ogni donna, nella sua crescita di vita e nella sua carriera professionale, subisce certamente delle umiliazioni che lasciano sempre un segno soggettivo, profondo ed importante al contempo per diventare più forti e più consapevoli delle proprie qualità e dei propri limiti. Nella tua carriera artistica, Caterina, le tue “umiliazioni professionali” - se così possiamo definirle! - soprattutto quelle giovanili, Ti hanno lasciato dei segni che ti hanno dato più forza e più determinazione per proseguire il tuo percorso professionale e per farti diventare quell'Artista che sei oggi con le tue certezze e con la tua indiscussa maturità, preparazione e competenza esperienziale? Cosa vuoi dire ai nostri lettori in proposito?
La parola “umiliazione” la ritengo plurima nel suo significato e credo che ciascuno di noi l’abbia incontrata. Sul piano professionale può essere scaturita da critiche inesatte, da uno scopo non raggiunto per prevaricazioni, per giudizi gratuiti. Sul piano affettivo, per non essere stati amati come si voleva, per avere addirittura visto calpestare l‘amore che si offriva senza nulla chiedere. Io provengo da una nobile famiglia siciliana che, come dico nel mio primo libro, mi ha dato tanto, ma mi ha tolto molto. Non ho potuto vivere i miei anni, le mie voglie, il mio crescere senza confronti. C’era un mondo che remava contro, in una parola “la gente”. Ho combattuto per poter studiare, non ascoltando chi diceva che bastava saper ricamare, suonare il piano per essere una brava moglie e una buona madre. Ho studiato in Collegio dove non c’erano ragazzi e questo, negli anni adolescenziali, mi ha impedito di scoprire l’altro sesso, di confrontarmi, di capire psicologicamente il maschio. Mi iscrissi all’Università a Palermo, facoltà di Storia e Filosofia, ma la mia bellezza, che allora ho maledetto, mi ricondusse a casa con una frase per spiegazione: «Noi abbiamo fiducia in te, ma non ne abbiamo negli altri.» Ecco in quel momento mi sono sentita umiliata.
Caterina, quando hai deciso di fare l'Artista e di dedicare tutta la tua vita all'Arte, e ne hai parlato ai tuoi genitori, cosa ti hanno detto? Sono stati tuoi alleati oppure hanno cercato in tutti i modi di dissuaderti perché avevano per te altri progetti, come spesso avviene in questi casi?
Voglio subito dirti che “è quasi normale” - nel senso che lo fanno in moltissimi - che i genitori abbiano in testa il futuro dei loro figli, non tenendo in nessun conto quelle che possono essere le loro passioni e i loro desideri professionali o, nella fattispecie, artistici. Basti ricordare lo straordinario Film di Peter Weir del 1989, “Dead Poets Society”, tradotto in italiano con “L’Attimo Fuggente”, che vide uno straordinario Robin Williams protagonista di una delle storie più belle del cinema di tutti i tempi, premiato con quattro premi Oscar!
Ecco Caterina, cosa mi dici in proposito?
Purtroppo i miei genitori non c’erano più quando ho iniziato a scrivere in età avanzata. Sicuramente non l’avrebbero gradito perché avrebbero pensato al successo come un motivo di allontanamento da quelle che allora dovevano essere le ambizioni principali di una donna: la casa e i figli. Vedevano invece adatto a me l’insegnamento che per alcuni anni praticai privatamente. Le tentazioni si dovevano allontanare, l’educazione morale era quella dei padri e non poteva essere sovvertita.
Caterina, sai molto bene, perché lo dimostra inequivocabilmente la tua carriera e i tuoi successi letterari, che il talento senza lo studio duro ed intenso, senza la formazione appassionata e costante, senza l'esperienza sudata sul campo ed in prima linea, non vale nulla! Tu hai frequentato delle Scuole, hai fatto degli studi di perfezionamento alla scrittura? Se sì, perché? E quali sono state queste esperienze formativo-esperienziali? E perché hai scelto proprio quelle?
Io, come dicevo, ho iniziato a scrivere tardi e sono convinta che come dice il Libro dei Libri, per ogni cosa ci sia una stagione. Sono stata per alcuni anni praticante in un’Associazione che si chiamava “Lo Specchio d’Alice”. Abbiamo fatto romanzi di scrittura collettiva. Erano arricchenti come esperienze perché ognuno era parte integrante della storia e ogni volta si sottoponevano i brani all’attenzione di tutti. Ho fatto tesoro di questo, poi la vita, la mia curiosità intellettuale, ha fatto il resto.
Anche questa è un’esperienza formativa molto arricchente e al contempo destrutturante proprio per il motivo che ti ha messo dentro una sorta di “gabbia-intellettuale” dove il confronto non poteva essere negato, e quindi ti ha costretto a vedere prospettive narrative diverse dalle tue che certamente ti avranno arricchita. Ma raccontata questa bellissima esperienza, Caterina, chi sono quelli che tu ritieni i tuoi “Maestri d’Arte”, se vogliamo definirli come nel Rinascimento italiano, che ti hanno trasmesso passione, tecnica, tenacia, perseveranza? Vuoi dirci chi sono e perché hai scelto loro per forgiarti quale Artista?
Alla base di Caterina-Scrittrice ci sono i suoi studi classici, le letture che cambiavano in rapporto al periodo evolutivo che attraversava. I miei Amori Letterari erano GiacomoLeopardi, Giovanni Vergae Luigi Pirandello.
Leopardi perché ritrovavo in me il suo tormento, il suo pessimismo e nonostante tutto il suo amore per la vita.
Verga perché tutto ciò che ha scritto è “linfa di Sicilia”, la Cultura della “Roba”, il suo Verismo.
Pirandello perché con le parole ha dipinto il carattere, la vita della sua terra nella sua quotidianità, l’umorismo, in una parola “la Sicilia”.
Ha scelto dei Maestri di immenso valore letterario ed artistico … e non credo sia stato un caso!
Oggi, Caterina, chi sono i tuoi modelli di Artista, quelli ai quali ti ispiri e a cui vorresti “rubare” qualcosa del loro modo di fare Arte, del loro modo di scrivere, di essere degli importanti autori di storie che affascinano lo spettatore ed il lettore?
Mi piacciono Isabel Allende, Pablo Neruda(molti mi dicono che il mio modo di scrivere si avvicini al suo) Gabriel Garcia Marquez. Autori che scrivono molto sulle relazioni familiari e sociali, ma penso che ogni artista deve assomigliare solo a sé stesso.
Sono d’accordo con te Caterina. L’Arte è una sorta di espressione intima di quello che ognuno di noi detiene dentro la propria anima, dentro la propria storia di vita fatta di successi e di fallimenti, di amore e di dolore, di fiducia e di tradimenti. Ed è vero quello che scriveva Sigmund Freud che forse l’espressione artistica è il modo migliore per conoscere il profondo dell’animo umano di un Uomo, di una Donna.
Caterina, saprai meglio di me che per un'Artista che vuole affermarsi, un'Artista di successo, che dedica la maggior parte del suo tempo con passione, dedizione e determinazione alla sua Arte, è molto difficile gestire la propria vita privata con quella professionale. Tu come riesci a gestire la tua vita affettivo/sentimentale con il lavoro che fai? Hai avuto in passato o anche di recente delle esperienze che ti hanno creato delle difficoltà?
Conciliare la vita artistica con quella familiare non è facile, e questo, talvolta, impone delle rinunce. Io non so se riesco a farle bene entrambe, ma ci provo. Spreco molte energie perché dentro di me c’è un Egomolto severo con me stessa che mi impone di fare al meglio tutto. La Caterina-Autrice si rifugia negli spazi notturni, nei rari momenti di solitudine, quando riesco a diventare cittadina di un mondo solo mio dove poter vivere e dare voce a ciò che sono e a ciò che sento.
I grandissimi artisti statunitensi vincitori di Premi Pulitzer, di Golden Globe o di Premi Oscar, amano dire: “to become a great artist you have to choose: either work or love” (“per diventare un grandissimo artista devi scegliere: o il lavoro o l'amore”).
Tu, Caterina, cosa ci dici dalla prospettiva della tua esperienza, ascoltando queste parole?
Alla base di tutto ciò che si fa deve esserci Amore per avere salde radici e rappresentarci al meglio. Non trovo sia giusto annullarsi per uno di questi due immensi valori. Talvolta, scendere a qualche compromesso con noi stessi può farci avere una buona qualità di vita, vivere l’Amore della vita e lavorare per ciò che si ama.
Caterina, se adesso, mentre stiamo parlando in questa splendida caffetteria resa magica da questo splendido sole di marzo palermitano, si avvicinassero due bambini di dieci anni e ti chiedessero con la semplicità e l’innocenza che caratterizza - almeno ai nostri occhi di adulti! - i bambini: «Caterina, ci spieghi cos'è l'Arte per Te?». Cosa diresti loro?
Direi: tutto ciò che gli altri non vedono ed è forse il meglio di voi, fatelo emergere attraverso ciò che vi piace fare: la scuola, lo sport, l’arte. Fatelo al meglio, non permettete a nessuno di distruggere i vostri sogni perché, credendoci, si avverano. Oggi proprio i giovani tendono a rimanere alla superficie delle cose, perdono così la capacità di fare introspezione, di comunicare la profondità di un pensiero, di fare scaturire emozioni. Oggi non siamo più liberi, viviamo in una società dove tutto è codificato e questo ci allontana dall’Arte che è libertà e trascendenza. Un consiglio con le parole di Albert Einstein: “Non cercare di diventare un uomo di successo ma piuttosto un uomo di valore”.
Albert Einstein, non è stato solo il più grandi dei fisici della storia della scienza moderna, ma anche un grandissimo filosofo … ed io sposo in pieno la citazione che hai fatto!
Adesso, Caterina, un’altra delle mie domande ricorrenti, che faccio sempre, così come quella tratta dal Romanzo breve di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. È una domanda che prende spunto dalla mia città, Palermo, che tu conosci bene perché è anche la Tua città. E guarda caso riguarda proprio il Teatro dove siamo adesso (sorrido!). Saprai di certo che nel grande Frontale del Teatro Massimo di Palermo, famoso perché costruito da due dei più grandi architetti del XIX secolo, Giovan Battista Filippo Basile e il figlio Ernesto Basile, è incisa questa frase, voluta dal suo mecenate e mentore Camillo Finocchiaro Aprile, allora Ministro della Giustizia e delle Poste del Regno d’Italia. La frase è questa: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire».
Tu, Caterina, quando hai letto questa frase per la prima volta nella tua vita, perché certamente l’avrai letta tanto tempo fa, cosa hai pensato che vuoi condividere con me e con i nostri lettori?
Ancor prima di leggerla l’ho sentita da papà ed ero piccola. Quando venivamo a Palermo era d’obbligo passare davanti al Massimo e la rileggevo sempre. Da grande mi sono data questa spiegazione: l’Arte è linfa vitale per un popolo, perché lo rinnova senza esaltarlo, lo prepara alla vita e ne dimostra la capacità e la libertà. L’Arte non ha barriere di nessun genere, anzi con il suo messaggio affratella i popoli. Quando l’Arte trionfa, per un attimo siamo tutti fratelli uniti dallo stesso dolore e da una nuova gioia per il recupero delle cose semplici, piccole, per le cose che durano.
Caterina, quali sono le Opere che hai realizzato e alle quali sei particolarmente legata affettivamente e professionalmente? So che hai vinto tantissimi premi. Vuoi raccontarci quali sono e per quali tue opere? E, infine, quali sono state le emozioni che hai provato allora? Ed oggi, a distanza di tempo, cosa ti hanno lasciato questi importanti riconoscimenti letterari ed artistici, e il pathosche hai provato nell’essere riconosciuta un’Artista Vera?
Non scrivo da moltissimo, in 6 anni ho scritto 4 libri. Nel mio primo libro è esplicitata la ragione di aver dato libero sfogo al bisogno di raccontarmi. I libri si intitolano: La Barriera invisibile(2016); La voglio gassata (2015);La vita appesa ai muri (2013); Silenzi d’Amore(2011).
Il primo parla tantissimo di Sicilia, di questa terra generosa e unica, ricca di passione e generosità, dove ogni sasso è un’opera d’arte. Racconta la mia vita pre e post Sicilia.
Il secondo è un libro diverso perché metto la mia penna e la mia voce al servizio di una storia vera, narrando un bel vissuto con due incidenti di percorso affrontati con coraggio e brillantemente superati.
Il terzo raccoglie cinque storie, spaccati di vita raccontati dai protagonisti e non. Spiega come anche le cose hanno un’anima e che ciò che ci fugge è dovuto alla nostra mancanza di capacità di entrare in empatia con ciò che ci raccontano.
Il quarto parla dei silenzi delle donne. Tutti, da sempre, attribuiscono le nostre conquiste all’arte oratoria ma non è così. Le donne sono capaci di tenere in fondo all’anima verità grandi e lo fanno quasi sempre a scopo protettivo. Questo Romanzo l’ho presentato al “Salone Interinazione del Libro di Torino” 2012; e alla “Fiera del Libro” di Roma “Più libri più libri” del 2012.
Sono stati tutti pluripremiati, ma, il vero premio è riuscire ad emozionare chi legge. Inutile dire che vedere riconosciuto il tuo sforzo e quello che racconti fa piacere, ma non l’ho mai considerato un punto d’arrivo, perché quando si arriva il viaggio è finito.
Cito solamente alcuni dei Premi che ho ricevuto per non annoiare il lettore:
“Silenzi d’amore” (2011), Premio Letterario Internazionale Montefiore 2011, II Edizione, Premio per la Sezione “Pianeta Donna”, Montefiore Conca (RN), 24 agosto 2012;
La vita appesa ai muri” (2013), Concorso di letteratura a carattere internazionale, III Edizione 2014, “Premio della Giuria Narrativa Edita”, Città di Pontremoli (MS), 11 maggio 2014;
La vita appesa ai muri” (2013), Concorso Letterario “La Città del Tricolore” bandito dall’“Associazione Reggiana Neuro-Oncologica”, Premiato tra i primi cinque e unici vincitori per la narrativa, Città di Reggio Emilia, 10 ottobre 2014;
La voglia gassata” (2016), Premio Nazionale “Histonium” Poesia-Narrativa, XXXI dizione 2016, Primo Premio Assoluto Sezione “E”, Città di Vasto (CH), 24 settembre 2016.
Si dice infatti che «Più dell’arrivare è il viaggiare pieno di speranza!» Non è certo una frase casuale e racchiude tutte le verità che hai appena detto, Caterina!
A cosa stai lavorando in questi ultimi mesi, Caterina? In queste ultime settimane? Cosa e quando potranno leggerti i tuoi fan, i tuoi follower, i tuoi ammiratori? Puoi dirci qualcosa in anteprima.
Ho parecchi impegni letterari, Andrea, ma ho iniziato un libro che sarà un misto di narrativa e saggistica. È una storia vera di una famiglia siciliana, i cui componenti furono travolti dai eventi storici del periodo in cui vissero. È un po’ la storia di tante famiglie siciliane del periodo bellico e postbellico che si inventavano la vita, che cercarono altri mondi per garantire la sopravvivenza delle loro famiglie.
E allora in bocca al lupo per questo Romanzo che certamente sarà interessante ed intrigante, e per il quale mi prenoto per leggerlo e recensirlo! (sorrido!).
Caterina, saprai meglio di me che uno dei tabù nel mondo dell’Arte in genere, è la vecchiaia e la morte. Luca Goldoni in una delle sue famosissime citazioni, disse: «Si dice che i vecchi sono stanchi e aspettano quel momento. Io credo che non si è stanchi mai di vivere, forse la stanchezza proviene solo da una sterminata malinconia.». Tu, Caterina, sei una donna con una energia incredibile e una forza intellettuale e creativa devastanti, oltre ad essere un’Artista affermata e di successo, ma come commenteresti questa bellissima frase di Luca Goldoni (1928), giornalista e scrittore ancora in vita, ma che possiamo ritenere uno dei più grandi autori italiani del XX secolo?
Malinconia che ancor più chiamerei nostalgia, perché soffrono il perdersi delle cose di una volta. Ti rispondo con una frase di Albert Camus: “Non essere più ascoltati, questa è la cosa terribile quando si diventa vecchi”.
Ed anche questa, Caterina, è una grandissima verità occidentale! In pochi centinaia di anni, siamo riusciti a distruggere una cultura millenaria che nasce con la Grande e Antica Grecia; e guarda caso la Sicilia era proprio il cuore di quella che allora veniva chiamata la “Magna Grecia”! Mi chiedo spesso come sia stato possibile che tutto ciò sia accaduto. Certamente ho le mie risposte … ma ci porterebbero molto lontano dalla nostra chiacchierata e quindi passiamo ad altro, in attesa, magari, nella prossima intervista, di confrontarci rispetto a questa interessantissima questione dell’Anzianità che ha perso il suo potere di Saggezza e di Autorevolezza indiscutibili e insindacabili a quel tempo!
Adesso Caterina, qualche domanda apparentemente superficiale, ma che nella realtà non è così! Qual è il tuo fiore preferito, quello che ami ricevere da un Uomo che volesse farti la corte, oppure, da un Uomo che volesse omaggiarti con un bellissimo mazzo di fiori dopo aver letto un tuo Romanzo o aver assistito ad un Tuo Seminario o ad una Tua presentazione, per il tuo talento e per la qualità emozionale che esprimi con la Tua Arte, così come si faceva all’inizio del ‘900 quando gli ammiratori si precipitavano nei camerini delle Attrici per coprirle di mazzi di fiori bellissimi? E poi perché ami proprio quel fiore?
Accetto qualunque fiore se donato con Amore ma, se dovessi scegliere, non ho dubbi: il gelsomino notturno. Mi ricorda la nostra terra, m’inebria del suo profumo delicato ma persistente. Quei piccoli fiori bianchi mi piacciono perché si aprono al calar della sera, quando il nostro pensiero si rivolge a chi ci è caro o a chi non c’è più. Come dice Pascoli nella sua poesia … al sopraggiungere dell’alba, si chiudono i petali e il fiore “cova” nell’urna molle e segreta, un non so che di felicità nuova.
Se dovessi scegliere un colore tra il rosso e il blu, quale sceglieresti?
Nessuno dei due ma, costretta, sceglierei il blu, è discreto, mi ricorda la notte.
Un'ultima domanda Caterina, che io amo molto e che faccio sempre a tutti gli artisti con cui converso e mi intrattengo in queste chiacchierate per me risultano sempre estremamente interessanti. È una domanda che ci porta d'embléea quando eravamo bambini, pieni di sogni e di belle speranze: qual è il tuo sogno nel cassetto che fin da bambina ti porti dentro e che oggi vorresti realizzare?
Il mio sogno, Andrea, non è legato ad una persona o ad un oggetto, è legato al mondo emozionale. Vorrei vivere bene il mio tempo, lasciare a mia figlia e a mia nipote un ricordo indelebile, vedere da spettatrice una delle mie opere che meglio mi rappresenta.
Grazie Caterina per essere stata con me per questa bella intervista all’interno di questo “tempio della cultura palermitana”!
Sono molto compiaciuto e onorato per questa intrigante conversazione avuta con Te. Non mi resta che farti il mio in bocca al lupo per la tua carriera e ci vedremmo presto – almeno spero! – per un’altra interessante chiacchierata. Grazie e alla prossima allora...
Mi ha fatto piacere, Andrea, sottopormi a questa intervista, che trovo riduttivo definire così. Mi sono sentita scrutata dentro e capita, non per ciò che sembro ma per ciò che sono. Sono stata messa a mio agio e sono stata sincera. Grazie Andrea per non usare violenza verbale nelle tue interviste, per la tua capacità di sondare anche psicologicamente i tuoi ospiti. Grazie al Magazine Fattitaliani e al suo Direttore, Giovanni Zambito, per avermi accolto nella sua Redazione. Spero di meritarmi la sua fiducia. Grazie a chi mi leggerà, dedicandomi il suo tempo e la sua attenzione. A loro, soprattutto alle Donne, soggetti privilegiati dei miei libri, dico: «Non donate tutto di voi, lasciate alla voglia degli altri di scoprirvi.»
Scriveva il grande Gesualdo Bufalino: «Resta dubbio, dopo tanto discorrere, se le donne preferiscano essere prese, comprese o sorprese.»
Andrea Giostra
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Per chi volesse conoscere più da vicino Caterina Guttadauro La Brasca, ecco alcuni link da consultare per conoscere la sua bellissima Arte:
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I lettori che volessero conoscere l'autore dell'intervista, Andrea Giostra, potranno consultare la sua Official Facebook Page e alcuni link:
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