Il fascino del male è intramontabile: il percorso fatto di sforzi e ricerca di redenzione, di cadute e risalite attira da sempre gli animi di persone, artisti e poeti di tutti i tempi. E il personaggio di Faust, emblema di tale condizione, amatissimo dai romantici, ancora oggi conquista discepoli e spettatori.
"La Dannazione di Faust" di Hector Berlioz dopo ben 25 anni è tornata in scena all'Opera di Liegi (fino al 5 febbraio 2017). Nel ruolo di Faust, il tenore americano Paul Groves. Accanto a lui, nei panni di Mefistofele, il basso baritono pescarese Ildebrando D’Arcangelo, mentre la mezzosoprano georgiana Nino Surguladze ha impersonato Margherita e il belga Laurent Kubla Brander.
Paul Groves |
Nino Surguladze |
Berlioz non aveva l'intenzione di scrivere un’opera e non pensava neanche a un pezzo unico, ma semplicemente ad alcune sequenze. Dunque, La Dannazione di Faustè un’opera atipica da rappresentare, con una musica di un’intensità incredibile. Da qui il sottotitolo Légende Dramatique en quatre parties.
L'orchestra diretta dal Maestro Patrick Davin, il coro diretto da Pierre Iodice, i costumi - bellissimi - di Jesús Ruiz e la fantastica scenografia concepita e realizzata da Daniel Bianco hanno sposato la sapiente regia di Ruggero Raimondi.
Grazie a una sovrapposizione di immagini sulla scena, i personaggi interagivano con la storia in maniera del tutto naturale: da un momento all'altro si trovavano a contemplare il paesaggio di campagna all'alba, sulle rive di un fiume, alla luce della luna, dentro una città, in una casa, in una camera...
Per non parlare del finale: se il Faust di Goethe alla fine trova la salvezza, Berlioz sceglie per il suo un altro destino. Mefistofele ha il sopravvento e Faust scende con lui nell’abisso infernale dove vengono accolti da canti satanici.
Coerentemente al testo del libretto di Hector Berlioz e Almire Gandonnière, ai moti contrastanti dell'animo di Faust, l'elemento che attraversa tutta la rappresentazione è il movimento lento anche dei tanti personaggi che si affacciano sul palco che sembrano essere già solo anime leggere e vaganti: il tutto alla fine sfocerà drammaticamente nella resa del protagonista al patto con il diavolo.
Le attese, i dubbi, i ripensamenti del protagonista hanno invaso anche le menti degli spettatori e come lui ci si è ritrovati immersi - senza via d'uscita - nel piano di Mefistofele, un eccezionale Ildebrando D’Arcangelo.
Un'opera difficile per sua stessa natura ad essere rappresentata ma qui cesellata in ogni dettaglio. Vedi per esempio la memorabile scena della preparazione del letto di Margherita. Giovanni Zambito.
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Foto: © Lorraine Wauters - Opéra Royal de Wallonie