Vorrei iniziare con il dire che è cosa nota che un certo tipo di cantautorato appartenga a un’epoca che può risultare lontana nel tempo.
Con ciò non mi sognerei mai di insinuare che il cantautorato sia morto, anzi, vive proprio in questi anni, nel nostro paese, un periodo di altissimo splendore. Tuttavia è palese che questo genere, che gli inglesi chiamano songwriting, abbia preso una direzione diversa rispetto a quella che aveva trenta, quaranta, cinquanta anni fa.Non mi ero mai soffermato, fino ad oggi, su un pericolo concreto che questa tendenza si porta dietro: quello che una certa tradizione musicale che piace a molti scompaia, rimanendo troppo a lungo legata ai soliti nomi che - per carità - sono colonne portanti, ma per forza di cose non possono produrre nuovo materiale.
Contro questa inevitabile rovina si ergono “eroi” come Roberto De Bastiani, cantautore ligure classe ’66 che da una vita si porta dietro le sue storie ma solo oggi ha avuto la possibilità di inciderle facendone un prodotto fruibile al grande pubblico.
Ed è così che nasce Risvolti, la prima fatica di De Bastiani. Dentro ovviamente c’è la sua terra, patria di alcuni di quei “mostri sacri” che l’artista cita in particolare con l’impostazione vocale. È principalmente De Andrè il punto di riferimento, anche se l’autore riesce a rimanere fedele a una certa tradizione, facendosi contemporaneamente pervadere da una miriade di influenze e stili musicali.
E quindi le ballate, con all’interno le storie che custodisce nel suo prezioso scrigno. Giocattolai, cantastorie, prigionieri: tutti personaggi mossi da un De Bastiani che si dimostra essere un ottimo burattinaio. I suoi fili? Le corde della sua fedelissima chitarra, che ci regala sonorità blues, funk, folk, anche un po’ di ritmo sudamericano su cui l’artista costruisce alcuni testi in dialetto e alcuni in italiano.
Non manca l’influenza della vicina Francia, presente in questo album nella canzone di apertura (Canzoni un po’ in francese) e in quella di chiusura (Parigi), che permettono di farci canticchiare allegri motivetti ma anche emozionare e commuovere.
L’esperimento più riuscito, a mio parere, resta la terza traccia del disco intitolata A Cittae : un testo in dialetto coinvolgente che si costruisce su un sound a metà fra il jazz e lo swing. Chiavari quindi come New Orleans, New York o Kansas City per Roberto De Bastiani che, con un mix di dieci brani anche abbastanza diversi l’uno dall’altro, ci racconta e ci fa amare le sue storie che parlano d’amore, di vita e di massimi sistemi.
Su tutto il disco si impongono, inoltre, le mani e le orecchie vigili del noto chitarrista genovese, Armando Corsi, qui in veste di produttore artistico, che arricchisce senza dubbio l’album con i suoi virtuosismi e suoi arrangiamenti.
Ora non ci resta che aspettare l’evoluzione che avrà la carriera di quest’artista, che trova già nel suo immediato futuro una tappa importante: il 26 agosto Roberto De Bastiani sarà a Laigueglia in occasione del Tenco Ascolta, un format promosso e organizzato dal Club Tenco, nel corso del quale l’artista avrà modo di presentare i suoi brani e regalarci ancora nuove emozioni. Giuseppe Vignanello.
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