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Dino Lopardo con Trapanaterra a Spazio Diamante 7-8 dicembre

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(trailer) Sarà in scena allo Spazio Diamante il 7 e 8 Dicembre, TRAPANATERRA ideato da Dino Lopardo, con Dino Lopardo e Mario Russo. L’emigrato è un naufrago in terra natìa. Quello che ha conosciuto lo rende estraneo. Quello che sa, e che gli altri non sanno, lo rende più solo.

Nóstos; Algía; Nostalgía; dolore del ritorno. Terra sotto le scarpe, ai lati del cuore e sulla punta delle ciglia. Sguardo lontano, pensiero a una zolla che per anni si è vissuta solo con la mente. Itaca portabile, alma mater sconquassata.
Trapanaterra è un’Odissea meridionale, una riflessione sul significato di «radice» per chi parte e per chi resta, un’ironica e rabbiosa trattazione dello sfruttamento di una terra.
“Chi sei? Dove vai? Da dove vieni? Cosa vai cercando? Quando te ne andrai?” Sembra dire il fratello che è restato a quello che è tornato, organetto alla mano, alla terra dei padri. Il più piccolo in calosce si districa tra i tubi gorgoglianti della raffineria. Il più grande quello che è “scappato”, è un bohemienne che respira di nuovo l’aria di casa, una casa che forse non c’è più, che è cambiata. Un Paese di musica e musicanti dove non si canta e non si balla più, nemmeno ai matrimoni. Si può solo sentire il rumore delle trivelle, la puzza dei gas e il malaffare.
Storie d’infanzia, ricordi di famiglia, canti di piazza e bestemmie: è l’ultra-locale che diventa ultra- universale.
Tutto è impastato nel dialetto, osso delle storie che s’insinua come la musica. Inutile arrabbiarsi, o forse no. Qualcuno è partito perché altri potessero crescere, perché la terra madre non ha i mezzi per alimentare le speranze di tutti. Ma di chi è il coraggio, di chi resta? O di chi torna?
 NOTE DI “REGIA”
“Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito. Il mio viaggiare è stato tutto un restare qua, dove non fui mai”.
Trapanaterra È una ricerca profonda sulla realtà del mezzogiorno intesa come un costante ossimoro; è un viaggio di rimpatrio, il resoconto di una famiglia del Sud distrutta da un destino ineluttabile. Lavoro, corruzione, potere, tradizione, familismo amorale, abbandono e identità culturale sono gli elementi che fanno continuamente staffetta nel testo.
Due i personaggi, fratelli che si incontrano e scontrano continuamente. C’è chi è partito alla ricerca di un futuro migliore e chi è costretto a rimanere. Il fatto di dover fuggire e il fatto di dover restare, sono sostanzialmente cause di una condizione.
L’essere rimasto, non è atto di debolezza né atto di coraggio, è un dato di fatto, una condizione, ma anche l’esperienza dolorosa e autentica dell’essere sempre fuori posto”.
Sostanzialmente in entrambi i casi si parla di sacrificio, sia per chi parte, sia per chi resta.

La NOSTALGIA è l’elemento trainante. È stata considerata la malattia e la follia degli emigrati e quindi del loro mondo d’origine. La parola racchiude in sé due elementi: il primo è il suffisso algìa, che indica un dolore, una sofferenza, la parte che precede il suffisso descrive la causa di quel dolore. Corrado Alvaro descrive la nostalgia come “del ritorno di uno che non se n’è mai andato”. Quando un soggetto ritorna per riallacciare il rapporto con le sue radici e scopre un luogo che vessa nel degrado totale che cosa accade? Le persone a lui care sono completamente diverse, perché?
Eccomi giunto a un altro elemento fondamentale (arena di questa vicenda familiare): Il Sud maledetto e il caso ENI. Com’era prima questa regione e com’è poi diventata? Com’erano i rapporti tra persone che la abitavano? Si stava meglio oppure peggio?
I protagonisti sono due marionette, due vittime del “sistema” collocati in una dimensione insolita. In sostanza sono due esseri, “pupazzi” che parlano, si agitano, agiscono in modo insolito, inverosimile, ma più vero del vero; in un mondo quasi caricaturale come per sottolineare la brutale e grottesca verità. Il ligth motiv che lega i personaggi è la terra. Spesso, quando la tensione si fa alta, il personaggio del Ritornante stempera gli animi, rifugiandosi nel ricordo dell’infanzia. La peculiarità del teatro di costruire un mondo parallelo aiuta i bambini a costruirsene uno proprio meglio vivibile di quello reale e spesso si va avanti per tutta la vita ad accarezzare questa prospettiva altra, meno gravosa della realtà.

“Più che della mia terra, credo di aver beneficiato del mio habitat e cioè dei muri, dei soffitti, i suppellettili di casa mia. Ho certamente tratto vantaggio dalle vigne, dalle siepi, dai vicoli e dai ruscelli; li ho tenuti nel mio ventre”.
Dino Lopardo

 Spazio Diamante

7 - 8 Dicembre 2019
TRAPANATERRA
Ideato da Dino Lopardo
Con Dino Lopardo e Mario RussoMusiche di Mario Russo
Scene di Andrea Cecchini e Dino Lopardo
Luci Giovanni Granatina Dimitri Tetta
Supervisione artistica Matteo Cirillo

SPAZIO DIAMANTE
Via Prenestina 230B - tel. 06 27858101
CENTRALINO OPERATIVO PER INFO E PRENOTAZIONI: lunedì-venerdì h. 12:00/19:00, sabato h 14:00/19:00, domenica h 14:00/18:00
Orario spettacoli dal mrtedì al sabato ore 21.00 e domenica ore 17.00
Info e prenotazioni: botteghino@spaziodiamante.it - WhatsApp 345 9409718
Prezzo biglietti
PROSAIntero € 18,00, Ridotto (Universitari, Under 30, Over 65, Residenti Municipio V)15 euro

Di seguito gli orari del botteghino Sala Umberto e Brancaccio
Sala Umberto:
APERTURA AL PUBBLICO: martedì-venerdì h. 12:00/19:00 - sabato h 14:00/19:00 - domenica h 14:00/18:00
lunedì chiuso
La biglietteria, dopo le 19, resterà aperta fino ad inizio spettacolo per le operazioni riguardanti lo stesso 
Teatro Brancaccio:
Orari
martedì - venerdì h. 11.00/13.00 – 14.00/19.00
sabato h. 14.00 – 19.00 / domenica h. 14.00 – 18.00
lunedì chiuso
CENTRALINO OPERATIVO PER INFO E PRENOTAZIONI
lunedì - venerdì h. 11.00/13.00 – 14.00/19.00
sabato h. 14.00 – 19.00 / domenica h. 14.00 – 18.00

Trasporto Pubblico
Con l’autobus 150F, N12 – Fermata Prenestina/Conti
Con il Tram 5 / 14 / 19 – Fermata Prenestina/Conti
Con l’automobile è possibile parcheggiare sulla via Prenestina e strade adiacenti.
Taxi Stazione taxi Largo Preneste



Lu Ye e Vincenzo Bocciarelli ci raccontano il “Callas Tribute Prize New York” dell’Italian Academy della Columbia University

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Intervista di Andrea Giostra.

Il 25 novembre 2019 a New York, presso la prestigiosa Italian Academy della Columbia University, si è celebrata la nascita di Maria Callas, mito indiscusso dell’Opera lirica internazionale, e si è tenuto un grande evento internazionale ideato, prodotto e organizzato da Dante Mariti, Presidente della Melos International, che alla presenza di personaggi di fama mondiale ha rappresentato un omaggio speciale alla grandissima artista e donna Maria Callas. I protagonisti della serrata - presentata dall’attore Vincenzo Bocciarelli e dalla modella Eleonora Pieroni - sono stati innanzitutto la musica, il teatro, la moda e le numerose premiazioni destinate a donne che si sono distinte in diversi settori come il sociale, l’arte e naturalmente la musica, tutto in coincidenza con la giornata internazionale dedicata al contrasto della violenza sulle donne.
La serata è coincisa, tra l’altro, con il lancio negli U.S.A. su AMAZON Prime del film “Missioni Possible”, che vede tra i protagonisti il noto attore italiano Vincenzo Bocciarelli, insieme a grandissime star hollywoodiane quali John Savage, Jeames Duval, Chris Coppola, Blanca Blanco.
Di tutto questo ci parleranno due illustrissimi protagonisti della serata newyorkese, Lu Ye, nota soprano e attrice cino-canadese di fama internazionale, nonché Ambasciatrice della via della seta per la cultura tra l’Italia e la Cina, e Vincenzo Bocciarelli, attore e regista conosciutissimo in Italia e nel mondo, che ha concotto la serata dedicata al mito della musica lirica Maria Callas.
Ciao Lu, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito.
Lu:
Grazie dell’invito.
Ciao Vincenzo, benvenuto, come stai? 
Vincenzo:
Bene, grazie. Ben trovati a tutti voi. Sono ancora avvolto dall’energia newyorkese ed è bello poterla condividere. Mi devo ancora riprendere dal passaggio dalla Grande Melaa Roma. Viaggiare e soprattutto lavorare all’estero aiuta a percepire le cose in maniera diversa, cambiano i punti di vista.
L’evento è stato organizzato da Dante Mariti. Cosa vi ha detto per convincervi a partecipare ad un evento così importante? E quale è stata la vostra reazione a questo invito e con quali ruoli avete partecipato? 
Lu:
Per me è stato un momento magico essere stata invitata da Dante Mariti all’evento in onore di una grande regina della storia della musica lirica. Poi a New York, dove è nata la Callas, fare parte come soprano degli ospiti dell’evento, insieme a tanti grandi e illustri artisti internazionali, ed essere solidale nella lotta contro la violenza sulle donne è stato emozionante e bellissimo. 
Vincenzo:
Conosco Dante da molti anni. Il primo grande evento a cui ho preso parte, organizzato e prodotto dalla Melos International, fu nel 2004, la mondo visione nella Sala Nervi per la beatificazione di Don Orione dove ebbi l’occasione di recitare scritti di Don Orione difronte ad un vasto pubblico ma soprattutto difronte a San Giovanni Paolo II. Successivamente un’altra esperienza unica, il concerto e le riprese dalla Nativity Church a Betlemmeper Rai 5, presentai il concerto e recitai il cantico delle creature di San Francesco nella grotta dove nacque Gesù. Appena Mariti mi ha parlato del Tributo a Maria Callas sono stato entusiasta di far parte del progetto sia per l’amore per la grande diva, sia per il palcoscenico e il pubblico prestigiosissimo. Ho una grande stima per Dante per il suo coraggio nello scegliere e credere in progetti molto ambiziosi e complessi e inoltre per la sua formazione musicale classica e quindi culturale, che gli fa sempre prediligere la qualità. Anche in questo caso è riuscito ad assemblare un cast e un prodotto di grande livello internazionale.
Entrambi siete stati ospiti, con ruoli diversi, di questo importantissimo evento newyorkese. Ci raccontate com’è andata questa serata?
Lu:
La serata e andata magnificamente bene, sono arrivati numerosi importanti artisti e personaggi newyorkesi per condividere la grande serata all’insegna della musica, dell’arte e dell’alta moda in memoria della Callas. E poi cosa ci può essere di meglio del sentire lo spirito della grande Diva e della grande donna Maria in una serata così ben organizzata?
Vincenzo:
Colgo l’occasione di questa intervista a passo a due per complimentarmi con Lu Ye, per il suo carisma, la sua eleganza e la sua grande capacità artistica. Per me aver condotto e recitato alcuni scritti di Zeffirelli, Visconti e Pasoliniin questa magica serata americana, è stata l’occasione per “danzare” artisticamente con grandi artisti di fama internazionale come Lu Ye. Non nascondo di essere stato molto emozionato e ogni tanto ho fatto fare qualche scintilla alla scaletta con l’autore Tommaso Cennamo e la regista Gilda Lalapardaia che temevano qualche imprevisto ma per fortuna tutto è andato alla grande, un vero successo. Il momento che ho amato di più è stata la mia dichiarazione d’amore alla star hollywoodiana Sienna Miller, le ho detto che i suoi occhi sono il punto d’incontro tra il cielo è il mare e Il premio Oscar Poul Haggis che consegnava il premio alla diva ha detto: tipica dichiarazione del latin lover italiano e a quel punto tutto il pubblico è esploso in una grande risata e in un fragoroso applauso. 
Tra gli ospiti della serata c’erano star di indiscussa fama e valore artistico. Ci raccontate qualcosa di loro e quali premi hanno ricevuto e perché? 
Lu:
Tutti i premiati sono dati a grandi artisti di indiscusso valore. In particolare quello a Sumi Jo. Io ho grande ammirazione per lei. Per un’asiatica, poter comunicare e cantare in tante lingue, riuscire artisticamente bene nel mondo della lirica, non è facile e deve per forza essere una donna tosta. Lei ha dedicato la sua vita alla sua arte, è una grande perfezionista, anche nei momenti personali più difficili è riuscita ad andare avanti. Sumi Jo si esibisce sul palco per i suoi spettatori, non ha mai ritirato o rinunciato ai suoi tantissimi doveri verso il pubblico. È una persona umile ed ha meritato questo riconoscimento con il prestigioso premio “Calla Tribute Prize NY”.
Vincenzo:
Sicuramente il gentil sesso l’ha fatta da padrone visto l’omaggio alla diva e la giornata dedicata alla sensibilizzazione contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne. Era giusto che si desse priorità alla donna, infatti a co-condurre con me c’era la bellissima Eleonora Pieroni. Non solo è stato il tributo a Maria Callas ma a tante donne che sono riuscite ad avere successo in ambienti difficili e ancora molto maschilisti. 

Vincenzo, in qualità di conduttore della serata e di attore di indiscussa bravura, hai regalato un omaggio con la recita di alcuni brani dedicati alla Divina dai grandi maestri Zeffirelli e Visconti. Ci racconti qualcosa di queste tue performance? Come ha accolto il pubblico queste preziose chicche teatrali di due grandi maestri del cinema e del teatro? 
Quando ho letto le parole scritte da Franco Zeffirelli dedicate alla Callas c’è stato un silenzio quasi metafisico e alla fine ho dedicato al Maestro scomparso quest’anno, tutto l’amore del pubblico che si è unito in un poderoso applauso. Anche le parole di Pasolini traducevano il senso più profondo del significato dell’amore nell’amicizia. Sono felice di aver potuto prestare la mia voce e il mio cuore per un momento così vero e autentico. Queste sono le cose che mi fanno particolarmente amare questo mestiere. 
Lu, tu sei una donna molto conosciuta nel modo della lirica e sei una donna cinese che ha un ruolo molto importante per il suo paese, quello di “Ambasciatore della cultura per la via delle seta tra l’Italia e la Cina”. Ci racconti come hai presentato questo ruolo a New York in questa serata e quello che hai fatto da quando hai ricevuto questo prestigioso incarico dal Governo cinese? 
Quello che è accaduto in questa serata è stato molto più importante delle parole. Il fatto di poter condividere il palco con artisti di fama internazionale in nome di Callas, di essere premiata insieme ad altri eccellenti artisti, di essere la rappresentante dell’immagine della nuova via della seta a questo evento di New York, è stato per me un fatto molto significativo come si può facilmente immaginare. Dare un’immagine della Cina all’insegna dell’arte e della cultura, e non solo dell’economia, è un fatto davvero importante di cui vado fiera. 
Vincenzo, la serata è coincisa con il lancio negli U.S.A. su AMAZON Prime del film “Missioni Possible”, che ti vede protagonista insieme a grandissime star hollywoodiane quali John Savage, Jeames Duval, Chris Coppola, Blanca Blanco. Ci racconti qualcosa di questo film? Quali sono state le tue emozioni di artista e di attore? Cosa vuoi raccontare ai nostri lettori di questa fantastica esperienza? 
Sono già arrivati molti messaggi dagli States il film sta piacendo molto. Per una strana coincidenza il mio viaggio in America è coinciso con l’uscita del film. Sono molto felice per questo anche perché in questa pellicola mi si vede in una nuova doppia identità, un po’ come nella bella e la bestia. Durante la mia permanenza a New York ho già ricevuto delle nuove proposte ed ho incontrato un manager americano che mi sembra molto determinato. Questo 2020 inizia già a prospettarsi sotto buoni auspici. Il nuovo continente mi porta bene. 
Alla serata dedicata a Maria Callas erano presenti alcune organizzazioni siciliane e diversi personalità del mondo dell’arte e della cultura della Sicilia. Vuoi raccontarci qualcosa di loro Vincenzo? Come hanno vissuto la serata e cosa ti hanno detto della nostra Sicilia? Qual è stata la tua impressione di questa presenza siciliana in questo importantissimo evento? 
Questo è stato un altro momento che ho amato particolarmente visto che la Siciliaè sempre nel mio cuore. Ho avuto il piacere di conoscere il senatore Nino Strano fondatore della associazione Mithosche negli anni ha creato tra l’altro un importante ponte tra gli States e la Sicilia. Sono nate bellissime idee per il futuro e non vedo l’ora di tornare a recitare nei teatri antichi come Siracusa e Taormina. Ultimamente mi sento ancor più vicino a questa magica terra perché sto prestando la mia voce per recitare e interpretare racconti scritti dal bravissimo Andrea Giostra. 
Come volete concludere questa breve chiacchierata? Come volete lasciare i nostri lettori? 
Lu:
Intanto ti ringrazio per avermi dato l’occasione di chiacchierare un po’ con il nostro pubblico italiano. L’Italia mi ha dato tanto, mi ha dato il coraggio di andare avanti, mi ha fatto crescere come artista, come donna. Spero di poter vivere questa mia passione per l’Italia sempre e di ritornare presto in quella che ritengo la mia seconda casa dopo la Cina. A presto amici.
Vincenzo:
A tutti voi splendidi lettori vi diamo appuntamento in tv in Rai con la serata americana che come è accaduto a noi che l’abbiamo vissuta dal vivo, sicuramente farà presto sognare anche voi. Non perdiamoci di vista...

Lu Ye

Vincenzo Bocciarelli

Andrea Giostra

Povertà Sanitaria: 473.000 persone non possono curarsi. Famiglie con figli penalizzate

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Nel 2019 473.000 persone povere non hanno potuto acquistare i farmaci di cui avevano bisogno per ragioni economiche.
La richiesta di medicinali da parte degli enti assistenziali è cresciuta, in 7 anni (2013-2019) del 28%. Nel 2019, si è raggiunto il picco di richieste, pari a 1.040.607 confezioni di medicinali (+4,8% rispetto al 2018).
Servono soprattutto farmaci per il sistema nervoso (18,6%), per il tratto alimentare e metabolico (15,2%), per l’apparato muscolo-scheletrico (14,5%) e per l’apparato respiratorio (10,4%). Servono, inoltre, presidi medici e integratori alimentari.
Le difficoltà non riguardano solo le persone indigenti: 12.634.000 persone, almeno una volta nel corso dell’anno,hanno limitato - per ragioni economiche - la spesa per visite mediche e accertamenti periodici di controllo preventivo (dentista, mammografia, pap-test ecc…).
È quanto è emerso dal  Rapporto - Donare per curare: Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch e realizzato - con il contributo incondizionato di IBSA - dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico) presentato presso la sede di Confcommercio Milano.
I POVERI SPENDONO PIÙ SOLDI IN FARMACI PERCHÉ FANNO MENO PREVENZIONE…
Ogni persona spende, in media, 816 euro l’anno per curarsi, mentre i poveri solo 128; tuttavia, le famiglie non povere spendono per i farmaci non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale il 42% del proprio budget sanitario, mentre quelle povere il 62,5%. Questo, perché possono investire meno in prevenzione.

PER LE FAMIGLIE CON MINORI AUMENTANO LE DIFFICOLTÀ
All’interno di questo quadro problematico, le famiglie povere con figli minorenni sperimentano paradossalmente (poiché sarebbe logico attendersi un supplemento di facilitazioni da parte delle istituzioni finalizzate alla tutela della salute) difficoltà aggiuntive: nel 40,6% dei casi (vs 37,2% delle famiglie povere senza figli), per ragioni economiche, hanno limitato la spesa per visite mediche e accertamenti periodici di controllo preventivo. Le difficoltà sono superiori anche per le famiglie non povere con figli (ha limitato la spesa o rinunciato del tutto il 20,7% di esse) rispetto alle famiglie non povere senza figli (18,3%). Considerando il totale delle famiglie (povere + non povere) ha limitato la spesa o rinunciato del tutto alle cure il 22,9% di quelle con figli, contro il 19,2% di quelle senza.

GLI INDIGENTI POSSONO SPENDERE SOLO 2,19 EURO AL MESE PER IL DENTISTA…Particolarmente significativa è la spesa delle famiglie povere per il dentista e per i servizi odontoiatrici: solo 2,19 euro al mese, contro 31,16 euro del resto della popolazione. Non è un caso che la cattiva condizione del cavo orale sia diventata un indicatore dello stato di povertà. Le famiglie povere, inoltre, possono spendere solamente 0,79 euro al mese per l’acquisto di articoli sanitari (contro 4,42 euro del resto della popolazione), 1,30 euro per le attrezzature terapeutiche (vs. 12,32), 4,61 euro per i servizi medico ospedalieri (vs. 19,10) e 1,31 euro per i servizi paramedici (vs. 9,35 euro).
…MA LA QUOTA DI SPESA SANITARIA TOTALMENTE A CARICO DEI CITTADINI AUMENTA
Contenere la spesa sanitaria, per le famiglie indigenti, è necessario anche a fronte del fatto che la quota totalmente a carico dei cittadini (cioè non coperta dal SSN) è passata, tra il 2016 e il 2018 dal 37,3% al 40,3%. Contestualmente, la quota coperta dal SSN è passata dal 62,7% al 59,7%.

A 30 anni dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia (New York, 20 novembre 1989), che riconosce al minore il diritto “di godere del miglior stato di salute possibile” (art. 24), c’è ancora tanto lavoro da fare: In Italia, le famiglie con minori (sia quelle povere, sia quelle non povere) sono penalizzate rispetto all’accesso alle cure e, per ragioni economiche, sono costrette a perseguire strategie di rinuncia o di rinvio delle cure in misura superiore alle altre. Speriamo che il 7° Rapporto sulla Povertà Sanitaria possa contribuire alla presa di coscienza, anzitutto da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica, di tale preoccupante situazione e del fatto che senza migliaia di enti e associazioni che, in tutta Italia, offrono assistenza socio-sanitaria gratuita agli indigenti, il quadro sarebbe ancora più drammatico”, ha dichiarata Sergio Daniottipresidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus.
Il Rapporto si è avvalso del contributo del Comitato tecnico scientifico composto da Giancarlo Rovati (Professore di Sociologia, Università Cattolica di Milano), Sergio Daniotti (Banco Farmaceutico), Massimo Angelelli (Direttore Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI), Gian Carlo Blangiardo (Presidente di Istat), Gianluca Budano (Consigliere di Presidenza Nazionale Acli, portavoce nazionale “Investing in Children”), Silvio Garattini (Presidente Istituto Mario Negri IRCCS), Maria Grazia Giuffrida (Presidente Istituto degli Innocenti di Firenze), Francesco Rocca (Presidente Nazionale di Croce Rossa e della Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa), Roberto Rossini (Presidente Nazionale delle ACLI), Antonella Schena (Servizio di documentazione, Istituto degli Innocenti di Firenze), Francesco Soddu (Direttore di Caritas Italiana), Monica Tola (Responsabile Coordinamento Aiuti Materiali di Caritas Italiana), Antonello Zangrandi (Professore di Economia delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche, Università di Parma)

Francesca Falli, a L'Aquila “Chick ‘n’ chic” Mostra Personale della pop artist

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Venerdì 6 dicembre 2019 alle ore 17:30 a L’Aquila presso la “Boutique Manzi Piazza Duomo” si terrà il vernissage della Mostra Personale dal titolo “Chick ‘n’ chic” della pop artist Francesca Falli.
La mostra è curata da Ivan Caccavale e sarà presentata da Francesca Romana Fragale, presidente della Corrente Artistica dell’Effettismo. Dopo 35 anni Francesca Falli ritorna ad esporre con una personale nella sua città natale. Infatti la precedente si tenne nel lontano 1984.
Il recupero e la valorizzazione della memoria storica di L’Aquila è lo scopo del progetto della mostra che di seguito è presentato attraverso il “ritorno al Centro” perché le persone possano riviverlo anche con lo sguardo rivolto verso immagini nuove. La mostra sarà allestita e presentata dal 6 dicembre 2019 e rimarrà per tutto il periodo delle Festività Natalizie nel cuore del Centro storico della Città ed in particolare nel negozio “Manzi” fronte stante la Piazza del Duomo, dove saranno esposte opere sul tema del paesaggio visivo aquilano, rivisitato in stile New Pop, con elementi target moda. Anche l’allestimento diventa un atto creativo ed estetico con l’intento di superare il concetto di ambienti separati perché l’artista riesce a cogliere in ogni sua esperienza artistica una relazione anche con un luogo particolare, appunto un negozio, per la “riscoperta” della Città e la riviviscenza della sua radicata identità culturale. Le opere, realizzate utilizzando le più recenti innovazioni in campo artistico dalla visual art alla digital art unite ad interventi manuali, sono state esposte in altri percorsi artistici, curati da gallerie internazionali. L’artista fa parte di importanti scuderie artistiche che hanno sede a Milano, Bergamo, Amburgo, San Diego (California), Svezia.

La mostra è sponsorizzata dalla Fondazione Carispaq dell’Aquila.

SHORT-BIO DI FRANCESCA FALLI
Francesca Falli inizia a dipingere da bambina, sotto la guida del nonno materno, ed ha fatto del campo artistico la sua sfera di attività professionale. Ha studiato Decorazione Pittorica presso l’Istituto d’Arte dell'Aquila, Grafica pubblicitaria e editoriale presso l’Istituto Europeo di Design di Roma e Pittura presso l’Accademia di Belle Arti. È stata allieva di Fulvio Caldarelli. Negli anni '90 frequenta lo studio di Fabio Mauri. Inizia la professione di grafico free lance nel 1983 realizzando progetti per enti pubblici e società private. Contemporaneamente si è dedicata alla pittura realizzando decorazioni Art decò in abitazioni private, ristoranti, alberghi e murales per amministrazioni comunali e privati. L’attività di grafico pubblicitario non le ha impedito di alimentare con regolarità una originale ricerca artistica.  La contaminazione tra le due discipline si è anzi arricchita in tempi recenti: in questo momento la sua riflessione /sperimentazione è rivolta al collage digitale e la grafica unita alla tecnica manuale ha un ruolo fondamentale nelle sue opere. Questo nuovo orientamento nell’approccio artistico ha una genesi particolare. Il sisma che ha colpito la città dell’Aquila nell’aprile 2009 ha distrutto il suo laboratorio rendendo in-agibili i tradizionali strumenti di lavoro. La consuetudine ed il bisogno di manipolare quotidianamente i colori si sono, per così dire, dematerializzati, trasmigrando verso la creazione di una innovativa modalità di “lavoro artistico” in cui la pittura e la decorazione si contaminano con le possibilità delle nuove tecniche digitali. Il terremoto ha condizionato profondamente anche il suo stato d'animo inducendola a produrre opere che evocano scenari dominati da caos, incertezza, indefinitezza, frammentarietà, ri-costruzione dell’anima e del pensiero, che si riferiscono alle trasformazioni subite dalla sua città natale. Le sue opere si ispirano ai maestri della Pop Art con rielaborazioni, sperimentazioni, provocazioni. Le opere degli anni più recenti, della serie “specchi computerizzati”, sono rappresentativi di questo stato di indeterminatezza in cui versa la città ma anche l'umore dei suoi abitanti, influenzandosi reciprocamente, e rappresentano la confusione della sua città. Il materiale specchiato produce due effetti, quello di "osservarti" ma anche di attraversarlo e "andare oltre". Una continua ricerca la porta alla produzione dei “Pollage” che stanno riscuotendo interesse
da parte di critici e storici e vanno diffondendosi nel mondo dei collezionisti. Ha esposto i suoi “Pollage” nella sezione grandi Gallerie nelle principali Fiere di arte contemporanea italiana accanto alle opere Warhol, Festa, Angeli e Schifano. È ideatrice di numerose pubblicazioni editoriali artistiche, nel 2000 ha progettato e realizzato il “Premio Internazionale per la Pace” assegnato al Santo Padre, Papa Giovanni II. È storicizzata all'interno del Catalogo dell’Arte Moderna Mondadori e dell'Atlante dell’Arte de Agostini. È socia del Centro Interdisciplinare di ricerca sul paesaggio contemporaneo. E‘ uno dei tredici membri firmatari della corrente pittorica l’Effettismo. Ha vinto premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Le sue opere sono esposte in collezioni permanete in gallerie d’arte e musei. Ha esposto a: L’Aquila, Pescara, Roma, Venezia, Formentera, Bergamo, Napoli, Milano, Miami, Västerås. Fiera di Genova - Sezione grandi Gallerie, Fiera di Bologna - Sezione grandi Gallerie, Treviso,  Salerno, Ischia, Amalfi, Matera, Caserta, Cava dei Tirreni, Malta, Stoccolma, Palestina, San Pietroburgo, Figueres, Arles,  Malta, Motta di Livenza, New York,Parigi, Palermo, Spoleto, Amburgo, Praga, Lisbona, Bologna, Longarone Fiere,  Vasto,  Casagiove, Lanzarote, San Diego (Stati Uniti), Casagiove, Chengdu, Capua, Niğde (Turchia), Instabul, Mumbai (India),  Ercolano, Palazzo Albrizzi Capello, in concomitanza con la rassegna del Padiglione Guatemala presente  alla 16 Biennale di Venezia e ha esposto in concomitanza della Biennale di Architettura a Venezia, Mosca,  Londra, Lanciano, Shanghai, Torino, Weiz.

HANNO SCRITTO DI FRANCESCA FALLI:
Alberto Bazzucchi, Ivan Caccavale, Cecilia Casorati, Fulvio Caldarelli, Federico Caloi, Nevia Capello, Josè Dalì, Sonia De Girolamo, Roberto Dudine, Francesco Delli Santi, Antonio Gasbarrini, Andrea Giostra, Fabio Mauri, Veronica Nicoli, Salvo Nugnes, Enrico Sconci, Lucia Spadano, Rosita Taurone, Francesca Romana Fragale, Ghada Zaky, Zibbà

TESTO DEL CRITICO IVAN CACCAVALE CHE CURA LA MOSTRA
«Francesca Falli – “Chick ‘n’ chic”»
Il repertorio di Francesca Falli, artista aquilana, colpisce per l’attenzione particolareggiata verso un animale comune, ben noto all’essere umano, il pollo, buffo volatile restituito alla cultura popolare come sinonimo di persona sciocca, facilmente raggirabile. La scelta di utilizzarlo come soggetto identificativo della sua arte nasce a seguito di un bizzarro sogno, in cui una personalità di sua conoscenza andava assumendo le caratteristiche del pennuto in questione: un’immagine visionaria, novello racconto delle Metamorfosi ovidiane. Se vogliamo, anche una sorta di sogno di Costantino, che ha indicato al Maestro la via da seguire per l’affermazione sul panorama artistico odierno. La familiarità con il mondo aviario chiama in ballo un confronto con Alberto Savinio. Come quest’ultimo, l’autrice in questione risulta ironica, visionaria, senza tuttavia quell’inquietudine, voluta, e quell’effetto straniante che si avverte nelle opere del celebre fratello di Giorgio De Chirico.  Ella preferisce infatti essere giocosa fino in fondo, avvalendosi di una leggerezza e di una spensieratezza non comuni, tipiche della sua persona e del suo modo di affrontare la vita. In orchestrazioni del genere viva è l’ammirazione per la Pop Art, con tutta quella serie di icone e simboli che tale corrente ha cristallizzato per sempre nell’immaginario collettivo. Dal movimento in questione la Falli mutua inoltre un altro elemento importante della sua poetica: la serializzazione. Facilmente riproducibili, i suoi lavori grafici inondano infatti diversi supporti: tavolette di legno, specchi, lastre di plexiglass, con rese estetiche ogni volta differenti. Nonostante sia ideologicamente di immediata fruizione, come d’altronde il movimento che tanto la aggrada (improntato a mettere in luce i meccanismi e le logiche del modello economico del consumismo), non altrettanto immediata è la lettura delle sue opere. Lo spettatore viene infatti proiettato, anzi catapultato, in un coacervo di immagini, che deve identificare e connettere, seguendo le associazioni fantasiose dell’artista.  Tali operazioni di estrapolazione iconiche dalla cultura popolare e di successivo e originale riassemblaggio mi spingono a definire l’esecutrice qui analizzata “un originale rapsodo della cultura visiva contemporanea”. Ai toni scherzosi e divertenti di ambito visivo corrisponde un parimenti divertente gioco di parole, di matrice dada: assonanze e consonanze fonetiche danno vita a titoli originali e beffardi, che dissacrano la storia dell’arte. In particolare, sulla scia della lezione duchampiana, l’ideatrice di questi lavori, gioca con i Grandi del passato; si distinguono, qua e là, porzioni di opere famose: la “Testa di Medusa” del Caravaggio, “Gli amanti” di Magritte, la “Sacra Conversazione” di Piero Della Francesca, tutti asservite al suo gioco compositivo. Non mancano personaggi della storia: la testa della delfina e poi regina di Francia  Maria Antonietta, dall’espressione composta, imbellettata, viene rimaneggiata e scarabocchiata; essa compare sul buffo corpo di un pollo allo spiedo, di un blu azzurro ciano davvero poco appetibile; su un pollo destinato al consumo alimentare color rosa pallido in lingerie,  affiancata a zoom su zampe di gallina smaltate o un ritagli di immagine della celeberrima Audrey Hepburn; ancora, il cranio gentilizio della sovrana è in braccio ad un ala di pollo, intenta a fare sberleffi al fruitore. In questo mondo caotico e colorato emergono all’occhio dell’osservatore riferimenti al mondo glam: una vanitosa pollastra, esponente della middle class avicola, si presenta all’astante con una vezzosa cloche; la sagoma di un’altra, invece, avanza da uno sfondo metallizzato e cangiante (che ricorda le accattivanti luci di una sfilata), tra una miriade di oggetti, con un atteggiamento sicuro e convinto: la sua falcata, in realtà buffa e ridicolizzata, suscita generale ilarità, l’obiettivo primario della Falli. Ridicola è pure la creatura chimerica composta dal capo di Elsa Schiaparelli, celebre rivale di Coco Chanel, sul corpo di pollo in posa seducente, con la coscia nuda bene in vista. I suoi bollenti spiriti vengono spenti dal ventaglio ripreso dalla “Giovanetta tahitiana con ventaglio” di “Pol” Gauguin. D’altronde, come diceva Jean Paul, «L’ironia e l’intelligenza sono sorelle di sangue».

Ivan Caccavale
Critico e storico dell’arte, curatore di mostre

Francesca Falli

Intervista a Emanuela Panatta, artista tenace, determinata e sognatrice: La sala prove e il palcoscenico da sempre la mia casa

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di Laura Gorini. Ne ha fatta di strada Emanuela Panatta: da Non è la Rai, ancora giovanissima, è diventata una brava attrice di teatro e una valente scrittrice. Il tutto senza dimenticare la grande passione per la danza.

Emanuela, attrice, ballerina e scrittrice. Nasce prima la passione per la recitazione, per il ballo o per la scrittura?
Avevo 4 anni quando entrai nella mia prima scuola di danza dove iniziai a muovere i miei primi passi.

Ma chi ti ha avvicinata alla danza?
Appena ho iniziato a stare in piedi, da autodidatta, non facevo altro che ballare ed esercitarmi di nascosto in acrobazie. Tutti erano molto preoccupati. Le  maestre chiamavano mia madre dicendole che non stavo ferma un secondo e che coinvolgevo gli altri bambini in esercizi fisici pericolosissimi e le chiedevano dove avevo imparato a stare sulle punte, a fare il ponte,  la spaccata, le rovesciate, le ruote, le verticali, i salti, ecc.
In pratica, ho imparato da sola, guardando i balletti che mi facevano vedere i miei nonni. Era evidente che avevo una forte attitudine, molta energia e dovevo focalizzarla in una disciplina. Cosi i miei genitori mi iscrissero a danza.
E l'amore per la recitazione quando è nato? E quello per la scrittura?
Il mio gioco preferito da piccola era parlare da sola per ore. Amavo intrattenere durante i pranzi di famiglia. Penso di aver sempre recitato. Da quando imparai a leggere, leggo, e a scrivere, scrivo.
Ho quaderni e penne ovunque, quando entro in una cartoleria ne compro almeno due. Appunto tutto su carta con penna.
Foto di Paola Panatta
Ti apprezzo da quando, giovanissima, facevi parte delle splendide ragazze di “Non è la Rai”. Di tempo ne è passato, ma a livello umano che cosa è rimasto di quella ragazzina?
Grazie per il tuo apprezzamento! Era il 1991. Amo la mia “bambina” interiore, abbiamo fatto un patto meraviglioso: ci coccoleremo e non ci lasceremo mai!
Manupotrà sempre contare su Emae viceversa. Conservo la tenacia, la leggerezza, la disciplina, la determinazione e i sogni. Sono sempre stata libera, indipendente e interessata a me.
Perché hai accettato di partecipare?
Ti rispondo partendo dal principio: come arrivai negli studi televisivi, “alcuni autori Mediaset vennero nella scuola di danza dove studiavo a Roma la Mondial Dancee mi scelsero durante una lezione di danza classica, insieme ad altre cinque compagne. Ero molto dotata fisicamente. Con la mia scuola, dove studiavo tutte le discipline che preparano al Musical, partecipavamo a molti concorsi di danza, trasmissioni TV e avevo già preso parte ad un film a 12 anni, diretto da Maurizio Angeloni, “La mia musica”, dove interpretavo il ruolo della protagonista da piccola. Ho debuttato con “Bulli e Pupe” insieme alle mie compagne: fu un’esperienza divertente a quell’età. Negli anni a seguire ho continuato a ballare: mi interessava formarmi al meglio e diventare una ballerina professionista. Ho lavorato sodo per questo, del resto, lavoro sempre con molto impegno.
Mi preparo. Voltandomi indietro, osservo ed è chiaro che non avrei potuto fare altro. La sala prove e il palcoscenico sono da sempre la mia casa.
Credi che, oggigiorno, molti giovani cercano di partecipare a Reality e Talent perché non esistono più programmi come Non è la Rai?
Esiste un altro modo di fare comunicazione.  I Social hanno rivoluzionato tutto. Ci sono programmi interessanti oggi, come negli anni passati. Ma il gusto è soggettivo. Ognuno infatti agisce e sceglie in relazione alla sua storia personale. Il Talent e il Reality possono essere delle possibilità per alcuni, ma per altri no. Esattamente come fu Non è la Raiper molte di noi, allora ancora adolescenti. È importante essere onesti e portare sé stessi in ogni cosa.Intendo dire: che sia un Talent o un Reality, mostrarsi per ciò che si è veramente, è da coraggiosi.  L'onesta premia e se si hanno delle reali attitudini la maggior parte delle volte si potranno avere delle possibilità. A volte è necessario fermarsi, prepararsi bene, saper aspettare, non avere fretta e dire di no, se non siamo pronti o se tale esperienza non si confà a noi stessi, alle nostre attitudini e alle nostre capacità. Preservare le energie e non fare qualsiasi cosa pur di essere parte di un progetto, capire quindi se ne vale realmente la pena oppure no. Del resto, come si suol dire, “le cose accadono”.  
Sii sincera. se tu dovessi oggi debuttare nel mondo dello spettacolo, sceglieresti di partecipare a un Reality o a un Talent?
Dipende, dovrei valutare molte cose: in quale momento della mia vita capiterebbe la proposta, che tipo di Reality o Talent mi proporrebbero, cosa dovrei fare, oltre chiaramente alla parte economica, etc.
Se ti chiedessero di svolgere il ruolo di insegnante in TV, lo accetteresti?
Dipende dal programma. Mi piace insegnare e mi da molta soddisfazione. Penso che accetterei. Posso dirti che oggi tornerei in televisione per presentare un programma d'intrattenimento culturale o di satira.
Foto di Azzurra Primavera
A proposito, chi consideri tuttora i tuoi maestri? E per che cosa ti senti di ringraziarli?
La mia professoressa del liceo, Annarita, che insegnava Lettere e Filosofia. La Filosofia mi ha aperto un mondo. Tra i miei insegnanti di danza, invece, ringrazio Ivana Gattei, Stefano Sellati, Mauro Mosconi e Roberto Salaorni per la disciplina, la cura, la preparazione e il rispetto. La mia insegnante di recitazione Beatrice Bracco con la quale ho avuto un legame importante e prezioso. Grazie alla sua fiducia oggi, oltre a lavorare come attrice, insegno il lavoro del corpo finalizzato al lavoro dell’attore. I libri sono i miei maestri. Luigi, il mio nonnino, per avermi insegnato fin da piccola ad essere interessata per diventare una donna interessante: mi regalava i testi di Tolstoj, Cechov, Shakespeare, etc. E per farmi addormentare mi leggeva in latino le favole di Fedro e mi parlava di Federico Fellini e di Ettore Scola.
Andavamo al cinema e ascoltavamo musica classica.
E poi mi sento di ringraziare la mia famiglia in toto.
Emanuela oggi. Dove possiamo apprezzarla? A che cosa stai lavorando ora?
Emanuela oggi lavora su sé stessa, cercando di essere ogni giorno un’ essere umano migliore. Mi amo e trascorro pertanto molto tempo con me.
Il 18 dicembre al Teatro Cometa Off di Roma alle ore 21.00 presenterò un primo studio, una mise en espace di CIVICO 33 monologhi di donne, il mio libro che ho pubblicato nel 2016 con la casa editrice Il Torchio.
Il progetto ha come fine la messa in scena teatrale.

Da ottobre su www.radiokaositaly.compresento “Civico 33 musica sensi e sessi”, programma radiofonico che nasce sempre dal mio libro, ogni giovedì in diretta streaming dalle 19.00 alle 21.00, con ospiti speciali in studio e musica dal vivo.
Foto copertina di Azzurra Primavera

Contagiati, 12 racconti nell’ultimo libro di Andrea Mauri: "il contagio più bello è quello della vita". L'intervista di Fattitaliani per Segnalibro

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Il libro "Contagiati" di Andrea Mauri è una raccolta di dodici racconti, dodici storie tormentate e visionarie, di cui alcune apparentemente improbabili ma realisticamente percepite, in cui l’autore ci racconta la sua ossessione per la malattia e il disagio del vivere moderno, descrivendo magistralmente quello sconvolgimento causato dal contagio che tocca amori, amicizia, famiglia e proponendoci la scrittura come unica terapia efficace contro le infezioni della vita, siano esse fisiche o psicologiche. Fattitaliani lo ha intervistato per la rubrica Segnalibro.

Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Turno di notte di Sarah Waters; Ho paura torero di Pedro Lemebel e Le macchinazioni di Baret Magarian. Li sto leggendo quasi contemporaneamente.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Confessioni di una maschera di Yukio Mishima. Mi sono ritrovato nella perenne ricerca della propria identità.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Per prima cosa il passaparola durante le fiere del libro. Inoltre faccio parte di un gruppo di lettura, dove oltre a votare il libro che tutti leggeremo al prossimo appuntamento, escono fuori validi suggerimenti di letture da non perdere.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
Le Metamorfosi di Ovidio durante la calda estate tra viaggi in treno e spiaggia.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità?
Di narrativa sembra che i noir siano un sempreverde. Noto un fiorire di saggi negli scaffali delle librerie. Segno che il genere appassiona i lettori. Percepisco una grande voglia di capire dove andrà a parare il mondo che abitiamo.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Mi affascinano le atmosfere sospese della letteratura del Centro e Sudamerica. Sono stato rapito dai quartieri polverosi e sonnolenti di Città del Messico descritti da Roberto Bolaño in Amuleto, quartieri che di notte sfoderano una vitalità disperata alla ricerca di riscatto.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
La torta in cielo di Gianni Rodari. Ho sorriso immaginando le espressioni dei bambini nel vedere piombare dal cielo come meteoriti frammenti di una torta golosa.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere? 
La raccolta di poesie di Giovanna Cristina Vivinetto, Dolore minimo, dove i versi scavano nel dolore di chi si scontra con il pregiudizio e la discriminazione per essere nato in un corpo sbagliato. Anche dopo la transizione da maschio a femmina, lo sguardo osceno e morboso del prossimo non smette mai di posarsi su colei che ha sofferto per scelte difficili.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare? 
La scrittura radical-chic e piena dì cliché nel romanzo Splendore di Margaret Mazzantini. Troppo politicamente corretto per i miei gusti.
Quale versione cinematografica di un libro l'ha soddisfatta e quale no?
Mi è piaciuto il film “Il nome della rosa” di Jean-Jacques Annaud del 1986 (non la recente serie televisiva che ho trovato noiosa). Invece mi ha deluso il film “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino (2018), mentre ho trovato il romanzo di André Aciman più profondo.
Quale libro sorprenderebbe i suoi amici se lo trovassero nella sua biblioteca?
Un libro qualsiasi di Bruno Vespa.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
Ulisse con la sua vita avventurosa e complicatissima: la metafora della vita che ci mette alla prova ogni giorno. Come antagonista penso alla Balena Bianca di Melville. In ballo c’è il diverso, l’anormale, il fuori regola che fa paura, che alimenta l’ignoranza nel senso della non conoscenza e perciò viene cacciato ai margini dell’esistenza.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
Non amo le tavolate dispersive, quindi a cena preferisco pochi ospiti, al massimo quattro, con i quali conversare tranquillamente. Inviterei Italo Calvino perché da lui cercherei di carpire i segreti della sua fervida fantasia e i meccanismi, se ce ne sono, per costruire personaggi così potenti, come il visconte dimezzato. Vorrei cenare anche con David Leavitt per capire come si fa a esordire con un romanzo potente quanto “La lingua perduta delle gru”. Farei accomodare accanto a me Antonio Tabucchi per dirgli che ho apprezzato tutti i suoi libri e che non smetterò mai di evocare la scena degli scarafaggi in una corsia di ospedale in “Notturno indiano”. Infine inviterei Pier Vittorio Tondelli perché l’avrei voluto come amico. Lo so, un tavolo un po’ troppo patriottico, ma eviterei di sforzarmi di parlare inglese.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire? 
Amnesia di Douglas Anthony Cooper. Un intreccio tra letteratura e filosofia che mi ha risucchiato in una fase di distrazione. Non sono riuscito a concentrarmi sulla lettura, ma non escludo che lo riprenderò dopo aver terminato i libri che sto leggendo.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Voglio osare: Marcel Proust. Sia mai che riesca a trovare dove si è nascosto il mio tempo perduto.
Che cosa c'è di Andrea Mauri in "Contagiati"?
Sono aperto a qualsiasi forma di contagio. Come recita la dedica, il contagio più bello è quello della vita. E poco importa se la vita si manifesta anche attraverso la malattia. Il dolore e la sofferenza non devono essere considerati nemici dell’uomo, bensì suoi stretti alleati. Senza di loro, non si può apprezzare la pienezza della vita. È il vuoto creato dalla malattia a generare nuovi impulsi vitali e volevo raccontare proprio questi nuovi impulsi. Giovanni Zambito.

L'AUTORE
Andrea Mauri è nato e vive a Roma. Dal 1995 lavora come redattore Rai nelle produzioni di Raiuno, Raitre e Rai Educational. Ha pubblicato Mickeymouse03 (2016), L’ebreo venuto dalla nebbia (2017), Due secondi di troppo (2018). Scrive racconti sulla rivista letteraria «Carie» e sui blog «Svolgimento», «Words Social Forum» e «Squadernauti». Da inedita, la raccolta di racconti Contagiati si è già guadagnata il primo posto al Premio Letterario Nazionale Autori Italiani 2017, una menzione di merito al Premio Gustavo Pece 2017, ed è stata finalista al Premio Quasimodo 2017. 
IL LIBRO
La quarantena è il periodo di segregazione cui è sottoposto il contagiato, il diverso, una fase probatoria necessaria a smascherare la malattia, un luogo di isolamento in cui la salute è sospetta, spiata da dietro un vetro di diffidenza. Fino al momento della diagnosi, la condanna alla solitudine forzata è preventiva, perché la salute degli uomini è troppo precaria per rischiare, e l’untore va isolato. Il virus fa tanto più paura quanto più viene da lontano, perché le vie sconosciute percorse dal diverso non possono che essere strade pericolose, terre infette. Così, lo spauracchio del contagio separa mariti da mogli, genitori contagiosi da figli deludenti; i seni nutrienti delle madri divengono ricettacolo di batteri, il latte un veleno trasmesso con l’inganno della vita. Perfino l’amore diventa un sospetto episodio virale, quando l’inverno lo spoglia dei suoi fiori e ne rivela i frutti guasti. In dodici storie tormentate e visionarie, di cui alcune apparentemente improbabili ma realisticamente percepite, Andrea Mauri ci racconta la sua ossessione per la malattia e il disagio del vivere moderno, descrivendo magistralmente quello sconvolgimento causato dal contagio che tocca amori, amicizia, famiglia e proponendoci la scrittura come unica terapia efficace contro le infezioni della vita, siano esse fisiche o psicologiche. Una raccolta di brevi, intensi, racconti orizzontali, in cui il registro narrativo si pregia di un pathos via via crescente, che consacra l’autore tra le più interessanti penne del panorama della scrittura contemporanea.
Contagiati Andrea Mauri 
Ensemble – Collana Officina – 
Narrativa 2019 122 pg. 12 € 
9788868815127

FiuggiStoria 2019, i finalisti della decima edizione

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ROMA - Il Comitato Lettori della Fondazione Levi Pelloni, riunitisi in Via Vittoria a Roma e presieduti da Pino Pelloni e dalla Segretaria del Premio Vera Manacorda, hanno annunciato i finalisti della decima edizione del Premio FiuggiStoria 2019.
I libri selezionati, per questo Premio che nasce dal basso, sono stati segnalati dai vincitori le edizioni precedenti e dal Comitato di lettura composto dagli “Amici del FiuggiStoria”. Il prossimo 13 dicembre 2019, presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto in Roma (Via del Seminario, 76), la cerimonia della premiazione. Il Premio, promosso dalla Fondazione Giuseppe Levi-Pelloni, quest’anno è dedicato al giornalista, storico dell’emigrazione e docente universitario Francesco Durante, scomparso nello scorso mese di agosto.
SAGGISTICA
L’Italia tra le grandi potenze. Dalla Seconda Guerra mondiale alla Guerra fredda di ELENA AGA ROSSI (Il Mulino); L’Italia liberata. Storie partigiane di DANIELE BIACCHESSI (Jaca Book); 1938. L’Italia razzista di FABIO ISMAN (Il Mulino); Tripoli addio di LEONARDO PETRILLO (I Libri del Borghese); La guerra per il Mezzogiorno di CARMINE PINTO (Laterza); Salvate gli italiani. Mussolini contro Hitler. Berlino 1944 di ALFIO CARUSO (Neri Pozza).
BIOGRAFIE
Una eterna giovinezza di SERGIO CAMPAILLA (Marsilio); Concetto Marchesi e il Comunismo italiano di LUCIANO CANFORA (Laterza); Ciano di EUGENIO DI RIENZO (Salerno Editrice); Togliatti, il realismo della politica di GIANLUCA FIOCCO (Carocci editore); Clementina Caligaris. Storia di una consultrice di DARIO PETTI (Atlantide Editore), La temeraria di MARINA VALENSISE (Marsilio).
ANNIVERSARI
Disobbedisco di GIORDANO BRUNO GUERRI (Mondadori); Sulla cima del mondo di ORLANDO DONFRANCESCO (Historica); Prima di Piazza Fontana. La prova generale di PAOLO MORANDO (Laterza); Mogadiscio 1948. Un eccidio di italiani di ANNALISA URBANO e ANTONIO VARSORI (Il Mulino); La luna di Fiume di LUCIO VILLARI (Guanda).
ROMANZO STORICO
Il sentimento di ferro di GIAIME ALONGE (Fandango Libri); Il bel tempo di tripoli di ANGELO ANGELASTRO (E/O); I Moncalvo di ENRICO CASTELNUOVO (a cura di Gabriella Romani- Interlinea-Novara); Ti rubo la vita di CINZIA LEONE (Mondadori); Il martire fascista di ADRIANO SOFRI (Sellerio); La ragazza di Chagall di ANTONELLA SBUELZ (Forum); Quando Primo Levi diventò il signor Malaballa di CARLO ZANDA (Neri Pozza).
DIARI, EPISTOLARI & MEMORIE
I leoni di Sicilia. La saga dei Florio di STEFANIA AUCI (Nord); L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia di FILIPPO BONI (Longanesi); Io, prigioniero in Russia di VINCENZO DI MICHELE (Gedi); Bora di ANNA MARIA MORI e NELIDA MILANI (Marsilio); Gli Irriducibili di MIRELLA SERRI (Longanesi); Un console in trincea di VALENTINA SOMMELLA (Rubbettino).
Nel corso della cerimonia del 13 dicembre verranno premiate anche le sezioni FiuggiStoria Europa, FiuggiStoria ScienzaFiuggiStoria SportMultimedia e “Gian Gaspare Napolitano-Inviato Speciale”.

ELECTRIC LADYLAND, uscito "LIBERAMENTE" il nuovo album del gruppo pop-rock

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foto di Monia Di Santo
Dal 29 novembre disponibile in tutti gli store e piattaforme digitali “Liberamente”, il nuovo album degli Electric Ladyland, anticipato dal singolo "Oltre il muro del suono", uscito lo scorso 22 ottobre.

A proposito del nuovo album gli Electric Ladyland hanno dichiarato: "L'amore per la musica e per le parole usate con semplicità, ci aiutano a divulgare la nostra passione e le nostre emozioni".

Questa la tracklist di "LIBERAMENTE": "Oltre il muro del suono", "Il profumo dell'estate", "Spento", "La canzone irriverente", "Liberamente", "L'urlo", "Che sarà di noi", "Strano Giorno".

"Oltre il muro del suono", singolo che ha anticipato l’uscita del disco, descrive uno degli aspetti più affascinati, ma al tempo stesso più complicati di qualsiasi esistenza umana, ovvero la capacità di superare i diversi ostacoli che la vita ci pone davanti. E’ solo conoscendo la sconfitta, la sofferenza, lo sforzo e lo smarrimento che s’impara a trovare la giusta via per uscire da un periodo cupo. Chi ci riesce matura una stima, una sensibilità e una comprensione della vita che gli permette di essere, alla fine, una persona migliore.

Il singolo é accompagnato da un (video) che ha come protagonisti Federica, la vocalist del gruppo, e due giovani ragazzi che coltivano passioni diverse tra loro. Nella prima parte del video i tre protagonisti hanno dei problemi evidenti nell’esprimersi come vorrebbero. I risultati non arrivano e si sentono demoralizzati. Ciò causa loro un senso di sfiducia in se stessi. Tuttavia, quel fallimento li fa reagire con forza. Iniziano a lavorare duramente senza demordere fino al raggiungimento dei propri  obiettivi.

Electric Ladyland é un gruppo pop rock di recente costituzione ma formato da artisti che vantano una notevole esperienza concertistica. Electric Ladyland nasce da un'idea di Attilio Bergamin, chitarra acustica ed elettrica e Andrea Moschetti chitarra elettrica e arrangiatore che, ascoltate alcune registrazioni di Federica Vanacore, la scelgono come vocalist della band chiamando Riccardo Tosi alla batteria e percussioni, Fabrizio Fogagnolo al basso e Jacopo Zappa alla tastiera.

"Oltre il muro del suono" e  "Il profumo dell'estate" (pubblicato a fine luglio) sono due assaggi dall'album "Liberamente" uscito venerdì 29 novembre 2019.





Andrea Zanetti, La pace e le guerre d’Italia fra il Quattrocento e il Cinquecento nel romanzo "İl Principe Di Venezia"

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Corre l'anno 1509. Siamo a Venezia, la capitale dell'impero più grande, terza per la popolazione del continente. Un uomo incaricato di portare una lettera al Palazzo ducale, compie la sua missione, e cambia così i destini della Repubblica.

Dopo quest'incipit, c'è un salto indietro di venticinque anni, nel 1494. Sta volgendo al termine il Quattrocento, il secolo della Serenissima. Caterina Cornaro, in veneto chiamata Corner, è la figlia della Repubblica Veneziana e la regina di Cipro, Armenia e Gerusalemme, riceve da Enrico Dandolo una convocazione al Consiglio dei dieci di Venezia. Il capo del Consiglio e una persona fidata del Doge, Dandolo le chiede di recarsi in Francia, a Tours, nella residenza di Carlo VIII di Valois che avrebbe avuto, secondo le fonti attendibili, l'intenzione di attaccare il Regno di Napoli dominato dalla Spagna. Il compito che Caterina deve portare a termine è quello di parlamentare con il Re Carlo. La Serenissima Repubblica di Venezia si espande, per terra e per mare, e ha bisogno di annettere la Puglia per controllare gli scambi commerciali con l'Oriente. 

Andrea Zanetti, veneziano di nascita ed esperto della storia e della politica internazionale di mestiere, riesce a creare un intreccio partendo dai fatti storici ben precisi. Per il lettore è una rara occasione di venire a contatto con la valorosa storia, e, anziché avere fatica a collegare i fatti che accadono, sentirsi all'improvviso a proprio agio, a tu per tu con la storia, fino al punto di vivere in quel passato glorioso facendone parte integrante.  

"La pace non è mai sicura in questo mondo di guerra", - afferma il Doge di Venezia, e si attiene alla politica riconducibile alla massima "si vis pacem para bellum". Il romanzo è composto da due parti fondamentali, in cui la prima racconta i tempi della pace (avendo per il titolo "si vis pacem"), e la seconda - le guerre. Non sono tralasciate le attività diplomatiche, come quella, ad esempio, dell'ambasciatore veneziano in Francia Zaccaria di Francesco Contarini - figura storica e personaggio realmente esistito che tutt'oggi ha una sua valenza per aver proposto iniziative di cui ancora si serve la diplomazia attuale.

Un romanzo che interesserà non solo gli appassionati di storia e coloro che amano Venezia, bensì tutti i lettori per un avvincente trama che riguarda la vita privata della grande sovrana Caterina Corner alla quale la Serenissima deve l’annessione dell’isola di Cipro. 

Chi sarebbe il Principe di Venezia a cui questo scritto è dedicato è un grande segreto custodito gelosamente dai più potenti sovrani d’ Europa di quei tempi. Una saga che avrà sicuramente un seguito e ancora farà parlare di sé.



Titolo: Il Principe di Venezia
Autore: Andrea Zanetti
Genere: Romanzo storico
Casa Editrice: Piazza Editore
Pagine: 400
Prezzo: 16,00 
Codice ISBN: 978-88-6341-198-0


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Di madre in figlia, dal 12 al 15 dicembre 2019 al Teatro Studio Uno: l'eredità della famiglia tra amore e contraddizione sullo sfondo delle tradizioni di Natale

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Dal 12 al 15 dicembre 2019 sarà in scena al Teatro Studio Uno di Roma “Di madre in figlia” spettacolo tratto dal racconto di Federica Ponza, diretto da Andrea Di Palma con in scena Patrizia Ciabatta, protagonista di una storia densa e commovente sul delicato e controverso rapporto familiare di una madre e una figlia, ricordato attraverso la routine delle tradizioni di Natale.

La voce di una mamma nelle orecchie di una figlia, ad ogni Vigilia, come in un rituale infinito e rassicurante, a cui si prende parte ogni anno con la sicurezza che nulla di diverso ci potrà essere. Finché qualcosa di sotterrato sotto le tradizioni, nascosto tra le luci, taciuto dietro mille domande viene fuori e la Vigilia non sarà più la stessa, non quella che questa figlia ha imparato a conoscere ed amare per tutta la vita… perché a volte basta un’unica consapevolezza a cambiare ogni cosa e a darti la certezza che niente sarà mai più come prima.

E da lì, ci può essere solo un prima e dopo: chi si è prima di allora, chi si sarà dopo. Quando non rimane che un'eredità, che si tramanda di generazione in generazione. Ma prima lei, la figlia, non poteva saperlo, non ne aveva idea…Un attimo di lucidità e non sarai mai più bambina.

Il racconto “Di madre in figlia” è stato finalista nel 2016 del concorso A Sea of Words, indetto dallo IEMed (European Institute of the Mediterranean, Barcelona) e Anna Lindh Foundation (Alexandria d’Egitto)

Definirlo un testo sulla violenza di genere è esatto, ma non esaustivo: è un testo complesso, sfaccettato, sfumato, che gioca con rimandi, analogie, ciclicità; un gioco di specchi che balla sul concetto di eredità che si trasmette nel rapporto unico instaurato tra una madre e una figlia, protagonista della storia, che seguiamo nel suo percorso formazione.


“Di madre in figlia” dal 12 al 15 dicembre 2019

Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).

Ingresso 12 euro. Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21,00 e Dom ore 18.00



Per info: 3494356219- 3298027943

www.teatrostudiouno.com – info.teatrostudiouno@gmail.com

Il cantautore An To a “Le Iene” con Nek

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Il cantautore abruzzese An To (al secolo Antonio Tagliafierro) è stato tra i protagonisti di uno degli ultimi scherzi de “Le Iene”, su Italia 1. È stato infatti scelto, insieme ad altri fans di Nek, per trascorrere con lui un’intera giornata prima di un suo concerto.
Il cantautore romagnolo li ha accolti nella hall del suo hotel a Roma, e mentre davanti alle telecamere dispensa abbracci e grandi sorrisi, una volta spenti i riflettori si mostra all’apparenza tutt’altro che gentile con i suoi fans, apparsi visibilmente delusi dal loro mito. Ma dietro tutto questo si nasconde lo zampino delle Iene, che hanno voluto preparare per tutti uno scherzo un po’ inaspettato e diverso dal solito. 
An To non l'ha presa molto bene e quindi Nek ha deciso di farsi perdonare, facendogli un sorprendente regalo ovvero invitandolo ad esibirsi sul palco prima del suo concerto, il prossimo 20 gennaio 2020 presso il Teatro Augusteo di Napoli.

Con l'occasione An To potrà cantare la sua “Laura c'è”, canzone che ha scritto come parodia alla celebre canzone di Nek “Laura non c’è”. Il brano, contenuto nel suo cd “Ridevano tutti di me” è stato molto apprezzato dallo stesso Nek, che già qualche tempo fa aveva speso parole positive per la canzone di An To, inviandogli personalmente un videomessaggio sui social, per ringraziarlo di questo omaggio e fargli un personale in bocca al lupo per la sua carriera artistica.

La title track dell'album “Ridevano tutti di me” è anche l'ultimo singolo di An To, un brano importante che vanta il featuring di Massimiliano Ciurlino in arte Massi, con al centro un tema delicato e di grande attualità come il bullismo, che l’artista ha vissuto sulla propria pelle e ha voluto raccontare per far sentire meno soli i ragazzi che si trovano a subire tutti i giorni angherie di ogni tipo.


Per ascoltare “Laura c'è” https://youtu.be/Q14MROJWaoY

Il videoclip di “Ridevano tutti di me”: https://youtu.be/qhjYtJlof94




MARILÙ S. MANZINI CON LE SUE OPERE DOPO NEW YORK È A MIAMI: Continua il successo dell’artista, scrittrice e regista all’Art Basel

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Marilù S. Manzini, dopo l’esposizione a New York, che le ha permesso di varcare i confini europei per approdare nel centro dell’arte mondiale, quello della grande mela, sarà a Miami nell’ambito dell’Art Basel al Mana Wynwood dal 5 al 8 dicembre, con una mostra curata da Marco M. Negri insieme alla Gallery Malinverno.
L’Art Basel di Miami Beach è un’importante fiera d’arte moderna e contemporanea che rappresenta un altro traguardo per la Manzini, tanto da richiamare l’attenzione dei collezionisti in ambito internazionale. Nelle sue opere c’è, come in molti pittori, una parte di sé, i suoi stati d’animo insieme alle vicissitudini della vita: la Manzini cerca la verità sulla natura umana e gioca con i suoi contrasti e le sue debolezze. Le opere sono una perfetta sinestesia visivo-tattile grazie alla ricerca instancabile di metodi compositivi e materiali sempre nuovi per dare forma alla sua creatività.

Cizco e il singolo "Xeny", un brano che parla del mio amore per il mare

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Venerdì 6 dicembre esce in digital download e sarà in rotazione radiofonica “Xeny”, il nuovo singolo di CIZCO (inviato de Le Iene e tra i fondatori della band Meganoidi e dei Lacizco).
Il brano, in uscita per l’etichetta CIZCO Entertainment e distribuito da Artist First, è stato scritto da Francesco Di Roberto e Leonardo Martera e sarà accompagnato dal videoclip.           
“Il singolo "Xeny"è un brano che parla del mio amore per il mare. È nato quando sono andato a vivere in Brasile da piccolo all’età di due anni, dato che mio padre lavorava, e lavora ancora adesso là dove vive con mia madre - racconta l’artista genovese -  Sono cresciuto, quindi, in Brasile. Sono tornato quando ero adolescente, avevo 15 anni. La mia passione per il surf è quindi rimasta e me la porto dietro ancora oggi. Per me il surf è la metafora della mia vita, uscire dall'onda indenne, trovare la linea di uscita dall'onda è come trovare un modo, un equilibrio per sopravvivere nel mondo di oggi.
Nel videoclip gioco su quest'immagine - prosegue Cizco - È il secondo video che faccio con mio figlio, Dante. È sempre girato in casa mia con le tavole da surf. Il pezzo questa volta è prodotto da Leonardo Martera, un dj , produttore e batterista (Planet Funk e Neon). Leonardo ha dato un tocco un po' punk-rock-elettronico, quasi alla Billy Idol. Il pezzo è quasi cacofonico in certi punti. È un brano particolare, che ho deciso di pubblicare come singolo per fargli mantenere una certa dignità, tenerlo nascosto dai pezzi più commerciali. Quando dico "non smetterò mai di guardare le onde che si infrangono per trovare la migliore via di uscita"è un po' cacofonica come frase, un po' dissonante, sono due parole che ho sentito dire tante volte da chi ascolta questo brano, però mi piace perchè per questo ti rimane in mente. "Xeni"è un po' l'anagramma di una ragazza, nonché la madre dei miei figli. Dato che siamo entrambi amanti del surf, dire "Xeni"è sia dire il nome della donna della mia vita, ma è anche dire "surf in casa mia". Quindi, Xeni = donna = surf. 

Nato a Genova 44 anni fa è cresciuto per il lavoro del padre, in Brasile (San Paolo) fino all’adolescenza. Tornato in Italia si laurea in Architettura, superando pure l’esame di Stato, per la felicità di suo padre ingegnere! Assolti gli obblighi famigliari studia recitazione e scelto ad un provino in spiaggia, diventa l’inviato del magazine giovanile “Com’è” su Tele+ (Sky) e due anni dopo veejay e conduttore in 4U su Tmc2/Videomusic. Nel frattempo, parliamo del 2001, emergono nel panorama musicale i Meganoidi, di cui è stato uno dei fondatori e come batterista partecipa al primo album del gruppo “Into the Darkness into the moda”. Dal 2002 entra a far parte de Le Iene (Cizco è co-autore dei servizi oltre che di format per la tv) ed esce dai Meganoidi per fondare Lacizco con cui nel 2006 pubblica l’album Ancora in tempo per fare tardi” pubblicato da V2 che ottiene ottime recensioni dai giornali specializzati. Nel 2009 si trasferisce in Sudamerica dove è autore e inviato di MTV SET, il programma sociale di Mtv America Latina; in giro per il continente in bici per conoscere i problemi degli adolescenti. Dal 2014 torna a fare l'inviato per Le Iene alternando servizi impegnati come quello sui “Narcos” o sul “boshetto della droga” di Rogoredo a quelli più leggeri come “il metodo dell’uomo nudo” o “40 anni vergine”. Nel frattempo, scrive formati per la Tv, fa il giudice di talent tv (due edizioni di “All together now”), compone musica propria e sta preparando un libro che porterà anche in teatro. Le influenze musicali sono di vario tipo: è cresciuto con il rock dei Kiss, il suo primo disco, per poi passare al pop di Michael Jackson e tanto punk rock dai Clash ai Sex Pistols, dai Ramones ai Pixies. Oggi praticamente ascolto dai Green Day ai FooFighters, ma anche il rap, da 50 cent a Eminem, Italiano Fabri Fibra e Salmo. Ultimamente anche Imagine dragons e Billie Eilish.


Libri, "Vite sbeccate" di Dianora Tinti e le storie “vere” di sé, di amiche, di amici delle amiche. La recensione

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Leggere un capitolo di “VITE SBECCATE” è come prendere un tè con la scrittrice, che ci racconta storie “vere” di sé, di amiche, di amici delle amiche. È sereno distacco il suo o tenera consapevolezza, raccontata con quel garbo stilistico che emoziona il lettore evoluto? 

Normalmente il lettore è attratto dalla storia narrata, è incuriosito dagli eventi che si succedono e desidera arrivare presto a conoscerne la conclusione: non è così per questo bel romanzo di Dianora Tinti che riconferma di essere una penna affilata intrisa nelle gioie, nelle sofferenze, nelle inadeguatezze delle nostre vite. 
Con la storia di Viola si intersecano altre storie di vite sbeccate, di personaggi che prendono man mano forma ed ai quali ci si affeziona: ed ecco che l’interesse del lettore è rivolto a quello che i protagonisti, capitolo per capitolo, provano in ogni momento della loro evoluzione emotiva, ai loro sentimenti in perenne mutazione, all’evolversi delle loro vite. La narrazione avvince perché i loro mutevoli moti d’animo sono i nostri, quelli di chi ci vive accanto, quelli degli sconosciuti che incontriamo per strada. Viola sposata con Federico, in un tiepido rapporto di convivenza che non appaga le sue fantasie, incontra l’amore sconvolgente di Andrea che “catturava per lei il pulviscolo dorato”; non può trattenersi dal buttarsi felice nell’abisso innescando momenti di felicità pura alternati a inevitabili sensi di colpa. “E lei lo strinse come fosse un gesto lenitivo, imprigionato in qualche recesso misterioso del suo corpo e capace di liberare dal dolore” Le morti, però, tutto scompigliano e quella di Andrea scompiglia la vita di Viola: nasce così anche la vicenda di Angelo fratello di Andrea, che si sovrappone nell’animo di Viola all’immagine dell’amore perduto. “A presto sussurrò Angelo lasciandola andare e pensando che la vita è proprio un gioco strano. Viola fece cenno di sì con la testa ed entrò nel taxi, con le dita di lui che le bruciavano sulla guancia. 
Aliènor si presenta sulla scena scontrosa e scostante in veste di viziata figlia di una famiglia facoltosa; la sua vicenda che pian piano prende corpo finisce però con l’indurci ad amarla con tenerezza. Gianluca all’inizio fugge da lei per un istintivo moto di avversione; se ne innamora quando ne conosce la vita intrisa di solitudine, soprusi e sofferenze, fragilità e violenze, “scricciolo con le ali spezzate”. L’Amore di Gianluca: “Accarezzò ancora la sua mano escoriata e fredda, sperando che si muovesse, invece restò ferma” Che ne sarà di loro? Anche in Adriana, l’arida zia ricca “certa che tutto si può comprare, anche la serenità”, i sentimenti sepolti sotto una coltre di egoismo e superficialità alfine emergono in tutta la loro accorata consistenza. 
Ed ecco che finalmente si sprigiona un tenero contatto umano con Clelia, la sorella al cui fianco Adriana ha vissuto per tanti anni senza mai comunicare, il personaggio che l’autrice ha fatto dormire fino alle ultime battute del romanzo per poi riportarla alla ribalta con le tristezze della sua vita agiata. 
Non sono avvincenti storie, fra di loro intessute, che Dianora Tinti ci racconta capitolo per capitolo come stessimo prendendoci un tè con lei: è la articolata e misteriosa vicenda umana , talvolta esaltante, talvolta drammatica, nel cui fragile dipanarsi raccontato con amore si riconosce ciascuno di noi. L’amore sembra vincere su tutto, anche se… “Il tempo chiude le ferite, ma la verità non smette mai di bruciare.”
Mario Filocca

I DUE SCULTORI DI ROMA... E NON SOLO

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Pur non dichiarandolo apertamente, la storia ricorda e insegna che quella regione distesa ai piedi di Roma che oggi identifichiamo con Ciociaria e che agli inizi era la Terra dei Volsci e degli Ernici e poi Latium e poi Campania Regio Prima e poi Campania/Campagna di Roma e poi e poi….
Ebbene detta regione è stata la Madre di Roma perché tutte le vicende, leggendarie, poetiche e storiche che ne narrano e raccontano natali e eventi, si sono svolti su questo suolo e a contatto con i primi abitanti, i Volsci appunto e loro varie denominazioni. E quando i due giovanotti presero a tirare i solchi della futura alma Roma sulla riva sinistra del Tevere, i monti Ernici, Lepini, Aurunci risplendevano già delle mura possenti di pietra bianca che proteggevano i paesi ivi arroccati: tale primogenitura a poco valse e ancor meno la comune origine, in quanto la volontà di conquista e di   sopraffazione dei novelli ‘romani’ ebbero la meglio, fino alla sottomissione degli antichi abitanti dei monti, anche se nel corso degli anni i vincoli originari, anzi filiali, Roma-Ciociaria si conservarono intatti e intonsi: e già con Orazio “l’agreste Lazio”  e  “Roma” erano un tutt’uno, un solo corpo. E nel contesto di questa complementarietà e simbiosi, in realtà, plurisecolari, due personaggi giganteggiano fuori della mischia degli imperatori, dei consoli, degli scrittori, dei generali, cortigiane, poeti, dei papi, cardinali…cioè due artisti scultori.
La firma autografa di Novio Plauzio sul copecho della Cista
Verso la metà del IV secolo a.C. Roma è squassata dalle lotte contro i Sanniti, genti di montagna ardue a sottomettere, è impegnata anche nella realizzazione gigantesca della Via Appia e inoltre  nel 326 a.C. subisce la pesante umiliazione alle cosiddette Forche Caudine; e al contrario quale contrappasso, in questi medesimi anni, a pochi chilometri da Roma, in un luogo appartato e lontano dai fatti narrati, a Palestrina, una famiglia benestante del posto è intenta a festeggiare un evento felice di cui protagonista è  una loro figlia: per l’occasione  commissiona a uno scultore  un regalo particolare, degno della occorrenza: l’artista si firma Novio Plauzio e l’oggetto che realizza è una cosiddetta Cista, cioè un contenitore per oggetti personali di donna: un oggetto veramente fuori del comune e degno del lieto evento: si tratta di un cilindro in rame alto 70 cm munito di tre piedini in bronzo scolpiti e  sul coperchio un manico consistente in tre sculturine di grande qualità  pure in bronzo. La Cista è splendidamente incisa e scolpita con episodi della mitologia greca: si legge immediatamente lo stile grecizzante e che l’artista è imbevuto del mondo ellenico pur non essendo greco: è un romano, di Atina, che può aver appreso il mestiere a Napoli o adiacenze, a quell’epoca ultima appendice della Magna Grecia oppure direttamente in Atina che comunque connotava notevoli influssi della cultura grecizzante. In una nota passata abbiamo presentato Novio Plauzio, l’autore della Cista e attestato per la prima volta  anche la sua appartenenza Atinate: tale filiazione, grazie anche alla numismatica, viene corroborata ulteriormente ricordando gli altri illustri concittadini della famiglia Plautia (o Plozia o Plauzia) di Atina che si distinsero in varie magistrature a Roma e che, grazie al loro importante ruolo, erano perfino autorizzate a battere moneta: Gneo Plauzio nel 278 a.C., L.Plauzio Ipseo nel 194-190 a.C., Aulo Plauzio nel 55 a.C. ufficiale di Caio Mario e alla medesima epoca Gaio Plauzio Planco e possibilmente anche l’altro Aulo Plauzio che nel 43 d.C. conquistò la Gran Bretagna dietro ordine dell’imperatore Claudio: ne consegue perciò sulla scorta anche della numismatica la attendibilità indiscutibile della sua filiazione atinate che, in aggiunta, sottolinea e conferma il ruolo distintivo, e direi, quasi unico, rivestito dalla città di Atina in epoca romana e, alla luce di certe espressioni di Virgilio, anche preromana. Novio Plauzio è dunque il primo scultore che, solitario, si incontra in Roma antica e di cui si ha notizia certa: in effetti succube e tributaria, consapevole, dell’arte greca, Roma non ha dato sostanzialmente artisti di  particolare rilievo in pittura e scultura.  
Facendo un salto di alcuni secoli, ci imbattiamo in un altro scultore, pure originario della terra ciociara anche se nato a Napoli, che è da considerare però un autentico scultore di Roma anzi lo scultore di Roma per antonomasia, non tanto per ragioni anagrafiche  essendovi vissuto tutti i suoi 48 anni di vita salvo qualche mese a Napoli e a Castrocielo,  bensì grazie alla elevata quantità di opere di rilievo presenti nella Capitale: infatti nessun artista è rappresentato nella Città Eterna con così tante opere quanto Amleto Cataldi, lo scultore che  stiamo ricordando. E’ presente, citando a memoria, con cinque opere alla Galleria Naz. d’Arte Moderna, con tre alla Gall. Comunale poi  al Quirinale, alla Banca d’Italia, al Campidoglio,  al Senato e sparsi per la città monumenti e sculture del più grande impegno che lasciamo al lettore il piacere di scoprire: tra questi rammentiamo sul Pincio, a pochi metri dal balcone prodigioso su Roma antica e a pochi metri dalla Casina Valadier, la splendida Fontana della Ciociara, comunemente, e erroneamente, nota come l’Anfora, qui voluta nel 1913 da quel grande sindaco di Roma che risponde al nome di Ernesto Nathan.  
Michele Santulli

In copertina: A. Cataldi: la Fontana della ciociara, Villa Borghese a Roma



FABRIZIO NITTI vince il premio “Sanremo Videoclip Award” con il video "Una Ragione per Vivere"

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Fabrizio Nitti con il video "Una Ragione per Vivere", regia di Serena Merega e con la partecipazione straordinaria dell’attrice Giorgia Wurth, vince il Premio come Miglior Concept&Storyboard del “Sanremo Videoclip Award”. La cerimonia di premiazione si svolgerà nel mese di febbraio, durante la settimana del Festival della Canzone Italiana a Sanremo.

“Una Ragione per Vivere” ( link al video: https://youtu.be/6uCbF0whJFIbrano estratto dal disco Una ragione per essere qui”, invita tutti a valorizzare al massimo la propria vita, in qualunque situazione c'è sempre un motivo per vivere e mai nessuno per morire. Nelle piccole e grandi cose della vita siamo chiamati ad essere potenzialmente protagonisti per un cambiamento della nostra e della vita degli altri attraverso gesti quotidiani o grandi gesti, nel campo della solidarietà, nella ricerca della giustizia, della verità e nell'amore e in tutti i rapporti umani che possono per alcuni lasciare anche un segno importante nella storia del mondo come ad esempio possono essere l' instancabile ricerca della verità in stragi storiche per il nostro paese come le stragi di Bologna e Piazza Fontana.

Attualmente il cantautore genovese è impegnato con la promozione del nuovo singolo UN GRIDO NEL VENTO (link al video), scritto a 4 mani con il suo storico collaboratore Paolo Agnello. La canzone richiama l’attenzione sui diritti dei minori di tutto il mondo. Si racconta dei Meninos da Rua del Sud America, della fame e della sete patita in Africa e non solo, ai bambini soldato, ai bambini migranti, fino ai fatti di cronaca accaduti anche in Italia.

Fabrizio Nitti, classe 1971 è nato ad Asti e vive a Genova da sempre. Il suo percorso musicale inizia fin dalla tenera età di dodici anni quando comincia a scrivere i suoi primi inediti. Nel 1985 conosce Paolo Agnello con il quale decide di formare un duo e con cui parteciperà, negli anni successivi, a più edizioni al Festival di Castrocaro. Nel 1997 vince l’Accademia di Sanremo, con lo stesso Paolo, portando sul palco il brano Genova con cui partecipa a Sanremo Giovani. L’anno dopo, nel 1998partecipa alla 48° edizione del Festival di Sanremo con il brano I ragazzi innamorati, pubblicato da Sony Music. A due anni dall'esordio sanremese, nel 2000, esce Alkè - in greco, forza - il primo album del duo auto-prodotto su etichetta Discolandia. Nel 2001, Fabrizio si esibisce in concerto presso la Sala Nervi a Città del Vaticano in occasione dell’assegnazione dei riconoscimenti di Artigiano della Pace alla presenza del Santo Padre Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla). E' il 2002 e arriva il Secondo posto al Premio Lunezia nella categoria autori con il brano "Liguria" scritta con Paolo Agnello. Poco dopo, nel 2003, Nitti e Agnello vincono il Premio Città di Recanati con la canzone Un giorno di ordinaria follia. Nel 2004 Fabrizio decide di intraprendere la carriera da solista ma non smetterà mai di collaborare, come autori, con Paolo Agnello. Tra il 2005 e il 2006 partecipa due volte alla Premiazione Umberto Bindi, dedicata alla canzone d’autore, arrivando al secondo posto: la prima volta con il brano Voglio anche te e la seconda con Liguria. Nel 2014 ha interpretato il brano Noi due di Umberto Bindi pubblicato nel disco tributo Il mio mondo solidale, prodotto dall’associazione culturale “La voce delle donne” di RomaIl 2017 vede protagonista Fabrizio nell’album, Una ragione per essere qui, (co-produzione “La voce delle donne”). Un progetto nuovocaratterizzato dagli arrangiamenti del violoncellista e arrangiatore, Stefano Cabrera dei GnuQuartet e del chitarrista Enrico Pinna. Tra le tracce presenti troviamo: Liguria, inno e manifesto d’amore verso la sua terra, Una ragione per vivereEmanuela, dedicato a Emanuela Loi, poliziotta uccisa a Palermo insieme a Paolo Borsellino, Vedrai Vedrai, un prezioso omaggio a Luigi Tenco e E penso a te, in cui Fabrizio è accompagnato dallo storico chitarrista di Lucio Battisti, Massimo Luca. Fabrizio Nitti sta lavorando al suo nuovo progetto album. 




comunicazione e promozione

LEO MECONI ospite di "LIGHT OF DAY" al Teatro Goldoni di Bagnacavallo

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Sabato 7 dicembre alle 20.30 Leo Meconi sarà tra gli ospiti di "Light of Day", concerto benefico al Teatro Goldoni di Bagnacavallo (Ravenna). Il giovane cantautore bolognese presenterà alcuni brani del primo disco di inediti “I’LL FLY AWAY”, prodotto da Dodi Battaglia.

 L’incasso del concerto sarà interamente devoluto alla LIMPE (Lega Italiana per la lotta contro il Parkinson,le sindromi extrapiramidali e le demenze) ed alla Light of Day Foundation.

Alla serata parteciperanno i musicisti Miss Emily (per la prima volta in Europa), James MaddockJeffrey GainesJoe D'UrsoVini Lopez (primo batterista della E Street Band di Springsteen) e Rob Dye.

L’album “I’LL FLY AWAY” è un viaggio attraverso storie che il cantautore ha scritto a partire dal 2016. Un disco pop, con influenze e sonorità folk e rock, che sono da sempre i generi di riferimento di LEO MECONI. Tutte le canzoni sono nate per voce, chitarra acustica e in alcuni casi per armonica o loop station con arrangiamenti pensati per i live.

Attualmente in radio, sulle piattaforme streaming e in digital download “MR. TAMBOURINE MAN” il nuovo singolo, che rende omaggio a Bob Dylan, padre della musica folk americana (link al video)

“La title track è il simbolo di questo viaggio e rappresenta il desiderio di realizzare i propri sogni. Le altre storie raccontate nelle canzoni trattano di amicizia e amore, ma anche di esperienze personali vissute, come in The Sea o in The Homeless Man.” – racconta il cantautore – “Ci sono le paure adolescenziali di Satan’s Street, le storie di amicizia di I’m Calling You o di Soul Chains, ma anche le storie adulte di Your Eyes o Behind This Mask, che è l’ultima canzone scritta per l’album ad agosto 2019, ed è forse la canzone più pop dell’album. In Tears Are Falling Down il protagonista è un soldato che racconta le proprie paure, mentre Guitar Man è il racconto di una serata molto speciale, unica…” – conclude – “L’album si chiude con due bonus tracks: la prima è un omaggio ad uno dei fondatori del folk americano, arricchito dalla chitarra elettrica di Dodi Battaglia, la seconda è la versione acustica di Satan’s Street nella tonalità originaria in cui l’ho scritta”.

Questa la tracklist di “I’LL FLY AWAY”: I’ll Fly Away, The Sea, Satan’s Street, The Homeless Man, Soul Chains, Tears Are Falling Down, Guitar Man, Your Eyes, I’m Calling You, Behind This Mask, Mr. Tambourine Man, Satan’s Street (Acoustic).

Leo Meconi nasce a Bologna il 13 maggio 2004 e mostra sin da bambino una grande passione per la musica, specialmente per quella folk/rock americana. Inizia a prendere lezioni di chitarra all’età di 7 anni e comporre le sue prime canzoni all’età di 12 anni.
Nonostante la sua giovane età, Leo si è già esibito diverse volte dal vivo e partecipato
a diversi festival e concorsi. Finalista nel 2017 a “Vocine Nuove Castrocaro”, nel 2018 ha vinto il “Festival Incanto” di Ravenna, secondo classificato ad “Un Voce per l’Europa” e primo classificato al “Punto Radio Talent a Bologna”.

Il 5 luglio è una data fondamentale per Leo: il 5 luglio 2016 Bruce Springsteen lo ha invitato a salire sul palco di San Siro per un duetto alla chitarra su Dancing in the Dark, e da quella serata è nata l’ispirazione per la prima canzone scritta da Leo, “Guitar Man”, come lo ha ribattezzato Springsteen quella sera.

Il 5 luglio 2019 Leo Meconi pubblica il suo primo album It’s Just Me prodotto da Azzurra Music con la supervisione di Dodi Battaglia, per il quale Leo ha aperto a febbraio il concerto al Teatro delle Celebrazioni a Bologna. Quel disco contiene complessivamente 20 brani che riassumono la sua passione per artisti come Bruce SpringsteenBob DylanEaglesBob Marley e Stevie Wonder, oltre a “Satan’s Street” e “Guitar Man” che sono invece due inediti scritti e interpretati da Leo in questa sua opera prima.




comunicazione e promozione

LA SINDACA VIRGINIA RAGGI DÀ IL VIA AD UNO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA PER IL PRIMO SOCIAL BOND DI ROMA CAPITALE

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Prende il via la terza edizione della Social Impact Investments International Conference.
L'evento è promosso dall’Università di Roma “La Sapienza”, insieme ad Unitelma Sapienza, ed in partnership con il Centro Casmef della Università LUISS Guido Carli.
Alle ore 9:30 di questa mattina, dopo l'apertura del Prof. Mario La Torre presidente del comitato scientifico del convegno, alla presenza della sindaca di Roma, Virgina Raggi, del Rettore dell’università La Sapienza, Eugenio Gaudio, del Preside della Facoltà di economia Fabrizio D’Ascenzio, di Roberto Pasca di Magliano per Unitelma Sapienza, e di Gianni Lemmetti, assessore al bilancio del Comune di Roma, è stata annunciata una convenzione tra il Comune e l’Università, avente ad oggetto una collaborazione in materia di welfare sostenibile.

Il rettore Eugenio Gaudio ha ricordato l’importanza di educare al rispetto e alla tutela dell’ambiente : “cittadini e studenti in primo luogo sono chiamati a promuovere una nuova cultura rivolta al welfare sostenibile”

Il Preside Fabrizio D’Ascenzio ha messo in luce gli interventi della Sapienza per migliorare il sistema di cura dell’ambiente a partire dall’Isola ecologica creata all’interno della facoltà di economia.

Il Prof. Roberto Pasca di Magliano di Unitelma Sapienza ha più volte ricordato il concetto di sfida per il futuro: “Oggi si mettono le basi per un’importante cambiamento voluto da persone che credono nei giovani”.

Gianni Lemmetti, assessore al bilancio del Comune di Roma, ha ricordato con orgoglio di essere un ex studente Sapienza e ha messo in luce l’impegno del comune verso i temi della sostenibilità: “ Il Comune di Roma ha introdotto da tempo i corretti principi della finanza pubblica e accanto ad essa non poteva mancare un’attenzione particolare verso la Finanza etica e sostenibile imprescindibile per programmare gli anni futuri di una città rivolta all’innovazione e al benessere di tutti.

L’intervento della Sindaca Virginia Raggi è stato accorato e coinvolgente: “Da ex studentessa universitaria, è sempre bello tornare tra i banchi e vedere tanti giovani, la finanza sostenibile non è solo una strada obbligatoria perché dettata dalle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è di più, è una nuova era della finanza che deve, e può, essere socialmente inclusiva e amica dell’ambiente.
Grazie a La Sapienza e a Unitelma per avere supportato il processo verso il cambiamento
Il Comune di Roma ha a cuore la finanza inclusiva e ad impatto ambientale positivo e vuole cogliere la sfida che la Commissione Europea ha lanciato con il suo Piano d’Azione per la Finanza sostenibile lavorando, in collaborazione con Unitelma Sapienza, ad uno studio di fattibilità di un social bond per Roma Capitale che possa inaugurare una nuova stagione di welbare sostenibile.
Il bond sarà lanciato per finanziare un progetto in grado di generare un impatto sociale tale da migliorare i servizi erogati ai cittadini e da generare un risparmio di spesa pubblica che verrà utilizzato per remunerare gli investitori privati coinvolti nel progetto.
Una nuova forma di partenariato pubblico-privato in grado di rispondere all’esigenza dei mercati finanziari senza aprire al rischio di un arretramento dell’intervento pubblico. E’ una coraggiosa esperienza attraverso la quale reinventiamo Roma, è un nuovo modello di sviluppo in Italia”.

A conclusione il Prof. La Torre ricorda come i social impact bond e i green bond, già sperimentati nei Paesi a matrice anglosassone, possono essere un prototipo anche per l’Italia.
L’università La Sapienza di Roma è promotore di un grande network di università e oggi viene messo online il sito della University Alliance for positive finance e del nuovo Center for positive finance .Un nuovo percorso di “positività” e “costruzione”.

Simonetta Calosi l'equilibrista del vivere a Fattitaliani: Scrivere è come dipingere. È mettere la tua anima per iscritto. L'intervista

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di Laura Gorini -  Ha ottenuto meritatamente il prestigioso marchio Microeditoria di Qualità 2019, la scrittrice bresciana Simonetta Calosi, con il suo primo romanzo intitolato Il Punto Di Non Ritornoe pubblicato da Acar Edizioni. Un romanzo a due voci in cui si alternano i punti di vista, i pensieri e le emozioni dei due protagonisti: la giovanissima Sara e l'affascinate Giulio. Un romanzo attualmente disponibile nelle migliori librerie e su Amazon al seguente link: l'intervista.

Chi è Simonetta Calosi? Che ci azzecca una restauratrice con la scrittura?
Sono un’equilibrista del vivere, una persona che ama pensare in positivo, sempre alla ricerca di nuove sfide da affrontare. Il restauro con la scrittura ci azzecca eccome. Se non facessi questo lavoro, molto probabilmente non sarei riuscita a portare a termine Il punto di non ritorno. A tu per tu con la bellezza di antiche opere, in un silenzioso isolamento, ho avuto modo di pensare molto, immaginare, costruire nella mia testa storie e dialoghi. Scrivere è come dipingere. E’ mettere la tua anima per iscritto.
Ma perché sei diventata scrittrice? C'è stato un evento scatenante che ti ha indotta a diventarlo?
Non c’è un perché. Scrivere ha sempre fatto parte di me, del mio modo di essere fin da quando ero ragazzina. Tutto ciò che avevo di importante da dire l’ho comunicato attraverso delle lettere, chi mi conosce lo sa. C’è stato un momento tuttavia, e lo ricordo bene, nel quale, all’ennesima notizia del sai quel tizio ha scritto un libro, mi sono guardata allo specchio e ho capito che dovevo credere fino in fondo nel mio sogno di scrivere un romanzo. Due giorni dopo ho iniziato Il punto di non ritorno.
Che effetto ti fa essere definita tale?
Essere definita scrittrice mi fa lo stesso effetto di quando ti chiamano per strada con un altro nome e non ti riconosci. Più che scrittrice sono una che ci prova. Sono un’esordiente e, benché questo mio primo romanzo stia piacendo parecchio, cerco di non dimenticarlo mai. Sono solo all’inizio del percorso.
E le etichette in generale che effetto ti fanno? Ti spaventano o le trovi talora inevitabili?
Le etichette, in generale, non mi piacciono. Non mi spaventano ma riconosco che bisogna essere ben saldi ai propri valori e convinzioni per non rimanerne intrappolati.
A proposito di etichette, se dovessi dare una definizione netta e precisa al tuo primo romanzo, quale daresti e perché?
Se proprio dovessi trovare degli aggettivi per descrivere il mio romanzo lo definirei genuina emozioneperché l’ho scritto di getto, in maniera autentica. Lo paragonerei ad una ricetta eseguita bene, alla torta perfetta che, una volta assaggiata, ti lascia un buon sapore in bocca.
E con quali parole descriveresti Giulio e Sara, i suoi indiscussi protagonisti?
Sia Giulio che Sara compiono, nell’arco della storia, un percorso che li porta a completarsi come persone. Il primo ha un temperamento sanguigno ed un grande carisma. La protagonista femminile, invece, è più pacata e riflessiva ma fortemente caparbia.
Che cosa di te c'è in loro?
C’è tantissimo di me in entrambi i personaggi. Senza dubbio mi ritrovo in Sara e in alcune situazioni che appartengono al mio vissuto. In Giulio c’è la parte maschile che ho dentro e che, nel romanzo, è portata all’eccesso, senza filtri. Anche se, per quanto riguarda il carattere di Giulio, ho avuto del buon materiale sottomano, avendo tratto ispirazione da mio marito.
Tu sei mamma, c'è qualcosa delle tue figlie in Sara? Hanno avuto modo di leggerlo? che ne pensano?
Più che in Sara, c’è qualcosa delle mie figlie in Viola. Che nella storia è la figlia della protagonista. Soltanto la maggiore delle mie figlie ha avuto modo di leggerlo per ovvie ragioni dettate dall’età. Ci ha ritrovato molto di me. Credo le sia piaciuto.
Rimanendo in argomento lettori, quali sono stati i commenti più lusinghieri che hai ricevuto al riguardo?
Da quando Il punto di non ritornoè stato pubblicato ho ricevuto una marea di commenti positivi che mi hanno commosso e fatta sentire accolta. Forse, il parere che li riassume tutti è quello di una lettrice che si è imbattuta casualmente in questa lettura e ha definito il romanzo come “Un libro per tanti. Per chi vuole lasciarsi un passato pesante alle spalle, per chi vuole godersi il presente e per chi sogna un futuro prospero”. C’è chi mi ha ringraziato definendola “una storia che fa bene al cuore”, “un libro che insegna senza essere pesante”. Insomma, vado fiera dei miei lettori a cui sono enormemente grata.
Ma tu metti d'accordo non solo i lettori, ma anche gli addetti ai lavori, visto che di recente hai anche ricevuto il prestigioso marchio Microeditoria di Qualità, ce ne vuoi parlare? Quale è stata la prima cosa che hai pensato quando ti hanno comunicato tale vittoria?
Avendo presentato il romanzo alla fiera della Microeditoriadi Chiari (BS) nel novembre 2018 e avendo riscosso fin da subito buoni apprezzamenti, il mio editore Amos Cartabia, ha pensato di metterlo in concorso per il marchio di qualità 2019. E’ stato un onore vincerlo. Sapevo che in tanti, nel corso di questi mesi stavano leggendo la mia storia ma sentirsi comunicare l’attribuzione del marchio è stata un’emozione indescrivibile. Fantastica.
Ma che cosa significa essere vincenti nella vita? Tu quando ti senti di esserlo?
Essere vincenti significa, secondo la mia personale opinione, rimanere fedeli a se stessi. Non sempre purtroppo è possibile perché la vita, a volte, ti pone innanzi a delle scelte che limitano la tua libertà di espressione. Io mi reputo fortunata per aver avuto il sostegno di chi ha creduto in me e la caparbietà di insistere fino alla realizzazione dei miei sogni.

MUSICOMIO: online il video del nuovo singolo “RICHIAMAMI DOMANI”

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online su YouTube il video ufficiale di "Richiamami domani" il nuovo singolo dei Musicomio, un brano dalle sonorità frizzanti e vivaci, dal ritmo incalzante, tendente al funky con contaminazioni elettroniche.
La canzone racconta dell'amore che, per quanto faccia bene, alla fine porta sempre con se il conto da pagare. Tra reminiscenze varie del rapporto finito da una parte e un’effimera voglia di ricominciare dall’altra alla fine l’amore non trionfa perché usurato dai passi falsi dei protagonisti, il tutto contornato da un continuo rimandare a domani un probabile nuovo inizio da parte di chi è rimasto deluso dal finale della storia.

A proposito del nuovo singolo, i Musicomio dichiarano: “A quanti di noi è capitato di rimandare tante cose compreso l’amore? Capita di farlo perché spesso, come raccontiamo nel brano, non si ha niente da dire, si ha rabbia da calmare o semplicemente non si ha tempo per l’amore e certe volte vorremmo svegliarci e sperare che tutto sia in meglio, come se non fosse mai successo niente. Ma siamo sicuri che tutto, alla fine, va sempre per il meglio”.

"Sempre felice di lavorare con i Musicomio per i loro video" - dichiara la regista Dalilù - "Spaccano loro e la loro musica. Speriamo di aver ben evidenziato questo brano grazie alle immagini studiate e volute insieme ai ragazzi".



CheccoMiriana e Mario Pio - i tre ragazzi foggiani che compongono il gruppo - sono decisi a procedere, a grandi salti, verso nuovi successi di pubblico e palcoscenici televisivi nazionali. I Musicomio sono cresciuti non solo musicalmente ma anche sotto l'aspetto del management: è ufficiale la collaborazione professionale del trio con la P.G.O. Lab, giovane azienda milanese che curerà gli aspetti manageriali a partire proprio da "Richiamami domani" in vista, ne siamo sicuri, di numerosi altri successi a partire dai prossimi mesi.

Negli ultimi anni, grazie al loro pubblico hanno raggiunto numeri importanti: oltre un milione di views su YouTube e quattro settimane consecutive nelle prime posizioni della Top 50 Italy di Spotify con il brano "Il giro del mondo" sigla di Emigratis. E' proprio con Pio & Amedeo che i Musicomio sono partiti in tour nei più importanti teatri d'Italia, oltre a numerose incursioni televisive e radiofoniche durante le quali sono nate diverse occasioni proficue per tanti featuring con nomi di spicco della musica italiana, solo per citarne alcuni: Gianni Morandi, J-Ax, Gigi D'Alessio, Andrea Bocelli e Claudio Baglioni.


Musicomio è la band composta da Checco, Miriana e Mario Pio, originari di Foggia. Il gruppo pugliese è stato fondato nel settembre 2015 e, immediatamente. Nel novembre dello stesso anno i MUSICOMIO si iscrivono e vincono Area Sanremo, arrivando di diritto a "Sanremo Giovani", su Rai 1, presentato da Carlo Conti. Il brano "Come un miracolo" era ispirato agli sbarchi degli immigrati sulle nostre coste. Successivamente, vengono notati dal duo comico Pio e Amedeo. Grazie a loro realizzano i brani "Dall'Italia" e "Il giro del mondo" che diventano rispettivamente la sigla di testa e  di coda di "Emigratis" su Italia 1, facendogli raggiungere e superare il milione di view ed entrando per 4 settimane consecutive nelle prime posizioni della Top 50 Italy di Spotify. Partecipano a due puntate di Emigratis e girano il mondo insieme ai due comici. Sempre in quell'anno sono ospiti dello spettacolo "Tutto fa Broadway" che, dopo aver fatto tappa nei teatri più importanti d’Italia, si è concluso con un gran finale al Mediolanum Forum di Assago il 3 Novembre 2018. Anche il 2019 li ha visti ospiti delle date del Tour di Pio & Amedeo con una emozionante esibizione all'Arena di Verona. Attualmente si dividono tra impegni live, ospitate in eventi e lo studio di registrazione per preparare i nuovi brani.





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