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Fattitaliani intervista Benedetta Premoli: per scrivere bisogna sporcarsi le mani d’inchiostro e avere tanta pazienza

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di Laura Gorini - Presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù…


L’antologia parla di sopravvissuti, io mi considero una sopravvivente. A cosa? Al mio disordine in cui trovo (quasi) sempre tutto; alla mia allergia per le agende compensata da una buona memoria; alla mia incapacità di resistere a eventi culturali, serate in birreria, concerti e quant’altro. Insomma, sono una sopravvivente alla frenesia urbana che a Milano si respira sette giorni su sette, anche fuori dall’ufficio.
Hai mai pensato di fare lo scrittore di professione?
Eh..magari…
Lo scrittore preferito della tua infanzia? E quello di oggi?
Da piccola ero una divoratrice di libri, ancora più che adesso. Ne ho letti davvero tantissimi e non è facile scegliere un solo autore, infatti ne dico due: Roald Dahl e Bianca Pitzorno. Fermo il mio amore per la letteratura inglese dell’Ottocento in generale e per le sorelleBrontë in particolare, mentre fra gli scrittori contemporanei apprezzo molto Silvia Avallone, Paolo Giordano e naturalmente Sara Rattaro!
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Una sola parola: leggendo.

Che cosa provi quando scrivi?
Dipende. Se capito in un momento di “blocco da pagina bianca” mi arrabbio; provo invece tanta soddisfazione quando riesco a esprimere proprio quella frase lì proprio con quelle parole lì. Scrivere non è facile come sembra, bisogna sporcarsi le mani d’inchiostro e avere tanta pazienza.
Richiede pazienza  partecipare a un corso di scrittura creativa? Perchè hai deciso di parteciparvi?
Per imparare, esercitarsi e soprattutto confrontarsi. Nel caso della “Fabbrica delle storie” ho avuto tutto questo e anche di più: la pubblicazione, che non è la finalità primaria di tutti i corsi di scrittura ed è stata, inutile negarlo, una gran bella soddisfazione.
Che cosa significa essere creativi?
In generale, avere un “x factor” da sfruttare al meglio in base alle proprie attitudini. In questo specifico campo, dicono che la carta sia indice di creatività perché il foglio bianco libera da qualsiasi filtro, al contrario dello schermo di un pc.
Come si può applicare la creatività nella vita quotidiana?
Nelle piccole cose, come aprire l’armadio ogni mattina e trovarsi davanti a (in)finite possibilità di abbinamento che possono essere sfruttate in modo (stra)ordinario.
A proposito di vita: da che cosa hai preso spunto per il tuo racconto contenuto nell'antologia "La vita vista da qui"?
Ho ambientato la mia storia in due città che conosco e amo, sconvolte contemporaneamente da eventi drammatici in una sera non troppo lontana nel tempo. Io per fortuna ho visto tutto in televisione, ma conosco persone che hanno rischiato di trovarsi direttamente coinvolte.
Con quali parole lo descriveresti?

E’ un intreccio basato sulle coincidenze, sui giochi del destino, sulle fatalità alla “Sliding doors”, ma anche sull’apparente banalità di alcune scelte che possono determinare un corso degli eventi molto diverso da quello che si aveva in mente. La mia protagonista si trova “Dal lato sbagliato” proprio a causa di una sua scelta, giusta, sbagliata o egoista che sia, ma proprio dalle conseguenze di questa decisione iniziano a germogliare i semi della sopravvivenza.
Che effetto ti ha fatto vederlo stampato?
Qualcosa che non si può descrivere, mi tremavano le mani per l’emozione.

Sei amante anche delle nuove tecnologie e apprezzi anche gli e-book?
Vade retro, e-book, io sono antica dentro: amo l’odore della carta, gli scarabocchi sulle pagine importanti, gli acquisti compulsivi, la mia pila di libri sul comodino che aumenta sempre più. Non sono però anti-social, anzi, mi piace essere sempre connessa.
E ora, dopo questa pubblicazione che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo altro?
A parte il mio blog, che cerco di tenere sempre aggiornato, ho diverse idee che aspettano solo di essere tirate fuori dal cassetto, ma per farlo in tempi brevi mi servirebbero giornate lunghe quarantotto e più ore…

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