Il Museo Marino Marini di Firenze inaugura giovedì 9 giugno La Mano De Dios, prima personale in Italia dell’artista libanese Rayyane Tabet (1983, Ashqout). La mostra, a cura di Leonardo Bigazzi, presenta un nuovo progetto realizzato appositamente per la cripta del museo. Nelle sue opere Tabet affronta questioni legate a situazioni geopolitiche complesse attraverso una riflessione sulle potenzialità della memoria, ricontestualizzando episodi della sua storia personale.
A Firenze l’artista presenterà l’ultimo capitolo della serie Five Distant Memories: The Suitcase, The Room, The Toys, The Boat and Maradona (2006-2016); un progetto decennale legato ai suoi primi ricordi d’infanzia e alla capacità che questi hanno di generare e trasformare oggetti e situazioni diverse se ricollocati in un contesto più ampio. Una valigia pronta in caso di evacuazione, alcuni elementi della camera dell’artista distrutta nei bombardamenti di Beirut, un set di giocattoli di legno e una barca usata dal padre dell’artista nel tentativo, fallito, di scappare dal paese, sono tutti oggetti trovati e riconfigurati dall’artista in modo da creare esperienze complesse che si sviluppano in stretto dialogo con lo spazio espositivo.
La Mano De Dios, il progetto che chiude la serie, ha come punto di partenza il famoso gol di mano che Maradona segnò contro l’Inghilterra nei quarti di finale del Mondiale del 1986. Quella partita, carica di tensioni politiche dovute alla guerra delle Falklands, terminata solo quattro anni prima, è passata alla storia come la vendetta degli Argentini contro gli Inglesi. L’opera in mostra consiste in un vasto intervento architettonico nella cripta del Museo che l’artista ha realizzato basandosi sul ricordo dell’annuncio alla radio del gol. A Beirut la notizia fu preceduta dalla sirena che solitamente segnalava il pericolo di imminenti bombardamenti, volutamente inserita dal commentatore radiofonico per avere la massima attenzione possibile dagli ascoltatori. Utilizzando vari elementi riconducibili al contesto originale della sua memoria – il bunker usato dalla famiglia dell’artista durante la guerra civile – Tabet ha creato un ambiente sfruttando la particolare struttura architettonica della cripta, stabilendo anche un legame con la sua storia recente. Durante la Seconda Guerra Mondiale infatti, la cripta del Museo fu usata come rifugio dagli abitanti del quartiere durante i bombardamenti aerei. Nonostante questo progetto condivida vari riferimenti, sia formali sia concettuali, con i capitoli precedenti della serie, è la prima volta che viene coinvolto un episodio storico conosciuto in tutto il mondo, con cui ciascuno degli spettatori è chiamato a relazionarsi.
I quattro capitoli precedenti della serie sono stati tutti commissionati e prodotti da importanti istituzioni internazionali: Darat al Funun (Amman), Centre Georges Pompidou (Parigi), The New Museum (New York), Pinchuk Art Center (Kiev) and Sharjah Art Foundation (Sharjah).
In occasione della mostra Mousse Publishing pubblicherà un catalogo sulla serie Five Distant Memories.
La mostra è stata realizzata con il supporto di Regione Toscana e OAC-Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Si ringrazia inoltre per il sostegno il Comune di Firenze e il progetto Secret Florence, parte del Programma Speciale Fiere Pitti Immagine 2016 promosso dal Centro di Firenze per la Moda Italiana e realizzato grazie al contributo di Mise (Ministero Sviluppo Economico) e Agenzia Ice nell’ambito del progetto a sostegno delle fiere italiane e del Made in Italy.
Rayyane Tabet è nato nel 1983 ad Ashqout, Libano. Ha conseguito la laurea in Architettura a New York presso The Cooper Union e il master in Belle Arti all’University of California, San Diego. Vive e lavora a Beirut.
Recentemente ha preso parte a mostre collettive in istituzioni e in occasione di manifestazioni come: Kunsthaus Hamburg, The Highline New York, Marrakech Biennial 6, Aïshti Foundation Beirut, Marian Goodman Gallery Paris, Sharjah Biennial 12, Stedelijk Museum Bureau Amsterdam, Centre Georges Pompidou, Darat al Funun e New Museum.
Tabet è stato vincitore del DAAD Artist Residency nel 2016, del Abraaj Group Art Prize nel 2013, del Jury Prize of the Future Generation Art Prize nel 2012 e del Sharjah Biennial Artist Prize nel 2011.
È rappresentato dalla galleria Sfeir-Semler Gallery Beirut | Amburgo.