Cinque grandi discorsi del Papa sul lavoro e l'impresa raccolti in un volume per dare nuove idee sul modo di affrontare la crisi: il libro, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana con il titolo “Francesco. L’impresa come opera di misericordia. I discorsi agli imprenditori” è stato presentato a Roma, nel Palazzo Lateranense. Il servizio di Marina Tomarro:
Un’attività economica rivolta al servizio della persona e del bene comune, dove l’obiettivo non è solo il guadagno ma la dignità dell’uomo. E’ questa l’idea che fa da filo conduttore ai cinque discorsi che Papa Francesco ha rivolto agli imprenditori in vari incontri ricordati nel volume “L’impresa come opera di Misericordia”. Il curatore del libro don Emilio Bettini, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore:
R. – L’attività imprenditoriale è certamente quella che ha sofferto maggiormente sia per la crisi economica sia dal punto di vista dei suoi dipendenti e dell’imprenditore. È necessario rendersi conto che l’impresa, cioè l’economia reale, quella che produce nuovi prodotti, che devono essere sostanzialmente aiutati, sostenuti e salvati all’interno di una crisi economica che è stata causata più da una fame di reddito facilmente ottenibile senza produrre nessun tipo di prodotto. Diciamo che è quella parte dell’economia sana che ha bisogno di essere sostenuta e di essere rivitalizzata.
D. - Impresa come opera di misericordia. Come vanno a coniugarsi questi due termini?
R. - Gestire la merce è possibile anche con regole ben precise di carattere economico. Gestire il personale che opera all’interno dell’impresa richiede necessariamente una visuale molto più ampia, che spazia non soltanto nell’economia ma va anche nell’ambito del trascendente, della considerazione della dignità della persona, quindi diventa per l’imprenditore un lavoro faticoso, certamente bello, ma comunque faticoso perché si tratta di gestire un sistema complesso come quello della persona umana che forse è il sistema più complesso che esista nell’ambito dell’intero universo economico.
E attraverso le parole del Papa viene fuori un immagine di un imprenditore che deve diventare un operatore di misericordia, capace di andare oltre un mero guadagno personale ma con lo sguardo rivolto verso il futuro della comunità. Ascoltiamo il commento di Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma:
R. – L’imprenditore mette insieme le persone, quindi il valore dei lavoratori, dei tecnici, degli imprenditori, con quelli delle materie prime per creare quella ricchezza necessaria per poter garantire ad una popolazione del mondo crescente uno stato di benessere e serenità. Da questo punto di vista la responsabilità dell’imprenditore è cambiata negli anni: anni fa, in fondo, all’imprenditore veniva chiesto di creare il profitto per il benessere della sua azienda, dei suoi lavoratori; oggi invece gli si chiede un pezzo in più, cioè garantire il futuro.
D. – Costante è l’invito di Papa Francesco a rivolgersi al bene comune e alla dignità dell’uomo. Allora in che modo rispondere a questa sua esortazione?
R. – Anche nei posti di lavoro è importante che la dignità dell’uomo sia rispettata, ma le leggi delle economie più avvedute ci dicono che dove questa viene rispettata, la stessa azienda sarà un’azienda maggiormente in grado di risolvere i problemi e creare ricchezza. Quindi l’elemento umano fuori dall’azienda, ma soprattutto dentro l’azienda, è fondamentale.
D. – In che modo oggi le imprese potrebbero essere aiutate maggiromente a svilupparsi?
R. – Sicuramente con la collaborazione. Dobbiamo sapere che nessuno di noi riesce a risolvere da solo i problemi. Questo vale anche per il grande imprenditore. Bisogna saper delegare all’interno dell’azienda, così come bisogna saper collaborare fuori da esse. Un’azienda che punta solo al profitto è probabilmente destinata a non realizzare profitto ma soprattutto anche a fare degli errori. Quindi queste sono le principali caratteristiche dell’imprenditore del futuro. Marina Tomarro, Radio Vaticana, Radiogiornale del 22 maggio 2016.