I pronostici della vigilia sono stati confermati. Il laburista Sadiq Khan è il nuovo sindaco di Londra. Figlio di immigrati, convinto europeista, schieratosi apertamente contro la Brexit (l'uscita del Regno Unito dall'Ue), ha sconfitto il conservatore Zac Goldsmith. Ma i progressisti perdono posizioni in Scozia. Alessandro Guarasci:
Grazie "per avere reso possibile ciò che era impossibile". Sadiq Khan, musulmano, figlio di un guidatore di autobus pakistano, ha così annunciato la sua vittoria a Londra, nei confronti del conservatore Zac Goldsmith. Una vittoria netta, quasi il 57% contro il 43% di Goldsmith.
"Ha vinto la speranza contro la paura, l'unità contro la divisione" ha detto Khan, a margine della sua proclamazione ufficiale di stanotte, seguita fra l'altro dalle congratulazioni e dagli auguri del sindaco uscente conservatore Boris Johnson. "La paura non ci rende più sicuri, ci rende più deboli - ha insistito l'esponente laburista - e la politica della paura semplicemente non è benvenuta nella nostra città". Kahn aveva impostato la sua campagna elettorale sulla necessità di rendere più vivibile Londra. Dunque, trasporti migliori e costi delle case più bassi.
I laburisti hanno tenuto nel resto d’Inghilterra, sono ancora il primo partito, ma hanno perso pesantemente in Scozia, finendo addirittura terzi dopo gli autonomisti dello Scottish National Party e i conservatori. I Tories di Cameron comunque hanno esultato per il risultato nel nord del Regno Unito. Nelle elezioni per l'Assemblea dell'Irlanda del Nord invece si sono confermati i due principali partiti, gli unionisti del Dup e i repubblicani del Sinn Fein, che già condividevano i vertici del governo locale emerso dopo gli accordi di pace al termine del conflitto in Ulster.
Sul significato dell’elezione di Khan a sindaco di Londra, Giancarlo La Vella ha intervistato Riccardo Alcaro, dell’Istituto Affari Internazionali:
R. – Non c’è dubbio che si tratti di un evento molto, molto significativo; è il primo funzionario eletto di una grande capitale europea di fede musulmana in un periodo in cui l’islam viene spesso associato con un flusso di migranti difficilissimo da integrare nonché, ovviamente, anche con i pochi, ma chiaramente molto visibili radicali estremisti che usano la violenza.
D. - Quindi, una sorta di apertura a quello che può essere un dialogo all’interno dell’Europa che in questo momento sembra mancare …
R. - Questo dipenderà molto dalla capacità dell’individuo di avviare un’agenda di dialogo che poi possa addirittura avere una risonanza europea. Credo che in questo caso, più che le iniziative specifiche che potranno essere messe in atto dal prossimo sindaco di Londra, è proprio il valore simbolico quello che conta. L’idea è che le società occidentali, in questo caso quella britannica, siano in effetti società plurali nelle quali la discriminazione religiosa è esclusa. Sadiq Kahn è di una religione che appartiene comunque ad una minoranza della società ed una minoranza piuttosto recente; viene da una famiglia molto, molto povera e può ascendere alle più alte cariche elettive attraverso un percorso politico abbastanza tradizionale all’interno di un partito.
D. - La vittoria di Sadiq Kahn va anche letta come una prima scelta di campo dei londinesi su quello che sarà poi il referendum sull’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea …
R. - Direi di sì, però la fotografia politica che mi interessa di più non è tanto quella su Londra quanto sull’intero Regno Unito che mostra in parte quali saranno i blocchi elettorali che si esprimeranno in un senso o nell’altro in questo referendum di importanza capitale del 23 giugno. Londra è senz’altro più europeista. Non credo che con l’elezione di Kahn dia un segnale particolare - perché questo già si sapeva - non credo che ci siano residui di Boris Johnson che era comunque un sindaco molto popolare, ma che ha preso la decisione di sostener Brexit per motivi di competizione interna al partito conservatore – Jhonson probabilmente non vuole sfidare la leadership di Cameron –; quindi noi vediamo che c’è un blocco pro-europeista sicuramente concentrato a Londra, però treniamo presente che il successo degli anti europeisti o dei fautori della Brexit è dovuto soprattutto all’Inghilterra che non fa parte di Londra, proprio a quell’Inghilterra che vede Londra sempre più come un corpo estraneo, come un cuore che non sembra più corrispondere al resto del corpo. Londra è una città globalizzata; i fautori del Brexit, non tutti però moltissimi, hanno un’idea più sovranista, più isolazionista di quello che deve essere il futuro della loro nazione. Alessandro Guarasci e Giancarlo La Vella, Radio Vaticana, Radiogiornale del 7 maggio 2016