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Santa Maria Antiqua a Roma, dopo 30 anni riapre il tesoro della Basilica nel Foro Romano. Parla Maria Andaloro

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Riapre al pubblico dopo più di trent’anni Santa Maria Antiqua, la Basilica nel Foro Romano scoperta nel 1900: un tesoro inestimabile, scrigno di testimonianze pittoriche tra il VI e IX secolo. Chiusa dagli anni ottanta per un complesso intervento architettonico proseguito con il restauro delle pitture, alla riapertura della chiesa si accompagna la mostra “Santa Maria Antiqua. Tra Roma e Bisanzio”. Il servizio di Paolo Ondarza: 

Una perla rara incastonata in un gioiello di inestimabile valore. La piccola Chiesa di Santa Maria Antiqua collocata all’interno del Foro Romano si può definire così. Solo pochissimi esperti, tra le moltitudini di turisti e cittadini romani che quotidianamente percorrono gli antichi lastricati dell’area archeologica alle pendici del Palatino sono a conoscenza del patrimonio custodito all’interno della cappella: le pitture sono tra le poche testimonianze al mondo dello sviluppo dell’arte figurativa romana e greco bizantina. La battaglia iconoclasta, condotta tra l’VIII e il IX secolo dall’imperatore orientale Leone III Isaurico e poi da Leone V l’Armeno, cancellò infatti gran parte delle immagini sacre dell’epoca. Ricavata nel VI secolo dai resti della zona del palazzo di Domiziano, seppellita sotto le macerie del terremoto dell’847, tornata alla luce grazie allo scavo archeologico del 1900, Santa Maria Antiqua è rimasta chiusa al pubblico da trent’anni. Tanto è durato il restauro che restituisce al pubblico la purezza dell’impianto architettonico dei primi secoli del cristianesimo e soprattutto la parete palinsesto, vero e proprio museo dell’arte figurativa sacra tra IV e VIII secolo. Come i palinsesti - manoscritti antichi su pergamena, scritti, cancellati e riscritti - in una superficie di pochi metri quadri si susseguono sette strati di intonaci con frammenti di pitture di epoche diverse: lo sguardo ieratico di Maria Regina in trono del IV secolo, emerge tra dipinti di epoca precristiana e si affianca al volto ellenistico dell’Angelo Bello posteriore di 200 anni e a quello di un padre della Chiesa risalente al 700, epoca del pontificato dell’erudito Giovanni VII. Maria Andaloro è la  co-ideatrice della mostra "Santa Maria Antiqua tra Roma e Bisanzio”, insieme a Giulia Bordi e Giuseppe Morganti: 
R. – Santa Maria Antiqua è un monumento – come ha detto – nascosto proprio nel Foro, alle pendici del Palatino, scoperto nel 1900 e che nel corso del ‘900 ha avuto alterne vicende di abbandoni e di rivelazioni. In questi ultimi 30 anni è stata chiusa soprattutto per preparare quel restauro che si è poi effettuato tra il 2001 e ieri.
D. – Simbolo che attrarrà sicuramente tanti visitatori è la famosa parete palinsesto …
R. – Il palinsesto è la stratificazione di più pitture su nuovi intonaci, ogni volta sulla stessa parete. Però noi possiamo vedere quello che c’è sotto grazie alle lacune, quindi alla perdita di pittura degli strati in superficie: laddove c’è una lacuna dello strato più in superficie, noi vediamo affiorare lo strato sottostante e la pittura per quel tanto che coincide con la lacuna della parte superiore.
D. – Ahimè, non potremo mai vedere le pitture nella loro interezza…
R. – Per ora no! Però questa mostra si caratterizza per una serie di itinerari che abbiamo predisposto e, forse, il più interessante e il più importante dei quali è proprio il percorso multimediale, perché aiutiamo il visitatore a capire, a comprendere  com’era la chiesa, con i suoi dipinti, nelle varie fasi, attraverso un’opera di videomapping e di video, con l’idea di restituire il perduto attraverso delle restituzioni di carattere virtuale.
D. – La mostra sarà permanente?
R. – No. La chiusura della mostra è prevista per l’11 settembre. Però noi vogliamo lavorare affinché questi apparati multimediali, che sono proprio inerenti alla possibilità di comprendere il monumento che si mostra, possano diventare invece definitivi.
D. – Una storia travagliata quella di Santa Maria Antiqua nei secoli…Vogliamo ricordarle queste vicende?
R. – E’ una chiesa che è proprio incapsulata all’interno del complesso domizianeo della fine del I secolo, quel complesso che era in contatto – attraverso una rampa, che oggi fa parte integrante del percorso della mostra – con i palazzi imperiali sul Palatino. Questa chiesa nell’847, quindi molti secoli fa, a causa di un terremoto e poi di una frana che si è staccata dal Palatino, è stata abbandonata. Per dodici secoli circa, fino al 1900, questa chiesa è stata sottratta alla vista dei romani e del mondo. E’ stata scoperta, appunto, nel 1900: abbiamo poi avuto alterne vicende all’interno di questo secolo ed oggi con la mostra, che si è inaugurata ieri, diciamo che ha un secondo battesimo, che speriamo sia quello che porti questa chiesa alla conoscenza e alla partecipazione non solo dei romani, ma anche degli italiani e dei cittadini del mondo.
D. – Il valore, infatti, è inestimabile: conserva testimonianze rare, proprio perché di una pittura che è stata vittima di una battaglia iconoclasta tra il secolo VIII e IX…
R. – Nel momento in cui a Costantinopoli, in tutto l’Impero Bizantino, divampava la lotta iconoclasta. Santa Maria Antiqua è una testimonianza straordinaria di arte, ma anche di pensiero. Paolo Ondarza, Radio Vaticana, Radiogiornale del 17 marzo 2016.

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