Leggo su un sito web:
UFFICIALE. SHAKESPEARE NACQUE A MESSINA: RINVENUTO L’ATTO DI NASCITA DELLO SCRITTORE. RISOLTA LA QUESTIONE DEI NATALI DEL GENIO INGLESE.
Naturalmente è una bufala.
Ma visto che sta avendo successo, vi dispiace se ci metto un carico da undici? Allora...
Da certe carte trovate di recente nella soffitta di una casa ereditata da mia moglie nel centro storico di Messina risulta che...
Correva l'anno xxxx e a Messina, nel corso di un "tocco" finito male, in una taverna scoppiò una lite furibonda nel corso della quale un uomo venne colpito alla testa con un mattone.
Il mattonatore, tale Gerlando Capulecchi, fu trascinato in tribunale dalla famiglia Montesi, della quale faceva parte il mattonato. Allora le famiglie erano numerose e coese, e davanti al giudice si presentarono un paio di centinaia di Capulecchi e altrettanti Montesi, tutti di età comprese fra il nono mese di gravidanza e il piede nella fossa. Mentre lo schieramento dei Capulecchi fronteggiava rumoreggiante quello dei Montesi altrettanto irrequieto, il mattone fu presentato al giudice che volle vedere la ferita inferta alla vittima, Cosimo Montesi detto Testadiciaca. Ma all'esame obiettivo il capo di Testadiciaca, che come i siciliani sanno significa "testa di ciottolo" risultò appena scalfito. Il giudice, incazzatissimo per non avere potuto fare la siesta, allietata a pomeriggi alterni da tale procacissima Filomena Cucinotta, urlò "Minchia tutto stu casinu ppì nnenti!". Fu il segnale d'inizio di una rissa pazzesca in cui chi c'era giurò di avere visto nonno Capulecchi mordere il calcagno gottoso di nonno Montesi, mentre Rosaria Capulecchi e Maria Montesi, ambedue agli sgoccioli della gravidanza, accostate le pance, lasciavano che i nascituri se le suonassero a colpi di placenta, col risultato che le gravidanze dalla fase "sgoccioli" passarono alla fase "rottura delle acque". Confuso fra il pubblico, un messinese che sarebbe diventato illustre prese nota di quel "Minchia tutto stu casinu ppì nnenti!" e, anni dopo, scrisse "Much Ado About Nothing". Mentre è inutile che vi dica cosa tirò fuori da quella sanguinosa lite fra Capulecchi e Montesi.
Carlo Barbieri
Visto il successo della bufala di sky24ore, vi dispiace se ci metto un carico da undici? Allora...
Da certe carte trovate di recente nella soffitta di una casa ereditata da mia moglie nel centro storico di Messina risulta che...
Correva l'anno xxxx e a Messina, nel corso di un "tocco" finito male, in una taverna scoppiò una lite furibonda nel corso della quale un uomo venne colpito alla testa con un mattone.
Il mattonatore, tale Gerlando Capulecchi, fu trascinato in tribunale dalla famiglia Montesi, della quale faceva parte il mattonato. Allora le famiglie erano numerose e coese, e davanti al giudice si presentarono un paio di centinaia di Capulecchi e altrettanti Montesi, tutti di età comprese fra il nono mese di gravidanza e il piede nella fossa. Mentre lo schieramento dei Capulecchi fronteggiava rumoreggiante quello dei Montesi altrettanto irrequieto, il mattone fu presentato al giudice che volle vedere la ferita inferta alla vittima, Cosimo Montesi detto Testadiciaca. Ma all'esame obiettivo il capo di Testadiciaca, che come i siciliani sanno significa "testa di ciottolo" risultò appena scalfito. Il giudice, incazzatissimo per non avere potuto fare la siesta, allietata a pomeriggi alterni da tale procacissima Filomena Cucinotta, urlò "Minchia tutto stu casinu ppì nnenti!". Fu il segnale d'inizio di una rissa pazzesca in cui chi c'era giurò di avere visto nonno Capulecchi mordere il calcagno gottoso di nonno Montesi, mentre Rosaria Capulecchi e Maria Montesi, ambedue agli sgoccioli della gravidanza, accostate le pance, lasciavano che i nascituri se le suonassero a colpi di placenta, col risultato che le gravidanze dalla fase "sgoccioli" passarono alla fase "rottura delle acque". Confuso fra il pubblico, un messinese che sarebbe diventato illustre prese nota di quel "Minchia tutto stu casinu ppì nnenti!" e, anni dopo, scrisse "Much Ado About Nothing". Mentre è inutile che vi dica cosa tirò fuori da quella sanguinosa lite fra Capulecchi e Montesi.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”; "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (Todaro Editore, candidato al premio Scerbanenco 2015); "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda) e "Assassinio alla Targa Florio, ambedue con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.