Metti una sera d'estate, un sito storico di una bellezza mozzafiato e una fra le opere più rinomate e amate...
Sabato sera ha debuttato all'Arena di Verona l'Aida di Giuseppe Verdi per la regia di Carlus Padrissa e Alex Olle (Las Fura Dels Bals).
Uno spettacolo durato nel complesso cinque ore (intervalli un po' lunghi ma necessari per l'alternarsi delle scene) che ha incantato il pubblico che ha riempito parterre, poltrone e gradinate ed ha - con continua partecipazione - applaudito alle arie, all'orchestra magistralmente guidata da Julian Kovatchev, ai cantanti, alla monumentale messa in scena.
Sul grande palco per tutto tempo hanno padroneggiato due immense gru, gestite da artisti-lavoratori che hanno unito fra loro dei grossi blocchi quadrati formando un unico grande pezzo scenografico che alla fine della narrazione si è rivelato essere la pietra tombale che, abbassandosi, ha "accolto" gli sfortunati amanti.
Già, perché nonostante ognuno di noi, nel ruolo e nel tempo che la vita ci affida, si affanni a progredire e a costruire rapporti e itinerari, è la vita stessa che alla fine ci sorprende spezzando progetti e sacrificando personali ideali di vita a vantaggio di un destino prestabilito, forse totalmente imperscrutabile, dove ci inseriamo tutt'altro che per propria consapevole scelta.
Il susseguirsi di personaggi (schiavi, dignitari, religiosi) e di figure animali (che belli i coccodrilli...) ha costituito un continuo piacere alla vista dello spettatore, accompagnandolo nella storia (scongiurato il rischio di distrarlo) ed enfatizzando i passaggi più importanti.
Il merito più grande in questo senso va riconosciuto agli artisti, tutti di eccezionale livello e bravura.
Applauditissima Amarilli Nizza nel ruolo del titolo e particolarmente intensi i momenti in cui Aida parlava al suo stesso cuore e si dibatteva fra i sospetti e le bugie di Amneris e la subdola richiesta del padre.
Bravissimo Carlo Ventre (Radames), impeccabile nella tenuta di una vocalità colma di sfumature.
Grande Violeta Urmana che ha restituito un'Amneris a tutto tondo rivelandosi la protagonista dell'ultimo atto.
E Boris Statsenkoè stato un Amonasro intenso e credibile, premiato dal caloroso riscontro della platea.
Perfetto il gioco delle luci ideate da Paolo Mazzon, ottimi i costumi di Chu Uroz, le coreografie di Valentina Carrasco, le magnifiche scene di Roland Olbeter.
Un evento quello del 24 giugno: nonostante l'ora, si leggeva nei volti degli spettatori una grande soddisfazione. Un ringraziamento va anche al cielo: un'iniziale afa insopportabile è stata man mano sostituita da una leggera brezza che ha permesso di respirare meglio e di godere appieno della serata. Giovanni Zambito.
©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona