«Mi sono sempre definito un contastorie e non un cantastorie, che non racconta le storie a se stesso, ma ad un pubblico il più vasto possibile, che lo sta a sentire con attenzione e partecipazione, per poi levare la coppola e passare in mezzo alla gente. Anche le mie storie sono destinate alla gente, certamente non a una ristretta cerchia di amici».
Con queste parole lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, il “papà” del commissario Montalbano, commenta il successo del tour teatrale “Il Casellante”, portato in scena dal regista Giuseppe Dipasquale. Lo spettacolo, che si è concluso al Teatro Sistina di Roma, è riuscito a portare sul palco il ritratto di una Sicilia arcaica e moderna, tragica e comica, sospesa tra mito e storia e spaccata tra contraddizioni e paradossi.«Ho apprezzato molto la messa in scena teatrale del Casellante - continua Camilleri - che rispetta in pieno il testo letterario, riportandolo ad una forma popolare di comunicazione narrativa che in fondo è il mio ideale, giovandosi della voce e dei canti». Uno spettacolo che è riuscito in un gioco di musiche a trasportare il pubblico di oltre 60 città italiane in quella Sicilia sognante e divertita, ricca di sorrisi amari e slanci reattivi.
Teatro, letteratura e mitologia si fondono ancora una volta sul palcoscenico grazie al dinamismo professionale di Dipasquale – coautore della riduzione ed erede del messaggio teatrale di Camilleri - per raccontare quella famosa «sicilitudine» scandita tra parlate e modi di dire dialettali, che riesce a far respirare allo spettatore gli odori, i colori, le speranze e le storie camilleriane mai scontate dell’Isola.
«Il coinvolgimento del numeroso pubblico – sottolinea Dipasquale – è frutto della capacità di fusione di un teatro che sa essere letterario ma nello stesso tempo popolare, con la gente e per la gente: le sue radici prendono vita da una letteratura unica nel suo genere, che è sempre riuscita, in maniera universale, a indagare l'aspetto primo e primitivo delle emozioni e del sentimento umano». Così le pagine di Camilleri, scritte tra quelle mura domestiche foderate da libri e ricordi della dolce vita d’Accademia, prendono forma attraverso la trasposizione teatrale sapientemente orchestrata dal regista catanese, con l’obiettivo di nutrire l’immaginazione dei lettori con un pizzico di realtà finalmente tangibile e animata.
Un amore artistico quello tra il maestro e l’allievo capace anche di riscrivere a quattro mani in siciliano la famosa commedia amorosa di William Shakespeare “Molto rumore per nulla” - in scena dal 22 giugno al Globe Silvano Toti di Roma e diretto da Gigi Proietti - ponendo l’accento in modo giocoso e sperimentale sull’annosa questione sul drammaturgo inglese: e se davvero Shakespeare fosse nato in Sicilia?