"War Machine” (2017), di David Michôd. La nuova e dirompente piattaforma Netflix si cimenta in un genere surrealista, grottesco, ma assolutamente contemporaneo.
La formula scelta per raccontare eventi dei nostri giorni è assolutamente geniale e penetrante: quando la verità mediatica non riesce ad incidere sull’opinione pubblica internazionale, allora bisogna ricorrere ad “armi non convenzionali” per colpire l’attenzione del mondo su fatti drammatici e di un cinismo esasperato.La sceneggiatura di David Michôd è tratta dal best seller “The Operators: The Wild & Terrifying Inside Story of America's War in Afghanistan” del noto giornalista d’inchiesta statunitense Michael Hastingsnel, scomparso il 18 giugno 2013, all’età di trentatré anni, in seguito ad un misterioso incidente in auto, dopo che aveva inviato una mail ai suoi amici raccontando loro che stava scrivendo di una grande storia sulla quale stava indagando dopo aver avuto accesso ad informazioni riservate passatigli da WikiLeaks. Ebbene, questa parte di storia vera, dà al film una solidità ed una curiosità irresistibili.
La film narra dell'ascesa e della rovinosa caduta di un potente generale statunitense che ad ogni costo vuole passare alla storia come colui che ha vinto la guerra in Afghanistan. La strategia scelta dal generale McMahon, al comando delle truppe NATO nel difficile Paese medio-orientale, è quella dell’impero romano di Giulio Cesare: veni, vidi, vici! Ma McMahon non aveva tenuto in conto che la cultura islamica e musulmana è distante anni luce da quella occidentale, e che il potere politico non aveva nessuna intenzione di far finire una guerra che genera economia, e affari illegali e clandestini.
La visione risulta interessante e intrigante, e narra di fatti di cronaca e di politica militare ai quali il mondo che non-conta non ha accesso. Brad Pitt è bravissimo, e certamente non lo scopriamo noi. Il cast di attori è di assoluto livello: Emory Cohen, RJ Cyler, Topher Grace, Anthony Michael Hall, Anthony Hayes, John Magaro, Scoot McNairy, Will Poulter, Alan Ruck, Lakeith Stanfield, Josh Stewart, Meg Tilly, Tilda Swinton e Sir Ben Kingsley. La produzione appartiene alla “casta” che ad Hollywood conta per davvero: Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Ted Sarandos, Ian Bryce, James W. Skotchdopole, Pauline Fischer, Sarah Bowen, Sarah Esberg.
Il film è da vedere per coloro che amano conoscere fatti di cronaca internazionale, di politica militare, di occulti affari di miliardi di dollari e di potere colonizzante, di supponente politica occidentale finalizzata ad esportare “democrazia”, di stupidità ed arroganza americana ed occidentale, di fatti internazionali dei quali siamo vittime più che osservatori.
ANDREA GIOSTRA
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