Un titolo evocativo e programmatico attrae e conduce al nuovo recente libro di Marco Onado. Evocativo, sul piano letterario, della Ricerca del tempo perduto di Marcel Proust: dunque, di una ricerca profonda, ampia, complessa.
Programmatico perché volto a capire come cercare - e (ri)trovare - una banca che in gran parte non c’è più, ma che continua a essere necessaria e utile. Lo sguardo dell’Autore ne è guidato di conseguenza. Per comprendere e far comprendere, non si limita soltanto alle banche e alle loro tecniche operative, va oltre: al contesto in cui hanno operato e sono state lasciate libere di farlo; agli impatti recessivi che la crisi finanziaria ha avuto sull’economia globale; ai drammi che ne sono discesi in termini di riduzione di redditi e di risparmi, di perdita del lavoro, di perdita della dignità umana e che hanno incrinato le vite di uomini e donne in tutto il mondo. Alle tragedie che a volte ne hanno distrutto le esistenze.Punti di partenza dell’analisi sono le banche e il sistema finanziario di oggi, i passi incontrollati compiuti nel corso degli ultimi decenni soprattutto dalle banche di investimento grandi e globali. Punto di arrivo, interrogarsi su “la banca che vogliamo”, sulla difficoltà di affrontare e risolvere le eredità di questo nostro passato, sulla lunga e complessa strada da percorrere. Nel mezzo, le tappe di un lungo percorso: il debito – privato e pubblico – e la sua “grande corsa”, la debolezza delle nuove forme dell’intermediazione finanziaria ai tempi della globalizzazione, i falsi miti di teorie economiche espressione di correnti neoliberiste imperanti, i limiti della regolamentazione e gli errori delle autorità di vigilanza. Leggiamo insieme alcuni passi, fra i tanti di grande significatività, utili a capire il clima entro cui il libro è andato a formarsi: “La finanza ha sfruttato in pieno le opportunità del clima ideologico e politico di liberalizzazione e deregolamentazione su scala mondiale che ha dominato gli ultimi decenni”; “banche (…) che si erano fatte attrarre dagli alti rendimenti di titoli che le agenzie di rating spacciavano (è il caso di usare questo termine, visto che si è parlato di titoli tossici) come relativamente sicuri”; “la crescita del debito pubblico dei paesi avanzati è la conseguenza, non la causa, della crisi.
Marco Onado è da decenni un insigne studioso, e non solo. Attento lettore e pregevole commentatore della realtà economico-finanziaria, con questo suo nuovo libro ci offre il dono di un’importante ricostruzione critica su più piani, di un’analisi storica contemporanea dei mutamenti economici e finanziari globali, di un grande affresco. E anche di un “racconto” leggibile. Non solo per gli addetti ai lavori, ma per chiunque voglia guardare al di sotto delle superfici delle sole informazioni quotidiane, e al di là di studi parziali o ideologicamente impostati. Non mancano momenti di levità nella scrittura. Sono i richiami ad altro che non sia solo economia o finanza: soprattutto film – con la loro carica di immediatezza e incisività (“Il film ‘La grande scommessa’ si rivela più utile di un trattato di finanza”). E non mancano, per chi lo voglia, inviti ad approfondire. Sono i rinvii all’ampia letteratura specialistica: richiamata, mai esibita.
Franco Tutino, Prof. Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, Sapienza, Università di Roma.
Link articolo originale