Un comicon intelligente e sofisticato, a misura di adulto più che di bambino. Gli occhi grandi della narrazione certamente catturano l’attenzione dello spettatore.
Occhi grandi di matrice artistica Margaret Keane (1927), la cui controversa ed incredibile storia vera è diventata un ottimo film del 2014, “Big Eyes”, con la superba regia di Tim Burton; Occhi grandi che i comicon giapponesi, a partire dagli anni ottanta, hanno disinvoltamente rubato all’arte statunitense; Occhi grandi che la psicologia evolutiva e la pedagogia moderna, a partire dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso, hanno suggerito alle grandi multinazionali di giocattoli perché producessero toys che fossero a misura di neonato e di infante. Quando l’Arte contribuisce alla scienza e alla conoscenza!Il film di Tom McGrath, con l’ottima sceneggiatura di Michael McCullers, è interessante e va certamente visto, non tanto per la storia che narra, ma piuttosto per i meta-messaggi che lancia allo spettatore-genitore. Al di là degli evidenti “richiami” a diversi comicon di successo del passato e del recente passato. Ma qualcosa di nuovo c’è!
La storia è apparentemente scontata. Tim Templeton è il primogenito della famiglia media statunitense, ovvero occidentale, se vogliamo. Coccolato e amato dai genitori che gareggiano nel prendersi cura del loro bimbo, sveglio, intelligente e con una fervida immaginazione. Tutto procede magnificamente per Tim, finché il suo meraviglioso vivere principesco con sudditi indefessi i propri genitori, non viene subitaneamente disintegrato dall’arrivo di un fratellino non desiderato. È lì che l’immaginazione di Tim prende il sopravvento, in una sorta di sublimazione infantile, o se vogliamo, in un interessante e variopinto meccanismo di difesa annafreudiano, in cui la fantasia si sostituisce alla dura e insopportabile realtà.
È a questo punto che inizia la fantastica narrazione: Baby Boss è un piccolo adulto despota, camuffato da neonato, mandato in missione segreta da una fantomatica e potentissima agenzia sovranazionale, la “Baby Corp”, con il temerario compito di fermare l’irresistibile e terroristica avanzata dell’amore degli adulti verso i cuccioli di cane, piuttosto che verso i cuccioli di uomo!
Ed è qui che ritroviamo geniale la sceneggiatura di Michael McCullers, che ci sbatte in faccia, con la sua trasposizione cartonica, una grande verità di una bella fetta di popolazione occidentale che invece di prendersi cura dei propri bimbi e del futuro della propria specie, si occupa morbosamente e innaturalmente dell’allevamento in casa, come se fossero veri figli d’uomo, dei cuccioli canini! Una “deviazione” psicopatologica della nostra civiltà occidentale che sta sempre più prendendo consistenza e che l’agenzia anti-canina “Baby Corp”, costituita da soli agenti segreti neonati, cerca di contrastare con tutti i mezzi di cui dispone!
Le scene e gli accadimenti del film sono divertenti e dirompenti. Il finale è certamente pedagogico soprattutto per quegli adulti che non vedono dove devono vedere, e potremmo rappresentarlo, astenendoci rigorosamente dal raccontarlo, con un antico detto cinese che ha tracciato la storia di tutte le guerre: «Il nemico del tuo nemico è tuo amico.» … ed è a quel punto che nel film vissero tutti felici e contenti!
ANDREA GIOSTRA