Fattitaliani ha voluto raccontare nella realtà come si sono svolte le primarie del PD nella provincia di Agrigento: ecco la testimonianza di Peppe Zambito, segretario provinciale.
La mezzanotte è passata da un pezzo quando chiudiamo il portone di alluminio e vetro della Casa del Popolo. Ci sono Angela e Gerlando che per l'intera giornata hanno vidimato schede, compilato verbali e nei momenti di pausa discusso come impiegare le “due euro” raccolte nel cestino di vimini, fanno l'elenco delle spese della sezione: bollette Enel, tipografia, pulizie ecc.
La mezzanotte è passata da un pezzo quando chiudiamo il portone di alluminio e vetro della Casa del Popolo. Ci sono Angela e Gerlando che per l'intera giornata hanno vidimato schede, compilato verbali e nei momenti di pausa discusso come impiegare le “due euro” raccolte nel cestino di vimini, fanno l'elenco delle spese della sezione: bollette Enel, tipografia, pulizie ecc.
Ci sono anche Carmelo e Peppe, compagni storici, me li ricordo da sempre dentro quelle mura imbrattate da manifesti datati che nessuno toglie, che stanno lì a ricordarti la tua storia. Come quelle foto in bianco e nero che non hai il coraggio di sostituire perché ti raccontano pezzi di vita che non vuoi dimenticare. Ne abbiamo aggiunto un altro oggi: “LA DEMOCRAZIA È QUI”, lo abbiamo sistemato in bella vista. Sono rimasti con me con il vecchio vizio di esserci; Peppe al PC e Carmelo con carta e penna (non si fidano totalmente della tecnologia!) e io al telefono a raccogliere dati, circolo per circolo.
Quando avvio il motore della macchina mi sento bene, Tutto è andato nei migliori dei modi, organizzazione perfetta. Mi tornano in mente alcune immagini di questa giornata intensa, iniziata alle sette della mattina, a Ribera, con il caffè in bottiglia che l'ex segretario che ho commissariato mi offre, lo guardo un attimo stupito “se non ti fidi l'assaggio prima io!”, a seguire una risata, un abbraccio che chiarisce le cose dette sulla stampa locale e soprattutto quelle non dette. Sorrido pensando a Nino, segretario di Lucca Sicula, un paesino di nemmeno 800 anime: “Dammi i dati!” gli urlo al telefono. “Segreta', grande affluenza. 38 votanti!”. Rimango un attimo basito, cerco di collegare il 38 con la grande affluenza e mi lascio andare ad una risata vera, di quelle fatte di tenerezza: l'avrei abbracciato. Nel mentre mi arrivano: la faccina con bacio a forma di cuore di Silvia; l'ennessimo messaggio di Maurizio sulla consegna dei plichi; la foto di Giusi inviata a presiedere il seggio di Camastra che mi ringrazia della bella giornata; la venticinquesima telefonata di Totò da Palma di Montechiaro che rassicuro ancora per l'ottimo lavoro; il whatsapp di Giovanna nella chat dei segretari di circolo felice e contenta; un susseguirsi di emoticon: il pollice alzato, il sorriso, il braccio di forza. È stato un giorno ricco di messaggi, foto, telefonate.
Davanti al portone di casa provo un grande senso di colpa nei confronti di Giuliana e Leonardo, i miei figli, ancora una domenica senza di me, i loro messaggi confusi tra gli altri. Era una giornata di festa a Siculiana. Vaglielo a spiegare che mentre la piazza era piena di luci e giostre, il loro papà era impegnato per le primarie del PD, vaglielo a spiegare che è il segretario provinciale e che non può fare altrimenti.
A casa la TV trasmette le immagini del Nazareno. Riavvio il pc, pubblico i dati sulla pagina Partito Democratico Agrigento e mentre continuano i messaggi nelle chat, scorro i post.
Uno in particolare mi colpisce: riporta i dati delle primarie precedenti, mette in evidenza il calo dei partecipanti, con il chiaro obiettivo di sminuire un grande risultato. Viene condiviso da tanti, sono gli ex compagni di Articolo Uno. Che tristezza!
Mi torna in mente quell'immagine mitica delle feste da ragazzini, quando nel bel mezzo della festa, arrivava il tipo a spegnare lo stereo!
Lo aveva detto che la musica non gli piaceva, che avrebbe preferito fare un scampagnata! Aveva assistito a tutta la fase organizzativa nella speranza che qualcosa non andasse per il verso giusto. Aveva sperato in un temporale che costringesse la maggior parte a rimanere a casa; un intervento della polizia che bloccasse la festa; la puntina dello stereo che inciampa per trasformare la musica in un rumore stridulo. Ma, purtroppo per lui, la festa è riuscita! A quel punto, preso dalla frustrazione, esce dall'angolo e spegne lo stereo!
E poi dal buio della sala ecco altri che non raccontano della bellezza della festa, ma: del bicchiere che si è rotto; di uno che forse si è ubriacato; della carta igienica che è finita in un bagno...
Mi imbatto in un altro post, qualcosa che mi riguarda più da vicino, è di Mario, persona che stimo. Candidato per l'assemblea nazionale nella lista Orlando e che due settimane fa, alla convenzione provinciale, era a presentarne la mozione. Comunica che se ne va! Usa parole come “renzizzazione” termine ormai entrato nella retorica del linguaggio, che suscita facili applausi e mira a confondere. Che tristezza!
Mi verrebbe da dirgli: “Stiamo ballando Mario, non spegnere lo stereo!”. Stiamo ballando con tutta quell'umanità che oggi, 30 aprile, ha montato i gazebo; aperto i circoli; affisso manifesti. Con l'umanità che ha vidimato schede, letto regolamenti, espresso una preferenza.
Mi spiace se la musica non vi piace, ma non state lì col broncio, organizzate una bella scampagnata, provate a divertirvi! Qualcuno porti la pasta al forno, qualcun altro da bere, qualcun altro un pallone! Ecco: organizzate la vostra festa e abbiate rispetto degli altri!
Ve lo immaginate Berlinguer a criticare il congresso di un altro partito!!! Provate a trarre dalla memoria gli insegnamenti giusti e non limitatevi al copia incolla delle frasi che vi fanno comodo. Lasciate agli altri il diritto di festeggiare, di gioire, di credere in un progetto e pazienza se è diverso dal vostro.
È il primo maggio. La banda del mio paesino mi ricorda che è festa. Giuliana e Leonardo dormono ancora, tra poco si va in piazza. Ho voglia di zucchero filato.
Continuano i messaggi del “giorno dopo” di quell'umanità che nel profondo sud, nel piccolo paesino tra le montagne, ancora si commuove davanti alla bellezza della politica fatta di carne e ossa, di sangue e passione.
Il telefono squilla, è Antonio Cani, conosciuto più per le polpette al sugo che per le sue idee politiche, vuole i numeri, i dettagli, sapere i delegati...continuo a dirgli che è un pazzo, che porta sempre scompiglio, che alimenta polemiche inutile, è il mio modo di dirgli che gli voglio bene!
Peppe Zambito
Segretario Provinciale PD Agrigento