di Ugo Centi ROSETO (Teramo) - Da una parte c’è l’ufficialità. Il drappo che svela la targa ricordo dei personaggi illustri. Il sindaco con la fascia tricolore. Il deputato locale (Tommaso Ginoble). I rappresentanti delle istituzioni. Dall’altra c’è il clima. Ed il clima, purtroppo, non si può descrivere tutto con le parole. Il clima devi viverlo. Ed è bellissimo, per me, averlo vissuto questa mattina all’istituto tecnico “Moretti” di Roseto.
Allora, proviamoci a parlarne. Proviamo a dire che Vincenzo Colicchia era un rosetano, giornalista della BBC a poco più di trent’anni, negli anni ’50. Che intervistava primi ministri belgi e trasmetteva in Eurovisione ante-litteram. Da questa mattina, l’Aula magna del Moretti lo ricorda. Proviamo a dire che Ernesto D’Ilario era un maestro di sport all’avanguardia, olimpionico più volte, pluripremiato, che aveva avuto tra i suoi “allievi” anche il Principe di Monaco. Da questa mattina, la palestra interna del “Moretti” lo ricorda. Proviamo a raccontare che Dino Celommi ha “allevato” atleti (e non solo) che hanno dato vita alla tradizione calcistica abruzzese. Da questa mattina la palestra esterna del “Moretti”, in tensostruttura, lo ricorda. Come l’atrio della scuola ricorda colui che le ha dato il nome: Vincenzo Moretti, brillante economista d’inizio Novecento, docente a Roma ed a New York.
Ebbene, tutti questi personaggi, che hanno frequentato le personalità di punta del mondo di allora, che hanno viaggiato, lavorato, insegnato ovunque; che hanno “visto” il mondo e ne sono stati in qualche modo protagonisti, questi personaggi, si diceva, sono sempre rimasti rosetani nell’animo. Qui hanno avuto le loro radici. Qui tornavano quando potevano. Qui c’era la loro “palestra” naturale: la spiaggia. Qui c’era, e c’è, il loro mare. Qui avevano amici; qui c’era la “loro” gente.
E questa mattina, quella “gente” li ha ricordati. Con gioia. Con allegria. Ed anche qualche lacrima di commozione. Li ha ricordati innanzitutto la scuola: il professor William Di Marco, “motore” instancabile di tali iniziative; la dirigente Sabrina Del Gaone, sensibilissima a queste cose; la dirigente delle primarie, Gabriella Di Domenico, che ha collaborato come in una sinergia naturale tra scuole, non importa di che grado. Li hanno ricordati Luciano Di Giulio ed Emidio D’Ilario, con il loro Circolo Filatelico autore di un annullo postale dedicato e cartoline illustrate appositamente.
Li hanno ricordati la compagna di D’Ilario, Rossana Bacchetta, tennista dal fisico atletico ancor adesso. Camillo Cerasi, mitico “portiere” allenato da Celommi. I figli di Celommi, anzitutto “Peppino”, sportivo ed organizzatore di sport egli stesso, custode geloso della bandiera olimpica lasciatagli in eredità da Ernesto D’Ilario. Li ha ricordati la nipote di Vincenzo Moretti, giornalista a Pescara. Li hanno ricordati Tonino Sperandii e Camillo Verrigni. E tanti altri che tutti non posso citare.
E li ha ricordati, da par suo, Mario Giunco. Con quei suoi excursus enciclopedici che collegano nome e fatti in modo eccezionale. E così scopri, grazie a Giunco, che “Gigino” Braccili (altro rosetano indimenticabile) riscoprì per primo Coticchia allora dimenticato. E che il figlio di Vincenzo Moretti, Mario, è stato autore teatrale raffinatissimo, direttore di “Opera Prima” fino al 2012, firma tra l’altro di un lavoro scenico su Federico Caffè. E sì, perché Caffè, misteriosamente scomparso negli anni ’80, è stato un economista utopico che con Vincenzo Moretti ebbe relazioni. Non di meno per quella fucina comune di talenti che fu il liceo Tito Acerbo di Pescara.
Ed allora la storia s’intreccia e passa anche dagli aneddoti, dalla memoria condivisa, da un essere “comunità”. Che in fondo si ritrova e si capisce: basta un filo (e chi lo sa tessere). Ma questa è terra d’antichi sarti: terra di filo tessuto: di mare che unisce. Ecco allora che una intitolazione diventa storia di famiglie; storia di vita vissuta; storia che vive. In un ponte lanciato verso i giovani. Che ascoltano e, soprattutto, partecipano. Questo è il Moretti. Questa “era” Roseto. Questa “è” Roseto. Mi piace.