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Bifest 2017, Carlo ed Enrico Vanzina: Quando papà Steno vide piangere Totò

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Un viaggio vertiginoso nella storia del cinema italiano che dagli esordi da sceneggiatore di Steno (al secolo Stefano Vanzina) negli anni ’30 arriva fino ai giorni nostri quando i figli Carlo ed Enrico vantano ormai l’uno più di 60 regie e l’altro oltre 100 sceneggiature all’attivo.
Si può riassumere così la Masterclass al Teatro Petruzzelli coordinata da David Grieco, a sua volta regista e sceneggiatore, che ha visto i fratelli Vanzina parlare tanto della carriera del padre quanto della loro, rievocando costantemente film e protagonisti della grande stagione della commedia all’italiana.
“La commedia all’italiana nasce da una forte coesione tra autori, registi, produttori e attori che oggi non c’è più” - ha dichiarato Carlo – “Nostro padre, che era essenzialmente un liberale, era amico e lavorava con persone che la pensavano diversamente da lui, all’inizio nei bar perché nessuno aveva una casa abbastanza dignitosa da poter ospitare gli altri e poi in una camera d’albergo che avevano affittato tutti insieme e dove sul letto si affastellavano copioni su copioni, con quelli di Totò che si confondevano con quelli di Antonioni”.

Il nome di Totò è ricorso spesso nel corso dell’incontro: a lui è legata la prima fase della carriera di Steno, in coppia con Mario Monicelli con il quale vi fu un sodalizio durato per 8 film tra i quali “Guardie e ladri”, per Enrico “Il film che ha inventato la commedia all’italiana con una sceneggiatura che portava la firma, oltre che di papà e di Monicelli, di Vitaliano Brancati, Ruggero Maccari e Ennio Flaiano!”

“Papà era amico sia di Totò l’attore che del Principe De Curtis – ancora Enrico – “perché Totò era davvero due persone. Dopo la separazione con Monicelli, si spartirono i suoi film, a papà toccarono quelli più comici. Verso la fine della sua carriera consegnarono a Totò un premio della sua città, Napoli e a festeggiarlo c’era solo nostro padre. Fu lì che papà lo vide piangere nei camerini del Teatro Mediterraneo. Non poteva sapere che dopo la sua morte sarebbe diventato immortale grazie alla riproposizione dei suoi film in televisione”.

Un altro grande attore più volte citato nel corso dell’incontro è Alberto Sordi con il quale Steno inventò il personaggio di Nando Moriconi, l’”americano a Roma”, che fece la sua prima apparizione in “Un giorno in pretura”, proiettato prima della Masterclass (“Ponti che lo produceva non voleva Sordi, diceva che non gli piaceva nudo”).

Carlo Vanzina fu aiuto regista di Alberto Sordi prima di iniziare la sua carriera in proprio. “Ricordo che proprio qui al Teatro Petruzzelli venimmo a girare una scena di ‘Polvere di stelle’. Il teatro era gremito di comparse e quando Sordi rifece i più famosi sketch di avanspettacolo ci fu un vero tripudio, non dovemmo dare alcuna istruzione.”Fu anche aiuto di Monicelli: “Era cattivissimo, mi trattava male, io tornavo spesso a casa piangendo. Però poi mi richiamava sempre”.

Enrico, invece, una volta si trovò a fare da interprete a Sordi durante una intervista che gli fece Andy Warhol a New York “Gli chiese come faceva a passare con tanta disinvoltura da un personaggio all’altro e lui rispose: ‘cambiando cappello!’.

Così come Steno lanciò la carriera di tanti attori (molti dei quali sono stati mostrati in una clip montata da Enrico e proiettata nel corso dell’incontro), anche i fratelli Vanzina vantano tante scoperte, da Diego Abatantuono a Christian De Sica. “Che il produttore non voleva per ‘Sapore di mare’ – ricorda Enrico “e non voleva nemmeno Virna Lisi che considerava troppo vecchia. Finì che il film segnò la carriera di Christian e che Virna Lisi vinse sia il David di Donatello che il Nastro d’Argento.”

“La nostra carriera si può dire che sia iniziata con quel film, credo che lì abbiamo trovato quello che si può dire lo ‘stile Vanzina’, fatto di commedie corali, con musica adeguata, con le quali si ride, si sorride e ci si intenerisce anche un po’.”

Da “Sapore di mare” si è passati a “Vacanze di Natale” e all’invenzione dei cinepanettoni con Christian De Sica e Massimo Boldi. Enrico: “L’ultimo lo abbiamo fatto nel ’99 eppure continuano ad attribuirli a noi”. E Carlo: “Neri Parenti, che ha raccolto il nostro testimone, mi ha raccontato che una volta in Egitto durante le riprese di ‘Vacanze nel Nilo’ una comitiva di italiani si è avvicinata e gli ha detto: ‘Signor Vanzina, ci firmerebbe un autografo’?

Una lunga parte della Masterclass è stata dedicata a “Febbre da cavallo”, la commedia di Steno che passò quasi inosservata all’uscita per poi diventare da lì a qualche anno un film di culto. Enrico: “La prima sceneggiatura era di Alfredo Giannetti, poi ci rimettemmo le mani io e papà. Lui mi disse che voleva farne un film tipo quelli degli anni ’50, in cui ci fosse molta attenzione ai personaggi minori, ai caratteristi. È una consuetudine che si è persa, ora che tanti comici scrivono, dirigono e interpretano i loro film, diventando così autoreferenziali”.

Carlo: “Nella mostra allestita a Roma alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna per i 100 anni dalla nascita di papà, c’è uno spazio riservato a ‘Febbre da cavallo’ in cui troneggia uno stralcio della recensione di un famoso critico secondo cui il film aveva il peggior difetto per una commedia: non faceva ridere. Pensate un po’.”

Ancora Enrico: “Quel film mi fece conoscere Luigi Proietti che poi richiamammo molti anni dopo per il seguito diretto da Carlo, ‘La mandrakata’ e con il quale poi abbiamo proseguito a lavorare per diversi film. È come se papà ci avesse passato il testimone”.

Sulla divisione dei compiti tra fratelli, Enrico: “A me piace scrivere. E Carlo è il regista con cui ho sempre lavorato meglio, anzi secondo me è il miglior regista che c’è, lo dico qui per la prima volta. È bravo a scrivere, a dirigere, ha gusto nella scelta degli attori, è spiritoso. È un fuoriclasse. Mi ricorda papà”

Stasera Carlo ed Enrico Vanzina torneranno sul palco del Teatro Petruzzelli per ricevere il Federico Fellini Platinum Award.

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