In occasione della Settimana mondiale delle Vaccinazioni, il commento di Massimo Galli, Vicepresidente SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano.
Nel precedente comunicato SIMIT ha già sottolineato quanto era necessario a conferma della validità, sicurezza ed efficacia della vaccinazione anti-HPV. Le considerazioni in merito agli effetti indesiderati di questa ed altre vaccinazioni e alle modalità con cui le stesse vengono rilevate, che hanno trovato ampio spazio nei media in questa occasione, necessitano tuttavia di un ulteriore commento. Una grande quantità di dati già disponibili documentano l’efficacia e la sicurezza della vaccinazione e il numero limitato di effetti indesiderati, che consistono soprattutto in dolore o arrossamento nella sede di vaccinazione. Studi anche recenti non hanno osservato un aumento della incidenza di malattie autoimmuni nelle ragazze vaccinate. L’origine internazionale e l’ampiezza di questi dati rende di scarso rilievo la discussione sulle carenze ipotizzate in merito alla rilevazione degli effetti avversi a livello locale.
Le vaccinazioni riguardano ogni anno migliaia di persone in ogni nazione e milioni di persone nel mondo. Ognuna di queste persone può presentare, anche poco dopo una vaccinazione, un evento clinico del tutto indipendente dalla vaccinazione stessa. La probabilità, ad esempio, di avere un infarto non è maggiore, a parità di età e di fattori di rischio come ipertensione, dislipidemia e fumo, in una persona che si è sottoposta a una vaccinazione rispetto a una che non l’ha fatto. Sul piano dell’impatto emotivo è invece purtroppo spesso difficile convincere che ‘l’evento’ vaccinazione non centri.
È stato calcolato che dopo aver vaccinato con un qualunque ipotetico vaccino 10 milioni di persone, siano attesi in questa popolazione 5,75 casi di morte improvvisa nell’arco delle 6 settimane successive alla vaccinazione, senza alcuna relazione causale con la vaccinazione stessa: si parla in questo caso di background rate, o tasso di sfondo. Poiché il tasso di aborto spontaneo su un milione di gravide è di circa 397 casi al giorno, ne deriva che un pari numero di gravide su un milione di vaccinate abortirebbero il giorno dopo la vaccinazione. L’allarme potrebbe essere suscitato solo nel caso si verificasse da un numero molto più elevato di eventi rispetto all’atteso. Fino ad ora, purtroppo, sono invece state interrotte o rese inefficaci campagne vaccinali a seguito dell’osservazione di casi sporadici, addirittura in numero inferiore a quanto atteso come ‘tasso di sfondo’.
È accaduto ad esempio in Israele nel 2006 durante la campagna antiinfluenzale e più recentemente in Italia, ove la diffusione mediatica di un potenziale rischio su basi del tutto ingiustificate ha comportato una marcata riduzione della adesione a questa vaccinazione. Va ricordato che anche quest’anno la grande maggioranza dei casi gravi confermati di influenza e dei decessi per influenza si è verificata in persone per cui vi era indicazione alla vaccinazione e che non erano state vaccinate.
"Non è chiaro cosa porti le persone a non vaccinarsi, evidentemente c'è una colpa dei medici e delle strutture sanitarie nazionali che non riescono a far comprendere il reale valore di questi strumenti. Ma è grave che si sia più attenti a ciò che i mezzi di informazione riferiscono, a volte in maniera incongrua, come spesso accade su siti dalla dubbia validità giornalistica".
GLI STUDI SCIENTIFICI - "Studi scientifici hanno dimostrato che su 8mila casi di donne vaccinate si è avuto un solo caso di lesione precancerosa. Tra quelle, stesso numero, che hanno ricevuto placebo, si sono invece registrati 85 casi di lesione precancerosa. Ottantacinque volte tanto: basterebbe questo per dimostrare la validità di questo vaccino. Eppure sono bastate poche segnalazioni di manifestazioni post vaccinali, spesso difficilmente attribuibili allo stesso, per scatenare una sorta di gogna mediatica. Il vaccino per il papilloma virus, occorre ricordarlo, è in grado di prevenire l'infezione, e di ridurre così il rischio di sviluppo del tumore dell'utero. Basti pensare che il 70% dei carcinomi uterini sono dovuti a dei virus per i quali il vaccino ci immunizza".
GLI EFFETTI COLLATERALI - "Occorrerebbe invece capire - conclude il Prof. Massimo Andreoni (nella foto) - la natura degli effetti a distanza di un vaccino. Nessuno può confermare che questi non sarebbero comunque insorti, anche senza la somministrazione. Prima di attaccare questo strumento bisognerebbe capire quale sia l'effettiva causa di quello che viene considerato un effetto collaterale. E, di conseguenza, non occorre dare notizia certa di qualcosa che non abbia alcuna validità scientifica. Gli eventi avversi alla vaccinazione sono mediamente eventi semplici: da un lieve rialzo febbrile ad un arrossamento nel punto dell'inoculazione del vaccino. Gli eventi gravi sono eccezionali, rarissimi, ma questo vale per qualsiasi somministrazione di un farmaco".
È stato calcolato che dopo aver vaccinato con un qualunque ipotetico vaccino 10 milioni di persone, siano attesi in questa popolazione 5,75 casi di morte improvvisa nell’arco delle 6 settimane successive alla vaccinazione, senza alcuna relazione causale con la vaccinazione stessa: si parla in questo caso di background rate, o tasso di sfondo. Poiché il tasso di aborto spontaneo su un milione di gravide è di circa 397 casi al giorno, ne deriva che un pari numero di gravide su un milione di vaccinate abortirebbero il giorno dopo la vaccinazione. L’allarme potrebbe essere suscitato solo nel caso si verificasse da un numero molto più elevato di eventi rispetto all’atteso. Fino ad ora, purtroppo, sono invece state interrotte o rese inefficaci campagne vaccinali a seguito dell’osservazione di casi sporadici, addirittura in numero inferiore a quanto atteso come ‘tasso di sfondo’.
È accaduto ad esempio in Israele nel 2006 durante la campagna antiinfluenzale e più recentemente in Italia, ove la diffusione mediatica di un potenziale rischio su basi del tutto ingiustificate ha comportato una marcata riduzione della adesione a questa vaccinazione. Va ricordato che anche quest’anno la grande maggioranza dei casi gravi confermati di influenza e dei decessi per influenza si è verificata in persone per cui vi era indicazione alla vaccinazione e che non erano state vaccinate.
"Non è chiaro cosa porti le persone a non vaccinarsi, evidentemente c'è una colpa dei medici e delle strutture sanitarie nazionali che non riescono a far comprendere il reale valore di questi strumenti. Ma è grave che si sia più attenti a ciò che i mezzi di informazione riferiscono, a volte in maniera incongrua, come spesso accade su siti dalla dubbia validità giornalistica".
GLI STUDI SCIENTIFICI - "Studi scientifici hanno dimostrato che su 8mila casi di donne vaccinate si è avuto un solo caso di lesione precancerosa. Tra quelle, stesso numero, che hanno ricevuto placebo, si sono invece registrati 85 casi di lesione precancerosa. Ottantacinque volte tanto: basterebbe questo per dimostrare la validità di questo vaccino. Eppure sono bastate poche segnalazioni di manifestazioni post vaccinali, spesso difficilmente attribuibili allo stesso, per scatenare una sorta di gogna mediatica. Il vaccino per il papilloma virus, occorre ricordarlo, è in grado di prevenire l'infezione, e di ridurre così il rischio di sviluppo del tumore dell'utero. Basti pensare che il 70% dei carcinomi uterini sono dovuti a dei virus per i quali il vaccino ci immunizza".
GLI EFFETTI COLLATERALI - "Occorrerebbe invece capire - conclude il Prof. Massimo Andreoni (nella foto) - la natura degli effetti a distanza di un vaccino. Nessuno può confermare che questi non sarebbero comunque insorti, anche senza la somministrazione. Prima di attaccare questo strumento bisognerebbe capire quale sia l'effettiva causa di quello che viene considerato un effetto collaterale. E, di conseguenza, non occorre dare notizia certa di qualcosa che non abbia alcuna validità scientifica. Gli eventi avversi alla vaccinazione sono mediamente eventi semplici: da un lieve rialzo febbrile ad un arrossamento nel punto dell'inoculazione del vaccino. Gli eventi gravi sono eccezionali, rarissimi, ma questo vale per qualsiasi somministrazione di un farmaco".