Premetto che non sono un grande fan di Sanremo e della musica italiana che, in versione più o meno ammorbidita, ogni anno possiamo apprezzare nella kermesse ligure.
Devo comunque dire che le ultime tre stagioni, grazie anche alla presenza del mio conterraneo Carlo Conti, sono state un successone, e i miei complimenti vanno sia al sempre valido conduttore che al direttore di Rai uno Giancarlo Leone. La musica… La musica è quella di sempre, perfettamente in linea con lo spirito della manifestazione, giunta ormai alla sua sessantesettesima edizione. Sui testi non mi dilungo, perché si sa, chi volesse andare un po’ oltre la solita formuletta strofa-ritornello farebbe bene a spengere il televisore, collegarsi a Youtube e buttarsi su un bell’album dei King Crinsom. Qualcosa da dire comunque si può sempre trovare, anche perché il vero senso di Sanremo non sta tanto nella musica, ma nella sua funzione di specchio di una società in divenire, con i suoi ospiti e siparietti vari. Ho comunque apprezzato il pezzo della Mannoia, Che sia benedetta, specie per quella morbida chitarra che sostiene il brano dall’inizio alla fine. I toni delicatamente incazzati di Fabrizio Moro, con Portami via, rendono sufficientemente sopportabile la canzone. Qualche perplessità in più sulle performances dei vari Al Bano, Ron, Giusy Ferreri, Ermal Meta etc., il tutto in un clima di forte continuità contenutistica con melodie come Romantica della coppia Dallara – Rascel o Aprite le finestre di Franca Raimondi. Di buon gusto la partecipazione dei volontari del soccorso alpino intervenuti di recente all’Hotel di Rigopiano e l’omaggio a Luigi Tenco da parte di Tiziano Ferro con Mi sono innamorato di te. Il tutto coronato dall’”apparizione” di quella che considero in assoluto la più conturbante, sensuale e divina giornalista sportiva italiana, l’incantevole Diletta Leotta che, polemiche a parte con la Balivo, potrebbe benissimo popolare i miei più dolci sogni con quel suo top rosso!
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