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Bruxelles, a La Monnaie fino al 14 febbraio una "Madama Butterfly" più fiera e lucida nella regia di Kirsten Dehlholm

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Da sempre il personaggio di Madama Butterfly dell'omonima opera di Giacomo Puccini è sempre stata concepita e vista come una donna fragile e passiva, in virtù della sua giovane età, della sua cultura e soprattutto a causa del suo cieco e sconfinato amore.

A Bruxelles, in scena a Tour & Taxis, una produzione La Monnaie ce la restituisce un po' diversamente dal solito (trailer).
La storia è sempre quella, certo, ma alcuni dettagli e cifre registiche ci fanno pensare altro e rende Cio-Cio-San forse più fiera, sicuramente superiore al proprio tragico destino, con uno sguardo più altero verso le vicende (e le persone) che l'hanno tormentata in vita.

La regista danese Kirsten Dehlholm spiazza con l'introduzione al centro della scena di una marionetta con le sembianze di una geisha giapponese che, grazie ai movimenti degli eccellenti marionettisti, traduce in movimenti e cenni del corpo la grande e riuscita interpretazione di Amanda Echalaz.
Se all'inizio la presenza della marionetta appare come un elemento se non di troppo quanto meno inusitato, nel corso della narrazione sembra diventare autonoma, a prescindere da chi le permetta il movimento: Madame Butterfly è lei, sebbene con la voce del soprano.
Questo sdoppiamento rende possibile il cambiamento di prospettiva della nostra eroina come detto sopra. Il soprano si trova sempre a destra o a sinistra della scena quasi a raccontare a ritroso la propria storia ma con uno spirito diverso, distaccato, distante rispetto a quel coinvolgimento tragico in cui si è sempre vista la signora Pinkerton.

Le sofferenze rimangono quello, l'atteggiamento di lei è sempre di accettazione completa, ma in questa maniera già lo spettatore - pur conoscendone il dramma - lo vive con più serenità perché sa che anche la stessa Butterfly lo ha accettato. E quando l'inteprete si avvicina alla marionetta e le sussurra qualcosa all'orecchio, questo probabilmente è il più grande momento di lucidità e di presa di coscienza del personaggio.
Bravi anche gli altri interpreti: il tenore Leonardo Caimi (B. F. Pinkerton), il mezzo-soprano Qiu Lin Zhang (Suzuki), il baritono Aris Argiris (il console Sharpless), il tenore Riccardo Botta (Goro: voce chiara, nitida, potente).
La magnifica direzione musicale è stata a cura del Maestro Roberto Rizzi-Brignoli.
Da sottolineare la scenografia di Maja Vibskov e l'apparizione sul finale della figura del bambino (in grandi dimensioni) a chiarire in nome di che cosa Butterfly ha sacrificato se stessa.
Uno spettacolo bello ed emozionante suddivido in due atti anziché tre: nel primo vengono raccontati l'incontro, il matrimonio, la prima notte di nozze, la partenza di Pinkerton e l'inizio dell'attesa sottolineata e rappresentata da una scena silenziosa seguita dalla famosa aria "Un bel dì vedremo...". Il secondo atto riprende con l'aria, come se la protagonista l'avesse ininterrottamente cantata per tre anni, per poi procedere fino al drammatico epilogo.
Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata



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