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Regina Coeli apre le porte all’arte: dal 1° febbraio la I edizione di outside/inside/out

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Le pareti del carcere di Regina Coeli si aprono all’arte insieme alla creatività e l’ingegno dei detenuti: l’arte si fa contesto e trasformazione della struttura visiva stessa degli spazi chiusi della Casa Circondariale romana per trasformarli in un vero e proprio spazio pubblico, giocando appunto fra struttura focale istituzionale/chiusa e dato artistico visivo/aperto.

Il primo febbraio 2017 alle ore 15 sarà inaugurata presso la Casa Circondariale “Regina Coeli” la I edizione del progetto artistico “outside/inside/out - Arte a Regina Coeli”, promosso e condiviso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – MACRO e dalla Direzione Casa Circondariale “Regina Coeli”, a cura di Claudio Crescentini, con l’organizzazione di VO.RE.CO VOlontari REgina COeli e Shakespeare and Company2, da cui è partito l’invito rivolto a Laura Federici, Camelia Mirescu, Pax Paloscia.
Tre artiste, fotografe e video-maker di cultura, stile, linguaggio e formazione completamente differenti che hanno collaborato con i detenuti di Regina Coeli per la realizzazione di interventi artistici permanenti, realizzati direttamente sulle pareti interne del carcere, in spazi comuni fra pubblico e privato, nel continuo gioco dialettico fra interno ed esterno della concettualità espressiva messa in atto.
Il progetto artistico ha avuto inizio nel marzo 2016 e si è posto fin da subito come momento creativo dello sviluppo della multi-funzionalità dell’arte contemporanea e della sua “applicabilità” e apertura concettuale in spazi generalmente intesi come “chiusi” ma che tendono all’apertura di mondi interiori infiniti dei loro “abitanti”.
Opere a più mani quindi, effettuate con linguaggi e tecniche diverse, dall’iconismo grafico e street di Pax Paloscia, alla pittura espressiva di Laura Federici e al collage materico e multi-visuale di Camelia  Mirescu. Opere permanenti per la struttura carceraria di Regina Coeli, di grandi misure e di grande impatto visivo, ma anche prodotto multimediale da “esportare” al di fuori delle mura stesse del carcere. Infatti, le tre artiste hanno anche realizzato un video, dal titolo Muri socchiusi, già inserito nell’ambito della XV edizione del Festival della Fotografia e attualmente ancora visibile presso il MACRO di via Nizza, fino al 26 marzo 2017, insieme ad altre opere grafico-fotografiche delle tre artiste, sempre attinenti al presente progetto.

BIOGRAFIE

Laura Federici vive e lavora a Roma. Ha all’attivo numerose personali fra cui, fra le più recenti, quelle alla Galleria Beit Ahmad (Aleppo / Siria 2005), alla Galleria Il Segno (Roma 2007), alla Galleria l’Affiche (Milano 2008; 2011) alla Gallerie Brieve (Parigi 2014), alla Galleria Andrè (Roma 2011; 2012; 2016). Nell’ambito della produzione di video, tecnica che spesso riveste un ruolo centrale anche nella sua produzione pittorica, si ricordano le 12 sequenze animate per Un amore di Gianluca Tavarelli (1999), vincitore del N.I.C.E. Film Festival New York. Il suo lavoro - grandi tavole a olio, video, interventi pittorici su fotografia - è quindi caratterizzato da linguaggi diversi e incentrato sulle declinazioni di una peculiare modalità operativa che, muovendosi in una zona di confine fra pittura e registrazione meccanica della realtà, dà vita – sull’onda di un incessante moto à rebours nei tempi del proprio vissuto - a una costellazione di opere che dialogano fra loro in un continuo gioco di stratificazioni di memoria e visioni.

Camelia Mirescu, artista d’origine rumena ma di cultura e preparazione cosmopolita, vive e lavora a Roma dal 1990. Personalità artistica molto poliedrica, riconsegna al pubblico la propria ricerca poetica utilizzando e sperimentando numerosi media culturali, dalla pittura e ceramica alla fotografia e video art, passando per la scrittura dei suoi pensieri, tra narrativa e saggistica. Il tutto sempre abbinato ad un alto potenziale espressivo e culturale, colto e profondo. Le sue opere sono state presentate in numerosi eventi internazionali di prestigio, fra i quali e fra i più recenti si ricordano: Sfogliando l'anima, Accademia di Romania, Roma 2009; Le Trasparenze del gesto, Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, Venezia 2005; Couleurs intimes, Institut Culturel Roumain, Parigi 2004; Le forme degli istanti, Palazzo Valentini, Roma 2003. Ha preso parte al contest di Egosuperegoalterego. Volto e corpo contemporaneo dell’arte, MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma, 2015-16. Sua ultima personale Trasmigrazioni emotive, presso l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, Palazzo Correr, Venezia 2016.

Pax Paloscia vive e lavora tra Roma e New York. Particolarmente influenzata dalla cultura di strada e dal mondo dei giovani – KIDS – intesi come metafora della condizione umana, l’arte di Pax Paloscia è scardinata da una continua contaminazione di linguaggi che vanno dalla fotografia al video, alla pittura. La sua formazione  nasce nell’ambito delle arti grafiche e della pubblicità. Ha lavorato, infatti, per diversi anni a Milano collaborando con le più note agenzie pubblicitarie e case editrici. Le sue collaborazioni comprendono: Rolling Stone, Urban, Sole24Ore, Feltrinelli, Enaudi, McCann Erickson, Saatchi e Saatchi, J. W. Thompson, Publicis, Ogilvy, IBM, Nike, Mazda, Omnitel, EMI, Findus, Levi’s, Fnac, Mandarina Duck, etc. Nel 2007 si trasferisce a NYC dove si diploma all'International Center of photography. Il suo primo libro-manifesto “Let the KIDS Play” (Drago ed.). Numerose le gallerie dove ha esposto, fra le quali: White Noise Gallery, Roma; Temple University Gallery, Roma; Edward Cutler Gallery, Milano; International Center of Photography, NYC; New York PHOTO Festival. NYC; Museum der Dinge, Berlino; Addict Gallery, ParigiSuperplan, Berlino; Helmet Gallery, Monaco; Espace Beaurepaire, Parigi.   

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