In libreria “Il Minotauro cieco”, uno straordinario romanzo di Francesca Romana Mormile, edito da Dario Flaccovio (160 pp, 17€).
Da Roma a Napoli, dal quartiere ebraico all’isola di Ischia, la piccola Ninnì e suo nonno vivono un faticoso percorso di ricostruzione psicologica all’ombra delle deportazioni che li hanno segnati. Raccontano una storia antica e quanto mai attuale, quella che dovrebbe intendere l’essere umano in quanto tale, al di là di qualsiasi professione di fede. Sarà proprio il nonno, un Gentile-gentile di grande respiro, a darsi il compito di educare la bambina alla libertà intellettuale e all’accettazione del diverso.
Francesca Romana Mormile è nata a Taranto, ha studiato a Roma (dove vive) e si è laureata a Milano. Ha collaborato con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le pari opportunità.
“Da quella cittadina, a poche decine di chilometri da Cracovia dove ebbe luogo la soluzione finale della questione ebraica, i nonni, gli zii, i cugini, mio padre, mia madre e i mille e più componenti del ghetto di Roma non tornarono più, a eccezione dei pochissimi che ce la fecero a non venire strizzati dalla centrifuga della lavatrice nell’ultima fase della pulizia etnica. Uomini lupo, iene, bestie feroci, chi, quali, quanti? Gli stessi che nel 1939 scrivevano sulle saracinesche dei negozi esercizio ariano e all’interno ribadivano ai distratti: Per ragioni di igiene è vietato sputare sul pavimento e l’accesso ai giudei o i delatori che intascavano dal comando tedesco cinquemila lire per ogni ebreo denunciato al tempo in cui si canticchiava 'Se potessi avere mille lire al mese’?”.