La programmazione del Teatro L'Aura continua con una commedia di Enzo Masci.
Dal 5 al 22 gennaio Maurizio Canforini, Valeria Iovino, Laura Monaco, Giulia Pelliciari, Giuseppe Renzo, Stefano Scaramuzzino, Max Zanuzzi saranno i protagonisti di ‘E basta co’ ‘sto Shakespeare!’.
Una compagnia di quelle che “lo famo strano”, praticante integralista del teatro d’avanguardia e nemica giurata dei classici (e dei teatri frequentati da una qualsivoglia forma di pubblico pagante), si trova davanti all’occasione della vita: un invito a preparare lo spettacolo di apertura per il World Shakespeare Festival a Londra.
Come ha fatto quell’invito ad arrivare a loro? E soprattutto, che fare? Restare duri e puri, sconosciuti ma fedeli ai propri “ideali”, o cedere alla tentazione del successo e rappresentare Lui, il ‘Male’, l’’Orrore’ da secoli incarnato in uomo, il mefistofelico William Shakespeare? Davanti all’odore della popolarità anche i princìpi più saldi vacillano, ed una masnada di incapaci si getta nell’epica impresa di portare in scena qualcosa di cui non sanno assolutamente nulla.
Ma le imprese disperate riservano sempre delle sorprese, e se il Bardo è sulla cresta dell’onda da più di quattrocento anni un motivo c’è…
In un crescendo di risate, mescolate a celebri scene delle opere del Bardo, conoscerete un William Shakespeare come non lo avete mai visto.
E basta co’ ’sto Shakespeare!
di Enzo Masci
Con Maurizio Canforini, Valeria Iovino, Laura Monaco, Giulia Pelliciari, Giuseppe Renzo, Stefano Scaramuzzino, Max Zanuzzi
Teatro L'aura
vicolo di Pietra Papa, 64
dal 5 al 22 gennaio 2017
dal giovedì al sabato alle ore 21.00 domenica alle ore 18.00
Biglietti Intero 13.00 + 2.00 (tessera associativa)
Ridotto 10.00 + 2.00 (tessera associativa)
Info e prenotazioni 0683777148
oppure nuovoteatrolaura@gmail.com
Note di regia
Ci siamo sempre incuriositi alle reazioni della gente nel sentire il nome di Shakespeare: c’è chi inorridisce e chi si esalta, chi dice che è noioso e chi dice che è meraviglioso. In teatro, quando c’è Shakespeare in scena, o c’è il tutto esaurito o quello che in gergo si dice “forno”. Insomma, non c’è mai una reazione che non sia estrema.
L’unico punto fermo è che, nella quasi totalità dei casi, di Shakespeare la gente conosce il nome e poche parole, ed è raro trovare qualcuno che, a richiesta, sappia associarvi di più di un “essere o non essere” o di un “oh Romeo, Romeo, perché sei tu, Romeo?”. La cosa peggiore è che troppo spesso anche chi dovrebbe essere “del mestiere” non conosce nulla di più di questo incredibile autore, se non poche nozioni accademiche.
Possiamo fare avvicinare il pubblico a Shakespeare e al nostro mondo di teatranti facendolo anche divertire? Possiamo provare a far conoscere qualcosa in più del vecchio Bardo, a chi non gli si è mai accostato, facendo sì che la curiosità di chi guarda invada il sorriso?
Ci siamo fatti queste domande e abbiamo provato a dare una risposta con questo spettacolo che non è una parodia di testi immortali, né un collage degli stessi, ma un tentativo, attraverso una storia divertente e leggera, di fare capire perché mai le parole di quest’uomo catturino da quattro secoli il cuore di chi le ascolta.
Abbiamo quindi approfondito lo studio del teatro shakespeariano prima attraverso le sue opere, quindi attraverso le opere critiche di personaggi di spicco quali Jan Kott e Nadia Fusini. Abbiamo poi costruito una storia che potesse divertire e funzionare come un contenitore all’interno del quale riporre la spiegazione di come sia strutturato il teatro shakespeariano, quali argomenti tratti, in che modo, e abbiamo legato pezzi celebri e meno celebri delle sue opere a quanto accade nel “qui ed ora” scenici. Questo ci ha permesso di mostrare come il linguaggio usato da Shakespeare e le situazioni che questo meraviglioso autore realizza siano attuali anche dopo più di quattrocento anni perché parlano dell’animo umano, che è sempre lo stesso nonostante l’enorme tempo trascorso.
La concatenazione degli eventi è stata infine strutturata in modo di fare capire perché il teatro classico sia così importante e vitale anche per chi ad esso preferisca qualcosa di più “avanguardista” o “sperimentale”: perché è lì che sono le nostre radici e se non sappiamo da dove veniamo non possiamo neanche sapere dove stiamo andando.