Ho visto il Film di Stephen Frears come investito da un travolgimento empatico “devastante” … perché amo il cinema, perché amo la recitazione, perché amo questa passione che nutro da sempre!
E allora, quando scorsero i titoli di coda dello spettacolare Film di Stephen Frears - perché di spettacolo puro e cristallino si tratta! - la mia vista mi sembrò appannata, e magicamente sul Grande Schermo, anziché leggere i titoli di coda, vidi l’immagine emozionante ed emozionata dei tifosi napoletani che travolti dall’amore per il loro idolo di allora, Diego Armando Maradona, in ottantamila cantavano all’unisono «Oh mamma mamma mamma / Oh mamma mamma mamma / Sai perché mi batte il corazon? / Ho visto Maradona / Ho visto Maradona / Eh, mamma', innamorato son!» (vedere per credere: https://www.youtube.com/watch?v=Tht6Ffu3ez8). Ma la mia immaginazione uditiva e visiva, non sentiva cantare il nome di Maradona, e non vedeva la figura del più grande fuoriclasse di tutti i tempi della storia del calcio: sul Grande Schermo troneggiava, inneggiata da centinaia di migliaia di appassionati di cinema, la figura imperiosa della più grande attrice di tutti i tempi della storia del cinema: Meryl Streep!Come per Maradona, anche per la Streep, il costo del biglietto vale cento volte meno del piacere immenso dello spettacolo al quale si assisterà quando la si vedrà recitare, quando la si vedrà rappresentare ed impersonare improbabili e straordinari personaggi della storia dell’uomo, reali o immaginati, quando la si vedrà interpretare le vesti e le gesta dell’ereditiera Florence Foster Jenkins che negli anni ’40 fu principale protagonista indiscussa dei salotti più nobili e più ambiti dell’alta borghesia newyorkese, degli artisti lirici più famosi del tempo, degli uomini di cultura e d’arte più importanti di quel periodo, degli uomini e delle donne più potenti di allora!
Credo che bastino queste poche righe per “costringere” il lettore appassionato di cinema ad andare a vedere il Film “Florence Foster Jenkins”, ma scriverò altre due righe per delineare la sottile e quasi invisibile cornice di quest’Opera Cinematografica di rara brillantezza recitativa da parte della protagonista!
Il Cast è ovviamente stellare, e tra tutti brilla Hugh Grant che col passare degli anni diventa sempre più bravo e convincente; ma bravissimi sono anche Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda, John Kavanagh, David Haig, Christian McKay, Mark Arnold. La Sceneggiatura di Nicholas Martin è semplicemente poetica, e dà alla Florence Foster Jenkins una dose di umanità, di sensibilità e di viscerale passione per la musica lirica, straordinari; si coglie con immediatezza che la musica lirica per questa donna era un “bene vitale” al di sopra di qualsiasi altra cosa al mondo che potesse contare qualcosa per lei; donna che segnò indelebilmente la cultura musicale degli anni ’40 della Grande Mela. La fotografia di Danny Cohen e le musiche di Alexander Desplat “confezionano” eccellentemente l’Opera di Stephen Frears.
La storia narrata è storia vera! Florence fu una donna visceralmente appassionata di musica classica - che in psicologia clinica viene definita come melòmane - generosa, sensibile, altruista, mecenate, ingenuamente premurosa e attenta verso tutti i suoi centinai di ospiti che sgomitavano per frequentare la sua casa e i suoi concerti. Il suo ultimo marito, l’inglese St. Clair Bayfield (Hugh Grant), nonché suo manager di assoluta fiducia, la protesse e la salvaguardò con tutte le sue forze diplomatiche e le sue sofisticate capacità relazionali nel gestire con estrema classe qualsiasi rapporto professionale finalizzato a rendere felice la moglie Florence, malata di un'incurabile infezione (a quel tempo!), ma vitale più che mai perché la passione, quando è vera e dirompente, come l’amore profondo e travolgente, sconfigge inesorabilmente qualsiasi sventura.
Florence, donna colta ed intelligente, ma anche conscia delle sue “qualità artistiche e canore”, tanto che al suo pubblico, a conclusione dei suoi spettacoli, ripeteva spesso: «La gente può anche dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato.»
Tutto il resto che non scrivo fa parte della storia. E la storia non si può cambiare, la si può leggere da prospettive diverse. Ma questo compito lo lascio allo spettatore che vedrà il Film e che vedrà la fuoriclasse interpretazione di Meryl Streep.
Non posso che concludere questa recensione con una significativa millenaria citazione: «Multi sunt vocati, pauci vero electi», tratta dal Vangelo secondo Matteo (20, 16), e che tradotta significa «Molti sono i chiamati, pochi gli eletti», e qui l’eletta è indiscutibilmente la più grande di sempre - come Maradona nel calcio! - degli artisti della settima arte: Meryl Streep!
Andrea Giostra
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