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A Liegi la festa infernale di Orfeo ed Euridice: una complessa e leggera sinergia di musica, colori e balletti. La recensione di Fattitaliani

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Due atti e quattro quadri: è "Orfeo agli inferi", l'opera buffa di Offenbach, la prima grande operetta francese. L'ambientazione voluta dal compositore nasconde - non così velatamente - una critica sferzante contro Napoleone e la Terza Repubblica, l'ipocrisia e la ricerca del piacere ad ogni costo.

L'operazione messa in atto all'Opera di Liegi (in scena fino al 31 dicembre) è una macchina meravigliosa in cui ogni cosa, dalla più piccola alla più grande, contribuisce al riuscito funzionamento.
L'opione pubblica saluta e presenta la storia
Uno spettacolo nel senso pieno e profondo del termine: l'eclettica qualità degli artisti è a disposizione dell'operetta che diverte e intrattiene il pubblico, che saluta e sottolinea tanti momenti con applausi e risate.
La regista Claire Servais ha realizzato un perfetto lavoro di sincronia fra i tantissimi elementi presenti sulla scena: i personaggi, i cantanti, i ballerini (bellissime le coreografie di Gianni Santucci), la scenografia di Dominique Pichou, i costumi di Jorge Jara, le luci di Jacques Chatelet, il coro diretto da Pierre Iodice.
Coinvolto nella rappresentazione in un modo inusitatamente diretto il giovane e brillante M° Cyril Englebert, che a più riprese è stato chiamato a interagire con i protagonisti.
Papuna Tchuradze e Jodie Devos
Orfeo è qui un povero violinista d'orchestra, un insegnante di musica ben reso da Papuna Tchuradze.
La voce di Jodie Devos (Euridice) incanta: nel secondo atto l'artista mostra pure un notevole dinamismo scenico.
Grandi nella caratterizzazione dei loro rispettivi personaggi Pierre Doyen (Giove) e Thomas Morris (Plutone). 
Giove dotato di folgore

Thomas Morris entra in scena
Questi prima si presenta in maniera esilarante nelle vesti di Aristeo grazie a una mimica eccezionale coadiuvata dagli azzeccati costumi per poi incarnare il dio dell'Ade che, al cospetto dei colleghi dell'Olimpo, sbatte loro in faccia le bontà che mangia e l'allegro infernale stile di vita. 
Plutone all'Olimpo
Giove è anche qui un seduttore, un fedigrafo incallito: ai massimi livelli interpretazione e prestanza scenica.
Alexise Yerna
Da sottolineare la voce di Cupido (Natacha Kowalski), la disinvoltura e la simpatia di Alexise Yerna (l'opinione pubblica, cioè una giornalista televisiva alla ricerca di "casi umani" da spiattellare sul piccolo schermo, seguita dalla presenza ossessiva di una telecamera), l'entrata in scena di Diana (Sarah Defrise) coi deliziosi cani-ballerini e il ruolo di Frédéric Longbois (John Styx); ma anche Venere (Julie Bailly), Giunone (Laura Balidemaj), Minerva (Alexia Saffery) e Marte (Marc Tissons). 
Frédéric Longbois e Jodie Devos

Sarah Defrise

André Gass
Divertente e dissacrante André Gass nella parte del messaggero Mercurio che si presenta in volo cantando sul un monociclo.
Orfeo si presenta all'Olimpo con l'opinione pubblica
L'Olimpo
Gli dèi decidono di andare nel regno di Plutone
Magnifiche le rappresentazioni corali dell'Olimpo nel primo atto con tutti gli dèi schierati e sdraiati sui loro scranni, beati (e annoiati) di ambrosia e nettare, che discutono senza convinzione di problemi (un Parlamento odierno) e con un aereo della compagnia Olimpia Air si recano da Plutone.
E nel secondo atto c'è il regno di Plutone in cui esplodono i colori, i movimenti, prende vita e sprizza energie il can can.
Ribadiamo la bravura di Davos e Doyon quando quest'ultimo prende le sembianze di una mosca per sedurre Euridice.
Una rappresentazione complessa eppure leggera che arriva dritta al pubblico e che fa dimenticare quanto lavoro ci possa essere dietro un'apparente semplice scena comica, un duetto, una danza.
Bravi, Bravissimi!
Uno spettacolo adatto al periodo per scrollarsi di dosso tristezze, grigiore e stress.
Il miglior augurio di buone feste dell'Opera di Liegi al suo pubblico.
Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
Foto: Lorraine Wauters - Opera Royal de Wallonie




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