Il legame tra memoria e alimentazione si aggiunge di un altro tassello scientifico che spiega come la prima potrebbe essere penalizzata se non prestiamo attenzione al nostro modo di nutrirci. I ricercatori del Dipartimento di Psicologia all'Università di Cambridge hanno trovato un'associazione tra elevato indice di massa corporea (BMI) e minori prestazioni su un test di memoria episodica.
E’ quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) sul tema obesità, funzioni cerebrali e idratazione.
I ricercatori hanno esaminato 50 partecipanti di età compresa tra 18 e 35 anni, con indici di massa corporea (BMI) che vanno da 18 fino alle 51: un BMI tra 18-25 è considerato sano, tra 25-30 sovrappeso, e oltre 30 obeso. I soggetti hanno preso parte a un test di memoria conosciuto come “caccia al tesoro” nel quale è stato chiesto loro di nascondere alcuni oggetti in alcune scene complesse (ad esempio un deserto con le palme). Dopo due giorni è stato poi chiesto loro di ricordare dove e quando li avevano nascosti. Nel complesso la squadra che il più alto indice BMI ha avuto prestazioni inferiori legati al ricordo e al recupero.
Gli scienziati sostengono che i risultati sembrano suggerire che i cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello nei soggetti con un alto indice di massa corporea possono essere accompagnati da una ridotta capacità di formare e/o recuperare le memorie episodiche. Questo atteggiamento, notato nei giovani adulti interessati nell’esperimento, fa capire che può portare a un aumento dei deficit cognitivi che accompagnano l’obesità nell’età adulta. Lucy Cheke, del team di ricerca, ha commentato: “Capire ciò che spinge i nostri consumi e come regoliamo istintivamente il nostro comportamento alimentare sta diventando sempre più importante in considerazione dell'aumento dell'obesità nella società. In una certa misura fame e sazietà sono guidati dall'equilibrio ormonale, ma i fattori psicologici giocano un ruolo importante: si tende a mangiare di più quando siamo distratti (guardando la televisione o sul posto lavoro) ma anche “per comodità” quando siamo tristi”.
Nel migliorare le funzioni cognitive un ruolo centrale ce l’ha l’idratazione: basta pensare che una disidratazione dell’1% può causare vuoti di memoria e, in alcuni casi, far insorgere anche la depressione come documentato dall’esperto Batmanghelidj, nel libro Your Body’s Many Cries for Water.