È trascorsa tra molto freddo e continue scosse - la più forte, di magnitudo 4.2, alle 2.27 - la prima notte per gli sfollati del nuovo terremoto di magnitudo 6.5 che ieri mattina alle 7.41 ha colpito tra Marche e Umbria con epicentro tra Castelsantangelo sul Nera, Preci e Norcia, la più provata tra i centri coinvolti. In attesa di essere trasferiti altrove - coloro che lo accetteranno, ma in molti vogliono le tende - gli sfollati hanno passato la notte tra centri di accoglienza e automobili. Il servizio di Roberta Barbi:
In pochi sono riusciti a riposare, molti – circa ottomila secondo i dati della Protezione civile – nei centri di accoglienza allestiti a tempo di record, ma la maggioranza ha scelto di trascorrere in macchina, vicino ai propri luoghi del cuore, la prima notte dopo il nuovo terremoto che ha squarciato il centro Italia. È il popolo degli sfollati del sisma, almeno 28mila: circa 25mila nelle Marche – ma il presidente della Regione teme che si possa arrivare fino a centomila persone bisognose di aiuto – e fra i tre e i cinquemila in Umbria, i primi verranno ospitati negli alberghi della riviera; per i secondi si sono rese disponibili le strutture ricettive del Trasimeno. Molti, però, nonostante la terra che non smette di tremare, vogliono restare vicino a casa, soprattutto gli allevatori che lasciando gli animali lascerebbero tutta la loro vita. Intanto è salito a 15mila il numero di persone assistite dalla Protezione civile nella notte, mentre da ieri mattina sono oltre 700 le scosse registrate dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, tutte entro magnitudo 5.
A Norcia questa mattina sono iniziate le piccole rapide visite degli abitanti nelle loro case nella "zona rossa" per recuperare i beni di primissima necessità come le medicine o i preziosi, mentre nel centro storico sono entrati i primi mezzi leggeri. E' allarme, inoltre, per gli animali nelle campagne, che sono senza assistenza da qualche giorno; molti sono rimasti uccisi nei crolli, altri sono bloccati dalle macerie.
"Subito case prefabbricate per chi fugge dalle zone terremotate", è la promessa che ha fatto oggi in un'intervista al Messaggero il ministro dell'Interno Alfano che ribadisce l'essenzialità di un intervento che prevede il trasferimento delle persone per la loro sicurezza, mentre si assicura la ricostruzione dei borghi.
"La priorità è la sicurezza e la tranquillità delle persone": così il presidente del Consiglio Renzi oggi nella sua newsletter Enews, all'indomani del terremoto. "Non possiamo avere le tende per qualche mese in montagna, i posti in albergo ci sono per tutti", ha scritto nel tentativo di sedare le proteste dei cittadini di Norcia che, non volendo allontanarsi troppo dalle loro case, chiedono tendopoli subito anziché essere traferiti in luoghi sicuri ma lontani.
“Ricostruiremo tutto, le case, le chiese, le attività commerciali - aveva già promesso ieri il presidente del Consiglio Renzi che per oggi alle 17 ha convocato a Palazzo Chigi una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri – non ci faremo imprigionare dalla burocrazia; i soldi ci sono”. Un appello all’unità politica e a evitare scontri e polemiche, invece, è arrivato dal presidente della Repubblica Mattarella che si trova in visita a Gerusalemme. E se nella notte la corrente è stata ripristinata quasi ovunque, per tutta la giornata di ieri sono proseguiti i crolli nelle aree colpite già dal doppio evento di mercoledì scorso e in quelle distrutte dal sisma del 24 agosto. Norcia, in particolare, è una città in ginocchio: rasa al suolo la frazione di Castelluccio, il centro storico completamente evacuato e la ferita mortale della Basilica del Patrono d’Europa, San Benedetto, venuta giù assieme alla cattedrale.
Anche l'Unione Europea è tornata a farsi sentire: "L'Ue resta pienamente pronta ad aiutare la popolazione e le autorità italiane nuovamente colpite dal terremoto". A ribadirlo è stato il portavoce della Commissione Ue, margaritis Schinas. Dall'Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) arriva un appello a continuare a far vivere dal punto di vista amministrativo i Comuni colpiti.
Ed è tornato a fare il punto della situazione anche il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che ha parlato di "dignità e solidarietà": due caratteristiche dell'Italia in stato di emergenza. Stavolta il terremoto non ha fatto vittime perché eravamo già attivi - ha dichiarato - dal 26 ottobre scorso e ancora prima, addirittura dalla scossa del 24 agosto. Quanto a come si vince la paura del terremoto, ha detto: "Con la prevenzione, la pianificazione e il dialogo con i sindaci che è fondamentale". In mattinata è stato effettuato un giro di ricognizione sulle aree terremotate da parte di Curcio e del commissario straordinario Errani, secondo il quale, all'ennesima scossa, i test di agibilità sugli edifici sono tutti da rifare. E' stato riattivato, infine, il numero solidale 45500 a sostegno delle popolazioni terremotate, nato dal protocollo d'intesa tra la Protezione civile e i principali gestori telefonici.
Nel bilancio fatto a fine mattinata da Rieti dalla direttrice dell'Ufficio emergenza della Protezione civile, Titti Postiglione, emerge una "situazione ancora difficile" soprattutto sul fronte della viabilità, ma non vengono tralasciati i traguardi raggiunti, come il ripristino delle linee elettriche e telefoniche. Resta sorvegliato speciale il fiume Nera, ma la priorità - è stato ribadito - è il benessere delle persone e il sostegno alle aziende affinché riescano a proseguire le attività.
Intanto sul fronte "romano" del terremoto, era stato inizialmente chiuso al traffico Ponte Mazzini a causa di una crepa con conseguente perdita d'acqua, ora il traffico sta lentamente tornando alla normalità, restano interdetti solo i due marciapiedi. Inagibili, inoltre, due chiese del centro storico: San Francesco nel rione Monti e Sant'Eustachio. Chiuse, oggi, le scuole in via precauzionale; verifiche in corso su un cavalcavia della via del Mare.
Proseguono, dunque, le scosse in tutto il territorio di Umbria e Marche colpito dal sisma. L’epicentro, che resta quello tra Norcia e Castelsantangelo sul Nera, potrebbe spostarsi? Emanuela Campanile lo ha chiesto al sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Massimo Cocco:
R. – L’epicentro non si sposta, l’epicentro è il luogo in cui ha origine la frattura. Quello a cui noi abbiamo assistito è che in un volume che va da Amatrice fino a Pieve Torrina, circa 60 km in direzione dell’Appennino, ci sono stati tre terremoti forti ad aver fratturato porzioni della crosta di una lunghezza variabile tra 15 e 25 km: il terremoto di magnitudo 6.0 del 24 agosto, il terremoto del 26 ottobre di magnitudo 5.9 e quello di ieri di magnitudo 6.5. Questi hanno rotto tre porzioni diverse di un segmento di faglia, di un sistema di faglie, all’interno di una singola sequenza sismica. La sismicità è confinata in questo settore, settore all’interno del quale abbiamo assistito a una migrazione perché è il meccanismo con cui queste strutture sismogenetiche, queste faglie, interagiscono tra loro in un modo a noi non prevedibile, se non ricostruibile a posteriori.
D. – Quindi non si può dire se ci saranno altri movimenti, altre scosse?
R. - Sicuramente ci saranno altre scosse, questo ce lo dobbiamo aspettare, anche di magnitudo tale da poter generare panico e risentimento nella popolazione. Quando si assiste a sequenze sismiche costituite, formate, da scosse multiple di magnitudo alta e tra loro confrontabile, come in questo caso, è chiaro che la probabilità di avere magnitudo elevata rimane alta in questo volume. Ma, in ogni caso, ci saranno scosse e repliche per mesi e mesi in quanto questo volume focale è stato perturbato fortemente e ieri ha avuto un’ulteriore grossa perturbazione dal terremoto 6.5 che, in termini di energia, è 5 volte quello del 24 agosto e 8 volte quello del 26 ottobre. Roberta Barbi ed Emanuela Campanile, Radio Vaticana, Radiogiornale del 31 ottobre 2016.